???
Consip, indagato il padre di RenziTiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio Matteo, è iscritto sul registro degli indagati della Procura di Roma per il reato di traffico di influenze illecite nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione
Luca Romano - Gio, 16/02/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 65155.html Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio Matteo, è iscritto sul registro degli indagati della Procura di Roma per il reato di traffico di influenze illecite nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione.
Il procedimento, che vede già sotto inchiesta il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, il comandante della Toscana Emanuele Saltalamacchia e l'attuale ministro dello sport Luca Lotti per rivelazione del segreto e favoreggiamento (in quanto sarebbero andati a rivelare l'esistenza di indagini ai vertici Consip), punta a fare luce sui rapporti tra il padre dell'ex presidente del Consiglio e l'imprenditore Alfredo Romeo, indagato a Napoli per presunte tangenti date in cambio di appalti assegnati alle aziende della società. Tiziano Renzi ha ricevuto oggi un invito a comparire dalla Procura di Roma e sarà interrogato nei prossimi giorni.
La posizione Tiziano Renzi è diventata rilevante per chi indaga alla luce dei suoi rapporti con Carlo Russo, imprenditore toscano del settore farmaceutico, a sua volta vicino all'imprenditore Alfredo Romeo, sotto inchiesta a Napoli per corruzione nel filone principale. Nella Capitale, invece, è approdato per competenza territoriale lo stralcio dell'inchiesta che riguarda gli appalti Consip e, in particolare, le "soffiate" ai vertici della società per azioni del Mef che era stata aperta sul loro conto un'indagine. Subito dopo le festività natalizie il pm Mario Palazzi aveva sentito come indagato il ministro Lotti il quale, negando di essere a conoscenza di indagini in corso sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, aveva chiarito come non avesse potuto in alcun modo rivelare circostanze sull'inchiesta ai vertici della stessa Consip. Lotti, che per l'occasione era assistito dall'avvocato Franco Coppi, aveva aggiunto di "non frequentare" l'amministratore delegato della Consip, Luigi Marroni, che, sentito dai pm come testimone, aveva tirato in ballo il ministro. Lotti aveva pure precisato di aver visto Marroni, ex assessore alla sanità della Regione Toscana, promosso da Renzi a capo della Consip, "solo due volte nell'ultimo anno". E qualche giorno prima dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Renzi, era stato il generale Del Sette a presentarsi spontaneamente dal pm per "chiarire l'infondatezza" delle notizie sul suo conto, ritenute "gravemente lesive della sua dignità".
"I processi iniziano, ma bisogna vedere come finiscono. Ricordiamoci ad esempio dell'indagine di Genova, dove Tiziano Renzi è stato completamente scagionato con archiviazione". L'avvocato Federico Bagattini commenta così l'avviso a comparire ricevuto questa mattina dal padre dell'ex premier Matteo Renzi, da lui difeso.
"Prima il ministro Lotti, ora il padre di Matteo Renzi. L'inchiesta Consip che riguarda una commessa miliardaria si conferma un caso giudiziario da approfondire, su cui è necessaria la massima attenzione di tutta l'opinione pubblica. Bisogna accendere un faro sulla vicenda", ha tuonato il capogruppo M5s, Vincenzo Caso. Stessa opinione quella di Luigi Di Maio che su Twitter ha scritto: "Padre di Renzi e suo braccio destro Lotti indagati in inchiesta Consip. Renzi era a conoscenza del traffico di informazioni? Renzisapeva?"
Consip: "Pressioni, incontri e ricatti". Ecco le accuse di Marroni a Tiziano Renzi e VerdiniAnticipazione Espresso / Il numero uno della spa pubblica ai pm: «Carlo Russo mi ha chiesto di intervenire sui commissari di gara per conto del babbo di Matteo e del parlamentare di Ala. Mi dissero che loro erano "arbitri" del mio destino professionale». In edicola domenica 5 l'inchiesta che svela tutti i retroscena e i segreti del "Giglio nero"
di Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia
02 marzo 2017
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... i-1.296428 Consip: Pressioni, incontri e ricatti. Ecco le accuse di Marroni a Tiziano Renzi e Verdini
Luigi Marroni, amministratore delegato della Consip dal 2015 e renziano di ferro, lo scorso 20 dicembre si è seduto di fronte ai pm napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Che lo hanno interrogato come persona informata sui fatti sul grande appalto da 2,7 miliardi di euro per i servizi pubblici chiamato Facility Management 4, sul presunto sistema corruttivo messo in piedi dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo (arrestato ieri) e su eventuali sollecitazioni ricevute da politici e faccendieri.
Marroni comincia a parlare subito, facendo saltare dalla sedia i magistrati. Il dirigente renziano racconta infatti di un vero e proprio «ricatto» subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Riferisce di pressanti «richieste di intervento» sulle Commissioni di gara per favorire una specifica società; di «incontri» riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di «aspettative ben precise» da parte di «Denis Verdini e Tiziano Renzi» in merito all’assegnazione di gare d’appalto indette dalla Consip del valore di centinaia di milioni di euro.
Leggendo carte e documenti dell'inchiesta L’Espresso in edicola domenica 5 marzo è in grado di fare nuova luce su uno scandalo politico che rischia di travolgere la famiglia dell’ex boy scout di Rignano sull’Arno e, forse, di condizionare le imminenti primarie del Partito democratico. Marroni ha infatti affermato, per esempio, che Carlo Russo, l’imprenditore indagato dalla procura insieme a Tiziano Renzi per traffico di influenze illecite, in occasione di un incontro a due negli uffici romani della Consip gli avrebbe chiesto in modo pressante di favorire una società nel cuore di Denis Verdini, ricordandogli che la sua promozione in Consip era avvenuta proprio grazie ai buoni uffici di Tiziano Renzi e di Verdini.
Di più: Russo avrebbe sottolineato a Marroni - dice ancora il numero uno della Consip agli inquirenti - come Tiziano e Denis fossero ancora «arbitri del mio destino professionale», potendo la coppia «revocare» il suo incarico di amministratore delegato della stazione appaltante: una spa controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.
Le dichiarazioni dell’ex direttore dell’Asl di Firenze voluto dal governo Renzi a capo di una delle società
pubbliche più importanti d’Italia sono sorprendenti. Perché - al di là delle implicazioni giudiziarie della vicenda - aprono diversi interrogativi politici. Marroni si è inventato tutto o davvero Carlo Russo lo ha intimidito tirando in ballo il suo futuro lavorativo nel caso non avesse fatto quello che gli si chiedeva? Poteva davvero il babbo dell’allora presidente del Consiglio (insieme a un parlamentare di un partito associato alla maggioranza, Verdini) influire sulla nomina del numero uno dell’azienda pubblica Consip? Tiziano Renzi e Denis Verdini si muovono davvero da unico gruppo di pressione, come sembra emergere dalle dichiarazioni di Marroni?
È un fatto che lo scorso 20 dicembre Marroni abbia raccontato ai magistrati altri dettagli rilevanti, spiegando come nel marzo del 2016 Tiziano Renzi in persona gli chiese un incontro riservato, effettivamente avvenuto - a suo dire - in piazza Santo Spirito a Firenze. Il numero uno della Consip ammette con gli inquirenti che il papà dell’allora premier gli avrebbe chiesto in quel frangente di «accontentare» le richieste di Russo, perché persona di sua fiducia. «Accontentare».
Tiziano stesso avrebbe presentato l’amico imprenditore all’ad di Consip durante un primo incontro avvenuto qualche tempo prima. Marroni aggiunge pure che, di fronte alle sollecitazioni, lui non si è mai piegato. Avrebbe ascoltato con pazienza gli interlocutori, senza però dare seguito a nessuna delle richieste. «Sono stato un muro di gomma».
Istanze e suppliche arrivavano, ipotizzano gli investigatori, da diversi gruppi di pressione interessati ai bandi milionari. I magistrati napoletani e quelli romani (la parte dell’indagine che tocca il Giglio Magico è stata trasferita per competenza a Roma ed è seguita dal pm Mario Palazzi e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo), insieme ai carabinieri del Noe e alla squadra mobile di Roma stanno cercando di capire se i presunti facilitatori (tra cui Tiziano Renzi e Russo, che secondo il gip che ha dato l'ok agli arresti di Romeo si sono fatti promettere soldi per la mediazione su Marroni) lavorassero l’un contro l’altro armati per favorire aziende in lotta tra loro o se al contrario fossero un’unica banda.
I pm si stanno concentrando su due fronti: da un lato l’indagine capillare sul cosiddetto “sistema Romeo”, dall’altro lato, gli inquirenti hanno acceso un faro anche sui principali competitor di Romeo, ossia il gigante francese Cofely, capofila di un raggruppamento di imprese che avrebbe vinto (in via provvisoria) un numero di lotti assai maggiore rispetto a quelli ottenuti da Romeo.
È ancora Marroni che nomina Cofely Italia, oggi ramo di Engie Italia, nuovo brand del colosso dell’energia Gdf-Suez. Cercando di specificare il ruolo di Verdini in merito alle pressioni ricevute sugli appalti FM4, il dirigente ha chiarito a Woodcock e a Carrano che alla fine del 2015 venne nei suoi uffici Consip il parlamentare di Ala Ignazio Abrignani, uomo vicinissimo a Verdini. Che gli avrebbe chiesto senza tanti fronzoli di «intervenire» per favorire il raggruppamento dei francesi nella gara.
Secondo Marroni, Abrignani parlava proprio «per conto di Verdini». Il senatore avrebbe voluto che Marroni si adoperasse affinché Cofely si aggiudicasse un lotto in particolare: quello, strategico, di Roma Centro, che comprende i servizi di Palazzo Madama, Palazzo Chigi, ministeri importanti come il Viminale e la Giustizia e il Quirinale. Una gara periodica che nel 2011 era stata aggiudicati a Romeo, mentre il nuovo bando, anche se solo in via provvisoria, è stato assegnato proprio a Cofely. Marroni sostiene che dopo la visita di Abrignani non fece assolutamente nulla, limitandosi a informarsi dai commissari di gara su come stava procedendo il bando. Risposta della commissione: «Cofely sta andando bene».
L’Espresso ha contattato Abrignani, che conferma l’incontro con Marroni (spostandolo però di qualche mese in avanti), ma dando una versione diversa del contenuto. «Io sono un deputato di Ala, è vero, ma sono anche avvocato del Consorzio stabile energie locali, che ha partecipato alla gara FM4 insieme alla capofila Cofely», ammette Abrignani. L’ipotesi di un conflitto d’interessi sul suo doppio ruolo di legale e parlamentare non sembra nemmeno venirgli in mente: «Abbiamo partecipato a cinque lotti. Nell’incontro che chiesi a Marroni cercai soltanto di capire quanto tempo ci avrebbero messo a decidere in via definitiva. Marroni mi disse che ci stavano ancora lavorando, perché l’attribuzione era molto complessa. E che i risultati non sarebbero mai usciti prima della primavera del 2017. Infatti a oggi non c’è stata nemmeno l’aggiudicazione provvisoria. L’incontro? È avvenuto subito prima o subito dopo l’estate del 2016». In merito alle presunte pressioni di Verdini per far vincere Cofely, Abrignani dice che si è tratta di un «equivoco». «Verdini», spiega, «ha questo rapporto di vecchia amicizia con Marroni, anche i figli... Ma sono andato io a informarmi con il capo di Consip, quindi non so davvero come sia uscito che sia stato Verdini a informarsi su Cofely».
Abrignani ci dà un nuovo elemento che finora non conoscevamo: i due toscani Verdini e Marroni si conoscono. Da tempo. Sono addirittura due «vecchi amici». In più, la sua ricostruzione cozza con un’altra dichiarazione che Marroni, quel venti dicembre, fa ai pm. Oltre alla conversazione con Abrignani, il dirigente racconta infatti anche di un faccia a faccia con Verdini avvenuto a luglio del 2016. Durante il quale Verdini avrebbe detto al «vecchio amico» diventato numero uno della Consip che conosceva il contenuto dei suoi colloqui con Abrignani, che era «soddisfatto» e che avrebbe provato a far promuovere Marroni a «incarichi» ancora «più prestigiosi».
Il quadro disegnato da Marroni prospetta dunque un intreccio di interessi privati intorno ad appalti pubblici da centinaia di milioni. Mostrando che intorno alla torta Consip hanno cercato di sedersi parlamentari, familiari e presunti mediatori legati, o ragionevolmente vicini, all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Attraverso pressioni, minacce, promesse che nulla hanno a che fare con il normale svolgimento di un bando di gara. Una ricostruzione, ricordiamolo, ancora tutta da provare. Ma che getta un’ombra sul sistema di potere renziano negli ultimi tre anni. E che colpisce alle radici il Giglio magico, per l’ennesima volta investito dal sospetto di conflitti d’interessi, di pulsioni affaristiche, di commistioni tra politica e affari, di contiguità con politici come Verdini.
La vicenda Consip, soprattutto, fa tornare prepotentemente alla ribalta anche l’antico rapporto tra la famiglia Renzi e l’amico Denis: l'inchieste dell'Espresso in edicola domenica racconterà la genesi del legame, gli affari segreti, il ruolo di Lotti (Marroni dice ai pm che è stato lui a «luglio 2016» a metterlo in guardia dell'uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, il ministro nega invece con forza), gli interessi di Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open e tra i capi del Giglio magico, dentro la Consip. Analizzando un sistema di potere sempre più oscuro.
Consip, fuga di notizie: la procura di Roma revoca le indagini al Noe04 marzo 2017
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebookAlla luce di «ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto» istruttorio la Procura di Roma «per una esigenza di chiarezza» ha «revocato» ai carabinieri del Noe la delega per ulteriori indagini nel procedimento su Consip. Lo ha annunciato la Procura di Roma in una nota. «Gli accertamenti fin qui espletati - si legge nella nota della Procura di Roma - hanno evidenziato che le indagini del procedimento a carico di Alfredo Romeo ed altri sui fatti (poi) di competenza di questa Procura sono state oggetto di ripetute rivelazione di notizie coperte da segreto sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo Ufficio, sia verso gli indagati o comunque verso persone coinvolte a vario titolo, sia nei confronti degli organi di informazione». Per una «esigenza di chiarezza la Procura di Roma - ha sottolineato la nota - ha pertanto revocato al Nucleo Operativo Ecologico la delega per le ulteriori indagini che è stata affidata al Nucleo Investigativo di Roma dell’Arma dei Carabinieri».
La difesa di Tiziano Renzi, fuga din notizie, chiederemo i verbali
La difesa di Tiziano Renzi, nonostante la rinuncia a chiedere ieri il verbale di
interrogatorio del padre dell'ex premier, ha deciso adesso di richiederlo «a fronte della continua pubblicazione di atti» del procedimento. Lo ha reso noto con un comunicato il difensore di Tiziano Renzi, indagato nell'inchiesta Consip, avvocato Federico Bagattini. «A fronte della continua pubblicazione di atti di
detto procedimento - ha sottolineato il legale - verrà indirizzata alla Autorità Giudiziaria procedente formale richiesta di rilascio di copia degli stessi, in quanto già indebitamente divulgati».
Conclusi gli interrogatori a Firenze
I pm Palazzi e Woodcock hanno lasciato in serata la sede del comando provinciale dei carabinieri dove si sono svolti alcuni interrogatori. «Abbiamo sentito - ha detto Woodcock rispondendo alle domande dei cronisti - persone sia come indagati che come testimoni». Da quanto appreso la sola persona sentita come indagata è stato Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi. «Quante altre persone? Non me lo ricordo neanche. Stiamo portando avanti un’attività con la procura di Roma e non posso aggiungere altro», ha detto il pm napoletano di fronte alle insistenze dei giornalisti.
Tiziano Renzi: sono indagato, non posso dire niente
«Sono indagato, non posso dire niente». Così Tiziano Renzi ai giornalisti dall’interno della sua abitazione a Rignano sull'Arno (Firenze), il giorno dopo l'interrogatorio davanti ai pm di Roma e Napoli. «Come sta?», chiedono i giornalisti al di là della porta a vetri che rimane chiusa. «Mi è venuta anche la tachicardia», ha detto Tiziano Renzi salutando e allontanandosi dalla porta.
Romeo: tutto falso, sono strumento di contesa politica
«In questa vicenda non c’è nulla di vero, mi sento vittima di una strumentalizzazione legata a una aspra contesa, tutta di natura politica». È stato questo lo sfogo di Alfredo Romeo, parlando con i suoi difensori, dal carcere di Regina Coeli dove è detenuto dal primo marzo scorso per l'accusa di corruzione nell'inchiesta sugli appalti Consip. In queste ore l’avvocato napoletano, assieme ai suoi legali, sta leggendo le carte dell’inchiesta in vista dell’interrogatorio di garanzia fissato per lunedì mattina davanti al gip Gaspare Sturzo e al pm Mario Palazzo, titolare dell’indagine giunta a Roma per competenza territoriale. Romeo è detenuto in una cella assieme a un’altra persona.
Forse nei prossimi giorni sarà sentito Emiliano come persona informata dei fatti
Intanto rosegue l’attività istruttoria della procura di Roma sulla vicenda Consip. Forse già nei primi giorni della prossima settimana verrà sentito a piazzale Clodio, come persone informata sui fatti, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Al centro dell'audizione alcuni sms che l’esponente del Pd scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto, nei quali si sarebbe fatto riferimento a Carlo Russo, imprenditore amico di Tiziano Renzi e ritenuto da chi indaga punto di contatto tra Alfredo Romeo e il padre dell'ex premier.
"Le gare di Consip sono tutte truccate". La confessione choc di Romeoda La Repubblica
mercoledì 22 marzo 2017
http://direttanfo.blogspot.it/2017/03/l ... te_22.htmlEsposto dell'imprenditore in manette contro le cooperative rosse ed Ezio Bigotti: "Vince sempre lui, è un uomo di Verdini. C'è un cartello permanente". Inchiesta dell'Anac e dell'Antitrust sul sistema della stazione appaltante. Un’anticipazione delle novità sull’inchiesta che usciranno sul nuovo numero dell’Espresso che sarà in edicola domenica 26 marzo
ROMA - "Io poi non voglio il male di Bigotti. Facesse quello che cazzo vuole! Ma non rumpete o' cazz a me!". Qualche mese fa Alfredo Romeo aveva invitato l'imprenditore Carlo Russo nel suo studio per parlare d'affari, e aveva deciso di sfogarsi. Contro i suoi nemici, contro l'ad di Consip Luigi Marroni, contro coloro che lo vorrebbero fuori dai ricchi appalti di Stato.
L'informativa di Carabinieri e Finanza sull'inchiesta che sta terremotando la stazione appaltante e mezzo Partito democratico nasconde stralci di conversazioni che, uniti ad altri documenti riservati, mostrano con evidenza come Romeo (in carcere per la presunta corruzione del dirigente di Consip Marco Gasparri, l'udienza al tribunale del riesame è prevista in giornata) si sentisse davvero accerchiato. Vittima di un presunto "complotto" dei vertici della società di stato che, a suo parere, favorivano sistematicamente le cooperative rosse. E, insieme a loro, le imprese di quello che l'imprenditore di Cesa considera il suo principale avversario: Ezio Bigotti. Un immobiliarista vicino a Denis Verdini e presunto dominus, a detta di Romeo, di un sistema di potere che in Consip riesce a fare da anni il bello e il cattivo tempo.
Non è un caso che, come scriverà L'Espresso nel numero in edicola domenica prossima, gli avvocati di Romeo abbiano inserito come prova regina nella memoria difensiva un esposto della Romeo Gestioni. Spedito a Marroni ad aprile 2016, dunque in tempi non sospetti, e contestualmente al presidente dell'Anac Raffaele Cantone e a quello dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella. Un atto d'accusa durissimo, su cui risulta che sia l'Antitrust che Anac abbiano aperto due distinti procedimenti.
L'esposto viene scritto subito dopo l'esclusione della Romeo Gestioni dalla gara per il "Servizio Luce" per la pubblica amministrazione. Una commessa da ben 967 milioni divisa in otto lotti, due dei quali inizialmente assegnati allo stesso Romeo. Quando a marzo 2016 l'imprenditore napoletano, eliminato dalla tenzone per tre irregolarità di alcune società a lui consorziate, viene a sapere che uno dei due lotti è stato assegnato proprio a Bigotti decide di passare al contrattacco.
"Dalla documentazione risulta che ben 5 lotti di gara su 8 risultano di fatto aggiudicati ad istanze imprenditoriali che vedono la partecipazione sostanziale di aziende del gruppo Sti, presieduto da Ezio Bigotti", scrive il legale di Romeo. Che segnala pure come i lotti 5 e 7 siano stati aggiudicati alla Conversion& Lighting srl di Bigotti solo perché a novembre 2015 l'arcirivale ha comprato da Manutencoop proprio l'azienda che era arrivata seconda dietro la Romeo, la Smail spa. "La Conversion& Lighting è al 51 per cento controllata dalla Exitone (altra società di Bigotti) e al 49 per cento dal Consorzio stabile energie locali, già aggiudicatario del lotto 2 e che vede tra i propri consorziati la Gestione Integrata srl. Anche questa partecipata per l'85 per cento da Bigotti ", chiosano i legali di Romeo. "Con tale aggiudicazioni un unico centro imprenditoriale si assicura oltre il 76 per cento del complesso delle attività poste in gara. Un risultato 'incredibile'".
Per Romeo, la Consip di Marroni protegge dunque "un cartello permanente", e ipotizza come "partecipazioni "dubbie" già riscontrate in passato" rischiano di turbare altre gare in futuro. In primis il bando miliardario FM4, dove a suo parere esiste una sorta di "desistenza competitiva" tra Bigotti e Cofely ("le due candidature coprano ben 12 lotti senza mai sovrapporsi se non nell'unico marginale caso del lotto 8)". La risposta di Marroni arriva dopo un mese, ed è altrettanto diretta: o ti rimangi tutto o faremo una querela.
Qualche mese dopo sarà lo stesso amministratore delegato, però, ad ammettere agli investigatori di aver incontrato Bigotti, su richiesta di Verdini, al ristorante "Al Moro", per parlare proprio delle gare Consip. Fatto che dimostra che forse i sospetti di Romeo sulla forza politica e i legami del contendente non fossero totalmente infondati.
Giampaolo Caponera Quando nacque questa disgrazia chiamata CONSIP, alla fine dei '90, lavoravo come fornitore di servizi per gli Enti militari. Già all'inizio si era capita l'aria che tirava e la vera e propria "mafia" che stava germogliando intorno ad un lavoro fino ad allora semplice e pulito, portato avanti da tante piccole imprese operose e di alta qualità. Ma proprio il grande volume di affari sviluppato da quelle imprese faceva gola a chi non riusciva ad entrare a gamba tesa sulle forniture. Ed ecco il "capolavoro" CONSIP. All'epoca cercammo di fare cartello tra le varie micro aziende per stoppare questa scelleratezza, che nasceva con il falso intento di rendere pulito il mondo degli appalti pubblici, sporcando così l'immagine di chi invece lavorava onestamente, in realtà per nascondere nel fango il suo vero fine. Ma molti, per paura, fecero di necessità virtù e nacquero fusioni, inciuci, imbrogli, accordi sotto banco, incontri nei bar intorno ai ministeri, cenette, regalie... chi come me non ha voluto farne parte si è trovato tagliato fuori dagli inviti alle licitazioni. Li ho anche registrati quando mi fecero determinate richieste, all'interno del ministero stesso. I loro capi mi dissero che era illegale ... Adesso vanno cercando "Maria pe' Roma". La stessa nascita di questo mostro era scritta sui muri a caratteri cubitali per quale fine accadeva. Ora tutti stupiti...brava gente!