Cornovaja/Cornovaglia

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Messaggioda Berto » ven apr 25, 2014 9:09 pm

Cornovaglia: ottenuto lo status di minoranza celtica del Regno Unito

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di LUCA FUSARI


Ieri, dopo più di un millennio dal loro assoggettamento sotto la Corona inglese, e 15 anni di battaglie giuridiche, il governo Cameron ha annunciato che il popolo della Cornovaglia è stato formalmente dichiarato popolo distinto da quello inglese, dunque godrà dello status, riconosciuto da Westminster, di minoranza celtica nazionale facente parte del Regno Unito.

La Cornovaglia è una regione che si estende su una superficie di 3563 chilometri quadrati (se si comprende anche la superficie delle isole di Scilly, situate a 45 chilometri dalla costa). La popolazione supera i 500 mila abitanti. Il turismo è una parte importante dell’economia locale, anche se è la zona più povera del Regno Unito per Prodotto Interno Lordo.

Storicamente le fonti antiche registrano che la Cornovaglia inizialmente era abitata da tribù di lingua celtica. Gli antichi romani conoscevano l’area come Cornubia, nome correlato con le parole corniche ‘Kernow‘ o ‘Curnow‘; questo nome potrebbe derivare dalla tribù celtica dei cornovi, che vivevano nelle odierne contee dello Staffordshire settentrionale, del Shropshire e del Cheshire, nelle Midland occidentali.

In antichità tale territorio fu una importante zona mineraria ricca di stagno, assai importante per i traffici commerciali con le civiltà mediterranee, tant’è che dopo la conquista (mejo dir envaxion!) gli antichi romani soprannominarono le isole britanniche con il soprannome di ‘isole dello stagno’, mutuando questa definizione dai mercanti fenici che commerciavano con la Britannia attraverso le colonie cartaginesi in Spagna (ancor oggi esiste una forte convinzione locale secondo cui alcuni abitanti della Cornovaglia discenderebbero da coloni fenici).

Dopo il ritiro dei romani dall’isola (manco mal ke li x endà fora dai cojoni), i sassoni e altri popoli invasori conquistarono gran parte della Britannia orientale, tuttavia la Cornovaglia restò sotto il controllo dei sovrani romano-britannici (???) locali e delle élites celtiche.
La denominazione Cornovaglia deriva dall’anglosassone ‘Cornwall’ o ‘Cornu-Wealha’ (cioè i ‘gallesi del Corno’) indicando, ovviamente, la conformazione geografica della zona e forse anche la presenza della popolazione pre-romana dei cornavi).

L’abate San Piran, vissuto nel VI° secolo e originario dell’Irlanda, è divenuto il santo patrono dei minatori cornovagliesi ed ha ispirato il nome alla bandiera nazionale: la ‘Baner Sen Piran‘. Assieme ad altri santi canonizzati (Meriasek e Geraint) esercitò una forte influenza religiosa e politica, riuscendo a connettere in maniera stretta la Cornovaglia con l’Irlanda, la Bretagna, la Scozia e il Galles, dove molti di loro si erano formati o avevano costruito monasteri cristiani.

Sempre in quel periodo vi fu la nascita anche di un primo regno di Cornovaglia che ispirò leggende e miti, ripresi nella Historia Regum Britanniae redatta di Goffredo di Monmouth. Il regno mantenne la sua indipendenza per pochi secoli, fino all’anno 875 d.C., quando le fonti storiche ricordano che un re cornico di nome Doniert o Dungarth annegò nel fiume Tamar mentre stava combattendo l’espansione degli inglesi nelle sue terre; da quella data la Cornovaglia divenne suddita dei monarchi inglesi, divenendo Ducato di Cornovaglia nel 1337 per volere di Edoardo III d’Inghilterra per il figlio, Edoardo principe di Galles.

Solo a partire dal XIX° secolo nacque una letteratura cornica, che stimolò la successiva riscoperta di tale antica lingua celtica nel secolo successivo. Tuttavia dopo la crescita economica e demografica che ha caratterizzato la fase della rivoluzione industriale tra il 1750 e il 1860, nel XX° secolo il numero dei nativi della Cornovaglia è iniziato a diminuire a causa delle migrazioni delle popolazioni autoctone a partire dalla crisi economica degli anni ’60; gli autoctoni sono passati da una presenza dell’80% negli anni ’50 al 40-50% al giorno d’oggi.

Fino al 2010 la lingua cornica era classificata dall’Unesco come estinta dall’insegnamento, ma negli ultimi anni sta godendo di una robusta ripresa anche se per il momento solo 557 persone la usano come lingua principale. Una inversione del trend che fa ben sperare per il futuro lo si è registrato con l’inaugurazione del primo asilo nido in lingua cornica, inaugurato nel 2010 e con l’adozione di segnali stradali bilingue ormai diffusi in tutta la contea.

Cornish identity

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Nel 2011, 84 mila persone del luogo hanno dichiarato sui moduli del Censimento di essere cornovagliesi anziché inglesi. Una persona su sette in Cornovaglia si considera cornovagliese, e una su tre è autoctona. Nello stesso anno il 41% degli alunni delle scuole della Cornovaglia si è descritto come cornovagliese in un sondaggio scolastico, con una crescita dell’affermazione di tale identità da parte degli studenti del +7% rispetto all’analogo rilevamento del 2009.

La mappa dell’identità del 2011 mostra un marcato gradiente ovest-est, con una presenza identitaria di popolazione nativa situata nell’entroterra ad ovest della contea, rispecchiando lo spostamento degli antichi popoli a fronte della progressiva avanzata inglese.

L’unica eccezione a tale distribuzione sono nelle aree turistiche più caratteristiche come Lelant/Carbis Bay, l’area di Newquay, le parrocchie settentrionali di Helford, e la baia di St. Austell dove la presenza cornica è presente a fronte di una forte presenza inglese. Il nucleo più fortemente etno-nazionalista in Cornovaglia è situato nel vecchio quartiere centrale minerario di Camborne-Redruth.

Il riconoscimento dello status ufficiale di appartenenza alle antiche sei nazioni celtiche equipara la Cornovaglia con gli stessi diritti e le stesse tutele delle altre nazioni celtiche della Gran Bretagna, ai sensi della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del 1995, ratificata dal Regno Unito nel 1998.

Gli obiettivi generali della Convenzione quadro assicurano che gli Stati firmatari rispettino i diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, impegnandosi a combattere le discriminazioni, promuovere l’uguaglianza, preservare e sviluppare la cultura e l’identità delle minoranze nazionali, garantire alcune libertà in relazione all’accesso ai media, alle lingue minoritarie e all’educazione, incoraggiando la partecipazione delle persone appartenenti a minoranze nazionali alla vita pubblica.

Dunque è tale Convezione ad aver aperto la strada a tale successivo riconoscimento politico da parte di Londra. La lingua della Cornovaglia è l’unica lingua in Inghilterra riconosciuta ai sensi del Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d’Europa.

Dal 2010 il governo di Londra ha erogato più di 500 mila sterline al Cornish Language Partnership for the development and promotion of the Cornish language; e il mese scorso il governo Tory-Libdem ha stanziato altri finanziamenti governativi promettendo ulteriori 120 mila sterline alla Cornish Language Partnership (MAGA), per realizzare programmi atti a promuovere e sviluppare la lingua cornica, e tra le varie iniziative si prevede anche la creazione di una stazione radio online.

L’interessamento del vicepremier e leader Liberaldemocratico, Nick Clegg alla promozione del cornovagliese non è casuale né recente, dato che la Cornovaglia era fino al 2005 un loro feudo politico locale, e i 3 loro deputati eletti a Westminster nel 2010 provengono proprio da tale regione. Il riconoscimento quale minoranza etnica è però una vittoria della popolazione e di quegli attivisti che hanno a lungo insistito, con il lobbying e la presentazione anche di due relazioni formali indirizzate al Parlamento di Londra, affinché al popolo della Cornovaglia fosse riconosciuta la sua peculiare identità a livello linguistico e culturale rispetto agli inglesi.

Il segretario al Tesoro, Danny Alexander, ha simbolicamente annunciato la notizia a Bodmin la capitale storica della Cornovaglia e non a Truro, centro amministrativo e unica città dell’attuale contea cerimoniale, ubicata nell’estremità della penisola sud-occidentale dell’Inghilterra. «La gente della Cornovaglia ha una storia gloriosa e una distinta identità. Sono lieto che siamo stati in grado di riconoscere ufficialmente questo e consentire al popolo della Cornovaglia di avere stesso status delle altre minoranze nel Regno Unito», riporta The Independent.

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Anche Stephen Williams, ministro delle comunità, ha esultato per l’evento «questo è un grande giorno per il popolo di Cornovaglia il quale ha condotto una lunga campagna per la peculiarità e l’identità dei cornovagliesi ad essere riconosciuti ufficialmente. La Cornovaglia e il Galles sono i popoli più antichi su quest’isola e come gallese orgoglioso non vedo l’ora di vedere la bandiera di San Piran sventolare con orgoglio celtico supplementare il prossimo anno il 5 Marzo» (St Piran’s Day, festa nazionale della Cornovaglia n.d.r.).

Eppure complice anche l’indizione del referendum d’autodeterminazione della Scozia, tale annuncio potrebbe però rivelarsi presto una nuova insidia per il governo centrale di Londra; infatti tale riconoscimento potrebbe prefigurare la richiesta di un percorso per ottenere maggiori autonomie territoriali e un maggior decentramento degli affari interni da Londra a Truro da parte del movimento nazionalista cornovagliese (in particolare il Revived Cornish Stannary Parliament, la Cornish Constitutional Convention e personaggi come John Angarrack), da sempre oppositore dell’attuale status costituzionale della Cornovaglia, e all’appartenenza delle proprie terre nel sistema amministrativo inglese delle attuali contee, a partire dalla loro approvazione sancita dal Local Governments Act del 1888.

Nel 2001 fu presentata all’allora premier Tony Blair una petizione dove molti residenti chiedevano un più alto grado di autonomia dall’Inghilterra, o una vera e propria secessione che avrebbe creato una quinta nazione autonoma nel Regno Unito. All’interno della Cornovaglia esiste un forte desiderio indipendentista in costante crescita, i sondaggi del Consiglio di Cornovaglia (organo amministrativo della contea) nell’ultimo decennio hanno registrato percentuali favorevoli alla creazione di un’assemblea regionale autonoma come in Galles e Scozia.

Nel 2002 il 46% dichiarava di essere favorevole a maggior autonomie, nel 2003 tale cifra era al 55% dei favorevoli con solo il 13% di contrari, registrando il 72% a favore di una Assemblea regionale sudoccidentale (ossia un consiglio autonomo comprendente anche il Devon). Dick Cole, leader del partito nazionalista civico di tendenze socialdemocratiche, Cornish Mebyon Kernow (I Figli di Cornovaglia o MK) fondato nel 1951, già autore nel 2003 del libro-manifesto Mebyon Kernow and Cornish nationalism, è sicuramente il più raggiante, in quanto da tempo si batte per la creazione di una assemblea nazionale in Cornovaglia distinta dal Parlamento di Londra.

Cole sul suo sito ha così commentato:

«Una notizia fantastica. Sono assolutamente felice che il governo riconosca formalmente il popolo della Cornovaglia come minoranza nazionale. E’ bello che tutti i popoli celtici di queste isole, i cornovagliesi, gli irlandesi, gli scozzesi e i gallesi vengano offerte uguali protezioni ai sensi della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali. Il popolo ha fatto una campagna su questo tema da oltre 15 anni e vorrei rendere prima o poi un sentito omaggio a tutti coloro che hanno giocato un ruolo nella lunga lotta per assicurare lo status nazionale di minoranza».

Sull’esempio dello Scottish National Party di Alex Salmond e del gallese Plaid Cymru di Leanne Wood, Cole e il suo partito puntano a cavalcare il ritorno in auge del nazionalismo cornico quale via per aprire un possibile nuovo contenzioso indipendentista con Londra, auspicando che il referendum scozzese del prossimo 18 Settembre possa positivamente contribuire ad accelerare il processo di dissoluzione del regio dominio inglese anche nelle altre nazioni celtiche britanniche.
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