Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:30 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:32 am

Indice:

1)
Contro il male assoluto nazi-maomettano o islamico o mussulmano

2)
A tutela della legittima difesa

3)
A tutela della proprietà e della propria casa e dei confini del proprio paese

4)
Contro le demenzialità del politicamente corretto

5)
A difesa della libertà di pensiero, di parola e di critica, di credere e di non credere nel rispetto della liberta altrui

6)
...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:33 am

1)
Contro il male assoluto nazi-maomettano o islamico o mussulmano





Je suis Theo van Gogh - Je suis Charlie Hebdo - Je suis Magdi Allam - Je suis Asia Bibi - Je suis Mila - Je suis Samuel Paty
viewtopic.php?f=205&t=2920
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674



Muore in un incidente il fumettista svedese Lars Vilks: nel 2007 aveva disegnato Maometto con il corpo di un cane
Fabio Luppino
04/10/2021

https://www.huffingtonpost.it/entry/muo ... 408bd8a9a4

Il fumettista svedese Lars Vilks, bersaglio di un attacco a Copenaghen nel 2015 e che viveva sotto protezione dopo aver disegnato Maometto con il corpo di un cane nel 2007, è rimasto ucciso in un incidente stradale assieme ai due agenti di polizia incaricati di proteggerlo. La polizia ha escluso l’ipotesi del dolo. “Si indaga come per qualsiasi incidente stradale e poichè sono coinvolti due agenti di polizia, l’inchiesta è stata affidata anche a una particolare sezione della procura”, ha detto un portavoce della polizia locale.
L’incidente è avvenuto domenica pomeriggio sull’autostrada E4 nei pressi della cittadina di Markaryd. L’auto sulla quale viaggiava Vilks si è scontrata con un camion che proveniva dalla direzione opposta. I due veicoli hanno poi preso fuoco.
Dopo il disegno di Maometto, che ha seguito le vignette danesi del profeta pubblicate nel 2005, Lars Vilks ha vissuto sotto protezione quasi ininterrottamente, a causa di numerose minacce e attacchi da parte degli islamisti.



La vittoria dei taglialingue
Giulio Meotti
6 ottobre 2021

https://meotti.substack.com/p/la-vittor ... glialingue

Al Qaeda pubblicò una terrificante most wanted list, come quelle dell’FBI. Titolo: “Yes we can. Un proiettile al giorno leva l'infedele di torno…”. Vivi o morti, con le foto dei ricercati dell’internazionale islamista.

Il vignettista svedese Lars Vilks, uno dei nomi di maggior profilo nella lista (qui la mia intervista che gli feci al tempo), è morto due giorni fa con gli uomini della sua scorta in un terribile incidente stradale su cui si sta facendo luce. Come ha scritto il giornalista inglese Douglas Murray, “Lars Vilks era un uomo e un artista di enorme coraggio. Non avrebbe mai dovuto trovarsi in questa situazione, e se altri artisti e altri in tutta Europa non fossero stati così codardi, allora non lo sarebbe mai stato”. Ieri i fondamentalisti islamici esultavano in tutto il mondo per la morte di Vilks dopo 14 anni sotto la più alta protezione della polizia.

Che fine hanno fatto gli altri?

Salman Rushdie ha detto alla BBC che oggi nessuno pubblicherebbe I Versetti satanici che lo hanno portato a finire in quella lista.

Carsten Juste, che da direttore del giornale danese Jyllands Posten pubblicò le vignette su Maometto, ha chiesto scusa e lasciato il giornalismo.

Flemming Rose, il redattore del Jyllands che commissionò le caricature, ha visto i Talebani offrire una taglia a chi lo ucciderà, ha rassegnato le dimissioni e pubblicato un libro dal titolo eloquente: La tirannia del silenzio.

Kurt Westergaard (qui la mia intervista), il vignettista della più famosa delle caricature, è morto lo scorso luglio nella sua casa-bunker dove hanno cercato di assassinarlo.

Molly Norris, vignettista del Seattle Post, è diventata un “fantasma”. Ha cambiato nome, non si è fatta più vedere in giro. Di lei non si sa più niente dopo che l’FBI la inserì in un programma di protezione dei testimoni. Uno dei suoi datori di lavoro al Seattle Weekly ha scritto: "Paragona la situazione al cancro. Potrebbe non essere niente, potrebbe essere urgente, potrebbe andare via e non tornare mai più, o potrebbe spuntare di nuovo quando uno meno se lo aspetta…”.

Geert Wilders è vivo soltanto grazie al fatto che è protetto da una unità militare dell’esercito olandese generalmente addetta a garantire la sicurezza di una ambasciata in Afghanistan. Wilders deve indossare il giubbotto antiproiettile anche nei dibattiti televisivi. Qualcuno potrebbe attentare alla sua vita, uno spettatore, un tecnico delle luci o un poliziotto, come è successo all'ambasciatore russo ad Ankara. Il suo entourage è anonimo. Quando il livello d'allerta sale, Wilders non sa dove passa la notte, lo portano via e basta. Per mesi ha visto la moglie due volte a settimana, in un appartamento sicuro e quando lo decideva la polizia.

Stephane Charbonnier, direttore di Charlie Hebdo, è stato ucciso con otto colleghi e agenti di scorta. Il suo libro postumo è oggi impossibile da mettere in scena in Francia, rivela L’Express. E il suo predecessore, Philippe Val, oggi è vivo grazie ai 17 poliziotti che lo proteggono.

Ayaan Hirsi Ali, che con Theo Van Gogh (assassinato) realizzò il film Submission, ha lasciato l’Olanda e cercato riparo negli Stati Uniti, dove è sotto protezione.

Ulf Johansson, il direttore del giornale Nerikes Allehanda che pubblicò le caricature di Vilks, si è visto mettere una taglia di 50.000 euro dai fondamentalisti islamici e si è dimesso.

Il vignettista olandese Nekschot vive nascosto e non disegna più.

Lars Hedegaard, direttore della International Free Press Society, è scampato a un attentato sotto casa in Danimarca e ora vive nascosto.

Come dice giustamente Douglas Murray, Lars Vilks era in quella macchina solo a causa della miserabile codardia dei nostri cosiddetti artisti e giornalisti, una "comunità" che passa tutto l'anno a scambiarsi premi per il loro “coraggio”. E così un uomo veramente eroico è morto solo e nascosto. In attesa che i fondamentalisti islamici ne depennino un altro dalla lista…

Pubblico la mia intervista su “Il Foglio” di un anno fa con uno dei giornalisti nella lista dei bersagli di Al Qaeda, il danese Flemming Rose.

Nell'estate del 2005, a una festa, il disegnatore danese Käre Bluitgen incontra un giornalista dell'agenzia di stampa Ritzaus. Gli confida che nessuno è disposto a illustrare il suo libro per bambini su Maometto. "Molti disegnatori hanno rifiutato per paura". Come la maggior parte dei giornali danesi, il Jyllands-Posten pubblica un articolo sull'autocensura. A Flemming Rose, capo redattore della cultura del quotidiano, viene in mente di contattare dodici vignettisti per testare lo stato della libertà di espressione. Devono realizzare le caricature del Profeta dell'islam. Quella che segue è una storia nota e agghiacciante. Mai decisione editoriale ebbe più conseguenze. L'ex presidente del gruppo che pubblica il Jyllands-Posten, Jorgen Ejbol, avrebbe speso 13,6 milioni di euro per garantirne la sicurezza dei giornalisti. Nelle ultime settimane in Francia il professor Samuel Paty è stato decapitato per quelle vignette, giornalisti di un settimanale satirico che le avevano appena ripubblicate sono stati esfiltrati di casa per motivi di sicurezza, un attacco col coltello è avvenuto sotto la vecchia sede di quel settimanale, nella basilica di Nizza un terrorista che aveva la foto dell'assassinio di Paty ha ucciso tre fedeli e ieri sono arrivate nuove minacce di morte per Mila, la liceale francese da gennaio sotto protezione ("farai la fine di Paty"). Da quando ha deciso di pubblicare le vignette accompagnandole a un suo testo di rivendicazione, sulla testa di Flemming Rose pende una condanna a morte che non va in prescrizione e per questo vive sotto scorta. Il suo nome, assieme a quello di Salman Rushdie, è nella black list di al Qaida pubblicata dalla rivista Inspire insieme a quello di Stéphane Charbonnier, il direttore di Charlie Hebdo già ucciso il 7 gennaio 2015. La testa di Rose è finita sulla picca delle caricature islamiche. I talebani hanno offerto una ricompensa a chi lo ucciderà. L'Fbi ha sventato un piano già in fase avanzata per ucciderlo irrompendo nel suo ufficio ad Aarhus. Il suo quotidiano è sfuggito da cinque a dieci tentati attacchi terroristici negli ultimi nove anni. L'ufficio di Rose al giornale è stato più volte evacuato per allarmi bomba. Un suo omonimo ha cambiato nome, in Danimarca, a scanso di equivoci. E quando Rose è stato invitato a parlare a Oxford, l'intelligence inglese ha organizzato "la più grande operazione di sicurezza da quando Michael Jackson aveva visitato la cittadina universitaria".

Rose, che si è formato come corrispondente in Unione Sovietica, ha deciso di parlare con noi. "Come tutti, sono rimasto scioccato dall'assassinio di Samuel Paty. Ma non sono rimasto sorpreso. Il terrorista è stato elogiato sui social e molti musulmani hanno preferito attaccare la vittima e la Francia e non chi ha decapitato Paty. Questa decapitazione colpisce al cuore i valori repubblicani francesi e il ruolo della scuola nella promozione di questi valori, tra cui la libertà di parola e la tolleranza". Rose ha scritto un libro dal titolo eloquente sulla libertà di espressione, "La tirannia del silenzio". "La libertà di parola è per definizione un'idea radicale e, quindi, sempre minacciata", ci spiega. "Fa parte della natura umana volere mettere a tacere i discorsi che non ci piacciono. Ci vogliono educazione, coltivazione e pratica per sviluppare la tolleranza alla parola che odiamo - e per tolleranza intendo la nostra capacità di convivere con cose che odiamo senza ricorrere a violenza, minacce, intimidazioni o divieti. Nel corso della storia, la libertà di parola è stata l'eccezione, non la regola. Ogni generazione deve scegliere e combattere le sue battaglie per difendere questo diritto fondamentale. E' una guerra che non potrà mai essere vinta una volta per tutte. Non credo che l'islam in sé e per sé rappresenti una minaccia alla libertà di parola. Conosco musulmani che sostengono il diritto di pubblicare vignette del Profeta anche se non gli piacciono. Tuttavia, è vero che gli europei di origine musulmana tendono a essere meno favorevoli alla libertà di espressione rispetto alla popolazione in generale e questo è un problema. Avendo vissuto per quindici anni all'ombra del Profeta ho dovuto pensare alla questione islamica, alla libertà di parola e a quella religiosa, e per mia esperienza troppi musulmani credono che la blasfemia e l'apostasia siano reati capitali che giustificano la pena di morte. Penso che i musulmani debbano elaborare una dottrina che sia più tollerante nel prendere in giro figure e simboli religiosi e accettare il diritto a lasciare la religione o a cambiarla. Se guardi ai paesi a maggioranza musulmana, tredici hanno leggi che prevedono la pena di morte per blasfemia e apostasia. Stiamo parlando di 725 milioni di persone che convivono con tali leggi, ovvero più delle persone dell'Unione europea e più del doppio della popolazione degli Stati Uniti. Nella maggior parte dei paesi la pena di morte per blasfemia viene applicata raramente, ma la punizione incarna le norme sociali e culturali dominanti e le leggi contro la blasfemia e l'apostasia sono spesso utilizzate per mettere a tacere oppositori politici e dissidenti. La mia opinione è che siamo in una guerra calda con i musulmani violenti e in una guerra fredda con i musulmani antidemocratici e illiberali. Dal 2006 in Europa sono emerse nuove minacce alla libertà di parola, sotto forma di restrizioni governative per arginare ogni tipo di incitamento all'odio. C'è grande pressione per approvare nuove leggi che criminalizzano la disinformazione qualunque cosa essa significhi. A livello globale ed europeo, la protezione della parola online e offline è finita in declino negli ultimi dieci anni e questa tendenza non è incoraggiante, anche se lo smartphone ha fornito a tutti noi l'opportunità di comunicare con miliardi di persone".

In un altro libro, "De Besatte", l'ossessionato, Rose racconta come all'interno del suo stesso giornale gli fecero terra bruciata attorno, costringendolo alla resa e al silenzio. Il ceo, Lars Munch, gli disse: "Piantala, al quarto piano c'è gente che si chiede `ma non può smetterla?". Dopo il massacro al numero 10 di Rue Nicolas-Appert, sede della redazione di Charlie Hebdo, Rose rassegna le dimissioni. Li conosceva tutti, quei giornalisti e quei vignettisti, avendo anche testimoniato al processo del quotidiano satirico a Parigi nel 200'7. Rose non ha mai trovato un editore in Francia, perché il suo nome è sufficiente per instillare paura. A sua difesa è intervenuto Naser Khader, musulmano liberale di origini siriane: "Non biasimo coloro che si preoccupano per la sicurezza dei dipendenti. Ho guardie del corpo 24 ore su 24. Tuttavia, credo che se Flemming tiene la bocca chiusa, la democrazia sarà perduta". Nelle scorse settimane si è letto della decisione della Jyllands di non ristampare le vignette.

"Mi sono astenuto dal criticare la decisione del giornale di non ripubblicare le vignette per due ragioni", ci dice Rose. "Si direbbe: il giornale che una volta ha pubblicato le vignette di Maometto sta cercando di provocare la terza guerra mondiale o qualsiasi altra cosa. In secondo luogo, il Jyllands-Posten ha convissuto negli ultimi quindici anni con una grave minaccia terroristica e Kurt Westergaard (uno dei vignettisti, ndr) è stato quasi ucciso nella sua casa da un islamista di origine somala. Vignettisti e giornalisti di Charlie Hebdo sono stati assassinati e nel 2015 una persona è rimasta uccisa a Copenaghen in un attacco terroristico a una conferenza pubblica sulla blasfemia. In questo contesto non si può criticare il giornale per non essere disposto a mettere in pericolo la vita dei dipendenti. Tuttavia, c'è un prezzo da pagare per questa posizione e a tal proposito sono critico nei confronti del Jyllands-Posten. Si rifiutano per ragioni comprensibili di ripubblicare le vignette, ma insistono sul fatto che sostengono lo stesso tipo di libertà di parola. Questa è una stronzata. Non si può da un lato esercitare l'autocensura e dall'altro insistere sul fatto che ciò non ha conseguenze per la libera espressione".

Cosa perdiamo se non usiamo la nostra libertà di parola? "Questa domanda va al cuore del perché abbiamo bisogno della libertà di parola. Di solito, le persone identificano tre argomenti perla libertà di parola: l'argomento della verità, quello della democrazia e quello dell'autonomia. Nella situazione attuale, vorrei aggiungere un quarto argomento: abbiamo bisogno della libertà di parola per gestire le nostre differenze, i nostri disaccordi e i nostri conflitti in modo pacifico. Ciò implica che più una società è diversificata, maggiore è la libertà di parola di cui ha bisogno per dare spazio a tutti per vivere la propria vita in conformità con le proprie convinzioni, purché non violino i diritti degli altri a fare lo stesso. Sfortunatamente, la maggior parte dei paesi preferisce limitare la parola poiché le nostre società diventano più diversificate in termini di religione, cultura ed etnia. I politici e l'opinione pubblica insistono sul fatto che è necessario per il bene della pace sociale. Non sono assolutamente d'accordo. Trovo profondamente illogico lodare la diversità culturale ma allo stesso tempo chiedere minore diversità di opinioni".

L'occidente, l'unico posto nella storia dove quella libertà è stata tanto difesa, non si porta bene oggi. "Devi definire i concetti di `civiltà occidentale' e 'multiculturalismo'. Non ho alcun problema con il multiculturalismo se significa che persone con background culturali diversi vivono fianco a fianco sulla base dei principi universali di libertà e uguaglianza davanti alla legge, come affermato nei documenti fondatori francesi e americani. Associo la civiltà occidentale al cristianesimo e all'illuminismo. Dobbiamo tenere presente che il cristianesimo non è sempre stato tollerante nei confronti del dissenso. E il marxismo, il fascismo e il nazismo hanno radici europee. Dopo l'invenzione della stampa, la Riforma e le sanguinose guerre di religione in Europa, siamo riusciti a elaborare un concetto di tolleranza religiosa che ha aperto la strada alla libertà di religione e a quella di parola che ha gettato le basi per il successo della civiltà occidentale. Per riassumere: accolgo con favore un multiculturalismo che tratta le persone allo stesso modo nonostante le differenze, ma sono contro un multiculturalismo e una politica dell'identità che richiedano la ghettizzazione della società e secondo cui le persone dovrebbero essere trattate in modo diverso in base alle differenze. Questo è stato un argomento chiave per pubblicare le vignette del Profeta: alcuni musulmani hanno insistito sul trattamento preferenziale della loro sensibilità religiosa nello spazio pubblico e l'ho trovato incompatibile con i principi di una democrazia liberale. Non dovremmo chiedere di più o di meno ai musulmani, ma esattamente lo stesso come a ogni altro gruppo e individuo nella nostra società. Le vignette incarnavano questo principio. Ecco perché la pubblicazione è stata un atto di integrazione in una tradizione danese di satira religiosa, non di esclusione".

Il terrore intellettuale ora fiorisce tra le élite occidentali. "Essere autocritici è una aspetto importante della tradizione intellettuale europea. Questo, tuttavia, non è la stessa cosa dell'odio di sé e della denuncia di tutto ciò che è occidentale. Ho l'impressione che troppe persone abbiano perso la fiducia nei valori che servono come fondamento di una democrazia liberale, tra cui prima di tutto la libertà di espressione e la tolleranza intesa come capacità di convivere con ciò che non ti piace senza ricorrere alla violenza, alle minacce e divieti". Ma non è solo l'islam. Ci sono le intimidazioni di Erdogan in Europa e l'offensiva della Cina che fanno breccia in Europa. "Quando il grande scrittore russo Alexander Solzhenitsyn nel 1978 tenne il suo discorso a Harvard, disse che, da outsider arrivato in occidente - prima in Europa, poi negli Stati Uniti - una delle cose che lo colpivano era l'evidente mancanza di coraggio. Penso che Solzhenitsyn avesse capito qualcosa. La chiave della libertà è il coraggio e dobbiamo ricordare che molte persone hanno sacrificato la propria vita perla libertà di cui godiamo oggi, non era un pranzo gratis come alcuni tendono a credere. Questa è una parte del problema. L'altra è che nella nostra parte di mondo le persone non sono disposte a correre rischi. Significa che la sicurezza è sempre più importante della libertà, non solo la sicurezza fisica ma anche il comfort e la sicurezza psicologici. In un clima del genere è difficile per la libertà sopravvivere, e tra i giovani avverto mancanza di apprezzamento per essa. E questo comporta il diritto di offendere".

Che tipo di Europa ci sarà tra una generazione? Chi avrà ancora il coraggio e i mezzi per parlare? "Per natura sono abbastanza ottimista, ma al momento trovo difficile intravedere un percorso per l'Europa che renda possibile da un lato vivere con una diversità crescente e dall'altro rimanere fedele a valori fondamentali come la libertà di parola, di religione e tolleranza", conclude Rose. "Temo che l'Europa diventerà sempre più irrilevante, consumata da conflitti interni e da una graduale erosione dei principi che ne hanno fatto il successo. Stiamo diventando una civiltà decadente, senza scopo. Ma spero di sbagliarmi". Rose ricorda un precedente. Nel 1933 un vignettista danese di nome Hans Bendix pubblicò sul giornale socialdemocratico Aandehullet alcune caricature irriverenti su Hitler e il nazismo, profetizzando la distruzione dell'Europa. Il governo danese, per ammansire chi marciava al passo dell'oca a Berlino, chiese di fermare le vignette e minacciò Bendix di licenziamento se non avesse rinunciato. E così accadde. Sette anni dopo, la Danimarca fu invasa dai nazisti mentre, come diceva George Orwell, i "poetini continuavano a grattarsi reciprocamente la schiena". L'appeasement non ha mai portato fortuna.




"Condannato a morte per una menzogna"
Giulio Meotti
16 ottobre 2021

https://meotti.substack.com/p/condannat ... a-menzogna

Pubblico da “Il Foglio” di oggi la mia intervista a David di Nota, romanziere francese autore di “J’ai exécuté un chien de l’enfer”, libro-inchiesta sulla decapitazione di Samuel Paty, il 16 ottobre 2020. E’ un racconto spaventoso su come una falsa accusa di islamofobia, mista alla debolezza dello stato francese prono all’islamismo, abbiano portato all’assassinio di questo professore fuori dalla sua scuola media. Non è un caso che il parlamentare inglese David Amess sia stato ucciso nel primo anniversario di Paty.

La foto che pubblico mostra Samuel Paty con la moglie e il figlio. Un uomo dallo sguardo velato di quella gentilezza e intelligenza che fissa, abbracciandola, la verità e la vita. Il suo assassinio - orchestrato a dovere da chi vuole distruggere l'Europa - è la storia più importante, più tragica, meno discussa e su cui c’è stata meno mobilitazione. E questo, almeno a me, fa molta paura.


Prof. all’inferno
di Giulio Meotti

"Delitto istituzionale”, “barbarie amministrative dal volto umano”, “dittatura del rispetto”. Le parole sono dure, l’accusa tremenda. Servono per “capire l’incubo in cui è stato fatto prigioniero Samuel Paty”. Il libro del romanziere David di Nota, J’ai exécuté un chien de l’enfer (Le Cherche Midi), riprende la frase con cui sui social Abdullah Anzorof ha rivendicato la decapitazione, esattamente un anno fa, del professor Paty: “Allah, ho ucciso un cane dell’Inferno che ha osato infangare il tuo nome”.

Il libro è una spaventosa lente d’ingrandimento sulla nostra vigliaccheria. Di Nota smonta la “meccanica infernale del ricatto”, la “deviazione totale dell’antirazzismo” e l’uccisione di un uomo che voleva “semplicemente, e onestamente, fare il suo lavoro”. Per di Nota, romanziere pubblicato da Gallimard che ha fatto della letteratura uno degli elementi della comprensione del mondo, il riferimento a Kafka era d’obbligo: “Kafka è uno dei grandi maestri del morire solo, uno dei grandi educatori di questo schiacciamento che, alla fine, ti isola completamente. Nel ‘Processo’, Joseph K. viene catturato nelle fauci di una macchina amministrativa che rende impossibile qualsiasi difesa”. Samuel Paty è il suo Joseph K. “Il professore è accusato di un crimine razzista che non esiste, sulla base di una voce inventata. Invece di proteggerlo, l’istituzione decide di rieducarlo e di fargli chiedere scusa, per il suo bene e in nome della convivenza. Alla fine del Processo, due uomini lo pugnalano con un coltello, così Joseph K. dice: ‘Come un cane’”. Nella relazione dell’ispettore c’è scritto: “Samuel Paty ha offeso gli studenti”. Quando viene convocato, Paty dichiara: “L’anno prossimo sarò interessato alla libertà di movimento in Cina”. Un modo per dire: ho capito il messaggio, devo tacere. E tutti hanno “capito”, con quella decapitazione.

“Ciò che mi ha subito colpito dell’attacco del 16 ottobre 2020 non è che gli islamisti si comportino da islamisti decapitando un uomo: bisognerebbe essere straordinariamente ingenui per essere sorpresi da questo”, ci dice David di Nota. “No, ciò che ha immediatamente attirato la mia attenzione è che strati su strati di commenti sono stati ammucchiati su strati di commenti prima che io cercassi di scoprire, molto semplicemente, cosa fosse successo. Vorrei fare subito un esempio: all’indomani dell’assassinio, in Francia è scoppiata una polemica, iniziata dal ministro dell’Istruzione superiore, Frédérique Vidal, sull’esistenza – o meno – dell’‘islamogoscismo’. Esiste una cosa simile? Si scopre che la realtà ha già risposto a questa domanda. Basta analizzare gli argomenti dell’islamista che ha guidato la campagna d’odio contro Samuel Paty, Abdelhakim Sefrioui, argomenti che riprendono tutti i temi cari alla cosiddetta sinistra radicale (come il razzismo di stato o l’idea che la difesa della laicità francese sarebbe un’arma contro i musulmani), per osservare questa collusione in loco. Vi rimando al video di Sefrioui su questo punto, che sarebbe sbagliato ignorare. Non solo questa collusione oggettiva esiste, ma è ciò che ha fatto precipitare l’omicidio di Samuel Paty. Rispondere a questa domanda in astratto invece di partire dall’assassinio stesso è un grave errore, a meno che non si consideri che la realtà non ha nulla da insegnarci, se non rifugiarsi nella negazione. Bisogna dunque partire dal singolare per risalire al generale, non il contrario. Ho sentito il bisogno di rimettere tutto sul tavolo, di raccontare i fatti uno dopo l’altro, cercando di cogliere la dinamica che ci porta da una voce infondata sulla presunta islamofobia di Samuel Paty (una voce iniziata da un alunno che non era in classe) alla decapitazione di un uomo”.

A un anno di distanza si pubblica la tesi di laurea di Paty dedicata al colore nero e si scopre non un semplice professore, ma un attento studioso del proprio tempo. “Si è fatto molto per presentare Samuel Paty come una specie di insegnante ingenuo” continua di Nota. “E’ fondamentale capire perché la sua stessa gerarchia ha difeso questa versione. Torniamo ai fatti cronologicamente: mentre l’insegnante era oggetto di minacce fisiche orchestrate da un noto islamista, l’Education Nationale ha scelto – ammiriamo il tempismo – di accusare l’insegnante di aver commesso un ‘errore’. Quale errore? Quello di ‘offendere’ (questo è il termine usato) gli ‘alunni’. Questa è una tesi molto strana. In primo luogo, perché è falso – Samuel Paty non offendeva i suoi allievi: al contrario, essi testimoniavano il carattere positivo del corso e la buona atmosfera generale. In secondo luogo, perché questa tesi è quella del bugiardo, cioè dello studente che non era in classe. Questa è un’anomalia molto curiosa, che il rapporto ufficiale dell’Ispettorato generale si è guardato bene dal menzionare, e tanto meno dal spiegare. In contrasto con questo approccio mostro nel mio libro che Samuel Paty era perfettamente lucido, sia sugli islamisti che cercavano di destabilizzare il suo corso sulla libertà di espressione, sia sul ‘sostegno’ – ambiguo, strano e ambivalente a dir poco – della sua amministrazione. Quando dichiarò alla stazione di polizia, tre giorni prima del suo assassinio, ‘non ho commesso alcun reato nell’esercizio delle mie funzioni’, stava rispondendo, non al commissario, ma alla sua amministrazione. Resta una domanda fondamentale: perché vogliamo che l’insegnante ammetta a tutti i costi un ‘errore’? Questa è la domanda che ci porta al cuore dell’inconcepibile, la domanda che rivela il punto cruciale che l’amministrazione non riconoscerà mai. Si è cercato di ‘riformulare’ l’insegnante in segno di buona fede verso la coorte di molestatori nella speranza che, per grazia di questa riformulazione, le cose si calmassero. L’insegnante è diventato la miccia perfetta, la variabile di aggiustamento, il colpevole ideale, ed è per questo che, fin dall’inizio (cioè il 6 ottobre), è stato chiesto a Samuel Paty di scusarsi per un malinteso creato da un alunno che non era in classe. ‘L’assurdità della situazione è, come spesso accade, comica’, ha scritto l’insegnante in una email”.

Tanti dunque i colpevoli… “Non attacco mai le persone nel mio libro e non prendo mai la posizione di un giudice. Questo non è il mio lavoro. Il mio compito è quello di far emergere il più chiaramente possibile la crudeltà che l’omicidio di Samuel Paty – una disposizione amministrativa così singolare – nasconde. La crudeltà non è l’islamismo. E’ molto facile condannare l’islamismo, ma è molto più difficile esaminare la crudeltà sistemica che espone e continua a esporre quotidianamente gli insegnanti, gli indispensabili trasmettitori della nostra cultura. L’assassinio di Samuel Paty ci offre l’opportunità di farlo, a condizione, come direbbe Althusser, di ‘non raccontarci storie’. Questo è ciò che è in gioco in questo libro, un libro profondamente letterario. Per tutto questo, questo libro non è una fiction. Questo libro è la saggistica che oppongo a tutti coloro che vogliono raccontarci delle storie”.

Cosa c’è in gioco in questo assassinio? “‘Perché cercate di seminare discordia?’. Ecco come i molestatori di Conflans Saint-Honorine hanno fatto pressione su Samuel Paty prima di presentare l’insegnante come un islamofobo sui social (fino a quando Abdoullakh Anzorov, l’assassino, gli ha dato la caccia). Gli islamisti sono maestri nel ribaltare la situazione, ma non sono gli unici. ‘Samuel Paty è stato assassinato? Questa è la prova che il laicismo francese è colpevole’, così ragionano alcuni editorialisti del New York Times e una parte significativa dell’intellighenzia francese e internazionale. Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che le stesse tattiche intimidatorie furono usate qualche mese dopo in Inghilterra, nello Yorkshire, alla Batley Grammar School. Ancora una volta, i cosiddetti ‘genitori degli alunni’ sono venuti a minacciare un insegnante in nome dei loro divieti religiosi; ancora una volta, gli alunni sono venuti in difesa del loro insegnante sottolineando che non erano affatto ‘scioccati’ dalla vignetta di Charlie Hebdo mostrata durante la lezione. Se la rabbia dei credenti si spiega con l’insufficiente apertura o tolleranza del laicismo francese, perché questo ricatto avviene in Inghilterra, in un paese con una tradizione politica così diversa? La verità è che il caso contro la laicità francese non regge. Indipendentemente dalle loro tradizioni e singolarità, tutte le società laiche sono sotto attacco allo stesso modo in Europa, quindi non è difficile osservare che lo stesso ricatto si ripete ovunque. La sfida è osservare come reagiamo quando un individuo è inseguito dagli islamisti. La sfida è osservare come le società laiche difendono i propri principi quando sono attaccate alla base da ‘imprenditori della rabbia’ che confondono la religione con la violenza. In una società laica, ognuno è libero di credere o non credere, ma nessuno ha il diritto di imporre i suoi divieti religiosi a tutti gli altri: va da sé che minacciare un insegnante in nome di un divieto religioso tradisce una totale mancanza di comprensione di questi principi”.

Di Nota teme che l’assassinio di Samuel Paty sia il preambolo di un futuro oscuro. “Se c’è una cosa che temo, è che il nuovo imperativo del sistema educativo nazionale francese (‘formare meglio gli insegnanti alla laicità’) servirà solo a mettere ancora una volta l’insegnante sulla sedia elettrica. Queste due questioni, la formazione degli insegnanti alla laicità e il nome di Samuel Paty, continuano a essere sovrapposte l’una all’altra, come se un errore pedagogico fosse la causa dell’assassinio. Questo è sia moralmente indecente che intellettualmente disonesto. Come ne ‘Il Processo’ di Kafka, tutto parte da una calunnia”.

All’alba del’11 settembre 1977, nella prigione delle Baumettes di Marsiglia, fu ghigliottinato un tunisino, Hamida Djandoubi, colpevole di aver strangolato, dopo orribili sevizie, una ragazza. Fu l’ultimo decapitato legalmente di Francia. Quattro anni dopo, il ministro della Giustizia Robert Badinter metterà al bando la pena capitale. Ma quarant’anni dopo ecco tornare la ghigliottina nelle strade francesi sotto forma di una decapitazione senza colpa, senza processo, senza testimoni, senza accuse, senza difesa. Soltanto la testa di un professore che rotola al grido di Allah è il più grande.


Alberto Pento

Condannato a morte e ucciso dai criminali nazi maomettani per aver detto la verità su Maometto trattata dai filo nazi maomettani come islamofobia.
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:34 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:34 am

Asia Bibi la cristiana pachistana assolta dopo 10 anni di prigione ma costretta a emigrare e a rifugiarsi in Occidente
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2807

Islam e persecuzione e sterminio dei cristiani (cristianofobia)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 181&t=1356



"Le chiese cianciano di clima e uguaglianza di genere, ma tacciono sui cristiani perseguitati"
Giulio Meotti
11 novembre 2021

https://meotti.substack.com/p/le-chiese ... guaglianza

Il direttore del grande quotidiano liberale tedesco Die Welt, Ulf Poschardt, ha scritto un editoriale durissimo contro lo strabismo delle chiese. È quello che avevo provato a spiegare giorni fa nella newsletter. Per trovare simili commenti si deve andare sulla stampa straniera, perché quella italiana è morta anche se ancora non gli è stato comunicato il decesso. Ecco l’articolo di Poschardt.

Le chiese si occupano di grandi questioni: salvare il clima, giustizia per tutti e - proprio come i cattolici - mettere un asterisco di genere su Dio in modo che il Creatore del cielo e della terra non risulti troppo patriarcale. I congressi delle chiese si distinguono dai congressi dei Verdi solo per i loro inni. Le chiese parlano a sproposito delle sfide morali della politica mondiale e restano scandalosamente silenti quando si tratta di denunciare cose ovvie che le riguardano.

La profanazione di una chiesa, per esempio, come è stato fatto a Nordhausen in Turingia da un rifugiato afgano di 25 anni. È stato distrutto un crocifisso che era stato salvato dalle macerie dopo il bombardamento di Nordhausen nella seconda guerra mondiale. Purtroppo non fa eccezione: i crimini anti-cristiani sono in aumento. Secondo l'Ufficio federale di polizia criminale, i casi registrati a livello nazionale sono aumentati di oltre il dieci per cento dal 2020. Si sputa sulle statue dei santi, si profanano le croci, si urina nelle vasche dell'acqua santa. C'è poco da sentire su questo da parte delle chiese, così adatte a un talk-show con la loro morale. Anche dopo l'evento scandaloso nella regione meridionale dello Harz sono rimaste piuttosto tranquille.

Perché? Perché questo crimine e il suo autore non si adattano alla politica migratoria ingenua delle chiese, che sostengono organizzazioni dubbie di aiuto ai rifugiati come Sea-Watch (attiva davanti alle coste italiane), che a loro volta sono finanziate da antisemiti del boicottaggio come Ben&Jerry's. Le chiese continuano a perdere membri in massa. Non sopportano più predicatori la cui la codardia sociale li fa entrare in conflitto con il disprezzo musulmano per i cristiani e l'antisemitismo.

Le immagini di figure di Gesù frantumate, con gli occhi carbonizzati o le gambe mozzate, traumatizzano i credenti e si aspettano che la loro chiesa protesti più forte. Nel mondo, 340 milioni di cristiani sono considerati perseguitati. Qualcosa che non rientra nella liturgia sacrificale delle chiese, che preferiscono fare del paternalismo sui poveri musulmani e i rifugiati.

Per quanto tempo ancora andrà avanti tutto questo?



Buon Natale, Bon Nadal, Merry Christmas

viewtopic.php?f=196&t=2981
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0364416352



Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani
Il papa malvagio che sta dalla parte dei ladri, dei farabutti, dei violenti, dei criminali, dei carnefici e del male sempre contro le loro vittime e contro il bene.
Tutte le demenzialità e le incoerenze di un uomo che non merita il mio rispetto e che ci fa tanto del male
viewtopic.php?f=199&t=2933
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6636654604
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:36 am

Libertà e protezione per Tommy Robinson l'eroe europeo anti nazismo maomettano
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =25&t=2782
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... cation=ufi



Il timore dell'Islam non è una fobia ma un giusto timore per qualcosa che è tra i mali peggiori della terra, un male assoluto.


Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2523
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1751910232

La paura e l'orrore nei confronti dell'Islam o nazismo maomettano non è motivata da paure irrazionali per fatti supposti ma inesistenti e da pregiudizi malevoli e falsi come nel caso della giudeofobia,
ma è motivata esclusivamente dai dati di fatto:
-dalla vita di Maometto, dal suo cattivo esempio, dai suoi crimini, dalle sue parole;
-da quanto prescritto di malvagio e violento nel Corano e in altri testi islamici;
-da quanto hanno fatto di male i suoi seguaci nel corso della storia, lungo i 1400 anni di esistenza del nazismo maomettano;
-da quanto a tutt'oggi fanno di male i nazi maomettani nei loro paesi teocratici;
-da quanto i mussulmani fanno di male in giro per il mondo e da tutti i problemi e i conflitti che provocano.


La paura è una cosa la fobia è un'altra.
La paura è un sentimento/sensazione giustificata, motivata, ragionevole, la fobia invece è una paura ingiustificata, irragionevole, immotivata, una malattia.
Nei confronti dell'Islam o nazismo maomettano io non ho fobia ma paura più che giustificata, motivata e ragionevole. Si tratta della naturale paura per il male.
Il politicamento corretto ha trasformato la paura in fobia per sostenere il nazismo maomettano.
La paura ti porta al conflitto all'ultimo sangue con l'Islam, la trasformazione della paura in fobia ti porta alla graduale sottomissione al nazismo maomettano.
La paura riguarda un male vero, reale, mentre la fobia riguarda un male fittizio irreale prodotto dalla mente malata.
L'Islam è fondato sul terrore, usa gli stessi metodi della mafia, ma più in grande.
L'Europa ha paura dell'Islam, una folle paura ma anziché combatterlo, per contraddizioni strutturali interne all'Europa, per convenienze politiche ed economiche, per paura all'uso della violenza e per altre ragioni preferisce ragionare in termini di fobia che è come mettere la testa sotto la sabbia difronte al pericolo.



Tutorial per chi inizia a studiare l’Islam
La decisione di iniziare a studiare l’Islam in profondità non può che partire da queste considerazioni, basate sulla realtà che osserviamo.
https://www.facebook.com/watch/?v=85165 ... aggr_v_ids[0]=851651875503106&aggr_v_ids[1]=632574741070001&notif_id=1636399859976254&notif_t=watch_follower_video&ref=notif


Islam, Maometto, Allah, Corano e Sharia sono orrore e terrore
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2644



Il tempio o la casa della libertà e della non credenza, della ragione e dello spirito universale dedicata a Ipazia, a Giordano Bruno, a Girolamo Savonarola, a Arnaldo da Brescia, a Oriana Fallaci, a Magdi Allam, a l'eretico Cristo, a tutti gli apostati e gli eretici morti per le loro idee e la nostra libertà.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =24&t=1383


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinseci all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139

Ecco, questo è l'Islam o nazismo maomettano e non altro!

Un povero labile dano-norvegese convertitosi chissà perché e chissà come al nazismo maomettano ha fatto strage in Norvegia.
Chissà perché quelli che si convertono al cristianismo non amazzano mai nessuno mentre quelli che si convertono al maomettismo fanno sempre stragi?
Strano che la religione di pace islamica produca questi effetti criminali.
I nazi maomettani afroasiatici migrati in Norvegia lo avranno istigato al massimo e lui per farsi bello ha fatto strage della sua gente non islamica e loro si staranno sfregando le mani dalla contentezza.



Attentato Norvegia, chi è il killer armato di arco e frecce. "Si era convertito all'Islam"
14 ottobre 2021

https://www.quotidiano.net/esteri/norve ... -1.6917880

Le autorità che investigano sulla strage nella cittadina nel sud-est della Norvegia non escludono l'atto di terrorismo. Svelata l'identità del killer, su Facebook l'annuncio della sua conversione all'Islam

Oslo, 14 ottobre 2021 - L'arciere killer che ieri ha ucciso cinque persone a Kongsberg, nel sud-est della Norvegia, si chiama Espen Andersen Brathen, è un danese di 37 anni convertito all'Islam. L'uomo che ha preso di mira i passanti, è residente da anni nelle piccola cittadina di 28mila persone, a un'ottantina di chilometri da Oslo. Inoltre era già noto alle forze dell'ordine . I servizi di sicurezza: "E' terrorismo", ma il movente deve essere ancora chiarito. L'uomo è formalmente accusato di omicidio. Su Facebook in un video aveva annunciato la sua conversione all'Islam. Secondo il sito del quotidiano Aftenposten Brathen sarà sottoposto a perizia psichiatrica.

Il giovane, armato di arco e frecce, ha colpito in diverse zone della cittadina uccidendo cinque persone, 4 donne e un uomo tra i 50 e i 70 anni, e ferendone due (di cui un agente non in servizio), fino a quando la polizia, intervenuta in forze, lo ha arrestato dopo un breve scontro. Ora è in carcere nella cittadina di Drammen.

Figlio di madre danese e padre norvegese, il 37enne, secondo quanto riferito dal suo legale, ha collaborato con gli investigatori che lo hanno interrogato tutta la notte. L'ipotesi di un atto terroristico resta l'ipotesi principale, inoltre in conferenza stampa la polizia ha confermato che aveva già avuto contatti con il sospettato per timori di radicalizzazione all'Islam.

Il funzionario di polizia norvegese, Ole Bredrup Saeverud, in conferenza stampa ha detto che l'uomo era stato seguito nel 2020 proprio per i sospetti di una sua radicalizzazione all'Islam, ma "non c'erano state segnalazioni su di lui nel 2021". Inoltre la polizia ha parlato dell'utilizzo di altre armi, oltre arco e frecce. Sembra quasi certo che abbia agito da solo. "Stiamo indagando per confermarlo, non abbiamo informazioni diverse, ma stiamo continuando le indagini per essere completamente sicuri", ha aggiunto il portavoce delle autorità si sicurezza.

Secondo i servizi di sicurezza l'attacco a Kongsberg sembra essere un "atto di terrorismo", ma al momento non hanno alzato il livello di allerta nel Paese. "Ma le indagini determineranno con maggiore chiarezza quali sono state le motivazioni", si legge in un comunicato.


Mussulmani dementi che uccidono gridando Allahu Akbar, Allah è il più grande
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2043



Chissà perché gli ebrei, i cristiani, gli indù, i buddisti, i confuciani, i taoisti, gli zoroastriani e tanti altri non vanno in giro ad ammazzare nessuno in nome e per conto del loro dio.
Solo gli islamici o nazi maomettani lo fanno e lo fanno per tre irragionevoli motivi:
1) per assoluto, disumano, razzista e incivile disprezzo per la dignità umana e la vita dei non mussulmani come praticato dal loro demenziale profeta assassino Maometto e come prescritto nel loro demenziale libro il Corano;
2) per terrorizzare i non islamici e così imporre la loro demenziale e criminale credenza politico religiosa con il suo mostruoso idolo Allah;
3) per guadagnarsi la demenziale ricompensa paradisiaca ipotizzata/favoleggiata nel Corano a chi persegue la criminale "guerra santa maomettana" e fa strage di infedeli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:36 am

Ebru

Ebru Timtik (1978 – Istanbul, 27 agosto 2020) è stata un'avvocata e attivista turca di origine curda, impegnata nella difesa dei diritti umani, arrestata con l'accusa di far parte di un gruppo considerato terrorista da Ankara, condannata e morta dopo 238 giorni di sciopero della fame dopo aver chiesto un processo equo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ebru_Timtik

Se n’è andata al 238esimo di uno sciopero della fame con cui chiedeva un processo equo in un Paese, la Turchia, in cui l’equità e la giustizia sono concetti inesistenti. Specie se sei donna. Specie se sei un’avvocata per i diritti umani. Specie se non pieghi la schiena di fronte a un potere che vorrebbe tapparti la bocca.
È morta così, Ebru Timtik, di fame e di ingiustizia. Il suo cuore si è fermato semplicemente perché non aveva più nulla da pompare in un corpo scarnificato dall’inedia.
È morta per difendere il suo diritto ad un giusto processo, dopo essere stata condannata a 13 anni, insieme ad altri 18 avvocati come lei, detenuti con l’accusa di terrorismo, solo per aver difeso altre persone accusate dello stesso crimine.
È morta come Ibrahim e come Helin e come Mustafa del Grup Yorum, morti dopo 300 giorni di digiuno per combattere la stessa accusa.
È morta combattendo con il proprio corpo, fino alle estreme conseguenze, una battaglia che nella Turchia di Erdogan non è più possibile combattere con una parola, un voto, una manifestazione di piazza.
È morta come fanno gli eroi, sacrificando la propria vita per i diritti di tutti.
C’è solo un modo per celebrare la memoria di questa grande donna: non restare zitti. Far arrivare la sua voce il più lontano possibile, dove lei non può più arrivare.
Ci sono idee così forti capaci di sopravvivere anche alla morte.
Addio Ebru. Viva Ebru.
Lorenzo Tosa
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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:37 am

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Re: Eroi e martiri della libertà e dell'umanità

Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 7:37 am

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Messaggioda Berto » mar nov 09, 2021 8:01 am

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