Straje de le femene

Straje de le femene

Messaggioda Sixara » sab giu 11, 2016 9:58 pm

Straje de le femene
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Depì de 'zincoanta femene da l cào de stoàno; depì de 'zento'zincoanta'zincoe da zenàro 2015... na decimazione : dièxe ogni mexe. Parké?
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/06/09/femminicidio-58-donne-uccise-da-inizio-anno-_6ac0e87a-e2c4-4e5d-aca5-b493ea13fff6.html
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Re: Straje de le femene

Messaggioda Berto » dom giu 12, 2016 7:08 am

Scuxa Sixara ma sti dati rewardeli el Veneto, l'Ouropa, el Mondo o la Talia?

L’ultimo orrore dell’Isis: 19 yazide bruciate vive “Hanno rifiutato di diventare schiave sessuali”
Le ragazze giustiziate in piazza a Mosul dentro a una gabbia
giordano stabile
2016/06/07

http://www.lastampa.it/2016/06/07/ester ... agina.html


Bruciate vive dentro una gabbia di metallo per essersi rifiutate di concedersi come schiave sessuali ai combattenti dell’Isis. E’ la terribile sorte toccata a 19 ragazze yazide a Mosul, la capitale del Califfato in Iraq.

Puniti come “politeisti”

Le giovani erano state rapite nel Mount Sinjar, una zona a maggioranza yazida a Ovest di Mosul, vicino al confine con la Siria. Nell’agosto del 2014 l’area è stata occupata dall’Isis e sottoposta a una spietata pulizia etnica. Gli yazidi, che praticano un culto originale né cristiano né islamico, sono considerati politeisti dagli oltranzisti sunniti e quindi punibili con la morte o la deportazione se non si convertono. La stessa interpretazione salafita del Corano consente di ridurre in schiavitù le donne e di venderle di preferenza ai combattenti la jihad.

Migliaia di prigioniere

Oltre 3500 yazide sono state catturate dall’Isis. Il Mount Sinjar è stato liberato lo scorso autunno da un’offensiva dei curdi sia siriani che iracheni. Migliaia di uomini e donne erano stati liberati ma per quelli condotti a Mosul, o anche in Siria fino a Palmira, il destino era segnato.

Nella pubblica piazza

L’esecuzione delle 19 giovani, secondo l’agenzia curda Ara (Kurdish News Agency), è avvenuta in piazza davanti a centinaia di persone. Le ragazze, chiuse in gabbie di ferro, sono state date alle fiamme e «nessuno ha potuto fare niente per salvarle», ha detto un testimone all’Ara.


Come il pilota giordano

L’esecuzione ricorda quella del pilota giordano Muad Kasasbeah, catturato a Raqqa nel dicembre del 2014 e bruciato vivo nel febbraio del 2015. E’ avvenuta lo scorso fine settimana. Secondo l’Onu sono in totale 3.500 le donne yazide nelle mani del Califfato.
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Re: Straje de le femene

Messaggioda Berto » dom giu 12, 2016 7:19 am

«Femminicidio»? Più vero «uxoricidio»
Ferdinando Camon
11 agosto 2013

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ ... cidio.aspx

Impossibile non essere d’accordo sulle nuove norme a proposito del reato che va sotto il nome di «femminicidio». Le cronache parlano di una donna uccisa ogni due giorni circa, di 99 vittime nei primi mesi di quest’anno, e dunque è giusto che il governo faccia subito mente locale, studi ed emani i provvedimenti che ritiene adatti per prevenire e punire questa violenza. Si può discutere se i provvedimenti siano abbastanza efficaci, se potevano esser presi prima, ma non che vengano finalmente emanati. Fatta la legge sul «femminicidio», la parola «femminicidio"»diventerà stabile e ufficiale, d’ora in poi indicherà per tutti, su tutti i media, la violenza di coppia.

Ma è – questo voglio dire – una parola sbagliata. Perché con questa parola pare che si tratti di «uomini che odiano le donne», di un odio di genere, maschi contro femmine. Non è così. Questi violenti che picchiano, feriscono, minacciano, perseguitano o uccidono, non odiano le donne in generale, ma in particolare le donne con cui vivono o hanno vissuto, che sono le loro mogli o conviventi, da cui hanno avuto dei figli. Hanno una relazione stretta con queste donne, una relazione che le rende importanti e uniche nella loro vita. E adesso odiano proprio questa importanza, questa unicità. Vorrebbero distruggerla. Per distruggerla, distruggono chi la incarna. Non perché è una donna, ma perché è «quella» donna, la donna che segna la loro vita. Una volta si chiamava uxor, e dava il nome a questo tipo di delitto. Oggi ha diversi altri nomi, compagna, partner, amica, ma quando scattano questi crimini è pur sempre vittima dello stesso rovesciamento che l’uomo imprime alla relazione: dall’amore all’odio.

Perché ci fu un tempo in cui c’era amore nella relazione, altrimenti la relazione non sarebbe nata e non sarebbe proseguita, e non avrebbe generato dei figli. Ma il rovesciamento dell’amore in odio fa odiare o disprezzare tutto ciò che la relazione ha prodotto. Anche, e in primo luogo, i figli. È stupefacente leggere nelle cronache le minacce con cui il marito o ex-marito o compagno, comunque il padre, minaccia la madre di vendicarsi sui suoi figli. «Ricòrdati che hai due figli» è un’espressione assurda e psicotica, perché quelli sono anche suoi figli, di lui. Il rovesciamento della coniugalità in rancore rovescia la genitorialità in indifferenza. Chi odia la moglie, madre dei suoi figli, è indifferente ai suoi propri figli. Se li fa soffrire, o addirittura morire, sente la loro sofferenza, o la loro morte, come un completamento della sofferenza o della morte che infligge alla loro madre. Sto cercando di spiegare perché il termine «femminicidio» è inadeguato rispetto a «uxoricidio»: uxor è molto più di femmina, c’è in uxor una carica di relazione che in «femmina» e dunque in «femminicidio» va perduta. E il concetto di uomini che perseguitano le donne non fa capire bene questo crimine. Queste non sono donne, ma mogli-madri. È per questo che sono odiate, perseguitate, punite. Ed è per questo che il crimine è tanto più grave, e dunque più gravi devono essere le punizioni.

Il marito persecutore che minaccia: «Ricòrdati che hai due figli», vuol dire che non si sente legato ai figli, legata è lei. E allora minaccia o perseguita lei alla presenza dei figli, la presenza dei figli non lo frena ma lo eccita. Questo incrementa la gravità del reato, e deve dunque incrementare le pene. Nello stesso tempo, incrementa nella moglie-madre la paura, e dunque l’incapacità o l’impossibilità di difendersi. Anche in futuro, nei mesi avvenire, o per tutta la vita. Patiti l’oltraggio o le percosse, la donna tenderà a non fare denuncia, per cancellare l’evento dalla sua mente e da quella dei figli. Se ha sul corpo tracce della violenza, ferite, lividi, le nasconderà. Farà questo non perché donna, ma perché madre. Ben venga dunque questa legge sui crimini coniugali o familiari. Peccato che arrivi sotto quel nome, «femminicidio», che toglie al reato la parte più grave e più odiosa della colpa.




La mattanza delle ex
FERDINANDO CAMON
10.06.2016

http://www.ilgiornaledivicenza.it/home/ ... -1.4924214

È impressionante la quantità di femminicidi in Italia: dall’inizio di quest’anno sono 58. L’ultimo ieri nel Veronese, a Pastrengo. Non si tratta più di qualche cervello che va in corto circuito, qui sono i cervelli di una generazione che si bruciano. Dobbiamo cercare se c’è qualcosa che finora non capivamo bene o non chiamavamo col giusto nome.

Com’è possibile che un uomo ami una donna, e tuttavia la aspetti lungo una strada, le blocchi l’auto, la tiri fuori e la bruci viva? Ma l’amore non dovrebb’essere tenerezza e protezione? Se la ama e la ammazza, allora dobbiamo rivedere il nostro concetto di amore: l’amore può dare la morte? L’amore può essere volontà di possesso, volere l’altra a tutti i costi, e se non può averla spingersi a odiarla fino ad ucciderla? L’amore può diventare odio? Si può amare e insieme odiare? Sì, si può. La nostra cultura è piena di questo binomio. Una delle più antiche e belle poesie d’amore, del poeta latino Catullo, nato nel Veronese, dove s’è scatenato l’ultimo femminicidio, dice proprio così: «La odio e la amo. Se mi chiedi perché, non lo so. Ma così è, e mi sento in croce». Quello che ha bruciato la fidanzata le mandava messaggini: «Devi soffrire come soffro io». Lui si sentiva bruciare, e l’ha bruciata. Non sono «femminicidi», questa parola è sbagliata. Non uccidono una donna. Uccidono la propria donna, quella con cui convivono o vorrebbero convivere. Quella che è, nella realtà o nel sogno, la loro moglie. Questi sono dunque uxoricidi.

Uccidere la donna con cui si vive, vuol dire tagliare una parte di sé. Operazione dolorosa, a volte insopportabile. Chi fa questo sa di fare il male, ma non riesce a impedirselo, dà la colpa all’altro e lo punisce per questo: a Pastrengo, dopo averla uccisa a coltellate, l’ha colpita al cranio con un vaso.

Questi uxoricidi partono sempre con un incontro o un dialogo, ma la discussione degenera, perché i due «non possono più parlarsi», le loro vite si sono separate. Se potessero parlarsi, non si ucciderebbero. La sostituta del coltello o della pistola è la parola. Da come un fidanzato o un compagno o un marito o un padre parla, si capisce chi è. Le convivenze piene di discussioni e sopportazioni sono buone, parlando e litigando si tira avanti. Le convivenze piene d’incomprensioni e minacce sono pericolose. Queste donne l’avevano capito e volevano liberarsene, ma questi uomini non volevano ammetterlo perché voleva dire che loro sono fatti male. Questa è la verità.
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Re: Straje de le femene

Messaggioda Sixara » dom giu 12, 2016 8:45 am

El ga raxon Camon, ma no stemo farghene na costion de termini : ke la sia so mujère, la so ex-mojere, la moroxa, la so ex-moroxa, ca ghe sia fiòli o nò e madòne e màme e 'zie e cugìne ... l can e l gato o ono/ona ca ghe stà darente e l core co l sente i 'zìghi... senpre de on omicidio de on mas-cio so na femena a se tràta. E no ghè storie : l è trasversale, siori/poareti, vèci/zoveni, italiàn/foresti.Punto.

I ghe domanda ( se i soravìve a kela spece de finto-suicidio ke i mete n séna dopo la straje ke -ki sà parké- ma ghe trema la man -dopo - e n i è pì bòni de coparse dabòn), i ghe domanda parké: Parké ? e par còsa?
E no i sa rispondare. E 'lora mi a ghe 'a farìa tornare la parola pa spiegare, anca pa spiegarselo lori par primi el parké, ke no se pòe vìvare na vita da incoscienti : a te li ciàpi e te ghe fè el steso tratamento ke lori i ga fato a le so vitìme. Nò coparli, eh, ke l è màsa senplice, l è cueo ke i 'zercava or de la fine.
Nò: la stesa roba ( co l acido, col fògo, col cortèlo, co la ma'zeta da muradore...) ma nò mortale, bixogna ke i ghe resta n vita e ke i ghe pensa. E lora ghe vien mente el parké.

Oltimamente a jera vegnù cuei de Ristretti de l carcere de Pàdoa a parlarghe i fiòi a scòla so le condi'zion de l carcere e ghe jera trè testimonian'ze : on rapinatore, on drogà-omicida e ono ke l ghea sasinà so mujere e (provà a) so fiòlo. No m intarèsa gnente se el ga fato el so percorso de recupero e bla-bla-bla: l è là ke l me parla, ke l conta la so storia e co i decidarà ke l recupero l è fato i lo manda caxa. La stesa caxa indoe ke l ghe ga spacà la testa fin ke la dormiva.
Me domando anca ke utilità ke pòe verghe de portare de le storie cusì a scòla, a vòjo dire, capìso el rapinatore e l drogà ke i fa da exenpio come, de nò rovinarse la vita co la droga o ndando robàre, ma el pàre de fameja ke l còpa to mama e pò el se copa, ma prima el 'zerca de coparte a ti?
Ahn, dèso a go capìo: òcio, ca podarìa capitarte anca ti.
E -dopo - a te te ràngi : milesie'zento e roti le vitime collaterali, come ke i le ciama, putìni ke i ga dovesto vegner grandi sen'za mama, ke l papà el la ga copà e l è in galera. Pò el vien fòra par bòna condota e l te copa anca ti. :?
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Re: Straje de le femene

Messaggioda Berto » dom giu 12, 2016 9:23 am

Le done le ga da star pì tente a ki ke le se conpagna e le ga da esar anca pì coerenti e corete, l'omo no lè na pesa da pie da poderlo pestar sù come gnente fuse. Anca n'altri òmani a ghemo cogno de bone done.
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Re: Straje de le femene

Messaggioda Sixara » dom giu 12, 2016 7:18 pm

Eh bèn, l è da senpre ke le dòne i le trata cofà pè'ze da piè e lore... come se gnente fùse. :D
Sì, calcoséta, el velen da ponteghi te la minestra ogni cual tanto.
I bòni i se mèrita ono co kelaltra, e sa ghè bontà a ghè anca rispeto e justi'zia ( e perdono). No ghè incoeren'ze e scorete'ze ca justifica on bel gnente : a ghe sarìa i fòsi pièni de òmani incoerenti e scorèti.
Sol starghe 'tente a te dago raxon, ma de sòito a te t incorzi co l è màsa tardi. Pò le dòne i è propio stupide : le pensa senpre de poderlo "salvare", inve'ze da pensare a "salvarse" ( anca sen'za virgolete) lore.
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Re: Straje de le femene: III RAPPORTO EURES

Messaggioda Sixara » mer lug 06, 2016 8:33 am

III RAPPORTO EURES SUL FEMMINICIDIO IN ITALIA

1. Caratteristiche generali e dinamiche del femminicidio in Italia 2010-2014

Il fenomeno del femminicidio in Italia è affrontato nel presente lavoro nella sua
accezione di omicidio volontario con vittima femminile, quindi in una prospettiva
soltanto parzialmente sovrapponibile a quella proposta dalla definizione originaria di
Diana Russell (1992), che ne indica l’oggetto nella “violenza estrema da parte
dell’uomo contro la donna in quanto donna”: il presente lavoro si concentra infatti in
maniera specifica sull’uccisione delle donne, pur nella consapevolezza di come le
forme della violenza di genere si declinino in comportamenti e manifestazioni assai più
diffusi e diversificati rispetto al solo agito omicidiario (violenza fisica, violenza sessuale,
psicologica, verbale, materiale, imposizione di relazioni deprivanti, umilianti e/o
destrutturanti, isolamento, screditamento, ecc.); riferendoci alla stessa Russel non
possiamo tuttavia che condividere l’esigenza di pervenire ad una epistemologia del
femminicidio come fenomeno sociale, giuridico e culturale in cui le condizioni del
comportamento omicidiario sono precedute, favorite e spesso generate da un
contesto relazionale già condizionato da azioni, comportamenti e situazioni
“misogine”.
Ciò premesso, l’oggetto del Rapporto o Eures sul femminicidio in Italia è costituto
dall’analisi dei casi relativi a tutti gli omicidi volontari con vittime donne censiti nel
nostro Paese, senza alcuna esclusione su base anagrafica, per genere dell’autore, per
ambito o movente noto. Partendo quindi da un universo di riferimento così definito, il
Rapporto si snoda attraverso successivi livelli di approfondimento dedicati ai più
significativi sottoinsiemi del fenomeno (il femminicidio nel contesto familiare e nei
rapporti di coppia), dove la maggiore omogeneità criminogenetica dei casi osservati
consente analisi più dettagliate e definite anche in merito alla questione della specifica
“motivazione di genere”.
Sotto il profilo dell’estensione temporale, il presente Rapporto si concentra sui casi
censiti negli ultimi 5 anni (2010-2014) ...

http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato4803121.pdf
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Re: Straje de le femene: Abstract 2015

Messaggioda Sixara » mer lug 06, 2016 8:41 am

Violenza sulle donne: ecco le cifre agghiaccianti:

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Re: Straje de le femene: brute-fàce

Messaggioda Sixara » mer gen 18, 2017 3:12 pm

Giusto o xbalià mostrare le fàce di òmeni ke sasìna le dòne?
Mi, par mi, i podarìa anca fàrghene di carteloni a l posto de la publicità (de femene n rejseno e mudande, par exenpio), s a ne fùse ke i è cusì bruti, brute-fàce propio, e 'pure cusì normali:

Violenza contro le donne

Novantasette su cento delle ragazze giovani e carine che vengono assassinate finiscono dritte dritte, con le loro foto, sulle prime pagine.
...
Spiega la blogger, da anni impegnata ad approfondire il fenomeno, che «le foto delle donne assassinate sono pubblicate in media nell’80% dei casi, anche quando si tratta di foto che le ritraggono ormai cadaveri, gettate in un campo o a pezzi». Ma mentre quelle delle uccise tra i 14 e i 35 anni «sono pubblicate nel 97% dei casi» e «vengono spesso scelte le immagini in costume da bagno, in pose avvenenti o con abiti attillati», la quota cala bruscamente al 74% se le vittime di anni ne hanno più di 36 e precipita al 39% se ne hanno più di 65.
...
Fatti i conti, «le foto degli uomini che hanno ucciso sono state pubblicate nel 59% dei casi totali» e «quasi mai prima del 2012». Certo, negli ultimi anni, con una inversione di tendenza crescente, molto è cambiato. Anzi, negli ultimi mesi, per quanto le immagini sia a volte poco riconoscibili (foto in lontananza, in auto, di spalle, il volto semi-coperto») c’è stata un’accelerazione: 92%. Positiva. Prima del 2010, l’uomo veniva addirittura, troppo spesso, «reso irriconoscibile con le fascette sugli occhi anche quando si trattava di un reo confesso o di un recidivo/seriale». Al punto che ancora oggi non sono pubbliche diverse «foto di uomini definiti socialmente pericolosi o recidivi». Cosa che riduce se non annulla quella «sanzione sociale» che aiuterebbe a isolare sempre più i violenti, gli stalker, i persecutori… O addirittura i recidivi se è vero, come provano le inchieste, che non di rado chi ossessiona, ferisce o addirittura massacra una donna di cui ritiene di essere il proprietario lo ha già fatto con altre.
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