L'Europa sta svoltando a destra via dal social nazicomunismo

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Messaggioda Berto » lun ott 15, 2018 1:14 am

Lussemburgo, Csv non sfonda: crisi per partito di Juncker
Luca Romano - Dom, 14/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lus ... 88050.html

Non esce un vincitore chiaro dalle elezioni in Lussemburgo: i cristiano-democratici dell'ex premier, Jean-Claude Juncker, ora alla guida della Commissione Ue, restano primo partito ma con solo il 28% e non è chiaro se con 23 seggi su 60 potranno tornare alla guida del Graducato che avevano perso nel 2013, dopo 18 anni al potere.

Per il Csv si tratta del peggior risultato di sempre. In calo al 16,6% anche i liberali del partito democratico del premier uscente Xavier Bettel, con gli alleati di governo che hanno risultati opposti: crescono i Verdi (15%), calano i socialisti (16%). La certezza è che nel Granducato servirà una coalizione per governare e un ruolo potrebbero averlo i partiti minori come i populisti dell'Adr (9%), i Piraten e la Sinistra. Alle urne erano chiamati solo 256mila elettori, poco meno del 43% della popolazione di un Paese dove quasi la metà degli abitanti (il 48%) è straniera.
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Messaggioda Berto » lun ott 22, 2018 7:07 am

Elezioni Alto Adige, è boom della Lega
Giovanna Stella - Lun, 22/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 90967.html

Urne chiuse alle 21. Traballa Svp che resta in testa ma perde 10 punti. La Lega vola ed è primo partito a Bolzano

Si sono tenute oggi in Trentino Alto Adige le elezioni provinciali. Alle 21 si sono chiuse le urne e la percentuale di affluenza nei 487 seggi in Alto Adige è stata del 73,9%, mentre in Trentino si è fermata al 64%.

Nello specifico, a Bolzano la percentuale è stata del 64,6 %. Stesso valore di cinque anni fa. In calo, invece, l'affluenza nelle valli, fino ad oltre il 7% a Val Venosta. I votanti che si sono recati alle urne per il rinnovo del consiglio provinciale altoatesino sono stati complessivamente 282.244.


Risultati Skp, Lega e Team Kollensperger

Dopo 259 sezioni scrutinate su 495, la Suedtiroler Volkspartei (Svp) è al 36,8%: cede diversi punti percentuali (quasi 10) rispetto a cinque anni fa. Traballa e non di poco, seppur rimane in testa. La Suedtiroler Volkspartei ha accusato il colpo ma per il momento non vuole parlare di "sconfitta" anche se per domani mattina alle ore 6,30 ha convocato una conferenza stampa ufficiale per commentare i dati delle elezioni. Molto forte la Lega e il Team Kollensperger, una sorta di lista civica con molti "dissidenti" del Movimento 5 Stelle.

Nella fase iniziale dello spoglio, i dati preliminari danno una Lega che vola oltre il 15,7%. Il Carroccio è anche il primo partito a Bolzano città, dove con il 30% supera i consensi di Pd e Svp messi insieme. Dai primi dati emerge anche che il Team Köllensperger conquista il 13,4% dei voti.


Altri risultati dei partiti

Il partito della "stella alpina", seppur leader in Alto Adige Suedtirol, va incontro al peggior risultato della storia. Per quanto riguarda, gli altri partiti i Verdi sono al 7,0%, Partito Democratico al 5,5%, Die Freiheitlichen 5,0%, Suedtiroler Freiheit 4,5%, Movimento 5 Stelle al 3,3%, L'Alto Adige nel Cuore Fratelli d'Italia Uniti al 2,6%, Noi Per l'Alto Adige all'1,7%, Forza Italia all'1,4%, Casapound Italia all'1,4, Buergerunion Fuer Suedtirol all'1,0% e Vereinte Linke Sinistra Unita al 0,7%.

In Trentino lo spoglio sarà effettuato lunedì.

Il commento di Matteo Salvini

"Dati incredibili dalla Provincia di Bolzano - scrive Matteo Salvini -. Nel 2013 la Lega, insieme a Forza Italia, prendeva solamente il 2,5% dei voti. Oggi per ora siamo (da soli!) sopra il 15%. I voti veri, i cittadini, gli Italiani, non ascoltano professoroni, giornaloni, criticoni e burocrati europei, ma chiedono alla Lega di andare avanti con forza. Per me sarà un onore proseguire, con coraggio e determinazione, sulla strada del cambiamento".



Elezioni Alto Adige, Lega primo partito a Bolzano. Exploit dell'ex 5S Köllensperger. Vince l'Svp
Mario Calabresi
2018/10/21

https://www.repubblica.it/politica/2018 ... -209610632

BOLZANO - La Svp torna a salire e quando alle 5 del mattino è stato scrutinato il 100% delle sezioni il partito di raccolta dei sudtirolesi è al 41,9%, ovvero - anche se di poco - oltre l'obiettivo del 40% indicato nei giorni dal governatore Arno Kompatscher. Per il secondo posto è stato un testa e testa, ma alla fine l'ha spuntato il Team Koellensperger con il 15,2% che ha dunque superato la Lega ferma all'11,1%. Seguono i Verdi (6,8%), il Freiheitlichen (6,2%), il Sued Tiroler Freiheit (6%), il Pd (3,8%), il M5S (2,4%). L'affluenza in Alto Adige si è attestata al 73,9%.

Quello della Lega di governo è un exploit indiscutibile, seppur prevedibile. Anche se va considerato che solo 5 anni fa si erano presentati in coalizione con Forza Italia e non erano andati oltre il 2,5%. Consensi probabilmente drenati tutti al partito autonomista Die Freiheitlichen, che dal 17% del 2013 perde oltre 10 punti.

Lega prima a Bolzano città
La Lega è il primo partito a Bolzano città: a fine scrutinio incassa il 27,8% dei consensi. Rispetto al 2013 la Svp scende dal 22,2% al 16,6% e il Pd dal 22,2 al 12,2%. Quarti sono i Verdi con il 10,4% dei consensi, mentre la Liste Koellensperger nel capoluogo altoatesino si ferma in quinta posizione al 7,2%, davanti a M5s (6,3%), Alto Adige nel cuore (5,9%) e Casapound (3,6%).

Salvini: "Dati incredibili"
"Dati incredibili dalla Provincia di Bolzano! - commenta su Facebook Matteo Salvini - nel 2013 la Lega, insieme a Forza Italia, prendeva solamente il 2,5% dei voti. Oggi per ora siamo (da soli!) sopra il 15%". "I voti veri - aggiunge - i cittadini veri, gli italiani, non ascoltano professoroni, giornaloni, criticoni e burocrati europei, ma chiedono alla Lega di andare avanti con ancora più forza. Per me sarà un onore proseguire, con coraggio e determinazione, sulla strada del cambiamento".

Un'affermazione altrettanto indiscutibile è quella del Team Köllensperger, fondato solo a luglio da Paul Köllensperger, ex grillino che ha lasciato il movimento in polemica contro le "rigidità" del movimento e conquista oltre il 10% dei voti. "Non posso permettermi - aveva dichiarato - altri cinque anni seduto tra i banchi del consiglio a guardare la Svp governare senza opposizione. Quella che dovrebbe essere una minoranza assume il ruolo di maggioranza e non è mia intenzione fare lo zerbino, come il Pd".

In testa senza sorprese (ma con una flessione dei consensi) la Sudtiroler Volkspartei, sotto il 40%. Il Pd appena sopra il 5%, M5s al 3%, Forza Italia sotto il 2%.

Per quanto concerne gli altri partiti i Verdi sono al 6,9%, Partito Democratico al 5,4%, Die Freiheitlichen 5,1%, Suedtiroler Freiheit 4,7%, Movimento 5 Stelle al 3,2%, L'Alto Adige nel Cuore Fratelli d'Italia Uniti al 2,5%, Noi Per l'Alto Adige all'1,7%, Forza Italia all'1,4%, Casapound Italia all'1,3, Buergerunion Fuer Suedtirol all'1,0% e Vereinte Linke Sinistra Unita al 0,7%.

Pd: "Unire forze con Verdi e Team Koellensperger"
"È innegabile il clamoroso successo della Lega - ha ammesso il segretario pd Alessandro Huber - che ha assorbito la destra italiana ma anche una parte di quella tedesca". Huberche ora auspica "che il Pd possa sedersi a un tavolo con i Verdi e Team Koellensperger per unire le forze e sottoporre una proposta politica alla Svp. Il Pd a livello locale comunque tiene, anche se la Lega ora è il primo partito dell'elettorato di lingua italiana".

Si è votato anche in provincia di Trento, ma lì lo spoglio inizierà alle 7 del mattino.




Elezioni, in Alto Adige Svp al 40%, Team Kollensperger secondo partito davanti alla Lega

https://www.ildolomiti.it/politica/2018 ... -alla-lega

BOLZANO. E' il Team Kollensperger la grande sorpresa delle elezioni provinciali dell'Alto Adige dove l'Svp sembra non avere rivali e sfiora da sola quota 40%. Con l'arrivo dei voti delle valli, infatti, la Lega cala di qualche punto percentuale (a Bolzano, invece, chiuderà da primo partito assoluto con il 28% doppiando l'Svp che non andrà oltre il 16%).

Il partito di Arno Kompatscher, infatti, è al 40% (in calo di circa 6 punti rispetto al 2013) mentre il movimento dell'ex consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle (lasciato a luglio di quest'anno) si afferma come secondo partito raggiungendo quota 14,8% e tenendo a bada la Lega che si ferma a quota 13% (12,8% all'80% di schede scrutinate). Male, invece, il Movimento 5 Stelle che non supera il 3% (2,7%) battuto dal Partito democratico che si ferma intorno al 4,5% (sul 4,4% e anche a Bolzano i grillini non vanno oltre il 7% mentre il Pd supera il 12%)
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Messaggioda Berto » mar ott 23, 2018 8:04 pm

Elezioni Trentino risultati: trionfa la Lega, scompare Fi. I dati
Lunedì, 22 ottobre 2018

http://www.affaritaliani.it/politica/el ... 67761.html

Dopo il 1945 cade anche il "muro di Trento" e per la prima volta la destra, reduce nella notte dal trionfo a Bolzano, conquista il governo del Trentino. Il sottosegretario alla Salute leghista Maurizio Fugatti è il nuovo governatore: sostenuto da altre otto liste di destra, vola oltre la soglia del 46% dei voti lasciando l'ex senatore del Pd Giorgio Tonini, sostenuto da altre due liste di sinistra e di centro, al 25%. Fugatti ha ottenuto 124.590 voti, di cui 3.684 solo al presidente.
Il Carroccio quindi sarà al governo anche in provincia di Trento come già governa in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia. Bocciato anche il presidente uscente Ugo Rossi, autonomista del Patt. Alle provinciali del 2013, sostenuto anche dal Pd, il centrosinistra autonomista era arrivato al 58%. Ora Rossi, che dopo la rottura con i dem si è presentato da solo con il Patt, è al 12%.
In forte calo rispetto alle Politiche di marzo anche i Cinque Stelle: il candidato governatore Filippo Degasperi supera di poco il 7%, rispetto a oltre il 19% M5S in primavera. La Lega, che nel 2013 era al 6,2% e aveva conquistato un solo seggio, ha più che quadruplicato i consensi (27,09%) e ottiene il super-premio di maggioranza, con 23 consiglieri provinciali, oltre al presidente eletto, sui 35 seggi totali.
Il Pd (che era al 22%) flette sensibilmente e scende al 13,9%. A seguire il Patt col 12,59% e il M5s con il 7,23%.
"Abbiamo fatto la storia - il primo commento di Maurizio Fugatti - ora cambiamo anche il Trentino".
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Messaggioda Berto » lun ott 29, 2018 8:04 am

Assia amara per la Merkel
Angelo Scarano - Dom, 28/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ass ... 93986.html

I primi risultati del voto nel Land della Germania centrale certificano un crollo della Cdu e della Spd. Volano Verdi ed estrema destra

Trema il governo della cancelliera Angela Merkel. Come previsto, il partito Cdu di centrodestra della cancelliera e il partner socialdemocratico (Spd) di coalizione nel governo di Berlino hanno incassato un pesante crollo nelle elezioni regionali nel Land dell'Assia, rendendo più incerta la sopravvivenza del governo di Berlino e la leadership di Merkel.

Esultano invece i Verdi e l'estrema destra, mentre ancora sono disponibili solo gli exit poll diffusi dalle emittenti tv pubbliche Ard e Zdf. I cristiano-democratici di Merkel, secondo i pronostici, continuerebbero a essere il primo partito del Land con il 27%-28% delle preferenze nel Land, dando così la chance di formare il prossimo governo all'alleato di Merkel, il governatore uscente Volker Bouffier. La Cdu perde però una decina di punti rispetto alle precedenti elezioni del 2013, quando ottenne il 38,3%. Precipitano anche i socialdemocratici, che secondo gli exit-poll ottengono il 20%, ugualmente in calo di 10 punti rispetto al risultato del 30,7% di cinque anni fa. Una brutta notizia per Merkel, in un periodo in cui è già politicamente indebolita, dopo che i due partiti hanno raggiunto con grande difficoltà a marzo un'intesa per mettere in piedi una Grande coalizione.

Già alle urne in Baviera, due settimane fa, la Cdu ha incassato una significativa disfatta. La leader dei socialdemocratici, Andrea Nahles, dopo il voto in Assia ha chiesto alla Cdu di risolvere i propri conflitti interni, accusandola di aver causato anche la sconfitta del suo partito e alludendo a una possibile uscita dalla coalizione: "Valuteremo se questo governo sia ancora il posto giusto per noi". Tuttavia, il margine di manovra di Nahles appare limitato, perché spingere verso nuove elezioni significherebbe, secondo i sondaggi, andare verso risultati negativi ancor più per la Spd che per la Cdu. E rischia di accendersi anche il dibattito interno alla Cdu sul futuro politico di Merkel, dopo 13 anni al potere. A dicembre è in programma il congresso della Cdu e lei correrà per essere rieletta leader del partito. Per domani, nel frattempo, la cancelliera ha convocato una conferenza stampa e i vertici della Cdu hanno in programma di incontrarsi. I grandi vincitori del voto in Assia sono i Verdi, che volano come era stato previsto, guidati dall'astro nascente Tarek Al-Wazir: aumentano il loro risultato rispetto al 2013 arrivando al 20%, secondo gli exit-poll. Non è chiaro, per ora, se con questi dati esista lo scenario di una nuova coalizione conservatori-Verdi, rinnovando quella che da cinque anni governa il Land. "L'Assia non è mai stata più verde. Il clima di crisi è arrivano nel mezzo della Germania", ha commentato la leader, Annalena Baerbock. Anche l'estrema destra incassa un successo, approfittando dell'impatto sull'opinione pubblica dei flusso di migranti e delle politiche di apertura decise da Merkel nel 2015. Il partito xenofobo Alternativa per la Germania (AfD) ha triplicato il proprio risultato, arrivando a circa il 12% e riuscendo così a entrare nell'ultimo Parlamento regionale dove ancora non era presente. Die Linke avrebbe infine il 6,5%, mentre i Liberaldemocratici (Fdp) il 7,5%, entrambi in aumento rispetto a cinque anni fa.

"In Assia è arrivata una mazzata tremenda a socialisti e democristiani, a cominciare dalla Merkel", così il vicepremier Matteo Salvini durante un comizio alla Festa della Lega di Garbagnate (Milano).
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Messaggioda Berto » lun ott 29, 2018 8:06 am

Brasile, trionfa l'ultradestra: Bolsonaro eletto presidente con il 55% dei voti
29 ottobre 2018

https://www.ilmessaggero.it/mondo/brasi ... 70259.html

La quarta democrazia più grande del mondo sarà governata da un ex ufficiale dei paracadutisti denunciato da molti come una «minaccia fascista»: Jair Bolsonaro è stato eletto presidente del Brasile, battendo il suo rivale Fernando Haddad per quasi 12 punti (il 55,50% contro il 44,46% con il 94% delle schede scrutinate).

Una vittoria immediatamente salutata in italia dal leader della Lega Matteo Salvini: «Anche in Brasile - ha twittato - i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al presidente Bolsonaro, l'amicizia tra i nostri popoli e i nostri governi sarà ancora più forte». Malgrado la rimonta registrata negli ultimi giorni da Haddad - l'erede politico scelto da Lula da Silva come candidato del Partito dei Lavoratori (Pt) - i risultati del ballottaggio hanno confermato le previsioni dei sondaggi, che davano Bolsonaro come favorito anche prima del primo turno delle presidenziali, lo scorso 7 ottobre.

La vittoria di Bolsonaro rappresenta una frattura storica per il Brasile, dopo una fase di quattro governi consecutivi del Pt, chiusasi nell'agosto del 2016 con l'impeachment di Dilma Rousseff, e il breve intermezzo dell'amministrazione di Michel Temer, che arriva alla fine del suo mandato battendo tutti i record storici di impopolarità. Il risultato del voto in Brasile segna anche una nuova sconfitta per i partiti e i leader protagonisti della cosiddetta «marea rosa» progressista che investì l'America Latina all'inizio del secolo XXI, dopo le vittorie elettorali del centrodestra in Argentina, Cile, Perù e Colombia e le derive autoritarie in Venezuela e Nicaragua. Bolsonaro, un deputato che è passato per otto partiti diversi in quasi due decenni di attività parlamentare e fino a poco fa era considerato un personaggio eccentrico, noto per le sue dichiarazioni polemiche a favore della dittatura militare e la tortura e contro le donne e le minoranze razziali, etniche e sessuali, è diventato in pochi mesi il leader che ha cavalcato il crescente malessere di grandi fasce della società brasiliana.

La crisi economica iniziata nel secondo governo di Dilma Rousseff, la più grave della storia brasiliana, gli scandali di corruzione politica che hanno colpito i principali partiti politici - e portato in carcere Lula - e l'escalation della violenza criminale nel paese hanno alimentato un sentimento di esasperazione diffusa, che ha portato i brasiliani a scegliere un candidato che si è presentato come un outsider «contro» l'establishment politico. Il ballottaggio è diventato anche una sorta di gioco della torre elettorale: il Brasile si è diviso fra chi voleva evitare il «pericolo fascista» rappresentato da una vittoria di Bolsonaro e chi era disposto a votare qualunque candidato che impedisse un ritorno al potere del Pt, in un clima di forte polarizzazione delle posizioni. Haddad è partito in svantaggio, giacché il Pt ha scelto di spingere fino all'ultimo termine possibile la candidatura di Lula - bocciata dalle autorità elettorali a causa della sua condanna a 12 anni per corruzione - e non è riuscito né a spostare sulla sua candidatura i voti assicurati dal suo mentore politico né ad ottenere l'appoggio di leader politici di altri partiti per lanciare il suo progetto di «unità democratica» contro Bolsonaro.
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Re: L'Europa sta svoltando a destra via dal social nazicomun

Messaggioda Berto » mar nov 20, 2018 9:46 pm

In difesa dei partiti europei di “estrema destra” di Daniel Pipes
Niram Ferretti
20 novembre 2018

http://www.linformale.eu/in-difesa-dei- ... ASduTqoQSw

I partiti politici europei definiti di estrema destra dai media e dai politici dell’establishment (ma civilizzazionisti dal sottoscritto) sono a ragione criticati per i loro errori e per l’estremismo.

Ad esempio, il partito dei Democratici svedesi, nei suoi primi anni di vita, tra il 1988 e il 1995, annoverava alcuni membri con un background nazista e altri che erano fautori di idee razziste e vicine al nazionalismo bianco. Anche oggi, il partito fa cose stupide – come la richiesta di vietare la circoncisione dei bambini.

I partiti civilizzazionisti hanno anche un problema con l’antisemitismo. Jean-Marie Le Pen, fondatore in Francia del Rassemblement National, è stato ripetutamente multato per aver definito le camere a gas naziste come un “dettaglio” della storia. Quando nel 2010 Heinz-Christian Strache, leader del Partito della Libertà austriaco (FPÖ) si recò in visita allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme, indossava il caratteristico copricapo della confraternita Vandalia, una organizzazione associata all’antisemitismo.

In Polonia e Ungheria, i partiti al governo PiS e Fidesz hanno costruito autocrazie morbide in cui i governi controllano il sistema giudiziario, l’economia, i media e le istituzioni educative. La corruzione è aumentata. Le elezioni sono libere, ma non eque.

È tutto vero. Ma vorrei fare due osservazioni.

Innanzitutto, col tempo i partiti civilizzazionisti si sono in genere moderati, discostandosi dal razzismo e dall’antisemitismo. I Democratici svedesi hanno avviato questo cambiamento già nel 1995. Proprio a causa del persistente antisemitismo di suo padre, Marine Le Pen ha estromesso Jean-Marie dal partito da lui fondato 43 anni prima. Di ritorno dalla visita allo Yad Vashem nel 2016, Strache indossava un innocuo cappello.

In secondo luogo, gli errori dei partiti tradizionali superano quelli commessi dai partiti civilizzazionisti.

In Svezia, nel 2016, il primo ministro Stefan Löfven, leader del Partito socialdemocratico, definì i Democratici svedesi “un partito nazista”, il che era assurdo, visto il passato del suo partito che cercò di rabbonire la Germania nazista quando governava la Svezia prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Il Partito socialdemocratico svedese:

Cooperò attivamente Alla fine degli anni Venti con Berlino per aggirare le restrizioni imposte dal Trattato di Versailles al riarmo tedesco.
Censurò le opinioni anti-naziste durante la Seconda guerra mondiale.
Fornì il ferro svedeseche era “la materia prima di quattro armi tedesche su dieci”.
Vendette ai tedeschi cuscinetti a sfera e macchine utensili in quantità tale che questi “influenzarono considerevolmente l’esito della guerra”.
Permise a Hitler di trasportare in Norvegia enormi quantità di soldati, equipaggiamenti e provviste attraverso la Svezia – e di inviare prigionieri norvegesi nei campi di concentramento di Germania.
Consentì a una divisione tedesca completamente equipaggiata di attraversare la Svezia per andare a combattere i sovietici in Finlandia.
Non indagò né punì dopo la fine della guerra quelle centinaia di soldati svedesi che servirono il regime nazista, alcuni dei quali nel campo di concentramento di Treblinka dove furono uccisi 800mila ebrei.

Anche altri partiti socialisti hanno storie inquietanti. Nel 1994, il presidente francese François Mitterrand ammise di aver aiutato il regime di Vichy e di aver intrattenuto amicizie durature con collaboratori nazisti coinvolti nell’Olocausto, come Xavier Vallat e René Bousquet.

Il leader del Partito laburista britannico Jeremy Corbyn è “un simpatizzante terrorista, sostenitore dei falsificatori dell’Olocausto, un istigatore anti-israeliano e un antisemita part-time” scrive Manfred Gerstenfeld; al contrario, la scelta del copricapo da indossare da parte di Strache o la campagna del primo ministro ungherese Viktor Orbán contro George Soros (che il governo israeliano sostiene implicitamente) sono irrilevanti. Il fatto che Corbyn disprezzi Israele, mentre Strache e Orbán cercano di intrattenere buoni rapporti con esso, non fa che confermare il contrasto.

Per quanto riguarda l’autoritarismo, nessuno finisce in carcere in Polonia e in Ungheria per aver espresso opinioni contrarie al governo. Ma Tommy Robinson, un attivista inglese, nel giro di cinque ore, ha perso la libertà ed è stato condannato a 13 mesi di reclusione perché all’esterno di un tribunale ha diffuso in diretta streaming informazioni già di pubblico dominio, durante un processo a una banda di stupratori seriali musulmani.

Per aver espresso le sue opinioni, il politico olandese Geert Wilders è stato ripetutamente accusato di “incitamento all’odio”. Quando Marine Le Pen ha difeso l’attuale Rassemblement National (all’epoca Front National) da un paragone con l’Isis twittando le macabre foto delle vittime dello Stato islamico, il governo francese le ha contestato il reato di “diffusione di immagini violente”, reato punibile con la reclusione fino a cinque anni. Ricorrendo a metodi di tipo sovietico, le è stato anche ordinato da un tribunale di sottoporsi a una perizia psichiatrica.

Sì, i partiti civilizzazionisti hanno problemi reali e devono migliorare, ma molti dei loro avversari sono più scorretti. I Socialdemocratici svedesi collaborarono con il partito nazista, contrariamente ai Democratici svedesi che hanno rilasciato alcune dichiarazioni irrilevanti e stupide. Il Partito laburista britannico è più antisemita dell’FPÖ austriaco. La libertà di espressione è più in pericolo nel Regno Unito che in Ungheria. Le irregolarità registrate nelle recenti elezioni svedesi stanno a indicare che queste consultazioni sono state meno eque di quelle tenute in Polonia.

I partiti civilizzazionisti sono pieni di difetti, ma l’establishment è di gran lunga peggiore.

Traduzione in italiano di Angelita La Spada
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Messaggioda Berto » lun dic 03, 2018 7:41 am

Sanchez perde l'Andalusia: 12 seggi all'estrema destra
Angelo Scarano - Dom, 02/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/san ... kdM4hTcaos

Per la prima volta dopo Franco, l'estrema destra entra nelle istituzioni regionali in Spagna: 12 seggi a Vox, sconfitto il premier socialista Sanchez
Per la prima volta il partito di destra Vox ha conquistato seggi nell'assemblea regionale, eleggendo 12 deputati in una roccaforte storica del Psoe.

Secondo risultati ancora parziali, con l'82,84% delle schede scrutinate, il Partito socialista (Psoe) si è confermato prima forza politica della regione con 33 deputati, lontano però dalla maggioranza assoluta di 55 seggi. Al secondo posto il Partito popolare (Pd), che ha eletto 26 deputati, quindi Ciudadanos con 21, il partito locale Adelante Andalucia con 17 e Vox con 12. Per il partito della destra un successo pieno: 12 seggi era infatti il traguardo che si era prefitto in campagna elettorale. È la prima volta dalla fine della dittatura di Francisco Franco che l'estrema destra entra nelle istituzioni regionali in Spagna. E per Vox, in termini quantitativi, 12 deputati sono il miglior risultato di sempre, a 36 anni dall'uscita dal Parlamento del suo fondatore Blas Pinar, deputato dal 1979 al 1982. L'affluenza alle urne è stata molto bassa. Alle 18 aveva votato il 46,47% degli aventi diritto.

È possibile in teoria una maggioranza formata da Partito popolare (Pp), Ciudadanos e l'ultradestra di Vox, che insieme contano su 59 seggi, quattro in più dei 55 della maggioranza assoluta. Per il Partito socialista (Psoe), che ha governato ininterrottamente l'Andalusia negli ultimi 36 anni, è stato il peggior risultato di sempre nella regione: ha perso 14 deputati, conquistando 33 seggi. In termini percentuali, il Psoe è stato il più votato, con il 28,24% dei consensi (ma in caduta di 8 punti rispetto alle regionali del 2015) seguito dal Pp con il 20,69% (-6%), Ciudadanos con il 18,14% (quasi il doppio), il partito locale Adelante Andalucia al 16,15% (lontano dalla somma dei dei due partiti che si sono uniti in questa formazione, Podemos e Iu, che insieme totalizzavano il 22%). Vox irrompe con forza per la prima volta in un Parlamento regionale con il 10,89% dei voti, pari a 12 seggi. Per il partito dell'ultradestra c'è stato un picco di consensi nella provincia di Almeria, dove è stato preferito dal 16,87% degli elettori.
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Messaggioda Berto » dom apr 07, 2019 9:33 am

Mamma la destra!
Marcello Veneziani
6 aprile 2019

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... _eUXdpOhWI

“Chi cerca il terremoto prossimo venturo deve andare in fondo, a destra. È l’area politica più attraversata dallo spirito dei tempi, uno spirito ribelle che soffia nelle sue vele spingendola quasi ovunque verso il successo elettorale, dopo la conquista dell’egemonia culturale, con i pensieri concorrenti in ritirata”.
Mamma mia, chi è questo prosatore di destra in preda all’entusiasmo e al delirio di onnipotenza?
È Ezio Mauro, già direttore de la Repubblica in un editoriale dell’altro giorno sul medesimo quotidiano. Abbiamo omesso solo una parola di quel brano – “feroce” – che dà una connotazione negativa al testo, ma per il resto sembra scritto da un euforico annunciatore della destra dilagante. Invece, per dirla con Ungaretti, è solo allegria di naufragi. Ma ha ragione il sismografo Mauro, c’è davvero nell’aria questo terremoto, questo vento possente e globale, questa egemonia culturale destrorsa?

Che ci sia un’inversione di tendenza nel mondo, di segno populista, identitario, a volte conservatore e sovranista, per usare il gergo corrente, lo scriviamo da tempo. E che in questo alveo si spiega il successo della Lega di Salvini è altrettanto evidente. Ma ha senso parlare ancora di destra se le forze che rappresentano quest’ondata quasi mai si definiscono tali e se il vecchio linguaggio novecentesco riesce a malapena a sopravvivere in modo residuale? Da noi l’unica forza politica che si definisce di destra è Fratelli d’Italia, anche se da tempo il gergo sovranista ha preso il sopravvento anche nel partito della Meloni. Ma parliamo di una forza che è ancora attestata intorno al 4/5 per cento, e per dirla con un altro poeta, Eugenio Montale, “Vissi al cinque per cento, non aumentate la dose”.

A credere all’esistenza della destra e di una nuova destra prevalente, è rimasta la sinistra; è il modo per darsi ancora un ruolo, una missione e una funzione politica, per chiamare a raccolta le forze anti-destra ed è soprattutto un modo per credere ancora all’esistenza della sinistra. Il sottinteso dell’editoriale di Mauro e di ogni analisi sulla destra è che ogni destra vincente è sempre impresentabile, eversiva, criminale; mentre la destra buona è quella che non esiste, e se esistesse sarebbe perdente, quella che lorsignori chiamano destra liberale, moderata, moderna, europea. Quel che la sinistra teme più di ogni cosa è la saldatura tra radicali e moderati, tra populisti e popolari, tra sovranisti ed euro-temperati; se restano divisi hanno più probabilità di essere perdenti.

In realtà il “terremoto” in questione non ha bisogno di essere definito di destra, o perlomeno è irrilevante l’etichettatura; è una risposta alla globalizzazione, allo sconfinamento, allo spaesamento, allo sradicamento dei popoli, al prevalere degli interessi oligarchici economico-finanziari sugli interessi generali e diffusi. Ed è una risposta che esige decisioni sovrane, che garantisce sicurezza e identità. È proprio Identità la parola chiave con cui Francis Fukuyama riassume lo spirito del nostro tempo già nel titolo del suo ultimo saggio. Ed è “riconoscimento” la parola chiave che lui usa, sull’onda di un nostro sociologo scomparso l’altro giorno, Alessandro Pizzorno. Una parola che implica l’identità e il riconoscimento dei bisogni e della dignità dei popoli. Questa è l’onda che cresce nel mondo, da Oriente a Occidente, rispetto a cui l’Europa risulta sguarnita e sgualcita, incapace di solide argomentazioni, attaccata al suo balbettante politically correct, che è l’ultimo dogmatismo ideologico di voga. E poi al resto pensano i funzionari, gli eurocrati.

Ma si può dire che questo mondo “di destra” abbia conquistato l’egemonia culturale, come scrive Mauro? A me pare di vedere in questo fenomeno la rivincita della realtà, l’insorgenza di bisogni veri, di istinti e di istanze diffuse, rispetto alle costruzioni ideologiche, economiche e tecno-finanziarie dominanti. Ma avrei difficoltà a definirla “egemonia culturale”; è piuttosto l’emergere di un sentire comune, non di un pensare comune o meglio comunitario. È l’affiorare spontaneo della realtà non è l’organizzazione di un potere culturale, la sua ramificazione e la sua presenza strategica. Poi, certo, ci sono movimenti e leader che riescono a essere empatici con questo fondo affiorante, che riescono a cavalcare la cresta dell’onda, come navigati surfisti. Ma sono pochi i tentativi di far maturare il sentire in un pensare, i bisogni in principi, gli impulsi in idee e in disegni duraturi. E di trasformare un’onda in una cultura.

Anziché suonare l’allarme per la destra che cresce, chiedetevi piuttosto perché la sinistra è fuori dallo spirito del tempo, fuori dal mondo e dalle sue stesse istanze sociali e popolari, anche se è dentro il potere culturale e istituzionale; chiedetevi perché il suo linguaggio intercetta solo temi laterali e gruppi elitari o comunque minoritari, e non risponde alle urgenze immediate e profonde della gente e del nostro tempo.

Ma per Mauro, come per tutti i suggeritori furbi di sinistra, il modello politico della destra dovrebbe essere, come lui scrive, McCain, cioè una figura che separi la destra moderata e liberale da quella sovranista e populista. L’esempio è perfetto: McCain è in effetti il candidato ideale. Ma per la sinistra, perché perdette la sfida con Obama. Scegliere la soluzione McCain sarebbe un caso di auto-castrazione chimica per la destra. Grazie per il consiglio ma pensate a rianimare la sinistra piuttosto che ingegnarvi a neutralizzare “la destra”.
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L'Europa sta svoltando a destra via dal social nazicomunismo

Messaggioda Berto » gio apr 18, 2019 6:27 am

Elezioni in Slovacchia: sovranisti fuori dal ballottaggio. Il successo dell'avvocatessa Zuzana Caputova, liberale e ambientalista
17 Marzo 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... ta/5043481

Addio al ballottaggio per i sovranisti nel cuore di Visegrad, tagliati fuori dal secondo turno delle presidenziali in Slovacchia dove prende forma la possibilità di un cambiamento radicale rispetto al passato. Il volto di queste presidenziali è quello di Zuzana Caputova, avvocatessa 45enne liberale e ambientalista critica nei confronti di un governo la cui stabilità è stata minata dall’omicidio del giornalista d’inchiesta Jan Kuciak. Caputova, sostenuta dal presidente uscente Andrej Kiska e che ha sostenuto le proteste di piazza anti-governative, ha guadagnato il il 40,57% dei voti, e il 30 marzo – giorno del ballottaggio – sfida l’altro candidato europeista Maros Sefcovic, 52 anni, vicepresidente della Commissione europea sostenuto dal partito al potere Smer-Sd, che ha ottenuto soltanto il 18,66%. Tagliati fuori Stefan Harabin (14,15), giudice della corte suprema e anti-migranti che si è definito l’unico candidato nazionale e contro “il diktat dell’Ue”. Si ferma al 10% Marian Kotleba, esponente dell’estrema destra, contro i rom e le elite ed estimatore di Jozef Tiso, prete che divenne presidente del Consiglio e alleato dei nazisti dopo l’occupazione della Slovacchia da parte delle truppe tedesche.

Chi è Zuzana Caputova – La vittoria dell’avvocatessa Zuzana Caputova al primo turno delle elezioni presidenziali in Slovacchia riflette il desiderio degli elettori di cambiare il sistema. Lo scrive oggi stampa nazionale, secondo cui questo desiderio si è manifestato con forza dopo l’omicidio del giornalista Jan Kuciak. Kuciak, come è noto, si occupava dei presunti legami tra il partito dell’ex premier Robert Fico – lo Smer – e la criminalità organizzata. Caputova ha partecipato l’anno scorso alle manifestazioni organizzate dopo l’omicidio del giornalista Kuciak, assassinio che ha provocato una crisi politica nel Paese di 5,4 milioni di abitanti, membro dell’Unione europea e della Nato. Appoggiata dal presidente uscente, Andrej Kiska, Caputova esorta a lottare “contro il male” e vuole ristabilire la fiducia nello Stato. Al contrario, presentandosi con lo slogan ‘Sempre per la Slovacchia, Sefcovic ha promesso di rafforzare i vantaggi sociali per gli anziani e le giovani famiglie.

“Caputova ha convinto la gente che sceglie la via della verità e della decenza di poter fare da contrappeso a coloro che imbrogliano e distruggono lo Stato di diritto – ha scritto il quotidiano Sme -. È riuscita a convincere di essere capace di mantenere le pratiche mafiose lontano dal palazzo presidenziale”. Dal primo discorso dei due rivali trasmesso stamane dalla tv pubblica sono emersi i temi chiave della campagna prima del secondo turno: il problema della migrazione e i valori liberali contro quelli cristiani. “Per me la base sono i valori cristiani quali la compassione e l’amore per il prossimo, anche per le minoranze. Il Paese dovrebbe unirsi su questa base”, ha detto Caputova, secondo la quale i valori cristiani non sono in contrasto con il suo atteggiamento liberale.

I due sfidanti al ballottaggio – La 45enne vicepresidente del partito non governativo Slovacchia progressista è entrata nella politica nel 2017. Prima di allora si batteva come attivista contro una discarica illegale a Pezinok ed il suo impegno in questo campo le è valso il premio Goldman per l’ambiente. Caputova è nota anche per essersi impegnata per i diritti degli omosessuali. Il suo rivale, il 52enne Maros Sefcovic, invece, promuove la famiglia tradizionale e i valori cristiani, nonostante negli anni Ottanta fu membro del Partito comunista che nell’ex Cecoslovacchia comunista perseguitava le chiese. Nel 2009 ha assunto la carica di Commissario europeo per l’istruzione, la cultura e la gioventù e dal 2014 è vicepresidente della Commissione Ue per l’Unione dell’energia e il clima. Nel primo turno Caputova ha ottenuto il 40,57% dei voti, mentre Sefcovic è finito secondo con il 18,66%. L’affluenza alle urne è stata di circa il 49%. Il secondo turno è previsto per il 30 marzo.
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Messaggioda Berto » gio apr 18, 2019 6:28 am

Olanda, trionfo dei populisti: sono primi al Senato
2019/03/21

https://www.lastampa.it/2019/03/21/este ... oY6rWHlNq0

È un trionfo: l’avanzata massiccia dei populisti olandesi del Forum per la Democrazia (FvD), ampiamente prevista dai sondaggi anche e soprattutto dopo l’attentato di Utrecht, porta l’estrema destra di Thierry Baudet a diventare il primo partito. Se anche gli ultimi pochi seggi ancora da scrutinare confermeranno il risultato di questo voto locale ma determinante per il rimodellamento del panorama nazionale (e non solo perché le forze elette determineranno il nuovo Senato da formare a fine maggio), l’FvD conquisterà 13 seggi, uno in più del VvD del premier in carica Mark Rutte.

Di certo il trionfo ha l’impronta personalissima di Baudet, il 36enne avvocato di origini franco-indonesiane che martellando sull’islamofobia, l’euroscetticismo, il nazionalismo e la guerra al multiculturalismo, ha rosicchiato consensi ai cugini di destra di Gert Wilders (il PvV). L’unica nota stonata nella presa dell’Fvd in un’Olanda sempre più lontana dall’immagina liberal e tollerante del passato è l’ambiente, tema a cui la popolazione è tradizionalmente molto sensibile: Baudet è dichiaratamente scettico rispetto al cambiamento climatico e, prevedendo la crisi della maggioranza di Rutte, ha fatto campagna elettorale spiegando che avrebbe preso in considerazione un appoggio esterno a condizione che la coalizione di governo rinunciasse ai suoi piani ecologici. Bisogna vedere come si comporterà “la destra alla destra della destra” adesso che a poter sostenere l’esecutivo zoppo ci sono anche i GronenLinks, i verdi di sinistra, che hanno guadagnato 5 seggi passando da 4 a 9. I quattro partiti che compongono la maggioranza di governo infatti, controlleranno d’ora in poi solo 31 dei 75 seggi del Senato e avranno bisogno di un quinto partito per approvare le misure più controverse.

Da Bruxelles, dove si trova per un summit sulla Brexit, Rutte ha già fatto sapere che non cercherà accordi spericolati ma anche che non escluderà nessun partito da potenziali colloqui. Nel Paesi Bassi Baudet ha risposto di «sentire la responsabilità del momento» e di voler assicurare alla nazione un reale cambio politico. Cosa significhi esattamente è l’enigma dei prossimi mesi, così come lo è cosa farà l’iconico Gert Wilders, grande perdente di questa partita (perdono anche i socialisti).

Mentre il governo olandese fa i conti con un risultato sorprendente, seppur atteso, al quale ha contribuito una partecipazione consistente (fino al 60% in province come Utrecht), gli analisti s’interrogano su come, in linea con la tendenza del mondo occidentale, stia cambiando il tessuto sociale. Paure, pericoli reali e percepiti, identità in bilico, incertezze esistenziali che si sommano alla crisi del modello d’integrazione finora fiore all’occhiello della terra dei mulini a vento. Dopo giorni di inchieste e approfondimenti, la polizia di Utrecht ha ammesso in queste ore che, pur avendo agito verosimilmente da solo, il 37enne di origini turche Tanis, che lunedì mattina ha ucciso 3 tre persone e ne ha ferite gravemente altre tre, ha sparato «per finalità terroristiche».


Olanda, governo perde maggioranza al Senato. È boom populisti
2019/03/21

https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... jobrAY-C-4

L'AIA - La coalizione di governo del primo ministro Mark Rutte ha perso la sua maggioranza al Senato a seguito delle elezioni provinciali che si sono tenute oggi, in cui secondo gli exit poll diffusi dalla tv pubblica Nos c'è stato un boom dei populisti euroscettici. Stando agli exit poll, la formazione di estrema destra del populista Thierry Baudet, Forum per la democrazia (FvD), è riuscita a entrare in Senato diventandone il secondo partito. A questo punto la coalizione di Rutte dovrà appoggiarsi ad altri partiti per far passare le sue leggi.

Baudet è noto per le sue dichiarazioni controverse, in particolare sull'immigrazione e sulla parità fra uomini e donne. Sua la dichiarazione che "le donne in generale sono meno eccellenti professionalmente e meno ambiziose". Già presente alla Camera ma finora assente al Senato il partito FvD esce così grande vincitore dalle elezioni provinciali, ottenendo 10 seggi in Senato. Giusto dietro al partito Vvd di Rutte che ha ottenuto 12 seggi perdendone uno, sempre secondo gli exit poll.

I Verdi di GroenLinks, guidati da Jesse Klaver, hanno ottenuto un buon risultato passando da quattro a otto seggi. Mentre il Partito per la libertà (Pvv) anti-islam, guidato dal deputato di estrema destra Geert Wilders, scende da nove a sei seggi.
I membri del Senato saranno ufficialmente nominati a maggio dai 570 rappresentanti eletti nel voto provinciale di oggi nelle 12 province olandesi. Le provinciali hanno assunto le sembianze di un referendum sulla politica di Mark Rutte, la cui fine di campagna elettorale è stata segnata dalla sparatoria di lunedì a Utrecht.
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