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DiarioCatalano - Tarragona
In questi momenti ci sono feriti a Barcellona, per via delle "cariche di alleggerimento" che i Mossos hanno operato nei pressi della Delegazione del Governo franchista spagnolo, completamente circondata dalla popolazione. Sono migliaia i cittadini e le cittadine di Barcellona che si ammassano contro i cordoni della polizia. La tensione è molto alta, non cessano di sopraggiungere persone, dopo che si è concluso l'atto moltitudinario nelle zone limitrofe, convocato dalle entità sobiraniste catalane.
Il Presidente legittimo Carles Puigdemont ha convocato una riunione d'emergenza con i consiglieri esiliati, alla luce di quanto sta accadendo e dell'attacco diretto dell'inquisizione spagnola contro i leaders all'estero, per i quali è stato riattivato il mandato d'arresto europeo.
I partiti monarchici e sostenitori del 155, PP, PSOE e Ciutadans hanno chiesto al Presidente del Parlament di sospendere la seduta prevista per domani, in cui tecnicamente è ancora sottoponibile al voto il candidato Turull, oggi rimesso in carcere dopo il primo arresto di novembre (un mese di carcerazione).
La situazione è ancora in divenire.
Nel frattempo, a Tarragona, 4.000 persone manifestano per la Repubblica e contro l'oppressione spagnola. La notte sarà lunga.
Vic e le altre
In tutta la Catalogna migliaia e migliaia di persone stanno scendendo nelle strade e nelle piazze per manifestare il proprio sdegno per l'incarcerazione dei cinque leaders indipendentisti che l'inquisitore spagnolo Llarena ha oggi mandato in prigione.
Lo stesso Llarena, contrariamente a quanto sin qui fatto, ha deciso di accettare la richiesta della Fiscalia di riattivare l'euroordine di detenzione, ossia il mandato d'arresto internazionale vigente all'interno dell'Unione Europea.
I destinatari sono i sei politici in esilio (Puigdemont, Puig, Comin, Serret, Ponsatí e Gabriel), cui oggi si è aggiunta Marta Rovira, segretaria generale di ERC.
La foto che potete vedere viene da Vic, città catatalana che non si arrende. A Barcellona, i Mossos d'Esquadra hanno lanciato un appello urgente a rispettare le barriere poste dalla polizia di fronte alla delegazione del governo franchista spagnolo nella capitale catalana. Si teme un assalto da parte della popolazione.
DiarioCatalano - e adesso cosa succede?
Domani -cioè oggi ormai, alle 11.30 di sabato 24 marzo- si terrà la seconda parte dell'assemblea plenaria del Parlament catalano, che i partiti del 155 avevano chiesto di annullare essendo stato arrestato nel frattempo il candidato alla Presidenza della Generalitat, Jordi Turull.
La mossa del giudice inquisitore spagnolo, Llarena, tesa proprio a mettere fuorigioco un altro possibile presidente, non sembra essere riuscita nel suo intento. Al contrario, il Presidente del Parlament catalano, il sin qui abbastanza moderato Roger Torrent, ha deciso di mantenere la convocazione della seduta, sfidando apertamente i veti già giunti da Madrid.
Quindi domani potrebbe essere votato un nuovo Presidente della Generalitat, e proprio nella persona di Jordi Turull. Ma chi può dire esattamente cosa accadrà?
Quel che è certo, è che gli scriteriati arresti di oggi hanno fatto letteralmente esplodere il clima politico catalano, dopo settimane di sostanziale torpore e finanche di stanca rassegnazione. Gli spagnoli dimostrano di avere una straordinaria capacità nel far scoppiare incendi politici.
E va detto che, se i catalani non fossero così disciplinati nel proprio civismo, già stasera si conterebbero i morti nelle strade. La polizia non ha infatti mancato di usare manganelli e di effettuare cariche, nonostante la gente non abbia messo in atto assalti violenti ai palazzi governativi spagnoli dislocati nelle città catalane. E' bastata qualche pressione di troppo, qualche fisiologico spintone, perchè i colpi di "porras" cominciassero nuovamente a piovere sui corpi dei manifestanti. Fra di loro si contano non a caso decine di feriti.
Eppure, di fronte ad uno stato tirannico e a poliziotti picchiatori e vigliacchi, sapete come hanno reagito alcuni gruppi di cittadini? Con un coretto di scherno verso le forze "dell'ordine": "Avete parcheggiato male". Un'altra gigantesca lezione di civiltà. Speriamo basti per conquistare ulteriori simpatie alla causa catalana in un'Europa dove le opinioni pubbliche sono ancora troppo silenti. Ma stasera c'è speranza. Stasera la fiaccola della libertà splende molto più luminosa.
DiarioCatalano - Puigdemont
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Questo il messaggio che Carles Puigdemont, Presidente legittimo della Catalogna, ha emesso. Al di là dei toni pacifici, tipici della tradizione politica catalana, il senso è ben preciso: dare un governo alla Catalogna e, tramite esso, riprendere il pallino dell'azione politica.
Un Puigdemont realista quindi, ai limiti del cinismo, ma probabilmente molto deciso a contrastare l'azione dello stato spagnolo in ogni ambito possibile, (ri)cominciando proprio dalla Generalitat de Catalunya interna.
Il Govern d'Exterior è decisamente ben avviato. Ma non basta. E KRLS lo sa bene.
"Generalitat de Catalunya - Govern de la República
Catalani e catalane,
lo Stato spagnolo vuole imprigionare le idee, le convinzioni, la parola, il pensiero, la politica.
L’assedio della giustizia spagnola contro la libertà nel nostro paese ci richiama tutti. Non solo gli indipendentisti , bensì tutti. Perchè se la Catalogna è divenuta un paese di opportunità, se la Catalogna è divenuta un solo popolo, è stato precisamente perchè ciò che ci identifica come società sono la libertà, la democrazia, la tolleranza, la modernità. E adesso, questi valori sono a rischio a causa dell’involuzione reazionaria dello Stato spagnolo.
Membri del nostro Governo e del nostro Parlamento oggi patiscono l’ingiustizia di uno stato di vendetta, non di diritto. Il loro sacrificio non sarà invano. La loro condizione personale è ingiusta e dolorosa, bisogna star loro accanto, bisogna rivolerli con noi. Dar loro supporto è molto importante. Allo stesso tempo, non è il momento per l’ira bensì per la serenità. Non è il momento per lo scoppio di rabbia bensì per il civismo. Non è il momento della resa, bensì della fermezza. Ed è il momento di ricordarci che se siamo arrivati lontano è perchè abbiamo seguito il cammino della democrazia, del rispetto e della pace. L’unico cammino fertile.
Lo Stato non ha accettato i risultati del 21 Dicembre. Già si è visto che il problema non riguarda i candidati, bensì la vittoria democratica dell’indipendentismo. Oggi il Comitato dei diritti umani dell’ONU ha chiesto formalmente allo Stato spagnolo di rispettare i diritti politici di Jordi Sanchez, questa petizione vale per i diritti politici di tutti, specialmente per Jordi Turull. In Europa ogni momento di più persone e istituzioni si preoccupano per la deriva autoritaria dello Stato spagnolo. In Europa e in Catalogna tutti sappiamo che la soluzione dev’essere politica. Anche in Spagna se ne sta rendendo conto sempre più gente. E noi continuiamo a rilanciare questo appello al dialogo, ad una soluzione politica, ad una soluzione democratica.
Lo Stato spagnolo deve sapere che noi catalani non ci lasceremo sottomettere. E non ci lasceremo umiliare. Abbiamo politici onesti e onorati in prigione e in esilio. Più che mai è il momento dell’accordo, dell’unità, del persistere. Fino a stringere un patto. Al servizio della Catalogna e al servizio della libertà.
Viva la Catalogna."
Carles Puigdemont i Casamajó - President de la Generalitat de Catalunya
Radio Barcellona - Contro la violenza per la libertà
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A tutti quelli che in questa serata di rivoluzione in Catalunya parlano di violenza voglio ricordare le parole di Daniell O'Connel:
"L'altare della libertà vacilla se cementato con il solo sangue"
L'ETA ha fallito, l'IRA ha fallito, ma la via pacifica catalana trionferà perché siamo nel 2018 non nel 1938.
Visca la Republica! No Pasaran!
DiarioCatalano - Romeva
Raül Romeva, incarcerato nuovamente ieri, 23 marzo, dopo il primo arresto del novembre scorso, è stato uno degli uomini chiave del processo di internazionalizzazione della questione catalana.
Nel biennio 2015-2017, divenuto consigliere di governo per i rapporti con l'estero, dopo la precedente esperienza come eurodeputato, Romeva ha consolidato e potenziato la rete di "ambasciate" catalane nel mondo.
Persona di grande umanità e cultura, Romeva è una di quelle figure cui si deve il rispetto pubblico di cui gode la comunità catalana al di fuori dei confini del Principat.
Chi si è domandato se il mancato riconoscimento della Repubblica Catalana, all'indomani della dichiarazione d'Indipendenza del 27 Ottobre scorso, non abbia rappresentato un fallimento dell'azione di Romeva, si pone il quesito sbagliato. In presenza di una Repubblica che non è stata resa effettiva, nessuno stato estero avrebbe potuto riconoscere alcunché.
La domanda giusta è quindi un'altra: com'è possibile che già dieci Stati europei ospitino gli esuli catalani dando loro massima libertà d'azione, ricevendoli in alcuni casi in importantissime sedi istituzionali (il parlamento in Finlandia, l'ONU in Svizzera...), garantendo spazi di dibattito pubblico alla luce del sole?
Ecco, questi sono i risultati dell'azione di Romeva e di chi, con lui, ha costruito la rete delle rappresentanze estere della Generalitat. Quelle che la Spagna ha chiuso immediatamente dopo l'attivazione dell'articolo 155. In nome dello spreco di denaro pubblico.
Volete sapere i loro costi?
3 milioni di euro annui.
La metà di quanto è costata la sola residenza dell'ambasciatore spagnolo in Marocco, 6 milioni.
DiarioCatalano - infiltrati
Ieri sera, durante l'assedio fisico, ma pacifico, portato dai manifestanti di Barcellona alla delegazione del governo spagnolo nella capitale catalana, ci sono state cariche di alleggerimento che tanto leggere non son state.
Alla fine, sono rimasti sul terreno ben 35 feriti, uno dei quali a rischio di perdere la funzionalità visiva da un occhio, per causa di un colpo di famigerata "porra".
La reazione dei Mossos era prevedibile, considerato che a Barcellona il controllo del corpo di polizia è stato assunto dai men in black mandati da Madrid, dopo l'attuazione del 155.
Tuttavia la durezza della reazione di ieri sera, che è stata inflessibile, ha lasciato qualche dubbio negli osservatori più attenti di cose catalane.
E così, nel volgere di poche ore, ha cominciato a circolare una voce abbastanza inquietante: pare che, fra gli agenti dei Mossos, siano stati schierati dei paramilitari della Guardia Civil e dei membri della Policia Nacional. Si tratterebbe di una notizia di gravità enorme, considerato anche il ruolo, a dir poco controverso, che questi due corpi hanno avuto nelle giornate dell'Ottobre Repubblicano, e specialmente il 1º di Ottobre, quando si votò fra assalto e manganelli (bilancio finale: 900 feriti e alcune centinaia di migliaia di euro di danni alle scuole oggetto delle "attenzioni" dei poliziotti inviati da Madrid).
Ebbene, è di oggi la notizia che la rete collettiva Anonimous, già sul pezzo in precedenza, ha confermato la notizia. Dopo aver intercettato comunicazioni criptate interne ai servizi spagnoli di polizia, gli hackers di Anonimous hanno comunicato sul loro account Twitter che la notizia di agenti spagnoli infiltrati fra le fila dei Mossos è vera.
Non è del resto la prima volta che la Spagna conduce forme di guerra sporca in Catalogna, come dimostrano le prove raccolte nel dossier relativo all'"Operació Catalunya", emerse alcuni mesi fa.
Spagna 2018, Europa XXI secolo.
DiarioCatalano - Nuovo omaggio alla Catalogna
Ho il piacere di presentarvi il prologo al nuovo libro di Vicent Partal, direttore di VilaWeb, intitolato "Nuovo omaggio alla Catalogna". Il testo di Partal viene qui proposto nella traduzione del collettivo•traduim, che ho costituito insieme ad alcuni amici e ad alcune amiche. Buona lettura!
"Nel dicembre del 1936 arrivò a Barcellona Eric Arthur Blair, uno scrittore e giornalista impegnato fino al midollo nella lotta per il socialismo democratico e disposto a morire, se necessario, per difendere quell'altra repubblica che tante speranze aveva diffuso in Europa e che ora si vedeva costretta a combattere armi in pugno contro il fascismo. Blair, che usava come "nom de plume" lo pseudonimo 'George Orwell', lo stesso giorno in cui arrivò si arruolò e fu assegnato come miliziano nell'antistalinista Partito Operaio di Unificazione Marxista. In un momento in cui tutta l'Europa si divideva fra Hitler e Stalin, quel giovane giornalista inglese restò affascinato dalla rivoluzione libertaria che si stava vivendo in buona parte della Catalogna e andò a raccontarne l'esperienza in un libro che fece il giro del mondo con il titolo di 'Omaggio alla Catalogna'. Blair-Orwell descrisse come quei catalani si opponevano al totalitarismo, a tutti i totalitarismi, con l'emozione di chi osservava un popolo nell'atto di fare una cosa che nessun altro aveva mai provato a fare prima e che praticamente nessuno avrebbe mai pensato si potesse fare.
Ho voluto che questo libro si intitolasse 'Nuovo omaggio alla Catalogna', precisamente perchè c'è un legame storico che voglio sottolineare, una continuità fra quella Catalogna e quella attuale. Dal basso andò nascendo allora un progetto che sfidava apertamente il mondo e le convinzioni dell'epoca e dal basso ha ricominciato a nascere adesso. Senza accettare frontiere mentali imposte, i combattenti di allora immaginarono un mondo migliore e iniziarono a renderlo possibile nella quotidianità mentre discutevano appassionatamente sul suo avversarsi o meno. E così noi abbiamo immaginato un mondo migliore e abbiamo cominciato a renderlo possibile, mente ci ritroviamo a discutere appassionatamente se sia già arrivato o meno, o quanto manchi alla sua realizzazione.
Nel 1936, con le armi in pugno, alcuni catalani gridavano 'Libertà!' e la difendevano, se necessario, al prezzo della propria vita. E nel 2017, con le urne sulle nostre teste, siamo tornati a gridare 'Libertà!' e siamo tornati a dare in pegno i nostri stessi corpi, se necessario. E lo abbiamo fatto coscienti del privilegio di sapere che eravamo continuatori di tutti coloro che sognarono allora, eredi di tutti quelli che tanto avevano resistito e fratelli di tutti quelli che, in qualsiasi angolo di mondo, ma soprattutto nella nostra patria luminosa e grande, hanno sfidato, sfidano e sfideranno sempre la tirannia"
Vicent Partal, marzo 2018