El mito del mouniçipo roman

El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » dom dic 07, 2014 3:58 pm

El mito del mouniçipo roman
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A sentir coel ke ƚi conta çerti storeghi (màsa) a xe da sitar a saltar suxo da coante ensemense ke ƚi dixe en particolar co i parla de i mouniçipi romani ke ƚi vien fati pasar come ƚa pì granda istitusion romana ke ƚa sançiria l’asunsion de ƚe xenti no romane a ƚa condision coultural e poƚedega sorana e paradexiaca de ƚa romanetà, ke ƚa vien sentia, vivesta e contà/prexentà come on stato/na condision antropoƚojegamente mejo e pì “alto/elevà”.

Ma cusì no xe parké i mouniçipi no ƚe xe stà istitusion romane pai romani ma par coeƚi ke no jera romani.

Sti storeghi, envaxà dal mito roman, ƚi fa pasar ƚa muniçipaƚetà come romanetà, come se ƚe comounedà no romane, dvegnendo mouniçipi ƚe devegnese poƚedegamente romane, ma cusì no xe parké ƚa mouniçipaƚetà ƚa ghe jera lomè par ƚe xenti ke no jera romane e ke no gheva ƚa çetadenansa romana.

Co anca ƚe xenti no romane ƚe ga ciapà ƚa çetadenansa romana ƚi mouniçipi ƚi xe ga trasformà en calcosa de difarente, ke ancora no se capise e ke no xe stà gnancora ben spiegà ... wardar pì vanti.

Ƚe comounedà romane no ƚe jera mouniçipi.

Al scuminsio esar mouniçipo voleva dir esar na comounedà non romana.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » dom dic 07, 2014 3:59 pm

El mito del mouniçipo roman

http://it.wikipedia.org/wiki/Municipio_%28storia%29

I municipi (in lingua latina mūnǐcǐpǐum), nella antica Roma ed in particolare nella Roma repubblicana, erano le comunità cittadine legate a Roma, ma prive dei diritti politici propri dei cittadini romani: si distinguevano perciò dai federati, che conservavano la propria sovranità, e dalle colonie.
La maggior parte dei municipia conserva i propri magistrati e una certa autonomia amministrativa.
Con l'estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli della penisola (90 a.C.) e a tutti gli abitanti dell'impero (212 d.C.), i municipi persero la loro condizione particolare.


In età medievale e moderna la storia del concetto e del termine si sovrappone a quella del comune.

La parola municipium deriva dal latino munera (munia) capěre: assumere i doveri, gli obblighi, gli impegni del cittadino romano.

Nasce con la romanizzazione dei territori italici, in seguito all'assoggettamento delle comunità locali, realizzato attraverso l'espansione militare o attraverso forme di alleanza; è, quindi, dominato dalla civitas romana che fornisce un modello, uno schema, sul quale le singole organizzazioni municipali avrebbero dovuto modellare le proprie costituzioni.

Le condizioni di sottomissione o integrazione dei singoli municipi rispetto al centro erano tuttavia sancite, di volta in volta, da un foedus, da una legge, da un plebiscito o da un senatoconsulto romano. In ogni caso, ogni municipio conservava parte della propria autonomia ed identità, anche nel caso di massima integrazione; infatti i municiepes, cioè gli appartenenti a un municipio, avevano comunque un'organizzazione separata da quella del populus Romanus: «qui ea conditione cives fuissent, ut semper rem publicam separatim a populo Romano haberent».

Durante il principato, aumentando il potere centrale, il governo cercherà di ampliare il controllo dei territori a esso sottoposti; tuttavia, poiché era forte il senso di non domabilità del mondo intero, la risposta giuridica fu un'unificazione (non solo territoriale, ma anche e soprattutto amministrativa) del mondo attraverso il diritto, che si irradiò da Roma verso tutte le aree conquistate. Tale processo si concluse con la Constitutio antoniniana.
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Re: El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » dom dic 07, 2014 4:17 pm

Jeografia storega del lesego ministrativo entel Veneto

viewtopic.php?f=172&t=1002


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... A7ipio.jpg
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Re: El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » sab gen 10, 2015 5:50 pm

Anca kive li fa confouxion:

http://www.magicoveneto.it/storia/Impero-Romano.htm

... La parte nord-orientale della penisola, abitata prevalentemente da popolazioni eredi dei Veneti Antichi, Euganei, Celti, Reti, Galli Cenomani, Galli Carni, Histri, fu l'ultima ad entrare a pieno titolo nella federazione di Roma, con pieno riconoscimento della cittadinanza e del diritto romano e la creazione dei Municipium. ...

Dixem ke el muniçipo lè na istitusion de li teritori soxeti a Roma e ke al scuminsio no li gheva la çitadenansa romana.
Co sti teritori li deventa de çitadenansa romana canvia l'istitudo del mouniçipo ke da municipia sine suffragio el deventa municipia optimo iure.
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Re: El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » sab gen 10, 2015 8:10 pm

Dixem ke ki se spiega mejo le robe:

Municipium

http://it.wikipedia.org/wiki/Municipium

... Con il termine municipium si designavano le comunità già esistenti, i cui cittadini venivano incorporati nella civitas romana.
Esse conservavano un certo grado di autonomia, mantenendo i magistrati e le istituzioni loro propri.

Esisteva una distinzione tra municipia optimo iure e municipia sine suffragio.

I cittadini dei primi avevano la piena cittadinanza romana e il diritto di voto, al contrario i cittadini dei secondi erano esclusi dall'esercizio del voto. Questa seconda tipologia fu di breve durata. ...



Kì no xe spiegà ben:

Municipio:
http://it.wikipedia.org/wiki/Municipio_%28storia%29

Cittadinanza romana:
http://it.wikipedia.org/wiki/Cittadinanza_romana
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Re: El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » sab gen 10, 2015 8:38 pm

Municipio

http://www.treccani.it/enciclopedia/mun ... _Storia%29

Nella Roma repubblicana (dalla metà del 4° sec. a.C.) municipio era la città assoggettata a Roma e sottoposta a oneri (munus capere).

Con l’assoggettamento il municipio perdeva la propria sovranità, senza partecipazione ai diritti politici di Roma (sine suffragio).

Si distingueva quindi dalle comunità annesse in condizioni di parità con gli originari di Roma (cives optimo iure); dalle città alleate (foederatae), che, salvo limitazioni di carattere internazionale, conservavano formalmente la propria sovranità; dalle coloniae dedotte dalla stessa Roma e regolate da statuti che garantivano la piena cittadinanza (coloniae civium Romanorum) o addirittura una situazione di alleanza privilegiata; dai fora, vici, conciliabula, frazioni dipendenti dai municipi stessi o dalle prefetture.

La condizione giuridica dei diversi municipi era varia: i più conservavano i loro magistrati elettivi, e conseguentemente larga autonomia giurisdizionale e amministrativa; altri erano governati da funzionari (praefecti) romani; vi erano infine i municipes aerarii, assoggettati per punizione (dopo una defezione, come per es. Capua).

Con la concessione della cittadinanza ai soci italici (90 a.C.), il regime municipale si estese anche alle città federate; i nuovi municipi ebbero un’organizzazione uniforme: il quattuorvirato, un collegio in cui due membri esercitavano le funzioni giurisdizionali e gli altri due quelle amministrative.

I municipi più antichi continuarono invece ad avere le loro passate magistrature.

Nell’età imperiale, mentre avvenne la fusione tra i municipi propriamente detti e le colonie sotto il nome unico di universitates, decadde progressivamente l’autonomia municipale, mentre si accrebbe l’ingerenza del potere centrale.

Nelle province l’organizzazione municipale restò ignorata sino alla fine della repubblica: vi erano le antiche città sovrane, con larga autonomia, ma straniere, e la massa dei sudditi privi di organizzazione cittadina.
Concessa a tutti gli abitanti dell’impero la cittadinanza romana con la Costituzione di Caracalla del 212, le città peregrine si avvicinarono alle italiche in quell’inesorabile movimento che tese a livellare l’Italia e le altre province sotto il dispotismo imperiale.

Le città ebbero un proprio senato (curia) che nominava i magistrati, di regola duumviri.

Ma era solo una parvenza di libertà: la reale funzione della curia era prevalentemente quella di designare i cittadini capaci di assumersi il rischio della percezione delle imposte e gli oneri; mentre la magistratura dei duumviri, priva di giurisdizione contenziosa, aveva come sua principale funzione la registrazione degli atti.

Vi era poi accanto al curator civitatis, che sorvegliava l’amministrazione finanziaria, il defensor plebis o civitatis, nominato prima dal prefetto pretorio poi eletto dalla città, con giurisdizione civile e criminale nelle cause di minore importanza.
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Re: El mito del mouniçipo roman

Messaggioda Berto » sab set 12, 2015 3:20 pm

Mouniçipo e comoun:

l'istitusion comounal sorta durante el mexoevo xerman lè el contraro de l'istitusion muniçipal romana: el muniçipo roman lè na istitusion fata par farghe pagar i tributi a łe comounedà sojete al stado roman (a partir dal IV° secolo v.C.) ma ke no łe gheva ła çitadenansa romana; el comoun mexoeval lè nato par no farghe pagar i tribui a l'enpero xerman e l segna l'endependensa połedega de łe comounedà da l çentrałixmo enperial, purpio el contraro de l'istitudo mouniçipal roman kel segna anvençe ła dependensa połedega da el çentrałixmo roman.


Arengo/rengo e arena, concio, conçilio, concilio, thing
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