Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » dom ott 13, 2019 9:35 am

Catalogna: Corte Suprema avrebbe condannato indipendentisti per sedizione
12 ottobre 2019

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... lil-JyvoL4


La Corte suprema spagnola avrebbe condannato all'unanimità per sedizione i leader indipendentisti catalani: è quanto anticipa la stampa spagnola, in attesa della storica sentenza.

l Tribunale Supremo probabilmente renderà pubblica lunedì la sentenza del 'proces', il processo per le vicende legate al referendum indipendentista dell'ottobre 2017. Ma in attesa che la sentenza divenga pubblica, è filtrata questa indiscrezione.

Dopo quattro mesi di deliberazioni, i sette magistrati della Seconda Sezione del Tribunale avrebbero deciso di condannare nove dei 12 accusati per il reato di sedizione, ovvero attacco all'ordine pubblico. I magistrati, che scaglioneranno le pene in relazione della partecipazione di ciascuno ai fatti, avrebbero escluso dunque il reato più grave, quella di attentato alla Costituzione, che era chiesto dalla Procura.

Per quest'ultima infatti, il piano indipendentista fu equivalente a 'un colpo di Stato' che cercò di liquidare la Costituzione. I giudici avrebbero anche deciso di condannare l'ex vicepresidente Oriol Junqueras e gli ex consiglieri in carcere (Joaquim Forn, Josep Rull, Jordi Turull e Raul Romeva) per malversazione di fondi pubblici.



CATALOGNA, CONDANNE PESANTI AGLI INDIPENDENTISTI IN GALERA
14 ottobre 2019

https://www.miglioverde.eu/catalogna-co ... p7YiBCZ5rk

Stillicidio di condanne per gli indipendentisti catalani! Ha festeggiato così il proprio orgoglio nazinale la Spagna democratica, quella che si schiera con Erdogan, anziché coi Curdi:
Oriol Junqueras 13 anni di prigione
Raül Romeva 12 anni di prigione
Jordi Turull 12 anni di prigione
Dolors Bassa 12 anni di prigione
Carme Forcadell 11.6 anni di prigione
Joaquim Forn 10.5 anni di prigione
Josep Rull 10.5 anni di prigione
Jordi Sànchez 9 anni di prigione
Jordi Cuixart 9 anni di prigione

“Torneremo più forti, più convinti e fermi che mai”, ha commentato Junqueras, La sentenza pone fine a due anni di un processo iniziato il 16 ottobre 2017 con l’arresto preventivo dei leader dell’Assemblea nazionale catalana e Òmnium Cultura, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Due settimane dopo, l’ufficio del procuratore generale presentò una denuncia contro l’intero governo di Carles Puigdemont e i membri dell’Ufficio di presidenza del Parlamento che avevano autorizzato il voto per la dichiarazione unilaterale di indipendenza il 27 ottobre. L’allora presidente e cinque consiglieri fuggirono dalla Spagna, mentre le autorità spagnole arrestarono Junqueras e altri sei membri del governo.
Puigdemont: “Le condanne sono barbarie, occorre reagire” – Sulla vicenda è intervenuto l’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont: “Cento anni di carcere in totale. Una barbarie. Ora più che mai, al vostro fianco e al fianco delle vostre famiglie. Bisogna per reagire, come mai prima d’ora per il futuro dei nostri figli, per la democrazia, per l’Europa, per la Catalogna”.
Gli altri leader coinvolti sono gli ex consiglieri Dolors Bassa, Joaquim Forn, Raül Romeva, Jordi Turull e Josep Rull, oltre all’ex presidente del Parlamento Carme Forcadell. Ogni giorno sono stati trasferiti alla Corte Suprema dalle carceri di Soto del Real (gli uomini) e Alcalá Meco (le donne) e sono tornati nelle loro celle a fine giornata. La Corte ha respinto tutte le richieste di messa in libertà avanzate dai legali della difesa prima e durante il processo, ma anche quelle presentate in chiusura di procedimento in attesa della sentenza.
Il processo è durato 52 sessioni mattutine e pomeridiane, si è protratto per quattro mesi ed è stato completamente trasmesso online attraverso il sito web del Consiglio generale della Magistratura. Lo streaming del sito web del Consiglio ha registrato oltre un milione di accessi. La sessione più seguita è stata quella che ha visto protagonista l’ex capo del Mossos, Josep Lluís Trapero, che dovrà rispondree all’accusa di ribellione a gennaio 2020, davanti l’Audiencia National.
Le difese degli imputati hanno già annunciato che faranno ricorso contro la sentenza della Corte, percorrendo le uniche due strade possibili: l’appello alla Corte costituzionale per violazione dei diritti fondamentali e la richiesta di intervento della Corte europea dei diritti Umani, con sede a Strasburgo. (Agenzia)
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » mer ott 16, 2019 7:54 pm

Il Parlamento Europeo ha riattivato il divieto di accesso ai suoi edifici per Carles Puigdemont
martedì 15 ottobre 2019

https://www.ilpost.it/2019/10/15/parlam ... uigdemont/

La radio privata spagnola Cadena Ser e il giornale online Diario hanno detto che il Parlamento Europeo ha riattivato il divieto di accesso ai suoi edifici per l’ex presidente catalano Carles Puigdemont. La misura è stata presa dopo la condanna a diversi anni di carcere dei leader indipendentisti catalani per i fatti che nel 2017 portarono alla dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Catalogna, e dopo la riattivazione dell’ordine di arresto europeo per Puigdemont deciso dal giudice spagnolo Pablo Llarena. Il Parlamento Europeo ha detto al Diario che la decisione è stata presa «nell’ambito della cooperazione tra stati membri e istituzioni europee».

Puigdemont non era stato fatto entrare al Parlamento Europeo anche lo scorso maggio, dopo essere stato eletto europarlamentare.

Le condanne contro i leader indipendentisti, considerate molto dure da buona parte della stampa spagnola, sono state seguite lunedì da proteste e manifestazioni in tutta la Catalogna. I fatti più violenti si sono verificati a Barcellona, all’aeroporto El Prat, dove per ore ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia, a causa dei quali sono state ferite decine di persone e sono stati cancellati un centinaio di voli. Per oggi, hanno detto i gruppi indipendentisti che si stanno occupando dell’organizzazione delle proteste, sono in programma nuove manifestazioni e operazioni di disobbedienza: a El Prat sono già stati cancellati più di 40 voli.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab ott 19, 2019 9:41 pm

La Catalogna non merita il mio sostegno alla causa della sua indipendenza
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 131428033/


La Catalogna è sinistramente pro invasione dei clandestini

Open Arms, il Parlamento catalano premia Oscar Camps e Carola Rackete
11 settembre 2019

https://www.quotidiano.net/esteri/video ... -1.4777073

Oscar Camps, il fondatore di Proactiva Open Arms e Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, premiati a Barcellona dal Parlamento catalano con la medaglia d'oro, l’onorificenza più alta dell’organismo. Il riconoscimento ai due attivisti per il loro impegno nel salvataggio di vite umane in mare. All'evento era presente anche il tecnico del Manchester City, Pep Guardiola.




Ville e chalet di lusso: tutte le proprietà del patron di Open Arms
Gianni Carotenuto - Mer, 04/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 48203.html

Un'inchiesta realizzata in Spagna rivela che Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms tra le più attive nel salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo, paga oltre 4 mila euro al mese per due mutui e l'affitto di uno chalet di lusso

Tra i principali nemici di Matteo Salvini nei suoi ultimi mesi trascorsi al Viminale, Oscar Camps si è scontrato a ripetizione con il segretario della Lega.

Fondatore della ong Proactiva Open Arms, Camps ha criticato più volte il leader del Carroccio per la sua indisponibilità ad aprire i porti italiani allo sbarco delle centinaia di migranti caricate dalla sua imbarcazione, la Open Arms. Un capitolo che ora è chiuso, almeno per quanto riguarda il rapporto tra Salvini e il presidente di una delle ong più battagliere nel trasporto di migranti in Italia. Ma Camps resta al centro dell'attenzione mediatica. E non solo per le attività della sua ong.

Infatti, Camps è finito nella bufera in Spagna per un'inchiesta del portale Ok Diario, che rivela come - almeno fino a pochi mesi fa - il fondatore di Open Arms spendesse 4.168 euro al mese per due mutui e l'affitto di uno chalet di lusso. Nello specifico, Camps dispone di tre proprietà immobiliari: una casa bifamiliare in un comune di Barcellona vicino a Mataró, un palazzo a Girona e un'altra villa vicino alla città portuale di Denia (Alicante).

Il patrimonio immobiliare di Oscar Camps

La prima abitazione è una villetta a Tiana (Catalogna), grande 256 metri quadrati. Camps l'ha acquistata nel 2018 insieme alla moglie e con un mutuo dal valore di 408.000 euro. Ogni mese, il fondatore di Open Arms - Ong difesa a spada tratta da Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, sostenuta dall'Open Society di George Soros - paga circa 1.700 euro. La villetta, valutata oltre mezzo milione di euro, ha due piani, diverse camere da letto e un garage di 83 mq. Ha anche un allarme e diverse telecamere di sicurezza per prevenire i furti. La casa si trova a poco più di un km dall'esclusivo Maritime Club di Montgat. Camps e la sua famiglia vivono qui da alcuni mesi.

Camps dispone poi di un secondo immobile. Si tratta di un palazzo situato a Santa Coloma de Farners, vicino a Girona, in Catalogna. La casa si trova su un terreno di 937 metri quadrati e si compone di tre piani, ognuno largo 117 mq. Come si legge nel documento registrato al catasto, il piano terra è composto da soggiorno, sala da pranzo e cucina. Il primo piano è formato da quattro camere da letto, due bagni e uno studio, mentre al secondo piano c'è un monolocale. L'edificio, costruito nel 1983, è stato ereditato da Camps che ne è comproprietario insieme a una persona con cui condivide il secondo cognome.

Non c'è due senza tre. E infatti Camps possiede anche uno chalet a Els Poblets (Alicante), situato tra le città di Gandia e Denia. Questa proprietà è stata acquisita con la moglie nel gennaio 2010 ed è tassata con un mutuo di 229.058,60 euro. Per questa proprietà esclusiva, secondo Ok Diario, Oscar Camps dovrebbe pagare 968 euro al mese. Lo chalet ha una superficie costruita di 205 metri quadrati distribuita su due piani. Il primo di questi, 126 metri quadrati, ha un bagno, una camera da letto, un soggiorno e una cucina. Il secondo piano ha altre due camere da letto, spogliatoio, bagno e terrazza di 30 metri quadrati. Ha anche un giardino privato e una piscina per uso privato.

Aggiornamento delle 16.43 del 6 settembre 2019. Una prima versione di quest'articolo riportava: "Ogni mese, il fondatore di Open Arms - finanziata dalle Open Society Foundations di George Soros - paga circa 1.700 euro". Affermazione rivelatasi poi errata e modificata in: "Ogni mese, il fondatore di Open Arms - Ong difesa a spada tratta da Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, sostenuta dall'Open Society di George Soros - paga circa 1.700 euro"


Alberto Pento
Mi dispiace tanto ma io non parteggio più per questa Catalogna pro invasione dei clandestini, filo nazi maomettana e antisemita/antisraeliana.
I catalani indipendentisti al governo, con questa loro sinistra ideologia politica mi fanno del male, sono contro i miei valori umani e non posso proprio essere solidale con loro.

Gli indipendentisti veneti che non muovono una critica ai catalani mi fanno più senso degli spagnoli che hanno condannato i politici catalani per sedizione avendo violato la costituzione spagnola a cui anche la Catalogna è soggetta specialmente quando agli indipendentisti mancano i numeri della maggioranza e di una maggioranza più che abbondante a sostegno della loro indipendenza.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab ott 19, 2019 9:41 pm

«In Catalogna attacco a democrazia. Dove sono indignati a comando?»
Dura presa di posizione di Lovat, Asenblea Veneta, sulla condanna a diversi anni di carcere degli indipedentisti
15 Ottobre 2019

https://www.vvox.it/2019/10/15/indipend ... eto-lovat/


«In piena Unione Europea, nello Stato Membro della Spagna, oltre a impedire che 3 europarlamentari regolarmente eletti – Puigdemont, Comin e Junqueras – prendano funzione al Parlamento Europeo solo perché indipendentisti catalani, cosa già gravissima e incredibilmente taciuta dai media, oggi viene emessa una condanna politica dai 9 ai 13 anni di carcere per vari esponenti e attivisti politici accusati falsamente, come è noto a chiunque abbia seguito da vicino la vicenda, di sedizione e malversazione, persone colpevoli solo di aver dato vita a un referendum – dunque espressione di democrazia diretta – secondo il mandato politico ricevuto in regolari elezioni dalla maggioranza degli elettori catalani».

Così Davide Lovat, politologo venetista, dopo le condanne del Tribunale Supremo, alto tribunale spagnolo con sede a Madrid, contro i 12 leader indipendentisti catalani accusati di diversi reati per i fatti che portarono alla dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Catalogna, nell’ottobre 2017.

«Mentre i nostri studenti manifestano a comando, solo se autorizzati e solo su argomenti graditi al potere mondialista, mentre ci si straccia le vesti su questioni irrilevanti e del tutto provinciali come il numero dei parlamentari o il denaro contante, in piena Unione Europea viene compiuto un attacco all’essenza della democrazia che fa il paio con la resistenza ostruzionistica alla BREXIT e, dal punto di vista del principio, con la negazione dell’autonomia democraticamente richiesta dalla netta maggioranza dei veneti due anni fa con regolare referendum, in piena linea col dettato costituzionale – prosegue Lovat – A tutti i livelli si sta instaurando un sistema di potere non più democratico, ma dirigista e tecnocratico, determinato dalla regia di poteri non manifesti, ai quali la maggioranza dei partiti e dei magistrati risponde direttamente come dei dipendenti rispondono al datore di lavoro…».

«Dovere del filosofo è quello di resistere a oltranza al dominio della Tecnica e del Potere” (Horkheimer) onde per filosofo si usa l’accezione nobile, applicabile a ogni uomo che cerchi la verità e si batta per essa. È su questo presupposto che anche in Veneto, nonostante indifferenza e derisione, c’è chi ancora si batte per la verità, per la libertà, per i diritti umani, per l’autodeterminazione dei popoli, per la vera democrazia, contro il sistema di potere vigente e contro i partiti parlamentari che sono tutti a esso funzionali, contro i suoi strumenti, contro i suoi servi – conclude il politologo – In una situazione simile, con tale disparità di mezzi, combattere democraticamente sembra assurdo e ridicolo, ed espone alla derisione e alla malcelata condiscendenza di chi difende lo status quo perché ne trae beneficio privato, o semplicemente perché vi è abituato; ma è giusto, e dunque va fatto a costo di subire le conseguenze più estreme. Non finisce la lotta in Catalogna, e sta prendendo nuove forme quella dei veneti consapevoli».





???
Nelle strade di Barcellona, come nel resto della regione, la questione dell'indipendenza si divide. Secondo l'ultimo sondaggio pubblicato a luglio dal governo regionale, il 44% della popolazione è a favore dell'indipendenza, mentre il 48,3% è contrario.


Spagna, Catalogna nel caos tra violenze e scontri per l’indipendenza
Manuel Glauco Matetich - Ven, 18/10/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/spa ... Xd_mCPagHc


Il quinto giorno di mobilitazioni di piazza ha portato all’arresto di molti separatisti le scorsi notti, mettendo a ferro e fuoco Barcellona

Barcellona è sotto assedio e gli scontri tra manifestanti separatisti e poliziotti sono fuori controllo.

Le ramblas della cittadina spagnola stanno vivendo ore di violenze inaudite e di terrore da guerriglia urbana.

La polizia nazionale è dovuta intervenire per cercare di calmare gli animi dei 520mila manifestanti indipendentisti che si sono riversati lungo le vie di Barcellona già dalle prime ore del pomeriggio. In questi istanti, migliaia di agenti in tenuta antisommossa hanno caricato i separatisti catalani sparandogli addosso proiettili di gomma e gas lacrimogeni, con la speranza di disperdere la folla oceanica di persone che stanno marciando verso Placa Urquinaona. Gli scontri sono iniziati pochi minuti fa nei pressi del quartier generale delle forze dell'ordine. Nel frattempo, i rivoltosi stanno continuando ad attaccare le squadre di polizia in azione lanciando pietre, bottiglie, transenne di ferro, e qualsiasi oggetto contundente in grado di ferire i poliziotti.

Si contano già i primi feriti (35) e i primi arresti (10) tra i manifestanti, e questo triste bollettino di guerra sembra destinato (purtroppo) a salire nelle prossime ore, data la ferma intenzione dei separatisti nel continuare la propria rivendicazione di Indipendenza. Proprio per questo, il dipartimento degli interni della polizia della Catalogna ha invitato la popolazione a barricarsi in casa e a tenere uno stato di allerta massimo, perchè tuttora non è possibile prevedere in cosa possa sfociare la rabbia dilagante dei rivoltosi catalani.

Gli episodi di violenza non si fermano a questa notte. Da inizio settimana, infatti, i ribelli catalani hanno lanciato bombe molotov contro edifici pubblici e vetrine di negozi lungo le vie principali di Barcellona. È questa la drammatica situazione che la popolazione sta vivendo in queste ore di scioperi e violente proteste, in balia delle frange più estreme dei cosiddetti indipendentisti spagnoli che rivendicano a gran voce l’indipendenza della Catalogna.

La scintilla di questa nuova ondata di manifestazioni separatiste è stata la delibera delle pesanti condanne (dai 9 ai 13 anni reclusione) inflitte ai leader catalani che nel 2017 avevano cercato con un improbabile (e fallito) colpo di stato “regionale” di affermare l’indipendenza totale della più ricca regione spagnola, per l’appunto la Catalogna, che rappresenta un quinto del Pil spagnolo.

Oggi è il quinto giorno di mobilitazione massiccia che ha richiamato e assemblato per le strade della capitale catalana decine di migliaia di separatisti provvisti di bandiere, megafoni e bombolette spray con le quali rivendicano sui muri e sulle vetrine dei negozi cittadini tutta la loro rabbia e volontà di ottenere la tanto bramata autonomia totale dalla capitale spagnola di Madrid.

In queste ore è infatti attesa una nuova manifestazione che sta letteralmente bloccando Barcellona, tanto che in giornata sono già arrivati a quota 57 i voli cancellati all’aeroporto di Barcellona-El Prat. Le autorità locali hanno già allertato la popolazione di rimanere in casa. Le forze dell’ordine sono pronte ad affrontare una nuova notte di barricate e il conseguente sconvolgimento della città, come testimoniano i diversi arresti (oltre 110) compiuti da inizio settimana a ieri notte.

Queste proteste segnano comunque l’inizio di una nuova fase della strategia indipendentista, messa a punto dai diversi movimenti separatisti. È la prima volta dal fallito tentativo secessionista del 2017, che l’indipendenza della Catalogna viene rivendicata usando anche la violenza come arma politica.

La violenza ha "gravemente danneggiato le istituzioni e la reputazione internazionale della Catalogna", ha commentato il ministro degli Interni Fernando Grande-Marlaska.

Nelle strade di Barcellona, come nel resto della regione, la questione dell'indipendenza si divide. Secondo l'ultimo sondaggio pubblicato a luglio dal governo regionale, il 44% della popolazione è a favore dell'indipendenza, mentre il 48,3% è contrario.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab ott 19, 2019 9:42 pm

Barcellona, uno "tsunami" che si è trasformato in inferno
Lorenzo Vita
19 ottobre 2019

https://it.insideover.com/politica/barc ... DS_kWcfZWE

La notte di Barcellona è illuminata dai roghi che divampano per le vie del centro. I gruppi più radicali degli indipendentisti catalani hanno trasformato la protesta contro lo Stato centrale in una vera e propria guerriglia che ha bagnato la città con il sangue di decine di feriti.

Non è stata una giornata qualunque quella della Ciudad condal. E l’impressione è che quello “Tsunami democratic”, così come è chiamato il gruppo che ha organizzato marce e che in molti accusano di terrorismo, abbia creato un qualcosa di più di una grande marcia. Perché quella di Barcellona è stata soprattutto guerriglia e il simbolo che qualcosa si è definitivamente spezzato nella convivenza fra le diverse anime che compongono la Catalogna. E il bilancio parla chiaro: 182 feriti e 54 arresti.

Chi pensa che la protesta nasca solo dalla condanna nei confronti dei leader del separatismo catalano, evidentemente non conosce il magma che ribolle nel profondo della Catalogna. Così come non conosce il rischio estremamente preoccupante insito in uno stallo politico che sembra strangolare la Spagna in una spirale senza fine. Perché a Barcellona è andato in scena un vero e proprio “delitto perfetto” fatto di errori compiuti da tutte le parti in campo e che oggi sembra giunto a un punto di non ritorno. Hanno colpa gli indipendentisti, che hanno mantenuto sempre dritta la barra della secessione a ogni costo anche infrangendosi contro lo scoglio dell’illegalità e soprattutto contro una regione che non è assolutamente tutta a favore del distacco da Madrid. Ma hanno colpa anche quelli che dall’altra parte della barricata sostengono l’unità indissolubile della Spagna, che, a parte il richiamo alla Costituzione e all’applicazione della legge nella maniera più dura e ferma possibile, non hanno interpretato realmente ciò che agita i catalanisti, con il rischio di far passare tutto o come una questione di ordine pubblico.

No, le radici del male sono profonde. E sono in molti ad aver paura che la convivenza all’interno della Catalogna sia a rischio. E in questo la Spagna paga una classe politica a dir poco fallimentare. I leader secessionisti hanno optato per la prova di forza ma senza quel carisma e quella capacità id dialogo che invece ha per anni permesso a Barcellona e dintorni di ottenere tanto pur non arrivando a una situazione come quella di oggi. Carles Puigdemont, dal giorno in cui ha deciso di infrangere la legge andando ad indire il referendum, del 2017, non ha mai pensato realmente a un compromesso. Voleva ...

Le radici sono profonde e sarà difficile trovare una soluzione in tempi rapidi. Quella parte di popolazione catalana che vuole l’indipendenza ha irrigidito fortemente le proprie posizioni a seguito di una condanna dello Stato che non poteva non arrivare. Tutti lo sapevano e nessuno ha voluto evitare. E il motivo è chiaro: si vuole lo scontro per mostrare al mondo che sia impossibile trovare una soluzione che non passi dalla concessione di ulteriore autonomia nei confronti della Catalogna. La strategia dei movimenti indipendentisti si basa proprio sull’idea che a lungo termine il mondo non possa fare altro che accettare che la regione si voglia staccare dalla Spagna e che in Spagna sia impossibile trovare un accordo in grado di ricompattare il Paese: o cambia la Spagna o la Catalogna si stacca. E non è detto che questa seconda soluzione sia per forza alternativa alla prima.

In questo senso, la strategia dei secessionisti passa anche attraverso una ferrea logica di penetrazione delle amministrazioni pubbliche (specialmente dell’Istruzione) che sta costruendo una società a immagine e somiglianza dell’ideologia indipendentista. Dalla scuola, che forma giovani sempre più catalani e meno spagnoli, agli uffici pubblici che perorano costantemente l’idea della differenza dalla Spagna. Un piano che gli “unionisti” (termine poco apprezzato dagli spagnoli ma utile per semplificare) considerano come una vera e propria chirurgia sociale e culturale ma che di fatto sta costruendo su queste basi la regione del futuro. Lo dimostrano le parole del presidente della Generalitat, Qim Torra, che nonostante le violenze e il rischio di gravi disordini in tutta la comunità, ha ribadito la volontà non di trovare un accordo, ma di un nuovo referendum.

Ma se a Barcellona gli indipendentisti vanno avanti e fanno anche uso dei gruppi più violenti e radicali, dall’altra parte, a Madrid, nessuno sembra in grado di intervenire. La sollevazione catalana arriva non solo a seguito di una sentenza del tribunale spagnolo, ma anche all’interno di una crisi politica che vede Pedro Sanchez del tutto incapace di prendere una posizione e senza una maggioranza. Mancano poche settimane alla nuove tornata elettorale e il massimo che ha saputo fare il governo spagnolo è quello di inviare la Guardia Civil, senza avere alcuna idea di come risolvere la crisi. I socialisti, del resto, non possono governare senza ottenere anche i voti dei movimenti radicali e indipendentisti. Podemos, che per anni ha proposto il referendum come soluzione a tutto, non può certo dire ai secessionisti di non farlo, oltre al fatto che i legami della sinistra populisti con i movimenti estremisti sono cosa nota. A destra, il pericolo è dettato soprattutto dall’incapacità di comprendere a fondo cosa possa diventare il “proces” se non trovano una soluzione credibile. La Catalogna oggi ha un movimento indipendentista che, come spiegato da El Confidencial, ha accettato addirittura la sfida delle condanne penali e della violenza pur di ottenere ciò che vuole.



La Catalogna è sfuggita di mano
Bobo Craxi
19/10/2019

https://www.huffingtonpost.it/entry/la- ... 5R4hx-Fq60


La situazione in Catalogna sta scappando di mano. L’indignazione degli indipendentisti si è trasformata in una settimana di protesta e di passione politica sfociata nella violenza che non ha prodotto vittime ma che ha trasformato la Capitale ormai in un campo aperto di guerriglia urbana.

A Madrid si parla oramai esplicitamente di determinare “lo stato di eccezione” in Catalogna, a Barcellona si ritiene che il sentimento di indignazione e frustrazione in seguito alla violenza giudiziaria e poliziesca sta generando l’occasione per un pronunciamento finale della separazione dal regno di Spagna.

Il paradosso vuole che nella giornata odierna si potrebbe determinare la definitiva riconciliazione delle due Irlande e nella Spagna e nella Catalogna moderna si fa ormai esplicitamente riferimento all’Ulster, perché la divisione non è fra catalani e spagnoli ma innanzitutto nella stessa Catalogna.

Il processo giudiziario al “procés” politico di disconnessione dal Regno di Spagna ha inferto dei colpi implacabili all’azione politica della cupola dell’indipendentismo, nonostante fra le righe della sentenza si potesse osservare che vi fosse lo spiraglio per una condizione favorevole alla semi-libertà quasi immediata agli uomini politici ed ai capi del movimento della società civile indipendentista, la carta giocata dal Governo Catalano è stata quella della disobbedienza civile, occupazione di strade, autostrade, università ed aeroporto di Barcellona in pieno stile Hong Kong. Una sapiente regia internettiana evidentemente eterodiretta fuori dai confini, un “anonymus” grande fratello che dirigeva lo “ Tsunami Democratico” fissava ore e minuti ed appuntamenti della protesta popolare. È apparso tutto molto prevedibile sino all’apparizione delle frange radicali che conosciamo perché infestano con la loro violenza tutta Europa, e i “black block” in gran parte catalani ma infiltrati anche da teppisti di tutta europa hanno messo a fuoco e fiamme la Laietana ovvero la lunga strada che dal centro porta al Porto a metà del quale c’è il Quartier Generale della polizia Spagnola.

L’’Indipendentismo perde la su caratteristica non-violenta, inevitabile sbocco finale dell’appello ufficiale alla “disobbedienza Civile” con l’adozione di una linea votata al radicalismo ed allo scontro, Lo Stato Spagnolo nell’azione di contenimento delle sue forze dell’ordine riperde, come fu il 1° Ottobre di due anni fa, la ragione ed attua una azione a sua volta radicale anche contro cittadini inermi. Ma è la logica perversa di ogni scontro di piazza.

Sanchez ha provato a giocare la carta delle elezioni, sicuro del suo incremento dopo le europee, oggi si trova con una crisi territoriale giunta al culmine della sua parabola, ed una campagna elettorale in Spagna che avrà questa “Catalexit” come tema centrale mentre paradossalmente in Gran Bretagna si sta trovando una soluzione politica; esattamente lo scenario che aveva in testa Sanchez ma rovesciato.

C’è un vuoto politico in Spagna determinato dalla Campagna Elettorale in corso, c’è una Crisi in seno alla Generalitat ed in particolare in seno alla Presidenza dove Quin Torra, il ventriloquo del Presidente esiliato Puigdemont si è posto politicamente alla guida della insurrezione civile non controllandola, c’è una Crisi di Ordine pubblico evidente che può tralignare anche velocemente verso un conflitto a bassa intensità.

La Destra soffia sul fuoco e chiede provvedimenti eccezionali, lo scioglimento dell’autonomia e lo “Stato di eccezione”. Una grande nazione come la Repubblica Francese dopo mesi di stato d’assedio dei Gilet Gialli è venuta a capo del problema senza utilizzare mezzi straordinari, ma con la pazienza, certo anche con la forza ma soprattutto attraverso una convincente azione politica.

È auspicabile che questo possa avvenire in Catalogna ed in Spagna e che Barcellona “la ribelle” non si camuffi in una Belfast dei nostri anni venti.

Ci sono allo stato energie sufficienti, civili e democratiche, perché la situazione “scappata di mano” possa rientrare in una prospettiva politica diversa di un conflitto senza sbocchi; Purché riprenda il suo ruolo la politica e metta da un lato le manette e le armi che sono solo foriere di disgrazie.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » dom ott 27, 2019 6:12 pm

L'altra faccia della Catalogna: scendono in strada gli unionisti
Francesco Boezi
27 ottobre 2019

https://it.insideover.com/nazionalismi/ ... LBojXfiZ5k

La Catalogna non è solo una fucina dell’indipendentismo. Se qualcuno aveva ancora dubbi sull’esistenza di una sensibilità contraria ed opposta a quella di Carles Puigdemont e compagni, la manifestazione svoltasi nella giornata odierna può fornire buone argomentazioni. All’interno di ogni confronto tra le parti, gli indicatori migliori restano sempre i numeri: a Barcellona la controrivoluzione, che è però pacifica, muove sulle gambe di migliaia di manifestanti. Non è una differenza sottile quella tra 80 mila e 400 mila persone: come spesso accade, però, dati ufficiali e dati ufficiosi forniscono statistiche differenti.

Comunque c’era tanta gente. Non si è trattato di un moto spontaneo, ma di una vera e propria adunata cercata e voluta dalla Societa Civil Catalana. Sono anni che Joseph Ramon Bosch, imprenditore e leader degli unitaristi, e gli altri esponenti dell’ente sopracitato si prodigano affinché lo spirito unitario della penisola iberica prevalga sulle singole velleità identitarie. Un’operazione soprattutto culturale, che passa però anche dalle discese popolari tra le strade. La piazza che le cronache hanno immortalato in queste ore costituisce una buona testimonianza di come l’impegno nazionalista di Bosch stia, a mano a mano, andando a segno, nonostante anche in questo caso alcuni media usino parlare di lui come di un esponente associabile in maniera negativa al populismo sovranista per via di alcuni suoi trascorsi ideologici.

Ma il legame della kermesse odierna è un altro, ossia la “concordia” – questo è in fin dei conti il tema alla base dell’iniziativa – condivisa da tutte le forze politiche presenti nello scacchiere spagnolo, tranne ovviamente dagli indipendentisti catalani, che concordi sul “basta!” gridato nei confronti delle rimostranze degli estremisti non lo sono affatto. Dai socialisti dell’ex premier incaricato Pedro Sanchez a Vox, dai popolari di Pablo Casado a Ciudadanos di Albert Rivera: nessuno ha voluto disertare il richiamo di Joseph Ramon Bosch. Nonostante ci sia stato un tentativo di operare una sorta di taglia fuori nei confronti di Santiago Abascal, alla fine della fiera Vox è riuscita nell’interno di marcare l’occasione.

Sullo sfondo, ma neppure troppo, ci sono le elezioni del prossimo 10 novembre. E la sensazione è che gli spagnoli, come peraltro buona parte dei cittadini catalani, non abbiano più voglia di assistere passivamente alle proteste plateali, a comportamenti incendiari e agli scontri con le forze dell’ordine. C’è una volontà di pacificazione, che i leader hanno ben intercettato. Il secessionismo, per la maggioranza silenziosa degli elettori, va riposto in un angolo. E questo è il messaggio ribadito forte e chiaro qualche ora fa.

Vale la pena sottolineare poi come le sigle partecipanti, nei comunicati inoltrati, abbiano voluto far notare i distinguo esistenti tra le modalità di manifestare degli indipendentisti e quelle degli unitaristi: questo è un filone che vale pure per altre nazioni europee, a dire il vero, quando si prendono in considerazione le manifestazioni di sinistra e destra. Quello che è successo sabato sera costituisce la scia lunga di un conflitto che è destinato a perdurare. Ma da oggi esiste ufficialmente una Spagna che vuole costruire una barriere immaginifica in grado di evitare episodi conditi da tanta violenza.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » mar ott 29, 2019 9:31 pm

Il Belgio approva l'estradizione dell'ex presidente catalano Puigdemont in Spagna
29.10.2019

https://it.sputniknews.com/mondo/201910 ... shortening


Poche settimane fa la Corte Suprema spagnola ha condannato a pene severissime alcuni dei politici coinvolti nel referendum per l'indipendenza della Catalogna del 2017.

La procura belga ha approvato la richiesta di estradizione in Spagna dell'ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont.

A darne l'annuncio è stato il legale del politico spagnolo, il quale ha specificato che l'ultima udienza legata al mandato di arresto recentemente emesso dalla Spagna sarà rimandata al 16 dicembre.

Attualmente Puigdemont si trova in Belgio in esilio, dopo essere stato costretto a fuggire dalla Spagna in seguito al referendum per l'indipendenza della Catalogna, tenutosi nell'ottobre del 2017.


Le proteste in Catalogna

Durante le ultime settimane la Catalogna, ed in particolare il capoluogo Barcellona, sono state teatro di manifestazioni e scontri tra gli attivisti catalani e la polizia, con diversi feriti da una parte e dall'altra.

Le sommosse hanno fatto seguito alla decisione della Corte Suprema spagnola di imporre condanne severissime per alcuni dei politici coinvolti nell'organizzazione del referendum per l'indipendenza catalana del 2017.

Il referendum del 2017

Il 1° ottobre del 2017 in Catalogna si è tenuto un referendum per l'indipendenza della regione, in seguito dichiarato non valido dall'allora premier di Madrid Mariano Rajoy.

Secondo i dati ufficialmente diffusi dagli organizzatori, il sì ottenne oltre il 90% dei voti mentre il no si fermò poco sotto l'8%.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » gio nov 07, 2019 7:03 pm

"Il governo chiude i social per decreto". Allarme democrazia sul voto spagnolo
Roberto Pellegrino - Gio, 07/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... HdWhmsKrek


Legge approvata venerdì e già firmata dal re. Nel mirino la rete degli indipendentisti catalani che si stanno riorganizzando

Madrid - Sono tempi sempre più difficili per la privacy dei manifestanti in Spagna. El Grande Hermano vuole e, ora può, controllare ogni mossa e sommossa telematica degli spagnoli.

Già nel 2015, il governo del Popolare Mariano Rajoy approvò una legge che, tuttora fa discutere, la Ley Mordaza (legge bavaglio) che, in pratica, lasciava alla polizia, e non più al giudice, decidere se è possibile organizzare un corteo di dimostranti in città e avvicinarsi a punti sensibili, come i tribunali, il parlamento ed edifici pubblici. Ora l'esecutivo del socialista Pedro Sánchez dà un giro di vite ancora più autorevole, intervenendo sui social. Il decreto precedente in Spagna proibisce di mobilitare le masse con Twitter, Facebook o Instagram se la manifestazione non è stata ancora approvata dalle autorità di polizia. Chi non la rispetta oltre a una multa da 500 a 10mila euro, rischia anche fino a due anni di galera. Ora il governo può, attraverso il ministero dell'Economia, «su base eccezionale e transitoria», intervenire e assumere la «gestione diretta» delle reti dei servizi di comunicazione telematica «in alcuni casi che possono incidere sull'ordine pubblico, sulla sicurezza pubblica e nazionale». Un decreto approvato lo scorso venerdì dal Parlamento e controfirmato da re Felipe, pensato con lo scopo di soffocare il progetto della «Repubblica Digitale», caldeggiato dall'ex presidente separatista della Catalogna Carles Puigdemont, che, con i sui collaboratori, aveva creato nel 2017 un sito internet che ospitava la Repubblica Indipendente della Catalogna con tutti le sue leggi e istituzioni: in pratica, uno Stato parallelo in cui operano tutte le forze indipendentiste sotto l'egida della Generalitat dove tutti i catalani sono cittadini e membri. «Non ci sarà indipendenza né offline né online, lo Stato sarà altrettanto forte nel mondo digitale che nel mondo reale», ha detto il premier ad interim Sánchez.

Con questa nuova legge Madrid vuole accecare le vie dell'indipendenza per trarre vantaggio dal processo avanzato di trasformazione digitale dell'amministrazione pubblica per scopi contrari all'ordine costituzionale. La polizia, quindi, senza il permesso di nessuno potrà, non solo monitorare i gruppi social su Facebook, ma chiuderli se fanno uso dell'odio razziale e indipendentista in modo virale e violento, com'è avvenuto, recentemente, con alcune pagine dell'estrema destra che invitava a boicottare le elezioni di domenica, deridere pubblicamente i candidati socialisti e all'astensionismo. Due giorni fa la polizia è intervenuta contro il neo movimento di secessionisti simpatizzanti della violenza, Tsunami Democràtic, che invitava alla guerriglia nelle strade di Barcellona e a impedire ai candidati di destra di raggiungere i seggi.

Il decreto mira anche a difendersi in modo più efficace dagli attacchi informatici contro i processi elettorali o le attività di disinformazione, come le cosiddette fake news. Inoltre vuole prevenire il furto di dati personali, l'hicking (parassitismo) di dispositivi mobili, gli attacchi informatici contro infrastrutture critiche o l'uso improprio del censimento o dei dati fiscali dei cittadini.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » lun nov 11, 2019 1:19 am

Le elezioni non fermano le proteste. In Catalogna è Tsunami Democràtic
Luca Tancredi Barone
Tensioni a Barcellona. Prove generali per la tre giorni di mobilitazioni previste a partire da domani. Polizia in massima allerta e dimostranti dispersi
9/10.11.2019

https://ilmanifesto.it/le-elezioni-non- ... emocratic/

Prove generali per la tre giorni di mobilitazioni previste a partire da domani in Catalogna. Già, perché le elezioni non fermeranno le proteste contro la dura sentenza inflitta ai leader indipendentisti e per difendere il diritto all’autodeterminazione. È questo il messaggio principale che i manifestanti hanno voluto mandare anche alla vigilia del voto spagnolo.

L’OBIETTIVO della piattaforma Tsunami Democràtic era duplice: testare se l’app che centinaia di migliaia di persone hanno già istallato sui propri cellulari, e attraverso la quale questo ancora in parte misterioso gruppo di attivisti intende organizzare una serie di proteste a sorpresa, funziona correttamente; e l’altro, quello di sabotare pacificamente la cosiddetta «giornata di riflessione preelettorale», il tradizionale sabato di silenzio dopo la chiusura della campagna elettorale.

Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti: nonostante l’hacking della polizia spagnola, che anche ieri ha cercato di far chiudere vari siti che ospitavano l’app, le informazioni sono arrivate a moltissime persone e al grido di «facciamoli riflettere» sono state organizzate iniziative (come concerti, picnic, castagnate) in 300 comuni catalani e in pieno centro a Barcellona, accanto all’università, dove da qualche settimana è anche in corso un accampamento di protesta. Una acampada che ieri però una parte degli organizzatori legata ai gruppi giovanili di alcuni partiti politici (come Esquerra Republicana e la Cup) ha voluto sconvocare in polemica con un secondo gruppo di organizzatori che invece è voluto rimanere (con un centinaio di tende).

PER UNA VOLTA, la Giunta elettorale centrale, competente per tutte le questioni relative al voto e al rispetto della par condicio, ha preso una decisione saggia, e ha risposto picche alla richiesta del Pp di proibire le manifestazioni nella Plaça Universitat di Barcellona. Che infatti sono andate avanti fino a sera senza incidenti, ricordando l’anniversario dei 5 anni dal primo referendum «simbolico» (2 milioni di votanti) organizzato dall’allora presidente catalano Mas. Durante il pomeriggio si sono fatti vedere anche alcuni candidati indipendentisti alle elezioni di oggi.
Nella stessa piazza, maggiore preoccupazione invece destava la manifestazione organizzata alle 7 dai Comitati di difesa della repubblica, con l’obiettivo, ancora una volta di arrivare a protestare sotto la sede della polizia spagnola nella non lontana Via Laietana. La polizia, in massima allerta, ha impedito in forze l’accesso alla zona limitrofa alla piazza Urquinaona (dove nelle settimane scorse si erano concentrate le proteste). All’ora in cui chiudiamo il giornale si erano verificate solo schermaglie tra forze dell’ordine e manifestanti, inseguiti e dispersi nelle vie circostanti, ma nessuno scontro violento.

L’OBIETTIVO DI MANTENERE le luci puntate sulla Catalogna era condiviso anche dal governo spagnolo: il presidente Sánchez ha fatto sapere a tutti i media di aver presieduto una riunione del comitato interministeriale di coordinazione sulla Catalogna per predisporre misure «precise e necessarie» per garantire il diritto di voto oggi, come ha spiegato il ministro degli interni Grande Marlaska.

Vada come vada oggi, è chiaro che le proteste in Catalogna continueranno, e questa sarà la prima emergenza politica del nuovo esecutivo spagnolo.
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Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab nov 16, 2019 7:59 pm

Qualcuno si meraviglia perché Salvini esulta per l'ottimo risultato alle elezioni politiche del partito spagnolo VOX che è contro l'indipendenza della Catalogna, ma gli stessi non si meravigliano affatto che in Catalogna gli indipendentisti catalani siano prevalentemente sinistri (nazi comunisti) e che sostengano tutti i nazi maomettani del mondo tra cui quelli detti impropriamente palestinesi e che siano contro Israele e gli ebrei.
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