Corusion tałiana e romana

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » sab set 02, 2017 1:13 pm

Il saccheggio di Roma - La Stampa
Mattia Feltri
02/09/2017

http://www.lastampa.it/2017/09/02/cultu ... agina.html

Un autista di autobus di Roma, oltre che guidare gli autobus, faceva il traslocatore. Un altro faceva il piastrellista. Un altro ancora lavorava alle pompe funebri. C’è gente che fa turni di tre ore, ha detto andandosene Bruno Rota, penultimo direttore generale di Atac, l’azienda dei trasporti della capitale. Ogni giorno almeno un assunto su dieci rimane a casa, per malattia o permesso. Ad agosto la percentuale sale a uno su cinque. I sindacalisti si sono presi undicimila ore di permesso in più rispetto agli accordi. C’era chi era in permesso sindacale da un anno. Del resto in Atac ci sono undici sigle sindacali. Sono stati appena licenziati quaranta dipendenti entrati col sistema di Parentopoli, ma non vogliono rinunciare alla liquidazione.

Ogni anno, fino a pochi anni fa, venivano venduti biglietti falsi per 70 milioni di euro, con la collaborazione di dirigenti ed edicolanti. Sono state acquistate porte-vetro a 98 e 128 euro quando l’offerta media delle aziende sconfitte era di 6,5 e 13,5 euro. Fra il 2013 e il 2015 sono state bucate 6 mila gomme ma ne sono state sostituite d’urgenza 15 mila. Dove sono finite le 9 mila di troppo? Boh. La metropolitana, per sciopero o guasto, è ferma in media più di un giorno alla settimana. I suoi freni a disco costano 6 mila e 700 euro anche se il prezzo di listino è di mille e 700. Un viaggiatore su tre non paga il biglietto. Ogni giorno un autobus su quattro è fermo perché rotto. Atac ha un debito di 1,3 miliardi di euro. Forse fallirà, forse no, ma una domanda non è ammessa: di chi è la colpa?

Gino Quarelo
I romani sono proprio così da sempre e quello che saccheggiano non è Roma ma i territori e i popoli soggetti a Roma.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » sab nov 18, 2017 7:59 am

Gianfranco Fini scarica Elisabetta Tulliani: "Mi aveva detto che della casa di Montecarlo sapeva tutto, ho mentito per lei"
17 Novembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... E.facebook

Di qualche giorno fa la notizia: Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani avevano deciso di presentarsi spontaneamente davanti ai pm di Roma che indagano sulla casa di Montecarlo. E così, giovedì, il fu presidente della Camera si è presentato solo al cospetto di quei giudici che lo accusano di aver riciclato in concorso con la compagna, il cognato e il suocero i soldi sottratti al fisco italiano dal "re delle slot", Francesco Corallo.

La cosa sorprendente, però, la riferisce Il Tempo: davanti ai pm, Fini ha preso le distanze dalla compagna Elisabetta, affermando che lei ha partecipato attivamente insieme a Giancarlo Tulliani all'operazione di acquisto dell'immobile di Montecarlo. La scelta di Fini di farsi ascoltare, probabilmente, è stata dettata dai timori seguiti dall'aver ricevuto, lo scorso 10 ottobre, l'avviso di garanzia con cui la Procura lo avvertiva della conclusione delle indagini preliminari, atto che precede il rinvio a giudizio. Il primo interrogatorio di Fini risaliva allo scorso 10 aprile.

In verità, giovedì, dai pm era attesa anche la Tulliani. Che però non si è presentata. Da par suo, l'ex leader di An ha ribadito la sua estraneità alle accuse che gli vengono mosse. Ma, a sorpresa, ha di fatto ammesso di aver mentito nel precedente interrogatorio, quando affermava che la compagna non aveva preso parte in alcun modo all'operazione di acquisto dell'immobile lasciato in eredità alla contessa Colleoni e al partito. Fini, insomma, ha cambiato radicalmente la ricostruzione di quanto avvenuto. Toh che caso, ora che il cerchio si stringe spunta una nuova verità.

"Alla fine - avrebbe detto Fini sempre secondo Il Tempo - la mia compagna mi ha rivelato di aver partecipato con Giancarlo Tulliani alla compravendita della casa di Montecarlo". Elisabetta clamorosamente scaricata, dunque...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 9:46 am

La procura di Como chiede il fallimento del casinò di Campione d'Italia
Le indagini sulla gestione vanno avanti da mesi dopo l'esposto del sindaco Roberto Salmoiraghi, che denuncia un credito di 30 milioni di franchi svizzeri nei confronti della casa da gioco
15 gennaio 2018

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -186519790

La Procura della Repubblica di Como ha chiesto il fallimento per insolvenza del Casinò di Campione d'Italia, una delle quattro case da gioco italiane con sede nell'enclave italiana in territorio svizzero, che dà lavoro a circa 400 dipendenti.

Già da mesi la procura comasca indaga - con l'ipotesi di peculato - sui conti della società di gestione della casa da gioco, anche sulla base di un esposto presentato dal sindaco di Campione, Roberto Salmoiraghi. La società che gestisce il casinò più grande d'Europa, infatti, è partecipata al 100% dal Comune di Campione d'Italia e dovrebbe garantire all'amministrazione pubblica un contributo di 700 mila euro ogni dieci giorni, che non viene versato da mesi, tanto che il credito del Comune ammonta a circa 30 milioni di franchi svizzeri (circa
25 milioni di euro). In più a convincere la procura a chiedere il fallimento vi sarebbero debiti nei confronti delle banche per un'altra trentina di milioni di franchi.

Non è la prima volta che il casinò finisce sotto inchiesta. L'ultima risale al 2015 per peculato e riciclaggio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 9:47 am

Valle D'Aosta, fondi pubblici al Casinò di Saint-Vincent: danni per 140 milioni
Ginevra Spina - Mer, 28/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 14334.html

Bufera in Valle d'Aosta: la giunta e il Consiglio regionale, attuali e passati, sono finiti nel mirino della Procura per i fondi pubblici al Casinò di Saint-Vincent che avrebbero causato alle casse pubbliche un danno per 140 milioni di euro.

Il Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Aosta ha concluso una serie di indagini sulla società Casino de la Vallée Spa-Grand Hôtel Billia, a totale partecipazione pubblica della Regione autonoma Valle d'Aosta (99,995%) e del Comune di Saint-Vincent (0,045%), analizzando e ricostruendo le operazioni compiute negli anni dagli amministratori e membri del collegio sindacale e le numerose erogazioni autorizzate con specifiche delibere da parte delle giunte e dei Consigli regionali in carica nel luglio 2012 (50 milioni di euro), settembre 2013 (10 milioni di euro), ottobre 2014 (60 milioni di euro) e dicembre 2015 (20 milioni di euro).

La Procura regionale della Corte dei conti per la Valle d'Aosta ha contestato a ventidue tra consiglieri e assessori in carica al momento dei fatti di aver "consapevolmente" causato alle casse pubbliche un danno presunto di 140 milioni di euro. Tra i 22 a cui viene contestato il danno erariale ci sono anche l'ex presidente della Regione Valle d'Aosta Augusto Rollandin, sfiduciato nel marzo scorso, l'attuale governatore Pierluigi Marquis e il senatore ed ex assessore Albert Lanièce.

Le fiamme gialle hanno notificato oggi gli inviti a dedurre formulati dalla magistratura contabile, che ha inoltre contestato al coordinatore del Dipartimento bilancio, finanze e patrimonio della Regione una presunta responsabilità amministrativa per colpa grave pari a un milione e seicentomila euro.

La Procura regionale della Corte dei conti ha ripartito il danno alle casse della Regione tra i membri della giunta e del Consiglio regionale in relazione alle votazioni nel corso delle deliberazioni, contestando in via principale a titolo di dolo importi compresi tra i 2.857.000 euro e i 17.297.000 euro.

Le indagini hanno evidenziato che la società partecipata che gestisce il casinò di Saint-Vincent ha beneficiato di erogazioni plurimilionarie concesse tra il 2012 e il 2015 in conseguenza di bilanci che riportavano perdite volutamente ridotte e piani di sviluppo industriale inattendibili. Tutto ciò nonostante il fatto che la casa da gioco mostrasse "palesi segnali di gravissima sofferenza, con indicatori di debolezza strutturale tali da compromettere irrimediabilmente l'attitudine alla autonoma sopravvivenza nell'immediato e rendevano inverosimile ogni più benevola prospettiva di recupero nel futuro".

Le fiamme gialle hanno quindi segnalato alla Procura di Aosta "ininterrotte condotte" penalmente rilevanti di falso in bilancio e truffa aggravata per ottenere le erogazioni pubbliche da parte degli amministratori della società e dei componenti il collegio sindacale, che avrebbero indotto in errore la Regione e la società finanziaria regionale erogatrice del denaro "avendole coscientemente raggirate grazie alla presentazione di bilanci riportanti perdite di esercizio dissimulate - quindi falsi - e piani industriali di sviluppo conseguentemente irrealizzabili".

Per questo la Procura ha iscritto nel registro degli indagati per falso in bilancio e truffa aggravata l'ex amministratore del casinò Luca Frigerio, l'attuale amministratore Lorenzo Sommo e i membri del collegio sindacale della società Casinò de la Vallè spa. Indagato invece per truffa aggravata l'ex assessore con delega alla casa da gioco, Ego Perron. Gli interrogatori saranno il 3 e 4 luglio.


Le «alchimie» del Casinò di Aosta, i giudici: «Finanziamenti sconsiderati della Regione»
Ivan Cimmarusti
2018-03-07

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AEIcswCE

«Alchimie finanziarie» elaborate ricorrendo a «complesse architetture societarie» per celare il tracollo del Casinò de La Vallée di Saint Vincent (Aosta). Nel mirino c’è il buco di circa 140 milioni di euro, aggravato da erogazioni della Regione della Valle d’Aosta, illecitamente agevolate dagli assessori al bilancio Augusto Rollandin, Mauro Beccega ed Ego Perron, sulla base di bilanci falsi degli ex ad del Casinò Luca Frigerio e Lorenzo Sommo. Sono le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta, al comando del colonnello Piergiuseppe Cananzi, ad aver scoperchiato il «sistema».
Corte conti, sequestro beni consiglieri Valle d’Aosta

L’inchiesta penale e il procedimento contabile
L’inchiesta ha una duplice natura: da una parte c’è l’accertamento penale, che ha portato la Procura di Aosta a iscrivere nel registro degli indagati otto persone (Perron, Frigerio, Sommo, Baccega, Rollandin e i sindaci della società Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini e Laura Filetti), dall’altra l’accertamento della Corte dei Conti che ha notificato la citazione a giudizio per 22 componenti della Giunta regionale, tra i quali Albert Lanience, eletto al Senato della Repubblica (con Union valdotaine, Union valdotaine progressiste, Partito Democratico e Epav).

Le «dissimulazioni» nei bilanci della società che gestisce il Casinò
Stando agli accertamenti investigativi della Guardia di Finanza, gli ex ad del Casinò Frigerio e Sommo avrebbero esposto «nei bilanci relativi agli esercizi 2012, 2013, 2014 e 2015 fatti materialmente non rispondenti al vero in ordine alle condizioni economiche della società» che gestisce il Casinò, «in modo da indurre in errore la Regione Autonoma Valle d’Aosta, che deliberava finanziamenti». In questa presunta operazione illecita, avrebbero concorso gli assessori regionali Rollandin, Baccega e Perron, «che inducevano in errore, con artifici e raggiri la Regione». In particolare, avrebbero «dissimulato nei bilanci indicati, la reale consistenza delle perdite (in modo da formulare piani industriali di sviluppo in realtà irrealizzabili) e la prospettiva negli anni a seguire di conseguire ulteriori risultati negativi di esercizio». Inoltre, con presunti «raggiri», avrebbero «omesso di evidenziare, in sede di approvazione delle delibere, la reale situazione economico patrimoniale» della società che gestisce il casinò.

I 140 milioni di euro di illeciti finanziamenti
Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2015 la Regione ha erogato 140 milioni di euro in modo presumibilmente illecito. Nel luglio del 2012 è dato «mandato a Finaosta (società controllata da Cava spa che gestisce il Casinò, ndr) per la stipula di due operazioni di mutuo a favore di Cava spa destinate al finanziamento parziale del piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero per 50 milioni». Nel settembre del 2013 è stato dato «mandato a Finaosta per la stipula di un mutuo a favore di Cava spa destinato al finanziamento dei maggiori oneri del piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero per 10 milioni di euro, gestione speciale Finaosta, al tasso del 6%, poi rideterminato nell’agosto del 2014 al 3,28% e nel dicembre 2015 al 1%». Infine, nell’ottobre 2014, è stato previsto l’aumento del capitale di 60 milioni di euro, mentre nel dicembre del 2015 sono stanziati 20 milioni, gestione speciale Finaosta, al tasso dell’1%.

La Corte dei Conti: operazioni sconsiderate della Regione Valle d’Aosta
Secondo i giudici della Corte dei Conti, risultano «reiterati finanziamenti a beneficio di Cava spa, che l’Amministrazione regionale ha architettato e, poi, realizzato» basati «non su lungimiranti e oculate scelte» ma su «sconsiderate opzioni operate nonostante ricorressero plurimi, univoci e tutti coerenti segnali di crisi strutturate». Aggiungono che «Casino de la Vallée spa ha beneficiato di una vigorosa assistenza finanziaria, realizzata, però, in evidente violazione del divieto, posto dalla disciplina comunitaria, di aiuti di Stato, nonché in contrasto con gli inderogabili precetti previsti dalla legislazione nazionale e da quella regionale, ignorando del tutto i fondamentali canoni dell’economicità, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » sab mag 12, 2018 3:17 am

False fatture, la procura chiede il rinvio a giudizio per i genitori di Renzi
Luca Romano - Ven, 11/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 25344.html

La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell'ex premier Matteo, accusati, assieme all'imprenditore Luigi Dagostino, di aver emesso fatture per prestazioni che secondo l'accusa dei pm Luca Turco e Christine Von Borries non sarebbero mai avvenute

La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell'ex premier Matteo, accusati, assieme all'imprenditore Luigi Dagostino, di aver emesso fatture per prestazioni che secondo l'accusa dei pm Luca Turco e Christine Von Borries non sarebbero mai avvenute.

La richiesta di rinvio a giudizio, inviata al gip in questi giorni, segue l'avviso di conclusione delle indagini di alcune settimane fa. In questo periodo di tempo, gli indagati avrebbero potuto depositare memorie difensive o chiedere di essere interrogati, ma ciò non è avvenuto.

L'inchiesta riguarda l'emissione di due fatture: una da 130 mila euro emessa dalla Eventi 6 della famiglia Renzi e pagata dalla Tramor, detenuta da una società con sede a Cipro ma gestita in passato dallo stesso imprenditore Luigi Dagostino; l'altra, da 10 mila euro, sarebbe stata emessa dalla Party srl, oggi in liquidazione fra cui i soci risultavano Tiziano Renzi e la Nikila Invest amministrata dalla compagna di Dagostino, Ilaria Niccolai. Nel marzo scorso,dopo aver ricevuto l'avviso a comparire, Tiziano Renzi scrisse su Facebook: "Pur consapevole che la diffamazione è irreversibile, mi piace dichiarare con serena fermezza che in 35 anni da imprenditori mai abbiamo prodotto fatture non vere".

"La richiesta di rinvio a giudizio diffusa dalla stampa e della quale la difesa non ha conferma ufficiale è ampiamente compatibile con la nostra richiesta di andare a processo, formulata qualche tempo fa. Siamo certi di poter dimostrare in sede processuale l'assoluta correttezza dei comportamenti tenuti dai signori Renzi". Così, in una nota, l'avvocato Federico Bagattini, legale di Tiziano Renzi e Laura Bovoli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 5:57 am

Arrestato il giudice amministrativo Giuseppe Mineo, Renzi tentò di farlo nominare al Consiglio di Stato

4 luglio 2018

http://www.affaritaliani.it/cronache/gi ... ign=noibot


È stato arrestato per corruzione l'ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliano Giuseppe Mineo. Il provvedimento è stato disposto dal gip di Messina su richiesta della Procura diretta dal procuratore Maurizio de Lucia. Nel 2016 Mineo era stato indicato dall'allora premier Matteo Renzi per un ruolo al Consiglio di Stato ma la nomina non fu ratificata perchè era stato già sanzionato per il ritardo nel deposito delle sentenze.

Accuse: corruzione e sentenze pilotate

Mineo si sarebbe interessato perché le imprese "Open Land Srl" e "AM Group Srl", controllate dai costruttori Frontino, fossero favorite nei ricorsi che avevano intentato contro il Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Il giudice sarebbe dovuto intervenire perché venisse sovrastimato il risarcimento del danno che Comune e Sovrintendenza dovevano alle due società. Sia la vicenda Open Land che quella della Am Group sono emerse nella inchiesta della Procura di Messina che, a febbraio, ha portato in carcere, tra gli altri, l'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, entrambi legati ai Frontino.

La vicinanza a Lombardo

In cambio del suo interessamento nella causa di cui era peraltro giudice relatore Mineo, docente universitario nominato al Cga in quota dell'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, avrebbe chiesto denaro per un amico: l'ex presidente della Regione Giuseppe Drago, poi deceduto nel 2016. Mineo e il politico erano legati da una stretta amicizia. All'ex presidente della Regione sarebbero stati fatti avere 115mila euro: la somma sarebbe stata versata dalla società "Ocean One Consulting Srl", riconducibile agli avvocati Amara e Calafiore, su un conto maltese intestato all'imprenditore siracusano Alessandro Ferraro, anche lui già coinvolto nell'inchiesta messinese su Longo. Ferraro avrebbe poi girato la somma a Drago.

Le polemiche sulla tentata nomina del governo Renzi e i rapporti con Faraone

Come detto, la sua tentata nomina nel 2016 da parte del governo Renzi suscitò diverse polemiche. A differenza degli altri nomi indicati dall'allora governo, infatti, quello di Mineo era l'unico totalmente estraneo all'ambiente romano. Una storia, la sua, interamente radicata in Sicilia con la vecchia conoscenza dell'ex governatore Raffaele Lombardo, che lo porta al Consiglio siciliano. Mineo viene persino considerato uno degli "ideologi" del partito di Lombardo, che prende vita quando l'ex presidente siciliano rompe con Berlusconi e fa asse col Pd. Ed è proprio con il Pd che Mineo allaccia stretti rapporti, in particolare con l'area renziana rappresentata in Sicilia da Davide Faraone. Proprio da qui nasce probabilmente il (poi tramontato) grande salto, con il governo Renzi che cerca nel 2016 di farlo nominare al Consiglio di Stato. Ma i dubbi sulle sentenze depostate in ritardo portarono al parere negativo del Csm.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 7:08 pm

Nomine e concorsi nella sanità: arrestato il governatore Pittella
Sergio Rame - Ven, 06/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 49604.html

Terremoto alla Regione Basilicata. Finisce ai domiciliari il presidente (Pd), in carica dal 2013. Con lui altri 29 in manette

Terremoto giudiziario alla Regione Basilicata. Il governatore Marcello Pittella, esponente del Partito democratico in carica dal 2013, è finito agli arresti domiciliari.

È, infatti, tra le persone coinvolte nella maxi inchiesta condott dalla procura di Matera per questioni connesse a concorsi e nomine nella sanità lucana anche il direttore generale e la direttrice dell'azienda sanitaria di Matera. Per i trenta finiti in manette si configurano adesso una sfilza di reati contro la Pubblica amministrazione in Basilicata.

Le accuse sono tutte pesantissime. Si va dall'buso d'ufficio al falso ideologico, dalla truffa aggravata alla corruzione. E coninvolge una trentina di esponenti di spicco della Regione Basilicata. Oltre al governatore, fratello dell'eurodeputato dem Gianni Pittella, sono finiti agli arresti anche il direttore generale dell'Asl di Bari, Vito Montanaro, e il responsabile dell'anticorruzione dell'Asl, Luigi Fruscio. "È la politica che condiziona pesantemente la gestione delle Aziende sanitarie lucane e in particolar modo le procedure selettive per assumere personale nella sanità", scrive il gip Angela Rosa Nettis secondo cui l'intero sistema era stato orchestrato non solo per "ampliare il consenso elettorale" ma anche "allo scopo di 'scambiare' favori ai politici di pari schieramento che governano Regioni limitrofe, come è il caso della Puglia e della Campania". "Deus ex machina di questa distorsione istituzionale nella sanità lucana", secondo gli inquirenti, era proprio Pittella che non si limitava a "formulare gli atti di indirizzo politico per il miglioramento e l'efficienza della Sanità regionale" ma influenzava anche "le scelte gestionali delle Aziende sanitarie ed ospedaliere lucane interfacciandosi direttamente con i loro direttore genereli i quali sono stati tutti nominati con delibere di giunta regionale nonchè con i successivi decreti del governatore" (guarda il video).

Fu grazie al direttore generale Asm Pietro Quinto (da oggi in carcere) che don Angelo Gallitelli, segretario del vescovo di Matera Antonio Giuseppe Caiazzo interessato a far ammettere la sorella Maria e un amico al percorso di formazione, a numero chiuso e per massimo 50 posti per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità nella scuola primari, riuscì a "trovare prontamente un'alternativa" a Pittella. Fu, infatti, messo in contatto con Vito De Filippo, all'epoca viceministro dell'Istruzione nel governo Gentiloni (e prima ancora con Matteo Renzi) e ora deputato del Pd. "Le richieste del prelato - si legge nell'ordinanza cautelare del gip di Matera - risulteranno esaudite perché la sorella di Gallitelli risulterà vincitrice del concorso, che era stato indetto dall'Università della Basilicata per l'anno accademico 2016/17". La circostanza rende molto bene l'idea di come Quinto fosse "il collettore delle raccomandazioni che promanano" da Pittella. Era infatti lui a "intrattenere significativi rapporti con altre figure politiche e religiose di spicco".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar set 25, 2018 7:05 am

Raffaele Cattaneo sulla condanna di Roberto Formigoni
19 settembre 2018

https://www.facebook.com/mauro.porro.96 ... 7947753908

Roberto Formigoni oggi è stato condannato a 7 anni e mezzo nel processo d’appello per il caso Maugeri. La sentenza d’appello gli ha inflitto il massimo della pena possibile per corruzione, aggravando la condanna di I grado. Il massimo della pena nonostante sia caduta l’accusa di associazione a delinquere e non sia stata riscontrata l’evidenza di una mazzetta. La condanna infatti si basa sul beneficio di utilità quali viaggi, vacanze, ospitalità su yacht ecc. E sul presupposto che delibere regionali (che certo Formigoni non può aver fatto ed approvato da solo) fossero orientate esclusivamente ad ottenere quei benefici. È un po’ difficile da comprendere e lascia senza parole.
Roberto Formigoni è una delle persone più importanti nel mio percorso politico e anche personale. È un uomo da cui ho imparato molto, che stimo e che gode, ancor di più oggi, della mia considerazione e della mia amicizia. Dunque ammetto di essere di parte. Ma non in forza di un un pregiudizio, bensì di una esperienza.
Sto rivendicando l’amicizia e la stima per un politico condannato per corruzione e al grado più grave? Si, semplicemente perché il Roberto Formigoni che ho conosciuto io non è un corrotto.
Mi rendo conto che questa affermazione oggi è assolutamente controcorrente e non può che caricarmi di strali e contumelie se non di peggio... non scrivo queste cose per incoscienza. Al contrario le scrivo proprio in forza di una coscienza che si fonda su anni di esperienza personale.
Alla comodità di una posizione opportunistica e di convenienza personale (tipo “attento, chi te lo fa fare, stai zitto che ti conviene.. non cercarti guai”) preferisco raccontare quello che ho visto e personalmente vissuto. Anche questo l’ho visto fare tante volte da Formigoni e un po’ l’ho imparato da lui.
Roberto Formigoni non è un corrotto perché gli sono stato vicino per anni, ho visto come lavorava, che cosa aveva a cuore, la passione che ci metteva, l’impegno senza risparmiarsi, la tensione continua a costruire, insieme alla sua squadra, soluzioni utili al bene comune e al benessere di tutti. Persino le cazziate che ho ricevuto per ciò che non era all’altezza delle sue aspettative me lo confermano!
Un corrotto non desidera costruire il bene comune, ma solo il proprio interesse personale. Ama il disimpegno, la vita comoda, non si danna l’anima per cercare di governare nel modo migliore una regione di dieci milioni di abitanti. Non si spende dalla mattina presto a notte per metter in piedi un sistema sanitario, formativo, di welfare, di infrastrutture, in grado di competere con le regioni più avanzate del mondo e soprattutto di trasformare un’idea culturale e valoriale come la sussidiarietà in un modello di governo funzionale ed efficiente, anche in termini di costi. Un modello di governo che in gran parte resiste ancora oggi in Lombardia e continua a produrre frutti positivi per tutti i lombardi. Una sanità all’avanguardia che consente a tutti di accedere a carico del sistema sanitario regionale a ospedali e strutture pubbliche e private; una rete di servizi sociali, basati sull’idea di welfare community, per gli anziani, i minori, i disabili, le dipendenze, i drop out, insomma i più fragili e gli ultimi che le altre regioni ci invidiano e che è stato studiato in tutto il mondo; un sistema formativo con soluzioni innovative come il modello di accreditamento e il sistema dotale, il buono scuola, ecc. Politiche per il lavoro e per le imprese aperte alla collaborazione tra pubblico e privato che hanno portato a risultati formidabili nel sostegno a chi cerca lavoro, alle nostre piccole e medie imprese, agli artigiani, ai commercianti, agli agricoltori. Un modello di innovazione persino nel campo delle infrastrutture che ha permesso alla Lombardia di dotarsi di opere stradali e autostradali (Paullese, SS38 Valtellina, terze e quarte corsie su A4, A8, A9, Tem, Brebemi, Pedemontana, ecc), ferroviarie (dall’alta velocità al raddoppio delle linee per Lecco, Bergamo, Pavia, all’incremento di oltre il 50% dei treni/km, ai collegamenti a Malpensa) aeroportuali, intermodali.
Per fortuna le opere di Formigoni sono sopravvissute a questo tentativo di distruzione, persino di damnatio memorie e sono lì, visibili a tutti, per coloro che vogliono vedere.
So bene che tanti non apprezzeranno questa mia difesa. Ma è semplicemente il racconto di ciò che ho vissuto e a cui ho partecipato di persona. Formigoni non è un santo asceta: amava il bello, il lusso e le belle vacanze. Forse in questo avrà persino ecceduto. Come ho sempre pensato eccedesse in certe sue scelte estetiche nel vestire... Ma non è mai stato un uomo avido, attaccato al denaro, insensibile alle sue responsabilità e preoccupato solo di sè. Insomma non è mai stato un corrotto. Anzi ha sempre cercato di rendere concreta la sua vocazione cristiana in un campo difficile come quello della politica. Sbagliando certo, ma con una tensione al bene mai doma.
Per queste ragioni sono profondamente dispiaciuto dell’esito della sentenza odierna, che certamente speravo diversa, e del giudizio che inevitabilmente ne deriverà nell’opinione pubblica sulla sua persona e sul suo lavoro di politico e di amministratore.
Proprio per questo però non voglio che manchi anche pubblicamente il racconto e il giudizio di chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo e di stargli vicino. L’evidenza di questa esperienza è per me più forte, con tutto il rispetto dovuto, di qualunque giudizio emerso in un tribunale. Coraggio Roberto: il tempo è galantuomo e la verità alla lunga vince sempre!


Fabrizio Biasiolo
"Ma non è mai stato un uomo avido, attaccato al denaro, insensibile alle sue responsabilità e preoccupato solo di sè. Insomma non è mai stato un corrotto." Premessa: non so assolutamente nulla di questa vicenda e non considero la giustizia italiana infallibile, anzi non faccio fatica ad immaginare giudici e sentenze corrotte almeno quanto coloro che pretendono di giudicare. Ma quella frase mi lascia interdetto , scorre via liscia come tutto il resto ma si trascina qualcosa dietro che non e' certo percepibile a prima vista. Innanzitutto definisce in una sentenza cio' che le decine di sentenze prima e dopo non fanno altro che introdurre ed e' il nucleo costitutivo di tutto l'articolo : Non e' mai stato............; nel farlo ,al di là della pittoresca immagine di un Formigoni a meta' tra Madre Teresa ed il "Primum non Motu", stabilisce un'assioma che e' evidente frutto di pregiudizi :" La corruzione la provaca il denaro, o l'essere insensibili alle proprie responsabilita' , l'egoismo". Non solo tra' le possibili cause si scorda della piu' importante :" IL POTERE" , ma ciò che riporta come una sorta di alibi a dimostrazione dell'impossibilita' del crimine riscontrato non sono cause ma effetti. Al di là della corruzione del sistema giudiziario italiano l'assenza di effetti non e' certamente alibi di un crimine. Non so se Formigoni fosse onesto o meno , ma so che l'alta velocita', o la gestione della sanita' (dove le mazzette notoriamente volano al pari di tordi in stagione) non sono certo un'alibi che lo comprova e so anche che il paradigma :" Ha rubato , ma ha anche fatto il bene dei cittadini , di craxiana memoria," non ha fondamenta che possano reggere l'urto violento della corruzione politica. Il politico fa' il bene della comunità, non il proprio e' questo il motivo per cui si definisce la carriera in politica "public service" : l'ego è escluso dai profitti. Lui lo ritiene onesto perche' lo conosce e sa che non ruberebbe, due corti lo hanno ritenuto disonesto e addirittura gli hanno comminato la pena piu' alta possibile. Io che guardo da lontano e non conosco ne capra ne cavoli osservo umilmente che non vedo proprio come sia possibile in Italia ottenere posti di potere nella pubblica amministrazione senza "mostrare la propria gratitudine al partito che tale posto te lo procura".............Un'ultima semplice notazione e' il potere che corrompe , non l'egoismo.

Mauro Porro
Non conosco neanch'io tutti i retroscena quello che posso valutare sono i risultati gestionali di una regione che si è dimostrato meglio amministrata delle altre per cui se quest'uomo ha sbagliato figuriamoci gli altri governatori che se forse anche più onesti non hanno raggiunto neanche lontanamente i risultati di Formigoni. Ma ripeto non sono informato sulle sue questioni giudiziarie

Fabrizio Biasiolo
Onore al merito, ma non giustificherebbe comunque un'atto di corruzzione. E poi, c'è sempre il problema che è difficile valutare quanto le circostanze esterne abbiano avuto un'impatto sui risultati. Questo è sempre valido. Va anche detto che la giustizia italiana manca della minima credibilità , le magistrature e le sentenze spesso vestono la veste lisa delle strumentalizzazioni a fine politico. Certo che se il più capace si rivelasse essere disonesto sarebbe veramente triste ...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » lun nov 12, 2018 7:27 am

Corruzione e grandi opere, indagati il figlio di Lunardi e quello di Monorchio
di Paolo Biondani e Giovanni Tizian
2016/10/26

http://espresso.repubblica.it/attualita ... o-1.286603

Ci sono anche due figli illustri nell'inchiesta della procura di Roma per gli appalti sulle grandi opere. Tra gli indagati per corruzione compaiono infatti Giuseppe Lunardi, figlio dell'ex ministro e attuale responsabile di Rocksoil, l'azienda di progettazione di cui è proprietaria la famiglia Lunardi, e Gian Domenico Monorchio, figlio dell'ex Ragionere generale dello stato, accusato di corruzione ma non del reato associativo.

Fondamentale, secondo l'accusa, anche il ruolo di Michele Longo, general manager per l'Italia di Salini Impregilo, che è stato arrestato stamani. E di Ettore Pagani, direttore del general contractor Cociv. Longo è presidente del Cociv, il consorzio privato che gestisce gli appalti pubblici per l'ata velocità Milano-Genova e presidente del consorzio Reggio Calabria Scilla che gestisce il macro lotto della Salerno Reggio Calabria che dovrebbe essere inaugurato a fine anno.

Un ruolo chiave nel meccanismo corruttivo svelato dagli inquirenti è stato poi svolto da De Michelis, ingegnere abruzzese che lavora per una grande società di ingegneristica Sintel Engeniering che secondo l'accusa è controllata da Monorchio jr. Al centro delle indagini il direttore dei lavori delle tre opere e il suo socio di fatto, l' imprenditore calabrese Domenico Gallo.

Le ordinanze riguardano tra gli altri Michele Longo ed Ettore Pagani, presidente e vicepresidente di Cociv. Che con l'ingegnere Giampaolo De Michelis e l'imprenditore Gallo sarebbero il punto di contatto tra le inchieste di Roma e Genova. L'indagine che sembra correre su un unico binario, infatti, è in realta doppia. Una parte è di competenza della procura di Roma, l'altro filone è a Genova.

La doppia inchiesta
Sono questi, dunque, gli ingredienti dell'indagine sul sistema di mazzette e appalti scoperto dalla procura di Roma e dai carabinieri della Capitale. I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione sono i reati contestati a 21 indagati destinatari di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip. L’indagine, denominata «Amalgama», ipotizza ci sia stata corruzione per l’ottenimento di contratti di subappalto nell’ambito dei lavori per la realizzazione della tratta ad Alta velocità Milano-Genova( con il tanto contestato Terzo valico), del Macrolotto della Salerno-Reggio Calabria e della People mover. All'inchiesta romana, tuttavia, si aggiunge un pezzo genovese, coordinato dalla procura di Genova e portato avanti dalla guardia di finanza del capoluogo ligure.

Su questo fronte nordico della corruzione gli arresti sono stati 14. Il meccanismo utilizzato è identico. Con una variante hot: per aggiudicarsi gli appalti dei lavori per il Terzo Valico genovese gli imprenditori non pagavano soltanto tangenti, ma offrivano anche prestazioni con escort. Almeno, questo è quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice del tribunale. In un caso la guardia di finanza ha documentato la consegna di una tangente da 10 mila euro nella sede di Cociv da parte di un imprenditore verso un alto dirigente del Consorzio. «Missione compiuta, secondo indicazioni ricevute», commentava l’imprenditore intercettato.

Lunardi e Monorchio
Monorchio, amministratore della Sintel, è finito in carcere per corruzione. Il gip scrive: «Sono continue le sue pressioni verso Ettore Pagani (Cociv) per cercare di ottenere liquidazioni di parti del corrispettivo nell'ambito del rapporto tra Cociv e la stessa Sintel, di cui al contratto milionario del primo aprile 2015 che invece alla luce dei fatti, ove fosse stato correttamente valutato dagli organismi di vigilanza delle aziende di cui al Cociv o Scilla Reggio Calabria scpa, avrebbero comportato certamente l'immeditata risoluzione dello stesso, come del resto riscontrabile dalla lettura degli inadempimenti gravi e del codice etico».

Secondo la Procura, in pratica, Monorchio, d'accordo con De Michelis, avrebbe ricevuto indebitamente da Pagani «promesse di utilità consistite in forniture di servizi nel settore delle prove sui materiali da costruzione in favore della societa' consortile Kronotech, partecipata dalla Crono srl, riconducibile a Monorchio, quale prezzo per l'esercizio della funzione e per la violazione dei doveri di imparzialita' e terzieta' del pubblico ufficiale». Non solo. Anche dai vertici della Ceprini Costruzioni spa e da quelli della Berti Sisto e Costruzioni Stradali, Monorchio avrebbe ricevuto «utilità».

Per Lunardi junior, invece, il capo d'accusa è unico. Corruzione, nella veste di consigliere e proprietario in quota della Rocksoil spa e amministratore della Tre Esse Engineering srl. Avrebbe promesso nel 2015, assieme a Giovanna Cassani, direttore tecnico della stessa Rocksoil spa e amministratrice di fatto dell'altra società, a Giampiero De Michelis, nella veste di direttore dei lavori per la realizzazione della tratta dell''Alta Velocita' Milano-Genova, Terzo valico Ferroviario dei Giovi. Utilità, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, «consistite in commesse in favore di societa' riconducibili allo stesso De Michelis e da Domenico Gallo per la fornitura di servizi».

L'amalgama
Nell'inchiesta della procura di Roma c'è un particolare che spiega bene quanto sia importante la condivisione del sistema da parte di chi corrompe e di chi viene corrotto. Una visione comune, verrebbe da dire, per raggiungere il medesimo obiettivo. L'arricchimento illecito, infatti, si raggiunge solo se c'è «l'amalgama», che ci consente di stare «tutti a coltivare l'orticello», dice uno degli indagati al telefono. Insomma, è inutile farsi la guerra. Meglio e più proficua la pace.

De Michelis ha creato la cosiddetta «Amalgama», quell'accordo, cioè, per cui «faceva fare tutto ciò che volevano alle imprese ma doveva ricevere qualcosa in cambio per restare amici per far si che non ci fossero difficoltà cioè a dire del Gallo 'perché se ognuno tira e un altro storce non si va mai avanti». Un «modo preventivo ed efficace per evitare che vi siano guerre con l'effetto di mettere tutti contro».

Il gruppo finito sotto inchiesta, con a capo il direttore lavori De Michelis e l'imprenditore Domenico Gallo, è così descritto dal procuratora aggiunto Michele Prestipino: «Un'organizzazione stabile composta da tecnici, imprenditori e professionisti che si sono accordarti per un reciproco scambio di utilità ai danni dei contribuenti». Per gli inquirenti si tratta una «Corruzione triangolare» in cui lavori e utilità venivano orientati a società terze riconducibili agli indagati.

«C'è una trasformazione della tangente da denaro ad assegnazione dei lavori» ha sottolineato il pm anticorruzione Paolo Ielo. Era De Michelis, sostiene l'accusa, a obbligare le ditte vincitrici della commessa a spezzettare i lavori in diversi subappalti, da assegnare a ditte da lui indicate. In altri casi invece, l'opera di corruzione avveniva a monte, durante le gare bandite dal general contractor.

Di De Michelis, due indagati intercettati dicono: «Abbiamo creato un mostro». Secondo gli inquirenti, effettivamente, il Mostro, «apparteneva a una logica illecita che, come abbiamo già visto, non era nuova all' interno di questi appalti per le Grandi Opere. O meglio, il corrispettivo delle corruzioni per gestire in modo domestico l'esecuzione delle opere pubbliche a danno dello Stato italiano e dei suoi cittadini, avveniva secondo accordi che, invece di essere corrisposti mediante dazioni di denaro, erano sorretti da compiacenti contratti per la fornitura di beni e servizi».

La genesi dell'indagine
L'inchiesta della procura di Roma nasce da alcune verifiche sul riciclaggio di quattrini mafiosi. Lo ha spiegato anche l'aggiunto Prestipino durante la conferenza stampa. E questo non è casuale. La Procura nazionale antimafia da due anni ormai denuncia quanto mafia e corruzione siano due facce della stessa medaglia. Ossia che la prima utilizza la seconda per raggiungere i proprio scopi. Mazzette più che lupara per convincere i propri clienti. I clan comprano e ottengono ciò che vogliono. Se poi sulla strada trovano chi per soldi è disposto a tutto il gioco è ancora più facile.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar nov 13, 2018 8:28 pm

Caso scontrini, l’ex sindaco di Roma Marino condannato in appello a 2 anni
2018-01-11

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobil ... _dY__yN_f0

L’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato condannato nel processo d’appello per la vicenda degli scontrini a due anni di reclusione. In primo grado era stato assolto. È accusato di peculato e falso. I giudici della terza corte d’Appello di Roma hanno disposto anche il risarcimento in favore del Comune di Roma, che si era costituito parte civile nel procedimento, da liquidarsi in separata sede. I giudici hanno, inoltre, interdetto l’ex sindaco dai pubblici uffici per la durata della pena.

La corte d’appello ha confermato l’assoluzione dall’accusa di truffa
Marino ha lasciato la corte d’Appello di Roma senza rilasciare dichiarazioni accompagnato dal suo avvocato difensore Enzo Musco. Nei confronti del chirurgo Dem il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva sollecitato una condanna a due anni e mezzo. I giudici della III corte d’Appello hanno confermato l’assoluzione dall’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine. La vicenda giudiziaria riguardava una cinquantina di cene pagate con la carta di credito che gli fu rilasciata durante il suo mandato ll’amministrazione capitolina.

L’accusa: oltre 12mila euro in 56 cene private spacciate per istituzionali
In particolare, i magistrati hanno accusato Marino di aver speso 12mila 716 euro in 56 cene private spacciate per istituzionali. Questo fascicolo è stato curato dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma. Dagli atti risulta che Marino «si appropriava ripetutamente della dotazione finanziaria dell’ente allorché utilizzava la carta di credito a lui concessa in dotazione all’Amministrazione». Secondo la Procura l’ex sindaco avrebbe utilizzato la carta per «acquistare servizi di ristorazione nell’interesse suo, dei suoi congiunti e di altre persone non identificate». Nel dettaglio, «saldava per 56 volte il conto di cene consumate presso ristoranti della Capitale (tra cui la “Taverna degli Amici”, “Archimede Sant'Eustachio”, “Sapore di Mare” e “Al vero Girarrosto Toscano” situati nelle immediate adiacenze della sua abitazione - i primi tre - o di quella della madre - il quarto) e anche di altre città (Genova, Milano, Firenze, Torino) ove si era recato, generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque al di fuori della funzione di rappresentanza dell'ente».

Marino - accusato anche di falso in merito a questa vicenda - «al fine di occultare» le spese effettuate indebitamente con la carta di credito dell’amministrazione, avrebbe «impartito disposizioni al personale addetto alla sua segreteria affinché formasse le dichiarazioni giustificative delle spese sostenute inserendovi indicazioni non vere, tese ad accreditare la natura “istituzionale” dell'evento ed apponendo in calce alle stesse la di lui firma». In questo modo, l’ex sindaco di Roma avrebbe «indotto ripetutamente soggetti non individuati addetti alla segreteria a redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa».

La difesa dell’ex sindaco di Roma: nessuna responsabilità
«La responsabilità di Marino è inesistente», ha detto l’avvocato Musco, difensore dell’ex sindaco di Roma al termine dell’arringa difensiva nel processo d'appello per la vicenda degli scontrini. Per il penalista «si ha l’impressione, leggendo l'atto di appello, che la procura consideri il sindaco della Capitale d'Italia, una sorta burocrate che lavora a tempo per cene. Marino è riuscito a far guadagnare alla Capitale somme ben superiori alle modeste spese di rappresentanza sostenute». Il penalista ha concluso affermando che Marino, assolto in primo grado, «in soli 28 mesi da sindaco ha dimostrato come si potesse cambiare il volto di una città». Poi è arrivata la sentenza di condanna in appello a due anni.


Roma, caso scontrini: l'ex sindaco Marino assolto in Cassazione
Era accusato di peculato e falso ma secondo la Suprema Corte "il fatto non sussiste". L'ex primo cittadino dem: "Ha vinto la giustizia e la verità ma la ferita della mia cacciata non si rimargina"
di SIMONA CASALINI
09 aprile 2019

https://roma.repubblica.it/cronaca/2019 ... -223644991

La Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna a due anni di reclusione nei confronti dell'ex sindaco di Roma Ignazio Marino "perchè il fatto non sussiste". Marino, assolto in primo grado e condannato in appello, era accusato di peculato e falso per la vicenda degli scontrini delle cene di rappresentanza quando era sindaco della Capitale. "Hanno vinto la verità e la giustizia. Era ora. Ma la sentenza non rimedia ai gravi fatti del 2015, alla cacciata di un sindaco democraticamente eletto e di un'intera giunta impegnati senza fare compromessi per portare la legalità e il cambiamento nella Capitale d'Italia. Una ferita per la democrazia che non si rimargina", così dichiara l'ex sindaco.

Al centro del processo, la rendicontazione di una cinquantina di cene, per un totale di circa 12 mila euro, e altri conti più modesti che Marino aveva pagato con la carta di credito di rappresentanza del Campidoglio durante i 28 mesi del suo mandato tra il 2013 e il 2015. Ma le accuse di aver usato quei soldi a fini personali non hanno trovato alcun riscontro nelle risultanze processuali.

Dopo l'assoluzione in primo grado da tutte le accuse, Marino l'11 gennaio dello scorso anno era stato condannato a due anni dai giudici della terza sezione della Corte d'Appello di Roma.

Il pg Mariella De Masellis nell'udienza di questa mattina aveva viceversa sollecitato l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". La sentenza di secondo grado, secondo il pg della Suprema Corte, andava annullata senza rinvio. Richiesta accolta dopo una lunga Camera di consiglio dai giudici della Cassazione.

Anche nel secondo grado di giudizio era stata confermata l'assoluzione per l'accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine.

Bisognerà ora attendere le motivazioni alla base del verdetto assolutorio che, di norma, vengono depositate entro 90 giorni.

Il suo legale: "Restituito l'onore"
"Finalmente oggi è stato restituito l'onore che merita al professor Marino", afferma il suo legale Enzo Musco, "sono contento che il procuratore generale abbia integralmente sposato la nostra tesi difensiva e abbia ricordato a noi tutti l'autonomia della valutazione giuridica, il che vuol dire che il giustizialismo politico deve rimanere fuori dalle aule dei tribunali". Gli "accusatori politici e materiali di questo processo, rappresentanti dell'attuale amministrazione comunale - continua l'avvocato Musco - erano gravemente in malafede e a tal proposito invito a rivedere quel video di De Vito pubblicato il 2 ottobre del 2015 dove si evincono le modalità con le quali si volevano acquisire i documenti contabili della Giunta Marino".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Il mito romano (l'etno-socio razzismo e l'ignoranza, alle radici del mito)

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti