Corusion tałiana e romana

Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 8:17 am

SCANDALO CROCE ROSSA: I SOLDI PER I POVERI? SERVIVANO PER LA BELLA VITA DEI DIRIGENTI: 5 GLI INDAGATI
di agostino • 28 febbraio 2017
https://www.news-italys.com/blog/2017/0 ... i-indagati

Casale Monferrato – Ammanchi di denaro e acquisto di beni a uso personale per oltre 170 mila euro. La Guardia di finanza ha concluso le indagini nei confronti degli ex vertici della Croce rossa di Casale Monferrato: cinque le persone indagate, a vario titolo, con l’accusa di peculato.

Secondo gli accertamenti effettuati dagli investigatori delle fiamme gialle, che si sono mossi lo scorso anno dopo le segnalazioni dei nuovi responsabili della Croce rossa locale, i cinque avrebbero utilizzato per scopi personali beni e denaro che dovevano invece essere destinati agli assistiti in difficoltà.
Le tessere benzina dell’associazione, in particolare, sarebbero state utilizzate dagli indagati per il rifornimento delle auto personali. Allo stesso modo quelle del supermercato sarebbero state usate per acquisti personali, tra cui elettrodomestici, capi d’abbigliamento e cosmetici.

Fonte: Newsitalys




Lo stipendificio della Croce Rossa e la sua privatizzazione
01 Maggio 2016

http://www.infoaut.org/index.php/blog/v ... tizzazione

I mali della Croce Rossa sono molti, a cominciare dall’impegno che essa porta avanti gestendo quei luoghi chiamati oggi CIE, carceri dove vengono rinchiusi migranti che hanno solo la colpa di essere entrati in Italia “illegalmente”. Tuttavia per anni la Croce Rossa oltre che assolvere una funzione d’assistenza, è stata in realtà un gigantesco welfare sociale sia per il personale civile che per quello militare.
Il solito carrozzone all’italiana, dispensatore di poltrone e potere con soldi pubblici, a spese di chi fa del volontariato il proprio credo, almeno 150.000 in Italia, impegnati nei servizi di primo soccorso e delle ambulanze. Un esercito di lettighieri, autisti e operatori sui mezzi di soccorso che donano gratis il loro tempo, salvo ricevere un indennizzo che arriva a contare al massimo come un buono pasto. Alle loro spalle un’armata di mangia soldi che avrebbe dovuto fare scandalo sin dal primo momento, un sistema clientelare che gestiva l’accesso a Mamma Croce Rossa con assunzioni per chiamata diretta, raccomandazioni molto spesso sottaciute persino da una parte del sindacato.

I conti della CRI iniziano a essere paurosamente in rosso almeno dal 2004, commissari nominati dai governi di turno hanno fatto il resto, ennesimo caso di come molte volte la cura sia peggiore del male. Sostanzialmente il susseguirsi dei vari commissari, dall’era Berlusconi fino ai giorni nostri, ha fatto in modo che la musica non cambiasse. Tanto per dare l’idea, la Croce Rossa era arrivata a possedere persino 25 auto blu con due autisti per auto in servizio h24, a disposizione della dirigenza. Il commissario attuale è riuscito a spendere qualcosa in meno dei suoi predecessori, ma la musica rimane sempre la stessa.

Lo Stato, almeno fin dal 2005, ha continuato a puntellare la CRI con almeno 180 milioni di euro all’anno, cifra utilizzata solo per pagare gli stipendi di almeno 5 mila dipendenti, dislocati tra uffici e sedi centrali e provinciali. Un carrozzone che nel giro di dieci anni ha bruciato ben 1 miliardo di euro, se si conta che l’ultimo bilancio risale al 2004. Praticamente anche in questo caso la CRI era diventata l’ennesimo bancomat per i soliti: commissari, super dirigenti, consulenti esterni, ecc. ecc.

Un ente che nonostante tutte le sue ombre è stato la stampella anche per buona parte di quei servizi che il Servizio Sanitario nazionale non riusciva a garantire, vittima anch’esso di tagli e privatizzazioni che oggi più di ieri stanno riducendo un diritto inalienabile a un lusso per chi potrà permetterselo, una sanità all’americana.

5mila dipendenti ridotti a 4 mila sono state alcune delle sforbiciate dell’attuale commissario Francesco Rocca, anch’esso elemento di un sistema che vuole privatizzare tutto al grido di "Privato è bello, privato è meglio”. Come se un ente pubblico non possa far quadrare i conti allo stesso modo del privato. Chiaramente il tutto a spese dei cittadini/ne, salvando i veri colpevoli ai piani alti non solo della CRI ma anche del governo. Solo per il personale, dati della Corte dei Conti, si spendevano 208 milioni di euro nel 2005, cioè più della metà dell’intera spesa corrente dell’ente che vale poco meno di 400 milioni. Il risultato finanziario del 2010 ha avuto un negativo di ben 9 milioni di euro. Non è cambiato molto negli anni più recenti, dove in parte la spesa si è assestata intorno ai 208 milioni di euro nel 2011 e cosi via. Per le ambulanze, la benzina e tutto ciò che serve a far funzionare il servizio di assistenza si spendono mediamente 150 milioni di euro, mentre solo per il pagamento dell'esercito degli stipendiati se ne vanno almeno 200 milioni.

Il solito carrozzone ben oleato, anche da una parte di quel sindacalismo che oggi tenta di portare a casa qualche risultato con le giuste proteste di una parte del personale crocerossino, che subirà un taglio non da poco unito al ricatto di una privatizzazione che bussa alla porta con contratti di lavoro peggiorativi. La privatizzazione costerà lacrime e sangue, sia sulla pelle dei semplici cittadini che sui lavoratori e volontari. Perché se è vero che il male della CRI è sempre stata la testa, rimane anche vero che il corpo, quello che sul campo, nel bene o nel male assiste milioni di persone, non è da buttare via. Anzi il personale sanitario in esubero (1500/2000 dipendenti) potrebbe essere impiegato altrove, magari nel Servizio Sanitario Nazionale, oggi sempre più in carenza di organico e finanziamenti.

Se da un lato il salasso per i lavoratori e lavoratrici è tutto in divenire, per i volontari il discorso è diverso, peggiore semmai. Turni di lavoro massacranti a spese non solo del soccorritore ma anche del cittadino, con conseguente calo di sicurezza per entrambi.

Il pericolo di questa privatizzazione sarà l’effetto domino che essa creerà all’interno dell’ambito d’intervento che alla CRI è stato dato: i servizi ai cittadini. Il passaggio da pubblico a privato è già in atto, l’inizio è datato 2012, molte onlus e cooperative da quel momento stanno occupando il posto della CRI lungo tutta la penisola, un mercato ricco di opportunità. A rischio sono anche i semplici servizi come ambulanze, servizio emergenza 118, prestazioni d’assistenza, così come i presidi sanitari lungo tutto la penisola. La chiusura e la privatizzazione da questo punto di vista saranno la nuova “emergenza sanitaria” scatenata dal governo a spese della salute di tutti e tutti. Com’è accaduto ad esempio per il Centro educazione motoria di Roma (gestito dalla Cri e finanziato, cumulando ritardi su ritardi, dalla Regione Lazio), che ha già licenziato 25 persone. Oggi si lavora con un organico ridotto per offrire il delicato servizio della riabilitazione motoria ai diversamente abili.

Purtroppo anche i già citati CIE sono i primi della lista. Sempre a Roma, una struttura gestita fino al 2014 dalla Croce Rossa al costo di 60 euro a persona, è stata ceduta ad un consorzio italo-francese dall’anno successivo, grazie alla solita gara al massimo ribasso. L’appalto del servizio è stato vinto al prezzo di 28,8 euro pro-capite. La cifra però non copre il costo per il personale finora impiegato. Di conseguenza la forza lavoro è stata più che dimezzata, per non parlare delle condizioni di chi è detenuto in queste strutture.

Giri d’affari milionari che hanno saputo dare prova di come politica e malavita possano andare a braccetto sotto la luce del “sole”, Mafia Capitale ne è l’ultimo esempio.

In conclusione la Croce Rossa Italiana è riuscita a essere quello che la politica ha sempre voluto: un carrozzone che nella sua attività ha potuto sostenere da una parte le mancanze di un Servizio Sanitario Nazionale sempre più assente, e dall’altro uno stipendificio per i soliti noti. La via migliore sarebbe la riappropriazione della validità delle maestranze all’interno della CRI: medici, infermieri, autisti e operatori sui mezzi di soccorso, avrebbero sicuramente un bel da fare all’interno della Sanità pubblica.
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 2:25 pm

Napoli, corruzione nelle forniture all'istituto tumori Pascale: 7 arresti, gli affari del primario e della moglie
di Leandro Del Gaudio
Martedì 7 Marzo 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 02315.html

Terremoto al Pascale, ai domiciliari manager e imprenditori per forniture antitumorali. Corruzione e turbativa d'asta per le forniture di dispositivi medicali e macchinari nell'istituto tumori di Napoli, insomma per tutto ciò che fa riferimento ai tumori. Sotto i riflettori un appalto che va dal 2014 e 2015, per un volume di affari di due milioni di euro.

Arrestati ai domiciliari Francesco Izzo primario del reparto di oncologia interna, che si occupa di tumore al fegato, e sua moglie alla quale erano riconducibili le società di mediazione, anche se - dicono i pm - gonfiando il prezzo.
Arrestati anche un informatore scientifico, un commercialista, e alcuni imprenditori.

Ai domiciliari anche Elia Abbondante, che avrebbe dovuto controllare le procedure di acquisto e i bandi di gara, nella veste del direttore amministrativo del Pascale all'epoca dei fatti. Oggi Abbondante è il direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro.

Indagini coordinate dal pool dell'aggiunto D'Avino e dal pm Carrano e Woodcock, decisivi gli accertamenti del nucleo di Polizia tributaria del colonnello Giovanni Salerno. Tutti i professionisti coinvolti avranno modo di replicare alle accuse nel corso dell'inchiesta.
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar apr 11, 2017 9:37 pm

Arrestato il direttore provinciale dell'Agenzia delle Entrate. Era appena uscito dalla Manuelina a Recco
L'operazione è avvenuta ieri sera. Fermato mentre prendeva la tangente, in manette anche altre tre persone
di GIUSEPPE FILETTO e STEFANO ORIGONE
11 aprile 2017

http://genova.repubblica.it/cronaca/201 ... -162708473


Arrestato il direttore provinciale dell'Agenzia delle Entrate, Walter Pardini. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e dal sostituto procuratore Massimo Terrile. Le indagini sono affidate al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. La contestazione è quella di corruzione.
L'arresto è avvenuto in flagranza ieri sera alle 23.30 all'uscita del ristorante Manuelina di Recco, dove Pardini avrebbe appena incassato una tangente da 7500 euro da un avvocato e da due commercialisti. I tre professionisti lavorano per un'azienda campana di vigilanza, la Securpol, che ha aperto un contenzioso con il Fisco e che avrebbe trasferito la sua sede a Genova, appositamente per poter avvicinare Pardini.In manette sono finiti i commercialisti Massimo Alfano e Francesco Canzano, e l'avvocato Luigi Pelella, esponente di Forza Italia, tutti napoletani, mentre un ulteriore 57enne professionista genovese è indagato a piede libero in concorso.

Per tutta la mattinata si sarebbero protratte le perquisizioni nel suo ufficio in via Fiume. Secondo gli investigatori non sarebbe stata la prima volta che Pardini intascava soldi. Il direttore si era insediato a Genova ai primi di gennaio del 2016 ed era arrivato da Livorno dove aveva ricoperto lo stesso incarico.

Le indagini sono partite dopo il trasferimento della sede della società da Napoli a Genova senza alcun apparente motivo. L'azienda aveva un contenzioso fiscale con le Entrate in Campania e, secondo gli investigatori, il cambio di sede sarebbe legato alle promesse ottenute da Pardini per un suo intervento sulla pratica in cambio di soldi.

L'Agenzia delle Entrate con un comunicato è intervenuta in merito all'arresto del direttore Pardini. "La direzione regionale della Liguria dell’Agenzia delle Entrate ringrazia e offre la massima collaborazione all’autorità giudiziaria per far piena luce sulla vicenda che ha portato all’arresto del direttore della Direzione Provinciale di Genova, nell’ambito di un’inchiesta per reato di corruzione. Di conseguenza l’Agenzia ha immediatamente adottato la sospensione cautelare dal servizio in attesa del provvedimento dell’Autorità giudiziaria a seguito del quale verranno assunte tutte le misure disciplinari, contrattuali e risarcitorie per tutelare l’istituzione e la dignità dei propri dipendenti che operano onestamente e scrupolosamente. L’Agenzia delle Entrate condanna con risolutezza i comportamenti disonesti, dinanzi al quale adotta con fermezza e celerità sanzioni disciplinari espulsive, e da anni orienta i propri sistemi di controllo interno nell’individuazione e prevenzione di ogni possibile abuso con particolare riferimento ai potenziali comportamenti fraudolenti".

Sono choccati e amareggiati i 400 impiegati dell' Agenzia delle Entrate di Genova. I dipendenti sono tenuti al silenzio sulla vicenda, ma qualcosa dalle loro bocche esce, considerazioni generali e raccontano il loro stato d'animo. In tutti c'è grande tristezza. "Quasi ci vergogniamo, perché le battute su di noi ci sono sempre state, però mai era accaduto un fatto tanto grave come l'arresto di un direttore. Noi crediamo che servano leggi più dure contro la corruzione, altrimenti questo sistema non finirà mai".
Pardini, lavorava a Genova da solo un anno. Un toscano di Livorno che faceva la spola fra la sua casa a Lucca e l'ufficio di via Fiume, e di cui tutti parlano bene: "Una persona deliziosa e non sto scherzando", dice una impiegata. "Non avremmo mai immaginato un fatto tanto grave - aggiunge un altro dipendente - il direttore sembrava il ritratto del rigore e dell'onestà". Mentre i dipendenti lasciano il palazzo per la pausa pranzo escono anche i finanzieri che hanno perquisito gli uffici di Pardini: con loro portano documenti e il pc del direttore.
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » dom apr 16, 2017 7:40 am

Il sud della penisola italica - i meridionali (Roma compresa)
viewtopic.php?f=139&t=2581
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » lun mag 08, 2017 7:23 am

Tangenti a Savona, le telefonate proibite del viceprefetto
Alberto Parodi
2017/02/08

http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2017 ... nate.shtml

Savona - Chiede di sapere chi è il giudice che si occupa della pratica dell’amico. Poi chi sono i suoi cancellieri e assistenti. «Volevo appunto se si riusciva a sapere, al di là Z. (il giudice) lo conosco»....«Sono un po’ indeciso sì che io lo conosco a Z., lo conosco buono sai però si potrebbe....».

Non soltanto la “sua” Prefettura e la Questura dell’amico poliziotto, ma il viceprefetto Santonastaso finito agli arresti domiciliari con un altro funzionario (Carlo Della Vecchia) per corruzione cerca di “infiltrarsi” anche in Tribunale. Dove lavora la cognata che fa la cancelliera. Nelle carte dell’inchiesta, che ha portato all’arresto di due funzionari della Prefettura e di un ispettore di polizia, ci sono anche le pressioni, i tentativi, le telefonate di Andrea Santonastaso per “entrare” in Tribunale. E arrivare agli amici giudici, ai parenti cancellieri, con l’obiettivo di aiutare un amico albanese, clandestino.

Le intercettazioni telefoniche, finite agli atti nell’ordinanza di arresto, tra Santonastaso - accusato anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina - e la cancelliera del Tribunale iniziano il 2 febbraio 2016.



ARRESTATO VICE PREFETTO. QUESTO IL LIVELLO DEI “SEDICENTI” SERVITORI DELLO STATO
di Speedy Gonzalez • 2 maggio 2017

https://www.speed24news.com/2017/05/02/ ... ello-stato

Pioggia di accuse per il viceprefetto di Savona, Andrea Santonaso, che si sarebbe reso colpevole di corruzione, peculato, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina. Ma non finisce qui, come riporta Il Giornale, pare che il prefetto abbia accettato mazzette, favori, interventi di liposuzione, cene gratis e assunzioni nelle Coop. Uno scandalo sul quale indagano i magistrati della Questura e la Prefettura di Savona.

Chiara Venturi, il pm che ha dato il via all’inchiesta, ha portato alla custodia cautelare e all’arresto rispettivamente l’ispettore di polizia Roberto Tesio e il marocchino Adel Salah, punto di riferimento nella comunità dei migranti. Questi due sono stati il punto di partenza da cui si sono diramate le indagini. Poco dopo infatti altri quattro arresti: il viceprefetto già citato, il direttore amministrativo Carlo Della Vecchia, l’albanese Antonyel Dibra e Graziella di Salvo; questi ultimi due gestivano una casa di appuntamenti e un giro di prostitute con il consenso e la protezione di Santonaso.

In un fascicolo di 319 pagine redatto dagli investigatori sono stati ricostruiti tutti i favori richiesti dai funzionari statali, che in totale sono risultati 19. In cambio dei favori il viceprefetto snelliva alcune pratiche burocratiche tra cui permessi di soggiorno, rilascio di porto d’armi e passaporti; addirittura si è registrato un cambiamento di cognome in cambio di un intervento di liposuzione, oppure una carrozzeria nuova in cambio di qualche punto della patente.
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar mag 16, 2017 7:41 pm

Inchiesta Consip, Renzi al padre: "Non dire bugie". Pm di Roma indagano su fuga di notizie
Le intercettazioni della telefonata tra l'ex premier e il padre pubblicate dal Fatto Quotidiano. Tiziano nega la cena con Alfredo Romeo in un ristorante, "ma potrei averlo incontrato al bar". Il segretario del Pd su Facebook: "Le intercettazioni ribadiscono la mia serietà". Il ministro Orlando avvia accertamenti
16 maggio 2017

http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... -165553605

ROMA - "Non dire bugie, non ti credo. Hai visto Romeo una o più volte?". La telefonata tra Matteo Renzi e il padre Tiziano, indagato nell'ambito dell'inchiesta Consip, è del 2 marzo 2017. Il giorno successivo Tiziano Renzi sarà interrogato dai giudici romani. È l'anticipazione del Fatto Quotidiano contenuta nel nuovo libro di Marco Lillo Di padre in figlio. L'ex premier ha subito risposto con un lungo post sulla sua pagina Facebook: "Nel merito queste intercettazioni ribadiscono la mia serietà visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: 'Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità'".
In relazione alla pubblicazione dell'intercettazione, la procura di Roma ha aperto intanto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. E il ministro della Giustizia Andrea Orlando, tramite l'ispettorato generale, avrebbe avviato accertamenti in merito.

L'intervista di Mazzei a Repubblica. In quella telefonata, intercettata dai pm, l'ex premier incalza il babbo: dopo aver letto su Repubblica l'intervista ad Alfredo Mazzei (nella quale si parlava della cena a tre tra Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo, la "cena nella bettola") decide di chiamarlo: "Devi dire tutta la verità ai magistrati, non puoi dire che non conosci Mazzei perché è l'unico che conosco anche io". L'ex premier appare molto preoccupato dall'interrogatorio al quale il padre sarà sottoposto e gli intima: "Devi ricordarti tutti i nomi e tutti i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorie".

"Non dire di mamma". Si raccomanda poi di non dire che a un ricevimento con alcuni imprenditori era presente anche sua madre, Laura Bovoli: "Non dire di mamma, se no la interrogano".

La risposta vaga di Tiziano. Poi il segretario del Pd arriva al dunque: "È vero che hai fatto una cena con Romeo?". La risposta del padre non sarebbe stata netta: Tiziano nega una cena al ristorante (la "bettola" dell'intervista di Repubblica), ma non lo è altrettanto su un possibile incontro con l'imprenditore campano in un bar. Matteo lo incalza e gli manifesta la sua sfiducia: "Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino". Il padre esita, dice di non ricordare, cita un convegno al Four Season con esponenti del mondo delle imprese ai tempi delle primarie di fine 2012 contro Bersani.

Fosche previsioni. Il segretario Pd conclude con amarezza: "Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie". E, prima di chiudere la telefonata, ribadisce: "Non puoi dire bugie, devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti. Devi ricordarti che non è un gioco".
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar mag 16, 2017 7:45 pm

Inchiesta Consip, Renzi al padre: "Non dire bugie". Pm di Roma indagano su fuga di notizie
Le intercettazioni della telefonata tra l'ex premier e il padre pubblicate dal Fatto Quotidiano. Tiziano nega la cena con Alfredo Romeo in un ristorante, "ma potrei averlo incontrato al bar". Il segretario del Pd su Facebook: "Le intercettazioni ribadiscono la mia serietà". Il ministro Orlando avvia accertamenti
16 maggio 2017

http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... -165553605

ROMA - "Non dire bugie, non ti credo. Hai visto Romeo una o più volte?". La telefonata tra Matteo Renzi e il padre Tiziano, indagato nell'ambito dell'inchiesta Consip, è del 2 marzo 2017. Il giorno successivo Tiziano Renzi sarà interrogato dai giudici romani. È l'anticipazione del Fatto Quotidiano contenuta nel nuovo libro di Marco Lillo Di padre in figlio. L'ex premier ha subito risposto con un lungo post sulla sua pagina Facebook: "Nel merito queste intercettazioni ribadiscono la mia serietà visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: 'Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità'".
In relazione alla pubblicazione dell'intercettazione, la procura di Roma ha aperto intanto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. E il ministro della Giustizia Andrea Orlando, tramite l'ispettorato generale, avrebbe avviato accertamenti in merito.

L'intervista di Mazzei a Repubblica. In quella telefonata, intercettata dai pm, l'ex premier incalza il babbo: dopo aver letto su Repubblica l'intervista ad Alfredo Mazzei (nella quale si parlava della cena a tre tra Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo, la "cena nella bettola") decide di chiamarlo: "Devi dire tutta la verità ai magistrati, non puoi dire che non conosci Mazzei perché è l'unico che conosco anche io". L'ex premier appare molto preoccupato dall'interrogatorio al quale il padre sarà sottoposto e gli intima: "Devi ricordarti tutti i nomi e tutti i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorie".

"Non dire di mamma". Si raccomanda poi di non dire che a un ricevimento con alcuni imprenditori era presente anche sua madre, Laura Bovoli: "Non dire di mamma, se no la interrogano".

La risposta vaga di Tiziano. Poi il segretario del Pd arriva al dunque: "È vero che hai fatto una cena con Romeo?". La risposta del padre non sarebbe stata netta: Tiziano nega una cena al ristorante (la "bettola" dell'intervista di Repubblica), ma non lo è altrettanto su un possibile incontro con l'imprenditore campano in un bar. Matteo lo incalza e gli manifesta la sua sfiducia: "Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino". Il padre esita, dice di non ricordare, cita un convegno al Four Season con esponenti del mondo delle imprese ai tempi delle primarie di fine 2012 contro Bersani.

Fosche previsioni. Il segretario Pd conclude con amarezza: "Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie". E, prima di chiudere la telefonata, ribadisce: "Non puoi dire bugie, devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti. Devi ricordarti che non è un gioco".
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » mar mag 30, 2017 8:53 pm

Riciclaggio, sequestrate polizze vita da un milione di euro a Gianfranco Fini
2017-05-29

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... 1521.shtml


La Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo su richiesta della Dda di Roma per un valore di un milione di euro nei confronti dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini. Il sequestro riguarda due polizze vita ed è relativo all’indagine che ha portato in carcere l’imprenditore Francesco Corallo (il 're delle slot' da dicembre in carcere per un'evasione da centinaia di milioni) e nella quale Fini è indagato per concorso in riciclaggio.
Il sequestro delle due polizze vita, con un valore di riscatto di 495 mila euro l’una, è giustificato da inquirenti ed investigatori della Guardia di Finanza per il ruolo centrale di Gianfranco Fini in tutta la vicenda che ha portato in carcere Corallo e al sequestro di beni per un valore di sette milioni nei confronti della famiglia Tulliani (cognato, moglie e suocero di Fini). Secondo gli investigatori, Corallo assieme a Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor e Anna Baetsen, avrebbero fatto parte di un'associazione a delinquere che avrebbe evaso le tasse e dedita al riciclaggio. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche nell'acquisto di immobili che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.

Difensori Fini: sequestro non diretto a lui
«Il provvedimento di sequestro non è diretto in prima persona nei confronti di Gianfranco Fini. Sono state sequestrate le polizze intestate alle figlie sulla base
dell'incapienza del patrimonio che doveva essere oggetto di sequestro nei confronti di Giancarlo Tulliani» hanno affermato gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno, difensori dell'ex vicepremier ed ex ministro. Il provvedimento di sequestro, chiesto ed ottenuto dal pm Barbara Sargenti, sarà
«impugnato al Tribunale del Riesame, davanti al quale verrà riaffermata l’assoluta estraneità dell'onorevole Fini ai fatti che gli sono contestati», hanno aggiunto gli avvocati.
Riciclaggio, ordine di arresto per Giancarlo Tulliani. Ma il cognato di Fini è irreperibile

La difesa di Fini davanti ai pm
Lo scorso 10 aprile Fini davanti ai pm ha respinto ogni addebito, consegnando agli inquirenti una voluminosa memoria in cui avrebbe fornito la sua versione dei fatti. Fini è indagato nell’ambito del procedimento che ha portato la Guardia di Finanza a sequestrare beni per 5 milioni alla famiglia Tulliani. L’iscrizione scaturisce dalle perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani eseguite a dicembre 2016. Gli accertamenti bancari e finanziari hanno portato la Procura a chiedere ed ottenere l'emissione di una misura cautelare nei confronti di Giancarlo Tulliani (genero di Fini) che risulta però latitante a Dubai.
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » sab giu 17, 2017 9:14 pm

Corruzione, 16 arresti. Operazione della Finanza di Venezia
Quattordici in carcere, due ai domiciliari: imprenditori, dirigenti e funzionari pubblici, professionisti, e dirigenti privati
16 giugno 2017

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/ ... 1.15496163

VENEZIA. Quattordici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari per vicende legate a corruzione sono state eseguite dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Venezia. I provvedimenti riguardano persone legate al mondo dell'imprenditoria, dirigenti e funzionari pubblici, professionisti e dirigenti di aziende private. Posti sotto sequestro 440mila euro ritenuti frutto dell'attività corruttiva. I particolari dell'operazione saranno resi noti in mattinata in procura a Venezia.

Le indagini, coordinate dalla procura lagunare, hanno riguardato, secondo quanto si è appreso, una serie di episodi legati a presunti accomodamenti di irregolarità fiscali.
Il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi sull'operazione della Gdf Il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi parla della corruzione e dell' "emersione di episodi contatenati tra loto e frutto di accordi taciti e non scritti, un modus operandi che è necessario accertare"guarda l'aggiornamento
Coinvolti nell'operazione delle fiamme gialle, in esecuzione di ordinanze emesse dal gip di Venezia, in particolare persone legate al mondo imprenditoriale in Veneto, specie tra Venezia e Verona, e dirigenti pubblici. Le indagini però si sono estese anche in altre regioni, come la Sicilia.
Alberto Reda, comandante provincale della Guardia di Finanza Il comandante della finanza Reda: "Le categorie professionali devono evitare il ripetersi di episodi di corruzione" (video Carlo Mion)guarda l'aggiornamento

Tra gli arrestati: Elio Borrelli, Christian David e Massimo Esposito (Agenzia delle Entrate), due ufficiali della Guardia di Finanza, Vincenzo Corrado e Massimo Nicchinello, un giudice tributario della Commissione regionale, Cesare Rindone, due commercialisti di Treviso e Chioggia, Tiziana Mesirca e Augusto Sartore. E ancora: Paolo Maria Baggio, Aldo Bison, Fabio Bison (ai domiciliari), Giuseppe Milone, Pietro Schneider, Paolo Tagnin, Albino Zatachetto.

Fra gli arrestati una serie di imprenditori del gruppo Bison di Jesolo (costruzioni); di Cattolica assicurazioni, della Baggio di Marghera e un produttore di prosciutti friulano, Pietro Schneider.

La corruzione, vale a dire il pagamento di soldi, regalie o assunzioni di amici e parenti (soprattutto i figli di alcuni funzionari pubblici), è emerso venerdì mattina in conferenza stampa, serviva per addolcire le verifiche fiscali della Guardia di Finanza e per limitare al minimo quanto gli imprenditori dovevano versare al fisco una volta contestata l'evasione.

L'indagine nasce da una costola delle intercettazioni sul Mose.


http://www.repubblica.it/cronaca/2017/0 ... -168265169



Venezia, 16 arresti tra imprenditori, dirigenti pubblici e ufficiali Gdf: regali in cambio di sconti sulle sanzioni fiscali
di Giuseppe Pietrobelli
16 giugno 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... li/3663746

L’onda lunga dello scandalo Mose torna a sommergere la laguna. Ma stavolta le dighe mobili alle bocche di porto non c’entrano nulla. E neppure la ragnatela di potere e di interessi messa in piedi dall’ingegner Giovanni Mazzacurati. E’ un’altra storia di soldi e di tangenti, di regali e favori, ma questa volta ruota attorno ai controlli fiscali e ai modi per evitare sanzioni. A scoprirli sono stati i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Venezia che si erano insospettiti perché in alcune intercettazioni telefoniche dell’inchiesta Mose erano emerse pressioni per la nomina di dirigenti dell’Agenzia delle Entrate. A che scopo? Chi ne beneficiava?

Le domande sono diventate spunti investigativi che hanno aperto nuovi filoni, con altre intercettazioni telefoniche. Si è così arrivati a ricostruire un quadro complesso di interessi illeciti sull’asse Venezia-Verona, partendo dall’Agenzia delle Entrate del capoluogo lagunare. L’inchiesta ha messo a fuoco il pagamento di somme di denaro a pubblici ufficiali, la consegna di regali molto costosi e una promessa di assunzione da parte di privati, per avere in cambio sconti nelle sanzioni pecuniarie riguardanti evasioni fiscali. Il pubblico ministero veneziano Stefano Ancilotto ha chiesto e ottenuto dal gip 16 misure cautelari (due ai domicialiri). Sono state eseguite dalla guardia di finanza nella notte.

Il drappello degli arrestati è composto di diversi livelli. Al primo livello troviamo i dipendenti dell’amministrazione finanziaria (quelli ancora in servizio sono stati immediatamente sospesi,”pur nella speranza che possano dimostrare la propria innocenza”) come Elio Borrelli dell’Agenzia delle Entrate, oggi direttore provinciale Pesaro-Urbino che era in servizio a Venezia, Christian David responsabile delle verifiche e Massimo Esposito, già direttore dell’Agenzia di Venezia. Ci sono poi due ufficiali della Finanza, Vincenzo Corrado e Massimo Nicchinello. Spunta perfino un giudice tributario della Commissione regionale, Cesare Rindone.

Nel secondo livello troviamo alcuni professionisti che si occupavano di questioni fiscali: Tiziana Mesirca, commercialista di Treviso e Augusto Sartore, commercialista di Chioggia. Nel terzo livello ci sono gli imprenditori, che erano oggetto delle verifiche e degli accertamenti fiscali, che riguardavano il gruppo edile Bison di Jesolo, specializzato in costruzioni, Cattolica assicurazioni, la società Baggio di Marghera (logistica) e la società friulana Burimec, produttrice di sistemi di pesatura industriale. Si tratta di Paolo Maria Baggio, Aldo Bison, Fabio Bison (ai domiciliari), Giuseppe Milone, dal 2010 direttore amministrativo di Cattolica assicurazioni, Pietro Schneider (Burimec), Paolo Tagnin e Albino Zatachetto, ex dirigente Cattolica assicurazioni.

La Finanza ha sequestrato anche 440mila euro, che si ritengono provento dell’attività illecita. I filoni d’inchiesta sono numerosi. Il primo riguarda la supposta corruzione di un dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Venezia da parte di un imprenditore di Jesolo; quando il funzionario è stato trasferito, un suo collega è stato coinvolto al suo posto. Le tangenti pagate sarebbero pari a 140mila euro, per una riduzione dell’80 per cento di imposte (da 41 milioni dell’originaria pretesa di gettito a 8 milioni di euro effettivamente pagati) dovute da tre società dell’imprenditore jesolano in provincia di Venezia. I fatti sono accaduti tra il settembre 2016 e il maggio scorso. Secondo l’accusa i due funzionari avrebbero poi ricevuto 50mila euro da un commercialista di Chioggia per “accomodare” un accertamento tributario.

Un secondo capitolo riguarda la presunta corruzione di un finanziere e di un funzionario delle Entrate con la mediazione della commercialista trevigiana, per far ottenere benefici a una società immobiliare e a una ditta veneziana di trasporti. Soldi e regali per 40mila euro: questo il prezzo dell’accordo che aveva consentito di ridurre del 70 per cento (da 13 milioni di euro a 3,7 milioni di euro) l’importo del debito complessivo delle aziende interessate a una verifica fiscale. Il terzo filone riguarda l’aggiustamento delle pendenza della società assicuratrice di Verona. In questo capitolo entra in scena anche il giudice tributario con funzioni di “mediatore” (oltre a un finanziere e un funzionario delle Entrate). In questo caso i regali assommano a 20mila euro, in cambio il debito erariale scese da 8,8 milioni di euro a 2,6 milioni di euro. L’ultimo filone risale al 2015-16 e a un accertamento nell’azienda metalmeccanica di Buttrio Burimec. Coinvolto un secondo finanziere oltre al primo di Venezia. L’imprenditore avrebbe assunto il figlio di quest’ultimo. In cambio la verifica fiscale risultava poco approfondita.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Corusion tałiana e romana

Messaggioda Berto » sab giu 24, 2017 5:55 pm

Terni, Tribunale del riesame conferma il sistema illegale degli appalti
M5S Terni: "Vicenda di inaudita gravità"
23 giugno 2017 Notizie, Terni 0
Andrea Liberati, Thomas De Luca M5S Regione Umbria

http://www.concaternanaoggi.it/concater ... alti-18265

TERNI – Il dado è tratto. Il Tribunale del Riesame di Perugia ha rilevato quello che il M5S denuncia e avversa fin dal suo insediamento nel consiglio comunale. Il “sistema Terni” è stato palesato, quello attraverso il quale con “illegittime procedure accertate”, manifestatesi ancor più in maniera “clamorosa”, si eludevano sistematicamente le normative in tema di contratti pubblici, “sistema” posto in essere con la coscienza e la volontà degli indagati.

E’ solo per un tecnicismo che Di Girolamo oggi si trova al suo posto, Il Tribunale del riesame afferma chiaramente che la misura interdittiva si sarebbe dovuta applicare anche al sindaco di Terni per pericolo di reiterazione del reato.

“Illegittime aggiudicazione degli appalti”, “sistema illegale”, parole che come macigni confermano in maniera perentoria la gravità e la consistenza delle accuse. Una seconda conferma, dopo quella del Giudice delle indagini preliminari, che rileva le torbide e vergognose pratiche con cui è stata amministrata la città fino ad oggi.

A seguito delle suddette motivazioni e del quadro che ne viene delineato, è impensabile che qualsiasi persona abbia l’ardire di rimanere alla guida della città, è impossibile non provare vergogna per se stessi, chiedere scusa e ritirarsi altrove.
Notizie di interesse pubblico vengono tenute nascoste ai cittadini perché comporterebbero l’inevitabile fine della giunta Di Girolamo.

Il Sindaco ha mentito e continua a mentire. Mentre davanti ai giudici giurava che non l’avrebbe fatto più, che il comune di Terni avrebbe cambiato rotta, oggi si continua senza tregua con la medesima condotta attraverso proroghe e affidamenti diretti milionari. Ne riparleremo approfonditamente nei prossimi giorni.
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