Trieste entra nella lista delle nazioni “senza voce”Oggi a Ginevra un delegato di Triest Ngo interverrà alla sessione sui diritti umani dell’organizzazione internazionale cui aderiscono Paesi come il Tibet e il Kosovo di Fabio Dorigo
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cro ... 1.1167260424 giugno 2015
Kosovo, Taiwan, Kurdistan, Tibet, Savoia, Zanzibar e Trieste. Territorio Libero di Trieste. Cosa lega queste “espressioni geografiche”? Sono tutti membri a pieno titolo dell’Unpo (acronimo inglese dell’Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati) che ha sede all’Aia e che è attualmente presieduta dal triestino Marino Busdachin. L’Unpo è un’organizzazione non governativa internazionale democratica i cui membri sono popoli indigeni, nazioni occupate, minoranze e Stati o territori indipendenti a cui manca una rappresentazione diplomatica internazionale. Trieste è entrata a farvi parte dal 28 novembre 2014 (assieme a Sulu e ad Amazigh) grazie all’azione diplomatica internazionale di Triest Ngo, l’associazione non governativa con sede a Londra che fa riferimento al movimento indipendentista Territtorio Libero3 presieduto da Vito Potenza. Un riconoscimento non ovvio. Tra gli ex membri dell’Unpo entrati a far parte dell’Onu ci sono quattro ex repubbliche sovietiche (Estonia, Lettonia, Armenia e Georgia), l’ex colonia portoghese di Timor Este e Palau.
Così oggi, a Ginevra, sede europea dell’Onu, si tornerà a parlare di Tlt per la seconda volta, dopo sessant’anni dalla nascita. Il 25 novembre fu Arlon Stok, direttore esecutivo della Triest Ngo, a intervenire nel corso della settima sessione del Forum delle minoranze dell’Unpo. Un intervento sulla cittadinanza negata a cui seguì l’accreditamente all’Unpo del Tlt. E oggi, sarà, Alessandro Gombac, esponente di Triest Ngo oltre che primo presidente di Trieste Libera, a prendere la parola alla 29ma sessione sui diritti umani (in atto dal 15 giugno al 3 luglio).
Non ci sarà invece la manfiestazione a sostegno delle istanze del Tlt a Ginevra inizialmente prevista per il 26 giugno. I continui cambi di data e orario della sessione dell’Onu hanno convinto gli organizzatori di Triest Ngo e Territorio Libero ad annullare l’evento “storico”. «Non era possibile ottenere i permessi in tempo. E quindi era complicato organizzare la trasferta di un numero consistente di militanti» spiega Gombac. Ma ci saranno comunque il discorso e una delegazioni di Triest Ngo di cui fanno parte Stefano Ferluga, Arlon Stok, Adriano Ciacchi, Roberto Umek (Trieste impresa) e Vito Potenza (Territorio Libero3). «Un altro importante passo verso l’applicazione delle leggi vigenti per il Territorio di Trieste. Solo qualche anno fa - sostiene Gombac - sarebbe sembrato impossibile che i nostri diritti potessero avere ascolto a Ginevra, presso l’Onu, alla “29th regular session of the Human Rights Council”. Oggi questo è realtà. Ora, dopo una prima relazione conoscitiva lo scorso novembre, ciò è una realtà acquisita, e in questi mesi sono stati ulteriormente messi a punto gli aspetti tecnici e la comunicazione». Ma qual è lo scopo di questa tribuna internazionale ottenuta di diritto dalle associazioni del Territorio Libero di Trieste? «Ci sarà la presentazione della denuncia verso determinati atteggiamenti della magistratura italiana che continua a reprimere i diritti dei cittadini del Ttlt (si fa riferimento a 37 cittadini indagati per eversione per aver partecipato a una manifestazione in Porto Vecchio, ndr) e la presentazione della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il cosiddetto “Port Inquiry”, ovvero la questione legata all’applicazione dell’Allegato VIII, a cominciare dal Porto Internazionale e dalla drammatica condizione di miseria e depressione in cui è stata condotta dalle incapaci amministrazioni italiane, comprese quella comunale». Ma non basta. «Oggi - fa sapere il rappresentante di Triest Ngo - saremo accolti per la seconda volta da un Human Rights Officer dell’Ohchr, il quale ha già avuto modo di esprimere il suo favore riguardo il superamento della prima fase di ammissibilità della richiesta per il diritto
alla cittadinanza del Tlt».
Diritti umani, l’applicazione dell’allegato VIII per il Porto di Trieste e, infine, il diritto alla cittadinanza. Un tris del Ttl da portare sul tavolo dell’Onu. Un debutto non male di un popolo e di una nazione non rappresentati.
Ginevra, ONU: verso il riconoscimento del Territorio Libero di TriesteJune 22, 2015
https://www.facebook.com/TRIEST.ngohttp://www.triest-ngo.org/it/ginevra-on ... di-triesteMercoledì 24 giugno 2015 i rappresentanti di TRIEST NGO compiono un ulteriore impegnativo passo a difesa del nostro territorio.
Un altro importante step verso l’applicazione delle leggi vigenti per il Territorio di Trieste.
Solo qualche anno fa sarebbe sembrato impossibile che i nostri diritti potessero avere ascolto a Ginevra, presso l’ONU, alla 29th regular session of the Human Rights Council. Oggi, questo è realtà.
Ora, dopo una prima relazione conoscitiva lo scorso novembre, cio’ è una realtà acquisita, e in questi mesi sono stati ulteriormente messi a punto gli aspetti tecnici e la comunicazione.
Ma qual è lo scopo e il senso di questo importante spazio di ascolto internazionale che, di diritto, le associazioni del Territorio Libero di Trieste hanno ottenuto?
Gli aspetti principali sono tre:
1 – la presentazione della denuncia verso determinati atteggiamenti della magistratura italiana, che continua a disconoscere ed a reprimere i diritti dei cittadini del TLT, anche con espliciti, aggressivi atti di violazione dei diritti internazionali. [per maggiori informazioni clicca qui:
http://www.triest-ngo.org/it/violazione ... e-reazioni]
2 – la presentazione della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia presentata da Triest NGO (il cosiddetto “Port Inquiry”). A cosa si riferisce il Port Inquiry? È uno dei documenti storicamente più importanti per la questione legata all’applicazione dell’Allegato VIII e, in altri termini, alla possibilità che Trieste – a cominciare dal Porto Internazionale – esca dalla drammatica condizione di miseria e depressione in cui è stata condotta dalle incapaci amministrazioni italiane, comprese quella comunale.
Questa è la prima e unica procedura internazionale per le violazioni inerenti la mancata applicazione dell’Allegato VIII. [i particolari del documento saranno spiegati in un prossimo articolo]
Per comprendere la portata dell’evento è importante considerare che non si tratta di una richiesta avanzata inoltrando documenti “a caso” per posta o con atti di protesta destinati ad esaurirsi a Trieste, bensì il Port Inquiry è stato realizzato perseguendo il preciso iter burocratico previsto, che garantisce l’accesso al Palazzo dell’ONU stessa, ovvero dopo che sono state argomentate e rese valide le richieste poste in essere al Comitato competente. È lo stesso “Palais des Nations” a considerare queste argomentazioni fondate e degne di essere prese in considerazione, e ad interporsi con il Consiglio di Sicurezza.
Non sarebbe stato possibile dar vita all’inchiesta sulle inadempienze italiane nei confronti dell’allegato VIII al Trattato di Pace senza un corretto instradamento da Ginevra, anche se, nel tempo, l’aver divulgato costantemente queste conoscenze, ha permesso a molte persone a Trieste e non solo, di comprendere i contenuti ed il valore dell’Allegato VIII. Peraltro sono stati proprio l’ignoranza, il voluto occultamento e il silenzio a rendere impossibile per oltre mezzo secolo l’applicazione dei diritti per Trieste decretati – nei fatti – da solide basi legali.
A breve verrà fissato un appuntamento fra TRIEST NGO ed il vice chairman della Commissione competente, costituita da 20 autorevoli figure super partes competenti in Diritto Internazionale (Public International Law) e nel campo dei Diritti Umani; i Commissari hanno facoltà di effettuare un’ispezione in loco a Trieste. Allo scopo di evitare interferenze in questa fase, non solo da parte delle autorità italiane, ma anche da parte di incompetenti personaggi locali che fingono di agire negli interessi del FTT, rimandiamo la pubblicazione di ulteriori particolari in tal senso ad un prossimo comunicato, entro quest’estate.
Il port inquiry è, ad oggi, l’unica azione in grado di fare davvero la differenza per il Porto Libero e le Free Zones di Trieste.
3 – Il lavoro prodotto da Triest NGO ha portato un ulteriore importante frutto: sempre nella giornata del 24 giugno, i rappresentanti saranno accolti per la seconda volta da un Human Rights Officer dell’OHCHR, il quale ha già avuto modo di esprimere il suo favore riguardo il superamento della prima fase di ammissibilità della richiesta per il diritto alla Cittadinanza del Territorio Libero di Trieste. La campagna per il riconoscimento al diritto alla cittadinanza mirerà, dopo questo incontro, a raggiungere il maggior numero di sottoscrittori possibile: i numeri fanno la differenza.
Diritti umani, riconoscimento degli sviluppi inerenti l’applicazione dell’allegato VIII per il Porto di Trieste, fondamentali per la salvezza della nostra città e, infine, il diritto alla cittadinanza. Il carnet di incontri e di attività non potrebbe proporre di più nella Sede del diritto internazionale, fortunatamente lontana dalla mediocrità degli amministratori locali.
Sono questi gli aspetti che rendono, per Trieste, tale evento importante e degno di nota.
In attesa di comunicare come procederà lo svolgimento delle attività presso Ginevra, salutiamo i nostri concittadini, nella concreta speranza di un futuro degno di questo nome per tutti i cittadini del nostro Territorio.
Violazione palese dei diritti umani nei confronti di 37 triestini: le reazioniSeptember 4, 2014
http://www.triest-ngo.org/it/violazione ... e-reazioni Lettere inviate al responsabile per i Diritti Umani di TRIEST sulla persecutoria indagine e richiesta di pena del Pubblico Ministero Federico Frezza, in nome della Repubblica italiana, contro decine di pacifici cittadini del Territorio Libero di Trieste.
E’ trascorso un mese da quando un pubblico ministero italiano ha sostenuto che 37 cittadini, scelti a caso (?) fra migliaia di partecipanti ad una manifestazione legittima ed autorizzata dalla Questura, fossero responsabili di “ribellione”, di aver partecipato ad una manifestazione “intrinsecamente eversiva”, e di altri reati penali. La parte finale e descrittiva della chiusura delle indagini può essere consultata cliccando sull’immagine a destra.
Appena letto questo documento ci siamo resi conto di essere davanti ad una violazione palese e considerevole dei diritti umani, civili e politici di decine di cittadini.
E, fortunatamente, non siamo i soli.
2014_Busdachin_photoIl Segretario Generale dell’UNPO (Organizzazione dei Popoli e delle Nazioni Non Rappresentate),
Marino Busdachin, sostiene infatti che ci si trova davanti ad una “piena violazione dei diritti di opinione e di manifestazione”. Secondo Busdachin, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, il Trattato sull’Unione Europea, la Carta di Nizza e perfino la costituzione italiana (Art. 21) “impegnano il Governo italiano a garantire i fondamentali diritti umani, civili e politici”.
Successivamente Busdachin esprime pieno supporto ai 37 cittadini inquisiti, oltre che alle azioni a tutela della libera espressione e della libertà di manifestare.
Il componente M5S della Camera dei Deputati italiana Aris Prodani e il componente M5S del Senato italiano Lorenzo Battista, entrambi di Trieste, hanno inviato due lettere di supporto ai cittadini coinvolti.
In questo caso non ci troviamo solamente di fronte alla descrizione di una serie di violazioni dei diritti dei singoli, ma anche alla disponibilità, da parte di Battista e di Prodani, a “tutelare coloro i quali, in pieno diritto, hanno ritenuto di manifestare liberamente il proprio pensiero”.
Un dettaglio importante, in queste lettere, consiste nel fatto che la disponibilità si estende anche ai consulenti dei due parlamentari.
Per la prima volta in 60 anni è quindi possibile agire a supporto dei triestini, sia in ambito italiano che in altre sedi internazionali, grazie all’impegno di sempre più soggetti disposti a far rispettare i diritti fondamentali di chi vive nel Territorio Libero di Trieste, in modo che questo tipo di violazioni e/o persecuzioni non si possano più ripetere.