Islam, persecuzione e sterminio dei cristiani

Islam, persecuzione e sterminio dei cristiani

Messaggioda Berto » lun gen 26, 2015 8:04 pm

Islam, cristianofobia, persecuzione e sterminio dei cristiani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 181&t=1356

L'Ixlam nol va tratà come na cexa e na rełijon ma come on movimento e na organixasion con na so dotrina e edeołoja rełijoxa, połedega e miłitar.

No se ga da contarghe ke l’Ixlam lè na rełijon ma ke lè on movimento e na organixasion połedo-rełijoxa e militar co na so na dotrina e na edeołoja połedego rełijoxa e militar ke ła ga na parte de rełijon e na parte połega e militar e ke tute ste parti no łe xe separabiłi e tratabiłi ognona par conto suo …


Ke Maometo lè stà el scuminsiador e cao połedego rełijoxo militar de l’Ixlam, kel jera analfabeda e kel Coran endoe ca se cata scrita sta dotrina e sta edeołoja połedego rełijoxa e militar lè sta scrito da łi so disepołi ente ła so łengoa araba, ke par el Coran el ga vesto de łe vixion o aparision o rivełasion … e ke dapò el ga concoistà co ła goerea e col sangoe tuta l’ara arabega.

Ke Maometo par łi musulmani lè on profeta e on santo …
ma ke par altri ke no semo musulmani, pì ke on profeta e on santo lè stà on duce/dux połedego rełijoxo e militar ke da vivo el se ga enparonio de tuta l’Arabia co ła goera e copando on mucio de omani diti enfedełi o miscredenti ke łi jera de altra rełijon e de altra fede: ebraega, cristiana, xorastriana, pagan-połiteista come łi coreisciti e shamanega e ke prasiò no łi jera enfedełi e miscredenti ma fedełi e credenti ente naltra fede e naltra credensa difarente da coeła de Maometo.
Maometo come dux o cao połedego militar łè so ła sia de Sargon, Alesandro Magno, Jułio Cexare, Carlo Magno, Gengis Kan, Napołeon, Hitler.

Ke l’arabo lè na łengoa come tute łe altre parlà da łi òmani, ke Dio o Alah nol parla na łengoa ognoła ma tute łe łengoe de łi omani anca se par na parte de łi xlameghi l’arabo lè ła łengoa sagra del Coran e coeła ke Dio el gavaria doparà par boca de l’arcanxeło Gabriełe par parlarghe a Maometo.
Ke l’arabo no łè ła łengoa de tuti łi paexi o stati de “dotrina połedego rełijoxa xlamega” ma lomè de na parte e ke no ła vien doparà da tute łe jenti musulmane par pregar e par łe so çeremogne rełijoxe.
Far pasar na łengoa par lomè ła łengoa de Dio o Alah lè na bastema parké tute łe łengoe łe xe łengoe de Dio o Alah e Dio nol ga prefarense.



Immagine
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Immagine
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Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi: do omani, do parołe, do livri a confronto.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =24&t=1329
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » lun gen 26, 2015 9:50 pm

Isis, bambini addestrati a uccidere nel video shock: “Sgozzeremo gli infedeli”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... obinsource

In un nuovo filmato del Califfato islamico un gruppo di bimbi kazaki, figli di quelli che vengono definiti "nuovi combattenti", imparano a usare kalashnikov e a combattere al grido di "Allah u Akbar". E nell'ultimo numero della rivista dei miliziani, i jihadisti ribadiscono: "Piazzeremo la nostra bandiera su Roma"
di F. Q. | 22 novembre 2014

L’orrore diffuso in Medio Oriente dallo Stato Islamico non risparmia nemmeno i bambini. In un nuovo video shock diffuso dall’Isis un gruppo di bimbi kazaki, figli di quelli che vengono definiti “nuovi combattenti”, vengono addestrati a usare i kalashnikov e a combattere al grido di “Allah u Akbar”. Terribili le immagini. Il filmato mostra una ventina di bambini, a bordo di quello che sembra uno scuolabus, arrivare in un edificio. “Insegniamo loro l’arabo e l’Islam” dice uno degli “insegnanti”, mentre prende la matita di un ragazzino e lo aiuta a scrivere che “non c’è altro potere che quello di Allah”. Si tratta, viene affermato, dei figli dei combattenti che sfilano armati fino ai denti nella prima parte del filmato: secondo il video, sono tutti originari del Kazakhstan, repubblica centro-asiatica dell’ex Urss a maggioranza musulmana.

L’atmosfera è irreale: gli scolari sono seduti ai banchi verdi, ordinati, come fosse una vera scuola. Ma poi le immagini assumono tutt’altro carattere: i bimbi sono tutti in uniforme. Uno smonta e poi riassembla un kalashnikov. “Sono la nuova generazione, saranno loro che scuoteranno la Terra”, recita una voce fuori campo. Poi prendono tutti le armi, mirano inginocchiati i bersagli. Seguono addestramenti fisici, lezioni di arti marziali. La scena cambia ancora. Ora alcuni dei bimbi hanno il volto coperto. Abdullah no: “Il mio leader è Abu Bakr al Baghdadi“, risponde a una domanda. Cosa farai da grande? “Sarò uno di quelli che sgozzerà i kafiri (infedeli, ndr)”, dice il piccolo, che avrà al massimo 10 anni. Inizia quindi la litania, la stessa degli altri video targati Isis, dall’Iraq all’Algeria, con tutti i bimbi in gruppo e la bandiera nera che campeggia dietro di loro. “Vi uccideremo infedeli, inshallah (se Dio vuole) vi sgozzeremo”. In sottofondo parte la musica: i “baby soldati” del Califfo sfilano con le armi.

Il video è solo l’ultimo capitolo di una giornata di propaganda mediatica dell’Isis caratterizzata dalla pubblicazione di una nuova puntata della saga di John Cantlie, in cui l’ostaggio trasformato in reporter della causa jihadista accusa il presidente Usa Barack Obama di aver deciso di “lasciar morire gli ostaggi” rifiutando di trattare “come invece fanno gli europei”. Mentre nell’ultimo numero della rivista Daqib, dopo essersi attribuito la paternità di recenti attacchi di lupi solitari entrati in azione in Canada e in Australia (su “diretto appello del Califfo” Al Baghdadi), l’Isis insiste: “Piazzeremo la nostra bandiera su Roma“, simbolo dell’Occidente e della cristianità.
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » lun gen 26, 2015 10:33 pm

«Il Corano come il Mein Kampf». Assolto il razzista (rasista ??? a mi no me par purpio) Geert Wilders

http://rete-eco.it/2011/documenti/35-ri ... lders.html

Il Manifesto, 24 Giugno 2011

UN CAMPIONE dell’anti-islamismo militante. Ma su altri temi si richiama alla «tradizione libertaria olandese», ammiratore di Israele e sostenitore dei diritti dei gay. Dice che non è razzista né di destra

OLANDA - Per il giudice è solo «Libertà d'espressione»

Assolto con formula piena dall'accusa di incitamento all'odio razziale e alla discriminazione religiosa: Geert Wilders, la star ascendente dell'estrema destra olandese, è stato prosciolto ieri da un tribunale di Amsterdam. Scoppi di gioia fra i suoi fan in attesa. La giustizia olandese l'aveva incriminato nel gennaio 2009 sostenendo che «attaccando i simboli della religione islamica, insultava anche i fedeli dell'Islam». Ma ieri il giudice Marcel van Oosten ha detto che no: «la corte ritiene che quelle dichiarazioni siano accettabili nel contesto di un pubblico dibattito» e che per quanto possano suonare come «forti e denigratorie» non sono «illegali» e restano all'interno «della libertà d'espressione».

La libertà d'espressione praticata e rivendicata (anche ieri) da Wilders è benzina sul fuoco di un paese un tempo famoso per la sua tolleranza e il suo mix etnico ma che è andato spofondando nel terrore dello «scontro di civiltà» (Pim Fortuyn ucciso nel 2002, Theo van Gogh nel 2004).
Wilders ha 48 anni, una fluente capigliatura biondo-platino che gli è valsa il soprannome di «Mozart», viene da una famiglia cattolica del Limburgo ma senza essere religioso, ha cominciato la sua carriera politica facendosi eleggere nel '97 al consiglio comunale di Utrecht per il Partito liberale olandese (VVD) e al parlamento l'anno successivo; dal 2002 è fondatore e leader carismatico del suo Partito della libertà, con cui conquistò 9 seggi nelle elezioni del 2006 per balzare a 24 nel 2010, terzo partito nazionale essenziale per il governo democristian-liberale guidato dal premier Mark Rutte, governo di cui non fa parte ma che appoggia dall'esterno; nel 2007 la stampa parlamentare olandese lo proclamò «politico dell'anno» e per certo è il più amato o più odiato però il più popolare.
La «libertà d'espressione» che gli è valsa l'assoluzione include: la descrizione dell'Islam come «fascista»; la comparazione del Corano al Mein Kampf di Hitler e quindi la richiesta della sua messa al bando; la campagna contro l'entrata della Turchia nella Ue (per questo lasciò il VVD); il discorso pronunciato l'11 settembre 2010 al Ground Zero di New York contro la costruzione di un centro culturale islamico in quanto le tradizioni di tolleranza di New York contrastavano con «le forze della Jihad»; le campagne in parlamento (poi divenute legge) contro il burqa e per limitare l'immigrazione; la campagne pubbliche contro «lo tsunami dell'immigrazione islamica», contro «la minaccia dell'Islam», contro «l'islamizzazione delle nostre società» che è «un enorme problema e una minaccia alla nostra libertà»; infine un corto di 17 minuti che destò scandalo e proteste: Fitna (conflitto) in cui giustappone il Corano con l'11 settembre e altre nefandezze islamiche.
Un populista, un demagogo di estrema destra, si direbbe. Su altri capitolo che non siano l'Islam Wilders rivendica la «tradizione libertaria olandese», afferma di «non essere razzista», di volere solo il dibattito e non la violenza: «i miei alleati non sono i Le Pen e gli Haider, noi non ci uniremo mai con i fascisti e i Mussolini d'Italia, ho paura di essere accostato con i gruppi di destra». In effetti non è mai stato accusato di anti-semitismo ed è un grande ammiratore di Israele; sostiene i diritti dei gay. «Credo che siamo stati troppo tolleranti con gli intolleranti e che dovremmo imparare a diventare intolleranti con gli intolleranti».

I judeghi łi se ga xbajà parké łi ga considerà el Coran come se el fuse on testo rełijoxo ma el Coran lè na dotrina e on testo de edeoloja połego rełijoxa e militar ke xe asè difarente.


Praga, manifestazione al castello: «Islam è come nazismo, va proibito»
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/E ... 4748.shtml

Circa 500 persone si sono radunate stasera al Castello di Praga per una manifestazione in cui l'Islam è stato esplicitamente paragonato al nazismo e ne è stata chie«sta la «proibizione».
Alla protesta hanno preso parte anche alcuni politici, tra i quali Tomio Okamura, il leader controverso del movimento Usvit (Alba), il più piccolo partito parlamentare.
Il portavoce e organizzatore della marcia, Martin Konvicka, ha enunciato la richiesta portante: «Il nostro obiettivo è di mettere l'Islam alla pari con il nazismo. Ottenere il divieto alla sua diffusione, propagazione e anche della sua professione in pubblico, la repressione di ogni sua espressione e la sua condanna pubblica», ha dichiarato Konvicka.
I manifestanti portavano bandiere ceche e striscioni con le scritte «Non vogliamo Islam nella Repubblica ceca», «L'Islam è un male», «Stop all'Islam». Nella Repubblica ceca sono arrivate oggi le prime cento copie del giornale satirico francese Charlie Hebdo.
«Tutte le copie sono sparite in un paio di minuti», ha detto al sito del quotidiano Mlada fronta Dnes Jasmina Dordevicova, la direttrice della rete delle edicole Relay. Ordinate erano altre 1 500 copie che dovrebbero giungere a Praga la settimana prossima.
Venerdì 16 Gennaio 2015, 20:15



Nazismo e islam radicale a confronto: “male supremo” contro “religione di pace”?
http://www.ioamolitalia.it/blogs/il-per ... 80%9D.html


(Testo del mio intervento all'ONU a Ginevra del 15 marzo 2013 su richiesta di ong di cristiani del Pakistan e musulmani del Kashmir).

Non intendo perorare la causa dei cristiani del Pakistan, o altre minoranze religiose, se è per quello, per due ragioni:

1) Non sarei in grado di aiutarli come meritano.

2) Non ho intenzione di dar voce alla mia opinione personale sul loro dramma.

Invece, intendo cedere la parola ad avvocati dei diritti umani molto più eloquenti ed efficaci del sottoscritto.

Signori e signore, permettetemi di presentarvi nientedimeno che i fatti.

1) Ideologia e visione del Nazismo delineata nel Mein Kampf:

• “...la personificazione del diavolo come simbolo di ogni male assume la forma vivente dell'ebreo”.

• “Credo di agire nel rispetto della volontà del Creatore Onnipotente: difendendomi dall'ebreo, combatto per la causa del Signore”.

2) Attuazione dell'ideologia e visione del Nazismo delineata nel Mein Kampf:

1. 1933: introduzione delle leggi anti-ebraiche in Germania.

2. 9 Novembre, 1938: il pogrom della "Notte dei Cristalli".

3. 1 Settembre, 1939: invasione della Polonia e scoppio della II Guerra Mondiale.

4. 1942: Auschwitz-Birkenau viene designato impianto di eliminazione fisica di esseri umani.

3) Il bollettino delle vittime:

Sebbene il numero preciso sia impossibile da determinare, circa 60 milioni di persone rimasero uccise nel corso della II Guerra Mondiale, di cui probabilmente 20,946,000 assassinate dai Nazisti.

Fin qui vi suona tutto familiare, vero? Ed ora un analogo insieme di fatti, sebbene meno pubblicizzato:

1) Ideologia e visione dell'islam radicale delineata nel Corano:

• Corano (8:12) - "...Io getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le dita"

• Corano (9:29) - "Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, e che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno dichiarato illecito, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano umiliati".

2) Attuazione dell'ideologia e visione dell'islam radicale delineata nel Corano:

1.627 AD: Massacro della tribù ebraica di Banu Qurayza a Medina: circa 700-900 uomini e ragazzi massacrati dopo la resa.

2.dal VII-VIII secolo ad oggi: commercio degli schiavi in Africa. Circa 120 milioni di africani periti nel corso dei traffici.

3.1915: genocidio degli armeni. 1,5 milioni di armeni uccisi.

4.1974-1999: genocidio Indonesiano a Timor Est. Omicidio di massa di un numero compreso tra le 100,000 e 200,000 persone.

5.1986: pena di morte per chi si sia macchiato di offendere l'islam introdotta in Pakistan.

6. dal 2003 ad oggi: genocidio del Sudan. Almeno mezzo milione di persone macellate fino ad ora…

7. 10 Marzo, 2013: Cristiani sotto attacco in Lahore, in Pakistan

3) Il bollettino delle vittime:

Africani destinati alla schiavitù: circa 120 milioni di morti. Cristiani: circa 9 milioni martirizzati dall'islam. Altri 50 milioni rimasti uccisi durante le guerre della Jihad. Così, contando un milione di cristiani africani uccisi nel XX secolo, quasi 60 milioni di cristiani.

Indù: circa 80 milioni periti nel corso della Jihad totale contro l'India.

Buddisti: approssimativamente 10 milioni uccisi dalla Jihad in Turchia, Afganistan, lungo la Via della Seta, e in India.

Sommando tutte le cifre, si ottiene una stima approssimativa di almeno 270 milioni di persone uccise dalla Jihad, 270 milioni, signori e signore, un valore quasi 5 volte più alto delle vittime del Nazismo, e in ascesa, dato che le uccisioni sono attualmente in piena attività in Siria, Egitto, Sudan, Nigeria, Pakistan e chi più ne ha più ne metta. Allora, permettetemi di porvi una domanda, signori e signore: perché pensiamo tutti al Nazismo come al “male supremo", ma consideriamo l'islam radicale “religione di pace”, come il Presidente Obama l'ha descritta? Che tipo di pace abbiamo in mente? La “ pace eterna” di tutte le vittime della violenza islamica?

Penso stiamo già tutti correndo a prendere in considerazione la rassicurante teoria che la violenza islamica non sia altro che una reazione al passato coloniale e all'imperialismo delle potenze occidentali, la vendetta degli oppressi contro gli oppressori. Ma questa teoria è smentita da una serie di fatti:

a. l'incitamento alla violenza contro ebrei e cristiani nel Corano, che precede qualunque invasione occidentale di paesi islamici;

b. la gamma di bersagli più ampia di quella predetta dalla teoria stessa: non solo gli occidentali e i cristiani subiscono attacchi, ma anche gli indigeni di vari gruppi etnici e religiosi, inclusi i musulmani, specialmente i musulmani non-ortodossi;

c. la sequenza cronologica degli eventi storici: la violenza islamica cominciò molto prima della colonizzazione dell'Africa e del Terzo Mondo, molto prima della fondazione dello Stato di Israele, molto prima dell'invasione americana dell'Afganistan;

d. e ultimo, ma non meno importante, la condizione e il trattamento della donna nell'islam: se, per ipotesi, presupponessimo per un momento che la teoria fosse corretta, allora anche la violenza contro le donne islamiche dovrebbe rappresentare una reazione a qualche offesa. Ma che cosa mai pensiamo possano aver fatto di male le donne islamiche per provocare e meritarsi un trattamento così duro e spesso disumano per mano dei propri padri, mariti, fratelli?

Se la tua stessa moglie o figlia, che ti ama e ti compiace in ogni modo possibile, è trattata come una schiava e un potenziale nemico, figuriamoci le altre donne, gli omosessuali, i cristiani, gli ebrei, gli indù, i buddisti, i musulmani moderati, i membri del consiglio dei diritti umani dell'ONU, e così via.

Pertanto, la posta in gioco oggi, di fronte all'islam radicale in ascesa, non sono soltanto i diritti umani e la libertà religiosa dei cristiani del Pakistan, ma i diritti umani e la libertà religiosa di ciascuno di noi, di ogni essere umano su questo pianeta. Cosa possiamo fare? Come arginare l'ondata di marea dell'islam radicale, che minaccia di sommergerci tutti?

Come abbiamo fatto in questa occasione, invece di promuovere la crescita dell'islam radicale appoggiando gli islamici come i Fratelli Musulmani, che vogliono imporre la sharia sul mondo, dovremmo allearci ai musulmani moderati non-ortodossi di buona volontà, come i membri del “United Kashmiri Peoples National Party”, che difendono la libertà di parola e di religione.
di Andrea Tedesco 15/04/2013


http://controcorrente.ilcannocchiale.it ... e_hit.html

Jihad = La lotta con se stesso e Corano = Mein Kampf di Hitler (Italian Version)
https://www.youtube.com/watch?v=V632RNF-48M
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » lun gen 26, 2015 10:45 pm

I fedełi de ła dotrina połedego-rełijoxa e militar xlamega łi conta ke ła viołensa e łi masacri fati da Maometo e da łi so omani, łi jera na consegoensa de ła persecousion ke łi enfedełi-miscredenti ebrei, cristiani, xorastriani, pagani połiteisti e xhamaneghi łi gheva meso en ato contro de lori, però a łexar el Coran no se cata gnanca on musulman kel sipia stà copà ente ste persecusion o forse 1 ?.

Anvençe entel Coran a se cata de on mucio de omiçidi e de masacri fati dai musulmani par enpor el so domegno o soransa o soramasia połedego rełijoxa e militar.



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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » mar gen 27, 2015 6:43 am

"La radice dell'Islam è fascista E i moderati musulmani non esistono"

Le tesi controverse del politologo egiziano che vive sotto scorta Hamed Abdel-Samad. "L’estremismo risale a Maometto, ma non ogni musulmano è un Corano su due gambe e ancor meno un killer"
di Stefano Vastano

http://espresso.repubblica.it/plus/arti ... o-1.195198


La radice dell'Islam è fascista E i moderati musulmani non esistono Hamed Abdel-Samad

La carneficina a Parigi è il nostro 11 settembre e i terroristi che l’hanno eseguita l’incarnazione del “fascismo islamico”, una deriva che sin dagli inizi fa parte dell’islam... Parla Hamed Abdel-Samad, 42 anni, politologo e storico tedesco nato al Cairo. Non nuovo a tesi estreme e controverse sul fondamentalismo, espresse anche recentemente nel saggio dal titolo “Il fascismo islamico”, Abdel-Samad, figlio di un imam sunnita, è stato oggetto di una fatwa dell’università Al-Azhar del Cairo. E condannato a morte dal gruppo terrorista egiziano Al-Jamaa Al-Islamiya. In Germania, dove abita dal 1995, vive sotto scorta. Nonostante le minacce, rilancia le sue accuse in questa intervista con “l’Espresso”: «L’islam moderato non esiste. Dai tempi di Maometto l’islamista aspira alla teocrazia, lo Stato con Dio come sovrano. Dobbiamo vigiliare affinché la cultura islamo-fascista non pervada la società europea».

Hamed Abdel-Samad, partiamo dagli attentati di Parigi. Qual è stata la sua reazione?

«Uno choc. E questo 11/9 europeo si è verificato a Parigi, culla della rivoluzione e di Voltaire, padre dell’illuminismo. Sono queste due conquiste dell’Occidente, la critica ad ogni dogmatismo e i diritti dell’uomo, il bersaglio che i killer hanno voluto colpire. Non hanno agito a caso, ma eseguendo un preciso comandamento religioso: chi offende il Profeta deve essere punito. Certo, oggi la maggior parte dei musulmani non esige più la vita dell’infedele, ma che il Profeta non sia criticabile né dileggiato in vignette è un dogma. Ripeto, non ogni musulmano è un Corano su due gambe e ancor meno un killer. Solo certi demagoghi di destra diffondono questi cliché. Ma se esistono differenze tra musulmani è anche evidente che non c’è una vera differenza tra l’islam e l’islamismo. È la religione che, sin dalle origini, spinge all’intolleranza. Da qui alla esecuzione fascista a Parigi il passo è breve».

Lei insiste col termine fascista.

«L’odio con cui i terroristi hanno liquidato le vittime, sentendosi autorizzati da al Qaeda o persino da Allah, è uno dei primi elementi che accomuna l’islamismo al fascismo. Noi musulmani per primi siamo chiamati a cogliere la continuità tra islam, islamismo e fascismo. Altrimenti è difficile spiegarsi i successi del cosiddetto Stato islamico. Il Califfato è la sintesi perfetta tra boss della criminalità organizzata al vertice e giovani che s’immolano per la teocrazia. Lo Stato Islamico è il gruppo che porta alle estreme conseguenze la malattia originaria dell’islam».

Quale malattia?

«Quel che attira i giovani musulmani, europei e no, nelle file dell’Is è la sacralizzazione della violenza. Solo se sei pronto a credere che tagliando la testa all’ infedele stai obbedendo a un ordine divino puoi giubilare su Internet, “Allah Akbar”. Per quei killer le dosi di violenza sono la droga con cui liberarsi dal peso della civiltà e riportare l’orologio della storia al VII secolo, ai tempi di Maometto. La furia con cui i terroristi liquidano le minoranze religiose, schiavizzano donne e bambini, è uno dei lati più razzisti e fascisti del Califfato».

Nel suo libro ricostruisce i paralleli tra i fascismi degli anni Venti e i primi movimenti islamisti come i Fratelli musulmani.

«La prima guerra mondiale portò al crollo degli imperi austro-ungarico e ottomano. Al tramonto degli imperi non seguì solo, in Europa, la nascita dei fascismi, ma anche dei fondamentalismi nei territori dell’ex-impero ottomano. I due radicalismi, fascismo e islamismo, hanno sempre fatto leva su una matrice emotiva. Hanno adescato le masse insistendo sul sentimento di esser stati trattati male dalla storia. È su questi miti che entrambi i movimenti fondano la pretesa di soggiogare il mondo una volta liquidati i nemici».

Per fascisti e nazisti i primi da liquidare erano comunisti ed ebrei. E per gli islamisti?
«I nemici dichiarati sono tre: gli Usa, i valori dell’occidente e Israele».


Su cosa basa la tesi per cui “sin dalle origini nell’Islam vi sono elementi fascistoidi”?

«Sui 14 elementi che, secondo Umberto Eco, caratterizzano l’Ur-fascismo o fascismo eterno. Molti di questi - dal culto del profeta all’idea che la verità sia una e assoluta - li ritroviamo agli albori dell’islam. Con altri tratti fascistoidi come la glorificazione della violenza o la visione manichea del mondo. Comune è anche la percezione della lotta: fascisti e islamisti non lottano per vivere, ma vivono per lottare e nulla li accomuna più dell’estetica della morte. Trasformandosi in martire l’islamista è in una situazione win-win: se muore si avvicina a Dio e riceve in paradiso 72 vergini».

Procedendo con la similitudine, anche il fascismo è una teologia politica?
«Che il fascismo, dal culto del Dux al rifiuto dell’illuminismo e della modernità, sia un movimento religioso non è una novità. Il primo movimento fascista in Europa, l’Action française, nasce nell’alveo della Chiesa e punta a restaurarne il potere. Non è un caso se Mussolini giunge al potere nel 1922 in un Paese di tradizione cattolica».

Qual era il sogno di Hassan al-Banna quando, nel 1928, fondò i Fratelli musulmani?
«Lo stesso di Mussolini. Del Duce ammirava lo stile. Nel suo saggio “Il Signor Mussolini spiega un principio dell’Islam” scrisse però che il militarismo non è un’invenzione del Duce, ma del Profeta».

Quindi la “guerra santa” è implicita nella vita e versi del Profeta?
«Esattamente. E il programma di al-Banna è rifondare il Califfato riconducendo la comunità islamica alle glorie passate. Un’utopia sposata dallo Stato islamico».

Quel programma vale ancora oggi?
«L’utopia di Mohamed Morsi, ex presidente egiziano, è la stessa dei fondatori del movimento come al-Banna o Sayyed Qutb. Identica la scelta del terrorismo: al-Banna organizzò milizie che indossavano camicie brune, come le “SA”di Hitler».

Nel paragone non teme di relativizzare gli orrori del nazismo?
«Confronto le utopie, operazione necessaria per capire i milioni di morti delle guerre tra sunniti e sciiti o i 42mila attentati degli ultimi 15 anni».

Storicamente, quali furono i rapporti tra Fratelli musulmani e nazismo?
«Il movimento di Al-Banna si fece megafono, insieme a Amin al Husseini, il Muftì di Gerusalemme, della propaganda antisemita. Si arrivò alla formazione di battaglioni islamici nelle Waffen SS, con il teschio sul Fez e la scimitarra islamica sul colletto. Una delle più tristi verità è che “Mein Kampf”di Hitler e “I Protocolli dei savi di Sion” (il falso di propaganda antisemita, ndr) sono stati dei best-seller nel mondo arabo».

Ha senso confrontare la cultura islamica con un’ideologia del Novecento?
«Capisco i dubbi. Ma l’idea del Jihad è del Profeta. È stato Maometto a guidare guerre di conquiste proclamando la missione dell’islam. Oggi i combattenti dello Stato islamico si richiamano ad Abu Bakr, il primo Califfo che dopo la morte di Maometto riunì l’islam conducendo le più spietate guerre contro gli apostati».

Per lo scrittore franco-tunisino Abdelwahab Meddeb il Profeta è “un Napoleone arabo”...
«Bella immagine. Peccato che dopo i trionfi delle origini il mondo islamico si sia chiuso per secoli nel “veleno del risentimento”, per dirla con Nietzsche».

La terapia d’urto di Nietzsche era l’affermazione “Dio è morto“. Può servire?
«A Nietzsche aggiungerei la cura kantiana del “Sapere aude”, del coraggio di servirsi della ragione per curare la piaga dell’islamismo. Se sei musulmano serve a poco distanziarsi dal Califfo se poi non critichi il nucleo dell’islamismo. Che è il Corano letto non come un testo, ma come verità assoluta. Le norme della Sharia valide per tutti gli uomini, tempi e Paesi. I 23 anni di carriera politica del Profeta visti come utopia. Se non riusciamo a illuminare con la ragione questi nuclei, l’islam continuerà a generare islamismi e killer fascistoidi».

Per lo storico Dan Diner alla società islamica è mancato Dante Alighieri, un poeta che scriva una “Comedia“ in volgare...
«Ha ragione. Ho sempre creduto che per noi arabi sia un vanto leggere in originale testi di 15 secoli fa. Ma la lingua congelata è il nostro vero ritardo. E chi controlla il Corano controlla, con la lingua, la mente della gente».

Questo spiegherebbe perché anche le primavere arabe sono fallite.
«La primavera non è fiorita perché la gente è rinchiusa in una cipolla autoritaria. La prima pelle è quella dei Mubarak, Assad, dei Boss di clan dinastici. Abbatti loro, ecco spuntare i generali. Ma il cuore è il Corano, e a questo nessuno osa avvicinarsi».

Non teme di essere ucciso da killer islamici?
«Se avessi paura non avrei scritto il mio libro. Non voglio diventare un martire, ma vivere in una società libera e non in una mafiosa. Islamismo è mafia e la mia, come quella di Roberto Saviano, è una battaglia contro le cosche mafiose islamiste».
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » mar gen 27, 2015 7:32 am

L'Islam è un culto politico-religioso, razzista e terrorista che viola i Diritti Umani Universali. L'Islam non può essere trattato come una chiesa e una religione ma va trattato come un movimento e una organizzazione con una sua dottrina religiosa e una sua ideologia politico militare. Nessun concordato è possibile con l'Islam proprio perché non è una religione nel senso tradizionale paragonabile a quella cristiana che non ha ideologie politico militari..



Jihād
http://it.wikipedia.org/wiki/Jihad
Jihād, parola araba, (pron. [dʒiˈhæːd], in arabo: جهاد, ǧihād) che deriva dalla radice <"ǧ-h-d> che significa "esercitare il massimo sforzo". La parola connota un ampio spettro di significati, dalla lotta interiore spirituale per attingere una perfetta fede fino alla guerra santa. Il termine fa riferimento ad una delle istituzioni fondamentali dell'Islam.
Oggi il termine è usato in numerosi circoli come se avesse una dimensione esclusivamente militare. Per quanto questa sia l'interpretazione più comune di jihād, è degno di nota che la parola non è usata strettamente in questo senso nel Corano, il testo sacro dell'Islam. È anche vero, tuttavia, che la parola è usata in numerosi hadīth sia in contesti militari che non militari.


Shariʿah
http://it.wikipedia.org/wiki/Shari%27a
Shariʿah (in arabo: شريعة, sharīʿa) è un termine arabo dal senso generale di "legge" (letteralmente "strada battuta"), che può essere interpretata sotto due sfere, una più metafisica e una più pragmatica. Nel significato metafisico, la sharīʿah è la Legge di Dio e, in quanto tale, rimane sconosciuta agli uomini. In chiave pragmatica, il fiqh, la scienza giurisprudenziale islamica interpretata secondo la legge sacra, rappresenta lo sforzo concreto esercitato per identificare la Legge di Dio; in tal senso, la letteratura legale prodotta dai giuristi (faqīh, plurale: fuqahāʾ) costituisce opera di fiqh, non di sharīʿa. Va sottolineato il tentativo, praticato in alcuni paesi a maggioranza islamica (Iran e Arabia Saudita), di intendere la shari'a come codice di leggi non comportamentali o consuetudinarie, ma come norme di diritto positivo. La stessa shari'a distingue peraltro le norme riguardanti il culto e gli obblighi rituali da quelle di natura più giuridica.


Jihad o goera "santa" xlamega on cremene contro l'omanedà
viewtopic.php?f=141&t=1381
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » mar gen 27, 2015 9:14 am

La deriva violenta della umma coranica nel mondo
di Matteo Matzuzzi | 09 Gennaio 2015 ore 17:32

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/12445 ... -samir.htm

Roma. “Gli imam dicono che non bisogna confondere i terroristi con l’islam, che invece è una religione che predica la pace e la non violenza.
Troppo facile così, troppo poco”, dice al Foglio padre Samir Khalil Samir, gesuita nato in Egitto, vissuto in Libano, professore all’Université Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma.

“Non ci si può discolpare in questo modo e finché si sentirà ripetere da parte dei dotti musulmani il solito refrain, nulla cambierà”.

Gli imam, per prima cosa, spiega il nostro interlocutore, “dovrebbero prendere le distanze da chi entra in una redazione di giornale con i fucili spianati, dicendo che quelli sono terroristi che vogliono riconquistare il mondo all’islam. Invece non lo fanno, non prendono atto che almeno l’ottanta per cento delle azioni terroristiche sul pianeta avviene in nome del profeta”.

La questione fondamentale è che “nel Corano c’è la violenza, a differenza del Vangelo.
Quando i musulmani conquistano la Terra Santa, passano a fil di spada gli infedeli”, e questo è un dato di fatto.

E’ qui che deve iniziare il lavoro degli imam e dei dotti, chiamati a “a spiegare che una cosa è il testo scritto che nessuno vuole toccare, ma altra cosa è la necessaria interpretazione di quelle frasi. Prendiamo l’Antico Testamento, che contiene passi d’una violenza inaudita”, aggiunge padre Samir: “La chiesa però in duemila anni ha saputo insegnare come interpretare le Scritture, altrimenti saremmo ancora a prendere alla lettera i versetti sul Dio degli eserciti e i bambini gettati sulle rocce. Tutte le civiltà hanno conosciuto questa fase, ma l’hanno superata. L’islam no”.

Sono pochissimi, e per lo più professori universitari intellettualmente cresciuti in occidente, coloro che hanno provato a contestualizzare ai tempi correnti il dettato coranico. Gli altri, la maggioranza, “non osano farlo”.

Quel che servirebbe da parte delle comunità musulmane, spiega padre Samir, è “una sana autocritica, ma non la fanno, tacciono quando nel nome dell’islam viene commesso qualcosa contro gli altri. E allora è inutile dire che si sentono oppressi e inferiori. In parte è vero, ma che fanno per cambiare questa condizione? Nulla. Non è l’occidente che li ha messi in quella situazione, ma sono loro che ci si sono infilati, andando a rovinare la reputazione di tutti i musulmani che desiderano solo vivere in pace con tutti”.

Insomma, dice l’islamologo al Foglio, “non si può accettare che quanti vengano in occidente vogliano imporre il proprio sistema di regole.
L’integrazione presuppone l’accettazione della cultura delle popolazioni ospitanti, l’adozione delle abitudini di quel popolo, anche diverse dalle proprie. Perché solo così quella gente sarà pronta ad accogliere e ad aiutare.


Il confronto faccia a faccia non serve a nulla, il dialogo vero presuppone la disponibilità sì ad ascoltare, ma anche ad adeguarsi all’altro”. Oggi, invece, “il dialogo consiste nei musulmani che per prima cosa ricordano di essere più di un miliardo e mezzo sul pianeta e che se si verifica qualche attentato è perché si trovano in condizioni sociali difficili. Ebbene, non è che i cinesi siano in condizioni molto migliori, eppure non tirano granate”. Invece, gli islamici non lo fanno, si chiudono in comunità ristrette e alimentano la paura.

Cosa a quel punto ovvia, osserva Samir: “Troppi hanno commesso atti terroristici nel nome del dio islamico – per loro c’è solo ‘Allah’, non lo chiamano Dio neppure quando parlano in francese inglese o italiano – e l’immagine che l’islam da di sé è del tutto negativa.
Si presenta come una religione bellicosa, aggressiva, arretrata.
L’unica soluzione è ammettere, da parte loro, che qualcosa non va nel proprio agire. Ma lo devono fare loro”.


Invece, reagiscono nel modo che s’è visto contro le vignette satiriche d’un settimanale: “La bomba nel turbante di Maometto? Che male c’è?”, dice padre Samir, che aggiunge: “All’epoca i miei interlocutori musulmani definivano ciò inaccettabile. Eppure loro rappresentano Allah con la spada. Hezbollah lo scrive addirittura come fosse un kalashnikov, così che chi lo guarda e non sa leggere l’arabo pensa che quel nome stia a indicare proprio l’arma”. Non si tratta di insultare il Profeta, chiarisce l’islamologo:
Sto solo dicendo che se uno non è d’accordo con una caricatura va da un giudice e si serve della legge di quel paese. Se la legge non sta bene, si è liberi di andarsene da quel paese. Non si può arrivare al punto da sentirsi definire ‘empi’ in casa propria”.

Heimat, aimoi, kaimo, kaimas, ... umma, amma, ...
viewtopic.php?f=172&t=896
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » mar gen 27, 2015 9:04 pm

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http://jabalalqaf.org/?p=1055

Dhu l-Fiqar: la spada dell’Islam

By jabalalqaf on 11/01/2013 in Italiano, Sui passi dell'Emiro, Tasawwuf

“lā sayf illā Dhū l-fiqār wa-lā fatā illā ʿalī”

“Io non sono venuto a portare la pace, ma la spada (Mt. X, 34)” ???

“rajana min el jihadil-asghar ila ‘l-jihadil-akbar”

La spada è il simbolo tradizionale che più spesso viene associato alla Tradizione Islamica e meno viene compreso poiché lo si accosta al concetto moderno di atto violento inteso come prevalere sull’altro creando disordine. Dal punto di vista tradizionale, invece, ciò che conferisce alla guerra, e all’uso delle armi come la spada, il suo significato è il fatto che essa simboleggia la lotta che l’uomo deve condurre contro i nemici che sono dentro di lui, cioè contro tutti gli elementi in lui contrari all’ordine e all’unità.
Ecco perché, in netta antitesi con l’opinione moderna, la guerra è l’azione che permette di ristabilire l’ordine, inteso come armonia ed equilibrio. In termini escatologici vediamo come la risoluzione della molteplicità degli elementi in contrasto tra loro si compia simbolicamente come una battaglia finale, rispetto ad un ciclo più o meno grande della manifestazione, per ricomporre l’ordine primordiale, quella condizione di pace edenica rotta all’Inizio dei Tempi.
Quando invece ci si riferisce alla realizzazione dell’Essere a partire dalla condizione individuale la guerra diventa la lotta interiore che ognuno deve compiere per purificare la propria anima (nafs) al fine di pacificarla (nafs al-mutma’inna). La spada è lo strumento che serve a recidere alla radice le nostre illusioni, colei che discrimina e ci permette di riempire il Cuore (qalb) della Luce Profetica (an-Nur al-Muhammaiyya).
Nella Tradizione Islamica, il nome della spada che ogni credente (mu’min) deve brandire è Dhū l-fiqār (ﺫﻭ ﺍﻟﻔﻘﺎﺭ‎ ).

Dhū l-Fiqār è l’arma per eccellenza del cugino del Profeta Muhammad (S), primo Imam, Sayyidina ʿAlī bin Abī Ṭālib Amir al-Mu’minin (A). Una tradizione da considerare eterodossa riporta che l’Imam Ali (A) ricevette in dono la spada dal Profeta (S) dopo che l’aveva sottratta al coreiscita miscredente al-Āṣ ibn Munabbih, ucciso nella battaglia di Badr (624). Sarebbe così una spada umana fatta da mani umane e conservata per di più dagli idolatri meccani.

Ma Dhū l-Fiqār non è una normale spada nel nome, colei che discrimina ovvero la biforcuta, tanto quanto non lo era il suo possessore, colui del quale, presso Ghadīr Khumm, Sayyidina Muhammad Habibullah (S) disse: “Di colui di cui io sono mawlā, anche ‘Alī sarà mawlā.”

Durante la battaglia di Uhud (625 CE), combattuta dai Musulmani contro l’esercito dei meccani idolatri, il Profeta (S) divenne oggetto di attacchi di varie unità dell’esercito dei Quraysh da tutti i lati. L’Imam Ali (A) combattè, in conformità agli ordini del Profeta (S), disperdendo o uccidendo i nemici che provavano a caricare ed insediare il Profeta (S) stesso. Si narra che nella mischia, L’Imam Ali (A), detto anche Haydar (Leone), colpì uno dei più feroci avversari fecendo a pezzi sia il suo elmo che lo scudo. Questo ardore e l’assoluta abnegazione alla lotta dell’Imam Ali (A) face sì che questi rompesse ben nove lame di nove differenti spade, tanto che l’Arcangelo Jibril (A) scese sulla Terra e sul campo di battaglia di Uhud, rivolgendosi a Rasulullah (S) elogiò la devozione di Ali Asad Allah (A) dicendo: “Egli sta mostrando la grandezza e la profondità del sacrificio”. Il Profeta (S) nel confermare le parole di Jibril (A) disse: “Io sono da Ali e Ali è da me”. Poi si udì una voce nel campo di battaglia: “lā sayf illā Dhū l-fiqār wa-lā fatā illā ʿalī” (Non c’è spada se non Dhū l-Fiqār e non c’è cavaliere se non ʿalī).
Solo allora la spada che Allah Ta’ala comandò a sayyidina Jibril (A) di forgiare nei Cieli passò nelle mani del Santo Profeta Muhammad (S) e dalle Sue a quelle dell’Imam Ali (A). Questo perchè ogni cosa che era del Profeta è stata ereditata dagli A’imma (pl. di imam), la Ahl al-Bayt (A).

Ali Haydar (A) usò la spada nella battaglia del Fossato (627 CE) per tagliare in due, letteralmente dalla tesata ai piedi, un idolatra della Mecca. L’avversario era Amr ibn Abdu Wud, la cui forza è stata spesso paragonata a quella di mille uomini. Aveva un volto feroce, un aspetto che dava sicurezza a quelli che combattevano con lui ma creava sgomento nei suoi nemici; cavallo e cavaliere rimasero immobili mentre lasciava vagare lo sguardo sprezzante sui ranghi dei musulmani. Così il gigante alzò la testa e disse: “Io sono Amr bin Abdu Wud. Io sono il più grande guerriero d’Arabia. Io sono invincibile. C’è qualcuno tra voi che ha il coraggio di sfidarmi in combattimento?” La sfida fu accolta dai musulmani in silenzio. Si guardarono l’un l’altro e poi guardarono il Santo Profeta (S). Nessuno si mosse perché del gigante, famoso per la sua forza e abilità, si diceva che anche se ferito diverse volte, non avesse mai perso un duello, né tanto meno risparmiato un avversario. Si diceva che era pari a cinquecento cavalieri, che avrebbe potuto sollevare un cavallo e scagliarlo a terra, che avrebbe potuto prendere un vitello con la sua mano sinistra e usarlo come scudo in combattimento: la fervida immaginazione degli arabi aveva creato intorno a questo formidabile guerriero una leggenda di invincibilità. Così i musulmani rimasero in silenzio, e il gigante rise con disprezzo, una risata che tutti udirono anche al di là del fossato. “Quindi non vi è nessuno tra voi che ha il coraggio di un uomo? E che dire del vostro Islam? E del vostro Profeta?” A questo insulto, Ali Haydar (A) lasciò la sua posizione in testa alle fila musulmane, si avvicinò al Profeta Muhammad (S) e domandò il permesso di combattere lo sfidante e ridurre al silenzio la sua lingua insolente. Il Profeta (S) rispose: “Siediti. Costui è Amr!” Ali tornò al suo posto. Ci fu un altro scoppio di risa sprezzanti, insulti e un’altra sfida. Ancora una volta l’Imam Ali (A) andò da Rasulullah (S). Ancora una volta il Profeta (S) negò il permesso (destur). E così Amr Ibn Abdu Wud continuò: “Dov’è il vostro Paradiso, di cui si dice che coloro che perdono in battaglia vi entrano? Non puoi, quindi, mandare un uomo a combattere contro di me?”
Quando per la terza volta l’Imam Ali (S) uscì dai ranghi, il Profeta (S) sapeva che non poteva più trattenerlo. E poiché gli era più caro di qualsiasi altro uomo disse: “Ya Rabbi! Aiutalo!”
Ali Haydar (A) raccolto un piccolo gruppo di musulmani si diresse verso i miscredenti e dopo il primo fendente, prima che il gigante potesse alzare la spada di nuovo, Dhū l-Fiqār balenò alla luce del sole, e con un singolo colpo il gigante nemico venne tagliato letteralmente a metà dalla testa ai piedi.

Ancora, l’Imam Ali (A) un giorno disse: “Io non cesserò di combattere contro gli ipocriti (munafiqun) fino a che l’ultimo di loro non verrà cacciato dai ranghi dei veri credenti.” Egli si riferiva a coloro che non avevano riconosciuto gli eredi del Profeta (S) e contro i quali riprese in mano la spada, certo non per rendere schavi le altre comunità e genti ma per salvare l’Islam dal male dell’ipocrisia.

A Kerbala Imam Husayn bin Ali (A) usò Dhū l-Fiqār per l’ultima volta nel tentativo estremo di distinguere tra verità e mezogna, bene e male. Dopo che il sacrificio fu compiuto la spada che Allah Ta’ala aveva inviato venne conservata dagli A’imma, e così sarà fino alla Fine dei Tempi. L’evento di Kerbala ha chiaramente separato e identificato due campi: quello di Allah Ta’ala e il campo dello shaytan. Imam Husayn (A) è visto, di conseguenza, come un simbolo di onore e di martirio e la sua spada, che fu prima di suo padre, è ora con il Mahdi (A) e con Lui si manifesterà nuovamente prima del Qiyam.

Alcuni dicono che, oggi, questa spada particolare di Hadrat Ali (A) si possa vedere al Museo Topkapi di Istanbul. L’Imam Ali (A) aveva molte spade e quella esposta è solo una delle tante ma non Dhū l-Fiqār, se non altro perchè quella non è una spada a doppio taglio. Invece per i Turchi Ottomani la spada di Osman (Taklide-Seif), capostipide della dinastia, è in tutto e per tutto “l’erede” di Dhū l-Fiqār. Veniva infatti utilizzata durante la cerimonia di incoronazione dei sultani dell’Impero Ottomano. La pratica di tale rito è iniziata quando Osman ricevette l’investitura regale da parte del suo maestro e suocero Shaykh Edebali. La celebrazione del rito era così importante che doveva aver luogo entro due settimane dalla morte del Sultano. Dopo la conquista di Costantinopoli, tale rito veniva officiato presso Sultan Eyüp, una moschea fatta costruire da Sultan Mehmet II, il Conquistatore, che ospita la tomba (türbe) di Hazret Abu Ayyub al-Ansari (QS), uno dei più nobili compagni del Profeta (S), che ebbe l’onore di ospitare nella sua casa a Medina e morì durante l’assedio di Costantinopoli nel VII secolo, primo musulmano ad essere lì sepolto. Il nuovo sultano che veniva così cinto dalla spada sacra era ricollegato sia a Osman che alla persona stessa del Profeta (S).

Dhū l-Fiqār è una spada celeste e come tale funge da archetipo per tutte le altre spade. Forgiata da Sayyidina Jibril (A) nei sette cieli per ordine di Allah Ta’ala diventa nell’Islam il simbolo dell’arma perfetta. Come tale e per analogia il processo di costruzione della spada è simbolicamente quello che ogni essere deve seguire per realizzare l’Essere Vero.
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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » mar gen 27, 2015 9:04 pm

Sti ki łi xe łi boni ensegnamenti e łi boni entendementi de l’Ixlam!

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Madona.jpg

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Re: Ixlam

Messaggioda Berto » mer gen 28, 2015 10:33 am

Islamico stupra ragazza: “l’ho fatto perché donne occidentali sono puttane” 23 gennaio 2015

http://www.ribelli.eu/?p=14179

Un immigrato islamico è stato condannato ad otto anni di carcere per aver violentato una ragazza australiana: davanti alla Corte, si è difeso dicendo che, nel suo paese, le donne occidentali sono “ritratte come puttane”, quindi credeva fosse normale prenderne una per strada…
Amir Mohebbifar, 27 anni, si è dichiarato colpevole per lo stupro di una 19enne avvenuto a Sydney, il 16 gennaio dello scorso anno.
Mohebbifar ha ammesso di aver trascinato la giovane donna, che stava tornando a casa, su un sentiero per poi violentarla.
Mohebbifar, un musulmano che ha frequentato l’università, proveniva da una famiglia della classe media.
Mohebbifar singhiozzava in tribunale, mentre la sentenza veniva letta. Si è detto “veramente dispiaciuto e profondamente rammaricato” per quello che aveva fatto.
Questi sono quelli ‘educati’. Delle femministe, neanche l’ombra!

Sto poro ensemenio nol sa gnanca endoe kel staga l’oçidente, l’Aostrałia lè a oriente.
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