La Catalogna non merita il mio sostegno

La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:18 pm

La Catalogna non merita il mio sostegno alla causa della sua indipendenza.
viewtopic.php?f=117&t=2952


Non lo merita assolutamente perché gli indipendentisti catalani in maggioranza sono:

1) internazi comunisti,
2) antisemiti e antiisraeliani, filo palestinesi,
3) atei anticristiani,
4) pro invasione dei clandestini,
5) filo nazi maomettani.

Non merita l'indipendenza, se fosse indipendente farebbe ancor più del male ad Israele, all'Europa ed anche a me che sono veneto ed italiano!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:19 pm

Abbandono la solidariètà alla Catalogna per la sua indipendenza dalla Spagna; poiché la maggioranza catalana si è manifestata ferocemente e demenzialmente antisemita e antisraeliana e questo per me rende la Catalogna indegna di essere sostenuta.
Gino Quarelo
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:20 pm

Ecco i media catalani schierarsi contro Israele e sostenere i nazi maomettani:

El brutal arresto del ejercito israelí a un menor
https://www.facebook.com/LaVanguardia/v ... 4084840173


Gino Quarelo
https://www.facebook.com/redpill.../vid ... 566724353/





Israele invece rifiuta di schierarsi contro la Catalogna
31 ottobre 2017

http://timesicilia.it/israele-rifiuta-s ... 0MoHNlE5DE

La notizia difficilmente potrà passare inosservata. Protagonista ne è, infatti, uno dei Paesi più influenti nello scacchiere internazionale: Israele. Che, chiamato dalla Spagna a schierarsi contro l’indipendenza della Catalogna ha risposto picche. Una posizione di cui hanno parlato gli stessi media israeliani (come www.israelnationalnews.com) e che, di fatto, squarcia il muro di gomma che la comunità internazionale – eccezione fatta per il Belgio – ha costruito intorno alle rivendicazioni catalane.

Il giornale israeliano racconta che lunedì scorso la Spagna avrebbe chiesto al Governo israeliano una presa di posizione ufficiale contro la Catalogna, sulla scia di quanto già fatto dagli USA e dall’UE. Ma Tel Aviv si è rifiutato di farlo, e, in effetti, manca all’appello dei Paesi che si sono schierati con Madrid.

Come mai? Secondo l’articolo di israelnationalnews ciò si deve principalmente a due considerazioni: la Catalogna è considerata una regione amica di Israele. Al contrario, la Spagna non è sempre è stata ritenuta vicina alle posizioni di questo Paese.

In realtà, già all’indomani del referendum catalano- ricorda sempre il giornale online israeliano- le simpatie per la Catalogna (o l’antipatia per la Spagna) si era già manifestata nelle parole del vice ministro della Difes, Eli Ben-Dahan: “For many years, Spain lectured us about how we need to give [national] rights to the Palestinian Arabs,” wrote Ben-Dahan on Twitter. “Today we see their hypocrisy, as [Spain] doesn’t even allow the Catalans to hold a referendum on independence.”

Ovvero: “Per tanti anni la Spagna ci ha dato lezioni su come noi avremmo dovuto riconoscere diritti civili ai Palestinesi. – ha scritto Ben-Dahan su Twitter- Oggi possiamo vedere la sua ipocrisia visto che la Spagna non consente ai catalani nemmeno un referendum sull’indipendenza”.

Come mai, allora, non si schiera apertamente con la Catalogna? Maestri di diplomazia, vorrebbero evitare una crisi con il resto della comunità internazionale. Ma la loro “neutralità” è già una presa di posizione alquanto chiara.

Per il resto, come sappiamo, il governatore catalano, Carles Puidgemont, da Bruxelles dove si è recato insieme con altri politici catalani (il Belgio si era detto disponibile a concedergli asilo politico) ha chiarito che non chiederà l’asilo: “Sono qui per evidenziare il problema della Catalogna nelle sedi Ue, non per chiedere asilo politico. Non scappiamo, vogliamo solo agire in libertà. L’Europa deve reagire”. E ancora: “Non abbiamo mai abbandonato il governo, noi continueremo a lavorare. Non sfuggiremo alla giustizia ma ci confronteremo con la giustizia in modo politico», ha detto fra le altre cose Puigdemont, parlando davanti alle bandiere catalane e dell’Unione Europea. “Se mi fosse garantito un processo giusto tornerei subito in Catalogna”.

Puigdemont, che rischia 30 anni di carcere per sedizione e ribellione, ha parlato anche delle denuncia nei suoi confronti: “Il procuratore spagnolo persegue idee e persone e non un reato. Questa denuncia dimostra le intenzioni bellicose del governo di Madrid».

Sulle elezioni, convocate da Madrid per il prossimo 21 dicembre dopo il commissariamento della Catalogna. è stato chiaro: “Accettiamo la sfida. Ci ritroveremo alle urne. Noi rispetteremo il risultato del voto, chiediamo che Madrid faccia altrettanto”.
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:21 pm

Mi dispiace Catalogna ma io non posso più sostenerti fino a ché sarai contro Israele.

Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =117&t=390


Il rabbino di Barcellona: "Ebrei, tornate in Israele"
Luca Romano - Sab, 19/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/rab ... lzRG2ro8zU

Il rabbino capo di Barcellona, Meir Bar-Hen, non ha dubbi: "Questo posto è perso. Meglio andarsene prima che dopo"

Polemiche in Spagna e in Israele per le parole del rabbino capo della Catalogna, Meir Bar-Henha, che commentando la strage di Barcellona ha detto che la comunità del luogo è "spacciata", in parte per la radicalizzazione dell'Islam, in parte a causa delle autorità che poco farebbero per contrastarla.

Il suo colloquio con l'agenzia di stampa Jta è subito rimbalzata su diversi siti europei e israeliani, causando diverse reazioni e commenti negativi. Meir Bar-Hen ha di fatto invitato la comunità ebraica a tornare in Israele perchè la Spagna, sostiene, sarebbe diventata "un hub di terrore islamista per tutta l'Europa", e già anni prima degli attacchi del 17 agosto, dove hanno perso la vita 14 persone e 130 sono rimaste ferite tra Barcellona e Cambrils.

Per Bar-Hen "gli ebrei non saranno qui in modo permanente", riferendosi alla Spagna e all'Europa. "Dico da tempo ai membri della mia congregazione: non pensate che staremo qui per sempre. E li incoraggio a tornare e comprare proprietà in Israele. Questo posto è perduto. Non rifate l'errore degli ebrei dell'Algeria, del Venezuela. Meglio andarsene via subito prima che sia troppo tardi". Ciò che ha evidenziato questo attacco", ha continuato Bar-Hen, è "la presenza di una comunità musulmana radicalizzata. Una volta che queste persone vivono tra di noi, è davvero difficile liberarsene. Diventeranno sempre più forti. L'Europa è persa".
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:22 pm

L’antiebraeixmo e l’antisemetixmo de çerti veneti marciani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 167&t=1338

Antisemiti veneti: comunisti, fascisti, venetisti, cristiani e nazisti maomettani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2690



Roberto Martini
Bannate sto porco dio di canaglia ebrea prima che mi incazzo del tutto


Gino Quarelo
A te si ti na canaja antisemita e antisraeliana, vargognate ensemenio!



Filippo Chiumento Cambia spacciatore...
Gino Quarelo
Gino Quarelo Io sono veneto e amo gli ebrei e sto con Israele che per me è il bene. Non sto con i nazisti maomettani che per me sono il male. Tu parteggia pure per i nazisti maomettani, stai pure con gli antisemiti e gli antisraeliani. Certo un Veneto indipendente con gente come te è improponibile.

Filippo Chiumento
Io stò con tutti i popoli che vogliono la libertà... Indipendentemente dalla religione... Catalani,curdi,palestinesi,scozzesi,fiamminghi,tirolesi... Non con chi spara su donne e bambini...

Gino Quarelo
Gli israeliani non sparano su donne e bambini, sparano solo su chi gli aggredisce e cerca di ucciderli e di invadere la loro terra per cacciarli e sterminarli. I palestinesi sono già liberi è che come nazisti maomettani voglio sterminare gli ebrei e se occore anche i cristiani e tutti i diversamente religiosi e pensanti della terra.

Gino Quarelo
Io sono veneto e non ho e non trovo alcuna ragione per non amare e rispettare gli ebrei e Israele che è il loro paese come il nostro è il Veneto.
Noi veneti abbiamo avuto secoli di esperienza con gli ebrei e abbiamo potuto verificare personalmente e quotidianamente che sono tra gli uomini e i popoli più umani e civili della terra, lo sono stati anche come operatori economici e banchieri, prima come non cittadini segregati nei ghetti e poi come liberi cittadini in mezzo a noi.
Noi veneti non abbiamo memoria alcuna che gli ebrei ci abbiano mai fatto in qualche modo del male come invece ci hanno fatto abbondantemente molti altri tra cui i cristiani, gli zingari e i nazi maomettani:

gli ebrei non ci hanno mai aggredito militarmente;
non ci hanno mai ostacolato politicamente e come tanti altri veneti hanno appoggiato le istanze di evoluzione democratica;
non ci hanno mai derubato e imbrogliato come singoli e come banchieri, non hanno mai praticato tassi di usura come quelli dei banchieri cristiani;
mai nessun ebreo ci ha rapinato, truffato, stuprato, schiavizzato, ucciso, ..., non si trova alcuna traccia in tal senso, nelle cronache giudiziarie delle nostre città.

I cristiani che si scagliano contro gli ebrei per la loro ragionevole religione e che invece solidarizzano con i nazi maomettani e la loro idotratia islamica dell'orrore e del terrore che ha seminato e semina ogni giorno morte in tutto il mondo non si accorgono che in tal modo fanno un gran male a se stessi e a tutta l'umanità.
Così è anche per coloro che si scagliano contro Israele e appoggiano i nazi maomettani palestinesi, siriani, libanesi, iraniani, ... e tutti coloro che vivono in Europa e in America, che assediano e aggrediscono quotidianamente Israele, gli israeliani e gli ebrei dei mondo che desiderano solo poter vivere in pace al loro paese e altrove nel mondo come lo desidera ogni buon uomo della terra.

Filippo Chiumento
W i popoli liberi... Anche i catalani...


Gino Quarelo
W i popoli liberi che rispettano il prossimo, che rispettano gli altri, tutti gli altri in particolare gli ebrei e gli israeliani. Il mio rispetto va solo a chi rispetta e non a chi non rispetta.


Alberto Marchiori
Gino Quarelo prima di fare affermazioni del genere, ti invito a documentarti su come siano nati e perché in veneto i monti di PIETA', potresti avere qualche sorpresa... tuttavia non mi ritengo antisemita, ma trovo aberrante che tutta la finanza mondiale che stritola i popoli sia in mani ebree, è un popolo con molte contraddizioni, con gente aposto e altra no, come il nostro.

Gino Quarelo
In Veneto la finanza che ha strozzato i veneti correntisti della Banca Popolare Vicentina e di Veneto Banca non erano ebrei. Come pure la CreditEuroNord non aveva ebrei al suo interno. Il debito pubblico italiano non l'hanno fatto gli ebrei. Con MPdS non c'entrano gli ebrei.


Alberto Marchiori
E chi sono i creditori di questi istituti?? Di chi è il controllo che doveva vigilare ed ha taciuto? Comunque io come ho scritto mi riferivo alla finanza mondiale nelle mani di 5 clan ebrei.


Gino Quarelo
Non esiste la finanza mondiale che intendi tu, è solo una semenza. Chi doveva controllare erano veneti e italiani e non certo ebrei.


Alberto Marchiori
Sembra un'opinione molto labile questa


Gino Quarelo
Sembra ma non lo è.


Gino Quarelo
Banche venete e italiane, ruberie e depredazioni
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =165&t=224

Alberto Marchiori
Certo, come ho già scritto anche qui ci sono persone per bene ed altre no. Comunque sicuramente puoi informarti sulla storia delle sinagoghe ebraiche venete, sui lavori svolti dagli ebrei qui, e come scrivevo sopra sul motivo dell'istituzione dei monti di pietà, per me è storia, e non giudico nessuno.


Gino Quarelo https://docs.google.com/.../0B.../edit
LI EBREI A VENESIA.pdf
docs.google.com

Gino Quarelo
Gheto (ghetto)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtopic.php?f=44&t=84

Gino Quarelo El Gheto de Venèsia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =131&t=792


Gino Quarelo El gheto de Rovigo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =131&t=472

Gino Quarelo El gheto de Pava
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 131&t=2185


Alberto Marchiori
E di Vicenza e Verona?

Gino Quarelo A ghe rivarò.


Gino Quarelo https://venipedia.it/.../i-tre-banchi-d ... -l%E2%80...
I tre banchi di pegno e l’usura — Folio — ISSN: 2384-9347 — Venipedia®
venipedia.it
I tre banchi di pegno e l’usura — Folio — ISSN: 2384-9347 —…
I tre banchi di pegno e l’usura — Folio — ISSN: 2384-9347 — Venipedia®


Alberto Marchiori
Bravo!


Gino Quarelo
Anca li ebrei del Veneto li xe veneti, come ke veneti li xe devegnesti li grego armeni bixantini de Venesia e i tanti xermani goti, longobardi, sasoni, franki, xvevi, alemani, bavarexi, tirolexi, ... ke longo pàsa 900 ani li xe migrà ente le tere venete a Trevixo, a Pava, a Viçensa, a Verona, a Belun, a Ruigo.




Alberto Pento
Mi dispiace tanto ma io non parteggio più per questa Catalogna pro invasione dei clandestini, filo nazi maomettana e antisemita/antisraeliana.
I catalani indipendentisti al governo, con questa loro sinistra ideologia politica mi fanno del male, sono contro i miei valori umani e non posso proprio essere solidale con loro.

Gli indipendentisti veneti che non muovono una critica ai catalani mi fanno più senso degli spagnoli che hanno condannato i politici catalani per sedizione avendo violato la costituzione spagnola a cui anche la Catalogna è soggetta specialmente quando agli indipendentisti mancano i numeri della maggioranza e di una maggioranza più che abbondante a sostegno della loro indipendenza.


Andrea Davini
Fai vedere la faccia
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:26 pm

Puigdemont a Lugano: «Siamo delusi dalla vigliaccheria dell’Unione europea»
LUGANO
14.09.2019

https://www.tio.ch/ticino/politica/1391 ... TouQVCbbxE


Il leader indipendentista catalano spera tuttavia di sedere all’Europarlamento «entro Natale». Il modello federalista? «Ci abbiamo già provato»

LUGANO - Il suo ruolo nel referendum indipendentista catalano due anni or sono e la sua fuga per evitare l’arresto gli hanno guadagnato la notorietà internazionale. Oggi il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont è a Lugano, dove tiene una conferenza al Padiglione Conza nell’ambito del Festival Endorfine dal titolo “Conversazione con un leader europeo. L’identità catalana”. Lo abbiamo incontrato.

A due anni dal referendum sull’indipendenza, lei è ancora in esilio, il fronte indipendentista è abbastanza diviso e, prima del 16 ottobre prossimo, dodici leader indipendentisti potrebbero essere condannati per ribellione: la via dello scontro con Madrid che avete scelto è ancora quella giusta?
«Prima di tutto devo dire che non siamo stati noi a scegliere la via dello scontro. È stato lo Stato spagnolo che ha riposto con lo scontro a una richiesta di dialogo. Un richiesta che avanzavamo da dieci anni e alla quale ci ha sempre risposto con un no. E questo perché credeva che, essendo più forte, avrebbe potuto vincere e impedire ai catalani di diventare quello che volevano. Ma si è sbagliato. Anche se lo Stato ci propone uno scontro, però, noi dobbiamo rispondere in maniera democratica e non violenta. Se lo Stato ci avesse proposto un dialogo, è lì che saremmo ora».

L’Unione europea non ha dimostrato molta empatia verso la causa catalana finora: nutre speranze riguardo alla nuova Commissione e al nuovo Parlamento?
«No davvero, perché sappiamo che l’Unione europea si comporta come un club di Stati. Siamo delusi da questa vigliaccheria e dalla mancata difesa dei diritti fondamentali, che la Spagna ha violato. Capisco che l’UE non condivida l’idea dell’indipendenza della Catalogna, ma avrebbe dovuto sostenere il diritto dei cittadini europei ad esprimersi. Quindi non ripongo molte speranze in questa Unione europea che, tra i suoi membri, conta Stati come la Spagna che non vogliono una vera unione né supportare i diritti umani fondamentali. Vorrei dire, però, che ora c’è una parte dell’opinione pubblica europea che capisce meglio quanto accade in Catalogna, prova vergogna per questo silenzio complice sulla violazione di diritti fondamentali e lo trova inaccettabile».

Siederà al Parlamento europeo prima della fine della legislatura?
«Sono convinto di sì. E spero di occupare il mio seggio prima di Natale. Ho ricevuto un mandato di più di un milione di voti e questi elettori hanno diritto di essere rappresentati al Parlamento europeo. E ogni settimana, ogni giorno in cui non vengono rappresentati e non si prende una decisione a riguardo, i loro diritti vengono violati in maniera irreparabile. L’Unione europea non ha il diritto di prendersi troppo tempo per arrivare a una decisione.

All’europarlamento sarà comunque un rappresentante spagnolo, questo non le pone dei problemi?
«Non sarà affatto così. La legge europea è cambiata. I deputati del Parlamento europeo non sono più i rappresentanti degli Stati in cui sono stati eletti, ma sono i rappresentanti di tutti i cittadini europei, compresi i catalani, gli spagnoli, i belgi o i francesi».

Lei vive in Belgio, qui siamo in Svizzera, entrambi sono Paesi plurilingui e federali: una Catalogna parte di una Spagna veramente plurilingue e federale non potrebbe essere un obiettivo per lei?
«Lo è stato. Abbiamo provato a percorrere questa strada. Abbiamo 40 anni di esperienza a riguardo. L’indipendenza non era la prima opzione, ma l’ultima. Le abbiamo provate tutte per aiutare a trasformare la Spagna in un vero Stato federale, in cui ci sia rispetto per le diverse lingue. Ma abbiamo ottenuto esattamente il contrario: continuiamo a non poter parlare catalano nel parlamento “federale” spagnolo, la Spagna non vuole che il catalano sia utilizzato dall’Unione europea, i nostri diritti storici di nazione non sono riconosciuti. È un
fallimento, cui si somma la sentenza della Corte costituzionale del 2010 contro il nostro statuto di autonomia. Non c’è modo per i catalani di essere catalani all’interno dello Stato spagnolo. Noi non avremmo problemi con la cittadinanza spagnola. La Spagna avrebbe potuto essere lo Stato dei catalani, ma hanno continuato a centralizzare, non rispettano per niente le lingue diverse dal castigliano e il re non rispetta affatto le diversità. Non possiamo continuare a vivere in uno Stato così».

Se i leader indipendentisti se la cavassero con un’assoluzione, lei rientrerebbe in Catalogna?
«Mi piacerebbe molto avere questo problema perché vorrebbe dire che i miei colleghi saranno stati trattati con giustizia. E l’unica forma di giustizia è l’assoluzione. Quindi in caso di assoluzione ritornerei perché saprei di poter confidare in una giustizia indipendente dalla politica. Sfortunatamente, però, questo non è stato il caso finora».

La sua pena, tuttavia, potrebbe essere diversa…
«Se si tratta dello stesso crimine sarebbe abbastanza strano».

E se i suoi compagni ricevessero una pena lieve? Tornerebbe in patria?
«Anche una pena lieve sarebbe ingiusta perché non sussiste alcun crimine. Nemmeno nell’ordinamento spagnolo organizzare un referendum sull’indipendenza costituisce un crimine. Hanno tirato fuori questa interpretazione qualche anno fa dal codice penale. Non si può accettare una condanna per un crimine che non si è commesso. Noi abbiamo voluto esercitare il nostro diritto all’indipendenza e la responsabilità dello Stato non avrebbe dovuto essere reprimerlo, ma permettere alla società catalana di esprimersi, a prescindere dal risultato».

Ma non dovrebbe essere il popolo spagnolo tutto a esprimersi a riguardo?
«No perché tutti i referendum di autodeterminazione riguardano la specifica minoranza nazionale. L’obiettivo è proteggere la minoranza nazionale ed è per questo che è stato impiegato lo strumento dell’autodeterminazione. È in ogni caso una questione interessante perché, anche nel caso in cui si presentasse lo scenario di un referendum esteso a tutta la Spagna, vorrebbe dire che la Spagna avrebbe quantomeno accettato che la Catalogna è un soggetto politico a pieno titolo e ha diritto a divenire indipendente. E questo benché ottenere
l’indipendenza per questa via sia impossibile. E sarei contento anche se la Spagna permettesse di organizzare un nuovo referendum sull’indipendenza in Catalogna e i catalani decidessero di rimanere in Spagna perché vorrebbe dire che la Catalogna sarebbe stata riconosciuta come un soggetto politico».

Come vede la Catalogna tra dieci anni?
«Come membro a pieno titolo dell’Unione europea, membro delle Nazioni unite e partner per le sfide che il mondo si trova ad affrontare: il cambiamento climatico, le crisi migratorie, la contrazione industriale, i diritti fondamentali».

Non è troppo ottimista?
«Se come popolo, dopo la caduta di Barcellona dell’11 settembre 1714, non fossimo stati ottimisti, oggi non parleremmo catalano, non avremmo recuperato alcune istituzioni come il Parlamento e il Governo catalani. È l’essere ottimisti nel momento della disfatta che ci ha permesso di costruire la Catalogna. Questo è lo spirito catalano. Non arrendersi mai. Siamo tra due grandi potenze, la Francia e la Spagna, sappiamo di essere una minoranza, ma vogliamo sopravvivere».
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:27 pm

La Catalogna è sinistramente pro invasione dei clandestini

Open Arms, il Parlamento catalano premia Oscar Camps e Carola Rackete
11 settembre 2019

https://www.quotidiano.net/esteri/video ... -1.4777073

Oscar Camps, il fondatore di Proactiva Open Arms e Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, premiati a Barcellona dal Parlamento catalano con la medaglia d'oro, l’onorificenza più alta dell’organismo. Il riconoscimento ai due attivisti per il loro impegno nel salvataggio di vite umane in mare. All'evento era presente anche il tecnico del Manchester City, Pep Guardiola.


Ville e chalet di lusso: tutte le proprietà del patron di Open Arms
Gianni Carotenuto - Mer, 04/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 48203.html

Un'inchiesta realizzata in Spagna rivela che Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms tra le più attive nel salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo, paga oltre 4 mila euro al mese per due mutui e l'affitto di uno chalet di lusso

Tra i principali nemici di Matteo Salvini nei suoi ultimi mesi trascorsi al Viminale, Oscar Camps si è scontrato a ripetizione con il segretario della Lega.

Fondatore della ong Proactiva Open Arms, Camps ha criticato più volte il leader del Carroccio per la sua indisponibilità ad aprire i porti italiani allo sbarco delle centinaia di migranti caricate dalla sua imbarcazione, la Open Arms. Un capitolo che ora è chiuso, almeno per quanto riguarda il rapporto tra Salvini e il presidente di una delle ong più battagliere nel trasporto di migranti in Italia. Ma Camps resta al centro dell'attenzione mediatica. E non solo per le attività della sua ong.

Infatti, Camps è finito nella bufera in Spagna per un'inchiesta del portale Ok Diario, che rivela come - almeno fino a pochi mesi fa - il fondatore di Open Arms spendesse 4.168 euro al mese per due mutui e l'affitto di uno chalet di lusso. Nello specifico, Camps dispone di tre proprietà immobiliari: una casa bifamiliare in un comune di Barcellona vicino a Mataró, un palazzo a Girona e un'altra villa vicino alla città portuale di Denia (Alicante).
Il patrimonio immobiliare di Oscar Camps

La prima abitazione è una villetta a Tiana (Catalogna), grande 256 metri quadrati. Camps l'ha acquistata nel 2018 insieme alla moglie e con un mutuo dal valore di 408.000 euro. Ogni mese, il fondatore di Open Arms - Ong difesa a spada tratta da Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, sostenuta dall'Open Society di George Soros - paga circa 1.700 euro. La villetta, valutata oltre mezzo milione di euro, ha due piani, diverse camere da letto e un garage di 83 mq. Ha anche un allarme e diverse telecamere di sicurezza per prevenire i furti. La casa si trova a poco più di un km dall'esclusivo Maritime Club di Montgat. Camps e la sua famiglia vivono qui da alcuni mesi.

Camps dispone poi di un secondo immobile. Si tratta di un palazzo situato a Santa Coloma de Farners, vicino a Girona, in Catalogna. La casa si trova su un terreno di 937 metri quadrati e si compone di tre piani, ognuno largo 117 mq. Come si legge nel documento registrato al catasto, il piano terra è composto da soggiorno, sala da pranzo e cucina. Il primo piano è formato da quattro camere da letto, due bagni e uno studio, mentre al secondo piano c'è un monolocale. L'edificio, costruito nel 1983, è stato ereditato da Camps che ne è comproprietario insieme a una persona con cui condivide il secondo cognome.

Non c'è due senza tre. E infatti Camps possiede anche uno chalet a Els Poblets (Alicante), situato tra le città di Gandia e Denia. Questa proprietà è stata acquisita con la moglie nel gennaio 2010 ed è tassata con un mutuo di 229.058,60 euro. Per questa proprietà esclusiva, secondo Ok Diario, Oscar Camps dovrebbe pagare 968 euro al mese. Lo chalet ha una superficie costruita di 205 metri quadrati distribuita su due piani. Il primo di questi, 126 metri quadrati, ha un bagno, una camera da letto, un soggiorno e una cucina. Il secondo piano ha altre due camere da letto, spogliatoio, bagno e terrazza di 30 metri quadrati. Ha anche un giardino privato e una piscina per uso privato.

Aggiornamento delle 16.43 del 6 settembre 2019. Una prima versione di quest'articolo riportava: "Ogni mese, il fondatore di Open Arms - finanziata dalle Open Society Foundations di George Soros - paga circa 1.700 euro". Affermazione rivelatasi poi errata e modificata in: "Ogni mese, il fondatore di Open Arms - Ong difesa a spada tratta da Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, sostenuta dall'Open Society di George Soros - paga circa 1.700 euro"
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:28 pm

Puigdemont a Lugano: «Siamo delusi dalla vigliaccheria dell’Unione europea»
LUGANO
14.09.2019

https://www.tio.ch/ticino/politica/1391 ... TouQVCbbxE


Il leader indipendentista catalano spera tuttavia di sedere all’Europarlamento «entro Natale». Il modello federalista? «Ci abbiamo già provato»

LUGANO - Il suo ruolo nel referendum indipendentista catalano due anni or sono e la sua fuga per evitare l’arresto gli hanno guadagnato la notorietà internazionale. Oggi il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont è a Lugano, dove tiene una conferenza al Padiglione Conza nell’ambito del Festival Endorfine dal titolo “Conversazione con un leader europeo. L’identità catalana”. Lo abbiamo incontrato.

A due anni dal referendum sull’indipendenza, lei è ancora in esilio, il fronte indipendentista è abbastanza diviso e, prima del 16 ottobre prossimo, dodici leader indipendentisti potrebbero essere condannati per ribellione: la via dello scontro con Madrid che avete scelto è ancora quella giusta?
«Prima di tutto devo dire che non siamo stati noi a scegliere la via dello scontro. È stato lo Stato spagnolo che ha riposto con lo scontro a una richiesta di dialogo. Un richiesta che avanzavamo da dieci anni e alla quale ci ha sempre risposto con un no. E questo perché credeva che, essendo più forte, avrebbe potuto vincere e impedire ai catalani di diventare quello che volevano. Ma si è sbagliato. Anche se lo Stato ci propone uno scontro, però, noi dobbiamo rispondere in maniera democratica e non violenta. Se lo Stato ci avesse proposto un dialogo, è lì che saremmo ora».

L’Unione europea non ha dimostrato molta empatia verso la causa catalana finora: nutre speranze riguardo alla nuova Commissione e al nuovo Parlamento?
«No davvero, perché sappiamo che l’Unione europea si comporta come un club di Stati. Siamo delusi da questa vigliaccheria e dalla mancata difesa dei diritti fondamentali, che la Spagna ha violato. Capisco che l’UE non condivida l’idea dell’indipendenza della Catalogna, ma avrebbe dovuto sostenere il diritto dei cittadini europei ad esprimersi. Quindi non ripongo molte speranze in questa Unione europea che, tra i suoi membri, conta Stati come la Spagna che non vogliono una vera unione né supportare i diritti umani fondamentali. Vorrei dire, però, che ora c’è una parte dell’opinione pubblica europea che capisce meglio quanto accade in Catalogna, prova vergogna per questo silenzio complice sulla violazione di diritti fondamentali e lo trova inaccettabile».

Siederà al Parlamento europeo prima della fine della legislatura?
«Sono convinto di sì. E spero di occupare il mio seggio prima di Natale. Ho ricevuto un mandato di più di un milione di voti e questi elettori hanno diritto di essere rappresentati al Parlamento europeo. E ogni settimana, ogni giorno in cui non vengono rappresentati e non si prende una decisione a riguardo, i loro diritti vengono violati in maniera irreparabile. L’Unione europea non ha il diritto di prendersi troppo tempo per arrivare a una decisione.

All’europarlamento sarà comunque un rappresentante spagnolo, questo non le pone dei problemi?
«Non sarà affatto così. La legge europea è cambiata. I deputati del Parlamento europeo non sono più i rappresentanti degli Stati in cui sono stati eletti, ma sono i rappresentanti di tutti i cittadini europei, compresi i catalani, gli spagnoli, i belgi o i francesi».

Lei vive in Belgio, qui siamo in Svizzera, entrambi sono Paesi plurilingui e federali: una Catalogna parte di una Spagna veramente plurilingue e federale non potrebbe essere un obiettivo per lei?
«Lo è stato. Abbiamo provato a percorrere questa strada. Abbiamo 40 anni di esperienza a riguardo. L’indipendenza non era la prima opzione, ma l’ultima. Le abbiamo provate tutte per aiutare a trasformare la Spagna in un vero Stato federale, in cui ci sia rispetto per le diverse lingue. Ma abbiamo ottenuto esattamente il contrario: continuiamo a non poter parlare catalano nel parlamento “federale” spagnolo, la Spagna non vuole che il catalano sia utilizzato dall’Unione europea, i nostri diritti storici di nazione non sono riconosciuti. È un
fallimento, cui si somma la sentenza della Corte costituzionale del 2010 contro il nostro statuto di autonomia. Non c’è modo per i catalani di essere catalani all’interno dello Stato spagnolo. Noi non avremmo problemi con la cittadinanza spagnola. La Spagna avrebbe potuto essere lo Stato dei catalani, ma hanno continuato a centralizzare, non rispettano per niente le lingue diverse dal castigliano e il re non rispetta affatto le diversità. Non possiamo continuare a vivere in uno Stato così».

Se i leader indipendentisti se la cavassero con un’assoluzione, lei rientrerebbe in Catalogna?
«Mi piacerebbe molto avere questo problema perché vorrebbe dire che i miei colleghi saranno stati trattati con giustizia. E l’unica forma di giustizia è l’assoluzione. Quindi in caso di assoluzione ritornerei perché saprei di poter confidare in una giustizia indipendente dalla politica. Sfortunatamente, però, questo non è stato il caso finora».

La sua pena, tuttavia, potrebbe essere diversa…
«Se si tratta dello stesso crimine sarebbe abbastanza strano».

E se i suoi compagni ricevessero una pena lieve? Tornerebbe in patria?
«Anche una pena lieve sarebbe ingiusta perché non sussiste alcun crimine. Nemmeno nell’ordinamento spagnolo organizzare un referendum sull’indipendenza costituisce un crimine. Hanno tirato fuori questa interpretazione qualche anno fa dal codice penale. Non si può accettare una condanna per un crimine che non si è commesso. Noi abbiamo voluto esercitare il nostro diritto all’indipendenza e la responsabilità dello Stato non avrebbe dovuto essere reprimerlo, ma permettere alla società catalana di esprimersi, a prescindere dal risultato».

Ma non dovrebbe essere il popolo spagnolo tutto a esprimersi a riguardo?
«No perché tutti i referendum di autodeterminazione riguardano la specifica minoranza nazionale. L’obiettivo è proteggere la minoranza nazionale ed è per questo che è stato impiegato lo strumento dell’autodeterminazione. È in ogni caso una questione interessante perché, anche nel caso in cui si presentasse lo scenario di un referendum esteso a tutta la Spagna, vorrebbe dire che la Spagna avrebbe quantomeno accettato che la Catalogna è un soggetto politico a pieno titolo e ha diritto a divenire indipendente. E questo benché ottenere
l’indipendenza per questa via sia impossibile. E sarei contento anche se la Spagna permettesse di organizzare un nuovo referendum sull’indipendenza in Catalogna e i catalani decidessero di rimanere in Spagna perché vorrebbe dire che la Catalogna sarebbe stata riconosciuta come un soggetto politico».

Come vede la Catalogna tra dieci anni?
«Come membro a pieno titolo dell’Unione europea, membro delle Nazioni unite e partner per le sfide che il mondo si trova ad affrontare: il cambiamento climatico, le crisi migratorie, la contrazione industriale, i diritti fondamentali».

Non è troppo ottimista?
«Se come popolo, dopo la caduta di Barcellona dell’11 settembre 1714, non fossimo stati ottimisti, oggi non parleremmo catalano, non avremmo recuperato alcune istituzioni come il Parlamento e il Governo catalani. È l’essere ottimisti nel momento della disfatta che ci ha permesso di costruire la Catalogna. Questo è lo spirito catalano. Non arrendersi mai. Siamo tra due grandi potenze, la Francia e la Spagna, sappiamo di essere una minoranza, ma vogliamo sopravvivere».
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:28 pm

Catalogna: Corte Suprema avrebbe condannato indipendentisti per sedizione
12 ottobre 2019

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 4b-8STGWUY
La Corte suprema spagnola avrebbe condannato all'unanimità per sedizione i leader indipendentisti catalani: è quanto anticipa la stampa spagnola, in attesa della storica sentenza.

l Tribunale Supremo probabilmente renderà pubblica lunedì la sentenza del 'proces', il processo per le vicende legate al referendum indipendentista dell'ottobre 2017. Ma in attesa che la sentenza divenga pubblica, è filtrata questa indiscrezione.

Dopo quattro mesi di deliberazioni, i sette magistrati della Seconda Sezione del Tribunale avrebbero deciso di condannare nove dei 12 accusati per il reato di sedizione, ovvero attacco all'ordine pubblico. I magistrati, che scaglioneranno le pene in relazione della partecipazione di ciascuno ai fatti, avrebbero escluso dunque il reato più grave, quella di attentato alla Costituzione, che era chiesto dalla Procura.

Per quest'ultima infatti, il piano indipendentista fu equivalente a 'un colpo di Stato' che cercò di liquidare la Costituzione. I giudici avrebbero anche deciso di condannare l'ex vicepresidente Oriol Junqueras e gli ex consiglieri in carcere (Joaquim Forn, Josep Rull, Jordi Turull e Raul Romeva) per malversazione di fondi pubblici.
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Re: La Catalogna non merita il mio sostegno

Messaggioda Berto » dom apr 25, 2021 8:29 pm

La Catalogna è sinistramente pro invasione dei clandestini

Open Arms, il Parlamento catalano premia Oscar Camps e Carola Rackete
11 settembre 2019

https://www.quotidiano.net/esteri/video ... -1.4777073

Oscar Camps, il fondatore di Proactiva Open Arms e Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, premiati a Barcellona dal Parlamento catalano con la medaglia d'oro, l’onorificenza più alta dell’organismo. Il riconoscimento ai due attivisti per il loro impegno nel salvataggio di vite umane in mare. All'evento era presente anche il tecnico del Manchester City, Pep Guardiola.


Ville e chalet di lusso: tutte le proprietà del patron di Open Arms
Gianni Carotenuto - Mer, 04/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 48203.html

Un'inchiesta realizzata in Spagna rivela che Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms tra le più attive nel salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo, paga oltre 4 mila euro al mese per due mutui e l'affitto di uno chalet di lusso

Tra i principali nemici di Matteo Salvini nei suoi ultimi mesi trascorsi al Viminale, Oscar Camps si è scontrato a ripetizione con il segretario della Lega.

Fondatore della ong Proactiva Open Arms, Camps ha criticato più volte il leader del Carroccio per la sua indisponibilità ad aprire i porti italiani allo sbarco delle centinaia di migranti caricate dalla sua imbarcazione, la Open Arms. Un capitolo che ora è chiuso, almeno per quanto riguarda il rapporto tra Salvini e il presidente di una delle ong più battagliere nel trasporto di migranti in Italia. Ma Camps resta al centro dell'attenzione mediatica. E non solo per le attività della sua ong.

Infatti, Camps è finito nella bufera in Spagna per un'inchiesta del portale Ok Diario, che rivela come - almeno fino a pochi mesi fa - il fondatore di Open Arms spendesse 4.168 euro al mese per due mutui e l'affitto di uno chalet di lusso. Nello specifico, Camps dispone di tre proprietà immobiliari: una casa bifamiliare in un comune di Barcellona vicino a Mataró, un palazzo a Girona e un'altra villa vicino alla città portuale di Denia (Alicante).
Il patrimonio immobiliare di Oscar Camps

La prima abitazione è una villetta a Tiana (Catalogna), grande 256 metri quadrati. Camps l'ha acquistata nel 2018 insieme alla moglie e con un mutuo dal valore di 408.000 euro. Ogni mese, il fondatore di Open Arms - Ong difesa a spada tratta da Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, sostenuta dall'Open Society di George Soros - paga circa 1.700 euro. La villetta, valutata oltre mezzo milione di euro, ha due piani, diverse camere da letto e un garage di 83 mq. Ha anche un allarme e diverse telecamere di sicurezza per prevenire i furti. La casa si trova a poco più di un km dall'esclusivo Maritime Club di Montgat. Camps e la sua famiglia vivono qui da alcuni mesi.

Camps dispone poi di un secondo immobile. Si tratta di un palazzo situato a Santa Coloma de Farners, vicino a Girona, in Catalogna. La casa si trova su un terreno di 937 metri quadrati e si compone di tre piani, ognuno largo 117 mq. Come si legge nel documento registrato al catasto, il piano terra è composto da soggiorno, sala da pranzo e cucina. Il primo piano è formato da quattro camere da letto, due bagni e uno studio, mentre al secondo piano c'è un monolocale. L'edificio, costruito nel 1983, è stato ereditato da Camps che ne è comproprietario insieme a una persona con cui condivide il secondo cognome.

Non c'è due senza tre. E infatti Camps possiede anche uno chalet a Els Poblets (Alicante), situato tra le città di Gandia e Denia. Questa proprietà è stata acquisita con la moglie nel gennaio 2010 ed è tassata con un mutuo di 229.058,60 euro. Per questa proprietà esclusiva, secondo Ok Diario, Oscar Camps dovrebbe pagare 968 euro al mese. Lo chalet ha una superficie costruita di 205 metri quadrati distribuita su due piani. Il primo di questi, 126 metri quadrati, ha un bagno, una camera da letto, un soggiorno e una cucina. Il secondo piano ha altre due camere da letto, spogliatoio, bagno e terrazza di 30 metri quadrati. Ha anche un giardino privato e una piscina per uso privato.

Aggiornamento delle 16.43 del 6 settembre 2019. Una prima versione di quest'articolo riportava: "Ogni mese, il fondatore di Open Arms - finanziata dalle Open Society Foundations di George Soros - paga circa 1.700 euro". Affermazione rivelatasi poi errata e modificata in: "Ogni mese, il fondatore di Open Arms - Ong difesa a spada tratta da Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, sostenuta dall'Open Society di George Soros - paga circa 1.700 euro"
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