Egitto, attentato al Cairo in edificio della cattedrale copta: 25 morti, sei sono bambini2016/12/11
Altre 35 persone sono rimaste ferite nell'esplosione causata da 12 chili di tritolo. La polizia ha creato un cordone di sicurezza intorno alla zona
http://www.repubblica.it/esteri/2016/12 ... -153873974È di almeno 25 morti, tra cui sei bambini, e 35 feriti il bilancio dell'esplosione avvenuta oggi al Cairo in un edificio che fa parte del complesso della cattedrale copta di San Marco nel quartiere Al Abasiya, sede del capo spirituale, papa Teodoro II, centodiciottesimo patriarca di Alessandria. Lo ha detto il ministro della Sanità Ahmed Emad al canale satellitare Cbc. Al momento non c'è stata alcuna rivendicazione.
L'esplosione, causata da 12 chili di tritolo, è avvenuta nella piccola chiesa di San Pietro e Paolo, coinvolgendo la navata laterale. Nessun danno, invece, secondo fonti ecclesiastiche, al tempio principale. Le forze di sicurezza stanno setacciando l'area dopo aver chiuso l'accesso alle principali strade attorno alla cattedrale di San Marco. I cristiani copti rappresentano circa il 10% della popolazione egiziana. Ahmed al-Tayeb, imam dell'università di al-Azhar e massima autorità religiosa sunita egiziana, ha condannato l'attentato.
Venerdì, in due esplosioni, una al Cairo e un'altra a nord della Capitale, avevano perso la vita sei agenti di polizia e altri sei erano rimasti feriti.
L'attacco di oggi presenta le caratteristiche degli attentati messi a segno dai militanti islamici che combattono il governo di al Sisi. Il quotidiano egiziano Youm al Sabaa ha pubblicato immagini dell'interno di un tempio ortodosso, in cui si vedono i danni causati dall'esplosione, e macchie di sangue a terra. La fonte di polizia aggiunge ancora che la polizia sta perlustrando la zona per timore che ci siano altre bombe.
La preghiera di Papa Francesco. Vicinanza a Papa Tawadros II e alla sua comunità è stata espressa da Bergoglio all'Angelus: "Prego per i morti e per i feriti", ha detto il pontefice. Una preghiera il Papa l'ha rivolta anche per "gli efferati attacchi terroristici che nelle ultime ore hanno colpito vari paesi", in Turchia, Nigeria e Somalia. Francesco ha aggiunto che si tratta di più episodi, ma di "un'unica violenza che semina morte e distruzione. L'unica risposta - ha ribadito - è quella della fede in Dio e l'unità nei valori umani e civili".
Copti nel mirino. La Cattedrale copta di San Marco in Abassiya è la più antica chiesa d'Africa e la sede del Papa di Alessandria, patriarca dell'intero continente. I copti (parola che significa egiziano, i cristiani d'Egitto si identificano come cristiani copti) sono una comunità cristiana con radici millenarie che vanta 10 milioni di fedeli, moltissimi appartenenti alla diaspora, che formano il 10% della popolazione del Paese a stragrande maggioranza musulmana.
Dalle Primavere Arabe del 2011 e dalla cacciata di Hosni Mubarak, che godeva del sostegno dell'ex patriarca Shenouda III, i copti hanno vissuto in uno stato di crescente tensione
che ha avuto il suo apice durante il periodo del governo del presidente islamista, Mohamed Morsi. Solo dal 2013 ci sono stati circa 40 fra aggressioni di cristiani e attacchi a chiese, in pratica un episodio al mese, con decine di morti. L'epicentro delle violenze è l'Egitto rurale e in particolare la regione di Minya, il turbolento governatorato con il mix esplosivo di un 35% di popolazione cristiana e un forte radicamento jihadista.
Il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che ha destituito Morsi promettendo di ripristinare l'ordine e di proteggere le minoranze, ha ribadito anche recentemente che gli egiziani "sono tutti uguali nei loro diritti e nei loro doveri, in accordo con la Costituzione" e ha lodato la calma e la saggezza con cui la comunità cristiana sta rispondendo alle violenze. Una legge per punire ogni atto che mina all'unità nazionale e per allentare le limitazioni per la costruzione di nuove chiese è all'esame del Parlamento.
I copti sono una minoranza che ha sempre avuto un ruolo chiave nell'economia e nell'establishment dell'Egitto, anche se molti di loro oggi vivono sotto la soglia di povertà. Sono cristiani la maggioranza degli orafi e la gran parte degli impiegati nel settore farmaceutico del Paese, così come alcune delle famiglie più ricche dell'Egitto come i Sawiris, che controllano il gigante delle telecomunicazioni Orascom.
Dinastie di copti hanno ricoperto incarichi politici di primo piano: un membro della famiglia Boutros Ghali ha sempre fatto parte dei vari governi prima della caduta di Mubarak e un suo esponente, Boutros Ghali, è stato ministro degli Esteri prima di diventare segretario dell'Onu.
La tragedia ha portato diverse centinaia di egiziani, soprattutto cristiani, a radunarsi davanti alla cattedrale per una protesta improvvisata: "Se il sangue degli egiziani è a buon prezzo, che il presidente se ne vada", gridavano i dimostranti. E ancora: "Con l'anima e il sangue proteggeremo le nostre chiese". I manifestanti chiedevano le dimissioni del presidente, Abdelfatah al Sisi, e del ministro dell'Interno, Magdy Abdelgafar.
Egitto, l’attentato in Chiesa e la tensioni fra i cristiani copti e il regime di Al Sisi: “Non protegge la comunità”La bomba alla cattedrale di San Marco al Cairo, con 25 morti, potrebbe essere un punto di svolta nella strategia del terrore, Nel 2011 l'ultimo attentato anti-cristiano, ma attacchi nelle zone rurali e la nuova legge sui luoghi di culto incrinano il rapporto fra la minoranza e il presidente
di Laura Cappon | 11 dicembre 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12 ... ta/3251748L’attacco alla cattedrale copta di San Marco al Cairo è un punto di svolta nelle strategie dei gruppi terroristici dopo il colpo di stato del 2013? L’assenza di una rivendicazione dell’ordigno che ha provocato almeno 25 morti e una cinquantina di feriti non può ancora fare chiarezza sull’accaduto che sta scuotendo ulteriormente la minoranza cristiana. Un attentato di questa portata contro un luogo di culto cristiano non si verificava, infatti, dal 2011 quando una bomba esplose il primo dell’anno nella Chiesa dei Santi di Alessandria. Allora, il bilancio fu di 21 morti e circa 70 feriti.
A fare da cornice a questa situazione c’è la tensione tra il regime del presidente Al-Sisi e la minoranza copta. Gli scontri settari nelle zone rurali che si sono susseguiti frequentemente dal colpo di stato del 2013 a oggi – assieme alla discussa nuova legge sulla costruzione dei luoghi di culto – hanno, infatti, alienato il consenso dei cristiani che costituiscono circa il 10% della popolazione egiziana. A dirlo è anche una lunga analisi di Foreign Policy pubblicata alcuni giorni fa che ripercorre la difficile situazione della minoranza cristiana negli ultimi decenni di storia del paese. Il magazine sottolinea che la società civile copta che nel 2013 aveva benedetto l’arrivo di Al-Sisi ora protesta contro una linea del regime ritenuta troppo morbida nel punire gli scontri settari; un esempio sono i disordini avvenuti alcuni settimane fa a Sohag quando 15 case cristiane sono state attaccate da una folla di circa 2000 persone.
“Dopo questo attentato il regime e la chiesa copta saranno messi ancora di più sotto pressione dalla società civile cristiana”, dice Georges Fahmi, ricercatore dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole. “Dubito, però, che le forti relazioni tra il patriarca e la presidenza cambieranno. Il sentimento tra i cristiani in questi mesi è che il presidente Sisi non è stato in grado di proteggere la nostra comunità”. L’attentato di oggi è il terzo nell’arco degli ultimi tre giorni. Venerdì scorso due bombe, una nel distretto di Giza aveva ucciso 6 poliziotti mentre una seconda esplosione aveva provocato un’altra vittima a Kafr El-sheick, cittadina a 134 chilometri a nord del Cairo. Ma la tipologia dell’attentato di oggi e l’alto numero di vittime civili, al momento il più alto dal 2011, possono far pensare a un ulteriore inasprimento delle attività terroristiche. Sino a ora, infatti, anche gli attacchi più eclatanti come quello contro la Direzione della polizia del 2014 o quello al Consolato Italiano del luglio del 2015, non puntavano mai alla popolazione civile. Secondo le prime ricostruzioni fatte questa mattina dalle forze di sicurezza la bomba, fabbricata con 12 chili di tritolo, sarebbe stata detonata da remoto all’interno della chiesa di Pietro e Paolo, edificio adiacente alla cattedrale principale.
Inoltre, secondo molti analisti, la crisi economica che sta colpendo l’Egitto – la lira egiziana ha subito una svalutazione di circa il 48% e le poche risorse di valuta straniera continuano a far mancare i beni di prima necessità come zucchero e medicinali – e la continua repressione dei diritti umani creano un ambiente fertile per i gruppi terroristici. Oltre a Wilayat Sina, la Provincia del Sinai, il gruppo nato nella penisola al confine con Israele come Ansar Bayt Al Maqdis e che ha poi cambiato nome nell’autunno del 2014 affiliandosi allo Stato Islamico, due nuove formazioni stanno emergendo in maniera sempre più potente.
La prima è Al-Hasm (che in arabo significa “risolutezza“). Il movimento ha rivendicato la bomba di due giorni fa contro i poliziotti del governatorato di Giza e il tentato omicidio dello scorso agosto contro il gran mufti Ali Gomaa. “Non ci sarà nessuna sicurezza sino a quando noi impugneremo le armi del jihad nel nome di Dio”, ha dichiarato in un recente messaggio diffuso su internet il movimento che secondo le forze di sicurezza egiziane è vicino ai giovani dei Fratelli Musulmani.
L’altro gruppo è Liwa Al-Thawra (la brigata della rivoluzione), che lo scorso ottobre è arrivato all’attenzione della stampa egiziana rivendicando l’uccisione del Brigadier Generale Adel Ragai, uomo dell’esercito che per lungo tempo ha guidato le operazioni antiterrorismo in Sinai. La dinamica della sua uccisione, avvenuta nella periferia del Cairo a pochi passi dalla sua abitazione, dimostra che questi gruppi sono in grado di compiere azioni sempre più precise e pericolose. Sia Al-Hasm che Liwa al-Tawra esprimono vicinanza a formazioni di resistenza islamista tra cui il movimento palestinese Hamas e per la prima volta anche ai Fratelli Musulmani. Ne è un esempio la rivendicazione sull’uccisione di Regai. Qui Liwa al-Thawra fa riferimento alla morte di Mohammad Kemal, leader dei FM rimasto ucciso lo scorso 4 ottobre durante un raid della polizia in un’abitazione del distretto di Bassateen al Cairo.