L'Europa sta svoltando a destra via dal social nazicomunismo

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Messaggioda Berto » gio apr 18, 2019 6:30 am

Finlandia, ultradestra a un passo dall'Sdp
Francesco De Palo - Dom, 14/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... dNvMAHQaII

Socialdemocratici avanti, ma la festa rischia di essere rovinata dal boom dei sovranisti

Dalla convention sovranista di Milano al governo di Helsinki? L'eurodeputato Jussi Halla-aho, numero uno della destra di Veri Finlandesi, potrebbe essere la sorpresa delle elezioni di oggi in Finlandia.

Benché i sondaggi diano in testa i socialdemocratici al 19 per cento, con il leader Antti Rinne che potrebbe diventare il primo socialdemocratico a vincere le elezioni in Finlandia dopo due decenni, la destra nazionalista non solo è stabile al 16,3 per cento ma insegue e sta battendo già un colpo nella direzione di un possibile governo di coalizione.

«Tutto è possibile osserva alla vigilia Halla-aho, che nei giorni scorsi ha partecipato nel capoluogo lombardo al meeting con gli altri sovranisti europei - è sempre stato il nostro obiettivo vincere un'elezione e crediamo che sia un obiettivo realistico. Dipenderà se saremo in grado di mobilitare i nostri potenziali elettori nel giorno delle elezioni».

Il partito nazionalista ed euroscettico dei Veri Finlandesi si è incuneato nei consensi a causa dell'esasperata austerità applicata dal blocco centrista al governo fino a ieri. Il Partito di centro del premier Juha Sipila, il Partito di Kansallinen Kokoomus e Futuro Blu si sono caratterizzati per una strategia poggiata su spending review e tasse, al fine di risanare i conti pubblici. Ma con il doppio risultato da un lato di aver azzoppato il tanto reclamizzato welfare finlandese e dall'altro di aver lasciato praterie elettorali alle forze antisistema, come appunto i Veri e i Verdi, accreditati oggi di una buona performance.

Accanto al welfare c'è l'immigrazione come tema trainante di comizi e promesse elettorali da parte di tutti i partiti. Un report dell'Onu ha recentemente assegnato ai finlandesi la palma di cittadini più felici al mondo, per via dell'elevata qualità della vita. Il motivo? Un mix di servizi efficienti e di scarse disuguaglianze sociali, che però si sta scontrando con la cronaca quotidiana. Gli ultimi arresti nel Paese di alcuni migranti con l'accusa di violenza sessuale su ragazzine minorenni sta facendo lievitare le intenzioni di voto per i Veri Finlandesi, che stanno anche fisiologicamente gestendo i citati episodi giudiziari con un grande risalto mediatico.

Si tratta di un partito giovane, nato nel 1995: fino alle urne del 2007 aveva raccolto pochi consensi, inchiodati al 4 per cento per poi schizzare al 19 nel 2011. In quella circostanza però il no all'ingresso al governo perché considerato troppo europeo consolidò il loro ruolo nel paese, anche se il passo successivo all'interno di un esecutivo con centristi e i conservatori, nel 2015, costò loro la perdita di qualche voto. E così nel 2017 uscirono dal governo proprio per ipotecare le elezioni di oggi.

I socialdemocratici invece puntano su Antti Rinne, già ministro delle Finanze tra il 2014 e il 2015, balzato agli onori delle cronache per uno spot elettorale sui generis. Nella clip impersona l'autista di un autobus che fa salire a bordo varie persone, ognuna con una richiesta, come ambiente, lavoro, istruzione, sicurezza, uguaglianza. Un cliché non proprio comune a queste latitudini.

Nel mezzo i centristi che fanno capo all'attuale commissario Ue Jyrki Katainen in tandem con l'ex premier Alexander Stubb, in odore di un incarico a Bruxelles dopo le euro elezioni del 26 maggio. Il partito è al governo del paese ininterrottamente dal 1987. Infine i Verdi, forti dell'effetto Germania (dove Bündnis 90/Die Grünen è al 20 per cento). Oggi potrebbero toccare il risultato migliore nella storia finlandese con il 13,5 per cento.



I socialdemocratici vincono le elezioni in Finlandia. L'estrema destra (alleata di Salvini) frena: è terzo partito
2019/04/14

https://www.huffingtonpost.it/2019/04/1 ... a_23711556

Il partito socialdemocratico è in testa nelle legislative in Finlandia, davanti ai conservatori e all'estrema destra, secondo risultati parziali. Guidato dall'ex ministro delle Finanze Antti Rinne, il partito socialdemocratico otterrebbe il 19,1% dei voti, mentre il populista ed euroscettico Veri finlandesi il 15,1% e il partito della coalizione nazionale il 17,2%.

Il partito socialdemocratico ottiene la maggioranza relativa alle elezioni parlamentari in Finlandia, dopo circa il 35% di schede scrutinate. Sotto le aspettative i populisti di estrema destra dei 'Veri Finlandesi', che si piazzano soltanto quarti con circa il 15%. I sondaggi li davano come seconda forza nel nuovo parlamento.




Elezioni Finlandia: la sinistra vince di un soffio sui populisti
14 aprile 2019

https://tg24.sky.it/mondo/2019/04/14/el ... ltati.html

Il partito socialdemocratico ottiene di misura la maggioranza con il 17,7% dei voti. Al secondo posto, con il 17,5%, i "Veri Finlandesi" alleati in Europa con la Lega. Esulta Salvini: "A maggio cambieremo l'Europa"

Il partito socialdemocratico guidato dall’ex-leader sindacale Antti Rinne vince di un soffio le elezioni parlamentari in Finlandia. Con il 17,7% delle preferenze ottiene la maggioranza relativa e supera di appena lo 0,2% dei voti i populisti di estrema destra dei “Veri Finlandesi” che ottengono il 17,5% e diventano la seconda forza. "Per la prima volta dal 1999 i socialdemocratici sono il partito del primo ministro", ha detto Rinne ai militanti accorsi al quartier generale del suo partito.

I "Veri Finlandesi" a un soffio

Se la sinistra ha vinto sul filo del rasoio, vicinissima al secondo posto si attesta l'ultradestra dei "Veri Finlandesi", con il 17,5% dei consensi. Seguono il partito conservatore Kokoomus del ministro delle Finanze in carica Petteri Orpo e il partito di centro del premier uscente, Juha Sipila. Il leader dell'ultradestra Olli Kotro aveva scommesso sulla paura dei cittadini di nuovi sacrifici richiesti dagli altri partiti per contrastare i cambiamenti climatici e sulla preoccupazione di un aumento dei reati sessuali, che l'estrema destra ha attribuito agli immigrati.

La politica anti-stranieri dei "Veri Finlandesi" si è declinata in ambito europeo con l'adesione al progetto del vicepremier leghista italiano di costituire un'alleanza sovranista. Con il secondo posto potrebbero, però, non avere voce in capitolo nel nuovo governo. La partita per guidare il Paese passa ai socialdemocratici di Rinne: la maggioranza dei finlandesi, infatti, sembra aver puntato sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla difesa delle politiche sociali attualmente in vigore.

L'esultanza di Salvini

"Gli amici 'populisti' del Partito dei Finlandesi diventano secondo partito in Finlandia", afferma il vicepremier commentando i primi risultati. E aggiunge: "Il 26 maggio, insieme alla Lega, finalmente si cambia l'Europa".
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Messaggioda Berto » ven mag 03, 2019 1:19 pm

Terremoto in Spagna: Sanchez ci riprova, ma il vero vincitore è Vox
Roberto Pellegrino
29 Aprile Apr 2019

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... cede/41965

Alle legislative gli spagnoli scelgono i Socialisti con il 28,8% delle preferenze. Terremoto nei Popolari che crollano a 16,7. Vox con 26 seggi entra al Congresso per la prima volta. Record dell’affluenza al 75,2%.

La Spagna ridà un’altra possibilità ai Socialisti. Ridà fiducia, soprattutto, a Pedro Sánchez e punisce il Partito Popolare del giovane Pablo Casado che scende sotto la storica linea del 20%, fermandosi a un rovinoso 16,7. La grande sorpresa, però è Vox che tutti davano al 15 o addirittura al 20%, ottiene un prezioso 10,3 e manda 24 suoi deputati al Congresso di Madrid. L’estrema destra di Santiago Abascal, infatti, fondata nel 2013, dall’insignificante 0,2% delle prime sue legislative del 2016, è cresciuta di dieci volte, silenziosamente nel grembo della Spagna, alimentata dall’insofferenza per la cattiva politica, per la corruzione, i clandestini e per le prepotenze dei secessionisti catalani.

Podemos perde i pezzi, Ciudadanos sale
Unidos Podemos (UP) e Ciudadanos (C’s), le due forze populiste, autrici della fine del comodo e rassicurante bipartitismo iberico, hanno avuto esiti ben diversi: gli ex Indignati di Pablo Iglesias, in particolare i suoi leader interni, dopo avere litigato per un anno intero per togliere la leadership a Iglesias, sono scesi dai 71 seggi del 2016 agli attuali 42. Una flessione che ha danneggiato la coalizione con i Socialisti, privati di 29 deputati alleati al Parlamento. Successo, invece, per Ciudadanos che col 15,9 delle preferenza sale da 32 a 57 scranni, diventando un alleato fondamentale per l’armata della destra guidata da Casado. Rivera, il leader della formazione nata come elemento di rottura coi vecchi partiti nel 2006 a Barcellona, da settimane era corteggiato dal leggendario premier Popolare José Maria Aznar, tornato alla politica quasi attiva per dare un mano a Casado, dopo tre lustri d’assenza. Aznar ha fatto da collante con Vox, che Ciudadanos critica apertamente per le sue posizioni estremiste. Ha mediato tenendo assieme le due forze, sapendo che a fine corsa, sarebbero state in attivo. Santiago che si aspettava di più, galvanizzato dalle piazze affollate e adoranti e dalla stampa che lo sovrastimava, nella sua prima uscita da leader del 10,3% ha incolpato il PP per «Non avere avuto il coraggio (leggi palle) di vincere». Vox non ha sfondato, ma ha sicuramente alzato la voce e si è fatto sentire. Inoltre, con le europee a fine maggio assieme alle regionali e comunali di casa, Vox ha un altro mese di palestra per gonfiare i muscoli.

Successo per gli indipendentisti catalani e il PSC
La Catalogna è la comunità autonoma delle diciassette comunità con il record dell’affluenza dei votanti. Non accadeva da trent’anni. Il sismografo delle urne ha segnato il 64,9%, pari a un aumento del 17,8. Storico. I partiti secessionisti, quelli più moderati, JxCat ed Erc sono stati premiati. La Sinistra Repubblicana (ERC) che prima della crisi tra Barcellona e Madrid non aveva tra le sue priorità la separazione, con l’arresto e l’incarcerazione del suo leader, Oriol Junqueras costretto a guidare la sua campagna elettorale da dietro le sbarre, ha ottenuto 15 seggi, mentre i più moderati JxCat 7. Le preferenze per la Sinistra repubblicana rappresentano un voto di protesta contro i giudici di Madrid che obbligano alla galera da due anni il loro capo e alcuni ex ministri, in attesa di giudizio del Tribunale Supremo. Entro settembre arriverà il verdetto. Junqueras e compagni, in diretta sul Web, hanno usato sempre toni moderati, chiedendo nuovamente il dialogo con Sánchez e tutti i partiti, ma mostrando le distanze, ormai ampie, con il fuggitivo ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, di cui Junqueras era il vice. La questione catalana, gettonatissima nei comizi dei partiti, a scapito di tematiche non meno importanti, come economia, disoccupazione giovanile e ambiente, rimane sul tavolo di Pedro Sánchez che ha già detto di non volere più le forze indipendentiste nella sua nuova coalizione.

Presto vedremo il Pedro e Pablo bis che sperano, anche loro, nelle prossime amministrative e comunali per riaffermare la propria stabilità

Le alleanze possibili per governare in minoranza
L'alleanza tra i Socialisti di Sánchez e Unidos Podemos, senza quindi i partiti indipendentisti baschi e catalani, vale 165 seggi, mentre l'eventuale coalizione delle destre unite, ovvero Pp+C's+Vox, come Pablo Casado ha ipotizzato alla vigilia, sarebbe ancora più lontana dalla maggioranza, fermandosi a 147 seggi. Quindi, presto vedremo il Pedro e Pablo bis che sperano, anche loro, nelle prossime amministrative e comunali per riaffermare la propria stabilità.

L’affluenza record
Era dal 1993 che non toccava un dato così alto di votanti. Più che Socialisti o Popolari, ha vinto l’affluenza dei votanti. Un record con il 75,75 per cento, pari a più 9,3 per cento. In pratica su 34.798.204 spagnoli aventi diritto di voto (di cui 2 milioni residenti all’estero) hanno votato 26.36i.256, mentre in 8.436.948 si sono astenuti.
Tuttavia, benché la grande mobilitazione degli spagnoli, per la terza volta in quasi quattro anni, la Spagna appare ancora più frammentata, divisa, litigiosa e con tanta strada da fare per risolvere i conflitti costituzionali e istituzionali. Una sfida per i prossimi quattro anni di legislatura che si aprono da oggi.

Un nuovo miracolo economico nella Ue
L’economia nazionale sembra non avere risentito di questi quattro anni d’instabilità politica. Il Pil è cresciuto dall’1,2 al 2,3 e punta al 3 per la fine dell’anno. Sono però urgenti le riforme in numerosi settori e, anche se la disoccupazione è calata sotto ai quattro milioni, è ancora alta tra i 18 e i 30 anni nel Meridione della Spagna con punte del 66%. Il debito pubblico si è ridotto dal 100 per cento del Pil al 97 , ma pesa la spesa pubblica sui conti dello Stato. La grande salvezza che ha supplito a un esecutivo, è venuta dalla bilancia dell’export che ha raggiunto nuovi record facendo correre l’economia spagnola che appare spesso come una pianta infestante che per vederla ogni tanto fiorire bisogna darle un po’ d’acqua.
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Messaggioda Berto » dom mag 19, 2019 7:13 pm

Australia

Confermato il premier conservatore: "Miracolo"
Redazione - Dom, 19/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 97381.html

Parla di «vittoria miracolosa» il premier liberal-conservatore Scott Morrison, che ha vinto contro ogni attesa le elezioni in Australia.

Il premier era sfavorito nei sondaggi e la prima ammissione di un risultato inatteso è arrivata proprio dal rivale, il leader Labour Bill Shorten, che ha ammesso la sconfitta e annunciato l'addio alla guida del partito, pur non essendo ancora chiaro se i due partiti oggi all'esecutivo avranno la maggioranza per governare.

Morrison era salito al potere nove mesi fa, quando dopo una fase di grande instabilità e faide interne, il primo ministro conservatore Malcolm Turnbull fu sfiduciato con un voto segreto dal gruppo parlamentare del Partito liberale, al potere in coalizione con il Partito nazionale.



In Australia hanno vinto i conservatori
sabato 18 maggio 2019

https://www.ilpost.it/2019/05/18/elezioni-australia-3

La coalizione di centrodestra al governo è vicina alla maggioranza dei seggi, i Laburisti – dati in vantaggio nei sondaggi – sono andati male

La coalizione conservatrice che governa in Australia ha vinto le elezioni parlamentari di oggi, ottenendo il maggior numero dei seggi e probabilmente confermando il risultato delle scorse elezioni. È una notizia, tanto che il primo ministro uscente – Scott Morrison, del Partito Liberale di centrodestra – ha parlato di «miracolo»: fino a poco tempo fa il Partito Laburista era dato in ampio vantaggio, e anche i sondaggi degli ultimi giorni lo davano per lievemente favorito. Il capo del Partito Laburista, Bill Shorten, sconfitto anche alle elezioni del 2016, ha ammesso la sconfitta. Non è ancora chiaro se la coalizione conservatrice riuscirà a raggiungere i 76 seggi o dovrà stringere altre alleanze o formare un governo di minoranza, ma è praticamente certo che Morrison sarà ancora primo ministro.

In Australia, infatti, il segretario del partito più votato in Parlamento diventa automaticamente primo ministro, e questo fa sì anche che basti un voto interno al partito per arrivare al governo (oltre che rendere evidentemente più facile arrivarci così che candidandosi direttamente alle elezioni). Questo ha reso la politica australiana molto litigiosa: lo stesso Morrison è al governo soltanto da nove mesi, dopo aver vinto una disputa interna col precedente primo ministro e leader del partito, Malcolm Turnbull. Le elezioni in Australia dovrebbero tenersi teoricamente ogni tre anni, ma dal 2007 nessun primo ministro è riuscito a completare il suo mandato, e da allora i capi del governo sono stati ben sette.

Morrison lo scorso agosto decise di contendere la leadership del Partito Liberale all’allora leader e primo ministro Malcolm Turnbull, e vinse. Il voto decisivo era arrivato dopo una settimana di crisi interna al partito, durante la quale Turnbull aveva vinto per un pelo un primo voto di sfiducia. Scott Morrison, 50 anni, era diventato quindi il settimo primo ministro australiano in poco più di 10 anni. Turnbull, che era in carica da circa tre anni, aveva a sua volta preso il posto di Tony Abbott con un voto di sfiducia interno al loro partito. La principale regione della crisi del Partito Liberale erano stati i pessimi sondaggi in vista delle elezioni di oggi.

Durante la campagna elettorale, le tasse sono stati uno dei temi che più hanno diviso i partiti: i Liberali e la loro coalizione propongono un grosso taglio fiscale per la classe media, e accusano i Laburisti di voler aumentare le tasse per 200 miliardi di dollari. I Laburisti dicono di voler aumentare le tasse a chi guadagna più di 48.000 dollari l’anno, e così trovare le risorse per pagare una serie di ambiziose riforme sociali. Un altro tema importante è l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico: i Liberali hanno un piano per ridurre le emissioni, ma secondo molti è il classico “troppo poco, troppo tardi”; il piano dei Laburisti è più ambizioso ma si ferma prima di proporre una tassa sulle emissioni, dopo che in passato un simile esperimento era stato politicamente tragico per un loro governo.

Si è parlato molto anche di salute, perché il Partito Laburista ha deciso di farne il tema principale della sua campagna elettorale: propone di migliorare le terapie contro il cancro e rendere gratuite e facilmente prenotabili tutte le visite di prevenzione e controllo, e di aumentare i fondi a disposizione degli ospedali. Sull’immigrazione, invece, le differenze tra i partiti non sono così grandi: sia i Liberali che i Laburisti, per esempio, sono favorevoli ai respingimenti delle imbarcazioni di migranti che cercano di raggiungere l’Australia (soltanto i Verdi, tra i principali partiti, sono apertamente pro-immigrazione). Il Guardian ha un’utile infografica per confrontare le posizioni tra i vari partiti.

Il primo ministro Morrison dice di essere riuscito a rendere la coalizione più unita e compatta, ma sono stati mesi molto agitati per la politica australiana, e non solo per la sua cronica instabilità: gli elettori più giovani sono frustrati dall’inazione sul clima e sul costo delle case, mentre gli anziani temono soprattutto aumenti delle tasse. In tutto questo, da mesi si discute ancora molto animatamente del riconoscimento formale degli indigeni australiani e del trattamento delle donne in Parlamento, dopo un gran numero di episodi sgradevoli. E tre giorni fa è morto Bob Hawke, che dell’Australia era stato primo ministro dal 1983 al 1991 con i Laburisti, e che è stato ricordato con commozione e stima anche da molti suoi avversari.

Il sistema elettorale australiano è notoriamente particolare, e non solo perché votare è obbligatorio (chi non vota rischia comunque una multa molto bassa, circa 10 euro). Gli elettori inoltre non esprimono soltanto un voto ma devono stilare, sulla scheda elettorale, una propria “classifica” dei candidati che si presentano nel loro collegio. Il sistema è stato creato per premiare, oltre ai partiti più grandi e organizzati che spesso finiscono in cima alle preferenze, anche i più piccoli e che meno “dispiacciono” all’elettore: in prospettiva, per il sistema stesso con cui vengono assegnati i seggi, per un partito piccolo è molto più conveniente essere tra le prime posizioni di molti elettori piuttosto che essere al primo posto tra pochi.

Sulla base di questo sistema molti partiti piccoli stringono accordi politici fra di loro o con i partiti più grossi per ottenere una buona posizione nelle classifiche degli altri elettori: nella pratica, fuori dai seggi ogni partito distribuisce ai propri elettori una sorta di “indicazione di voto”, con la classifica “ufficiale” del partito compilata dalla dirigenza in base agli accordi politici, che spesso (anche per pigrizia) viene riprodotta interamente dagli elettori più fedeli al partito.
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Messaggioda Berto » lun lug 08, 2019 9:50 pm

Per un'Europa diversa che assomigli sempre di più alla Svizzera
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6880364059


L'Europa che sognamo e che vogliamo
viewtopic.php?f=92&t=2801
https://www.facebook.com/groups/338929683317591
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Re: L'Europa sta svoltando a destra via dal social nazicomun

Messaggioda Berto » lun lug 08, 2019 9:53 pm

La Grecia chiude l'era Tsipras e svolta a destra

Torna al governo il partito conservatore Nuova Democrazia, guidato da Kyriakos Mitsotakis, che si impone su Syriza con oltre il 40% dei voti. Potrebbero rimanere fuori dal parlamento le ultradestre di Alba dorata e Soluzione Greca. Sembra fatta invece per il partito di sinistra radicale di Yanis Varufakis
07 luglio 2019,22:08
grecia elezioni destra
kyriakos mitsotakis
alexis tsipras
grecia

In Grecia, il Paese per otto anni messo in ginocchio dall'ossessione europea del rigore, torna al governo il partito conservatore Nuova Democrazia, guidato da Kyriakos Mitsotakis: si è imposto nettamente contro il primo ministro uscente, Alex Tsipras, che proprio quei piani di salvataggio aveva diligentemente applicato.

Mitsotakis, 51 anni, che ha cavalcato l'onda delle proteste di piazza contro l'applicazione delle misure dell'ultimo programma di assistenza finanziaria, concluso lo scorso agosto, si avvia a vincere con il 40% dei voti rispetto al suo principale avversario, fermo al 28,5%. Tsipras, ex antagonista divenuto un alunno modello della Troika, costretto a gestire la peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi tra austerity e riforme imposte dalla troika, ha pagato i continui aggiustamenti economici che molti hanno letto come "un tradimento". In caso si confermasse il risultato, Nuova Democrazia avrebbe una maggioranza di 167 deputati su un totale di 300 parlamentari; e per la prima volta dal 2009 la Grecia potrebbe essere governata da un partito con una chiara maggioranza in Parlamento.

In base ai primi exit poll, Nuova Democrazia ottiene oltre il 40% dei voti, tra i 155 e i 167 seggi sui 300 del Parlamento rispetto alla sinistra di Syriza, che oscilla tra il 26,5 e il 30,5% con 77-82 deputati. Al terzo posto, i socialdemocratici di Kinal, 19-22 seggi, e dietro i comunisti di KKE-NI: 16-19. L'altra sorpresa della giornata sono i neonazisti di Alba Dorada: oscillano tra l'2,8 e il 4,8 per cento e potrebbero rimanere fuori dal Parlamento per non aver raggiunto la soglia minima di ingresso (3 per cento).

Non è detto che ce la faccia neppure il partito dell'ultradestra Soluzione Greca, che ha cavalcato il malcontento per l'accordo con Skopje per il cambio di nome della Repubblica di macedonia (ora Macedonia del Nord) e che era riuscito a ottenere un seggio al Parlamento europeo. Potrebbe farcela invece la sinistra di Mera25, il Fronte Europeo di disobbedienza realista, dell'ex ministro delle Finanze, Yanis Varufakis, che oscilla tra il 3 e il 5%.

Kyriakos Mitsotakis, il leader 51enne vincitore, rappresenta la quarta generazione di una dinastia di politici ed è in qualche modo un 'predestinato'. Suo padre, Konstantinos Mitsotakis, fu primo ministro all'inizio degli anni '90; sua sorella Dora Bakoyannis, è stata la prima donna sindaco di Atene, quando la capitale ospitò le Olimpiadi nel 2004, e poi divenne ministro degli Esteri. Suo nipote Kostas Bakoyannis, il figlio di Dora, è da settembre prossimo il nuovo sindaco della capitale (eletto a fine maggio). In una prima reazione, il partito ha sottolineato che i greci hanno scelto il governo che ritengono che "possa migliorare la loro vita". "Un piano con meno tasse, nuovi e migliori posti di lavoro e sicurezza per tutti".
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Messaggioda Berto » dom set 01, 2019 9:03 pm

Elezioni regionali in Germania, la grande coalizione non convince più: crescono destra e Verdi
1 settembre 2019

https://www.lastampa.it/esteri/2019/09/ ... 1.37403940

DALL’INVIATA A DRESDA. Le elezioni regionali dei due Laender dell’ex Germania Est Brandeburgo e Sassonia hanno visto due soli partiti crescere rispetto al passato: gli estremisti di destra dell’Afd (che hanno preso il 17% in più rispetto al 2017 in Sassonia è il 10% in più nel Brandeburgo) e i Verdi, che sono passati da una percentuale piuttosto bassa in entrambi i Laender a un’affermazione del 9 e 10% rispettivamente in Sassonia e Brandeburgo. I grandi partiti popolari, Cdu e Spd, tengono la testa della classifica generale (Cdu primo partito in Sassonia, Spd in Brandeburgo), ma registrano perdite consistenti rispetto al passato, come avviene ormai da tempo su tutto il territorio della Bundesrepublik. Questo significa a che per continuare a governare dovranno formare delle coalizioni sempre più composite. In Brandeburgo l’Spd dovrà chiamare a raccolta Linke e Verdi: in Sassonia il governatore Michael Kretschmer - a cui tutti riconoscono il merito di essersi battuto come un leone - dovrà tentare un governo con i Verdi o, se i numeri lo consentiranno, riproporre la coalizione con l’Spd.

In ogni caso il messaggio che arriva dagli elettori è chiaro: la grande coalizione che governa la Germania non convince più, non conquista, al massimo tiene le posizioni, ma non riesce a frenare l’emorragia di consensi, che si spostano a destra o in direzione dei Verdi. Il voto, tra l’altro, ha registrato un deciso aumento della partecipazione: in Brandeburgo l’affluenza è stata superiore di oltre 17 punti percentuali rispetto alle scorse elezioni regionali del 2017; anche in Sassonia la partecipazione è stata alta (+15%), in particolare a Dresda, a Lipsia e a Chemnitz, la cittadina che nel 2018 aveva visto massicce manifestazioni dei neonazisti, con gravi episodi di vandalismo e aggressioni.

La campagna elettorale è stata dominata dai temi della sicurezza sociale - una vera ossessione, anche in Laender con livelli di criminalità e migrazione molto bassi - e del clima - sempre più sentito dalle giovani generazioni in particolare. Malgrado si sia molto insistito, nelle settimane precedenti il voto, sulla difficoltà dei cittadini della ex Germania Est, sul loro essere considerati cittadini di seconda classe, sul cronico ritardo che registrano rispetto al resto del Paese, secondo un sondaggio di Infratest Dimap l’83 per cento degli intervistati in Sassonia e Brandeburgo si è detto “soddisfatto” della propria situazione economica.



Elezioni regionali in Germania, boom dell'estrema destra dell'Afd ma sorpasso mancato

https://www.huffingtonpost.it/entry/ele ... fe0571bfcb

La marea nera del malcontento ex-Ddr c’è stata, e pure alta, ma gli argini dei due grandi partiti al governo a Berlino - anche se scricchiolando sonoramente - tutto sommato hanno retto: nelle due elezioni regionali svoltesi nell’est della Germania, in Sassonia e in Brandeburgo, i populisti di estrema destra dell’Afd hanno rispettivamente triplicato e raddoppiato i consensi ma non sarebbero riusciti nel colpo storico di diventare primo partito in una regione tedesca, come i sondaggi avevano lasciato ipotizzare almeno a Postdam.

Il partito cristiano-democratico (Cdu) della cancelliera Angela Merkel e quello socialdemocratico (Spd) al momento senza una guida - i due pezzi dell’inquieta Grande coalizione al potere a livello nazionale - hanno conservato il primato nelle rispettive roccaforti che governano da tre decenni. Ma hanno subito perdite destinate a scuotere Berlino condizionando due dibattiti politici: l’elezione del nuovo leader Spd a dicembre e la leadership dell’attuale erede di Merkel alla guida della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer. Un ulteriore elemento di riflessione è atteso con i risultati delle elezioni fissate in Turingia per il 27 ottobre.
In Sassonia, la regione con capoluogo Dresda e la più popolosa fra le due in cui si è votato, secondo proiezioni l’Afd ha raccolto il 27% dei voti, tre volte di più rispetto al 9,7% che ebbe nelle precedenti regionali del 2014. La Cdu, perdendo sei o sette punti rispetto al 39,4% di cinque anni fa, si confermata primo partito col 32-33% dei consensi.

Era però in Brandeburgo, la regione che circonda Berlino, che i sondaggi avevano prospettato un testa a testa tra formazione xenofoba e un pilastro della democrazia tedesca, la Spd che fu di Willy Brandt ed Helmuth Schmidt. Qui l’Afd avrebbe raddoppiato i consensi passando dal 12,2% del 2014 ad un attuale 23-24%. Ma i socialdemocratici, pur perdendo sei punti, avrebbe raccolto il 27%: un margine risicato, ma dunque senza sorpasso.

In entrambe le regioni i Verdi hanno proseguito il loro trend positivo trainato dalle preoccupazioni dei tedeschi per i cambiamenti climatici ottenendo il 10% in Brandeburgo (+4 punti) e l′8,5% in Sassonia (+2 punti). Soprattutto in Sassonia, dove peraltro la Sinistra sarebbe in calo di otto punti al 10,5%, sarà problematico proseguire la Grande coalizione al governo a Dresda.

Tutte le analisi della vigilia hanno spiegato la prevista avanzata dell’Afd con la disillusione dei tedesco orientali per sviluppo e risultati dell’unificazione tedesca del 1990: fra l’altro le disparità salariali e pensionistiche, assieme alle paure alimentate delle migrazioni, sono stati fra i temi su cui hanno insistito i populisti di destra.

Il vicecancelliere e ministro delle Finanze Olaf Scholz, unico candidato di spicco fra i 20 in corsa alla guida della Spd, si è comunque sentito autorizzato dalle proiezioni a sostenere che “possiamo vincere le elezioni, questo è il messaggio che mandiamo oggi, e così deve essere sempre nei prossimi anni”.



Turingia, l'ultradestra di Afd supera la Cdu di Angela Merkel
Angelo Scarano
Dom, 27/10/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tur ... ryNjnd2Ok4

L'estrema destra tedesca di Alternativa per la Germania (AfD) va oltre il raddoppio in Turingia e diventa secondo partito dopo la sinistra radicale di Die Linke, a spese della Cdu di Angela Merkel che registra il peggior risultato mai ottenuto nella regione

L'estrema destra tedesca di Alternativa per la Germania (AfD) va oltre il raddoppio in Turingia e diventa secondo partito dopo la sinistra radicale di Die Linke, a spese della Cdu di Angela Merkel che registra il peggior risultato mai ottenuto nella regione.

In questo Land dell'est del Paese, nella ex Ddr, l'ultradestra è guidata da una delle sue figure più radicali, Björn Höcke, accusato di avere alimentato l'antisemitismo con ripetute dichiarazioni mirate a rompere con la cultura del pentimento rispetto ai crimini nazisti. Nella campagna elettorale che ha portato al voto, il candidato della Cdu Mike Mohring lo ha accusato di essere "un nazista".

Tuttavia, nonostante il recente attacco antisemita del 9 ottobre compiuto da un neonazista a Halle, nel vicino Land di Sassonia-Anhalt, che ha preso di mira una sinagoga, l'AfD vola secondo gli exit poll al 24%, cioè più del doppio rispetto al risultato del 2014, registrando un aumento di 13,4 punti. Dalla Turingia, dunque, nuovi grattacapi per i due partiti della Grosse Koalition, cioè i conservatori della Cdu di Angela Merkel e i socialdemocratici della Spd. Queste due formazioni, che hanno dominato la vita politica tedesca dal dopoguerra, hanno già subito pesanti sconfitte nelle elezioni locali in Brandeburgo e in Sassonia a inizio settembre, a vantaggio di AfD e Verdi. In Turingia per la Cdu è un crollo storico: è terzo partito con il 22,5%, in calo di 11 punti rispetto al 2014. La situazione in Turingia è particolare: si tratta del solo Land in Germania guidato da Die Linke (in coalizione con Spd e Verdi). Il governatore Bodo Ramelow nel 2014 era riuscito, dopo 24 anni di potere ininterrotto della Cdu, a conquistare questa regione industriale di 2,1 milioni di abitanti, che economicamente sta meglio rispetto alla media della ex Ddr grazie all'industria elettronica e dell'auto. Ex sindacalista, Ramelow ha optato per una politica pragmatica, non esitando a privilegiare temi cari ai conservatori come la sicurezza e ad allontanare gli slogan più radicali del suo partito. Stando agli exit poll, Die Linke è primo partito e conferma sostanzialmente il risultato del 2014 (+1,3%) attestandosi al 29,5%. Il problema, però, è che i suoi attuali partner di coalizione, cioè Verdi ed Spd, sono in calo: ottengono rispettivamente l'8,5% e il 5,5%, in calo rispettivamente del 3,9% e dello 0,2% rispetto alle ultime regionali nel Land.

Cosa succede dunque? Nessuna forza politica intende governare con l'AfD, e a complicare le cose c'è il fatto che la Cdu non intende governare con la sinistra radicale, nonostante le posizioni relativemante moderate di Ramelow. Per cui la prospettiva sembra essere quella di un governo di minoranza. La campagna si è svolta in un'atmosfera molto tesa, con accuse contro l'AfD da una parte e minacce di morte agli oppositori dell'ultradestra dall'altra. Sposato e padre di quattro figli, il leader locale dell'AfD Björn Höcke, ex professore di storia al liceo, nel 2017 aveva definito il memoriale della Shoah a Berlino un "monumento della vergogna". Ha anche difeso l'idea di una "Germania millenaria", un modo di intendere che la storia nazionale va al di là del solo periodo nazista. La cancelliera Merkel, presa regolarmente di mira dall'ultradestra per la sua politica di accoglienza dei migranti nel 2015 e nel 2016, dopo l'attacco di Halle ha esortato a prestare attenzione alle "parole" che possono "trasformarsi in atti". Il suo partito già a giugno aveva chiamato in causa l'AfD a seguito dell'omicidio, da parte di un neonazista, del politico pro-migranti della Cdu Walter Lübcke.
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Messaggioda Berto » sab set 28, 2019 9:41 am

Sondaggio: Il partito nazionale populista Vlaams Belang è il più grande partito in Belgio
24 settembre 2019

https://www.islamnograzie.com/sondaggio ... bqq5WQvjvo


Un recente sondaggio ha rivelato che il partito nazionale populista Vlaams Belang è oggi il partito più popolare in Belgio.

Secondo l’ultimo sondaggio d’opinione dei media belgi, se le elezioni nazionali si svolgessero oggi, il partito populista di destra raccoglierebbe il 24,9 per cento dei voti, diventando così il più grande partito del Belgio, Fonte: HLN .

Il secondo più grande partito, con il 22,7 per cento dei voti, è risultato il partito conservatore Nuova alleanza fiamminga, seguito dal partito aperto Vld con il 13,3 per cento dei voti. Il centrista CD & V e il partito dei Verdi di sinistra hanno raccolto circa l’11 per cento dei voti.

Nonostante sia arrivato al secondo posto nelle elezioni federali del Belgio del 2019, con quasi il 12 per cento dei voti, Vlaams Belang è stato tenuto fuori dai negoziati governativi. La mossa di escludere Vlaams Belang dal prendere parte a colloqui di governo sembra avere solo eccitato la base della destra del partito populista.

La scorsa settimana, Vlaams Belang ha rivelato il suo programma “Missie 2024” durante un incontro a Ghent.

Qui il partito ha presentato il suo nuovo slogan, “Het enige alternatiel” (l’unica alternativa).

Durante la presentazione del nuovo programma politico, il presidente del partito Tom Van Griekan ha aspramente criticato l’accordo tra i partiti di centro-sinistra e di centro-destra del paese, che escludono qualsiasi forma di cooperazione con il partito populista nazionale.
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Messaggioda Berto » lun nov 11, 2019 1:09 am

Ma i nuovi estremismi ora incalzano Angela
Gian Micalessin - Dom, 10/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... gtqrm2cITg

Trent'anni dopo la caduta del muro neanche Angela Merkel, Cancelliera simbolo dell'ultimo ventennio tedesco, sembra più reggersi in piedi.

I primi a volerla trascinare nella polvere sono gli ex concittadini di quei Lander Orientali dove la giovane Angela è cresciuta e ha studiato all'ombra del comunismo. Per capirlo basta un'occhiata ai risultati delle elezioni di Brandeburgo, Sassonia e Turingia, i tre Stati dell'Est andati al voto tra lo scorso settembre e la fine di ottobre. In tutti e tre la destra di AfD (Alternativa per la Germania), partito di riferimento per chi si oppone alle politiche filo migranti della Merkel, ha divorato voti alla Cdu salendo oltre il 23 per cento in Brandeburgo e Turingia o addirittura al 27 in Sassonia.

Nel complesso il risultato peggiore, foriero di ulteriori disastri, è però quello registrato in Turingia. Lì la sinistra di Bodo Ramelow, erede diretto dei comunisti dell'era del Muro, ha sbaragliato una Cdu franata dal 33,5 al 21,8 per cento. Quel risultato sta innescando una furiosa lotta intestina capace di travolgere sia la Cancelliera, sia quella Annegret Kramp-Karrenbauer imposta dalla Merkel come proprio successore alla testa del partito. Un successore che larga parte della Cdu considera, già oggi, assolutamente inadeguata. In questo clima teso e confuso s'inserisce la lettera con cui 17 uomini di punta della Cdu di Turingia ipotizzano un'alleanza con l'Afd per fermare gli ex-comunisti di Bodo Ramelow pronti a governare il Lander con l'appoggio dei socialdemocratici dell'Spd. L'inedita alleanza romperebbe il tabù imposto, fin qui, da una Merkel assolutamente contraria a qualsiasi dialogo con una destra considerata estremista e xenofoba.

La frattura definitiva, capace di metter fine all'egemonia della Cancelliera e costringerla ad abbandonare la poltrona, potrebbe concretizzarsi a Lipsia dove, tra 12 giorni, si aprirà il congresso della Cdu. Una sconfitta della Cancelliera, seguita dalle sue inevitabili dimissioni, rischia di spingere la Germania verso l'incognita di elezioni anticipate capaci di ridimensionare ulteriormente la Cdu e costringerla, per la prima volta dopo 50 anni, all'opposizione. Sul cadavere politico della Merkel prende corpo, insomma, una nuova rivoluzione. Una rivoluzione non memo traumatica di quella che 30 anni fa portò alla riunificazione e alla rinascita della grande Germania.
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Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 8:51 am

IN FINLANDIA TRIONFA NEI CONSENSI IL PARTITO SOVRANISTA ANTI IMMIGRAZIONE SELVAGGIA: TRUE FINNS PRIMO NEI SONDAGGI
Il Nazionalista - Quotidiano di libera informazione
lunedì 11 novembre 2019
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra

http://www.ilnazionalista.it/index.php? ... t.facebook

LONDRA - Ogni mese in Finlandia viene fatto un sondaggio sulla popolarità dei suoi partiti politici e anche questo mese il partito anti-immigrati dei True Finns ha visto la sua popolarità salire enormemente.

Secondo un sondaggio fatto tra il 2 ottobre e il 5 novembre e i cui risultati sono stati rilasciati giovedi' scorso la popolarità del partito dei True Finns e' salita nell'ultimo mese del 2,1% portando il partito ad avere il 23% dei consensi e stabilizzando la sua posizione come primo partito.

L'aspetto interessante di questo sondaggio è che i True Finns hanno rubato consenso a spese dei social democratici, del partito di centro e del National Coalition.

Nello specifico la National Coalition è ora il secondo partito col 17,3% dei consensi mentre i socialdemocratici hanno visto crollare i loro consensi dal 15,6% al 13,9% e vengono superati dai verdi che hanno il 14,2%.

I True Finns hanno visto la loro popolarità aumentare ad Helsinki e nelle piccole città e ad appoggiare il partito anti-immigrati sono i pensionati e i colletti blu, proprio la fascia di popolazione che prima votava a sinistra ma ora si sente tradita da essa e ha deciso di appoggiare un partito sovranista.

Questo aumento di popolarità pero non riguarda solo il partito dei True Finns ma anche il suo leader Jussi Alla-aho il quale ha visto la sua popolarità aumentare dal 14% ad Aprile al 24% oggi diventando così il più popolare politico finlandese.

Per capire quanto questo dato sia importante basti pensare che il secondo politico più popolare è il leader della Left Alliance Li Andersson con soli il 16% mentre i leader degli altri partiti di governo non superano il 10%.

Questi dati dimostrano che anche in Finlandia l'opposizione all'immigrazione di massa è fortissima e questo si riflette nelle preferenze politiche che premiano i partiti sovranisti con buona pace di chi si ostina a dire che tali partiti sono in declino.

Ovviamente non è vero e non a caso questa notizia è stata censurata perchè darebbe parecchio fastidio alla sinistra e al Vaticano.

Noi ovviamente non ci stiamo e l'abbiamo riportata perchè crediamo che gli italiani abbiano diritto di conoscere la verità.

Qui sotto ci sono i due link originali in lingua inglese su questa storia:

https://www.helsinkitimes.fi/finland/fi ... p-sdp.html

https://yle.fi/uutiset/osasto/news/poll ... r/11060722
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Re: L'Europa sta svoltando a destra via dal social nazicomun

Messaggioda Berto » lun mar 02, 2020 5:22 pm

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