Maria Teresa Vigolo – Paola Barbierato, Convergenze cadorino-friulane in ambito toponomastico in “Atti del secondo convegno di Toponomastica Friulana, Udine, 22-23 novembre 2002, in Quaderni di toponomastica friulana, nn. 6-7 (parte I e II), a cura di F. Finco, Società Filologica Friulana, Udine 2007, pp. 343-379.http://www.pd.istc.cnr.it/index2.php?op ... iew&gid=71 Altro appellativo che accomuna il cadorino e il friulano e che presenta anche dei riscontri toponimici è
ruoi / roi, di cui abbiamo moltissime attestazioni (con le varianti
royum, roium, roijum, rogi, ruoi) nei Laudi, cfr. (a.1405) “
a royo tabladi de Viado” [NIC1405, art.60]; (a.1444) “si quis inventus fuerit seccando, vel metendo foenum vel herbam in campis, vel in roijs alienis perdat communi soldos decem” [LOZ1444, art.34]; (a.1512) “aliquis non possit levare roijum super alienum terrenum et si contravenerit perdat sol. X parv. pro primo precepto, pro secundo XX. Et pro tercio XL et teneatur reficere roijum vias” [PIE1512, art.35]; (a.1559) “… ò raccolgier erba nei Rogi, Varre, e Pradi di altri…” [GRE1559]; (a.1598) “se alcuno per l’avenire sarà ritrovato a segar et coir herba, et far fieno in li pascoli comuni di essa Regula overo il li campi et ruoi d’alcuno di essa regula…” [NEB1598, art.X]; (a.1654) “dal pie del ruoi in suso” [STE1444Agg.]; (a.1761) “nei campi, ovver Ruoi” [LOZ1761, n.87]; (a.1599) “aliquis non possit levare roium supra alienum terrenum” [SOT1599, art.28]; (a.1783) “se sarà trovato alcuno a segar, sesolar, e raccoglier erba, o foglia nei campi, e Pradi d’altri, et anco nei Roi, perda per ogni volta, che ciò farà soldi quattro” [VALL1783, art.57].
Il termine sopravvive, col significato attestato nei Laudi, nel cad.
ruoi (pl.
ruòs) dove indica “le striscie di terreno poste tra campo e campo come segno di confine e per facilitare il transito. Portà
ruoi vuol dire invece togliere terra ai piedi del campo per portarla in cima, onde impedire che, zappando, la terra finisca coll’accumularsi ai piedi del campo e mancare in cima” (Fabbiani), cfr. a Cibiana
ruói “ciglio di campo o di prato;
portà ruói “spostare, portandola, la terra dalla base al margine superiore del campo, formando un solco in basso di circa mezzo metro di larghezza e di 20-30 cm. di profondità: ciò perché il terreno di Cibiana è pressoché tutto in pendenza” (Da Col 229), oltrech.
arguói “striscia erbosa che delimita la proprietà tra un campo e l’altro”, ad Auronzo ruói “balza, scarpata nel terreno; striscia di campo che segna un dislivello o delimita le varie proprietà” (Zand. De Lugan 217), a San Vito rguói (Men-Tamb. 1978, 30), ampezz. ruói (pl. ruóes) “ciglio di un campo o di un prato, scarpata, ciglione in pendio”, anche nell’espressione scherzosa àlo un ruói? “ha (almeno) un ciglio di campo?” con cui ci si interrogava sulla situazione economica del futuro sposo (Croatto 159-60).
A Forni di Sotto vi corrisponde
rôl (m.) “piccola lista erbosa che si lascia per confine tra campo e campo” (Npirona 894), che potrebbe forse spiegarsi come una singolarizzazione a partire da un roi sentito come pl., cfr. anche a Barcis roi “ fascia di terreno lunga e stretta ” (NPirona 893-4) e a Forni di Sopra ruói “orlo, passaggio erboso tra i campi che ogni proprietario lascia sui lati E e S del proprio terreno arativo” (Anziutti 155).
Ad Arta ròi (o rui) ha invece il significato di “piccolo ruscello, filo d’acqua in genere” (NPirona 893-4), cfr. anche agord. rói “ruscello” (Rossi 887), mentre il derivato roiàl (Nota 44), sia nell’agord. che nello zold. ha il duplice senso di: 1) solco di confine tra due campi coltivati; fosso che si forma nel margine inferiore di un campo in pendio quando si porta la terra su quello superiore; 2) rigagnolo, canaletto, ruscello” (Rossi 887-8; Croatto Diz. zold. Nota 45).
L’etimo comune sembrerebbe quindi un *rogius, maschile rifatto su arrugia (REW 678), cfr. spagnolo arroyo, portoghese arroio “ruscello”, DEI V, 3276 che dal valore primitivo di “rigagnolo” sarebbe passato a quello di “fosso scavato al margine inferiore di un campo in pendio” e quindi a “solco di confine o orlo prativo per il passaggio tra i campi” (Nota 46).L’appellativo è alla base di alcune formazioni toponimiche, cfr. nei Laudi (a. 1365)
Roi Pascallini, a Selva (a. 1671)
prado alli Ruoi (Pallab. 509), a Forni di Sopra
Soraruoi (Soraruói), ampio versante in destra del Tagliamento alle falde di Cimacuta, che si estende tra il rio di Lusers e la regione di Pocagnéit, al riù di Soraruói, sorgente a valle del Sirài (Anziutti 155).
…
Node:
44 Anche nei Laudi, cfr. ad es. “si aliquis faciet royales per allienos campos perdat comuni solidos .IIJ. pro qualibet vice et teneatur accipere royalem vias” [CIB1365, art.38], cfr. inoltre nell’Alto Cordev. ruièl “ruscello; canale di scolo del liquame della stalla; anche roièl, roèl, roiàl, ruèl, roièla, roèl” e (agr.) ruièl “scavo ampio circa mezzo metro lungo il margine inferiore del campo, in corrispondenza della terra che ogni due anni viene levata e trasferita nell’orlo superiore; roièl, roèl, roiàl (Pallab. 508)
…
Noda:
46 Su quest’ultimo significato si è poi sovrapposta la forma
ruon, pl.
ruoñ (che non compare però in Cadore, spec. Nelle attestazioni antiche) ‘argine in fondo al campo, sulla proda e che serve anche per il passaggio’, cfr. nell’Alto Cordevole e zold.
ruóñ. Sulla diffusione del termine, che deriva dal tirolese
roan ‘Rain’, nel ladino centrale e aree limitrofe, fornisce ampie informazioni Tagliavini 1988, 160 s. v. roi e Tagliavini 1934, 272; vd. inoltre Pellegrini 1976, 642, FEW XVI 1959, 654, ma cfr. anche Kramer (EWD V, 556-8) che pensa invece ad un *rovinus derivato dal prelat. *rova.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... en-400.jpgCfr. co:
Rio, riva, riviera, river, rivaro, rivaroło, rioło, roło, rieło, liviera viewtopic.php?f=45&t=929