El masacro e ła rexistensa dei Caledonihttp://ilfattostorico.com/2011/04/23/la ... na-legione La scomparsa della Nona Legione ha a lungo lasciato perplessi gli storici, ma potrebbe essere un agguato brutale l’evento che ha forgiato il confine tra Inghilterra e Scozia, si chiede l’archeologo Miles Russell, della Bournemouth University.
(BBC)
Una delle leggende più durature della Britannia romana riguarda la scomparsa della Nona Legione.
La teoria che 5.000 dei migliori soldati di Roma si persero tra le nebbie della Caledonia mentre marciavano a nord per sedare una ribellione, costituisce la trama di un nuovo film, “The Eagle” (L’Aquila). Ma quanto di questa storia è vera?
È facile capire il fascino delle storie che circondano la perdita della Nona Legione romana – un gruppo di guerrieri britanni che, sfavorita, infligge una sconfitta umiliante a un esercito professionale ben addestrato e pesantemente armato. È il trionfo finale del perdente, una improbabile storia di vittoria contro ogni pronostico.
Recentemente, tuttavia, la storia è penetrata ulteriormente nella coscienza nazionale di Inghilterra e Scozia.
Per gli inglesi, il massacro della Nona è una sorta di “David” nazionale che riesce ad avere la meglio su un “Golia” europeo inarrestabile.
Per gli scozzesi, visto il dibattito sul governo decentrato e l’identità nazionale, per non dire l’impatto culturale di Braveheart, il racconto è diventato quello degli highlander amanti della libertà che resistono agli imperialisti inglesi.
La leggenda della Nona acquisì forma grazie alla scrittrice Rosemary Sutcliff, il cui capolavoro, “The Eagle of the Ninth”, divenne subito un bestseller alla sua pubblicazione nel 1954.
Da allora, generazioni di bambini e adulti sono state incantate dalla storia di un giovane ufficiale romano, Marcus Aquila, e del suo viaggio a nord del Vallo di Adriano per scoprire la verità su suo padre, perso insieme alla Nona, e per trovare lo stendardo della legione, l’aquila di bronzo.
Gli storici hanno dissentito, teorizzando che la Nona non sparì assolutamente in Gran Bretagna e sostenendo che libro e film siano sbagliati. La loro teoria è stata molto più banale: la legione fu vittima di un trasferimento strategico, passando dalle fredde distese del nord dell’Inghilterra alle aride terre del Medio Oriente. Qui, poco prima del 160 d.C., furono spazzati via in una guerra contro i Persiani.
Il problema è che non c’è uno straccio di prova che la Nona sia mai stata portata fuori della Britannia. È solo una supposizione che nel tempo è diventata certezza. Tre mattonelle recanti il numero dell’unità della Nona trovate a Nimega, in Olanda, sono state utilizzate per sostenere l’idea del trasferimento dalla Britannia.
Ma esse sembrano tutte essere datate verso l’80 d.C., quando distaccamenti della Nona erano effettivamente sul Reno a combattere tribù germaniche. Non provano che la Nona lasciò definitivamente la Gran Bretagna.
In effetti, le ultime tracce certe relative all’esistenza della Legione in qualche parte dell’Impero romano provengono da York, dove un’iscrizione, risalente al 108 d.C., dice che la Nona stava ricostruendo la fortezza in pietra. Tra quel momento e la metà del secondo secolo, quando venne compilato un registro di tutte le legioni, l’unità aveva cessato di esistere. Cos’era successo?
I primi anni del II secolo furono profondamente traumatici per la Britannia. Lo scrittore romano Frontone osservò che, durante il regno dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), un gran numero di soldati romani fu ucciso dai Britanni.
Il numero e la portata di queste perdite rimangono sconosciute, ma evidentemente erano significative. La Storia Augusta, compilata nel III secolo, fornisce ulteriori dettagli, osservando che quando divenne imperatore Adriano, “i Britanni non potevano essere tenuti sotto il controllo romano”.
Il problema britannico era di profonda preoccupazione per il governo centrale romano. Grazie ad una lapide recuperata a Ferentino, in provincia di Frosinone, sappiamo che dei rinforzi di emergenza di oltre 3.000 uomini furono mandati sull’isola, nei primi mesi del regno di Adriano. L’imperatore stesso visitò l’isola nel 122 d.C., al fine di “correggere molti errori”, portando con sé una nuova legione, la Sesta.
Il fatto che risiedettero nella fortezza legionaria di York suggerisce che le “grandi perdite” di truppe militari, accennate da Frontone, si erano verificate tra le file della Nona. Sembrerebbe che la Sutcliff avesse ragione, dopo tutto.
Fu la Nona, la più esposta e la più settentrionale di tutte le legioni in Britannia, ad aver sopportato il peso maggiore della rivolta, finendo i suoi giorni a combattere i ribelli nel tumulto di inizio II secolo.
La perdita di una simile unità d’élite militare ebbe un risvolto inaspettato che si riverbera fino ai giorni nostri. Quando l’imperatore Adriano visitò la Britannia, si rese conto che c’era un solo modo per garantire la stabilità dell’isola: costruire un muro.
Il Vallo di Adriano venne progettato per tenere gli invasori fuori dal territorio romano e per garantire che potenziali ribelli dentro la provincia non avessero alcuna speranza di ricevere sostegno dai loro alleati a nord. Da questo momento, le culture su entrambi i lati del muro si svilupparono a ritmi e in modi molto diversi.
L’eredità finale della Nona fu la creazione di un confine permanente, che divise per sempre la Gran Bretagna. Le origini di ciò che sarebbero diventati i regni indipendenti di Inghilterra e Scozia possono essere fatte risalire alla perdita di questa legione romana.
Fonte: BBC.
http://it.wikipedia.org/wiki/Caledoni I caledoni o Confederazione caledone erano un gruppo di tribù appartenente alla popolazione dei pitti, popolazione celtica dell'Età del ferro che viveva in Caledonia, tradizionalmente delimitata a sud dai fiumi Forth e Clyde e corrispondente in gran parte all'odierna Scozia. Non si sa con quale nome loro chiamassero se stessi. Erano costruttori di fortezze collinari e contadini e furono perennemente in guerra coi romani, che di fronte all'accanita resistenza di questo popolo, abbandonarono il progetto di occupare stabilmente i loro territori.http://www.treccani.it/enciclopedia/bri ... taliana%29=============================================================================================================================
El primo acanpamento roman lè sta desfà da la grande rejna Budicca:-na eroesa o eroa o eroina d’Ouropa-
http://it.wikipedia.org/wiki/Budicca Boudicca o Boudica, Boudicca, Boadicea, Buduica, Bonduca, oltre a molte altre forme (33 – 60/61 d.C.) è stata una regina della tribù degli Iceni, che viveva nell'odierna zona di Norfolk (Inghilterra orientale). Guidò la più grande rivolta anti-romana delle tribù dell'isola.
Molti sono i modi in cui è stato tramandato il nome della regina, a causa di diverse corruttele presenti in molti manoscritti medioevali, ma è ormai abbastanza certo che la forma corretta sia Boudicca o Boudica, derivante dalla parola celtica *bouda, cioè vittoria (in irlandese *bua e in gallese *buddug). Il nome è attestato in alcune iscrizioni: Boudica in Lusitania, Boudiga a Bordeaux e Bodicca in Britannia. Basandosi sull'evoluzione del gallese e dell'irlandese, Kenneth Jackson conclude che la forma corretta del nome sarebbe stato Boudica, che si pronuncia /bəʊ'diː.ka:/. Tuttavia, molti pronunciano in maniera scorretta: /buː.dik'ə/. Le fonti principali su questi eventi sono Tacito e Cassio Dione Cocceiano.
« Era una donna molto alta e dall'aspetto terrificante. Aveva gli occhi feroci e la voce aspra. Le chiome fulve le ricadevano in gran massa sui fianchi. Quanto all'abbigliamento, indossava invariabilmente una collana d'oro e una tunica variopinta. Il tutto era ricoperto da uno spesso mantello fermato da una spilla. Mentre parlava, teneva stretta una lancia che contribuiva a suscitare terrore in chiunque la guardasse. »
(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, 62, 2)
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... udicca.jpg