Ue, 5 Stelle hanno deciso: "Sì alle sanzioni contro Orbán". Strappo con Salvini. Forza Italia voterà nodi ANNALISA CUZZOCREA
2018/09/11
https://www.repubblica.it/politica/2018 ... -206150596"Voteremo a favore delle sanzioni". Fonti del Movimento 5 stelle confermano a Repubblica - già in tarda mattinata - che i parlamentari europei andranno contro la linea espressa dalla Lega di Matteo Salvini, e appoggeranno la risoluzione di condanna dell'Ungheria nel voto di domani a Strasburgo. Nel pomeriggio poi la conferma ufficiale: Per noi Orban, Macron, Merkel e Junker sono fatti della stessa pasta. Hanno lasciata sola l'Italia perché non aprono i loro porti e non accettano i ricollocamenti dei migranti. Il M5S è in Europa per difendere gli interessi degli italiani!". Tra i due alleati del governo gialloverde si consuma così un nuovo strappo, mentre l'asse tra Orbán e Salvini appare sempre più forte.
LO STRAPPO M5S-LEGA
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha preannunciato e motivato il suo voto contro le sanzioni con queste parole: "Voteremo in difesa di Orbán, l'europarlamento non può fare processi ai popoli e ai governi eletti".
Quando gli viene chiesto di commentare la scelta grillina, Salvini sostiene che non ci sono problemi con l'alleato ma dice: "Ognuno è libero di scegliere cosa fare: la Lega in Europa sceglie la libertà". Con il voto di Strasburgo, Lega e 5Stelle esprimeranno due opposte visioni dell'Unione. Una contrapposizione che era emersa anche in occasione della visita di Orban in Italia, quando i capigruppo 5Stelle di Camera e Senato avevano sottolineato che l'incontro riguardava solo Salvini come politico e non coinvolgeva il governo. Un elemento di tensione che arriva all'indomani dell'affondo durissimo di Alessandro Di Battista contro la Lega. "Le politiche migratorie di Orban vanno contro gli interessi italiani, quindi Orban non può essere mio alleato", aveva detto tra l'altro Di Battista.
BERLUSCONI VOTA COME SALVINI
Sul caso Orban, peraltro, Salvini recupera l'unità con Berlusconi. Perché anche Forza Italia - membro del Ppe - fa sapere che voterà no alle sanzioni. C'è anche stata una telefonata tra il premier ungherese e Silvio Berlusconi. Polemico il Pd: "La destra italiana compatta su Orban, quello che alza i muri, quello che dice i rifugiati sono un problema degli italiani. Sovranisti a casa nostra, zerbini in Europa" twitta il segretario Maurizio Martina. Questo mentre il Ppe prende tempo: "La mia famiglia politica deciderà stasera sul voto di domani" sull'Ungheria, "ma voglio dire a tutti che se non ci sarà la disponibilità a risolvere tutti i problemi da parte del governo ungherese, si farà scattare l'articolo 7.1", ha detto il leader dei Popolari al Parlamento Ue Manfred Weber.
MELONI: "CONDANNA SAREBBE UNA FOLLIA"
E il fronte del centrodestra italiano si ricompatta del tutto con la presa di posizione di Giorgia Meloni, che peraltro si fece fotografare con Orban in campagna elettorale. Il suo appoggio al premier ungherese è totale: "Sanzionare l'Ungheria perchè si rifiuta di essere invasa da immigrati clandestini è semplicemente follia. Non è Orban a tradire i valori fondanti della Ue ma chi nella Ue spalanca le porte all'immigrazione incontrollata, umilia i diritti dei popoli e nega la sovranità delle nazioni".
L'ATTACCO DI ORBAN
Il premier ungherese, Viktor Orbán, ha preso la parola davanti al Parlamento di Strasburgo. Ma prima si è espresso su Facebook: "Il giudizio contro di noi è già scritto". Poi, in aula, ha attaccato a testa bassa: "Non cederemo al ricatto, fermeremo la migrazione clandestina anche contro di voi se sarà necessario, siamo pronti per elezioni di maggio. Difendo la mia patria, che ha combattuto per le libertà democratiche contro i comunisti, voi volete emettere una condanna delle scelte degli elettori ungheresi".
Il voto di domani è sulla risoluzione che chiede di attivare l'articolo 7 del Trattato contro l'Ungheria. Una mossa cui si ricorre solo in casi estremi, quando c'è un "evidente rischio di violazione dei valori da parte di uno Stato membro". Le accuse contro Budapest riguardano le politiche adottate nei confronti di media, università, giudici.
ORBAN E I MAGHI DELLA UENiram Ferretti
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 E così Viktor Orban è stato messo sotto processo dall'Unione Europea. La colpa di Orban sarebbe quella di non volersi sottomettere insieme agli altri paesi dell'Est Europa al verbo della teologia immigrazionista a traino tedesco, uno dei capisaldi della UE.
Orban ha osato contrapporsi a George Soros e alla sua tentacolare Open Society Foundations la quale lavora indefessamente con 18 miliardi di dollari di budget per un mondo post-nazionale e post-identitario, un mondo in cui i confini e le tradizioni specifiche dei paesi saranno abolite (attenzione non quelli dei paesi islamici, ma di quelli liberali e democratici), per fare posto a una utopia universalista in cui emergerà l'Umanità.
È un vecchio progetto che discende dal radicalismo illuminista e poi si incarna nell'utopia comtiana e marxista. Un progetto gnostico.
In questa prospettiva, la UE incarnerebbe le forze del Progresso, mentre Orban e gli altri paesi dell'Est europeo che si sono opposti alle decisioni della Germania in merito all'immigrazione, sarebbero, come è sempre, le forze delle tenebre.
Anche Israele e gli Stati Uniti sono considerati, in questo senso, stati regressivi perché hanno un forte senso di sè, difendono i propri confini, e non sono disposti a rinunciare alla propria identità specifica.
Orban non è certamente un liberale, ma il punto non è questo, l'avversione nei suoi confronti deriva in primis per il suo rifiuto di piegarsi al dogma immigrazionista e alla presunzione megalomane della UE di incarnare il futuro del continente.
Ci sarebbe da discutere, se è meno liberale Orban, o un conglomerato di paesi che pretende di decidere come deve essere il futuro dell'Europa sulla base della convinzione di conoscere le leggi della storia.
Il pericolo maggiore non è Orban o chi la pensa come lui, definito sbrigativamente come "populista" o "sovranista", termini fatti apposta per bollare chi si appone alla narrativa dominante, ma chi pretende di guidare il nostro futuro sulla base della propria scienza magica.
Niram Ferretti
Sono d'accordo. È nella logica delle cose. Ma attenzione, essere parte della UE non significa dovere sottoscrivere in toto ogni posizione che essa assume. Inutile continuare a girarci incontro, il dogma dell'immigrazione e la sua gestione eterodiretta da Berlino non può essere imposto con la conseguenza che chi vi si oppone è scomunicato.
Niram Ferretti
Sì, ma Soros è portatore di una riedizione del progetto comtiano e poi marxista della Società dell'Umanità, in cui identità culturali e nazionali sono dissolte. L'identità occidentale è cosa vasta. No è certo solo democrazia e liberalismo. La democrazia illiberale è, evidentemente, un ossimoro, ma un paese come gli Stati Uniti è pienamente e profondamente occidentale e non ha certo mai rinunciato alla propria forte identità, In Unum pluribus. L'Ungheria ha, ovviamente un'altra storia. Come Israele, altro paese fortemente avversato dalla teologia postnazionalista della UE. L'immigrazione è oggi la questione principale, ed è su questa questione che ci definiremo nei prossimi anni. Daniel Pipes che guarda con grande attenzione a cosa si muove nell'Europa dell'Est, ha rigettato termini come "populista" e "sovranista" preferendogli "civilizzazionista". Si tratta di paesi che sono in primis in difesa della loro tradizione cristiana e che non hanno alcuna intenzione di volerla gettare alle ortiche per sostituirla con la religione laica dell'Umanità. P.S. Personalmente considero Popper un mediocre scienziato politico. Dei filosofi greci non aveva capito nulla. C'è una magnifica corrispondenza tra Eric Voegelin e Leo Strauss, in cui viene fatto a pezzi. In ogni caso, come sai Pierfrancesco, la società aperta di Soros non ha niente a che vedere con quella di cui parlava Popper.
Pierfrancesco Bottero
Infatti , Niram, ho scritto che ritengo la società aperta un valore da difendere... e ho aggiunto..." no, non Soros, forse Popper". Su questi temi, abbiamo già discusso in passato (a proposito di Trump), abbiamo qualche idea in comune (Israele, minaccia islamista o islamica, radici giudaico-cristiane dell'Europa, persino identità fra venuta del Messia ebraico e Parusia ) e qualche idea e giudizio ...divergente (io sono più europeista, mondialista...liberale). Shalom
Niram Ferretti
Ma Pierfrancesco, potremmo stare qui a lungo e ragionare sul concetto di europeismo. Anche io sono europeista, ma la mia idea di Europa non coincide con quella della UE. Tutto qui. Non credo in una Europa post-nazionale e post-identitaria, non credo negli organismi sovranazionali se non ad uso limitato, mi considero un hobbesiano per quanto riguarda l'idea base che il mondo in cui viviamo è un mondo minaccioso e bisogna salvaguardarsi adeguatamente senza mai abbassare la guardia. Poi, ben vengano in spirito di dialogo e mutuo scambio anche i giudizi divergenti.
Pierfrancesco Bottero
Niram Ferretti ovviamente... non parlo degli attuali indirizzi dominanti della UE .... ma credo che la Ue vada difesa e che l'alternativa sia la riduzione di tutti i paesi europei a province marginali di un'Eurasia guidata da identita' forti ma non molto .... apprezzabili, con gli occhi a mandorla. Shalom
Niram Ferretti
Sì so bene cosa intendi Pierfrancesco, e certamente la dissoluzione della UE farebbe gli interessi di Putin. Concordo pienamente. Tuttavia, questa UE, così com'è non può andare molto lontano. E' nata morta e si trascina morta dalla sua nascita. La verità è che l'Europa è stata distrutta da due guerre mondiali. Quel mondo è finito nel 1945. Successivamente si è continuato a chiamare Europa l'agglomerato difeso dagli Stati Uniti, ma oggi gli Stati Uniti non hanno più questa vocazione. Ognuno dovrebbe fare per sè, ma chi ci riesce veramente? Eppure la UE non garantisce nessuno e niente. Siamo al cospetto di una serie di aporie.
Pierfrancesco Bottero
In gran parte vero, ma non vedo alternativa a una pur lenta, contraddittoria, zigzagante, faticosa, lunga (generazioni..) convergenza. O meglio, le alternative che vedo....sono peggio.
Niram Ferretti
L'Europa dell'Est esiste, si contrappone alla progressiva mancanza di identità dell'Europa occidentale che è, a mio giudizio, un processo irreversibile. L'Austria di Kurtz è già spostata più verso est che ovest. I confini chiusi all'immigrazione imposta sono anche metaforici, sono spazi di delimitazione della propria sovranità, della propria identità da salvaguardare non solo da una immigrazione che non è disposta all'integrazione, ma anche dalla dissoluzione identitaria dell'Europa occidentale. Forse ci aspetta una post-Europa divisa in due, ma non necessariamente Eurasia. Non la vedo la Polonia e la Repubblica Ceca tornare sotto l'egida dei russi e francamente, malgrado i rapporti cordiali di Orban con Putin nemmeno l'Ungheria.
Pierfrancesco Bottero
Da Bela Kun in poi... per parlare dell'Ungheria soltanto (ma vale per quasi tutti) dopo la dissoluzione dell'impero asburgico, non trovo esempi edificanti nella storia politica del paese. L'Italia dell'Est non mi piaceva ai tempi della Cortina, non mi piace neppure adesso. Sono troppo... occidentale, nel bene e nel male. Rispetto alla Russia (ma c'è incombente anche la nuova potenza globale cinese) l'Europa dell'Est potrà alla lunga resistere solo ancorandosi a Ovest, e gli Stati Uniti non so per quanto saranno ancora interessati al teatro europeo in genere...
Per non parlare delle questioni fra europei orientali... ad iniziare da Ungheria e Romania, paesi balcanici, eccetera. Se uniti e difficile, per dirla con Totò... sparpagliati é impossibile. Shalom
Ungheria: “Non sottomettersi all’Islam”, di Daniel Pipes
18 agosto 2018
http://www.linformale.eu/ungheria-non-s ... niel-pipes Nessun capo di governo europeo si esprime nemmeno lontanamente come il premier ungherese Viktor Orbán. Ad esempio, quest’ultimo ha di recente parlato di costruire in Ungheria un “ordine costituzionale fondato su basi nazionali e cristiane”, per evitare in tal modo un futuro in cui “l’intera Europa [sia] (…) sottomessa all’Islam”.
Questa, in breve, è la rottura causata da Orbán, 55 anni, e dal suo partito Fidesz. Egli delinea obiettivi esplicitamente conservatori (o nella sua terminologia “illiberali”) che difendono “un modo di vivere che scaturisce dalla cultura cristiana” e rifiuta l’influenza musulmana. In tal modo, Orbán ha minato il consenso a livello europeo e ha incoraggiato gli elettori in Polonia, Austria, Italia e Germania a opporre resistenza a ulteriori flussi migratori incontrollati.
Naturalmente, i media occidentali rispondono a questa presunzione con implacabili critiche. E alcune di esse sono meritate, come l’acquisizione da parte del governo ungherese di quasi tutto l’apparato mediatico, le pressioni esercitate sulle Ong ostili, le violazioni di Orbán dell’indipendenza della magistratura, la sua corruzione e le sue politiche pro-Putin. Un mio interlocutore, nel corso della mia recente visita in Ungheria, ha paragonato in modo allarmante il profondo impatto di Fidesz sulla società a quello avuto dal Partito Comunista durante l’era sovietica (1944-1989).
Ma le altre critiche mosse al governo sono esagerate o ingiuste. Sì, gli ebrei locali si lamentano di una maggiore ostilità, ma gli episodi antisemiti sono diminuiti e l’Ungheria è il posto più sicuro in Europa per gli ebrei osservanti. Orbán sostiene ragionevolmente che accogliere un gran numero di migranti musulmani antisemiti sia la vera minaccia per gli ebrei. I suoi forti attacchi a George Soros, un ebreo antisionista e discutibile, non sono più antisemiti di quelli di David Horowitz o Black Cube. L’Ungheria è il paese europeo che intrattiene i migliori rapporti con Israele.
In un sorprendente ribaltamento del consueto schema occidentale, le istituzioni ebraiche di Budapest operano allo scoperto, mentre Amnesty International “si nasconde dietro un’arrogante e protettiva porta di metallo”.
Il governo non è anti-musulmano. Sì, è vero, Orbán ha criticato violentemente i migranti illegali definendoli “non profughi, ma una forza d’invasione musulmana” e ha affermato che “un ampio numero di musulmani porta inevitabilmente alla formazione di società parallele, perché la comunità cristiana e quella musulmana non si uniranno mai”. Ma i musulmani che seguono le regole sono accolti con favore.
Sono numerosi i turisti musulmani che si recano in Ungheria, come si può ben vedere facendo una passeggiata sulle rive del fiume Danubio. Sono disponibili anche visti più lunghi. Per quattro anni, dal 2013 al 2017, il partito di governo Fidesz ha messo in vendita i “settlement bonds”, una sorta di Bot della “residenza”, del costo di 350mila euro, e in cambio dell’acquisto si offrivano passaporti ungheresi, anche a molti musulmani. Circa 20mila studenti, soprattutto islamici provenienti dalla Turchia, dal Libano, dagli Emirati Arabi e dall’Indonesia, hanno beneficiato di un programma di assegnazione di borse di studio chiamato Stipendium Hungaricum.
I migranti musulmani hanno ruoli visibili in varie attività economiche: nell’ambito della medicina e dell’ingegneria, nel settore immobiliare, del cambio valuta, ma sono anche titolari di ristoranti e panetterie. Un artista turco, Can Togay, ha ideato e realizzato l’inquietante memoriale dell’Olocausto intitolato “Le Scarpe sulla Riva del Danubio”.
In un referendum dell’ottobre 2016, il 98,4 per cento degli ungheresi ha bocciato le quote di richiedenti asilo assegnate al loro paese dall’Unione europea. Certo, una campagna governativa per il “no” e un boicottaggio dell’opposizione hanno inflazionato artificiosamente questa percentuale, ma l’esito del referendum ha rivelato l’esistenza di una maggioranza contraria a una immigrazione di massa incontrollata. Come mi ha detto un alleato di spicco di Orbán: “Ci piacciono i musulmani, ma lontano da qui”.
Nei dibattiti sorti a Budapest e focalizzati sul perché gli ungheresi (e i loro vicini) ) reagiscono in modo così negativo ai flussi migratori non controllati, sono emersi molteplici fattori:
I ricordi negativi dell’aggressione ottomana e dell’occupazione dei territori ungheresi durano da più di 150 anni.
L’insicurezza sulla sovranità, dopo che il paese divenne indipendente dall’Unione Sovietica solo 29 anni fa.
“L’ideologia di Bruxelles è poco allettante come quella di Mosca”, mi ha detto Dávid Szabó della Századvég Foundation, spiegandomi per quale motivo gli ungheresi hanno volto lo sguardo alla tradizionale cultura orientata in senso cristiano.
La consapevolezza dei problemi associati alla migrazione musulmana verso l’Europa occidentale, compresa la poligamia, i delitti d’onore, le bande di stupratori, le “no-go zones” parziali, i tribunali della Sharia e le società parallele.
La mancanza di fiducia nei confronti dell’Europa occidentale, ispirata da atteggiamenti americani, che ogni migrante possa essere integrato.
La propensione per il calo demografico (a causa del basso tasso di natalità e dell’elevata migrazione) per l’arrivo di persone provenienti da una civiltà straniera; come mi ha detto un ungherese: “Meglio avere dei paesini vuoti che dei villaggi abitati da somali”.
L’ottimismo che la popolazione ungherese, la quale diminuisce di circa 30mila persone l’anno, possa essere incrementata senza la migrazione musulmana attraverso delle politiche favorevoli alla natalità, concedendo la cittadinanza agli ungheresi etnici che vivono fuori dell’Ungheria e attirando immigrati dai paesi dell’Ue.
“Anche se Orbán governa un piccolo paese, il movimento che egli rappresenta è di importanza globale”, osserva l’analista bulgaro Ivan Krastev. Un sondaggio sull’influenza esercitata a livello mondiale da 80 paesi potrebbe classificare il suo potere solo al 73° posto, ma l’Ungheria tende ad acquisire una centralità senza precedenti in Europa, con Orbán che sta diventando il più importante leader del continente.
Addenda del 14 agosto 2018:
(1) Nell’articolo ho parlato dei “ricordi negativi dell’aggressione ottomana e dell’occupazione dei territori ungheresi”, ma c’è anche un lato più positivo, come simboleggiato dalla straordinaria carriera del convertito ungherese all’Islam, Ibrahim Müteferrika (1674–1745) e da tre eroi nazionali che si rifugiarono nell’Impero ottomano: Imre Thököly (1657-1705), Ferenc Rákóczi (1676-1735) e Lajos Kossuth (1802-1894).
(2) Orbán considera i musulmani una minaccia politica alla sua visione di una tradizionale cultura cristiana. Come egli spiega:
“Potrebbe presentarsi la situazione in un paese in cui il 10 per cento o più della popolazione totale è musulmana. Possiamo essere sicuri che non voteranno mai per un partito cristiano. E se aggiungiamo a questa popolazione musulmana le popolazioni di origine europea che stanno abbandonando le loro tradizioni cristiane, allora non sarà più possibile vincere le elezioni sulla base delle fondamenta cristiane. Questi gruppi che preservano le tradizioni cristiane saranno costretti a lasciare la politica, e le decisioni sul futuro dell’Europa saranno prese senza di essi”.
(3) Per “fondamenta cristiane”, Orbán intende che “[il nostro] dovere non è difendere i canoni delle fede, ma le caratteristiche della vita, per come si sono da essi originate. Queste includono la dignità umana, la famiglia e la nazione”.
(4) John O’Sullivan (che vive a Budapest) definisce il governo ungherese nazional-conservatore e ritiene che esso si stia
“Avviando verso un nuovo spettro politico – quello in cui un partito nazional-conservatore di ampia portata, Fidesz, domina il centro della politica, con un partito progressista della classe media alla sua sinistra e un partito populista delle classe operaia alla sua destra. È possibile vedere come siano emersi modelli simili (anche se non identici) in altre recenti elezioni europee, soprattutto in Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna e Germania, dove i populismi sono apparsi in punti molto diversi dello spettro convenzionale sinistra-destra”.
(5) Qui di seguito alcuni dettagli sui tre motivi citati nell’articolo summenzionato che inducono all’ottimismo demografico: 1) Una massiccia politica favorevole alla natalità, la quale incoraggi il matrimonio, offra sovvenzioni per l’acquisto delle case, sussidi e agevolazioni fiscali per i figli, contempli la costruzione di infrastrutture per la cura dell’infanzia e incentivi gli orari di lavoro flessibili. Questa combinazione aumenta il Tasso di Fecondità Totale (TFT) da 1,25 a 1,48 – apprezzabile, ma non molto adeguato (per sostenere una popolazione occorre un TFT pari a 2,1). 2) Budapest ha concesso la cittadinanza a più di un milione di ungheresi etnici nella diaspora, la maggior parte dei quali vive nei paesi vicini; 170mila di loro si sono trasferiti in Ungheria. 3) L’Ungheria intende accogliere coloro che fuggono dai paesi dell’Europa occidentale: pensionati, conservatori, ebrei, cristiani praticanti, dirigenti d’azienda e giovani famiglie con bambini. Già, ad esempio, circa tremila olandesi si sono trasferiti in Ungheria, almeno in parte per “paura dei profughi e degli attacchi terroristici”. Che il costo della vita sia circa due terzi di quello della Germania e che le imposte siano basse, sono dei fattori allettanti. A differenza di altri paesi dell’ex blocco sovietico, l’Ungheria non è né industrializzata né inquinata. Anche un clima mite senza uragani e l’assenza di terremoti rendono il paese appetibile. Un articolo di CBS News piazza Budapest all’8° posto nella classifica delle città di tutto il mondo in cui decidono di trasferirsi coloro che lasciano i propri paesi d’origine.
(6) La situazione dell’Ungheria fa pensare al Giappone, e questo perché entrambi i paesi hanno una lingua e una cultura che sono distinte, ed entrambi ritengono che il calo demografico sia preferibile all’immigrazione. Ma l’Ungheria ha due vantaggi: una diaspora molto più massiccia da cui attingere (il 50 per cento della popolazione nazionale contro il 3 per cento) e la disponibilità a integrare chiunque (come i medici vietnamiti) impari l’ungherese.
(7) I legami ungheresi con la Polonia, sia nel corso della storia sia attualmente, sono positivi. Si pensi alla memorabile massima degli intellettuali ungheresi, “Capisco tutto a Cracovia, tranne la lingua”. Ci si potrebbe aspettare che i due governi lavorino in tandem su molte questioni, inclusa quella della migrazione.
(8) Éric Fournier, l’ambasciatore francese in Ungheria, ha avuto la temerarietà di elogiare la politica migratoria di Budapest definendola un “modello che è riuscito ad anticipare i problemi che sono sorti con i movimenti migratori illegali”. È talmente grande l’apprensione dell’élite costituita dalle cosiddette 6P (polizia, politici, preti, stampa [press], procuratori e professori universitari) che nientemeno che il presidente Emmanuel Macron lo ha pubblicamente rimproverato.
(9) Nell’oscuro, ma importante “Processo di Rabat”, solo il governo ungherese si è rifiutato di incoraggiare la massiccia immigrazione africana in Europa. Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha osservato che una dichiarazione del Processo di Rabat del maggio 2018 definisce la migrazione come “un processo positivo che deve essere incoraggiato e di conseguenza devono essere aperti nuovi canali per la migrazione, e non è possibile differenziare i migranti in base al loro status giuridico”. Pertanto, “l’Ungheria era da sola nell’esprimere il suo rifiuto ad appoggiare” la dichiarazione. Gli altri governi e i media mainstream hanno ignorato l’argomento. Per ulteriori dettagli si veda l’articolo di Judith Bergman [pubblicato sul sito web del Gatestone Institue] dal titolo “Unione europea: Come fermare l’immigrazione di massa dall’Africa? Portare tutti in Europa”.
(10) Orbán nutre un forte interesse per il Medio Oriente, dichiarando che “oggi, la sicurezza dell’Ungheria (…) e dell’intera Europa dipende dal fatto che Turchia, Israele ed Egitto siano abbastanza stabili per contenere e fermare i flussi musulmani che si riversano in Europa da quella regione”.
(11) Qui di seguito, ulteriori informazioni sulla questione dell’antisemitismo. Il governo promuove la cultura ebraica: ad esempio, il pluripremiato film il figlio di Saul celebra gli ungheresi che salvarono gli ebrei dai nazisti, e Budapest ospiterà nel 2019 i Giochi Europei Maccabi.
(12) Gli ammiratori e i critici concordano sul fatto che Orbán abbia una visione a lungo termine; un analista lo paragona a un grande maestro di scacchi che riesce a vedere in anticipo 25 mosse, mentre Boris Kálnoky del Die Welt afferma che Orbán pensa con venti anni di anticipo. Al contrario, la cancelliera tedesca Angela Merkel lo considera un “uomo pericoloso”.
Traduzione in italiano di Angelita La Spada
L’Europa infamehttps://www.facebook.com/pagnogno.mosca ... on_generic La miseria di un’Europa che condanna Orban, un leader democratico, eletto e rieletto con grande consenso di popolo, che ha migliorato la vita al suo Paese, difende la sovranità e i confini della nostra civiltà. Lo accusano di aver eretto muri per impedire i flussi clandestini. Ma i muri infami sono quelli che impediscono di uscire, non quelli che impediscono di entrare se non dalla porta d’ingresso. Dall’Ungheria non scappa nessuno. L’ultimo muro infame in Europa lo eresse il comunismo a Berlino. E lo difese a Budapest con i carri armati. Ora l’Europa carogna ci riprova a reprimere l’Ungheria. Con queste infamie fallisce l’Ue e cresce l’onda sovranista.
MV