Roma - il mito tra il vero e il falso

Re: Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » ven ott 29, 2021 6:48 am

Blitz dei netturbini per rubare il gasolio all'Ama
Valentina Dardari
28 Ottobre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/roma/rom ... 1635431406

Un pool di professionisti è riuscito a smascherare quanto avveniva alla spalle dell'Ama. L'indagine prosegue per cercare di scoprire i complici

Blitz dei netturbini per rubare il gasolio all'Ama

A Roma mancavano solo i netturbini che rubano di notte il gasolio all'Ama. E non qualche goccia, decine di litri in una sola notte. Diverse immagini fotografiche, che non lasciano molto spazio alla fantasia, sono arrivate sul tavolo del quartier generale dell'azienda romana. Bastava versare l'oro nero nelle taniche nascoste dietro un cespuglio e caricare tutto su di un'auto privata bianca.

Chiamati degli investigatori privati

L'azienda, per aver certezza dei sospetti, ha affidato l'indagine a un gruppo di investigatori privati, la G7 International, che vanta tra i suoi dipendenti esperti di controspionaggio e controterrorismo. Per gente del mestiere è stato un gioco da ragazzi scoprire i colpevoli. Dopo appostamenti e videocamere sapientemente nascoste, i "furbetti" sono stati intrappolati da alcune immagini inequivocabili. Le ultime risalgono a circa 4 giorni fa.

Come riporta il quotidiano il Messaggero la prima immagine mostra un netturbino scendere da un grande compattatore side loaded, il più grande che ha l'azienda partecipata comunale dei rifiuti. L'uomo aveva pochi minuti prima parcheggiato l'auto privata all'interno del deposito (azione che tra l'altro non sarebbe permessa). La truffa avviene durante l'orario di lavoro, tra le 2 e le 3 di notte. Prima ha iniziato col manomettere i serbatoi, poi ha eseguito il prelievo tramite un tubo, ha riempito i fusti vuoti e li ha caricati sulla vettura. L'uomo sembra riuscire perfettamente a muoversi tra una telecamera e l'altra senza mai essere ripreso. Ma non aveva messo in conto quelle posizionate ad hoc dagli 007. Tanti gli scandali a cui siamo stati abituati in questi anni che hanno riguardato l'Ama, la più grande municipalizzata ambientale europea che ha 7mila dipendenti, ma ancora non eravamo pronti al furto di gasolio da parte dei netturbini.

Si cercano i complici

Ci sarebbe anche una aggravante: il periodo scelto per il furto. In un momento in cui Roma si trova a dover fronteggiare svariati problemi: dall'accumulo nelle strade di pattumiera, ai cinghiali che visitano le strade capitoline in cerca di cibo, alla mancanza di impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Il sindaco neoeletto Roberto Gualtieri, per fare fronte a queste mancanze, ha promesso una valanga di soldi, poco meno di 40 milioni per aiutare l'azienda. Sperando che nessuno riesca a rubare anche quelli. E già sarebbe pronto il primo licenziamento. Verrà aperto un fascicolo a carico del dipendente beccato con le mani nel gasolio. L'indagine però non si fermerà qui. L'obiettivo è di prendere tutti i complici, partendo dal presupposto che il netturbino non avrà fatto tutto da solo.




Quattro cda saltati in tre anni, un miliardo di debito. Perché Ama è nei guai
Redazione Agi.it
1 ottobre 2019

https://www.agi.it/cronaca/dimissioni_c ... 019-10-01/

Lo scontro con il Campidoglio sul bilancio è alla radice della crisi della partecipata che gestisce la sempre più problematica raccolta dei rifiuti a Roma
Non c'è pace per l'Ama, la grande municipalizzata romana dedicata prevalentemente alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti. Con le dimissioni dell'intero Cda, è la quarta volta che la governance aziendale salta in poco più di 3 anni. A metà 2016, quando la sindaca Virginia Raggi si insedia, a guidare l'Ama è Alessandro Solidoro, nominato dal prefetto Tronca, rimosso per fare posto ad Antonella Giglio. Alla fine del 2017 diventa presidente Lorenzo Bagnacani, che rimane in carica meno di un anno e mezzo. A giugno di quest'anno il nuovo Cda presieduto da Luisa Melara, durato quindi poco più di 100 giorni, fino alle dimissioni in blocco annunciate oggi.

Una crisi profonda che affonda le sue radici nella questione contabile. L'ultimo bilancio di Ama approvato, infatti, risale addirittura al 2016. Sul successivo è in corso una partita politico-giudiziaria, che negli ultimi mesi ha portato prima alle dimissioni del vecchio Cda dell'azienda e poi all'apertura di un fascicolo di inchiesta da parte della Procura di Roma, fino alle dimissioni odierne. Un contenzioso che al momento blocca il via libera anche del bilancio 2018.

Nonostante ormai sia datato, l'ultimo documento contabile fotografa bene la struttura della partecipata, di proprietà al 100% del Campidoglio, che si occupa dei rifiuti di Roma. Ovvero dell'azienda chiamata a gestire in prima linea la crisi di raccolta e smaltimento che la città vive ormai da alcune settimane, a causa della minore possibilità di conferimento, circa 500 tonnellate in meno al giorno, in due dei 3 Tmb cittadini, quelli situati a Malagrotta.

L'Ama ha circa 7.800 dipendenti, un debito stimato oltre 1 miliardo, ed ogni anno spende oltre un terzo del valore della produzione aziendale, in totale oltre 800 milioni di euro, per pagare stipendi. Una cifra, nel 2016 pari a 360 milioni di euro, superiore a quella utilizzata per finanziare il servizio erogato dall'azienda. Una dinamica simile a quella di Atac, l'azienda comunale che gestisce il trasporto pubblico, dove il costo del personale occupa addirittura la metà del valore della produzione annuale.

La disputa sul bilancio

Proprio la questione del bilancio Ama era stato al centro di un'inchiesta dell'Espresso dello scorso aprile, dove venivano riportati gli audio di due conversazioni intercorse lo scorso autunno tra la sindaca di Roma e Bagnacani, che ha consegnato un esposto in procura. I dialoghi si riferiscono al dissidio, che si è protratto per oltre un anno e si è concluso a febbraio, come detto, con il licenziamento di Bagnacani, tra la prima cittadina M5s, i suoi manager di fiducia e il vecchio vertice di Ama per arrivare all'approvazione, mai avvenuta, del bilancio 2017 dell'azienda.

La disputa riguarda una partita contabile da 18 milioni di euro legata a dei crediti sui servizi cimiteriali richiesti dalla società partecipata al Comune, che però non ne riconosce la legittimità. Per mesi il contenzioso si è protratto a colpi di lettere del collegio sindacale di Ama e tentativi di accordo tra le parti, poi il 6 dicembre 2018 l'azienda aveva approvato il progetto di bilancio, inserendo la passività di 18 milioni nel fondo passivita' del documento contabile relativo al 2017.

La contesa non si è chiusa e l'8 febbraio scorso la giunta ha bocciato il progetto di bilancio Ama per il 2017, con successive dimissioni dell'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari. La settimana successiva la Raggi aveva avviato la revoca del cda di Ama, sostituito pro tempore il 28 febbraio dall'ex direttore operativo Massimo Bagatti, fino alla nomina di Melara. Il versante giudiziario della vicenda vede il direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, indagato per tentata concussione in merito alla mancata chiusura del bilancio Ama.



Ama e Atac mettono in ginocchio Roma, tra debiti, scioperi e spese (il)legali
Linkiesta.it
Gianmaria Pica
22 aprile 2017

https://www.linkiesta.it/2017/04/ama-e- ... ese-illeg/

Roma, zona popolare della Montagnola, ore 13. L’autobus 160 che collega la periferia Sud della Capitale al centro storico, si ferma al capolinea. La sosta in Via Francesco Acri 40 è di circa 15 minuti. Il conducente spegne il motore, scende dal mezzo, tira fuori dal borsello un panino che mangia seduto su uno dei nove scalini di un vetusto edificio adiacente alla fermata dell’autobus. Quella struttura che cade a pezzi è una delle 97 sedi distaccate dell’Ama, l’azienda romana che si occupa della raccolta e gestione dei rifiuti capitolini. E questa è l’istantanea da cui partiamo: l’autobus dell’Atac – l’azienda municipale dei trasporti – fermo sotto il vecchio ufficio dell’Ama. Il costo storico di quel bus supera i 100mila euro, più o meno la stessa cifra che ogni anno Ama spende per affittare la decadente sede di Via Francesco Acri (104.250 euro).

Il Comune di Roma è come una grandissima famiglia. Sotto lo stesso tetto convivono figli e figliasti: tra Spa controllate, società partecipate con quote di minoranza e fondazioni sono ben 27 le aziende gestite dal Campidoglio. Il neoassessore alle Partecipate Massimo Colomban è pronto a tagliare almeno il 50 per cento di queste. Non verranno toccate Ama e Atac, società che dagli ultimi bilanci disponibili (approvati nell’estate 2016, ma relativi all’esercizio 2015) presentano conti drammatici.

Le due società capitoline si occupano di settori differenti (trasporti e rifiuti) ma con una logica di gestione che le accomuna. D’altronde, l’azionista di riferimento è sempre il Comune di Roma e non è un caso che quando una società opti per lo sciopero, l’altra si accodi nell’astensione dal lavoro

Le due sorelle romane succhiano dalla lupa capitolina 2 miliardi di euro all’anno (602 milioni Atac e quasi 1,4 miliardi Ama) e danno lavoro a circa 20mila persone (11.857 dipendenti in Atac, 7.924 in Ama). Un bacino elettorale che fa gola a ogni sindaco o candidato alla guida capitolina. Lo sapeva bene l’ex primo cittadino Gianni Alemanno che non si era accorto della “parentopoli” che aveva portato sotto il suo mandato all’assunzione diretta in Ama e in Atac di centinaia di lavoratori senza i requisiti necessari. Lo sa anche l’attuale sindaco Virginia Raggi che ha deciso di pagare il conto elettorale e concedere premi ai dipendenti delle due sorelle: lo scorso mese sono stati distribuiti 1,8 milioni di euro tra i 52 dirigenti Atac ed è diventato operativo l’aumento salariale da 120 euro al mese per i quasi 8mila lavoratori Ama. Il tutto, in barba ai conti da brivido delle due municipalizzate che presentano debiti monstre: 1,35 miliardi di euro per Atac e 1,18 miliardi per Ama.

Le due società capitoline si occupano di settori differenti (trasporti e rifiuti) ma con una logica di gestione che le accomuna. D’altronde, l’azionista di riferimento è sempre il Comune di Roma e non è un caso che quando una società opti per lo sciopero, l’altra si accodi nell’astensione dal lavoro. Così è stato l’ultima volta (lo scorso 8 marzo), quella precedente (il 25 novembre), stesso copione dieci giorni prima (15 novembre). Mamma Roma non dà ad Ama e Atac quello che chiedono? Ecco che le due sorelle incrociano le braccia. Insieme.

Parenti serpenti. Quando in famiglia girano troppi soldi arrivano però puntuali i primi problemi. Tra Ama e Atac infatti non fila tutto liscio. L’azienda del trasporto romano ha in pancia anche la gestione di tutti i parcheggi pubblici della Capitale. Le aree parking a pagamento (quelle, per intenderci, delimitate dalle strisce blu) producono utili e pertanto Atac ci deve pagare le tasse di superficie e rifiuti. Ed è proprio il mancato versamento della Tari (la Tassa Rifiuti) che viene contestato da Ama ad Atac. Il 18 dicembre 2013 l’azienda dei rifiuti ha inviato alla sorella dei trasporti un avviso di accertamento chiedendo il pagamento di oltre 12 milioni di euro di Tari non versata. Il 2 settembre 2014 Ama invia un’altra notifica: questa volta la cifra sale a quasi 13 milioni. L’anno successivo un nuovo avviso da 14 milioni e mezzo. In tutti e tre i casi Atac ha fatto ricorso.

Le querelle legali tra le due municipalizzate sono tantissime. Una su tutte: una causa che rappresenta l’emblema delle storiche inefficienze romane. Dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. È il 9 maggio 2000, l’anno del grande Giubileo di Papa Wojtyla. Al campidoglio siede il sindaco Francesco Rutelli. Ama e Atac stipulavano una convenzione per “l’affidamento del servizio di pulitura delle superfici esterne delle vetture delle metropolitane”. Ma il contratto non viene ottemperato in pieno e Ama cita in giudizio Atac. Nove anni dopo, è il 27 febbraio 2009, il giudice rigetta tutte le istanze avanzate da Ama. Ma l’azienda dei rifiuti non è stata a guardare e ha impugnato la sentenza del tribunale dinanzi alla Corte di Appello di Roma. Intanto passano gli anni, le udienze e i rinvii. L’ultimo il 14 ottobre 2014: la Corte d’Appello di Roma ha rimandato la causa all’udienza del 27 febbraio 2018. Un contenzioso che va avanti da quasi venti anni. Nel frattempo Roma si è lasciata alle spalle un altro Giubileo (quello della Misericordia di Papa Francesco) e ha cambiato cinque sindaci e tre commissari straordinari.

I soldi e gli sprechi, comunque vada, rientrano sempre nel perimetro di Roma Capitale: l’azionista è il Campidoglio che ripiana le perdite, si accolla i debiti e stanzia i fondi. In pratica, i contenziosi legali tra ama e Atac diventano una sorta di partita di giro che fa semplicemente lievitare le spese legali delle sorelle capitoline. Nel periodo 2013-2015 Atac ha speso per avvocati 7 milioni di euro (6.977.109), oltre 2 e mezzo solo nel 2015. Ama non mette a bilancio le spese legali, che risultano però tra le consulenze esterne: nel 2015 ha speso in legali 2 milioni e 300mila euro. Sorelle anche nelle spese per avvocati.

Via Francesco Acri 40, si sono fatte le 13 e un quarto. L’autista Atac della linea 160 ha finito il suo panino. Scende per i nove scalini del vecchio ufficio Ama. Mette in moto l’autobus fermo al capolinea e riparte per una nuova corsa.
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Re: Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » mar apr 05, 2022 6:07 am

Usura e racket, imprese strozzate dai clan: «A Ostia picco di denunce»
Mirko Polisano
4 aprile 2022

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/u ... 05917.html

Aziende in difficoltà. La pandemia che ha reso la vita ancora più difficile a esercenti e imprenditori alle prese con mancati guadagni e il caro bollette. E così quello che può sembrare un aiuto si trasforma nel peggiore degli incubi. Persone apparentemente innocue che si offrono di dare una mano a chi è in sofferenza, pronte in realtà a soddisfare altri interessi. C'è l'ingresso silenzioso con quote in società apparentemente pulite dietro al racket che stritola gli imprenditori, vittime dei clan di Ostia. Sul litorale romano, dove l'emergenza criminalità è sempre in primo piano, a parlare questa volta sono anche i numeri. Lo sportello anti-usura dell'Ascom Confcommercio Roma-Litorale sud, istituito lo scorso gennaio, ha registrato nei suoi appena tre mesi di vita un picco di denunce: +20% rispetto alle segnalazioni e richiesta d'aiuto ricevute dalla stessa associazione nello stesso periodo dello scorso anno.

Barboncino, morto il boss di Ostia fedelissimo di Diabolik


I DATI

«Purtroppo c'è un incremento di commercianti che cadono nell'usura così come nel sovraindebitamento - spiega Valeria Strappini, presidente dell'Ascom Confcommercio Roma-Litorale - Un fenomeno che non si ferma. La crisi di liquidità è stata sicuramente aggravata dal Covi ma i deti che abbiamo sono numeri percentuali importanti, anche se continua a essere un fenomeno nascosto, dove in molti non denunciano. Per questo abbiamo messo in campo una sineriga tra Ascom, Fai anti-usura Volare e, soprattutto, le forze dell'ordine». Minacce e pistole sono all'ordine del giorno per chi è vittima del pizzo. «In una situazione di crisi si può cadere nella disperazione e fare ricorso a quelle che sembrano soluzioni rapide e semplici, ma che, invece, sono solo l'inizio di un problema ben più grande. Il nostro obiettivo è comunque prevenire - conclude Strappini - e non far cadere i commercianti nel vortice dell'usura, offrendo assistenza e ascolto. Faremo incontri ad hoc per fare il punto sull'aggiornamento dei dati».

Fenomeno sotto costante osservazione delle forze dell'ordine, impegnate in prima linea - soprattutto a Ostia - nella lotta contro il racket. «Se non paghi ti uccido», diceva il commerciante-strozzino, arrestato nel novembre scorso dalla polizia del commissariato Lido di Roma, alla vittima, minacciandolo: «Ti spezzo mani e braccia». A fine gennaio sono stati i carabinieri del Gruppo Ostia a scoprire la maxi-estorsione da 500mila euro operata dalla complicità tra il boss della mala locale Roberto De Santis detto Nasca e Paolo Papagni, ex commerciante di gelati e fratello del presidente della Federbalneari Renato. I due in società hanno chiesto soldi in cambio di protezione. Cinquecentomila euro per «potere lavorare tranquillamente su Ostia».


I FATTI

Una vicenda, portata alla luce dopo la denuncia di un'imprenditrice romana, su cui restano ancora alcuni punti da chiarire. Quello che manca è sicuramente la finalizzazione dell'estorsione: Papagni e Nasca De Santis, risultano indagati per concorso in tentata estorsione, aggravata dall'utilizzo del metodo mafioso. Quel pagamento sicuro, oltre la protezione, avrebbe messo l'imprenditrice al riparo anche da eventuali intoppi burocratici, circostanza che farebbe presupporre che i due avessero agganci anche nelle istituzioni. Non è infatti escluso che i due avessero conoscenze anche negli uffici della pubblica amministrazione municipale e capitolina. Una vicenda su cui, forse, non è stata ancora scritta del tutto la parola fine.
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Re: Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 7:21 am

Roma, mutilavano i corpi al cimitero di Prima Porta e chiedevano 300 euro ai parenti: 13 seppellitori Ama a processo
Francesca De Martino
8 giugno 2022

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/p ... 39353.html

Su richiesta di alcuni operai delle ditte di onoranze funebri avrebbero estratto almeno tre salme dai loculi del cimitero di Prima Porta e, con tanto di arnesi alla mano, le avrebbero sezionate e ridotte in pezzi. Poi avrebbero chiesto ai parenti dei defunti del denaro, dai 50 ai 300 euro, per procedere a una «idonea estumulazione». Ma, per la Procura, quella procedura era tutt'altro che in regola. Per questi fatti, 13 dipendenti Ama e tre impiegati di tre diverse agenzie funebri sono finiti a processo davanti al Tribunale monocratico di Roma. Il pm Andrea Beccia contesta agli imputati i reati di vilipendio di cadavere e truffa in concorso.


ARMATI DI COLTELLI
Il primo caso contestato dalla Procura risale al 27 gennaio del 2020. Un addetto di un'agenzia funebre avrebbe dato l'ordine a sei dipendenti Ama di «mutilare» il cadavere di un defunto, custodito nel loculo di una cappella del cimitero di Prima Porta. Gli impiegati della municipalizzata si sarebbero dati da fare e, con tanto di coltelli e attrezzi alla mano, avrebbero ridotto in brandelli la salma. Una volta fatto a pezzi il corpo del defunto, avrebbero contattato una sua parente avanzando la richiesta di pagamento di 300 euro, spiegando che erano necessari al trasferimento dei resti in una cassetta più piccola e alla lucidatura della lapide. Ma per la Procura è stata una vera e propria farsa. Gli imputati «avrebbero fatto credere alla persona offesa che questa somma aggiuntiva si legge nel capo d'imputazione - era necessaria per procedere alla legittima attività di estumulazione della salma», mentre in realtà si sarebbero accaniti nel distruggere i cadaveri «per riporre poi i resti nella cassetta ossea».


LE IMMAGINI DELLO SCEMPIO
Alcuni degli imputati avrebbero messo in scena lo stesso copione il 22 e il 30 gennaio 2020, prima chiedendo 300 euro a un familiare di un defunto e poi 50 a un altro.

Tutto il sistema è stato smascherato dalle immagini delle telecamere piazzate dai carabinieri del nucleo radiomobile nel cimitero Flaminio. Nascoste tra i vasi di fiori dei loculi, hanno ripreso lo scempio: i dipendenti dell'Ama, con tanto di divisa arancione, si disponevano intorno alla salma e iniziavano ad accanirsi su quest'ultima per fare a pezzi le ossa. Il cadavere veniva sezionato e tagliato con un coltello, i resti buttati nell'ossario comune. Il tutto per un solo obiettivo: arrotondare lo stipendio.
La prossima udienza, in cui si inizieranno a sentire i primi testimoni, è fissata a ottobre.
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Re: Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » lun giu 13, 2022 1:13 pm

Miracolo a Roma, 200 netturbini malati guariscono in una notte: passeranno dagli uffici al controllo cassonet…
Lorenzo D'Albergo
10 giugno 2022

https://roma.repubblica.it/cronaca/2022 ... 353215395/

Dagli uffici, dove vivacchiavano grazie alla patente di inidoneità, al controllo dei cassonetti. È la storia di 200 impiegati Ama, miracolosamente guariti dai malanni regolarmente certificati dal medico di famiglia. È bastata una visita, come non se ne facevano da un pezzo dalle parti di via Calderon de la Barca, per farli tornare immediatamente abili e arruolabili.

Ordinata dal nuovo management, l'operazione è appena iniziata. Riguarderà tutto il personale della municipalizzata dell'ambiente, un'azienda da 7.126 dipendenti che conta circa 1.500 inidonei. Mal di schiena cronici, una certa sensibilità agli agenti atmosferici, l'assoluto divieto del dottore curante a esporsi a sforzi fisici prolungati. Negli archivi Ama c'è di tutto. Ma i nuovi controlli promettono di svuotarli dai certificati ormai obsoleti.

I primi 200 guariti verranno piazzati nelle portinerie delle rimesse aziendali (liberando personale per altre operazioni) e messi a fare le ronde per il controllo dei cassonetti, in modo da segnalare ai colleghi deputati alla raccolta i contenitori più pieni. Non saranno mani e braccia in più per raccogliere i sacchetti da terra, ma di certo aiuteranno di più in strada che davanti a un computer.

Le segnalazioni, infatti, non mancano. Arrivano tanto dal centro storico che dalle periferie e in attesa di recuperare l'arretrato e dell'inserimento dei 655 nuovi innesti previsti dall'accordo siglato dal sindaco Roberto Gualtieri con i sindacati, il recupero di ogni singolo netturbino è considerato un gran successo in azienda. Vale per gli inidonei.

Vale anche per le circa 10 squadre che si libereranno grazie alla chiusura delle scuole: i privati che si occupano del ritiro dei rifiuti prodotti dai ragazzi da oggi torneranno a occuparsi di ristoranti e negozi, rimettendo a disposizione di Ama almeno 50 uomini. Altrettanti se ne libereranno da lunedì, quando partirà un appalto dedicato alle utenze non domestiche di Trastevere.

A proposito, in azienda sono attese per oggi le disponibilità a turni extra delle aziende già sotto contratto con la municipalizzata per la raccolta dell'immondizia prodotta dalle attività produttive della Capitale. L'Ama chiede e pretende. Giro di vite: non saranno più permessi errori nella raccolta, utenze saltate e quindi non servite. I privati, si legge in una delle ultime note della partecipata, devono muoversi con "estrema puntualità".
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