Islam, persecuzione e sterminio dei cristiani

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » ven mar 03, 2017 2:34 pm

L’esodo dei cristiani dal Sinai
Mar 2, 2017

http://www.occhidellaguerra.it/lesodo-d ... al-sinai-2

“Hanno sete di sangue cristiano” è l’urlo disperato di Wafaa Fawzy, cognata dell’uomo egiziano di fede cristiano-copta bruciato vivo assieme a suo figlio per mano dei miliziani dell’Isis la scorsa settimana. “Sono stati molto chiari quando hanno detto che non avrebbero lasciato nessun cristiano in pace. Vogliono uno Stato islamico!” continua la donna, come riportato da Abc News.

Ora i cristiani egiziani hanno paura e scappano. Un vero e proprio esodo sta avendo luogo in queste ore nel nord della penisola del Sinai, più precisamente dalla città di El Arish, dove un centinaio di famiglie cristiane stanno scappando dal Sinai per rifugiarsi a Ismailia, sulla riva occidentale del Canale di Suez, a 115 chilometri dalla capitale Il Cairo: il più lontano possibile dalle bandiere nere dello Stato islamico.


Nel Sinai, una terra così cara alla fede cristiana e da un alto valore simbolico, sorgono numerose chiese e, soprattutto, a sud si trova il monastero di Santa Caterina, il più antico monastero cristiano ancora esistente, fatto erigere dall’imperatore Giustiniano nel 527 nel luogo dove Mosè ricevette i dieci comandamenti.

L’esodo è la conseguenza di una serie di recenti violenti attacchi dei miliziani neri contro la comunità cristiana copta egiziana, incominciati lo scorso dicembre con l’uccisione di venticinque fedeli per lo scoppio di una bomba alla chiesa di San Pietro a Il Cairo, continuati con violenze e minacce, e culminati con la barbara uccisione di due copti, di cui uno arso vivo.

“Il governo ci ha aiutato a trovare un alloggio per alcune famiglie, per le altre ci siamo dovuti arrangiare noi,” dichiara padre Kyrillos Ibrahim a Dpa News Agency.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha dato ordine alle autorità governative di prendere tutte le misure necessarie per aiutare i cristiani che stanno scappando dal nord del Sinai. Secondo il referente della comunità copta ortodossa, padre Kyrillos Ibrahim, ogni famiglia conta circa cinque membri e si prevede che ulteriori famiglie si uniranno in un secondo momento agli sfollati.

Ulteriori donne, anziani e bambine egiziane dovranno nascondersi o scappare nuovamente per la sola colpa di essere cristiani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » dom mar 05, 2017 10:58 am

Egitto. La lista dell’Isis con i nomi dei cristiani: «Andatevene o vi uccidiamo uno a uno»
marzo 4, 2017 Redazione
Dopo gli omicidi in serie nel nord del Sinai, si riscontra in Egitto una «evoluzione della persecuzione. Ora i cristiani vengono uccisi in quanto cristiani»

http://www.tempi.it/egitto-la-lista-del ... LvOUX8vYlB

Lo Stato islamico ha diffuso nella città egiziana di el-Arish, nel nord del Sinai, una lista con i nomi dei cristiani che devono andarsene se non vogliono essere uccisi uno a uno. Lo ha rivelato a Reuters Adel, che si è ritrovato al secondo posto in quella lista. Quando l’ha scoperto, Wael Youssef, primo tra i nomi, era già stato assassinato.

«COME TOPI NELLA TANA». Adel si è rifugiato in casa e la figlia, Munir Munir, racconta: «Ci siamo chiusi dentro, come topi nella loro tana». In meno di un mese altri quattro cristiani, tutti sulla lista, sono stati uccisi, decapitati o bruciati vivi. Al settimo, la famiglia di Adel è fuggita. Lui ha insistito però per non abbandonare la casa dove è nato.
Come già raccontato da tempi.it, circa 145 famiglie cristiane sono state costrette ad abbandonare la città di el-Arish e rifugiarsi ad Ismaliya, sulle rive del Canale di Suez, altre 30 sono al Cairo, altre ancora sparse in diverse province. Le istituzioni della chiesa evangelica e copta li hanno accolti, mentre lo Stato e l’esercito faticano a difenderli.

I VICINI MUSULMANI. Le minacce dello Stato islamico non sono però la cosa peggiore. Con l’avanzare dell’Isis, i vicini musulmani di Munir Munir si sono improvvisamente rivoltati contro i cristiani. «I nostri vicini di casa ci hanno attaccati per rubarci la terra», continua. «Hanno assalito me e mia sorella e quando mio padre è corso a difenderci gli hanno spruzzato in faccia dell’acido. La stessa è accaduta ad altre famiglie cristiane».

LA FUGA. Nell’ultima settimana oltre 1.000 cristiani (su 1.700 residenti nella zona) sono scappati da el-Arish, travolta negli ultimi giorni da un serie di omicidi senza precedenti nella quale sono morti sette cristiani. Nonostante non ci siano state rivendicazioni, tutti puntano il dito contro lo Stato islamico, che già nel 2014 ha dichiarato il governatorato del Sinai del Nord una sua provincia e settimana scorsa ha promesso in un video di aumentare gli attacchi contro «i cristiani infedeli».

«UCCISI SOLO PERCHÉ CRISTIANI». Secondo Ishak Ibrahim, ricercatore presso il gruppo Iniziativa egiziana per i diritti della persona, la violenza settaria è cambiata in Egitto. «Quello che stiamo vedendo ultimamente è completamente nuovo», spiega a Reuters. «I cristiani copti, che rappresentano circa il 10 per cento della popolazione egiziana, sono sempre stati vittime di violenze da parte dei musulmani. Ma di solito c’erano delle ragioni economiche o di vendette personali. Adesso invece vengono uccisi solo perché sono cristiani, in quanto cristiani».
Munir Munir e la sua famiglia non torneranno più nel Nord del Sinai: «Tornare per che cosa? Per farci ammazzare?».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 9:10 pm

Croci sfregiate e chiese profanate: quel che resta dei cristiani in Iraq
CAROLA FREDIANI
2017/03/07

http://www.lastampa.it/2017/03/07/ester ... agina.html

All’ingresso della canonica della chiesa di Mar Kriakhos a Batnaya c’è la statua di una Madonna decapitata. I combattenti dell’Isis che ci hanno bivaccato per due anni e mezzo l’hanno lasciata lì, in mezzo alla porta sfondata, forse come monito. Dentro ci sono scritte in arabo sui precetti del Corano e altre in tedesco, di qualche foreign fighter europeo: «Merdosi schiavi della croce, vi uccideremo tutti. Questa è terra dell’Islam, non c’è posto per voi». I cinquemila abitanti, cristiani caldei, sono fuggiti. Batnaya è una città fantasma, neanche un cane randagio. Padre Salar osserva le scritte, scuote la testa: «Prima qui erano tutti cristiani, non so quando torneranno. E quanti. Molte famiglie sono fuggite all’estero. Bisogna ricostruire da zero».

Batnaya, fra le città cristiane della piana di Ninive, è quella che ha subito le maggiori distruzioni: il 95 per cento delle case è raso al suolo o gravemente danneggiato. E' qui che la pulizia etnica dei jihadisti ai danni dei cristiani appare in tutta la sua ferocia. Con la macchina si avanza a fatica fra cumuli di macerie, carcasse di auto-kamikaze, mobilia abbandonata per strada. La chiesa è rimasta in piedi solo perché risparmiata dai bombardamenti. Quello che non hanno devastato i combattimenti è stato saccheggiato e bruciato dagli islamisti prima di andar via. La linea del fronte correva qui, a 20 chilometri a Nord di Mosul, e solo alla fine di gennaio è stata messa in sicurezza. In città girano soltanto i Peshmerga curdi. Per due anni e mezzo sono cadute bombe, razzi ma ora il fronte caldo è a Sud, sul lato opposto della capitale dell’Isis in Iraq. L’esercito avanza dal 19 febbraio, ieri ha preso un altro ponte e sta per lanciare l’assalto al quartiere di palazzi governativi, una piazzaforte dell’Isis.

La pulizia etnica

«Rabbi». Il parrocchiano che accompagna padre Salar gli si rivolge con l’appellativo in lingua aramaica, e non quello arabo di «abuna». Poi indica la parete dietro l’altare distrutto, crivellata di colpi. «I terroristi la usavano per il tiro a segno, per esercitarsi». La piana di Ninive era l’unica zona dell’Iraq a maggioranza cristiana, circa 150 mila persone. Gli abitanti di quest’area, fra Batnaya e Al-Qosh, parlano ancora l’aramaico, la lingua dei tempi di Gesù perché è qui che il cristianesimo fiorì dove si fermarono gli ebrei deportati da Nabocodonosor dopo la distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme nel 586 A.C. I bambini a scuola però studiano in arabo, e ora alcuni anche in curdo. La zona a Nord e Est di Mosul è stata difesa dai Peshmerga dal 2014, a caro prezzo, oltre 1800 caduti. E quello che era una volta parte della provincia di Ninive è ora annesso al Kurdistan iracheno, una regione autonoma che marcia a passo spedito verso l’indipendenza. Per i cristiani il Kurdistan è stato l’unico porto sicuro dopo la presa di Mosul da parte di Isis. In realtà fin dal 2003, quando la deposizione di Saddam scatenò la guerra settaria di sunniti contro sciiti, e tutti contro i cristiani.

«Quindici anni fa i cristiani in Iraq erano un milione e mezzo. Oggi sono 300 mila, e i due terzi vivono nel Kurdistan - conferma il vescovo caldeo di Erbil, Bashar Warda -. L’Isis è stato il colpo finale, ma l’esodo è cominciato prima. Le famiglie prima fuggono in Giordania, Libano, Turchia. Poi cercano una nuova vita in Occidente, soprattutto in Australia, che si è mostrata la più accogliente». Certo più accogliente dell’America di Trump. Il primo «bando», che comprendeva anche l’Iraq, ha costretto il vescovo a rinviare il viaggio a New Yorkin febbraio. Ora il bando è stato «corretto» e i cittadini iracheni non sono più nella lista, ma l’amarezza resta. Senza l’aiuto di Usa ed Europa i cristiani d’Oriente scompariranno, e quello che è successo in Iraq descrive una pulizia etnica sistematica.

A Baghdad, conferma il vescovo, «è sempre più difficile vivere». Lui stesso si è dovuto trasferire a Erbil, per seguire la maggioranza del gregge, e per ragioni di sicurezza. I cristiani sono sotto tiro. «Minacce, lettere a casa con dentro proiettili, negozi distrutti». E soprattutto sequestri. «La famiglia paga, 10 mila dollari, e poi se ne va all’estero». E ora alla violenza degli islamisti sunniti si aggiunge l’ostilità crescente delle milizie sciite. In Kurdistan invece i cristiani aumentano. Dalla piana di Ninive ne sono arrivati 125 mila. La Chiesa caldea è autonoma, con un suo patriarca, Raphael Sako, ma è unita a quella di Roma e gode di un forte sostegno internazionale. La diocesi di Erbil ha procurato 1400 case per ospitare i profughi, e spende oltre un milione di dollari al mese per gli affitti, 700 mila in aiuti alimentari. «Volevamo creare piccole comunità - spiega il vescovo -, per evitare la dispersione e la fuga. E abbiamo costruito 14 nuove chiese».

Il ritorno

Uno sforzo enorme per evitare l’annientamento. Erbil è a un’ora di macchina dalle cittadine della piana di Ninive e la speranza è di riportare a casa almeno una parte delle famiglie. «Conosco la mia gente - spiega padre Salar -. vogliono prima di tutto la dignità. Non accetteranno di accamparsi. Bisogna portare acqua, elettricità, ricostruire le case. Altrimenti non torneranno». Dal 2003 in poi, l’Isis è stata solo l’ultima incarnazione del male. «Non abbiamo più avuto pace, sotto Saddam eravamo poveri, i servizi scarseggiavano, ma non eravamo costretti a scappare, la vita della comunità era intensa». Dieci chilometri a Nord di Batnaya, a Tellesqef, gli sforzi però cominciano a pagare. Duecento famiglie sono tornate, un piccolo ambulatorio è stato aperto in una villetta di un concittadino abbiente, fuggito anche lui in Australia.

(Nella chiesa Mar Kriakhos una Madonna è stata decapitata)

C’era poca scelta davanti a Isis. «Convertirsi, scappare, o morire». Sulla stessa strada c’è la casetta a due piani di Abu Nataq. Davanti alla porta un frigo ancora imballato, comprato «con l’aiuto della chiesa». Abu Nataq, due figli maschi e due femmine, è stato l’ultimo a fuggire, a Dahok, 70 km a Nord-Ovest. «Erano le 22 del 6 agosto 2014», ricorda, seduto nel salotto riarredato, nella sua jalabya grigia, dietro un quadretto di San Giuseppe. «E sono stato il primo a tornare. Ringrazio il Signore: nessuno di noi è stato ucciso o ferito. Qua vicino c’era una famiglia yazida, otto persone, li hanno ammazzati tutti». Abu Nataq ha 65 anni e deve ricominciare da capo ma non lascerà l’Iraq, perché «la terra dove sono sepolti i tuoi cari vale più di ogni cosa». L’Isis si è accanito anche contro il cimitero, ma le tombe dei famigliari di Abu Nataq ci sono ancora. Oggi ci poserà sopra un mazzo di gardenie bianche, il simbolo della rinascita di primavera.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 8:18 pm

Egitto - Arrestati 13 copti. Chiedevano alla polizia di intervenire sul caso di una ragazza scomparsa
mercoledì, 29 marzo 2017

http://www.fides.org/it/news/62021-AFRI ... N1GjqL-ujJ

Qena (Agenzia Fides) - Tredici cristiani copti sono stati arrestati nella città di Qena dalla polizia egiziana mentre stavano partecipando a una manifestazione per chiedere agli apparati di sicurezza di intervenire in maniera più decisa nelle indagini intorno al rapimento di una ragazza copta. L'adolescente copta si chiama Marina Nashaat ed è scomparsa da tre settimane. I manifestanti – qualche decina - si erano mobilitati in maniera spontanea, senza preavvisare le autorità locali. Ma la dimostrazione non aveva causato problemi all'ordine pubblico, e si stava svolgendo pacificamente in una via poco trafficata, quando la polizia è intervenuta e ha tratto in arresto 25 giovani manifestanti, mettendo in atto una disposizione repressiva che appare oggettivamente esagerata.
Il padre della ragazza ha riferito ai media egiziani di non aver ricevuto nemmeno una telefonata da parte delle forze di sicurezza da quando la figlia è scomparsa. (GV) (Agenzia Fides 29/3/2017).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » ven mar 31, 2017 7:23 am

PAKISTAN
Detenuti cristiani spinti a convertirsi all’islam. Chiesa pakistana: Vergogna per la giustizia
Kamran Chaudhry
30/03/2017

https://www.facebook.com/Fermiamo-la-pe ... 5859406708
https://www.facebook.com/17298585940670 ... 8118467804


I procuratori promettono in cambio la liberazione. La protesta della comunità cristiana. Conversioni forzate per le ragazze, costrette a sposare musulmani. Case bruciate e percosse per i giovani cristiani che sposano musulmane. Anche ad Asia Bibi è stato offerto di convertirsi all’islam.

Lahore (AsiaNews) – Leader religiosi e attivisti cristiani chiedono provvedimenti contro un procuratore che ha confessato di aver spinto prigionieri cristiani di abbandonare la loro fede per abbracciare l’islam.

A scatenare la reazione è la notizia pubblicata dai media pakistani, in cui si riporta che il pubblico ministero Syed Anees Shah ha condotto 42 prigionieri cristiani davanti una corte anti-terrorismo in Lahore, nella provincia del Punjab, affermando di poter “garantire il loro rilascio” se si fossero convertiti all’islam. Shah, contattato da un quotidiano inglese, ha prima respinto ogni accusa per poi confessare di aver offerto loro una scelta.

I cristiani, tutti provenienti dal quartiere Youhanabad di Lahore, sono stati arrestati per aver linciato due musulmani sospettati di terrorismo qualche minuto dopo l’attacco di due attentatori talebani contro due chiese, il 15 marzo del 2015.

“Non va bene cercare di deviare le persone dal loro cammino. Questo darà una brutta immagine alla Corte e a tutta la comunità giuridica. Il pubblico ministero può essere denunciato per quest’atto discriminatorio. Abbiamo intenzione di incontrarlo presto. Il governo dovrebbe respingere questa percezione. La paura della morte può spingere chiunque a cambiare religione,” ha affermato ad AsiaNews il pastore Arshad Ashknaz della Chiesa di Cristo, una delle chiese attaccate nello Youhanabad.

Le conversioni forzate sono un tema molto caldo nel Paese. Organizzazioni per i diritti umani pakistane affermano che ogni anno circa mille donne cristiane e indù sono costrette a convertirsi e a sposare uomini musulmani. Secondo l’ultimo “Rapporto sulle minoranze religiose in Pakistan” della Commissione nazionale giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, cinque cristiani si sono convertiti all’islam nel 2014. Fra questi, tre adolescenti cristiane che erano state rapite e costrette al matrimonio.

L’anno scorso, il Sindh è diventato la prima provincia pakistana ad approvare una legge contro le conversioni religiose forzate. Tuttavia, il governo provinciale è dovuto tornare indietro da questa decisione di proteggere le minoranze dopo l’opposizione di alcuni dottori coranici.

“Non c’è libertà religiosa. L’intero sistema sostiene il fatto che le ragazze cristiane sposino musulmani, ma per i ragazzi cristiani che sposano una musulmana è un tormento. Le loro famiglie soffrono e le loro case vengono bruciate,” afferma pastore Ashknaz.

Secondo l’avvocato cristiano Nadeem Anthony, la stessa proposta di conversione all’islam è stata fatta ad Asia Bibi, la madre cristiana che da sette anni è nel braccio della morte perché accusata di blasfemia contro il profeta Maometto.

Ricordando il loro incontro nella prigione distrettuale di Sheikhupura nel 2010, Anthony cita le sue parole: “La mia fede è viva e non mi convertirò mai”.

Secondo l’avvocato, attivista per i diritti umani, questa spinta alla conversione all’islam “è una pratica comune: anche i miei amici musulmani mi chiedono di fare lo stesso. Queste imposizioni sono ovvie quando c’è persecuzione religiosa”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » ven mar 31, 2017 11:31 am

«Sono stata in un inferno che si chiama Boko Haram»
Donne rapite, schiavizzate, costrette a convertirsi e a «far crescere il seme del guerriero». La testimonianza terrificante di una ex prigioniera dei terroristi islamici nigeriani
marzo 28, 2017 Francesca Parodi

http://www.tempi.it/sono-stata-in-un-in ... N4hfqL-ujJ

L’inferno è un campo di prigionia in Nigeria, dove donne e bambine sono costrette a convertirsi all’islam, mangiare carne umana insieme ai loro aguzzini «perché il sangue dei nostri nemici ci rafforza» e diventare schiave sessuali dei miliziani di Boko Haram. Chi arriva già incinta ha un destino segnato: viene fatta sdraiare a terra supina, spogliata e squartata con il machete, il feto le viene strappato dalla pancia e lei è lasciata morire dissanguata. Patience, una delle tante prigioniere, riesce a nascondere la sua gravidanza, ma non le viene risparmiata la violenza, tra botte, stupri nelle foreste e marce forzate. La sua storia è comune a quella di molte altre donne nigeriane.

LA CONVERSIONE FORZATA. Fedele cristiana e rimasta vedova a diciannove anni perché il marito è stato ucciso dai miliziani, Patience viene nuovamente data in sposa, in un matrimonio poligamo, in cambio di una mucca e una capra. Nei villaggi si vive col terrore degli assalti da parte dei fondamentalisti di Boko Haram, che, a bordo di motociclette e armati di lame e mitragliatrici, compiono regolarmente razzie, decapitano gli uomini e rapiscono le donne. Anche Patience viene catturata e condotta insieme a molte altre in un accampamento sorvegliato dai soldati, dove viene obbligata sotto minaccia di morte a convertirsi all’islam. Il rituale prevede che il fedele pronunci una formula in arabo, ma non importa che la biascichi distorcendo le parole, senza convinzione, «è solo un formalismo».

LA RIEDUCAZIONE. A Patience viene dato un nuovo nome musulmano e i terroristi la costringono a indossare un velo nero. Alle nuove convertite vengono quindi imposte lezioni di Corano, in cui devono recitare a memoria le sure per apprendere contemporaneamente la lingua araba e le basi dell’islam. Una volta che la conversione è completa, ciascuna di loro è scelta come sposa da un miliziano, con il paradossale vantaggio che almeno così non sarà più a disposizione di tutti i soldati del campo. La donna di un miliziano dovrà prendersi cura delle nuove prigioniere e prima o poi le verrà chiesto di prendere parte a un attentato, facendosi saltare in aria.

LA FUGA. Patience è una delle poche prigioniere che riescono a scappare grazie all’aiuto di un soldato, un cristiano convertito all’islam e poi pentitosi. Ma non troverà pace, perché verrà rapita una seconda volta e costretta a rivivere lo stesso incubo prima di incontrare Andrea C. Hoffmann, una giornalista tedesca giunta in Nigeria per raccontare la condizione femminile nel paese. Le due donne si incontrano nel cortile di una chiesa e Patience ha con sé la figlia piccola che aveva portato nel grembo durante l’orrore della prigionia. Si chiama Gift, “dono”. Incalzata da Andrea, Patience racconta la propria storia e da questo incontro nasce il libro Sono stata all’inferno, edito da Centuria e diviso in due filoni narrativi intrecciati: il racconto di Patience e le riflessioni di Andrea.

hoffman-patience-sono-stata-all-inferno-copertinaPAESE DIVISO. Il lettore scopre così che il rapimento delle studentesse di Chibok nell’aprile 2014, che tanto ha sconvolto e indignato il mondo, non è affatto un caso isolato, ma un evento frequente in Nigeria. L’origine di questa violenza sta nella storica divisione del paese tra il Nord musulmano e il Sud cristiano. Al Nord solo il 15 per cento della popolazione è di fede cristiana ed è discendente di gruppi etnici minori perseguitati dagli estremisti islamici. Il paese infatti subì un processo di islamizzazione, cominciato nel IX secolo e culminato nel XI: vennero introdotte preghiere musulmane e la lettura del Corano e gli uomini appartenenti a etnie o fedi diverse venivano venduti come schiavi. Sotto la dominazione inglese, nel 1914 il protettorato del Nord e del Sud vennero unificati in un’unica colonia, la Nigeria, ma gli inglesi la controllavano con metodi diversi: al Sud intervennero più direttamente, mentre al Nord governarono attraverso le istituzioni già esistenti. Gli emiri musulmani acconsentirono a seguire le direttive inglesi in cambio del mantenimento della sharia e la limitazione della presenza di missionari.

TERRORISMO E CALIFFATO. Il risultato è che, sebbene la Nigeria sia il motore economico dell’Africa occidentale, il Nord si presenta molto più arretrato, povero e con un elevato livello di analfabetismo. I cristiani del Nord non sono ricchi e potenti, ma ogni tanto qualcuno riesce a fare carriera più dei musulmani e allora, racconta Patience nel libro, i fondamentalisti li uccidono per invidia, come è capitato al suo primo marito. Gli attacchi terroristici contro «gli infedeli» sono cominciati al Nord e i guerriglieri hanno acquistato forza e potere grazie ai loro legami con il mondo della politica e l’esercito. L’esistenza di un accordo tra Boko Haram, al-Shabaab, al Qaeda e Isis per stabilire una tattica comune non è accertata, ma in Nigeria il leader islamista Shekau ha proclamato il califfato pochi mesi dopo il capo dello Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi. Alla fine del 2014 l’impero di Shekau era grande quanto il Belgio.

LE DONNE COME BOTTINO. I miliziani di Boko Haram giurano di convertire tutta la popolazione all’islam e di sterminare chi si oppone. La pratica di rapire le donne è una nota strategia di guerra e certamente per molti giovani senza lavoro la prospettiva di ottenere una moglie come bottino (senza doverla comprare dai genitori) è molto allettante. In più, c’è un chiaro intento religioso: il compito di un buon musulmano è quello di mettere al mondo più figli possibili da offrire alla causa di Allah. Se il padre è musulmano lo saranno automaticamente anche i figli, dunque il ruolo della donna è quello di «semplice terreno di coltura nel quale può crescere il seme del guerriero». Ma per essere una buona sposa la donna deve essere convertita e la schiavitù, lo stupro e l’umiliazione sono strumenti necessari all’islamizzazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » mer apr 05, 2017 6:06 pm

Cristiani perseguitati, atei e islamici si contendono il triste primato
Calendar 5 aprile 2017

http://www.uccronline.it/2017/04/05/cri ... te-primato

Il nuovo libro del giornalista Nello Scavo si intitola semplicemente Perseguitati (Piemme 2017), documentatissimo reportage sui cristiani perseguitati nel mondo.

Il 75% delle violenze sulle minoranze colpisce i cristiani. Gli autori sono persone aderenti all’islam, al buddismo e all’indusimo. Ma non solo, secondo Open Doors International la Corea del Nord, guidata moralmente dall’ateismo di Stato, per il 15° anno di fila è il luogo peggiore al mondo dove essere cristiani. La Chiesa è interamente clandestina e continuamente perseguitata.

In Somalia, racconta l’autore, «gli islamici che si convertono al cristianesimo, se scoperti vanno incontro a morte certa. La Chiesa è pressoché totalmente clandestina o fortemente ostracizzata anche in Paesi come Afghanistan, Pakistan, Sudan, Iran ed Eritrea».

L’odio verso il cristianesimo risale agli albori della prima comunità cristiana nell’Impero romano, oggi, per quanto riguarda le ragioni, «possiamo dire che si tratta di scontri per difendere un interesse. Sia esso di tipo economico, culturale, sociale, o di “supremazia religiosa”. Il cristianesimo, infatti, non è mai privo di ricadute sociali e la novità che esso rappresenta viene spesso vissuto come una minaccia per chi ha fatto del sopruso, sotto qualsiasi forma, anche quelle apparentemente più innocue, una regola di vita».

E si potrebbero anche citare i soprusi degli intellettuali laicisti e le limitazioni alla libertà religiosa e di coscienza vissuti dai cristiani nelle società occidentali, ne ha parlato anche papa Francesco: «sia gli intellettuali sia i commenti giornalistici cadono frequentemente in grossolane e poco accademiche generalizzazioni quando parlano dei difetti delle religioni e molte volte non sono in grado di distinguere che non tutti i credenti – né tutte le autorità religiose – sono uguali. Alcuni politici approfittano di questa confusione per giustificare azioni discriminatorie. Altre volte si disprezzano gli scritti che sono sorti nell’ambito di una convinzione credente, dimenticando che i testi religiosi classici possono offrire un significato destinato a tutte le epoche. Vengono disprezzati per la ristrettezza di visione dei razionalismi».

Nel libro si parla anche di schiave cristiane, racconta Nello Scavo, di «“condizioni contrattuali” nella compravendita delle donne, le angherie che molte sopportano spesso per proteggere i propri bambini. Ci sono casi di donne rimaste vedove e che avrebbero voluto togliersi la vita, una volta “comprate” da qualche miliziano, ma che hanno accettato il quotidiano martirio solo per non abbandonare i figli nelle mani dei mujaheddin». E ci sono «cristiani, sia cattolici che protestanti, che affrontano enormi rischi per far arrivare il sostegno delle comunità di credenti ai gruppi perseguitati. Tra essi persone che mettono a repentaglio la loro vita per contrabbandare copie della Bibbia da far giungere alle chiese relegate nel silenzio».

Ma ci sono anche dati che portano speranza, ad esempio alcuni «imam che nei Balcani hanno dato accoglienza a tanti profughi cristiani provenienti dalla Siria. Penso anche a quegli islamici che in Siria stanno proteggendo i loro amici cristiani, insomma a quei “samaritani” che non si girano dall’altra parte, ma si soffermano senza fare calcoli». Pochi mesi fa, ad esempio, un gruppo di musulmani di Mosul ha ricostruito una chiesa cristiana distrutta dall’Isis, in Pakistan hanno donato soldi perché venisse ricostrita e il patriarca caldeo Louis Raphael Sako ha testimoniato la vicinanza che sta ricevendo dalla comunità islamica.

Per scrivere il libro Scavo ha girato il mondo, ha visitato le comunità cristiane perseguitate e testimonia che «ovunque il pontefice è percepito dai cristiani, anche da tante comunità protestanti, come un vero difensore dei diritti umani e l’unico leader in grado di agire a sostegno dei martiri del nostro tempo. Sapere che c’è qualcuno che chiede di pregare per loro, non è solo di grande consolazione, ma gli conferma di essere parte di una comunità universale».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » ven apr 07, 2017 6:22 pm

Il martirio di Zakhar. «Pentiti, infedele. Convertiti all’islam e avrai salva la vita»
Prima di uccidere in Egitto il cristiano copto Bahgat Zakhar, i jihadisti dell’Isis gli hanno dato la possibilità di salvarsi. Ma lui ha rifiutato
aprile 6, 2017 Leone Grotti

http://www.tempi.it/martirio-di-zakhar- ... Oeg06L-ujK

Era sulla “lista delle persone da uccidere” dello Stato islamico, ma convertendosi all’islam avrebbe potuto salvarsi lo stesso. Invece Bahgat Zakhar, cristiano copto di 58 anni e padre di due figli, ha preferito restare cristiano. Ed è stato brutalmente assassinato con un colpo di pistola alla testa.

CACCIA AL COPTO. Zakhar è uno degli otto cristiani uccisi in pochi giorni dai jihadisti nella città di el-Arish, Sinai del Nord, Egitto. La serie di omicidi a febbraio aveva causato la fuga di oltre mille cristiani (su 1.700 residenti nella zona). Ora molti stanno tornando alle loro case, anche se l’Isis ha tutto l’interesse di tornare a colpirli per mettere in difficoltà il governo egiziano. In tanti invece restano nella città di Ismaliya, dove hanno trovato rifugio.

«CONVERTITI E SEI SALVO». Tra questi ultimi c’è la moglie di Zakhar, che ha raccontato al Times come è avvenuto l’omicidio del marito in base al racconto di alcuni testimoni. I jihadisti lo hanno raggiunto armati di pistole. Lui, che sapeva di essere sulla lista nera, è andato loro incontro per stringergli la mano. Loro lo hanno preso, lo hanno fatto inginocchiare e, puntandogli la pistola alla tempia, gli hanno intimato: «Pentiti, infedele. Convertiti all’islam e avrai salva la vita». Lui si è rifiutato scuotendo la testa e i terroristi l’hanno freddato.

«NON CI SENTIAMO SICURI». Fawzia si chiede come sia possibile che suo marito sia stato ucciso in pieno giorno. «Dopo averlo assassinato non sono neanche scappati. Hanno continuato a camminare per strada. Non temevano di essere arrestati dalle forze di sicurezza, nonostante fosse pieno di agenti in giro», continua. Ora ha paura per il figlio 17enne, Maros: «Potrebbero venire a prenderlo in ogni momento».
George e sua moglie Sabreen, rispettivamente 62 e 53 anni, sono tornati a el-Arish, anche se hanno paura: «Siamo sulla lista, non ci sentiamo al sicuro. L’Isis sa benissimo dove trovarci». Il cristiano non critica polizia o esercito però: «Le forze di sicurezza soffrono forse più dio noi: anche loro vengono massacrati».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » dom apr 09, 2017 11:46 am

Egitto, attacco a una chiesa durante la Domenica delle Palme
Esplosione, forse un kamikaze: almeno 21 morti, decine di feriti
2017/04/09
giordano stabile

http://www.lastampa.it/2017/04/09/ester ... agina.html

Il terrorismo islamista torna a colpire i cristiani in Egitto. Una fortissima esplosione ha devastato una chiesa a Tanta, città nel Delta del Nilo, a Nord del Cairo, durante le celebrazioni della Domenica delle Palme. Fonti mediche locali parlano di “almeno 21 morti” e decine di feriti.

Non è ancora chiaro se si è trattato di una bomba o l’azione di un kamikaze. Le Chiese sono finite nel mirino dei terroristi islamisti, in particolare dell’Isis, più volte negli ultimi sei anni, e in particola dalla presa del potere da parte del generale Abdel Fatah al-Sisi nel 2013.

Al-Sisi è sostenuto anche dalla minoranza cristiana del Paese, circa il 10 per cento della popolazione. Lo scorso 11 dicembre un kamikaze dell’Isis si era fatto esplodere alla Cattedrale Copta di San Marco del Cairo e ucciso 25 persone. L’Isis è presente con cellule nella capitale e controlla parti della penisola del Sinai.


Maledetto Maometto ed il suo idolo di morte Allah!


Egitto, chiese copte sotto attacco. Esplosioni al Cairo e ad Alessandria
S.Bio.
2017-04-09

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... m=facebook

È salito a 25 il bilancio delle vittime dell'esplosione avvenuta oggi vicino alla chiesa copta Mar Girgis a Tanta, a nord del Cairo. Sono 71 i feriti. Lo riporta l'emittente Al Arabiya in un tweet. Una fonte della sicurezza egiziana ha detto che l'esplosione a Tanta è stata provocata da un ordigno esploso all'interno della chiesa di Mar Girgis. In una dichiarazione alla Mena la fonte ha aggiunto che sono sul posto le squadre esperte di esplosivi per assicurarsi che non vi siano altri ordigni. Secondo la Tv di stato è possibile che l'ordigno sia stato fatto esplodere a distanza.

Intanto si apprende che un’altra forte esplosione si è verificata anche nella chiesa di San Marco ad Alessandria con un bilancio provvisorio di sei vittime e 33 feriti. Il comandate delle forze di sicurezza è stato ucciso tentando di fermare il kamikaze davanti alla chiesa. Lo riferisce la tv di stato. Il papa copto Tawadris aveva detto messa nella Chiesa di San Marco ad Alessandria poco prima dell'esplosione avvenuta all'esterno. Lo riferiscono fonti ecclesiastiche alla Mena. Tutti quelli che erano all'interno della chiesa, si precisa, sono sani e salvi e la chiesa non ha avuto danni.

Il portavoce del governo ha reso noto che il premier Charif Ismail si sta dirigendo sul luogo dell'attentato a Il Cairo. Il primo ministro ha già condannato l'attentato aggiungendo che l'Egitto proseguirà i suoi sforzi per eliminare il terrorismo.

La polizia ha arrestato due persone sospettate di essere coinvolte nell'attentato: lo rivelano l'emittente Al Arabya e la tv di Stato egiziana. Al momento dell'esplosione nella chiesa c'erano circa 2.000 persone.
Egitto, esplosione vicino a una chiesa copta, almeno 15 morti

Il Papa ha inserito il suo appello contro gli attentati terroristici di questa mattina al Cairo e di venerdì scorso a Stoccolma, all'interno dell'Angelus che ha recitato dal sagrato di San Pietro al termine della messa delle Palme.
Al Cristo crocifisso il Papa affida le vittime “anche dell'attentato compiuto purtroppo al Cairo in una chiesa copta: al mio fratello papa Tawadros II” “e a tutta la nazione egiziana - ha detto - esprimo il mio profondo cordoglio, sono vicino ai familiari e alla comunità, il Signore converta i cuori delle persone che seminano terrore, violenza e morte, e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi”. Il pontefice a fine mese sarà in visita proprio nella capitale egiziana.

“L'attacco terroristico ad una chiesa copta al Cairo è un memento che anche l'Egitto è sotto attacco dei terroristi” ha commentato il viceministro degli esteri israeliano Tizpi Hotevely nella prima reazione ai fatti di Tanta. “Il terrorismo non si ferma a Stoccolma, San Pietroburgo, Berlino, Londra e Gerusalemme. Insieme alla tristezza e al dolore dobbiamo unire le forze con pugno di ferro - ha aggiunto - contro l'Asse del Male e il terrore. Israele è un partner in questa lotta contro il terrorismo ovunque colpisca”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » lun apr 10, 2017 1:38 pm

???

Strage in Egitto, non difendiamo i cristiani perché non accettiamo di sentirci vittime
Perché quella cristiana è l’unica comunità che abbandona i suoi adepti laddove sono minoranza? Perché l’Occidente, in cui i cristiani sono maggioranza, non dice nulla? Può essere senso di colpa. Ma è soprattutto paura di non essere più padroni del mondo
di Francesco Cancellato
2017/04/10

http://www.linkiesta.it/it/article/2017 ... di-s/33821

45 morti tra Tanta e Alessandria, nella domenica delle Palme, vittime della cinica e sanguinaria follia di due kamikaze e dello Stato Islamico, che ha rivendicato gli attentati attraverso i suoi account Twitter. 45 morti copti, cristiani, ammazzati in quanto tali all’interno del loro luogo di culto, in una giornata sacra. Vale la pena di sottolinearlo quanto più possibile. Non tanto perché i cristiani siano la confessione religiosa più perseguitata al mondo. Non ha senso dirlo, né mettersi a fare graduatorie per dimostrarlo. 90mila morti nel solo 2016 - uno ogni sei minuti - sono una misura più che sufficiente della vastità del problema, senza che siano necessarie comparazioni.

Il tema è un altro, semmai. È che quella cristiana è l’unica fede che viene massacrata dov’è minoranza - lo è anche in Egitto, dove i copti sono un terzo (1/7 il 15%) della popolazione - senza che dai luoghi in cui è maggioranza si levi un’onda di sdegno, o una voce di condanna, o quantomeno un po’ di empatia. Lo fanno i monaci buddisti con il Tibet, gli ebrei con Israele, i musulmani, il cui radicalismo si abbevera della retorica contro i crociati, ogni qual volta vengono malmenati. Noi - occidentali con radici cristiane, quand’anche oggi agnostici o atei - no. Noi, per l’appunto, preferiamo non parlarne. E se lo facciamo, tendiamo a giustificare il carnefice - le crociate, per l’appunto - a trovare motivi per cui il massacro, in fondo, ce lo siamo andati a cercare - il colonialismo, la globalizzazione -, a trovare ben altre persecuzioni in giro per il mondo di cui dolerci, per le quali fare concerti e raccogliere fondi, dai tibetani agli uiguri.

Noi - occidentali con radici cristiane, quand’anche oggi agnostici o atei - no. Noi, per l’appunto, preferiamo non parlarne. E se lo facciamo, tendiamo a giustificare il carnefice - le crociate, per l’appunto - a trovare motivi per cui il massacro, in fondo, ce lo siamo andati a cercare - il colonialismo, la globalizzazione -, a trovare ben altre persecuzioni in giro per il mondo di cui dolerci, per le quali fare concerti e raccogliere fondi, dai tibetani agli uiguri

Un ancestrale senso di colpa per i crimini commessi in passato? Può essere. Un anelito all’autodistruzione? Forse. O forse molto più semplicemente ci siamo affezionati al nostro ruolo di carnefici, di predatori alfa del mondo. Convinti - e contenti, o semplicemente rassicurati - di essere ancora i più forti, i più ricchi, i meglio armati. Che la morte di altri cristiani sia solo un effetto collaterale o un accidente. E non invece il preoccupante tassello di una storia nuova, quella in cui sono - siamo - la preda. Oggi, ie minoranze cristiane del mondo, domani chissà.

Soprattutto è la demografia a essere brutale. Secondo Pew Research (sono dati di un paio di anni fa) l’Islam - che oggi ha poco meno di un miliardo di fedeli in meno rispetto al cristianesimo - sarà la religione con più adepti al mondo entro la fine del secolo. Una transizione, questa, che non lascerà immune il nostro continente: tra i Paesi che per primi raggiungeranno la maggioranza musulmana ci sono la Francia, il Regno Unito, l’Olanda, l’Australia. Non saremo più noi la culla della cristianità, ci piaccia o meno la cosa, ma l’Africa sub sahariana. Sarà da lì che proverrà quasi la metà dei cristiani del globo. Indifferenti, molto più che spaventati, noi europei, cristiani, agnostici o atei, dovremo rassegnarci a un futuro di minoranza. Come i morti di Tanta e del Cairo. Vittime della follia islamista. E della nostra inerte e - questa sì, cristiana - acquiescenza.



???

ISLAM-VATICANO-EGITTO - Anche l’occidente contribuisce al massacro dei cristiani e della speranza del Medio oriente

I cliché del conflitto delle civilizzazioni e delle guerre di religione. L’obbiettivo di Daesh sono i cristiani, ma anche la convivenza fra cristiani e musulmani. Gli sforzi di al Sisi per la piena cittadinanza dei cristiani in Egitto. Al Azhar e la condanna del fondamentalismo. L’occidente vende armi al Medio oriente, che vanno a finire in mano allo Stato islamico. Ripensare a tutto il discorso di Benedetto XVI a Regensburg.

Bernardo Cervellera

10/04/2017

http://www.asianews.it/notizie-it/Anche ... 40434.html

Roma (AsiaNews) - All’indomani della domenica delle Palme insanguinate in Egitto, diversi commenti ricalcano i cliché alla moda: esiste un aperto conflitto delle civilizzazioni, è in atto una guerra religiosa fra musulmani e cristiani.

Queste letture hanno qualcosa di vero.
Non passa giorno senza vedere che alcune comunità islamiche resistono anche con la forza alla modernizzazione portata dal mondo occidentale nel modo di vestire, di usare il tempo, nel modo di educare. E non passa giorno – e in Egitto la cosa vale ormai da anni – senza che vi siano uccisioni di cristiani per mano di fondamentalisti islamici che bollano questi fedeli come “miscredenti” e perciò degni solo di essere o convertiti o eliminati. A buttare benzina sul fuoco, Daesh (lo Stato islamico) da tempo ha decretato lo sradicamento dei cristiani dal Medio oriente per il loro potere “inquinante” verso la cultura araba.

Ma partire da qui per esigere con urgenza una nuova crociata, è un passo falso.
Anzitutto perché negli attentati contro i cristiani si trovano spesso anche musulmani. E sono musulmani pure molte delle persone che da ieri donano il sangue per salvare la vita dei feriti nei due attentati alle chiese di Tanta ed Alessandria. Soprattutto, non si tiene conto che l’obbiettivo di Daesh non sono semplicemente i cristiani, ma la loro tensione a far crescere la convivenza coi musulmani. Da tempo l’ex generale al Sisi preme per una società egiziana in cui cristiani e musulmani abbiano stessi diritti e stessi doveri; in cui le procedure per costruire chiese e moschee siano le stesse; in cui vi siano stesse possibilità di carriera nella società e nell’esercito per i fedeli delle due religioni. Un successo di al Sisi in questo campo sarebbe una rivoluzione nel mondo arabo, data l’importanza dell’Egitto, dal punto di vista numerico e culturale.

L’influenza di al Sisi è tale che perfino l’università di Al Azhar, spesso divisa fra modernità e dipendenza dai finanziamenti sauditi, si sta muovendo per condannare l’interpretazione letteralista del Corano, alla base di Daesh e di tutto il wahhabismo saudita.

I cliché che abbiamo citato, se hanno qualcosa di vero, non tengono conto di tanti fermenti positivi nel mondo islamico e medio-orientale.
Ma soprattutto nascondono un fatto: le responsabilità del mondo occidentale. Condannare Daesh, condannare l’islam fondamentalista non è ancora tutta la verità.
Ieri papa Francesco all’Angelus, ricevendo la notizia dell’attentato alla chiesa di Tanta, ha espresso il suo “profondo cordoglio” al “caro fratello, Sua Santità Papa Tawadros II, alla Chiesa Copta e a tutta la cara nazione egiziana” e ha aggiunto: “Il Signore converta il cuore delle persone che seminano terrore, violenza e morte, e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi”.
Se non vogliamo manipolare le parole del papa, dobbiamo ricordare che il mondo occidentale sta cercando di risanare la sua economia scricchiolante proprio attraverso le vendite di armi a Paesi che in un modo o nell’altro sono responsabili dei massacri dei cristiani.

Secondo i dati 2016 del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), ad oggi i maggiori Paesi esportatori di armi sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Germania. Essi rappresentano il 74% del volume totale di esportazioni nel mondo. Almeno la metà dei loro prodotti bellici sono stati destinati ai Paesi del Medio Oriente. Nel 2015, l’Arabia saudita ha registrato un incremento del 275% delle importazioni di armi rispetto al 2006-2010; il Qatar un incremento del 279%. Entrambi questi due Paesi – insieme ad altri – sono noti per il loro sostegno alla “ribellione” ad Assad e quindi ad al Qaeda e Daesh.

C’è perciò una responsabilità dell’occidente anche nelle uccisioni dei cristiani e lo scandalo per quanto fa Daesh rimane un po’ farisaico se non si sostiene il dialogo culturale e sociale fra cristiani e musulmani e si pone freno all’escalation delle armi in Medio oriente.

Molti interlocutori continuano a citare il discorso di Benedetto XVI a Regensburg, quando il pontefice ha suggerito al mondo islamico di fare i conti con la ragione e la violenza. Ma dimenticano che la maggior parte di quel discorso era indirizzato all’occidente che disprezzando la ragione religiosa, si è rinchiuso in un modello materialista, dove contano solo i numeri e i soldi. Anche quelli delle armi.



Alberto Pento
Questo articolo dimentica che le armi servono anche a difendersi; e che si può uccidere e sterminare anche senza le armi moderne, bastano i coltelli e i camion. Prendiamo Israele, cosa sarebbe senza armi? Sarebbe già stato invaso da milioni di arabi-mussulmani e gli ebrei uccisi a fil di spada o lapidati o gettati dai condomini a mani nude uno a uno. Come ammazzano i buoni mussulmani in Europa? Questa delle armi è la solita argomentazione per scaricare le responsabilità di qualcuno sulle spalle di altri. E' la solita storia del peccato originale, siamo tutti peccatori e quindi chi pecca è meno responsabile e la colpa è un po di tutti. No caro Papa, no padre Cervellera, proprio no, non ci siamo! Maometto non è stato come Cristo, Maometto è stato un canefice e Cristo una vittima ma non è detto che i buoni cristiani per imitare Cristo debbano farsi ammazzare dai buoni musssulmani che imitano Maometto che è stato il primo terrorista assasino islamico. O era un santo anche lui cari Bergoglio e Cervellero? Ad ognuno le sue colpe e le sue responsabilità.

Anche comprare petrolio è un modo per finanziare le guerre dei mussulmani, quindi secondo questo assurdo ragionamento, anche chi compra petrolio dai paesi mediorientali è ugualmente responsabile il che è chiaramente una assurdità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Stermini, genocidi e stragi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti

cron