Roma - il mito tra il vero e il falso

Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:04 pm

La Roma classico-pagana e ła persecuzione dei cristiani a cominciare dall'uccisione di Cristo
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 2668639259

Gli assassini dell'ebreo Cristo - I romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... dtS1k/edit
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =176&t=342

Persecuzione dei cristiani
https://it.wikipedia.org/wiki/Persecuzi ... ero_romano
Le persecuzioni dei cristiani nell'Impero romano consistettero in fenomeni di aggressiva intolleranza popolare e nell'assimilazione della religione cristiana ad un crimine contro lo Stato, con la conseguente condanna dei fedeli della nuova religione. Molti proclamarono comunque la propria fede accettando la prigionia, le torture, le deportazioni ed anche la morte: i martiri furono diverse migliaia.
Inizialmente tuttavia le autorità locali non ricercavano attivamente i cristiani; le loro comunità continuarono così a crescere, trovando anzi nel culto dei martiri nuovo vigore. Gli imperatori Decio, Valeriano e Diocleziano, spinti anche da considerazioni politiche, ordinarono pertanto persecuzioni più attive e severe, che tuttavia non arrivarono a sradicare il cristianesimo.
Nel 311 Galerio emanò l'Editto di Serdica che concedeva ai cristiani il perdono, poi confermata da Costantino I, che accordò al cristianesimo lo status di religio licita ("Editto di Milano") nel 313. Gli ultimi strascichi delle persecuzioni si sovrapposero alle prime lotte contro gli eretici; dopo pochi decenni sarebbero iniziate le persecuzioni dei pagani.

Il culto pubblico della tradizionale religione romana era strettamente intrecciato allo Stato: fare sacrifici agli dèi e rispettare i riti significava stabilire un patto con le divinità, in cambio della loro protezione. Era facile integrare gli dèi, i riti e le credenze di altre popolazioni in questo sistema. Perfino l'Ebraismo, in quanto antica religione di un popolo, era tollerato dalle autorità, anche se con difficoltà, fin dai tempi di Giulio Cesare: gli ebrei potevano osservare i loro precetti ed erano esentati dai riti ufficiali (ma con Vespasiano furono sottoposti al fiscus iudaicus[2]). Nell'incipit del XVI capitolo della sua opera, infatti, il Gibbon individua con acutezza i motivi in base ai quali la nascente religione cristiana avrebbe dovuto suscitare, nell'opinione pubblica e nelle istituzioni civili e politiche, sentimenti se non proprio di ammirazione, almeno di tolleranza, anziché atteggiamenti persecutori. Questi atteggiamenti furono in parte dovuti ad una sorta di confusione che inizialmente veniva fatta tra i cristiani e gli ebrei, tanto che Svetonio e Dione Cassio riportano che l'imperatore Claudio (41-54) avrebbe scacciato da Roma i "Giudei" che creavano disordini a nome di "un certo kriste".

La tolleranza riservata agli Ebrei, nonostante affermassero l'esclusiva conoscenza di Dio, ritenendo empio qualsiasi altro culto, e quasi rifiutassero la comunità umana racchiudendosi in una setta che sdegnava contatti con l'esterno, veniva però a mancare nel momento in cui gli stessi Ebrei, unici nell'impero, si rifiutavano di pagare il contributo a Roma: era illegale, sostenevano, pagare le tasse ad un imperatore (e ad un popolo invasore) empio e idolatra. I Giudei non avevano mai nascosto l'insofferenza, spesso sfociata in rivolte anche sanguinose, nei confronti di Roma, le cui legioni erano altrettanto spesso dovute intervenire con severe rappresaglie e repressioni. Ma dopo la prima guerra giudaica, la distruzione del Tempio di Gerusalemme, la riduzione in schiavitù e la diaspora, il popolo Ebreo ammorbidì le posizioni intransigenti ed in diversi modi si integrò nella popolazione dell'Impero romano, pur mantenendo una propria individualità come popolo, sancita anche da deroghe e leggi particolari.

La differenza sostanziale tra ebrei e cristiani, che consentiva ai primi di professare liberamente la loro fede mentre trattava con severità, odio e disprezzo quella dei secondi, era che quelli erano una “nazione”, mentre gli altri una “setta”; il rispetto delle istituzioni religiose dei propri padri era un dovere, e l'antichità delle sacre leggi ebraiche, adottate per secoli da un intero popolo dava ai Giudei il diritto di sottostare a quegli obblighi e quelle regole che sarebbe stato empio trascurare. I cristiani, di contro, con la legge evangelica ignoravano le sacre istituzioni dei loro padri, disprezzando ciò che essi avevano da secoli ritenuto sacro. In più, questo allontanamento dalla fede “naturale”, anziché portare ad un avvicinamento a quella ufficiale dello Stato, li conduceva ad un più marcato disprezzo degli dèi e delle istituzioni di Roma, che si manifestava in riti, riunioni segrete e un generale rifiuto del genere umano che non veniva mitigato dall'indubbia rettitudine e moralità dei credenti.

Col tempo dunque i romani identificarono nel Cristianesimo quello che consideravano "ateismo". Per loro i cristiani erano ebrei e pagani che avevano tradito i loro dèi e quindi il loro popolo, si riunivano in segreto per praticare riti apparentemente magici, incitando altri a fare lo stesso ed eleggendo a propria divinità un'Entità solo spirituale e non rappresentabile, per il cui culto non erano previsti templi, altari, sacrifici, e che era pertanto lontanissima dalla radicata mentalità pagana. Questo tradimento non solo minacciava la pax deorum e l'autorità dell'imperatore quale pontefice massimo, ma poteva “essere visto come la prova di intenzioni politiche sovversive”. Plinio il Giovane definirà il cristianesimo superstitio, termine che indicava “ogni religione implicante un timore eccessivo degli dèi” e pertanto probabile causa di disordini popolari. Come tali erano represse anche magia e astrologia, e lo erano stati in precedenza i baccanali, il druidismo ed il culto di Iside.

La figura stessa del Cristo destava sospetto; non tanto per la sua natura umana, visto che anche Bacco, Ercole ed Esculapio erano stati, per le credenze pagane, figure umane divinizzate (per non parlare degli stessi imperatori). Ma in quei casi si trattava di antichi eroi che proprio per questo avevano meritato la divinizzazione, mentre nel caso di Gesù si trattava, incomprensibilmente, di un oscuro "maestro", recente, nato in condizioni di miseria presso un popolo sottomesso, privo di fama e di successo, morto con disonore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:06 pm

La Roma creistiana e ła persecousion dei pagani
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El cristianexemo e łe so “sete”, varianse, raxie, crimini
viewtopic.php?f=24&t=1092

Come il mondo antico è diventato cristiano
http://www.ereticamente.net/2011/09/com ... ntato.html

Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un’epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

Io credo che la spiegazione di ciò sia complessa, richiamando una serie di fattori che hanno agito come concause, ma non sia assolutamente un mistero (i misteri, nei limiti del possibile, lasciamoli a chi ha “fede”).
Per prima cosa, occorre notare che il cristianesimo è venuto a inserirsi al momento opportuno in una crisi che aveva origini più remote. Il punto chiave è che all’interno dell’ecumene circum-mediterraneo “romano” l’elemento romano-italico era da tempo in declino demografico, e tu certamente mi insegni (1) che nessuna istituzione può reggere a lungo quando viene a mancare l’elemento umano che l’ha prodotta.

Occorre tenere presente che Roma si è trovata coinvolta in una serie interminabile e quasi continua di guerre prima dentro la Penisola italica, poi fuori dalla stessa, fin dall’età repubblicana.

Gli effetti economico-sociali di questa situazione sono abbastanza noti: l’economia antica era un’economia essenzialmente agricola. Gli effetti di questa situazione erano completamente diversi sulla piccola proprietà terriera a conduzione familiare e sulla grande proprietà.

La piccola proprietà contadina gestita da aziende a conduzione familiare, quelli che oggi chiameremmo “coltivatori diretti”, veniva a trovarsi in difficoltà crescenti per l’assenza del capofamiglia che ne era anche la principale forza lavoro. La grande proprietà se la cavava molto meglio perché poteva contare su lavoro servile, non solo ma si presentava sistematicamente la possibilità di allargarsi acquistando a prezzi stracciati i fondi dei piccoli proprietari indebitati.

Tutto il periodo delle guerre civili, dai Gracchi all’affermazione del principato, è la lotta fra piccoli proprietari indebitati e grandi proprietari che si stanno trasformando in latifondisti.

Le richieste costanti della parte plebea sono la cancellazione dei debiti e la distribuzione di terre ai veterani (quest’ultima troverà accoglimento solo in epoca bizantina, e probabilmente la sua soddisfazione fu determinante nel consentire a Bisanzio di sopravvivere per altri mille anni).

Quali sono gli effetti demografici di questa situazione? L’estensione del latifondo e la progressiva scomparsa della piccola proprietà contadina comportarono il passaggio dall’agricoltura intensiva all’agricoltura estensiva e alla pastorizia, cioè a una brusca diminuzione della redditività della terra per unità di superficie, oltre che a un sempre più ampio ricorso al lavoro servile, mentre i contadini espulsi dalle campagne in genere non avevano scelta se non di inurbarsi, entrare a far parte di quelle plebi urbane che vivevano perlopiù di espedienti e che gli imperatori cercavano di tenere buone dando loro “panem et circenses”.

In questo passaggio dalla campagna alla città, la fecondità delle famiglie cala bruscamente perché non c’è più l’incentivo a mettere al mondo figli che rappresentino braccia utili per il lavoro dei campi. Nel frattempo, il posto di costoro sulla terra viene preso sempre più dalla manodopera servile, ossia da un’accozzaglia di stranieri provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.

E’ importante tenere presente anche il calo di redditività della terra, che comporta una politica di sempre nuove guerre e conquiste per procurarsi il necessario ad andare avanti. Man mano che lo stato romano si allarga includendo sempre più componenti allogene, l’elemento romano-italico si diluisce.

In età imperiale l’agricoltura italica era così poco remunerativa che il grano necessario per sfamare una popolazione crescente veniva quasi interamente dall’Africa e fu la conquista dell’Africa romana da parte dei Vandali di Genserico a determinare a tutti gli effetti il collasso dell’impero romano d’Occidente.

Che cosa i Romani stavano inglobando, cosa era entrato a far parte dello stato romano sempre meno romano? Certamente, l’inclusione di altri elementi europei, Veneti, Celti, Illiri, non poteva essere un fatto di per sé negativo, ma c’era soprattutto l’Oriente (e l’Africa del nord) “ellenistico”, che tra l’altro rappresentava le maggiori risorse economiche e il maggior peso demografico, ed è qui che il cristianesimo si incisterà per iniziare la sua diffusione.

Bisogna dire la verità su questo “ellenismo” che di “ellenico” aveva poco o nulla. Le campagne militari di Alessandro, misero nelle sue mani e in quelle dei suoi eredi l’impero persiano, la prima potenza multinazionale, di cui la Grecia-Macedonia risultava a tutti gli effetti un’appendice. Ben presto, elementi e cultura nativi avevano salito la gerarchia degli stati ellenistici, permeando facilmente il tenue velo rappresentato dall’esigua élite dei conquistatori ellenici. I centri importanti dell’ellenismo non sono in Grecia, anche Atene ha ormai un ruolo marginale, ma in Oriente, Antiochia e Alessandria.

Esiste un parallelismo tra le conquiste di Alessandro e l’espansione romana, sul quale sarebbe necessario riflettere: il passaggio improvviso o quasi improvviso dalla dimensione delle polis, delle città-stato (lo era anche Roma) all’impero universale senza praticamente passare per una dimensione intermedia di stato-nazione ritrovandosi con istituzioni che appaiono drammaticamente sottodimensionate alla nuova realtà.???

Una cosa che io trovo molto significativa, è che la lingua latina attecchì in Gallia e in Iberia, ma anche nella Dacia, l’ultima e più precaria conquista romana, ma l’unica terra in Oriente fuori da quel contesto “ellenistico” che del latino non ne voleva proprio sapere, mostrando in ciò, ma non soltanto in ciò, l’avversione e l’incompatibilità con tutto ciò che fosse autenticamente romano.

Oswald Spengler ne Il tramonto dell’Occidente ha parlato di una “civiltà arabo-magica” nascosta nell’età antica dalla presenza della civiltà classica, che sarebbe venuta allo scoperto in modo evidente soltanto con l’islam, ma che sarebbe esistita già molti secoli prima di Maometto. Personalmente, sono incline a dargli ragione, a ritenere che il mondo “ellenistico” sia stato solo annesso politicamente da Roma, ma rimaneva un mondo assolutamente non romano né romanizzabile.

Tanto per completare il quadro, poi in varie parti dell’impero esistevano i dediticii, popolazioni che si erano sottomesse spontaneamente a Roma, e ne avevano ricevuto l’equivalente di un semplice vassallatico, si amministravano con le loro leggi o le loro usanze, popoli che rimanevano avulsi dalla civiltà romana, spesso non comprendevano nemmeno il latino, e certo non avrebbero mosso un dito in favore della romanità.
Costantino con l’editto di Milano attribuì in prima battuta ai cristiani lo status di dediticii, con vari vantaggi come l’esenzione dal servizio militare.

Un sistema basato sul latifondo e il lavoro servile doveva portare per forza a un drammatico acutizzarsi delle differenze sociali e allo scollamento fra i popoli dell’impero e la classe dirigente e le istituzioni statali proprio quando la massiccia introduzione di schiavi rendeva la composizione etnica sempre più frammentata. A questo si aggiunge anche il fatto che i costi delle continue guerre (prima di conquista, poi guerre civili provocate dalla fragilità istituzionale dell’impero romano, dove la successione finiva per essere decisa dagli scontri armati fra le legioni) e del crescente, ipertrofico apparato burocratico, comportavano una fiscalità sempre più esosa.

Da qui, le frequenti rivolte contadine, dei bagaudi nelle Gallie, dei circellioni in Africa. Tra l’altro, nella rivolta africana dei circellioni (braccianti a giornata) si inserì il movimento dei donatisti (un gruppo cristiano radicale) fornendo, per così dire, il supporto ideologico, mentre la Chiesa ufficiale condannava l’eresia donatista rassicurando il potere imperiale e inaugurando un gioco delle parti che i cristiani avrebbero spesso ripetuto con consumata abilità nei secoli, mostrandosi rivoluzionari e conservatori a seconda delle circostanze, e approfittando destramente di tutte le opportunità per ingrandire il proprio potere.

Senz’altro questa situazione di crisi ha favorito a partire dal II secolo E. V. la diffusione delle cosiddette religioni soteriologiche, ossia predicanti una salvezza ultraterrena e/o consistente nella fuga dal mondo, nell’abbandono dell’interesse per la dimensione politico-sociale, della ricerca o dell’attesa di un redentore di un qualche genere.

La crisi della religione capitolina è da mettere prima di tutto in relazione con la rarefazione dell’elemento romano-italico che ne era, fuori discussione, il suo supporto naturale. All’epoca si sviluppa la “mitologia classica” ma è un’operazione letteraria realizzata appiattendo le differenze fra il pantheon capitolino e quello olimpico, e mi pare richieda anche una buona dose di scetticismo e/o un interesse puramente erudito per le credenze degli avi, e comunque riguardava solo gli strati sociali alti e acculturati.

A livello popolare, invece, si può dire “tutto fa brodo”: si riscoprono e si diffondono gli antichi culti misterici, nascono il neoplatonismo e il neopitagorismo che valorizzano i cascami mistici del pensiero di Platone e di Pitagora, ma soprattutto tanta mistica, tanto magismo orientale: il culto isiaco dall’Egitto, poi mitraismo, manicheismo, zoroastrismo, gnosticismo e chi più ne ha più ne metta.

In tutte queste tendenze emerge qualcosa che è esattamente il contrario dello spirito romano: uno spirito servile, femminile, infantile che si inginocchia davanti a una figura-feticcio per impetrare la redenzione: Iside, Orfeo o Cristo non fa molta differenza.

Il romano è a livello etico prima di tutto l’uomo in piedi davanti agli uomini e davanti agli dei, con lo sguardo sereno e il ciglio asciutto davanti alla vita e davanti alla morte. “Et facere et pati fortiter romanum est”, “Che accada quello che può, io farò quel che devo”, che non ha bisogno di essere né consolato né redento.

Non è certamente un caso che fra tutti questi culti, quello che si affermò di più nell’ambiente militare fu quello di Mithra, infatti fra di essi era probabilmente il meno svirilizzato e il meno svirilizzante; certo, non si può nemmeno fare il paragone fra esso e il culto di Cibele, “grande madre” orientale, officiato da sacerdoti castrati e vestiti da donna.

Questi culti hanno dissodato il terreno al cristianesimo, non solo perché il cristianesimo riciclerà parecchie delle loro concezioni, ma perché crearono la mentalità del “fedele” psicologicamente dipendente da una divinità-feticcio da cui si aspetta “la salvezza”.

Rispetto a tutti questi culti, il cristianesimo aveva però un vantaggio che alla lunga si rivelerà determinante: un’organizzazione gerarchica ben strutturata e ramificata, con un’efficienza “militare”, e che controllava strettamente la vita dei fedeli (E’ ben noto l’episodio di “san” Pietro che uccise o fece uccidere i coniugi Anania e Zaffira per non aver versato interamente alla comunità cristiana il ricavato della vendita di un campo).

A partire dal III secolo gli imperatori avevano ben compreso che era necessario ricostruire l’unità religiosa dell’impero, anche perché solo da essa poteva venire la legittimazione del potere imperiale. I Severi e Aureliano tentarono di instaurare un culto solare. Diocleziano mirò alla divinizzazione della stessa figura imperiale. Costantino mirò a utilizzare il cristianesimo (a cui non credeva) per il medesimo scopo.

Come è successo che questa fede nata dal tronco del messianesimo ebraico, dallo spirito di rivolta antiromano, e poi divenuta il catalizzatore di tutti i ribelli e i malcontenti, vista fin allora come un pericolo e conseguentemente perseguitata, ha finito per essere vista come la soluzione della crisi spirituale dell’impero?

Una risposta interessante e probabilmente valida, l’ha data uno studioso rumeno, Vasile Florescu. Certamente è paradossale, ma è un fatto che negli anni della Cortina di Ferro, l’anticlericalismo comunista consentiva di esprimersi su queste tematiche con maggiore libertà di quella di cui “godiamo” nel “libero” Occidente:
“Lo stato gigantesco ed eccessivamente centralizzato si trovava ad avere bisogno di un nuovo tipo di impiegato, di un impiegato che fosse maestro di calcolo e di tachigrafia e non stesse a guardare indietro verso la libertà civile perduta. Il funzionario di vecchio tipo formatosi attraverso gli studi letterari dominati dalla retorica e capace di parlare bene, citare filosofi e poeti, di pensare in fondo con maggiore profondità, non può più soddisfare le esigenze di un’epoca in cui la magistratura si trasforma in burocrazia. Tale funzionario poi, sempre per la sua formazione di vecchio stampo, tende a rimpiangere il periodo delle libertà repubblicane, e non è certo questo che può cattivare la fiducia dell’imperatore. I dirigenti cristiani si sono accorti per tempo di questa situazione.

Le dichiarazioni di fedeltà all’ordine costituito – “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” –, gli inviti rivolti agli schiavi perché restassero alle condizioni in cui si trovavano – “I padroni sono di Dio” – miravano ad uno scopo ben precisato.
L’editto del 313 che eleva il cristianesimo al rango di religione ufficiale è il risultato di un’abile infiltrazione nei quadri dell’apparato statale a livello basso e medio e, insieme, dei ripetuti, ostinati tentativi di tranquillizzare gli imperatori” (2).
In poche parole, a un sistema totalitario servono uomini totalitari, e i cristiani lo sono.
Costantino non era cristiano, sebbene presiedesse il concilio di Nicea che doveva definire i caratteri dottrinali della nuova fede che per lui era semplicemente un instrumentum regni come il culto solare per i severi e aureliano. è leggenda, probabilmente inventata, che si sia fatto battezzare sul letto di morte, o ciò può essere stato fatto quando non era più cosciente. egli però non si avvide che non ci si poteva servire del cristianesimo, ma solo servirlo.

Dopo Costantino e il tentativo di restaurazione di Giuliano, arriva Teodosio che è ormai uno strumento nelle mani dei cristiani, in particolare del vescovo sant’ Ambrogio. Questo imperatore-pupazzo che la Chiesa orientale ha addirittura canonizzato compie quello che è forse l’atto più infame di quasi due millenni di storia: l’editto di Tessalonica del 380 E. V. con il quale il cristianesimo diventa religione ufficiale dello stato romano e continua a perseguire i culti degli avi come un delitto passibile della pena di morte.

La vera cristianizzazione dell’impero comincia con Tessalonica, perché fino ad allora, nonostante tutti i fattori di crisi che abbiamo visto, non era cristiana più di un terzo della popolazione in Oriente e meno di un sesto in Occidente, e fu una “conversione” ottenuta con la più brutale delle violenze, una gigantesca operazione di stravolgimento dell’anima dei popoli dell’ecumene circum-mediterraneo che trova un paragone (debole, tra l’altro) forse solo nell’opera di sovietizzazione della Russia compiuta da Stalin.

Il terrificante supplizio a cui era stata sottoposta la povera Ipazia è stato solo un piccolo antipasto dell’orgia di violenza scatenata sotto il segno mortifero della croce: i culti pagani furono non solo proibiti, i sacerdoti e i fedeli che osavano resistere furono massacrati, i templi furono profanati trasformandoli in stalle, postriboli e chiese cristiane; gli inquisitori di Teodosio nella loro furia arrivarono addirittura a “giustiziare” bambini che avevano giocato con i frammenti delle statue degli dei abbattute.

Questa è una parte della nostra storia che gli storici ufficiali, quelli stessi che enfatizzano le persecuzioni pagane contro i cristiani si guardano bene dal raccontare.
Lo storico greco Vlasis Rasias l’ha fatto mettendoci sotto gli occhi una realtà che molti vorrebbero restasse sconosciuta, nel libro La distruzione dei templi.
Quello che segue è un estratto del libro di Rasias apparso sul sito della Congregazione degli Ellenici:
“Anno 314 – Immediatamente dopo la sua piena legalizzazione, la chiesa cristiana attacca i pagani: il concilio di Ancirra denuncia il culto della Dea Artemide.
Anno 324 – L’imperatore Costantino dichiara il cristianesimo come l’unica religione ufficiale dell’impero romano. In Didima, in Asia minore, viene saccheggiato l’oracolo del Dio Apollo e i sacerdoti pagani vengono torturati sino alla morte. I pagani vengono allontanati dal Monte Athos e sono distrutti tutti i templi greci del luogo.
Anno 326 – L’imperatore Costantino, seguendo le istruzioni di sua madre Elena, distrugge il tempio del Dio Asclepio in Aigeai, in Cilicia e molti templi della Dea Afrodite in Gerusalemme, Afaka, Mambre, Feniciea, Baalbek, ecc.
Anno 330 – L’imperatore Costantino ruba i tesori e le statue dei templi pagani della Grecia per decorare la Nuova Roma, Costantinopoli, la nuova capitale dell’impero.
Anno 335 – L’imperatore Costantino saccheggia molti templi Pagani dell’Asia Minore e della Palestina e ordina l’esecuzione per crocifissione di “tutti i maghi e indovini”. Viene martirizzato il filosofo neoplatonico Sopatrus.
Anno 341 – L’imperatore Flavio Giulio Costanzo perseguita “tutti gli indovini e gli ellenici”. Molti pagani greci sono imprigionati o giustiziati.
Anno 346 – Nuove persecuzioni su larga scala contro i pagani di Costantinopoli. Viene bandito il famoso oratore Libanius, accusato di essere un “mago”.
Anno 353 – Un decreto di Costanzo ordina la pena di morte per tutti coloro che pratichino sacrifici e idolatria.
Anno 354 – Un nuovo decreto ordina la chiusura di tutti i templi pagani. Alcuni di questi sono profanati e trasformati in bordelli o sale da gioco. Sono giustiziati molti sacerdoti pagani.
Anno 354 – Un nuovo editto di Costantino ordina la distruzione dei templi pagani e l’esecuzione di tutti gli idolatri. Primi roghi di biblioteche in varie città dell’impero. Le prime fabbriche di cemento vengono costruite vicino ai templi pagani chiusi. La gran parte delle sacre architetture dei pagani vengono ridotte a calcinacci.
Anno 357 – Costantino proibisce tutti i metodi di divinazione, compresa l’astrologia.
Anno 359 – In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l”esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell’Impero.
Anno 361 fino al 363 – La tolleranza religiosa e la restaurazione dei culti pagani sono nuovamente dichiarate a Costantinopoli, il 1° dicembre 361, dall’imperatore Flavio Claudio Giuliano.
Anno 363 – Assassinio dell’imperatore Giuliano (26 giugno).
Anno 364 – L’imperatore Flavio ordina di bruciare la biblioteca di Antiochia.
Anno 364 – Un editto imperiale, dell’11 settembre, ordina la pena di morte per tutti i pagani che praticano il culto antico degli Dei ancestrali o praticano la divinazione (“sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas”). Tre decreti differenti (4 febbraio, 9 settembre, 23 dicembre) ordinano la confisca di tutte le proprietà dei templi pagani, punendo con la pena di morte tutti coloro che praticano rituali pagani, inclusi quelli fatti privatamente.
Anno 365 – Un decreto imperiale, del 17 novembre, proibisce ai funzionari pagani di comandare i soldati cristiani.
Anno 370 – L’imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell’Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l”ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell’Impero dell’est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.
Anno 372 – L’imperatore Valente ordina al governatore dell’Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere.
Anno 373 – Nuova proibizione di tutti i metodi di divinazione. Il termine “pagano” è introdotto dai cristiani per disprezzare i gentili.
Anno 375 – Si chiude il tempio del Dio Asclepio nell’Epidauro, in Grecia.
Anno 380 – Il 27 febbraio, un editto dell’imperatore Flavio Teodosio converte il cristianesimo in religione esclusiva dell’Impero Romano, proclamando: “tutte le nazioni che sono soggette alla nostra clemenza e moderazione devono continuare a praticare la religione che fu introdotta ai romani dal divino apostolo Pietro”. I non cristiani sono definiti “ripugnanti, eretici, stupidi e ciechi”. In un altro decreto Teodosio chiama “insani” tutti quelli che non credono nel Dio cristiano e proibisce discrepanze nei confronti dei dogmi della chiesa. Ambrosio, vescovo di Milano, comincia a distruggere tutti i templi della sua zona. I preti cristiani istigano e spingono il popolo a ribellarsi contro il tempio della Dea Demetra, in Eleusi e tentano di linciare i sacerdoti pagani Nestorius e Priskus. Il sacerdote pagano Nestorius mette fine ai Misteri Eleusini e annuncia la predominanza dell’oscurità mentale sopra la razza umana.
Anno 381 – Il 2 maggio, Teodosio priva di tutti i loro diritti i cristiani che tornano a praticare la religione pagana. In tutta la parte orientale dell’Impero si saccheggiano o si bruciano i templi e le biblioteche pagane. Il 21 dicembre, Teodosio proibisce anche la semplice visita ai templi ellenici. A Costantinopoli il tempio della Dea Afrodite diventa un bordello, mentre il tempio di Helios e Artemide una stalla.
Anno 382 – “Hellelu-jah”, Gloria a Yawe, si impone nelle messe cristiane.
Anno 384 – L’imperatore Teodosio ordina al prefetto pretoriano Maternus Cynegius, un devoto cristiano, di cooperare con i vescovi locali e distruggere i templi dei pagani nel nord della Grecia e in Asia Minore.
Anno 385 fino al 388 – Maternus Cynegius, animato dalla sua fanatica sposa e dal vescovo (Santo) Marcellus, percorre con le sue bande tutto il paese, sequestrando e distruggendo cento templi ellenici, santuari e altari. Tra questi fu distrutto il tempio di Odessa, il Cabeireion di Imbros, il tempio di ZEUS ad Apamea, il tempio di Apollo a Dydima e tutti i templi di Palmyra. Migliaia di innocenti pagani in tutto l”Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis.
Anno 386 – L’imperatore Teodosio proibisce, il 16 giugno, il restauro dei templi pagani saccheggiati.
Anno 388 – Per volontà di Teodosio si proibiscono i dibattiti pubblici sui temi religiosi. Il vecchio oratore Libanius spedisce una famosa Epistola “Pro Templis” a Teodosio, con la speranza che quei pochi templi ellenici rimasti vengano rispettati e risparmiati.
Anno 389 fino al 390 – Si proibiscono tutte le feste che non rientrano nei calendari cristiani. Orde di eremiti fanatici, provenienti dal deserto, invadono le città del Medio Oriente e dell’Egitto distruggendo statue, altari, biblioteche, templi e linciando i pagani. Teofilo, patriarca di Alessandria, da inizio ad una dura persecuzione contro i pagani, converte il tempio di Dionisio in una chiesa cristiana, brucia il Mithraeum della città, distrugge il tempio di Zeus e schernisce i sacerdoti pagani prima di farli lapidare, mentre la popolazione cristiana profana le immagini di culto.
Anno 391 – Il 24 febbraio, un nuovo decreto di Teodosio non solo proibì la visita ai templi pagani, ma impose anche di guardare le statue deturpate. Nuove e terribili persecuzioni per tutto l”Impero. In Alessandria i pagani, liberati dal filosofo Olympius, organizzano una rivolta e dopo alcuni scontri si rinchiudono nel tempio fortificato del Dio Seraphide (il Serapeion). Dopo un violento assedio, i cristiani prendono l’edificio, lo distruggono, bruciano la sua famosa biblioteca e profanano le immagini di culto.
Anno 392 – L’8 novembre, l’imperatore Teodosio proibisce tutti i rituali non cristiani e li chiama “superstizioni dei Gentili” (gentilicia superstitio). Nuova persecuzione su grande scala contro i pagani. I Misteri di Samotracia sono proibiti e vengono assassinati i sacerdoti pagani. A Cipro il vescovo locale (San) Epifanio e (San) Tychon distruggono quasi tutti i templi dell’isola e sterminano migliaia di pagani. I misteri locali della Dea Afrodite vengono censurati. Nell’editto di Teodosio si dichiara: “quelli che non ubbidiranno al padre Epifanio non avranno diritto di vivere in quest’isola”. I pagani si rivoltano contro l’imperatore e la Chiesa a Petra, Aeropolis, Rafia, Gaza, Baalbek e altre città del Medio Oriente.
Anno 393 – Si proibiscono i Giochi di Pythian, i Giochi di Aktia e i Giochi Olimpici considerati come parte dell’idolatria ellenica. I cristiani saccheggiano i templi di Olympia.
Anno 395 – Due nuovi decreti, del 22 luglio e del 7 Agosto, causano nuove persecuzioni contro i pagani. Rufinus, l’eunuco Primo ministro dell’imperatore Flavius Arcadius, dirige le sue orde di battezzati goti, guidati da Alarico, in Grecia. Animati dai monaci cristiani, i barbari saccheggiano e bruciano molte città (Dion, Delphi, Megara, Corinto, Pheneos, Argos, Nemea, Lycosoura, Sparta, Messene, Phigaleia, Olympia, ecc), massacrano o schiavizzano innumerevoli pagani ellenici e diroccano tutti i Templi. Bruciano il Santuario di Eleusi e bruciano vivi tutti i sacerdoti pagani, incluso il sacerdote Mithras Hilarius.
Anno 396 – Il 7 dicembre, un nuovo decreto dell’imperatore Arcadius ordina che il paganesimo sia trattato come atto di alto tradimento. Vengono incarcerati i pochi sacerdoti pagani rimasti.
Anno 397 – “Demoliteli!”. L’imperatore Flavio Arcadius ordina la demolizione di tutti i templi pagani rimasti ancora in piedi.
Anno 398 – Il Quarto Concilio Ecclesiastico di Cartagine proibisce a tutti, inclusi i vescovi cristiani, lo studio dei libri pagani. Porfirius, vescovo di Gaza, demolisce quasi tutti i templi pagani della città, eccetto nove di loro che rimangono attivi.
Anno 399 – Con un nuovo editto, del 13 giugno, l’imperatore Flavio Arcadius ordina la distruzione immediata di tutti i templi pagani principalmente nelle zone rurali.
Anno 400 – Il vescono Nicetas distrugge l’oracolo del Dio Dionisio a Vesai e battezza tutti i pagani di quell’area.
Anno 401 – A Cartagine la popolazione cristiana lincia i pagani e distrugge templi e idoli. Anche a Gaza il vescovo locale, (Santo) Porfirio, ordina ai suoi seguaci il linciaggio dei pagani e la demolizione dei nove templi rimasti attivi in città. Il quindicesimo Concilio di Calcedonia ordina la scomunica dei cristiani che mantengono buone relazioni con i loro parenti pagani.
Anno 405 – Giovanni Crisostomo invia le sue orde di monaci vestiti di grigio e armati con mazze e bastoni di ferro a distruggere gli idoli di tutte le città della Palestina.
Anno 406 – Giovanni Crisostomo raccoglie fondi con l”aiuto delle ricche mogli cristiane per finanziare la distruzione dei templi ellenici. Ad Efeso si ordina la distruzione del famoso tempio della Dea Artemide. A Salamis, a Cipro, il “Santo” Ephiphanius e Eutychius continuano la persecuzione dei pagani e la distruzione dei loro templi e santuari.
Anno 407 – Un nuovo decreto proibisce una volta per tutte gli atti di qualsiasi culto non cristiano.
Anno 408 – L’imperatore dell’Impero occidentale Onorius e l’imperatore dell’impero d’oriente Arcadius, ordinano che tutte le sculture dei templi pagani siano distrutte o confiscate, proibendo anche il possesso privato di qualsiasi scultura pagana. I vescovi locali dirigono nuove e dure persecuzioni contro i pagani e si ardono al rogo i loro libri. Si perseguitano anche i giudici che mostrano pietà per i pagani. (San) Augustine massacra centinaia di protestanti pagani a Calama, in Algeria.
Anno 409 – Ancora una volta un decreto ordina che si castighi con la pena di morte chi pratica l”astrologia e ogni altro metodo divinatorio.
Anno 415 – Ad Alessandria la popolazione cristiana, animata dal vescovo Cirillo, a pochi giorni dalla pasqua giudaico-cristiana, attacca e martirizza, tagliandone il corpo a pezzi, la famosa e bella Filosofa Hypatia (Ipazia di Alessandria). I pezzi del suo corpo, portati per le vie di Alessandria dai cristiani della città, vengono bruciati insieme ai suoi libri nella piazza chiamata Cynaron. Il 30 agosto cominciano nuove persecuzioni contro tutti i sacerdoti pagani del nord Africa, che finiscono crocifissi o bruciati vivi.
Anno 416 – L’Inquisitore Hypatius, chiamato “La spada di Dio”, stermina gli ultimi pagani di Bithynia. A Costantinopoli, il 7 dicembre, vengono dimessi tutti gli ufficiali dell’esercito, gli impiegati pubblici e i giudici non cristiani.
Anno 423 – L’imperatore Teodosio II dichiara, l”8 giugno, che la religione dei pagani non è altro che “il culto del demonio” e ordina che tutti coloro che insistono nel seguirla e nel praticarla vengano castigati con il carcere e la tortura.
Anno 429 – Viene saccheggiato il tempio della Dea Atene (Parthenon) sull’omonima Acropoli. Si perseguitano i pagani ateniensi.
Anno 435 – Il 14 novembre un nuovo editto dell’imperatore Teodosio II ordina la pena di morte per gli “eretici” e i pagani dell’Impero. Si proclama che l”unica religione legale è il cristianesimo.
Anno 438 – L’imperatore Teodosio II emette un nuovo decreto, il 31 gennaio, contro i pagani, considerando la loro “idolatria” causa della recente peste.
Anno 440 fino al 450 – I cristiani demoliscono tutti i monumenti, gli altari e i templi di Atene, Olympia e altre città greche.
Anno 448 – Teodosio II ordina che si brucino tutti i libri non cristiani.
Anno 450 – Vengono demoliti tutti i templi di Afrodite, città della Dea Afrodite, e si bruciano tutte le librerie della città che è rinominata Stavroupolis (Città della Croce).
Anno 451 – Un nuovo decreto dell’imperatore Teodosio II, del 4 novembre, riafferma che l”idolatria deve essere castigata con la morte.
Anno 457 fino al 491 – Persecuzioni sporadiche contro i pagani nella parte orientale dell’Impero. Tra i giustiziati ci sono il medico Jacobus e il filosofo Gessius. Vengono torturati e incarcerati Severianus, Herestios, Zosimus, Isidorus e altri. Il predicatore cristiano Conon e i suai seguaci sterminano gli ultimi pagani dell’isola Imbros, nel nord est del Mar Egeo. Sono giustiziati a Cipro gli ultimi adoratori di Zeus Lavranius.
Anno 482 fino al 488 – Vengono sterminati la maggior parte dei pagani dell’Asia minore, a causa di una disperata rivolta contro l”Imperatore e la Chiesa.
Anno 486 – Molti sacerdoti pagani che erano rimasti in clandestinità vengono scoperti, arrestati, scherniti, torturati e giustiziati ad Alessandria.
Anno 515 – Il battesimo diventa obbligatorio anche per quelli che si dichiarano già cristiani. L’imperatore di Costantinopoli, Anastasius, ordina il massacro dei pagani nella città araba di Zoara e la demolizione del tempio locale del Dio Theandrites.
Anno 528 – L’imperatore Jutprada (Giustiniano) proibisce i giochi olimpici sostituiti da quelli di Antiochia. Ordina l’esecuzione – tramite il rogo, la crocifissione o lo smembramento mediante artigli di ferro – di tutti coloro che praticano “la stregoneria, la divinazione, la magia o l”idolatria” e proibisce tutti gli insegnamenti dei pagani affermando: “”è una sofferenza davanti alle insane bestemmie degli ellenici”.
Anno 529 – L’imperatore Giustiniano chiude l’Accademia di Filosofia di Atene, dove aveva insegnato Platone, e confisca le sue proprietà.
Anno 532 – L’inquisitore Ioannis Asiacus, un monaco fanatico, dirige una crociata contro i pagani dell’Asia minore.
Anno 542 – L’imperatore Giustiniano permette all’inquisitore Ioannis Asiacus di convertire i pagani di Phrygia, Caria e Lydia, nell’Asia Minore. In 35 anni, 99 chiese e 12 monasteri furono edificati sopra i resti dei templi pagani distrutti.
Anno 546 – Centinaia di pagani sono condannati a morte a Costantinopoli dall’inquisitore Ionnis Asiacus.
Anno 556 – L’imperatore Giustiniano ordina al terribile inquisitore Amantius di andare ad Antiochia per arrestare, trovare e sterminare gli ultimi pagani della città e distruggere tutte le biblioteche private.
Anno 562 – Arresti di massa, torture ed esecuzioni dei pagani ellenici ad Atene, Antiochia, Palmira e Costantinopoli.
Anno 578 fino al 582 – I cristiani torturano e crocifiggono i pagani ellenici in tutta la parte orientale dell’Impero e sterminano gli ultimi pagani di Heliopolis (Baalbek).
Anno 580 – Gli inquisitori cristiani attaccano un tempio segreto di Zeus ad Antiochia. Il Sacerdote del tempio si suicida e vengono arrestati il resto dei pagani presenti. Tutti i prigionieri, incluso il vice governatore Anatolius, sono torturati e mandati a Costantinopoli per comparire in giudizio. Là vengono condannati a morte e dati in pasto ai leoni, tuttavia nel vedere che i feroci animali non erano intenzionati ad attaccare i condannati, vennero poi crocifissi. I cadaveri furono trascinati per le strade e lasciati poi senza alcun tipo di sepoltura tra le immondizie.
Anno 583 – Nuova persecuzione contro i pagani ellenici da parte dell’Imperatore Mauricius.
Anno 590 – In tutta la zona orientale dell’Impero gli “accusatori cristiani” scoprono cospirazioni pagane. Nuove tormentate torture ed esecuzioni.
Anno 692 – Il Concilio di Costantinopoli proibisce le restanti celebrazioni pagane/dionisiache come le Calende, Brumalia, Anthesteria, etc.
Anno 804 – I pagani ellenici di Mesa Mani (Cape Tainaron, Lakonia, Grecia) resistono con successo al tentativo di Tarasius, patriarca di Costantinopoli, di convertirli al cristianesimo.
Anno 850 fino all’860 – Conversione violenta degli ultimi pagani ellenici di Mesa Mani da parte dell’armeno (San) Nikon” (3).

Non solo i seguaci del “mite agnello redentore” si sono dimostrati a tutti gli effetti delle belve feroci, ma bisogna notare le ultime date di questo elenco: 850-860 E. V.: siamo a quasi un millennio dalla presunta incarnazione. Se è occorso tanto tempo, questo significa che non stiamo parlando di una dottrina che ha conquistato il mondo allora conosciuto con la “pura luce” della sua veridicità ed evidenza, ma dell’operazione di sradicamento di una cultura che ha resistito come ha potuto nonostante la ferocia fanatica dei suoi persecutori.

Dopo la caduta dell’impero romano, conseguenza diretta di questo sradicamento, la cristianizzazione dell’Europa fuori dagli antichi confini imperiali è proceduta esattamente nello stesso modo, con la violenza più spietata: le campagne carolinge contro i Sassoni, quelle dell’ordine teutonico contro gli Slavi, la crociata contro gli Albigesi e via dicendo: massacri, incendi, saccheggi, riduzione in schiavitù di intere popolazioni, sono stati questi gli argomenti più usati nei sermoni con cui l’Europa è stata convertita. Poi sono arrivati l’inquisizione, i roghi degli eretici, delle cosiddette streghe. Il cristianesimo ha conquistato il controllo dell’Europa con i metodi di un esercito invasore e l’ha mantenuto con quelli di un esercito occupante, comunque e sempre un nemico, un nemico mortale di ciò che noi siamo.

A mio parere, quindi, non c’è nessun mistero, solo una parte essenziale della nostra storia che hanno sempre cercato di nasconderci e/o di raccontarci in maniera falsata.

Fabio Calabrese

NOTE
(1) Rivolto a Silvano Lorenzoni in occasione della presentazione del suo libro “La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi” di cui l’autore ha curato la presentazione
(2) Vasile Florescu: La retorica nel suo sviluppo storico, Il Mulino, Bologna 1971, pag. 65.
(3) Vlasis Rasias: La distruzione dei templi, estratto dal sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4


El caxo de Ipasia

https://it.wikipedia.org/wiki/Ipazia
http://cronologia.leonardo.it/storia/bi ... ipazia.htm
http://www.corriere.it/cultura/14_giugn ... 6171.shtml

Ipazia, filosofa e scienziata martirizzata dal fanatismo
Gemma Beretta ha ricostruito la vita, le idee e la fine orribile di una straordinaria «caposcuola» del pensiero neoplatonico nella tarda antichità di Massimiliano Chiavarone

Una donna su un carro percorre le strade di Alessandria d’Egitto per fare ritorno a casa. Un gruppo di monaci cristiani la sorprende, la tira giù dal mezzo, la trascina fino a una chiesa, fa del suo corpo macelleria, uccidendola con bastoni e cocci e poi smembrandola. Infine quegli stessi uomini, sulla carta di fede, prendono i miseri resti sanguinolenti e li bruciano per cancellare ogni traccia. È la sorte toccata a Ipazia, la filosofa e scienziata vissuta tra il IV e il V secolo.

Il suo caso costituisce uno dei più efferati femminicidi di matrice cristiana della storia. La vicenda è raccontata da Gemma Beretta in Ipazia d’Alessandria (Editori Riuniti/University Press, pp. 320, e 20). Questo bel libro è una scrupolosa ricostruzione storica della vita e delle idee della martire del paganesimo e della libertà di pensiero, supportata da un uso approfondito delle fonti antiche.

La lotta tra pagani e cristiani

Beretta sottolinea che l’omicidio maturò nell’ambito della lotta per la supremazia tra pagani e cristiani da un lato e del prevalere del potere cosiddetto «spirituale» su quello temporale dall’altro, inteso come «scontro senza mediazioni tra il potere ecclesiastico locale e il potere civile cittadino». Il fulcro del conflitto nel V secolo fu Alessandria, centro della cultura pagana e dunque «laica», cioè un barile di polvere da sparo in cui bisognava solo innescare la miccia. In corso epocali cambiamenti geopolitici che porteranno alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, alle invasioni barbariche che riguardavano anche l’Impero romano d’Oriente (come la sconfitta di Adrianopoli, nell’odierna Turchia, del 378) e alla supremazia del Cristianesimo. Il primo evento che ne sancì l’affermazione fu l’Editto di Milano del 313, dell’imperatore Costantino I: stabiliva la libertà di culto, interrompendo le persecuzioni contro i cristiani, ma di fatto privilegiava la loro religione a scapito delle altre. Poi il Concilio di Nicea del 325 formulò i fondamenti dell’ortodossia cristiana. L’Editto di Tessalonica del 380 dichiarò il Cristianesimo religione ufficiale dello Stato nella forma definita «cattolica». Inoltre riconosceva il primato delle sedi episcopali di Roma e di Alessandria in materia di teologia.

La «soluzione finale»

E questo atto inaugurò una specie di «soluzione finale» per il paganesimo con i decreti teodosiani emessi tra il 391 e il 392 (il primo dei quali firmato da Teodosio a Milano) e ispirati da Ambrogio. Infatti, scrive la Beretta, «rientravano nella politica di scambio tra Chiesa e Impero» inaugurata proprio dai due. Cominciò la distruzione dei templi pagani insieme alle persecuzioni e prese slancio la filosofia cristiana con Agostino. Qui si inserisce la storia di Ipazia, nata ad Alessandria e figlia di Teone, uno dei più grandi matematici dell’antichità. Lei stessa, educata dal padre, divenne un punto di riferimento non solo nella filosofia, ma anche nell’astronomia, assurgendo a terza grande caposcuola del platonismo dopo Platone e Plotino. Ma il suo insegnamento rivolto a tutti, la sua cultura, il fatto che a lei chiedesse consiglio il prefetto romano Oreste, la fecero emblema di un ideale di vita e di politica antitetico alla visione degli episcopi, basato «piuttosto che sul potere che viene dall’essere anello di una scala gerarchica, sull’autorità che viene dall’intelligenza sul mondo e dal coraggio nell’esporsi». La prese di mira il vescovo Cirillo, che la riteneva responsabile della sua mancata riconciliazione con Oreste. E di fatto ispirò lo scempio che nel 415 di lei fecero i monaci, in realtà «corpo di polizia degli episcopi». Un delitto atroce, rimasto impunito, e di cui sarebbe il caso ora, anche se a secoli di distanza, di riconoscere le responsabilità morali.
2 giugno 2014


El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa, de ła raxon e del spirto ogniversal, dedegà a Ipasia, a Bruno Jordan, Jrołamo Savonaroła, Arnaldo da Brèsa, a Oriana Fallaci, a łi apostati e a tuti łi raxianti/ereteghi (tra cu Cristo, no dexmenteghemose ke anca Cristo el jera n'eretego, n'ebreo raxiante):
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:07 pm

La Roma creistiana e ła persecousion de łi ebrei
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 3625305830

Li sasini de l’ebreo Cristo - I romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... dtS1k/edit
viewtopic.php?f=176&t=342

Cronologia delle principali persecuzioni subite dagli Ebrei nell'Europa “cristiana”
http://ideadiversa.blogspot.com.es/2011 ... ipali.html

Di Corrado Maggia

325 d.C. CHIESA. Dopo il Concilio Ecumenico di Nicea (Asia Minore - Turchia), la Chiesa cristiana stabilisce il suo atteggiamento verso gli Ebrei: essi devono continuare ad esistere, in reclusione e umiliazione, per gli scopi del Cristianesimo.
380 ITALIA. Sant'Ambrogio vescovo di Milano, non solo approva l'incendio di una sinagoga da parte di cristiani istigati dal loro vescovo, ma minaccia di scomunicare l'imperatore Teodosio che voleva punire i colpevoli e far ricostruire la sinagoga a spese del vescovo. Teodosio rinuncia a difendere i diritti degli Ebrei.
386-387 CHIESA. Giovanni Crisostomo, Padre della Chiesa orientale, pronuncia sermoni violentemente antiebraici: «Per il deicida nessuna indulgenza, nessun perdono possibile», «essi massacrano i loro figli e li sacrificano al diavolo».
438 CHIESA. Teodosio II, imperatore romano di Costantinopoli, legalizza l'inferiorità civile degli Ebrei.
535-553 IMPERO ROMANO. L'imperatore Giustiniano I, pubblica il «Corpus Juris Civilis», espressione della sua politica antiebraica.
589 SPAGNA. Il III Concilio di Toledo proibisce agli Ebrei disposare Cristiani e di esercitare funzioni pubbliche.
612 SPAGNA. Il re Visigoto Sisebut, inaugura una politica di conversione forzata di tutti gli Ebrei del regno.
628 FRANCIA. Dagoberto I espelle gli Ebrei dal Reame Franco.
632 BISANZIO. L'imperatore Heraclius decreta il battesimo forzato di tutti gli Ebrei del suo impero.
633 SPAGNA. Viene formulata la dottrina ufficiale della Chiesa sulla conversione degli Ebrei.
638 CHIESA, SPAGNA. Il VI Concilio di Toledo ordina l'espulsione dalla Spagna di tutti gli Ebrei che rifiutano il Battesimo.
672 SPAGNA. VIII Concilio di Toledo. Interdizioni, formalità, prescrizioni di ogni genere si moltiplicano nei confronti degli Ebrei convertiti.
681 CHIESA. Il re Visigoto Erwig, preoccupato di estirpare con le radici la «peste giudaica», fa adottare dal XII concilio di Toledo 28 leggi repressive nei confronti degli Ebrei convertiti.
694-711 SPAGNA. Gli Ebrei spagnoli vengono dichiarati schiavi, i loro figli all'età di 7 anni tolti ai genitori e affidati a famiglie cristiane.
722 BISANZIO. L'imperatore Leone III emana un editto che impone il battesimo forzato.1012 GERMANIA. L'imperatore Enrico II espelle gli Ebrei da Magonza. È l'inizio di persecuzioni contro gli Ebrei anche in Germania.

1096-1099 PRIMA CROCIATA.
GERMANIA. I crociati massacrano gli Ebrei della Renania. (Per molti uccidere un Ebreo equivaleva ad espiare i propri peccati.) Intere comunità vengono distrutte perché gli Ebrei posti davanti all'alternativa di lasciarsi battezzare o di essere uccisi, preferiscono la morte all'apostasia. Molti Ebrei di Worms, cercando rifugio in un castello locale, furono massacrati mentre recitavano le preghiere del mattino.

1099 GERUSALEMME. CROCIATE.
Entrati in Gerusalemme, tutti gli Ebrei sono rinchiusi nella sinagoga che viene incendiata. I crociati circondarono la sinagoga cantando «Cristo, ti adoriamo!». L'evento segnò la fine della comunità ebraica di Gerusalemme, sebbene un limitato numero di Ebrei vi ritornò dopo la riconquista musulmana nel 1187.

1144 INGHILTERRA. Norwich. Per la prima volta gli Ebrei vengono falsamente accusati di assassinio rituale di bambini. Queste calunnie scatenano ogni volta reazioni popolari violente e spesso sanguinose nei confronti degli Ebrei.
1146 SECONDA CROCIATA.
GERMANIA. I Crociati perseguitano e uccidono gli Ebrei della Renania.
ISRAELE. Gli Ebrei di Gerusalemme sono bruciati vivi nella loro sinagoga.
1147 GERMANIA. Würzburg. Massacro di Ebrei per falsa accusa di omicidio rituale.
1171 FRANCIA. Blois. Tutta la comunità ebraica e massacrata a causa di una falsa accusa di omicidio rituale.
1182 FRANCIA. Il re Filippo Augusto di Francia decreta l'espulsione degli Ebrei dal suo regno e la confisca delle loro proprietà.
1189-92 TERZA CROCIATA.
AUSTRIA. Persecuzioni e assassini di Ebrei.
1190 INGHILTERRA. Massacri a York e altre città.1191 FRANCIA. Bray-sur-Seine. Falsa accusa di omicidio rituale: un centinaio di Ebrei sono uccisi.

1215 CHIESA. Il IV Concilio Lateranense introduce per gli Ebrei l'obbligo di portare una stella gialla sul vestito.
1235 GERMANIA. Fulda. Falsa accusa di omicidio rituale. 34 Ebrei massacrati.
1236 FRANCIA. Persecuzioni antiebraiche nella Francia occidentale.
1240 FRANCIA. Dispute dottrinali a Parigi, culminate col rogo del Talmud.
1242 FRANCIA. Rogo del Talmud a Parigi.
1255 INGHILTERRA. Lincoln. Falsa accusa di omicidio rituale.



Le vere origini della Chiesa cattolica
https://www.youtube.com/watch?v=yKvLkCVc5u0



La persecousion de łi ebrei dal IV° secoło a Roma

https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 2228636303

La storia degli ebrei a Roma tra persecuzioni e resistenza
Dalle angherie vaticane alle leggi razziali del fascismo
http://archiviostorico.corriere.it/2005 ... 4058.shtml

Il Carnevale era un vero incubo. Per gli ebrei romani, nel Medio Evo, i «Giochi di Agone e di Testaccio» prevedevano che i contendenti si sfidassero a cavallo di ebrei invece che di cavalli.
Da descrizioni più tarde invece risulta l' uso di far rotolare un ebreo in una botte chiodata dal colle di Testaccio. Meglio se anziano. Benché sostituiti dal tributo di 1.130 fiorini, i «ludi carnascialeschi» hanno successivamente ripreso vigore nella via Lata, chiamata poi via del Corso, quando il Papa da Palazzo Venezia assisteva alla «corsa dei barberi, dei bufali, dei somari e degli ebrei», con questi ultimi rimasti nel 1583, a Ghetto ormai istituito, le sole «bestie bipedi» a correre nude tra i lazzi del popolino.
Poi nel 1668 Papa Clemente IX abolì la corsa, sostituendola con un tributo di trecento scudi accompagnato dall' obbligo per i rappresentanti della comunità ebraica di rendere omaggio in Campidoglio ai Conservatori restando inchinati finché il più anziano diceva loro «andate», mentre la popolazione li dileggiava lungo il tragitto di ritorno creando tafferugli. Anche questo è successo agli ebrei di Roma, forse i soli abitanti della città che possono vantare una presenza ininterrotta di duemila anni, comunità tra le più antiche d' Europa, nonostante persecuzioni e vessazioni che non sono riuscite però a fiaccarne il futuro. «Judei de Urbe», finalmente un convegno di storici (da lunedì 7 a mercoledì 9, presso la Sala Alessandrina dell' Archivio di Stato in Corso Rinascimento 40) per affrontare, ed è la prima volta in un contesto scientifico come quello offerto dal coordinamento dell' Università La Sapienza, le vicende di questa comunità dai tratti molto particolari che è stata la comunità ebraica romana, forte perfino di un' antichissima lingua parallela al «volgare», tuttora in uso, il giudaico-romanesco. Spiega Marina Caffiero, storica di Roma Uno e coordinatrice del convegno: «Avviamo una riflessione sui rapporti forti e continui tra la città e i suoi ebrei nel corso dell' età moderna e contemporanea, inclusi gli anni tragici delle persecuzioni razziali. La comunità ebraica romana, le cui origini risalgono all' età classica, vanta, infatti, una continuità di insediamento unica in tutto il mondo diasporico occidentale, mai interrotta da espulsioni. Non a caso, il microcosmo ebraico romano appare da sempre caratterizzato dallo stretto intreccio di rapporti con il mondo circostante, inteso sia come istituzioni politiche tanto municipali quanto statali sia come istituzioni religiose e ecclesiastiche, sia come relazioni nel tessuto sociale urbano». Le ricerche effettuate da Marina Caffiero mostrano una grande vitalità che aldilà delle varie normative punitive si avvale di un tessuto sociale più aperto in cui si stemperano anche i classici sterotipi che vogliono gli ebrei solo «rigattieri» o gestori di banchi di pegni. «Negli anni Venti dell' 800 - documenta Marina Caffiero - un parroco anonimo denunciava che gli ebrei, oltre ad abitare in altri quartieri, insediati in parrocchie più o meno vicine al Ghetto, esercitavano oramai ogni sorta di mestieri e professioni, proprio come i cristiani: "Medici, Chirurgi, Recattieri, Sartori, Osti, Macellari, Carrettieri, Fruttaroli tutta altra sorta d' industria come fra i Cristiani"». Una ricerca in questa direzione è stata compiuta anche da Serena Di Nepi. Da ricostruire poi il filo connettivo affidato a figure intellettuali di spicco, che hanno svolto un ruolo decisivo per la stessa sopravvivenza dell' ebraismo romano, proprio nei suoi momenti più difficili. Non solo la forza dei riti, dunque, come spiega il rabbino capo Riccardo Di Segni affrontando il tema nella sua relazione «Vita religiosa», ma anche la corporeità di uomini di grande carisma da Immanuel Romano, contemporaneo di Dante, al banchiere Daniel da Pisa chiamato a comporre i dissidi interni nel ' 500, al filosofo Obadià Sforno e al poeta Josef Zarfati su su fino al rabbino storico del ' 700, Tranquillo Vita Corcos, medico, cabbalista, grande erudito, uno delle poche personalità del suo tempo in grado di discutere alla pari col Papa. Del resto nella Grande Guerra, come ha scoperto ora lo storico Mario Toscano, c' erano accanto ai cappellani militari anche i rabbini militari. Al problema delle origini, insomma alle catacombe ebraiche che secondo l' archeologo olandese Leonard Rutgers precedono addirittura quelle cristiane e ne costituiscono il modello, torna invece Massimiliano Ghilardi con la «Riscoperta delle catacombe cristiane nel ' 600», un evento che pose non pochi grattacapi alla Controriforma e che finì presto nel dimenticatoio, prolungandosi poi fino ai giorni nostri con una gravissima censura storica e politica. TRE GIORNI DI DIBATTITO IL CONVEGNO Tre giorni dedicati a «Judei de Urbe, Roma e i suoi ebrei: una storia secolare». Nella Sala Alessandrina dell' Archivio di Stato di Roma, in corso Rinascimento 40, da lunedì 7 a mercoledì 9 novembre. Il convegno è promosso dalla Facoltà di Lettere della Sapienza col sostegno dell' Archivio di Stato di Roma e della Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia. Di seguito segnaliamo alcuni tra i principali interventi. LUNEDÌ 7 Per l' «immagine degli ebrei di Roma» relazioni, tra gli altri, di Massimo Miglio sulla «Lozana andalusa», Massimiliano Ghilardi sulle «catacombe ebraiche» e Manola Venzo sulla «Propaganda antisemita del ventennio». Al pomeriggio dopo Riccardo Di Segni il demografo Eugenio Sonnino su «Popolazione e problemi demografici». MARTEDÌ 8 Dopo Marina Caffiero, Monica Calzolari sul «patrimonio immobiliare degli ebrei romani tra prima emancipazione e restaurazione», Claudio Procaccia sui «banchieri ebrei nella seconda metà del Seicento», Daniela Di Castro su «Committenza ebrea e oggetti d' arte». Al pomeriggio Anna Esposito sui «Conflitti interni alla Conunità ebraica», Michele Di Sivo sui «Tribunali romani del XVI e XVII secolo». MERCOLEDÌ 9 Dopo Mario Toscano sul «rabbinato militare», Filomena del Regno su «leggi razziali» e Michela Procaccia sulle «testimonianze romane nell' archivio della Shoah Foundation».

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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:07 pm

I sagrefiçi o sagrifati omani ente ła Roma pagana

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I xughi del çirco
...

El martirio dei creistiani
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:08 pm

La rogante espansion enperial romana fermà par senpre dai jermani a Teotoburgo sol Reno e sol Donao
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 3625305830


Arminio el xerman, a Teutoburgo el ferma i romani e l salva l'Ouropa
viewtopic.php?f=114&t=1589

Teotobourgo na bataja de tera ke come coeła de mar a Lepanto ła ga canvià el corso de ła storia d’Ouropa
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... xSeTg/edit

Teotoburgo – el degheio par i barbari romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... VUY00/edit
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:13 pm

Roma 2500 ani de corousion
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 8531966006

Corusion tałiana e romana
viewtopic.php?f=22&t=278

El marcà de łe endouljense
http://cronologia.leonardo.it/umanita/m ... cap115.htm

Le origini risorgimentali della corruzione italiana
a cura di Centro studi Giuseppe FedericiI moribondi di Palazzo Carignano, di Giorgio Filograna
http://elmoacheocontrostoria.blogspot.i ... della.html
sabato 2 gennaio 2010
Vittorio Emanuele II rivolgendosi al plenipotenziario inglese August Paget dichiarò esplicitamente: “Ci sono due modi per governare gli italiani: con le baionette o con la corruzione”. Fece usare le une e l’altra con spregiudicata brutalità e così nacque l’Italia: una monarchia poco democratica fondata sulle tangenti. Il nuovo stato fu travagliato da molti scandali, dal crack della Banca Romana allo scandalo delle Regie Tabaccherie dove alcuni innocenti pagarono per colpe mai commesse (mentre il re poco prima si era appropriato di 20 milioni dell’epoca come “residuo” di bilancio ), sino alle grandi truffe delle ferrovie dove negli elenchi dei soci e nei bilanci c’erano ripetizioni e imprecisioni tali da meritare l’apertura di qualche fascicolo giudiziario.L’avvenimento più imbarazzante fu però l’affare dei lavori del canale Cavour in cui fu coinvolto Gustavo Cavour, fratello del presidente del consiglio Camillo, uno dei maggiori azionisti della Cassa di Sconto, che se n’era accaparrato l’appalto grazie a capitali inglesi. I Cavour erano affaristi abilissimi e spregiudicati. Per esempio durante una carestia, quando il prezzo del pane era altissimo, la famiglia Cavour rappresentava la maggioranza degli azionisti dei mulini di Collegno che facevano incetta di farina e grano.Ferdinando Petruccelli della Gattina, giornalista abile e sarcastico, ne diede un lucido resoconto nel suo libro I moribondi di Palazzo Carignano. Il Petruccelli era all’opposizione e non tollerava gli inutili rituali della retorica parlamentare. Nel suo libro leggiamo che la camera, composta da 443 deputati, era in realtà un esercito di principi, duchi, conti, marchesi, generali, ammiragli, avvocati, cavalieri e commendatori. C’erano anche un bey dell’impero Ottomano, qualche legion d’onore ed infine Giuseppe Verdi. Mancava invece Carlo Cattaneo il quale, pur essendo stato eletto per tre volte, si rifiutò di giurare fedeltà ai Savoia. Il centro del parlamento era definito la “zattera della Medusa, dove tutti i naufraghi sono aggrappati, tutti i superstiti, tutti gli sbandati. Essa è un ospizio degli invalidi”. La sinistra sembrava un arcipelago di anime in pena: mazziniani, garibaldini, pseudofederalisti e oltremontani ed infine gli “uccelli da passeggio” cioè l’estrema sinistra, così definita perché sempre sul punto di passare sui banchi della destra.Intanto le tasse continuavano a crescere e i giornali del 1866 rilevarono che 22 milioni d’italiani avevano pagato il doppio delle tasse rispetto a 19 milioni di prussiani. A giudizio di Lord Clarendon il governo era una nullità e la corona d’Italia era a rischio con quel re “ignorante, bugiardo, intrigante che nessuno poteva servire senza danno per la propria reputazione”. A giudizio degli ambasciatori inglesi - in una nota diplomatica destinata a Londra - il più debole di tutti era il ministro degli esteri conte Campello: “La sua intelligenza è così limitata e appare così totalmente ignaro dei problemi del suo dicastero che tentare di avere una conversazione con lui equivale a perdere tempo”.Seguiamo lo scandalo della Banca Romana nel resoconto del giornalista Pietro Sbarbaro. Sin dai tempi della Repubblica Romana di Mazzini era a capo dell’oligarchia della Banca un certo Tanlongo, che fu incaricato dai vari capi di governo (da Cavour a Giolitti fino a Crispi) di offrire somme considerevoli ad alcuni prelati che avrebbero dovuto ammorbidire il Vaticano sulla questione Unità d’Italia e di assecondare i fratelli della massoneria. A questi furono concessi prestiti personali estesi anche ad amici degli amici con l’emissione in eccedenza di banconote. Giolitti tentò di nascondere lo scandalo, comprese sei buste voluminose che riguardavano Crispi, ma l’affare fu scoperto. Il Tanlongo fu arrestato il 18/1/1893 e la sua difesa sostenne che le irregolarità erano state sollecitate dallo stesso governo. Alla caduta del governo Giolitti fu nominato Crispi il quale, per coprire lo scandalo, d’accordo con il re governò per un anno intero a camera blindata, cioè convocandola solo undici giorni. Fu dimostrato che la Banca Romana aveva consegnato illegalmente a Crispi 718.000 lire dell’epoca (13 miliardi d’oggi). Nessuno tuttavia osò intralciare lo statista che stravinse le elezioni e governò con ampi poteri. La fine politica di Crispi fu segnata dalla cattiva avventura coloniale in Africa, ma non mancarono altri moribondi ad occupare le aule del palazzo.

Il processo delle terre liberate
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9RYkE/edit

Malavita a Trevixo
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... p5Ymc/edit

Li taliani dapò ver desfà la tera veneta e copà xentenara de miliara de veneti li ciamava el Veneto Veneto bubbone d’Italia
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pTaUE/edit

Mafie e briganti teroneghi
viewtopic.php?f=22&t=2259



La corruzione ai tempi dei greci e dei romani
http://acmos.net/2011/05/la-corruzione- ... dei-romani
Roma

Lo scenario cambia dal punto di vista territoriale, ma le dinamiche sono le stesse anche ai tempi degli antichi romani. La corruzione continua a dilagare nella politica, nelle aule di giustizia e nell’amministrazione della cosa pubblica. La storia sembra pertanto destinata a ripetersi: gruppi di potenti in contrasto tra loro per garantirsi la supremazia, ma legati dall’interesse comune del mantenimento del potere; clientele tramite le quali si “aggiustano” i processi (oggi probabilmente utilizzeremmo questa espressione) e si truccano le elezioni. Allora come oggi, anche il mondo de-gli appalti faceva gola ai corruttori. Eppure c’era chi, come Cicerone, elogiava i brogli elettorali di cui era accusato Catone, sostenendo che: “La piccola gente ha un solo mezzo, nei riguardi del nostro ordine senatorio, per guadagnarsi o ricambiare un beneficio: ed è codesto darsi attorno e starci attorno alle nostre campagne elettorali. […] Non voler dunque, o Catone, strappare a questa più umile gente questo frutto delle sue premu-re, e consenti ad essi, che tutto attendono da noi di aver qualcosa da offrici a loro volta. Se questo qualcosa sarà null’altro che il loro voto, è ben poca cosa, poiché votandosi per gruppi, non nasce da esso un titolo individuale di benemerenza […]” .

Altro autore favorevole alla corruzione era Tacito, ma a lui si contrapponevano Plauto e Sallustio che affermavano che i poveri si erano messi “a vendere la propria libertà insieme con lo stato. Così a poco a poco il popolo, che era padrone e comandava a tutte le genti, si disperse e in luogo del dominio comune ciascuno procurò a se stesso una servitù personale” . Anche nell’età repubblicana il fenomeno corruttivo aveva vita facile nell’ambito elettorale, dove si svolgeva una vera e propria compravendita del voto. Neppure il passaggio da un voto palese, nel quali gli aristocratici votavano per primi ed influenzavano di conseguenza i votanti successivi, ad uno segreto arrestò la corruzione. Dal punto di vista legislativo, si cercò di arginare il fenomeno inizialmente con la Lex Calpurnia, approvata da Lucio Calpurnio Pisone nel 149 a.C., che sanzionava i crimen repetundàrum, cioè e-storsione, corruzione e captazione dei doni da parte di magistrati che li sottraevano alla comunità. Successivamente fu la volta della Iulia repetundarum, che si prefiggeva di punire il soggetto che chiedeva denaro in cambio di provvedimenti giudiziari o amministrativi. I tentativi restarono vani. La differenza che si può rimarcare tra Repubblica ed Impero è che nella prima si acquistavano il voto, le cariche pubbliche inferiori, i posti nell’amministrazione e nell’esercito; nel secondo la via impiegata era quella delle tangenti per raggiungere le cariche più alte. E fu proprio questa vena corruttiva a decretare la fine dell’Impero.


Mafia Capitale, parla Buzzi: “I politici romani? Sono famelici”
http://roma.fanpage.it/mafia-capitale-b ... o-famelici

Nei primi interrogatori nell'inchiesta Mafia Capitale, di cui La7 ha diffuso in esclusiva alcuni stralci, il braccio destro di Carminati comincia a tracciare i contorni del torbido intreccio corruttivo tra politica, imprenditoria e criminalità: "Il Pd? mai pagato così tanto".
di An. Mar. 31 luglio 2015
Sono cinque gli interrogatori sostenuti in carcere da Salvatore Buzzi, il braccio destro di Massimo Carminati, arrestato insieme all'ex esponente della Banda della Magliana nell'ambito inchiesta Mafia Capitale, che ha smantellato il sistema corruttivo attraverso il quale venivano affidati gli appalti pubblici del Comune di Roma e che coinvolge imprenditori e politici della scena capitolina. Proprio questi ultimi – negli stralci degli interrogatori diffusi in esclusiva dal Tg di La7 – sono descritti da Buzzi come "famelici". Si tratta delle prime dichiarazioni che gettano luce sulla vicenda che ha fatto tremare alle fondamenta la politica e la pubblica amministrazione di Roma. "Famelico e vendicativo" secondo Buzzi è anche l’ex amministratore delegato della municipalizzata Ama, Franco Pansironi. “Ci fece togliere l’appalto sui cimiteri che avevamo già vinto – racconta ai giudici – lui raccoglieva anche per la fondazione Nuova Italia di Alemanno". L'ex fedelissimo di Carminati non risparmia neanche il Pd e ammette: "Mai pagato così tanto prima d’ora”. "Sempre finanziato volontariamente in campagna elettorale – specifica – ma così mai". "Il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo era insistente, Nieri (l'ex vicesindaco dimissionario di Sel, ndr.) ha fatto assumere 4 persone “

Buzzi continua a parlare, seguendo forse una precisa strategia legale finalizzata ad ottenere uno sconto di pena, come aveva chiesto sin dall'inzio e vuota il sacco anche sul palazzo della provincia all’Eur. “Venne comprato da Zingaretti prima che venisse costruito” riferisce. “L’appalto per il riscaldamento fruttò una tangente da un miliardo e duecento milioni" continua Buzzi sottolinenando che "presero soldi il capo di gabinetto Maurizio Venafro, il segretario generale Cavicchia e Peppe Cionci (l’imprenditore che raccolse i fondi per le campagne elettorali del governatore Nicola Zingaretti e del sindaco Ignazio Marino, ndr.) per Zingaretti". Ce n'è anche per l'ex presidente del consiglio comunale Coratti: "Il cda Ama è roba nostra – avrebbe detto a Buzzi – ci devi pagare”. “L’ex presidente del municipio di Ostia, Andrea Tassone ci ha chiesto 26 mila euro per l’appalto delle potature e 6 mila per la spiaggia” racconta ai pm. "


Barbari romani, corusion
Dai 20 ai 13 miliardi di euro di debito al comune di Roma:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... ne/2478490
http://www.huffingtonpost.it/2016/05/03 ... 31268.html
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:14 pm

Il mito del municipio romano
https://www.facebook.com/groups/romailm ... 8572397335

El mito del mouniçipo roman
viewtopic.php?f=176&t=1256

Mouniçipo e comoun:
l'istitusion comounal sorta durante el mexoevo xerman lè el contraro de l'istitusion muniçipal romana: el muniçipo roman lè na istitusion fata par farghe pagar i tributi a łe comounedà sojete al stado roman (a partir dal IV° secolo v.C.) ma ke no łe gheva ła çitadenansa romana; el comoun mexoeval lè nato par no farghe pagar i tribui a l'enpero xerman e l segna l'endependensa połedega de łe comounedà da l çentrałixmo enperial, purpio el contraro de l'istitudo mouniçipal roman kel segna anvençe ła dependensa połedega da el çentrałixmo roman.


Arengo/rengo e arena, concio, conçilio, concilio, thing, ekklesia, appella, alia, pil-
viewtopic.php?f=44&t=74
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:17 pm

??? Ke oror ???

Dal 27 agosto ogni giovedì con il «Corriere» una serie di quaranta volumi sulla nostra civiltà
L’eredità culturale di Roma antica ha segnato la storia dell’Occidente
Il richiamo ai doveri dei governanti e l’idea universale della cittadinanza Ecco i motivi portanti di una concezione etico-politica sempre attuale
di Giovanni Brizzi

http://www.corriere.it/cultura/15_agost ... 4aa4.shtml

Il tema del retaggio lasciato dall’antica Roma all’Occidente è talmente vasto da poter riempire intere enciclopedie. Col volgere dei secoli infatti, dopo la conclusione della sua parabola storica, l’Urbe è divenuta grado a grado, nella memoria e nell’emozione delle età successive, un autentico luogo dello spirito, una sorta di categoria del pensiero; sicché i modelli politici e ideali che ha via via offerto ai posteri come exempla e come parametri di confronto cui ispirarsi, sono stati davvero infiniti e vanno dalla lingua (un latino che, affiancato nelle sue differenti versioni, dal greco e dall’infinita varietà dei dialetti locali, si è poi imposto a lungo, nell’Europa dei secoli seguenti, come strumento delle classi colte) al lessico militare e politico e all’intero pantheon dei rispettivi simboli; dagli sviluppi del diritto all’evoluzione di alcune forme letterarie o artistiche e al dibattito circa la struttura ideale, repubblica o impero, cui ispirarsi, sopravvissuto fino alle vicende delle grandi rivoluzioni al chiudersi del XVIII secolo.

Due almeno di questi motivi sembrano qui meritare un accenno. Una prima costante, lungo il solco tracciato dalla storia di Roma fino all’età di Costantino e all’avvento dell’impero cristiano, è la presenza, termine di confronto obbligato per chiunque detenesse il potere, della forma politica ideale fondata sul teorico «governo dei migliori». Questa poggia, a Roma, sul concetto di «virtus e su altre qualità e meriti concreti» che debbono esser prerogativa dei magistrati alla guida dello Stato (Emilio Gabba). In Honos et Virtus, in effetti, la coppia di valori divinizzati da alcuni Grandi della Repubblica per richiamarsi al merito, la Virtus coincide non con l’eccellenza nella funzione militare soltanto; ma con il complesso di valori proprio del buon cittadino e, in sostanza, con l’accettazione del munus serviano, del dovere verso lo Stato di cui il servizio in armi rappresenta solo l’espressione più alta; mentre l’Honos richiama un consenso del popolo destinato a sfociare negli honores, le cariche cittadine che ne sono l’esito necessario.

La correlazione tra gli obblighi verso la «cosa di tutti» e i pubblici uffici è un principio teoricamente ineludibile, che condiziona molto a lungo i governanti di Roma. Pur ferito e inquinato da ambizione, corruzione e violenza, questo ideale sopravvive; e a porvi fine è solo il graduale imporsi di una funzione imperiale che ambisce a farsi assoluta e a sciogliersi dall’obbligo di giustificare il proprio potere. Più volte fallito, il tentativo riesce infine a partire da Costantino; che si appoggia alla più diffusa ed efficace tra le religioni orientali, un Cristianesimo il quale, da Paolo di Tarso in poi, fa derivare omnis potestas a Deo. Distruggendo il rapporto esistente tra responsabilità e potere, lo svincolarsi del sovrano dal munus verso lo Stato scioglie però dallo stesso obbligo anche i cittadini; che, trasformati in sudditi, saranno tenuti ormai solo ad un’obbedienza senza iniziative.

Il secondo motivo portante è la civitas, la cittadinanza, che si allarga ad abbracciare idealmente l’intera ecumene. Pur ridimensionato nelle sue ambizioni più concrete, l’universalismo dell’Urbe si rivela destinato a sopravvivere, come un principio fondamentale, ben oltre la fine dell’età romana; e ciò perché si tratta di un sogno che era stato il «frutto di una concezione... imperiale o brutale solo in apparenza» e perché davvero Roma aveva saputo, da ultimo, aprirsi a qualunque abitante dell’impero. Capace di chiamare a far parte di una realtà comune prima la popolazione della penisola, poi via via tutto il genere umano; capace di fare prima dell’Italia «un’unica città, che intratteneva » con il potere un tempo egemone «lo stesso tipo di rapporti paradossali e straordinari che, due secoli più tardi, Elio Aristide», nella sua orazione A Roma, «avrebbe sentito esistere tra l’Urbe e tutta la terra abitata », il genio politico romano aveva creato, «una concezione originale del diritto di cittadinanza».

La civitas seppe, oltretutto, mantenere in vita, rispettandolo, ogni singolo particolarismo giuridico, religioso o culturale presente nell’ambito dell’impero; e far germogliare ad un tempo i fermenti ideali necessari alla realizzazione «di quella cosmopoli con cui l’impero stesso, rivale della città di Dio, sarebbe giunto quasi a identificarsi».

Se il primo di questi grandi temi rappresenta una delle idealità politiche più alte e autenticamente fondanti per l’Occidente intero, il secondo vede Roma creare, «conciliandola sapientemente con l’autonomia locale delle leggi e dei costumi... una concezione originale del diritto di cittadinanza, non duplice… ma sdoppiata o, se si vuole, a due livelli» (Claude Nicolet), tale da render non solo l’Italia, ma l’intera orbe di allora patriam diversis gentibus unam, una patria per i popoli più diversi. Possa quell’Europa, che è di fatto alla radice stessa del grande Occidente moderno, raggiungere infine un analogo traguardo.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:19 pm

Li ensemenii ke łi fa pasar i veneti par romani

https://www.facebook.com/groups/romailm ... 8501406674

Summanalia della Tribus Venetia presso il Monte Summano
https://www.facebook.com/events/831952383601873

Nelle prealpi venete sorge un monte, sede di antichi culti. Un luogo di confine fra il mondo venetico e quello retico. Un luogo che gli antichi romani indicarono come la sede di Summanus, divinità della folgore notturna, sommo dei Mani, legato al culto degli inferi ed al concetto della fertilità e della rinascita. La Tribus Venetia celebrerà i Summanalia con un solenne rito sulla cima del monte. La partenza è prevista da Piovene Rocchette alle ore 9.00, con un percorso fino alla vetta che prevederà l’aspersione di semi esotici durante il cammino. All’arrivo in vetta seguirà il rito e l’epulum, pranzo a sacco che condivideremo con gli altri.

Communitas Populi Romani
https://www.facebook.com/CommunitasPopuliRomani

Monte Suman - El Monte Coxmego de łe xenti venete
viewtopic.php?f=24&t=125



Altino - Prima di Venezia

https://www.facebook.com/altinoprimadiv ... 4431419951

Oggi, giovedì 17 marzo, alle ore 18:00, al centro culturale Candiani di Mestre, inaugurazione della mostra "Altino prima di Venezia.
Sguardi in tecnologia avanzata sulla città antica".

Ascoltando dentro te, sentirai il vociare del foro dove si commerciavano spezie e lana, ricorderai le sepolture dei cavalli degli antichi veneti, annuserai i profumi che utilizzavano le matrone romane prima degli amplessi, danzerai come le ancelle devote al dio Altino, verrai accarezzato dallo sciacquio della laguna in prossimità del porto, rammenterai di quando quel tuo antenato decise di abbandonare la città antica e di trasferirsi nelle isole, portando con sè le pietre con cui era costruita Altino perché un'altra città, un'altra storia e altri ricordi potessero prendere vita.

Tutto questo nella mostra sarà solo evocato. La memoria del passato dipenderà solo da te, dalle tue esperienze, dal tuo vissuto profondo. Ascoltando dentro te, in silenzio, lasciando sgorgare il ricordo dei tuoi avi, cercando di cogliere il senso della Storia, delle storie, delle narrazioni attorno alla Storia e alle storie.

Oggi l'inaugurazione. La mostra resterá aperta dal 18 marzo al 30 aprile.


Scuxè ma la xente de ła vecia Altin (ke ła jera na çità veneta e no romana) no ła se ga trasferesta tuta ente łe ixle de ła łagouna:
Altin (Altino)
viewtopic.php?f=151&t=99

Lagouna veneta (pristoria e storia)
viewtopic.php?f=177&t=1249

El falbo mito sol popoƚamento de ƚa lagouna veneta, co xe termenà l’enpero roman, da parte dei veneti de ƚa teraferma par scanpar da ƚ’envaxion dei barbari.
viewtopic.php?f=176&t=1276


El falbo Canpo Roman

So sto fiłon a tratemo de ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso
viewtopic.php?f=43&t=948


I falbi muràsi romani a Montecio Bregançin
Montecio Precalçin e i muràsi so l'Astego
viewtopic.php?f=45&t=1920
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:19 pm

Çenturiasion: coełe vere e coełe false
viewtopic.php?f=43&t=534
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