Roma - il mito tra il vero e il falso

Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 8:43 pm

Roma - il mito tra il vero e il falso
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Roma - il mito tra il vero e il falso
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Roma è la città più indebitata, corrotta, parassita, mafiosa, fannullona, presuntuosa, arrogante, irresponsabile, incivile, sporca dell'occidente.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 8:55 pm

Roma città eterna ?
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 8832096976

No, vi sono città del mondo, dell'Europa, del Mediterraneo, dell'area italica e del Veneto anche più piccole che sono molto più vecchie: per esempio nel Veneto la città di Oderzo è molto più vecchia di Roma.
Poi non si capisce che senso abbia questa presuntuosa attribuzione di eternità a Roma.

Oderso, Oderzo, Ovedercio, Opitergium
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No no, Roma non è la residenza privilegiata di Dio. Il Papa cattolico romano non è il vicario di Dio.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 8:56 pm

Roma città celeste e porta del cielo ?
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 8648763661

No, Roma non è la città celeste o una delle città celesti, Roma come nessun'altra città o posto del mondo e dell'universo è luogo preferito o privilegiato da Dio e perciò più sacro degli altri.
Dio è in ogni cosa e in ogni luogo.

Roma come nessun'altro luogo del mondo è porta privilegiata per accedere al cielo da vivi o da morti.

A Roma non sono nati gli Dei e nemmeno il Dio dei cristiani che è un ebreo nato in Palestina o Israele.
L'unico falso Dio nato a Roma è l'imperatore romano divinizzato.

Il pellegrinaggio a Roma con garantisce alcun passagio diretto e privilegiato al cielo e al suo paradiso.


Spirtoaƚetà da ƚa pristoria, shamaneixmo e coxmołoja shamana
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Spertoałetà de łi nostri avi veneteghi
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No no, Roma non è la residenza privilegiata di Dio. Il Papa cattolico romano non è il vicario di Dio.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 8:57 pm

Il paradosso di Papa Francesco. Il Pontefice più "antiromano" della storia che ha rimesso Roma al centro del mondo
L'Huffington Post | Di Piero Schiavazzi
19/06/2016

http://www.huffingtonpost.it/2016/06/19 ... 57266.html

Francesco è il romano Pontefice più antiromano della storia, da Simon Pietro ai giorni nostri, prestando corpo a un paradosso in termini e passando disinvolto attraverso una serie di contraddizioni, reali o apparenti, comunque spettacolari, che meritano di essere esplorate. Come se dentro di lui continuamente, gesuiticamente, andassero in ballottaggio l’Urbe e l’Orbe, città eterna e futuro incerto, caput mundi e capezzale del mondo, Terza Guerra e Terzo Millennio.

Roma con le sue gerarchie e liturgie, costrizioni e contrizioni, gli stava stretta da cardinale, figuriamoci da Papa. Insofferenza che ha esternato dal primo istante, deponendo la mozzetta d’ordinanza e indossando il papato come una giacca destrutturata, senza fodere, imbottiture, rinforzi. Poche cuciture dottrinali, ridotte all’essenziale. Un capo d’abbigliamento che a teorizzarlo, a pensarlo stravolge ma che a realizzarlo, a portarlo avvolge. Ti mette a tuo agio e in breve modella un must, un format obbligato per chi viene dopo, nel guardaroba dei Vicari di Cristo.

A riprova di ciò, se da un lato Francesco veste il ruolo in maniera “casual”, letteralmente, dando ancora l’idea di trovarsi là per caso, dall’altro s’immedesima nella parte, naturalmente, consapevole di essere ormai diventato un classico.

Il Papa dei “confini del mondo” rifugge la romanità non solo psicologicamente ma ontologicamente, nel senso che in lui la periferia costituisce l’essenza, oltreché la coscienza della sua vocazione. Il gesuita è un “decentrato", ammette del resto. Eppure Roma, di contrasto, non era mai risultata così centrale, così “capitale” nella storia recente dell’umanità, nemmeno al tempo di Karol il Grande, allargando in suo raggio di attrazione, oggi, e di penetrazione, un domani, sino a Mosca e chissà Pechino.

Il Papa “francescano” ripudia millesettecento anni di storia e associazione costantiniana e carolingia con il potere, dai cesari alla Dc, alla stregua di un colossale equivoco, giacché l’impero in quanto tale può essere “romano” ma non “sacro”. Eppure Roma, di converso, non era stata mai così egemone, nonché “imperiale”. Bergoglio ha restaurato infatti, dopo l’eclissi ratzingeriana, la supremazia mediatica di Wojtyla: una forma di neotemporalismo che domina tout azimut i territori della comunicazione di massa, dalla copertina di Time ai settimanali popolari, dai satelliti ai tweet, esercitandovi la leadership gramsciana e fashion del Soft Power. Appropriandosi di concetti demonizzati e ostili, dal comunismo allo statalismo, rivisitati e rivitalizzati, battezzati e rimessi in circolo.

Il Papa “della legalità”, infine, stigmatizza, fustiga Roma di mafia capitale. Eppure al tempo stesso la lusinga, la sacralizza facendone la capitale della lotta alla mafia: da Gomorra “de Noantri” a nuova Gerusalemme, da città sopra i colli a “città sopra il monte”, sede di un pontificato assurto al rango di più alta “authority” anticorruzione del pianeta. Dal Tevere al Rio Grande, dai quartieri periferici ai quadranti geopolitici, Bergoglio non combatte meramente una battaglia di civiltà, quale complemento secolare del suo ministero, bensì una guerra santa preventiva, quale adempimento preliminare del suo magistero.

Compito teologico, non solo etico, strutturale, non congiunturale, dove la trasparenza del legame sociale diventa la premessa della sua trascendenza, ossia la condizione imprescindibile perché la comunità degli uomini possa essere traversata dalla luce divina e scalare le vette della comunione con Dio. Inverando la profezia di Andrea Riccardi, secondo cui “le mafie e la criminalità organizzata, che spesso dominano i non luoghi della globalizzazione” costituiscono “la sfida principale per la Chiesa delle periferie…È in queste giungle urbane che vive il popolo di Dio, come lo concepisce Bergoglio”.

Un upgrade di cittadinanza e dignità che i romani percepiscono a pelle, sentendosi proiettati dal “mondo di mezzo” al centro del mondo, in un misto di gratitudine e di vertigine. Inchinandosi davanti a lui e rendendolo depositario dei propri destini, come lui s’inginocchiò di fronte a loro, la sera del conclave, promuovendoli seduta stante intermediari tra sé e il Signore.

Il Papa con il diploma di perito chimico è riuscito nell’esperimento impossibile di rovesciare la prospettiva e rendere antiromana perfino, e per definizione, la più romana e centripeta delle istituzioni, vale a dire il Giubileo, modificandone la formula e dislocando “extra moenia” i due momenti clou dell’inaugurazione, a Bangui, e della Giornata della Gioventù, a fine luglio a Cracovia. Per non parlare delle porte sante. Come se la “Bolla”, nome tradizionale del documento d’indizione, fosse scoppiata e si sparpagliasse in un nugolo di bollicine, che vescovi e fedeli assecondano e inseguono fantasiosi, aprendo e improvvisando accessi a go-go.

Nondimeno, al traguardo della nostra gallery di paradossi, proprio il Pontefice del decentramento si manifesta un formidabile, affabile, inflessibile accentratore. Poiché al dimagrimento dell’apparato non fa riscontro un indebolimento, bensì un rafforzamento della sua figura. E alla curia “leggera”, prossima ventura, non fa pendant una “diminutio”, quanto piuttosto un incremento di peso specifico del papato.

Fenomeno che non deve sorprendere di per sé: il Papa descamisado proviene da un Paese dove l’abito e l’habitus, materiale e mentale del potere non si confeziona per addizione ma per sottrazione. Senza cingere corone o aggiungere mostrine ma spogliandosi, privandosi di giacche o mozzette che dir si voglia per rivestirsi, e legittimarsi, sul filo di un rapporto diretto con il popolo, a metà strada tra le piazze di Assisi e di Buenos Aires, tra peronismo e francescanesimo, tra loggia della basilica e balcone della Casa Rosada, tra i passi decisi del tango e la prassi decisionista del Motu Proprio.

Così, al movimento di una Chiesa che esce da se stessa e cambia direzione di marcia, corrisponde il ricambio e l’uscita di scena di classi dirigenti che parevano immarcescibili, costrette ad allinearsi o suscettibili di essere rimosse. Mentre in dottrina l’elasticità, la discrezionalità del discernimento caso per caso, demandato alle conferenze dei vescovi, potrà certo generare – o degenerare in – tendenze anarchiche, ma esalta per contraltare la funzione del supremo Pastore, cui competono in definitiva le scelte estreme.

E’ questa dunque l’ultima versione, poliedrica e “democratica”, globalizzata e de-localizzata, migratoria e rivoluzionaria del primato petrino e dell’eterno mito di Roma: liberatrice di energia creativa e tuttavia conduttrice energica, volitiva. Nel segno e magnetismo doubleface di un papa romano - antiromano, sensibile al richiamo dei mondi esterni - estranei come nessuno tra i suoi predecessori, eppure in grado contestualmente di richiamare a sé l’attenzione del mondo come nessuno tra i leader contemporanei, nel ballottaggio perenne tra l’Urbe e l’Orbe che quotidianamente agita, e dilata, i pensieri e il cuore dei successori di Pietro.

El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 8:58 pm

Roma patria e fonte della civiltà europea ?
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 8462097013

No, Roma è soltanto una delle tante componenti che lungo i millenni della preistoria e della storia hanno determinato, nel bene e nel male, la civiltà europea.


Łi barbari romani: çeveltà e ençeveltà, masacri e rexistense
viewtopic.php?f=111&t=574

Ençeveltà tałega, sasini e straji
viewtopic.php?f=22&t=398

Corusion tałiana e romana
viewtopic.php?f=22&t=278


Il mito europeo e occidentale della civiltà greco-romana e giudaico-cristiana
viewtopic.php?f=93&t=2720
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:00 pm

Roma patria e fonte del diritto ?
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 9258763600

No, Roma non è la patria e la fonte del diritto perché il diritto è nato con l'uomo ed ha quindi le sue radici preistoriche negli istituti comuni e universali, i più antichi dei quali sono comuni a tutte le creature della terra sia animali che vegetali.

Il diritto non è un'invenzione dei romani
viewtopic.php?f=176&t=304

Corusion tałiana e romana
viewtopic.php?f=22&t=278
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:00 pm

Roma fonte della nostra cultura ?
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 0055430187
No, Roma non è la fonte della nostra cultura, Roma è soltanto una delle tante componenti che lungo i millenni della preistoria e della storia hanno determinato, nel bene e nel male, la nostra cultura.


Ecco come taluni concepiscono la storia romana:
https://www.facebook.com/groups/amantidellastoriaromana
Per tutti gli amanti della storia romana intesa anche come elemento fondante della nostra cultura e per la riscoperta e diffusione del latino.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:01 pm

Roma fonte delle nostre lingue ?
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 0158763510

No, Roma non è la fonte delle nostre lingue, Roma è soltanto una delle tante componenti che lungo i millenni della preistoria e della storia hanno contribuito a determinate le nostre lingue a torto dette neolatine o romanze.

Ła falba teoria romansa: latin-latin volgar, volgar romanso:
viewtopic.php?f=176&t=268

La falba teoria endouropea
viewtopic.php?f=176&t=269

La fola de l’endouropeo – la protolengoa endouropea
viewtopic.php?f=176&t=382
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:02 pm

I limiti e le pecche del mito della romanizzazione.
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 2785429914

Il mito della romanizzazione che avrebbe romanizzato tutte le genti dell'area italica e dell'Europa dominata dai romani.
Secondo questa assurda"vulgata dotta" con la "romanizzazione" i romani avrebbero sostituito con se stessi, attraverso l'insediamento di coloni latrini e romani, le genti italiche ed europee e le poche rimaste avrebbero assunto la lingua, la cultura e le tradizioni romane rinunciando e perdento completamente la loro.

Non vi è alcunché di più demenziale di una tale teoria storica.

El mito roman (l’etno-soço rasixmo e ła ‘gnoransa, a łe raixe del mito)
viewforum.php?f=111

El falbo mito de ła romanixasion
viewtopic.php?f=176&t=400
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:03 pm

Invenzioni o innovazioni attribuite ai romani me che in realtà sono invenzione e innovazione di altri:
https://www.facebook.com/groups/1154832 ... 1168763409

i numeri, l'alfabeto, la pianta ortogonal delle città, le terme, le strade selciate e carrabili, i ponti, gli acquedotti, i teatri, l'arco a tutto sesto, la malta o calcestruzzo, ...


Noumerasion
viewtopic.php?f=102&t=462

Sistema de noumerasion ente 'a coultura de i canpi de urne
Nomerasion (i nomari diti romani no i xe na creasion romana)
viewtopic.php?f=43&t=463


L'alfabeto latino non è altro che una variante alfabetica dell'area italica, simile a tutte le altre (etrusca, venetica, osca, umbra, messapica, celtica, retica, ...) e tutte di derivazione mediorientale dall'alfabeto fenicio, attraverso l'area greco-anatolica.

Coała grafia par ła łengoa veneta?
viewtopic.php?f=174&t=261


Pianta a croxara-ortogonal de łe çità – no lè na envension romana
viewtopic.php?f=176&t=843

Ponti d'Ouropa - (i ponti no łi xe na envension dei romani)
viewforum.php?f=120

Troxi veneti e ouropei - (łe strade no łe xe na envension dei romani)
viewforum.php?f=121

Cavaj e càri veneti, na tradision miłenara
viewforum.php?f=108

Cari (carri) e el caro del sol
viewtopic.php?f=43&t=358

Le terme e l'ipocausto no łe xe envension dei romani
viewtopic.php?f=90&t=1445

Abano e Montegroto (etimoloja e storia)
viewtopic.php?f=43&t=97
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