La prima volta nella storia umana

Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:48 pm

Coronavirus in Iran, una crisi nella crisi
Annalisa Perteghella
03 marzo 2020
https://www.ispionline.it/it/pubblicazi ... risi-25293

È di 66 morti e 1501 persone contagiate il bilancio attuale della diffusione di Covid-19 in Iran. L’Iran, un paese di 83 milioni di persone, è emerso nelle scorse settimane come uno dei principali epicentri, fuori dalla Cina, della diffusione del coronavirus.

Secondo i dati disponibili, il tasso di letalità ha fluttuato nell’ultima settimana tra l’8 e il 18%, risultando in ogni caso di molto superiore a quello in Cina, pari a circa il 3%.

C’è però il dubbio che i dati rilasciati dal governo siano ampiamente sottostimati rispetto alla realtà. Secondo un team di epidemiologi canadesi, che ha elaborato un modello matematico basato su diverse variabili quali il tasso di morbosità e di letalità da coronavirus nel mondo, i casi di contagio in Iran sarebbero almeno 18.000. Una cifra assai superiore ai circa 1500 casi dichiarati dal governo di Teheran.

Come ha affermato il vice-ministro della salute Iraj Harirchi, attualmente in quarantena perché positivo al coronavirus, “le malattie sono democratiche”, e in Iran abbiamo visto rimanere vittime del contagio anche alcuni esponenti dei più alti livelli dello stato: dalla vice-presidente Masoumeh Ebtekar al vice-ministro della salute Harirchi, passando per numerosi ayatollah dei ranghi più prestigiosi. Tra le vittime, l’ex ambasciatore presso la Santa Sede, l’ayatollah Sayyed Hadi Khosroshahi e Mohammad Mirmohammadi, membro del Consiglio per il discernimento. Come riporta CNN, 23 membri (ovvero l'8%) del parlamento sono risultati positivi al coronavirus.

Ma quali sono le origini della diffusione del coronavirus in Iran e perché l’Iran è un caso particolare?

Il focolaio iraniano sembra essere partito da Qom, la città a sud di Teheran sede dei principali seminari sciiti: il 19 febbraio il governo iraniano dichiara il decesso di due persone che sembrerebbero aver contratto il virus da un commerciante che era partito da Wuhan.

Si presume dunque che la diffusione del contagio sia iniziata tra le tre e le sei settimane fa, ma la mancata tempestività nell’adozione di misure restrittive ha fatto sì che il contagio si estendesse ampiamente nel paese: 8 giorni dopo il primo decesso, il virus era presente in 24 delle 31 province iraniane.

L’atteggiamento iniziale da parte delle autorità è stato quello di tentare di ridimensionare l’entità della minaccia per tre motivi principali: la necessità di non mettere in pericolo la relazione con la Cina (principale partner economico), il desiderio di non trasmettere all’esterno un’immagine di debolezza, e l’esigenza di garantire la partecipazione di massa a due appuntamenti fondamentali per la Repubblica islamica, ovvero le celebrazioni per l’anniversario della rivoluzione e le elezioni parlamentari.

È così dunque che si è arrivati alla situazione attuale. Oggi si cerca di correre ai ripari: chiuse le scuole, sospese le preghiere del venerdì, disinfettate le strade e i luoghi pubblici. La sanità iraniana, normalmente ben funzionante, si trova però sotto enorme pressione. Ciò è dovuto anche all’effetto delle sanzioni che da più di un anno isolano economicamente il paese. Anche se il settore sanitario è in teoria esente dalle sanzioni, negli ultimi due anni questo ha pesantemente risentito delle misure restrittive imposte da Washington agli scambi tra l’Iran e il resto del mondo.

E così, se gli effetti economici della crisi legata al coronavirus si preannunciano pesanti in tutto il mondo, in Iran rischiano di aggiungersi a una crisi economica già endemica. La chiusura delle frontiere verso l’Iran ordinata dai principali paesi della regione (Iraq, Turchia, Armenia, Afghanistan, Pakistan) rischia di mettere in seria difficoltà le esportazioni nei settori non-oil, che nell’ultimo anno hanno garantito entrate per 3,5 miliardi di dollari al mese. Per il momento, l’effetto più dirompente si è avuto sul rial, la valuta locale, crollata del 7% nella settimana successiva all’annuncio dei primi decessi. Anche i consumi interni, già penalizzati dal crollo del potere di acquisto dovuto alle sanzioni, sono in forte difficoltà: a rischio gli spostamenti e i festeggiamenti per il Nowruz, il capodanno persiano, il prossimo 21 marzo.

Ma il coronavirus è diventato anche uno strumento di scontro geopolitico con gli Stati Uniti: il segretario di stato americano Mike Pompeo ha offerto aiuti umanitari a Teheran, che li ha però rifiutati accusando Washington di ipocrisia. Del resto, se gli Stati Uniti volessero davvero dare un segnale a Teheran, dovrebbero allentare la morsa sanzionatoria per alleviare le gravi conseguenze sull’economia iraniana. Nel frattempo, Francia, Germania e Regno Unito (E3) hanno annunciato lo stanziamento di un pacchetto di aiuti, materiali e finanziari, per aiutare Teheran a fronteggiare l’emergenza. Oltre a kit per test di laboratorio, tute protettive e altro materiale sanitario, gli E3 si sono impegnati a sostenere gli sforzi anti-Covid19 di Teheran con circa 5 miliardi di aiuti finanziari, da convogliare al paese attraverso l’Organizzazione mondiale della sanità e altre agenzie Onu.

“Se non morirò per il coronavirus morirò di fame” ha dichiarato un cittadino iraniano a Reuters. Il fronte iraniano è dunque uno dei più letali, non solo per la diffusione della malattia, e non solo nelle ultime settimane.



Per rilasciare 70mila detenuti in un un paese come l'Iran dove vige una dittatura sanguinaria e feroce, vuol dire solo che la situazione reale è di una tragicità inverosimile e tenuta nascosta

Coronavirus, in Iran rilasciati 70 mila detenuti a rischio contagio
9 marzo 2020

https://gds.it/articoli/mondo/2020/03/0 ... 80c46cc87/

L’Iran ha concesso permessi «temporanei» a circa 70.000 detenuti tra le misure per contenere la diffusione del nuovo coronavirus. Lo ha dichiarato il capo della magistratura iraniana Ebrahim Raisi.

«La gestione complessa della situazione attuale nel Paese richiede indicazioni complete, fermezza e coerenza nell’attuazione e nella gestione», ha spiegato poi Raisi durante una riunione della Corte suprema, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Tasnim.

Si aggrava nel Paese il bilancio dell’epidemia Covid-19. Altre 43 persone sono morte nelle ultime 24 ore, portando il totale a 237 vittime. Il numero dei casi registrati è salito a 7.161, con 595 nuovi contagi confermati. Lo rende noto il ministero della Salute di Teheran.



Coronavirus in Iran, ospedali collassati: “Rischio 700mila vittime, la gente muore per strada”
9 Marzo 2020
Mirko Bellis

https://www.fanpage.it/esteri/coronavir ... er-strada/

Un uomo giace a terra. Pochi passi lo dividono dalla porta dell’ospedale Rasoul Akram. Nessuno dei presenti gli presta alcun aiuto e i cancelli della clinica rimangono chiusi. Il motivo? Non c’è più posto all’interno del sanatorio tutti i letti disponibili sono già stati occupati da altri pazienti affetti da coronavirus. Le strazianti immagini provengono dalla città di Rasht, nella provincia settentrionale di Gilan, uno dei focolai del Covid-19 in Iran. Il video che ritrae l’impotenza, e l’indifferenza, di fronte ad un possibile malato di coronavirus è stato diffuso dalla giornalista ed esule iraniana Masih Alinejad.

L’Iran è la terza nazione al mondo per numero di morti, dopo l’Italia e la Cina, nazione da cui è partito il virus. Secondo le cifre ufficiali diffuse domenica 8 marzo, nel Paese mediorientale sono 194 i morti a causa del Coronavirus, 6.566 le persone contagiate. Tra le ultime vittime anche il deputato Fatemeh Rahbar, il secondo politico iraniano a perdere la vita a causa del Covid-19. Proprio a Gilan, a nord della capitale Teheran, risulta uno delle province più colpite.

Stando ai numeri forniti da Mohammad Hossein Ghorbani, il rappresentante locale del ministero della salute, sarebbero più di 200 le vittime dell’epidemia. E il personale medico sta facendo l’impossibile per sopperire alla grave carenza di attrezzature e posti letto per poter curare i malati da coronavirus.

Anche in altre zone dell’Iran, gli ospedali ormai sarebbero ben oltre le proprie capacità. Un altro video mostra decine di pazienti in una stanza del nosocomio di Kashan, nella provincia centrale di Esfahan, dove la situazione a causa del contagio da coronavirus è stata definita come “estremamente pericolosa”.

“Senza misure drastiche le vittime da coronavirus arriveranno a 700mila”

Gli esperti nominati da Teheran per combattere la diffusione del coronavirus hanno disegnato uno scenario apocalittico. “Se non verrà adottata una completa quarantena delle zone infette – avvertono – in Iran le vittime da coronavirus arriveranno a 700mila entro maggio”. A dirlo è un membro dell’organismo centrale iraniano per la lotta all’infezione del Covid-19 (National Headquarters to Contain and Fight Coronavirus – Nhcfc). Se l’attuale situazione dovesse continuare in questo modo, ha rivelato in forma anonima il funzionario governativo, con un isolamento totale il numero di vittime potrebbe presto raggiungere le 200.000 persone. Senza una completa quarantena, la cifra arriverebbe addirittura a 700mila. Sempre secondo questo funzionario, il Nhcfc avrebbe chiesto ai leader della repubblica islamica di dichiarare la legge marziale allo scopo di fermare il movimento di persone da e verso le aree infette. Una richiesta che però è stata respinta. “[Il governo] ha ripristinato il normale orario di lavoro – ha affermato – e questo ha provocato l’aumento dei viaggi e dei pendolari. Se non si informano le persone delle reali dimensioni del disastro – ha aggiunto – è ovvio che queste non si prendano sul serio quello che sta succedendo”.

Di fronte al dilagare del contagio, Teheran ha rilasciato nei giorni scorsi più di 54.000 detenuti nel tentativo di combattere la diffusione del Covid-19. Un numero che in queste ore è aumentato fino ad arrivare a 70mila. “I prigionieri condannati a più di cinque anni non saranno liberati”, ha assicurato Ebrahim Raisi, capo della magistratura iraniana. “Il rilascio di detenuti continuerà, a patto che non crei insicurezza nella società”, ha spiegato Raisi senza fornire dettagli precisi sulla durata delle scarcerazioni.


La dirigenza nazi maomettana iraniana falciata dal coronavirus, il popolo iraniano esulta
https://www.facebook.com/lionud/videos/ ... 893778172/


Notizie e filmati dall'Iran alle prese con la pandemia
https://www.facebook.com/lionud?fref=se ... tZky__J9vm



Altro predicatore islamico spiega che il coronavirus è una punizione di Allah per la Cina
Fausto
11 Marzo 2020

https://www.islamnograzie.com/altro-pre ... XK4JngCRyQ

Lo “studioso” islamico sciita iracheno Hadi Al-Modarresi, che vive a Qom, in Iran, ha dichiarato in un video che è stato caricato su Internet il 28 febbraio 2020 che la diffusione del coronavirus è senza dubbio un atto di Allah e che è una punizione divina contro i cinesi per la, derisione e mancanza di rispetto nei confronti dei musulmani e dell’Islam.
All’inizio di marzo, fonti online hanno riferito che Al-Modarresi ha contratto il coronavirus.



CORONAVIRUS: IRAN COSTRUISCE FOSSE COMUNI A QOM. CONSIGLIERE KHAMENEI POSITIVO
13 marzo 2020

https://www.shalom.it/blog/mondo/corona ... na-b773981

Le autorità iraniane hanno avviato la costruzione di fosse comuni a Qom, la città santa che si trova a 120 chilometri a sud di Teheran e che è stata epicentro della diffusione del coronavirus nella Repubblica islamica. A darne notizia il New York Times, che ha diffuso immagini satellitari dove si vede l'apertura di una nuova sezione del cimitero in città. Secondo Amir Afkhami, professore alla George Washington University di Washington e autore del libro 'A Modern Contagion' sulla gestione del colera da parte dell'Iran, le fosse comuni sono una prova che le vittime reali di coronavirus in Iran sono superiori a quelle dichiarate. ''Non mi sorprende che ora stiano creando fosse comuni e che stiano cercando di mascherare l'impatto reale della malattia'', ha detto Afkhami citato dal Guardian. ''Come partner commerciale principale della Cina, il governo iraniano ha preso misure inadeguate per limitare e monitorare i viaggiatori provenienti dalla Cina'', ha affermato. ''Poi, andando avanti, Teheran ha mancato di trasparenza e non ha voluto adottare misure efficaci, come la quarantena e l'isolamento, per limitare la diffusione del virus'', ha concluso. Nel frattempo i medici iraniani hanno riferito che sta bene il consigliere per la politica estera della Guida suprema dell'Iran l'Ayatollah Ali Khamenei, Ali Akbar Velayati, risultato positivo al coronavirus e posto in quarantena. Lo riporta l'agenzia di stampa Tasnim.
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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:49 pm

Coronavirus. L’Iran è alle fosse comuni
14 marzo 2020

https://www.tempi.it/coronavirus-iran-fosse-comuni/


Ecco un altro regime che ama dire «tutto sotto controllo». Ma nella Repubblica islamica non si sa nemmeno quanti siano davvero i contagiati da Covid-19 (molti, molti più dei 10.000 ufficiali)

Sanificazione contro il coronavirus in Iran

C’è un altro regime nel mondo, quello degli ayatollah in Iran, che ha tentato disperatamente di nascondere o quanto meno sminuire il reale (devastante) impatto del coronavirus sulla propria nazione per fare bella figura davanti ai cittadini e alla comunità internazionale.

Per fortuna, almeno per ora, nessuno sembra intenzionato a fare dalla Repubblica islamica un “modello da seguire” come avvenuto per la Cina, anche perché i fatti che inducono a sospettare un’enorme operazione di insabbiamento sono sempre più numerosi ed evidenti. Addirittura visibili dal satellite, come la grande fossa comune che secondo i più autorevoli organi di informazione internazionali sarebbe stata allestita a Qom, città santa dell’islam sciita, superfocolaio dell’epidemia di Covid-19 nel paese.


UNO SCAVO LUNGO 90 METRI

Ne ha parlato per primo il 10 marzo il New York Times in un video e giovedì il Washington Post ha trovato conferme dei tecnici e dei testimoni sul terreno.

Scrivono nell’articolo Erin Cunningham e Dalton Bennett:

«Le immagini satellitari mostrano che nel complesso di Behesht-e Masoumeh a Qom, circa 80 miglia [130 chilometri] a sud di Teheran, già il 21 febbraio è iniziato lo scavo di una nuova sezione del cimitero, che si è allargata rapidamente mentre il virus si diffondeva. Per la fine del mese, dallo spazio si potevano vedere due ampie fosse lunghe in totale 100 yard [90 metri]».

CONTAGIATI ILLUSTRI

Da quando l’epidemia di Covid-19 è uscita dai confini della Cina, l’Iran è stato subito tra i paesi più colpiti. I numeri ufficiali aggiornati a ieri attestano 10.075 contagi e 429 morti collegate al coronavirus, ma il dubbio è che la situazione sia molto più grave del quadro dipinto dal regime. Tra le vittime del nuovo patogeno figurano diversi parlamentari, l’ex ambasciatore presso la Santa Sede e perfino un consigliere della guida suprema Ali Khamenei.

Anche la vicepresidente Massoumeh Ebtekar è stata infettata, e sebbene nel frattempo si sia dichiarata guarita, resta impressa nel ricordo di tutti la foto di lei seduta a tre posti di distanza dal presidente Hassan Rohani il giorno prima di ricevere il tampone positivo. Per altro, a quanto pare, la Ebtekar potrebbe non essere l’unica esponente del governo colpita dal virus.



BUGIE E FACCE TOSTE

Nel video citato sopra, il New York Times ricorda come «per giorni le autorità si siano mostrate poco preoccupate» per l’emergenza coronavirus. Salvo poi dover scavare fosse comuni grandi come campi da calcio per seppellire chissà quanti cadaveri. I primi morti nell’area di Qom risalgono al 19 febbraio, ma nonostante le richieste del ministero della Sanità iraniano, i santuari e i luoghi di pellegrinaggio non sono stati immediatamente chiusi. Malissimo per «una città piena di luoghi sacri che i visitatori toccano e baciano».

Qualche giorno più tardi, il viceministro Iraj Harirchi è stato mandato in tv a dire che tutto era sotto controllo. Mentre parlava, però, il poveretto tossiva e sudava. Anche lui aveva il virus e ha dovuto ammetterlo poche ore dopo. Era il 25 febbraio e Rohani ancora insisteva sulla sua linea, incolpando pubblicamente «le trame e le cospirazioni dei nostri nemici» per «diffondere paure eccessive nella società e far chiudere il paese».

Solo il 2 marzo, dopo la conferma del contagio di oltre una ventina di parlamentari e la morte di un consigliere personale dell’ayatollah supremo Khamenei, Teheran ha deciso di adottare misure come la chiusura delle scuole e la sospensione dei pellegrinaggi a Qom. Questa volta ad andare in tv è stato direttamente Khamenei. Per dire che «fin dal giorno uno, le nostre autorità hanno tenuto informata l’opinione pubblica con onestà e trasparenza, e questo è stato un bene».


QUEI LEGAMI CON LA CINA

La fossa comune di Qom visibile dallo spazio, ricorda il Washington Post, era già apparsa in un video condiviso dalla Bbc Persia il 3 marzo, questa volta girato “ad altezza uomo” da un testimone:

«“Questa è la sezione per le vittime del coronavirus”, dice la voce narrante, mentre la telecamera inquadra una piccola porzione della fossa. “Più di 80 persone sono state seppellite qui finora, e dicono che ci sono state solo 34 vittime”, aggiunge citando i decessi ufficialmente registrati al 28 febbraio».

Si legge nel sito del britannico Guardian:

«“Non mi sorprende che tentino di scavare fosse comuni e di nascondere la reale estensione dell’impatto della malattia”, dice il dottor Afkhami, professore associato alla George Washington University. [Afkhami] aggiunge che gli stretti rapporti commerciali tra Iran e Cina, e il timore del governo di rovinare quei legami, hanno contribuito alla rapida diffusione della malattia. “Per via dello status della Cina di principale partner commerciale del paese, il governo iraniano ha introdotto misure precauzionali inadeguate per limitare e controllare i viaggiatori dalla Cina”, dice Afkhami. “In seguito, la mancanza di trasparenza dell’Iran e il rifiuto di adottare misure forti come il distanziamento sociale e la quarantena, soprattutto nell’epicentro dell’epidemia, hanno fatto diffondere il virus”».

NUMERI DA CAPOGIRO

Sospetti di una colossale operazione di insabbiamento, comunque, circolano da settimane:

Si leggeva in un’analisi pubblicata sul sito dell’Ispi già il 3 marzo scorso:

«C’è il dubbio che i dati rilasciati dal governo [iraniano] siano ampiamente sottostimati rispetto alla realtà. Secondo un team di epidemiologi canadesi, che ha elaborato un modello matematico basato su diverse variabili quali il tasso di morbosità e di letalità da coronavirus nel mondo, i casi di contagio in Iran sarebbero almeno 18.000. Una cifra assai superiore ai circa 1.500 casi dichiarati dal governo di Teheran».

Oggi le infezioni da coronavirus riconosciute ufficialmente dalla Repubblica islamica sono oltre 10.000. Quante saranno realmente, dopo che per giorni i pellegrini sciiti hanno continuato a toccare e a baciare – quando non a leccare – i cancelli dei santuari di Qom?

Dal Foglio del 28 febbraio:

«I responsabili del santuario di Masoumeh sostengono che la presenza di decorazioni in argento avrebbe un naturale effetto antibatterico (ma il Covid-19 è un virus). Ieri l’ayatollah Mohammad Saeedi ha detto agli iraniani di recarsi in massa al santuario di Masoumeh a Qom perché così saranno guariti. È un paese nelle mani di preti pazzi».



Iran: Le menzogne dei mullah sul coronavirus
Majid Rafizadeh
14 marzo 2020
Majid Rafizadeh, accademico di Harvard, politologo e uomo d'affari, è anche membro del consiglio consultivo della Harvard International Review, una pubblicazione ufficiale della Harvard University, e presidente del Consiglio internazionale americano sul Medio Oriente. È autore di molti libri sull'Islam e sulla politica estera statunitense.

https://it.gatestoneinstitute.org/15736 ... 0.facebook

Dopo la Cina, la Repubblica islamica dell'Iran è il secondo focolaio del coronavirus al mondo, e grazie alle menzogne e alle dissimulazioni dei mullah al potere, Teheran lo sta diffondendo nel resto del pianeta.

La Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha di recente definito il coronavirus una "benedizione". La Repubblica islamica dell'Iran è, dopo la Cina, sua alleata, il secondo focolaio del coronavirus al mondo, e grazie alle menzogne e alle dissimulazioni dei mullah al potere, Teheran lo sta diffondendo nel resto del pianeta.

Le autorità iraniane hanno inizialmente affermato che nel Paese non era in atto un'epidemia di coronavirus e che nessuno in Iran aveva contratto la malattia. Presto, però, le informazioni trapelate hanno consentito di capire che gli alti funzionari iraniani avevano deciso di nascondere la verità.

Quando alcune autorità iraniane sono state costrette a fornire informazioni, hanno dichiarato che non erano state autorizzate a comunicare il numero reale delle persone contagiate o morte. A esempio, il preside dell'Università di Scienze Mediche di Qom, Mohammad Reza Ghadir, ha detto alla televisione di Stato iraniana che il ministero della Salute ha emesso un divieto di divulgare le statistiche sull'epidemia di Covid-19 nel Paese.

Allora, la domanda è: i mullah al potere stanno tentando intenzionalmente di diffondere il coronavirus in altri Paesi come forma di jihad globale? Altrimenti perché la Guida suprema dell'Iran avrebbe definito il virus una "benedizione"?

Non solo il regime iraniano si rifiuta di fornire alla popolazione o alla comunità internazionale un quadro completo e accurato dell'epidemia in atto, ma non sta nemmeno prendendo le misure e le precauzioni necessarie ad arrestare il contagio.

Mentre la città di Qom è diventata l'epicentro della propagazione del coronavirus in altre parti del mondo, il presidente iraniano Hassan Rohani ha precisato che il governo non ha alcuna intenzione di mettere Qom in quarantena né qualsiasi altra città.

Inoltre, sebbene i leader iraniani fossero consapevoli dell'elevato numero di persone contagiate non hanno interrotto i collegamenti aerei verso altri Paesi.

Il 19 febbraio, il sito web Eghtesad Online ha scritto che i funzionari iraniani avevano affermato di aver sospeso i voli.

È importante ricordare all'opinione pubblica che le compagnie aeree commerciali iraniane, in particolare Iran Air e Mahan Air, sono state utilizzate per il trasporto illecito di armi e personale militare, compresi i membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), il corpo d'élite della Forza Quds e la milizia Basij. Queste compagnie aere in genere volano senza preavviso verso Paesi come la Siria. Diversi Paesi, tra cui Germania e Francia, hanno vietato alla Mahan Air di effettuare voli.

La Repubblica islamica dell'Iran non fornisce servizi per sottoporre la popolazione ai test per rilevare il virus. Mohammad Reza Ghadir ha confermato che "la maggior parte dei test deve essere eseguita a Teheran, e che l'annuncio ha luogo in seguito a Teheran". Il regime non sta inoltre effettuando esami completi sui pazienti. Dopo la morte di alcune persone all'ospedale Kamkar di Qom, un dipendente dell'ospedale ha dichiarato:

"Non disponiamo di statistiche precise perché non abbiamo decessi sospetti da circa dieci giorni e, fino a due giorni fa, tutti sono stati sepolti senza essere stati sottoposti ad attenti esami e c'è un'alta probabilità che siano stati infettati dal coronavirus".

La situazione è diventata talmente pericolosa che alcuni membri del Parlamento iraniano hanno osato farsi avanti e criticare l'establishment teocratico per non aver affrontato in modo adeguato il problema.

Ahmad Amirabadi, un membro del Parlamento iraniano, ha rivelato importanti informazioni all'agenzia di stampa ILNA (Iranian Labour News Agency), dicendo:

"Tutte le misure prese per contenere la diffusione del coronavirus sono fallite, Qom non è riuscita a impedire la propagazione del virus.

"Al momento, il personale infermieristico non ha l'abbigliamento adeguato per assistere le persone in quarantena e ha paura di occuparsi dei pazienti. Ci sono molti problemi per gli operatori sanitari e poche strutture. A Qom mancano anche i kit per analisi di laboratorio.

"È vero che dobbiamo mantenere la calma, ma non dovremmo guardare all'entità della crisi come se nulla fosse accaduto. (...) Purtroppo, l'epidemia di Covid-19 è scoppiata a Qom da tre settimane ed è stata annunciata in ritardo".

La dissimulazione e le menzogne dei leader iraniani sono alcuni dei motivi fondamentali che sottendono alla diffusione del Covid-19 in altri Paesi. Definendo il coronavirus una "benedizione", la Guida suprema iraniana sembra lasciare intendere che il suo obiettivo è la propagazione del virus in altre nazioni, in particolare in Israele e in Occidente.



Coronavirus: la Malesia conferma 77 casi di persone infette provenienti dall'evento della moschea in Kuala Lumpur
15 marzo 2020

https://www.islamnograzie.com/coronavir ... la-lumpur/

Il governo vieta tutti i raduni di massa fino a maggio.
Le autorità sanitarie della Malesia hanno riferito che 77 casi di coronavirus nel paese provenivano da partecipanti a un recente raduno di massa del gruppo missionario di Tabligh in una moschea di Kuala Lumpur

I 77 casi confermati dai test sono distribuiti su 12 dei 13 stati malesi, e i Territori Federali di Kuala Lumpur e Putrajaya, e a Labuan, ha dichiarato il Ministero della Sanità del Paese. Finora è stato risparmiato solo lo stato di Terengganu.

La Malesia, nel frattempo, ha proibito le riunioni di massa fino a maggio. Il primo ministro Muhyiddin Yassin ha dichiarato venerdì scorso che l’epidemia di coronavirus si è diffusa nel paese e si prevede nel prossimo futuro la diffusione di una seconda ondata di infezioni.

I casi confermati dalla Malesia sono stati 238 ieri, di cui 41 nuovi casi. I 41 casi includono i 37 del gruppo della moschea. I dati del ministero hanno mostrato che tra gli infetti dall’incontro islamico, 26 sono di Sabah, seguiti da 11 a Negeri Sembilan e sei a Sarawak.

Gli altri stati e territori federali, ad eccezione di Terengganu, hanno tra uno e cinque casi ciascuno.

Il gruppo Tabligh ha tenuto una riunione di massa a Masjid Jamek Sri Petaling alla periferia di Kuala Lumpur tra il 27 febbraio e il 1 marzo, coinvolgendo circa 16.000 persone.

Il ministero ha affermato che si ritiene che 14.500 di questi siano malesi e altri 1.500 provenienti da altri paesi.

I membri del gruppo musulmano in genere viaggiano da moschea a moschea, a volte in piccoli gruppi, predicando alle comunità musulmane locali e almeno una volta all’anno organizzano un raduno di massa in uno o più paesi.

A Singapore, tutte e 70 le moschee sono state chiuse per cinque giorni dallo scorso venerdì per la pulizia e non sono state organizzate preghiere della congregazione a seguito dell’infezione di due singaporiani che hanno partecipato al raduno islamico del KL.

Singapore ha affermato che stava indagando per identificare i 95 cittadini che hanno partecipato alla riunione della Malesia. Undici dei casi legati all’incontro sono del Brunei – i primi casi di infezione da coronavirus nel paese. Circa 90 persone del Brunei hanno partecipato alla riunione.

Il ministero della salute ha dichiarato che 1.000 agenti saranno impiegati negli ospedali pubblici a livello nazionale a partire da questa settimana per aiutare a combattere il virus.




L'Iran avverte che il virus potrebbe uccidere "milioni" di persone nella Repubblica islamica
19 Marzo 2020

https://www.islamnograzie.com/liran-avv ... -islamica/

L’Iran ha emesso martedì un terribile avvertimento sul coronavirus che sta devastando il paese, suggerendo che “milioni” di persone potrebbero morire nella Repubblica islamica se le persone continuano a viaggiare e a ignorare le disposizioni sanitarie.

Un giornalista della TV di stato che è anche medico ha dato l’avvertimento solo poche ore dopo che i fedeli sciiti di linea dura lunedì sera si sono fatti strada nei cortili di due importanti santuari che sono stati finalmente chiusi a causa del virus. Il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei ha emesso una sentenza religiosa che vieta i viaggi “non necessari”.

Circa 9 su 10 degli oltre 18.000 casi confermati di virus in Medio Oriente provengono dall’Iran, dove le autorità hanno negato per giorni il rischio che l’epidemia rappresentae. I funzionari hanno implementato nuovi controlli per le persone che cercano di lasciare le grandi città prima di Nowruz, il capodanno persiano, ma hanno esitato a mettere in quarantena le aree.

Il bilancio delle vittime in Iran ha visto un aumento del 13% martedì. Il portavoce del ministero della Sanità Kianoush Jahanpour ha dichiarato che il virus ha ucciso 135 persone in più ed ha incrementato il totale a 988 morti ed a oltre 16.000 casi.

La Giordania ha annunciato lo stato di emergenza, vietando le riunioni che superano10 persone e Israele ha emesso le sue rigide linee guida.

La maggior parte delle persone infette presenta solo sintomi lievi o moderati, come febbre e tosse, e guarisce in poche settimane. Ma il virus è altamente contagioso e può essere diffuso da persone senza sintomi visibili. Per alcuni, in particolare gli adulti più anziani e le persone con problemi di salute esistenti, può causare malattie più gravi, inclusa la polmonite.

Nell’annunciare il nuovo avvertimento, il giornalista della TV di stato iraniana, il dott. Afruz Eslami, ha citato uno studio della prestigiosa Sharif University of Technology di Teheran, che ha offerto tre scenari: se le persone collaboreranno pienamente ora, l’Iran vedrà 120.000 infezioni e 12.000 morti prima che l’epidemia sia finita; se offrono una cooperazione media, ci saranno 300.000 casi e 110.000 morti.

Ma se le persone non seguono alcuna guida, potrebbe far crollare il sistema medico dell’Iran già sotto pressione, ha detto Eslami. Se le “strutture mediche non sono sufficienti, ci saranno 4 milioni di casi e 3,5 milioni di persone moriranno”, ha detto.

Eslami non ha elaborato quali metriche lo studio ha usato, ma persino riportarlo sui media statali strettamente controllati dell’Iran ha rappresentato un grande cambiamento per un paese i cui funzionari hanno negato per giorni la gravità della crisi.

Sottolineando tale urgenza è stata emanata la fatwa emessa da Khamenei, che ha proibito i viaggi “non necessari”. Arriva dopo che la popolazione ha ignorato i ripetuti avvertimenti e richieste delle forze di sicurezza. Un tale decreto è raro da Khamenei, che ha l’ultima parola su tutte le questioni statali.

Alcuni media iraniani in seguito hanno affermato che Khamenei non aveva emesso una fatwa, anche se le agenzie di stampa semi-ufficiali vicine alla paramilitare Guardia Rivoluzionaria affermano che l’ordine era stato fatto.

Lunedì sera tardi, folle arrabbiate hanno preso d’assalto i cortili del santuario dell’Imam Reza a Mashhad e del santuario di Fatima Masumeh a Qom. Molte persone visitano il santuario di Qom 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, toccando e baciando il santuario. Ciò ha preoccupato i funzionari sanitari, che per settimane hanno chiesto al clero sciita iraniano di chiuderli.

La TV di Stato ha annunciato le chiusure all’inizio della giornata, innescando le manifestazioni di protesta.

“Siamo qui per dire che Teheran ha dannatamente torto a farlo!” un religioso sciita ha gridato nel santuario di Mashhad, secondo un video online. Altri si sono uniti a lui gridando: “Il ministro della salute ha torto a farlo, il presidente ha torto a farlo!”

In seguito la polizia ha disperso la folla e fatto diversi arresti. Le autorità religiose e un importante seminario di Qom hanno definito la manifestazione un “insulto” al santuario.

I santuari iraniani attirano pellegrini sciiti da ogni parte, contribuendo probabilmente alla diffusione regionale del virus. L’Arabia Saudita ha chiuso i siti più santi dell’Islam e martedì ha detto che avrebbe fermato le preghiere comunali del venerdì nel regno.

Il presidente Hassan Rouhani ha affermato che, nonostante le chiusure, “la nostra anima è più vicina ai santi più che in qualsiasi momento”.

La TV di stato ha riferito che squadre sono state schierate per bloccare i viaggiatori che lasciano le principali città in 13 province, tra cui la capitale Teheran. Ma l’Iran ha 31 province e le autorità non hanno cercato di bloccare il paese come hanno fatto i suoi alleati Iraq e Libano.

Le squadre controllano i viaggiatori e inviano quelli con febbre ai centri di quarantena. L’Iran ha esortato le persone a rimanere a casa, ma molti ignorano le disposizioni.

In apparenti sforzi per cercare di frenare la diffusione, l’Iran ha rilasciato 85.000 prigionieri in libertà temporanea, ha detto il portavoce della magistratura Gholamhossein Esmaili. Quel numero includeva la metà di tutti i prigionieri “legati alla sicurezza”, ha detto senza fare alcuna precisazione. Le nazioni occidentali hanno esortato l’Iran a rilasciare cittadini con doppia nazionalità, sostenendo che sono usati come merce di contrattazione nei negoziati.

Tra quelli rilasciati c’è Mohammad Hossein Karroubi, figlio del leader dell’opposizione Mehdi Karroubi, che è stato in prigione per quasi due mesi.

Inoltre è stato temporaneamente liberato Nazanin Zaghari-Ratcliffe, una doppia cittadina iraniana-britannica da lungo tempo imputata di accuse internazionali. Zaghari-Ratcliffe, che lavora per la benefica Thomson Reuters Foundation, è stata arrestata nel 2016 con l’accusa di aver tentato di rovesciare il governo mentre viaggiava con sua figlia.

In Giordania, il re Abdullah II con decreto reale ha dichiarato l’emergenza nazionale per l’epidemia di virus, che consente la sospensione delle leggi e conferisce maggiori poteri allo stato per limitare le riunioni pubbliche ed effettuare arresti.

Le truppe sono state dispiegate al di fuori delle principali città della Giordania per bloccare i viaggi, ai giornali è stato ordinato di interrompere le pubblicazioni, sono stati banditi raduni di oltre 10 persone ed è stata istituita una zona di quarantena negli hotel del Mar Morto. Ha inoltre bloccato tutto il lavoro del settore privato e anche i trasporti pubblici.

L’Egitto, che ha 196 casi confermati di virus e sei morti, ha annunciato l’immediata chiusura di tutti i cinema del paese più popoloso del mondo arabo.

Ha anche bloccato la provincia del Mar Rosso che comprende la località turistica di Hurghada. Le autorità hanno vietato ai lavoratori di tutti i siti turistici, hotel, bazar e ristoranti di lasciare la provincia e hanno imposto una quarantena di 14 giorni, secondo un documento dell’ufficio del governatore ottenuto da The Associated Press.

In Oman, il sultanato ha annunciato che chiunque provenga dall’estero sarà soggetto a quarantena.

Il ministero della Difesa israeliano prevede di utilizzare gli hotel quasi vuoti, come centri di recupero per i pazienti con COVID-19. Israele ha anche esortato i cittadini a rimanere a casa, chiudendo parchi, musei, biblioteche, spiagge e altre aree pubbliche.

In Siria, tutti i club sportivi, i cinema, i concerti, i teatri e le sale utilizzate per matrimoni o funerali sono stati chiusi. A Damasco tutti i ristoranti e altri negozi in tutto il paese sono stati chiusi. La Siria afferma di non avere casi di virus.

Il numero di casi di coronavirus in Pakistan è salito a 237, sebbene non siano stati riportati decessi. I critici del governo danno la colpa a controlli impropri alle frontiere per migliaia di pellegrini che sono tornati dall’Iran questo mese.

Il primo ministro Imran Khan ha avvertito che la malattia si diffonderà, ma ha affermato che la popolazione “non deve preoccuparsi perché la maggior parte delle persone si riprende facilmente”.

Fonte: Gambrell da Dubai, Emirati Arabi Uniti. Gli autori della stampa associata Mehdi Fattahi a Teheran, Iran, Aron Heller a Gerusalemme, Omar Akour ad Amman, Giordania, Bassem Mroue a Beirut e Samy Magdy al Cairo.
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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:50 pm

Cadaveri abbandonati in attesa di essere messi nelle fosse comuni.
https://www.facebook.com/lionud/videos/ ... 457453882/


Corona: notizie dall' Iran.
26 marzo 2020

https://www.facebook.com/10002937536406 ... 296563880/

Mentre il regime degli Ayatollah "racconta" che il numero delle vittime in Iran è solo 2000, nel video qui sotto potete vedere come seppelliscono le vittime in fosse comuni.Fonti americane(foreign policy) riferiscono che gli ayatollah sapevano che la citta' "santa" di Kom era un centro di infezione e contagio ma per cinismo e per motivi politico "religiosi" lo hanno tenuto nascosto alla popolazione... così come si sono rifiutati di tagliare i collegamenti con la Cina, uno dei pochi stati che violava le sanzioni.
Il risultato è disastroso, almeno come in Italia.
Infatti, in un dibattito scientifico alla TV iraniana, un "esperto" ha sentenziato che i genomi degli italiani sono molto simili a quelli iraniani, per questo vengono colpiti in modo simile da un virus prodotto dagli americani in ordine per colpire i nemici degli Usa, cioè Cina ed Iran...
Forse esiste una spiegazione più semplice: Gli Ayatollah al potere in Iran e in Italia hanno agito con una simile "lungimirante efficacia".
La popolazione in Iran è disperata al punto, che un oppositore al regime (Heshmat Tabarzadi) ha difuso un video in cui esorta di assaltare il palazzo degli Ayatollah, affermando: "se dobbiamo morire, facciamolo con onore...






Islam Comes Face-to-Face with Its Own Fundamental Contradiction
Anjuli Pandavar
23 marzo 2020

https://www.jihadwatch.org/2020/03/isla ... tradiction


L'Islam si trova faccia a faccia con la sua contraddizione fondamentale

Islam Comes Face-to-Face with Its Own Fundamental Contradiction
Anjuli Pandavar
23 marzo 2020

https://www.jihadwatch.org/2020/03/isla ... tradiction

Spesso si afferma che l'Islam è incompatibile con l'una o l'altra delle conquiste della civiltà illuminista, come la libertà, i diritti umani, l'uguaglianza, la democrazia, la società occidentale, l'autonomia individuale, ecc. Tutte queste affermazioni sono, naturalmente, corrette. Tuttavia, esse presentano solo un quadro limitato, poiché ognuna di queste incompatibilità rappresenta solo una particolare manifestazione di un'incompatibilità ben più fondamentale: quella tra l'Islam e l'umanità. Qui sta la contraddizione fondamentale dell'Islam.

Purtroppo per l'ultima religione di Allah, i musulmani non sono più o meno umani di chiunque altro. E qui sta il problema. I bisogni umani, i desideri umani e le passioni umane guidano l'evoluzione sociale dell'uomo; è il motore della storia. È ciò che rende gli umani zoon politikon, animali politici, per dirla con Aristotele, musulmani come chiunque altro.

L'Islam, come ogni altra ideologia utopica - la società finale e perfetta - presuppone la fine dell'evoluzione sociale umana, e più di questo, presuppone che sia proprio questo fine, che sia la società finale e perfetta. Questo non sarebbe così male se lasciasse aperta la possibilità di scoprire che, dopo tutto, continua ad evolversi. Ma non è così.

Non solo l'Islam non ammette un'ulteriore evoluzione ("Oggi ho perfezionato per voi la vostra religione", Corano 5,3), ma è così organizzato da precludere ogni possibilità di tale evoluzione. Soggiogare e dominare il mondo "fino a quando tutta la religione sarà solo per Allah" (Corano 2:193) non è solo un'idea, è un'azione. L'Islam non è l'Islam senza i musulmani, e i musulmani hanno bisogni, desideri e passioni umane.

Affinché l'Islam possa sostenersi da solo, tutti i bisogni, i desideri e le passioni umane devono essere eliminati ("Non c'è divertimento nell'Islam") e sostituiti da un unico, disincarnato bisogno-desiderio-passione: compiacere Allah. La forma che questo compiacere di Allah deve assumere può essere meticolosamente prescritta e messa in pietra, pena la morte, abolendo così in un colpo solo l'evoluzione sociale musulmana, rafforzata poi dall'abolizione della causa e dell'effetto del pensiero musulmano. Così congelata nella barbarie medievale, è l'umanità del musulmano; creatività e giudizio morale aboliti a favore del "Noi ascoltiamo e obbediamo" (Corano 24:51).

La contraddizione fondamentale dell'Islam è che esso esige dagli uomini, che si evolvono intrinsecamente, che non si evolvano, e che sussumano i loro bisogni, desideri e passioni intrinseci all'interno del presunto bisogno di un'astrazione, Allah, per essere soddisfatti da loro. Questo può essere ottenuto o fintanto che i musulmani accettano di vivere sulla base del "Noi ascoltiamo e obbediamo", che a sua volta è sostenibile solo fintanto che l'Islam è in grado di regolare e canalizzare i bisogni, i desideri e le passioni dei musulmani attraverso la necessità artificiosa di compiacere Allah, oppure si trova un modo per i musulmani di non obbedire mentre sembrano obbedire.

Considerate questo agghiacciante versetto del Corano che lo "studioso" Yasir Qadhi loda con entusiasmo: "Allah è più vicino a te della tua vena giugulare" (Corano 50:16). Un musulmano dovrebbe tagliarsi la gola prima di dispiacere ad Allah. Questo imperativo è stato tristemente catturato in un raduno islamico di migliaia di persone in Indonesia l'altro giorno. "Poiché tutti sono umani, temiamo le malattie, la morte", ha detto un organizzatore, "Ma c'è qualcosa di più nel corpo, che è la nostra anima". Ha spiegato: "Abbiamo più paura di Allah". Invece di un coltello, è un virus che li abbatterà, il "piccolo soldatino" della "studiosa" Ustadh Baajour, liquidato dallo "studioso" Saajid Lipham come qualcosa di "non visto".

Certo, si tratta di un caso di timori contrastanti, che vedremo ancora di più man mano che si va delineando su una percentuale maggiore di 1,6 miliardi di persone fatalmente ignoranti e superstiziose che la loro vita è veramente in pericolo e che possono fare qualcosa se solo ascoltassero l'infedele che sa qual è il problema. Ma questo presuppone che essi accettino l'esistenza di un virus pericoloso e che questo venga loro incontro.

La risposta iniziale dei musulmani dell'Islam di Dar al-Islam è di offendersi all'idea che la pandemia CoVID-19 non ha nulla a che fare con Allah, a cui si aggiunge il suggerimento che la scienza infedele può salvarli e Allah no. È abbastanza chiaro, e i loro "studiosi" stanno facendo di tutto perché rimanga chiaro, che qualunque cosa dicano gli infedeli, la volontà di Allah prevarrà e spetta ai musulmani osservare i principi e i rituali islamici con tanto più fervore e determinazione. Si tratta semplicemente di sfidare l'infedele ignorante che cerca di allontanare i musulmani dalla loro religione. Qui non c'era nessun dilemma.

Ma la notizia è stata implacabile. Nel Dar al-Harb, il virus sta facendo sempre più vittime, tanto che "anche i musulmani ora indossano le maschere", si è lamentato un imam di New York. Maometto ha detto che se si muore per un contagio, si diventa martiri e si va in Paradiso, e che gli "studiosi" di tutta la Dar al-Islam che portano ripetutamente questo messaggio a casa, non fa necessariamente del martirio la motivazione per i musulmani che evitano le maschere e continuano a riunirsi per le preghiere e a partecipare alle riunioni di massa. Lo fanno perché non vogliono morire. Il musulmano che è in loro potrebbe desiderare il Paradiso, ma l'umano che è in loro non ha fretta di arrivarci. Oserei dire che per la mente musulmana, diventare un martire in questo modo sarebbe un inutile spreco di un martirio che altrimenti avrebbe potuto uccidere un numero qualsiasi di infedeli insieme al martire con mezzi più collaudati ("Combattono per la Sua causa, e uccidono e sono uccisi", Corano 9:111).

I musulmani dell'Islam di Dar al-Islam ora accettano che la malattia è là fuori e che non è il momento di fare storie. Ma ora si trovano in un dilemma non ancora di paure concorrenti, ma di sfide concorrenti. Sfidano l'Islam o sfidano i loro stessi governi che sembrano equivocare tra Allah e i metodi degli infedeli? La certezza di essere musulmani prima di essere umani persiste, ma la certezza della risposta musulmana alla crisi di qualche settimana fa, pur essendo ancora diffusa e ampiamente radicata, è diventata un po' meno che chiara.

Gli "studiosi" della Dar al-Islam sono una razza a sé stante. Molti sono presenti nei video del Middle East Media Research Institute (MEMRI), un vero e proprio tesoro della tragicommedia islamica. Coloro che li venerano sono tra i musulmani più arretrati della terra e tali "studiosi", anche per gli standard medievali dell'Islam, possono essere imbarazzanti per i musulmani che hanno avuto una certa esposizione al mondo moderno. È con tali "studiosi" e con i circa un miliardo di musulmani che pendono dalle loro labbra, che ora il più grande pericolo dell'Islam è quello di eclissare lo "tsunami" dell'apostasia che non può che aumentare.

Tutti i governi della Dar al-Islam, compreso quello dell'Iran, sanno ormai che è tempo di cambiare marcia. C'è una grande differenza tra sceicchi, mullah e imam che gridano una fede incrollabile in Allah e l'affermazione della superiorità musulmana nell'accettazione cieca di "tutto quello che succede, succede", da un lato, e i loro cittadini che muoiono a decine di milioni, dall'altro. Quando si mandano decine di milioni di cittadini nelle fosse comuni, non si mandano decine di milioni di martiri musulmani in Paradiso, ma si mandano decine di milioni di esseri umani nelle fosse comuni. Non sono decine di milioni di decreti di Allah che entrano in vigore, sono decine di milioni di morti che si sarebbero potute evitare se aveste agito con decisione.

Come governo di una nazione musulmana, che vi definiate o meno una Repubblica islamica, vi trovate di fronte alla prospettiva molto reale di essere condannati agli occhi del mondo per i più terribili crimini contro l'umanità di tutta la storia, e allo stesso tempo di essere condannati agli occhi dei musulmani sopravvissuti per non aver avuto la necessaria fede in Allah, subendo così la sua punizione.

Ogni governo musulmano è in crisi. Dovranno rivoltarsi contro Allah e contro i musulmani per salvare i musulmani. E gli "studiosi" di Dar al-Islam, liberi dalla corruzione morale infedele, faranno tutto ciò che è in loro potere per tenere il popolo dalla parte di Allah. In altre parole, l'accogliente accordo tra le élite al potere e gli "studiosi", un elemento dell'ipocrisia che fa ticchettare le società musulmane, si trova di fronte alla sua più grande minaccia di sempre, di cui l'Arabia Saudita ha fatto presagire l'esistenza in questi ultimi anni.


I governi musulmani dovranno agire per evitare il ripetersi della catastrofe in Iran. Ma queste non sono società democratiche. Nessuno prenderà alcuna iniziativa per paura di colpe e procrastineranno e prevaricheranno fino a quando gli eventi non agiranno per loro o non si presenterà un pretesto. Nel frattempo, agiranno gli "studiosi" e il miliardo di musulmani che ascoltano e obbediscono. Per le loro menti medievali, sarebbe arroganza di fronte ad Allah non riunirsi per le preghiere jumu'ah del venerdì. Ora più che mai, è fondamentale riunirsi in grandi folle per mostrare ad Allah con quanto fervore possono fare du'a. Con una folla numerosa e una supplica fervida possono guadagnarsi il piacere di Allah e lui potrebbe risparmiar loro una morte che è diventata virale.

Il governo turco, già intrappolato in diverse trappole di sua creazione, ha bisogno di una crisi di coronavirus come di un buco in testa, e finora è riuscito a tenere l'attenzione lontana dalla propria situazione sanitaria. Ma il fatto che il suo sbocco propagandistico TRT abbia così palesemente e senza provocazioni deriso l'Iran per la sua incompetenza nell'affrontare la crisi suggerisce che c'è qualcosa di più di una loro inimicizia sunnita-shi'a e del loro confronto per procura in Siria.

Il mancato riconoscimento pubblico della crisi da parte dei governi musulmani è una delle risposte. Il primo ministro pakistano Imran Khan implica che il suo governo farebbe qualcosa, se solo l'Occidente finanziasse i loro servizi sanitari in difficoltà. In Pakistan sarebbe blasfemo suggerire che Allah non può risolvere il problema del coronavirus. Così Imran ha trovato il modo, pensa, di sfuggire alle accuse di blasfemia ora e di dare la colpa in seguito, quando milioni di pakistani morti vengono gettati nelle fosse comuni: l'Occidente si è rifiutato di darci dei soldi. La stessa cultura della follia islamica che lo Stato pakistano ha nutrito e incoraggiato per decenni è finalmente tornata a perseguitarli.

Tutti gli altri governi musulmani che intraprendono qualsiasi azione, possono farlo solo in ritardo, in parte e per periodi molto limitati, per cui si vede che stanno facendo qualcosa, ma non tanto da provocare la rabbia delle loro popolazioni musulmane. Potrebbero, per esempio, vietare i voli (Egitto), ma poi lo fanno solo per un breve periodo, o non fanno nient'altro. Potrebbero imporre quarantene (l'AP), ma solo poche e non interferire con la preghiera della congregazione. Potrebbero chiudere i santuari (Iran), ma evitare le quarantene. Potrebbero chiudere le scuole (Bangladesh), ma non avrebbero il potere di fermare gli incontri di massa. E così via... mentre i raduni pubblici diventano sempre più grandi e la malattia si diffonde sempre di più.

L'intera complessità dell'enigma in cui i musulmani si trovano intrappolati a causa del CoVID-19 e della loro mentalità primitiva è forse più evidente in Israele, dove la democrazia e la scienza sono in grande fermento per rafforzare la risposta umana al virus. Le autorità israeliane hanno erroneamente dato per scontato che "tutti i cittadini di Israele", a parte gli individui qua e là, agiscano in modo responsabile e si conformino alle misure di emergenza imposte dal governo.

Gli arabi-musulmani all'interno dei confini di Israele, una virtuale exclave della Dar al-Islam, come tutti i musulmani, vedono la risposta alla crisi come una questione di Allah contro l'infedele. Ma nel loro caso si aggiungono diversi strati di complessità. Gli infedeli in questione sono ebrei. Oltre a tutte le altre preoccupazioni musulmane sollevate contro le soluzioni infedeli, gli arabi musulmani israeliani che si isolano nelle loro case significa non riunirsi ad Al-Aqsa per le preghiere del venerdì jumu'ah, il che significa lasciare Al-Aqsa agli ebrei (non importa che anche gli ebrei si isolino nelle loro case). I musulmani di Israele sono l'anello debole evidente delle altrimenti formidabili contromisure CoVID-19 del Paese.


La completa e totale inadeguatezza dell'Islam, anche se esistente nel mondo moderno, sarà portata a casa con brutale stordimento se gli scienziati israeliani saranno i primi a produrre un vaccino CoVID-19, ma troveranno la loro realizzazione compromessa dalla popolazione araba musulmana del Paese.

Gerusalemme è il luogo in cui l'Islam, in tutto il suo nichilismo barbarico ossificato, si trova faccia a faccia con il meglio del vibrante e civile l'chaim. È qualcosa da cui l'arabo musulmano deve quotidianamente distogliere lo sguardo per paura di scivolare dal musulmano all'umano, tanto più durante questa pandemia CoVID-19. Israele, dal canto suo, commette ancora l'errore di presumere che la sua popolazione araba musulmana si comporterà come israeliani e non come musulmani. Sta offrendo tutto l'aiuto possibile all'Autorità palestinese e al suo personale, e giustamente, dando per scontato che la sua popolazione arabo-musulmana aderirà alle misure del governo come tutti gli altri israeliani. Le autorità israeliane non possono più sfuggire che si è trattato di un errore. Può trasformarsi in un grave errore, a seconda di come il governo lo gestirà da questo momento in poi.

Molti ebrei israeliani soffocano ogni cautela nei confronti degli arabi musulmani in mezzo a loro con il mantra: "Sono cittadini israeliani". Tali ebrei hanno il dovere di dimostrare alla loro nazione la sostanza, se esiste, di questa affermazione sicura. Tra tutti i cittadini di Israele, gli arabi musulmani sono gli unici che affermano esplicitamente di essere musulmani e non di essere cittadini di Israele. Mentre i cittadini israeliani resistono al virus, i cittadini musulmani arabi israeliani resistono ai cittadini israeliani che resistono al virus. Questi ebrei deliranti permetteranno al loro governo di prendere le misure contro gli arabi musulmani necessarie per salvare il paese?

Scollegare i musulmani dall'evoluzione sociale dell'umanità, come ha fatto l'Islam, non significa, ovviamente, che i musulmani cessino magicamente di essere umani. I loro bisogni, desideri e passioni non scompaiono solo perché è stato loro ordinato di non averli più. Ai musulmani viene comandato di "combattere contro coloro che... non proibiscono ciò che Allah ha proibito" (Corano 9:29). Per quattordicento anni, i musulmani hanno soddisfatto i loro bisogni, desideri e passioni molto umani attraverso un elaborato sistema di ipocrisia, di guardare dall'altra parte, di "non chiedere, non dire" e di non parlarne mai. È un sistema di norme e protocolli intricato, compreso da tutti ma non riconosciuto da nessuno, che permette al musulmano di soddisfare i suoi bisogni, desideri e passioni e, lontano da occhi indiscreti, di essere umano. L'ipocrisia musulmana è la latitudine segreta data da tutti a tutti per poter funzionare giorno per giorno, per far funzionare la società. È la malta invisibile che permette alla società islamica di essere una società. L'alternativa è l'ISIS.

Qualsiasi società costruita e gestita rigorosamente secondo il Corano e l'hadith, cioè.., senza la necessaria ipocrisia per aggirare ciò che Allah ha proibito, si autodistruggerà inevitabilmente attraverso il caos disfunzionale, sia che ci vogliano quattro anni, come nel caso dell'ISIS, sia che ci vogliano quarant'anni, come nel caso dell'Iran (la relativa longevità di quest'ultimo scende, in parte, nella misura in cui il Corano e l'hadith non sono rispettati, e in parte per l'interesse egoistico di alcuni governi occidentali).

Non è solo che l'Islam è incompatibile con la società occidentale; è incompatibile con tutta la società, compresa quella islamica, per la semplice ragione che tutte le società sono composte da esseri umani, e l'Islam richiede che gli esseri umani siano ciò che gli esseri umani non sono. Per i musulmani, la risposta al coronavirus è appropriata per i musulmani (coerente con l'Islam) o inappropriata per i musulmani (coerente con l'umanità). Moltissimi musulmani rimarranno coerenti con l'Islam e rischiano di non essere più umani, cioè di morire, piuttosto che salvare il proprio io umano, e rischiano di non essere più musulmani, cioè di peccare, di bestemmiare o addirittura di apostatare.

L'enigma del CoVID-19 del musulmano arriva in un momento in cui l'Islam è sotto assedio sia da parte dei critici che degli apostati. Rimane aperta la questione di quanti musulmani dell'al-Islam preferirebbero un musulmano morto a un umano vivo. Si può legittimamente supporre che i numeri non saranno inconsistenti, anche se le indicazioni sono che la scelta è sempre più ardua. Il coronavirus ha fatto emergere la contraddizione tra l'Islam e l'umanità. È l'ironia della sorte che l'epicentro di questa rottura sia la Repubblica Islamica dell'Iran.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:50 pm

Bergoglio, il Papa argentino e la pandemia in corso

Che irresponsabile demagogo che politicante idolatra che ignorante economista che personaggio insulso, demenziale, cattivo e odioso!


Papa Francesco: "Se mancano posti letto è anche colpa di chi evade le tasse"
mercoledì 18 marzo 2020

https://www.polisblog.it/post/458856/pa ... k%3A+Blogo


Papa Francesco ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Repubblica: "Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo", ha dichiarato il Pontefice. Due giorni fa Bergoglio si è recato a Santa Maria Maggiore e nella chiesa di San Marcello al Corso per pregare. Sono giorni durissimi un po’ per tutti, tra chi perde persone care e chi il lavoro: come può un non credente trovare speranza? Ecco la risposta di Papa Francesco: "Tutti sono figli di Dio e sono guardati da Lui. Anche chi non ha ancora incontrato Dio, chi non ha il dono della fede, può trovare lì la strada, nelle cose buone in cui crede: può trovare la forza nell’amore per i propri figli, per la famiglia, per i fratelli. Uno può dire: 'Non posso pregare perché non credo'. Ma nello stesso tempo, tuttavia, può credere nell’amore delle persone che ha intorno e lì trovare speranza".

Papa Francesco: "D'accordo con Fabio Fazio: chi non paga le tasse commette un delitto"

L’isolamento consente di recuperare tempo e spazi familiari che purtroppo la vita quotidiana spesso comprime fino ad annullare. "Mi ha molto colpito l’articolo scritto su Repubblica da Fabio Fazio sulle cose che sta imparando da questi giorni - continua il Pontefice - Tanti passaggi, ma in generale il fatto che i nostri comportamenti influiscono sempre sulla vita degli altri. Ha ragione ad esempio quando dice: 'È diventato evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua'. Questa cosa mi ha molto colpito".

Insomma, tutti devono fare la propria parte, il messaggio del Papa, ma non solo in questi giorni di emergenza, bensì in qualunque condizione, soprattutto quando le cose vanno bene. Tenere comportamenti scorretti, come non contribuire con le tasse alla vita pubblica, si ripercuote inevitabilmente su noi stessi in momenti di emergenza.


Alberto Pento

Che irresponsabile demagogo che politicante idolatra che ignorante economista che personaggio insulso, demenziale, cattivo e odioso!

Questo ha dimenticato tutti quelli che non possono pagare le tasse perché non hanno un lavoro, perché non sono pagati o perché sono mal pagati;
ha dimenticato poi quelli che da parassiti vengono pagati ma non lavorano, quelli che pur lavorando sono pagati troppo, quelli che vivono depredando il prossimo con i furti e le rapine, con la coercizione delle tasse, con le truffe delle illusioni anche religiose, con la corruzione e il ricatto, con il parassitismo umano e sociale, con le truffe pubbliche, manipolando i diritti umani e civili degli altri.


Questo demente idolatra che ha "accusato" l'Italia de l'Europa di essere ricche e quindi di essere in dovere di accogliere tutti i clandestini del Mondo e di dover dare asilo a chiunque si trovasse in difficoltà vere o presunte e che ha sempre demonizzato la ricchezza come se la ricchezza fosse una colpa e un male e non un bene.
Adesso, in questa crisi sanitaria ed economica da pandemia, tutti possiamo vedere come l'Italia e l'Europa non siano per niente ricche, specialmente l'Italia che si ritrova in miseria e di come sia stato demenziale e improvvido sprecare risorse pubbliche pe accogliere clandestini dall'Asia e dall'Africa che ci disprezzano e ci minacciano, che delinquono e che ci uccidono che stuprano le nostre donne e taglieggiano i nostri figli nelle scuole e i nostri vecchi per strada, che ci terrorizzano con il loro mostruoso idolo di morte Allah.
Questi clandestini e nazi maomettani che oggi costituiscono un gravissimo pericolo per la diffusione e l'aggravarsi della pandemia, per i cittadini e la sicurezza pubblica nei centri di raccolta, nelle strade, nei parchi delle città, nelle carceri, nei quartieri dove sono presenti in massa.




Coronavirus, dal Papa via libera alle confessioni individuali: «Parlate direttamente con Dio». Poi cita cantante fascista
20 marzo 2020

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/co ... 22316.html

Città del Vaticano - Papa Francesco nella messa di stamattina a Santa Marta trasmessa in streaming ha annunciato la possibilità per tutti i fedeli che, di questi tempi, necessitano una confessione ma non possono trovare un confessore per l'emergenza coronavirus che impone a tutti il divieto di uscire da casa, di ricorrere alle confessioni individuali, parlando direttamente con Dio. Una possibilità straordinaria contemplata nel Catechismo.

«Se non trovi un sacerdote parla con Dio direttamente, è tuo Padre, digli la verità, chiedigli persono con l'atto di dolore, promettigli che poi ti confesserai con un sacerdote e questo ti darà la grazia di Dio. Si può avere il perdono di Dio senza la presenza di un sacerdote in determinate circostanze. Fatelo, questo è il momento giusto e opportuno. Con un atto di dolore ben fatto l'anima diventerà bianca come la neve» ha detto.

Durante la messa ha poi ripetuto che Dio è un padre amorevole e non un giudice minaccioso. Ha pregato per i medici in prima linea a combattere la pandemia e per le autorità alle quali spettano decisioni importanti («per loro non è facile gestire questo momento e tante volte soffrono di incomprensioni. Il personale medico ospedaliero e le autorità in questo momento sono colonne che ci aiutano ad andare avanti. E ci difendono in questa crisi»).

Infine ha ricordato un episodio della sua infanzia, «quando nelle famiglie italiane a Buenos Aires, 75 anni fa, si cantavano le canzoni di Carlo Buti, in particolare una che dice: torna da tuo padre, la ninna nanna ancora ti canterà (...) Questo mi porta alla figura del Padre del capitolo 15 di Luca, di quel padre che vive e vede il figlio da lontano, quel figlio che se ne è andato con il denaro sperperandolo, ma il padre lo vedeva e lo seguiva da lontano, lo aspettava. Torna da tuo Padre. La tenerezza di Dio ci parla in special modo nella Quaresima. È tempo di entrare in noi stessi e tornare al Padre. Il Dio della tenerezza ci guarirà delle ferite della vita e delle cose brutte che ognuno ha combinato. Ognuno ha le proprie. È ora di tornare all'abbraccio del Padre».

Singolare, invece, la citazione di Carlo Buti tenendo conto che questo cantante divenne famoso nel 1935 per avere interpretato, per la prima volta, Faccetta nera, una canzone di propaganda fascista scritta da Renato Micheli e musicata da Mario Ruccione. Una interpretazione che rese celebre non solo la canzone, ma anche lo stesso Buti. A Buti è stata intitolata una strada nella capitale argentina, Buenos Aires, e una in quella uruguayana, Montevideo.




Il Papa: alla pandemia del virus rispondiamo con l'universalità della preghiera
Vatican News
22 marzo 2020

https://www.vaticannews.va/it/papa/news ... zione.html

La Recita del Padre Nostro, mercoledì prossimo, con i cristiani di tutte le confessioni e la preghiera di venerdì 27 alle 18 dal Sagrato della Basilica di San Pietro con l’adorazione del Santissimo Sacramento e la Benedizione "Urbi et Orbi": sono i due appuntamenti spirituali che il Papa annuncia al termine dell'Angelus, in questo tempo di prova per l’emergenza Coronavirus

“L’umanità trema per la minaccia della pandemia”. In un post Angelus che rimarrà impresso nella memoria, Francesco chiede a tutti i cristiani di unire le loro voci nella preghiera verso il Cielo. “Invito - dice dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico - tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente” il Padre Nostro, mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno, nel giorno in cui molti cristiani ricordano l’annuncio alla Vergine Maria dell’Incarnazione del Verbo: “Possa il Signore - afferma - ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Con questa stessa intenzione, il Papa annuncia di voler presiedere un momento di preghiera sul Sagrato della Basilica di San Pietro, con la Piazza vuota, venerdì prossimo alle ore 18. Un momento a cui invita tutti a partecipare spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione:

Ascolteremo la Parola di Dio, eleveremo la nostra supplica, adoreremo il Santissimo Sacramento, con il quale al termine darò la Benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con l'universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate.

Vicinanza a tutti

Centrale, quindi, questo richiamo a rimanere uniti:

La nostra vicinanza ai medici, agli operatori sanitari, infermieri e infermiere, volontari … La nostra vicinanza alle autorità che devono prendere misure dure, ma per il bene nostro. La nostra vicinanza ai poliziotti, ai soldati che sulla strada cercano di mantenere sempre l’ordine, che si compiano le cose che il governo chiede di fare per il bene di tutti noi. Vicinanza a tutti.

In conclusione, il Papa esorta a leggere oggi, tranquillamente e lentamente, il capitolo 9 del Vangelo di Giovanni come lui stesso farà: "Ci farà bene a tutti". Questi gesti forti proposti da Francesco nella prossima settimana, in questo tempo particolare di prova per tutta l’umanità, contengono l'esortazione ad affrontare le avversità uniti nella preghiera e nell’amore, pur se nella distanza fisica, come lui stesso sta facendo anche nel quotidiano con la Messa mattutina da Casa Santa Marta che da due settimane vuole sia trasmessa in diretta streaming.

Quindi, Papa Francesco si è affacciato dalla finestra su una Piazza San Pietro completamente vuota, per le restrizioni decise per contrastare il diffondersi del Coronavirus, e ha dato la sua benedizione.



Tutto quello che Papa Francesco ha fatto contro l’epidemia (pochino, in realtà)
Francesco Lepore
18 marzo 2020

https://www.linkiesta.it/it/article/202 ... sco/45912/

A peste, fame et bello libera nos, Domine. (Dalla peste, dalla carestia e dalla guerra liberaci, Signore). La triplice petizione a Cristo, parte delle Litanie dei Santi, rievoca subito alla mente le pubbliche processioni in occasione di calamità o delle Rogazioni, che ancora in contesti rurali vengono spesso effettuate in un latino storpiato ma pur sempre affascinante.
E una sorta di processione per invocare la fine della pandemia del coronavirus (che nel santuario palermitano di Santa Rosalia è definito "la nuova peste" nelle invocazioni alla Santuzza) è quella in solitaria fatta da Papa Francesco, domenica pomeriggio, verso le chiese romane di Santa Maria Maggiore e San Marcello al Corso. Per venerarvi rispettivamente l’icona della Salus Populi Romani e il Crocifisso denominato “Miracoloso”, perché scampato all’incendio del 23 maggio 1519 e poi portato in processione dal 4 al 20 agosto 1522 durante la cosiddetta Grande Peste romana.

Un atteggiamento quello di Bergoglio in piena conformità con le misure progressivamente adottate dal Governo per contenere la diffusione del contagio. Ma anche espressione di una regolata devozione come avrebbe detto Muratori. Che, quando non è tale, è all’origine di comportamenti irresponsabili. Come quelli tenuti da componenti del Cammino neocatecumenale che hanno partecipato, dal 28 febbraio al 1° marzo, a una tre giorni di ritiro presso il Kristall Palace Hotel di Atena Lucana (Sa) e hanno attinto dal medesimo calice durante le Messe come previsto nel loro Statuto. Uno dei partecipanti, un 76enne di Bellizzi, è risultato positivo al Covid-19 ed è deceduto il 10 marzo. Positivi anche uno dei tre sacerdoti e alcuni fedeli presenti. Al momento risultano essere 16 i casi accertati tra Atena e i viciniori comuni di Sala Consilina (dove si è tenuto un altro ritiro il 4 marzo), Caggiano e Polla, cui, sempre domenica, è stato imposto il divieto di entrata e uscita dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

Non c’è bisogno di scomodare le pagine manzoniane sulla maggiore diffusione della peste a Milano nel 1630 già all’indomani della processione con le reliquie di San Carlo ordinata da un pur recalcitrante e dubbioso cardinale Federico Borromeo. Né quelle dei memorialisti partenopei sul numero esponenziale di contagi e decessi a Napoli nel 1656 a seguito di continue processioni e celebrazioni.

L’invito di Francesco a lasciare aperte le chiese per la preghiera personale, restando però vietata – al momento fino al 3 aprile – la celebrazione di Messe con i fedeli nonché di matrimoni e funerali come disposto dalla Cei, risponde alla volontà di trovare un equilibro tra esigenze spirituali e tutela della salute pubblica. D’altra parte i sacerdoti italiani continuano ad assicurare l’assistenza sacramentale a persone malate e anziane come anche a benedire i feretri nei cimiteri. Troppi soprattutto nelle zone di Cremona, Brescia e Bergamo, diocesi, quest’ultima, che sta registrando il numero più alto di preti deceduti o in gravi condizioni di salute.

E poi le innumerevoli iniziative (da quelle in rete al suono serotino delle campane) che hanno spinto ieri il Papa all’Angelus a parlare con gratitudine della «creatività dei sacerdoti. Tante notizie mi arrivano dalla Lombardia su questa creatività, è vero, la Lombardia è stata molto colpita. Sacerdoti che pensano mille modi di essere vicino al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato, sacerdoti con lo zelo apostolico che hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare il “don Abbondio”».

Atti che però sono guardati criticamente da esponenti del mondo laico e di parte del cattolicesimo riformista sì da essere liquidati come provvedimenti da acquasantiera. Ma anche dalle falangi tradizionaliste e anti bergogliane. Risale a lunedì la nota dell’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò (quello del famigerato dossier), che, invitando a spalancare «le porte delle nostre chiese perché i fedeli vi possano entrare, pentirsi dei loro peccati, partecipare al Santo Sacrificio della Messa», ha attaccato Papa e Cei colpevoli, a suo dire, di consegnare «il gregge alla caligine di dense tenebre». A riprova della «tragica sudditanza della Chiesa nei confronti di uno Stato che si adopera e si prodiga in tutti i modi per distruggere l’identità cristiana della nostra Italia, asservendola a un’agenda ideologica, immorale, nemica dell’uomo e della famiglia, mondialista, malthusiana, abortista, migrazionista, che vuole la distruzione della Chiesa, e non certo il bene del nostro Paese».

È innegabile che così posta la questione sembra essere tutta interna alla Chiesa. Senza dimenticare che gli accennati interventi e disposizioni di Vaticano e Cei risultano essere comunque un po’ tardivi rispetto a quella che si profilava da tempo come emergenza nazionale e mondiale. E in ritardo, o almeno tale, appare l’azione concreta di Oltretevere e dell’episcopato italiano sul fronte assistenziale. Si è dovuto aspettare il 12 marzo (sei giorni fa) per sapere che Francesco aveva inviato centomila euro alla Caritas nazionale. Annuncio che l’indomani ha spinto la Cei a destinare 10 milioni di euro alle 220 Caritas diocesane e mezzo milione alla Fondazione Banco Alimentare onlus. Il primo stanziamento finalizzato ad aiutare sui singoli territori famiglie già in situazioni di disagio: dall’acquisto di generi di prima necessità alla realizzazione di attività di ascolto destinate ad anziani soli e persone fragili fino al mantenimento dei servizi minimi per le persone in situazione di povertà estrema come il servizio da asporto dalle mense (che per ovvi motivi restano chiuse) o dormitori protetti. Il secondo finalizzato a dare ossigeno alle attività dei 21 banchi in tutta Italia a sostegno della 7.500 strutture caritative accreditate che sostengono circa un milione e mezzo di persone.

C’è da dire che il volontariato cattolico, connesso non solo a tali macrostrutture, si è dato da fare sin dalla prima ora soprattutto nel Nord Italia. E poi c’è l’aspetto non irrilevante di quanto si sta operando in ospedali e case di cure, gestiti soprattutto da congregazioni religiose maschili e femminili, sui quali ha cercato di fare chiarezza a Linkiesta il sacerdote camilliano Virginio Bebber, presidente dell’Associazione religiosa degli istituti socio-sanitari (Aris). Organismo, questo, costituito da 257 strutture sanitarie e socio-sanitarie non solo cattoliche ma anche di altre confessioni cristiane o religioni.

«Le cose sono andate per gradi – spiega padre Bebber –. I nostri ospedali, che sono strutture non profit ma inserite a pieno titolo nel servizio sanitario pubblico e che sono 12 nelle zone del Nord Italia particolarmente colpite, sono entrati subito nell’ottica della prevenzione e del contrasto al Covid-19. Poi ci sono altre realtà quali le case di cura, che si sono immediatamente attivate. A tal riguardo vorrei ricordare la Poliambulanza di Brescia, che aumenta ulteriormente la disponibilità dei posti letto per pazienti Covid-19 o con sintomatologia sospetta. Io stesso sono in prima linea a Cremona nella nostra Casa di cura San Camillo».

Il camilliano ricorda poi che «non appena il Governo ha chiesto aiuto e disponibilità, il 60% dei nostri medici si sono messi a disposizione in tutta Italia. Soprattutto in Lombardia, dove abbiamo 15.000 tra operatori sanitari e medici, nelle nostre cliniche sono rimasti solo quelli necessari a garantire il servizio di guardia. Ma gli altri si sono messi a disposizione partecipando ai turni nelle varie strutture ospedaliere statali. Nel frattempo si stanno attrezzando le nostre case di cura soprattutto a Roma, dove il picco dovrebbe registrarsi dalla settimana prossima in poi, con posti di ventilazione assistita. Bisogna poi ricordare l’impegno dell’Ospedale Israelitico, aderente all’Aris, che si è messo subito a disposizione dello Spallanzani, creando un polo esclusivamente d’infettivologia e mettendo così l’intera struttura a servizio dell’Istituto nazionale per le malattie infettive. Voglio infine ricordare che la somma destinata dalla Cei viene ripartita a favore delle Caritas – e non delle nostre strutture, come da alcuni si dice – per sovvenire alle necessità di senza tetto e indigenti. Opera che è svolta encomiabilmente anche da altre realtà come, ad esempio, la Sant’Egidio».

Intanto, anche a seguito delle richieste della Protezione civile, le diocesi iniziano a mettere disposizione le proprie strutture per ospitare persone o gruppi familiari che non possono vivere la quarantena nella propria casa. È quanto fatto, ad esempio, ieri da quella di Rimini in eventuale riferimento alla Casa di accoglienza di Montefiore Conca. Ed è quanto si appresta a fare l’arcidiocesi di Bologna come comunicato dal card. Matteo Zuppi al nostro giornale.

C’è poi chi come don Fabrizio Fiorentino, il sacerdote palermitano dell’Addaura da sempre impegnato per la tutela delle minoranze, si pone un interrogativo: «Abbiamo la possibilità di tornare all’essenziale: chiediamoci, dopo settimane di isolamento, che cosa mi manca di più? Scopriremo quanto tempo trascorrevamo inutilmente invece di impiegarlo per la crescita personale, per l’arricchimento interiore, culturale e spirituale. Intanto il pianeta ringrazia: le polveri sottili abbattute, lo spreco alimentare più che dimezzato, l’inquinamento acustico scomparso. Spero davvero che non torneremo come prima del Covid-19, perché un invisibile virus ci ha ricordato di essere più umani, più lenti, più solidali, più disponibili». Staremo a vedere.



"Le tenebre si sono addensate sulle piazze delle nostre città"
Francesco Boezi - Ven, 27/03/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1585331773


Il Papa, sotto il diluvio di piazza San Pietro, prega per la fine della pandemia: "Dio non ci abbandonare nella tempesta"

Una preghiera universale, e sotto il diluvio di Roma, per domandare al Signore la fine della pandemia: oggi Papa Francesco ha operato questa scelta, che è densa di significato per chiunque creda, ma anche per coloro che attendono che il coronavirus venga debellato dal mondo prescindendo dalla fede.

Il cuore della preghiera del pontefice argentino è stata la benedizione Urbi et Orbi. Piazza San Pietro e la Basilica sono state chiuse ai turisti settimane fa. Ma oggi Jorge Mario Bergoglio, dopo essere fuoriuscito dalle mura leonine lo scorso quindici marzo per pregare il crocifisso sito presso San Marcello al Corso e la Salus populi Romani di Santa Maria Maggiore, si è di nuovo mostrato a tutti, pregando affinché questo "nemico invisibile" venga sconfitto con l'aiuto dell'Altissimo.

Il Santo Padre ha pregato mediante l'Adorazione del Santissimo Sacramento. E il crocifisso di San Marcello al Corso è stato posizionato in prossimità del cancello di San Pietro. La Chiesa cattolica ritiene che quel crocifisso abbia protetto Roma dalla peste del 500'. Anche questa celebrazione, così come tutte le Messe che il Papa officiando la mattina alle 07.00, è stata trasmessa in streaming, che è la forma di comunicazione più idonea in questi tempi, dov'è necessario evitare qualunque tipo di assembramento. Le parole del vescovo di Roma sono state molto chiare: l'ex arcivescovo di Buenos Aires ha parlato di "fitte tenebre", che sono calate sulle "piazze", sulle "strade" e sulle "città", alimentando un "vuoto desolante". "Tutti - ha continuato - siamo chiamati a remare insieme come nel Vangelo". Poi una riflessione aggiuntiva, che rischia di finire sui libri di storia: "Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell'aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti".

Quella in corso, per Bergoglio, è una "tempesta" in grado di "smascherare" la "vulnerabilità", facendo emergere quelle che ha chiamato "false sicurezze". I passaggi della omelia papale sono stati riportati, tra gli altri, dall'Agi e dall'Adnkronos. Ma il punto cruciale delle considerazione del Papa è stato forse quello in cui ha rimarcato come questo tempo qui, quello che stiamo vivendo, ci obblighi tutti a scegliere "ciò che conta", ossia l'essenziale. L'esaltazione è riservata ai semplici: medici e infermieri, certo, ma anche tutti coloro che sono costretti, per le necessità di tutti, a lavorare come se la pandemia non fosse in corso o quasi: quei "semplici" che costituiscono la "forza dello Spirito". Sono queste le figure che oggi "scrivono la Storia". Le "paure", ancora, vanno riposte nelle mani di "Dio", mediante cui "la vita non muore mai". Due le parole chiave scelte: "solidarietà" e "speranza". Centrale è anche la pazienza, che deve essere esercitata. Così come bisogna praticare "nuove forme" che riguardino "ospitalità" e "fraternità".

Vale la pena sottolineare come mediante questa iniziativa papale i fedeli abbiano avuto la possibilità di ricevere l'indulgenza plenaria. Oggi il Vaticano ha anche reso noto di come il Santo Padre abbia donato trenta respiratori destinati ai malati colpiti dal Covid-19. Bergoglio ha chiesto a Dio non lasciare da sola l'umanità nel corso di questa tempesta.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:51 pm

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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:51 pm

Libertà di credere e di non credere alle idolatrie religiose, libertà di illudersi e di non illudersi, libertà di critica alle credenze religiose e la fede naturale insita nella vita e nella scienza spirituale dell'uomo di buona volontà.


Non c'è più città o paese in Italia che non si affidi alla Madonna
Luigi Amicone
22 marzo 2020

https://www.tempi.it/non-ce-piu-citta-o ... a-madonna/

Ha cominciato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha pregato contro il coronavirus davanti alla Vergine della Salute. Dopo di che, è un fiorire ovunque di iniziative e umanità

Mia moglie sale sempre in cima a una collina dietro casa dove svetta una Madonnina. Ma alla chetichella, ci sgattaiolano anche ragazzi e ragazzine che fino a ieri avresti detto che neanche immaginano che fosse esistito un Gesù Cristo. E se, in caso lo sappiano, il tipo non sia per caso una delle vittime del coronavirus piuttosto che il Salvatore dell’umanità.

In effetti il miracolo è che con tutto il cetriolino di sottaceti, pippaioli conferenzieri, moralisti noiosi, videogioco tra progressisti e tradizionalisti che abbiamo intorno, insomma, deserto e vuoto sulla faccia della terra (lo chiamano “secolarizzazione”), in questo preciso momento non c’è paese o città in Italia che non si stia affidando a Maria. La Madre di Dio, Madre di Gesù il Risorto.

Ha cominciato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro (nomen omen), cavaliere medievale che si è fatto riprendere in preghiera e offerta alla Vergine del destino della Città. Dopo di che, è un fiorire ovunque di iniziative e umanità, esattamente identica a quella che, nel primissimo secolo, incise sulla pietra di un minuscolo edificio adibito a culto in un borgo fuori dal mondo, Nazaret, lo XE MAPIA, saluto Maria, Ave Maria, che i pellegrini possono tutt’oggi vedere sotto la cattedrale dell’Annunciazione in Galilea.

E così, corsi e ricorsi della storia, come il Concilio di Efeso arrivò solo nel 431 a concepire il THEOTOKOS, cioè a riconoscere “Maria madre di Dio”, l’inconcepibile divenuto “Verbo che si è fatto carne” in una ragazzina, mentre il popolo lo aveva riconosciuto fin dall’inizio del movimento di Gesù, anche oggi, dal Papa in giù, è la vita del popolo che ha trascinato di nuovo la Chiesa a riconoscere l’azione di Maria nella storia, non nelle prediche moralisteggianti.

Dalle mie parti, Sassari, nuovo epicentro del virus in Sardegna, l’arcivescovo Gian Franco Saba ha annunciato la traslazione straordinaria del simulacro della Madonna delle Grazie dal Santuario in cui è venerata alla cattedrale di San Nicola.

«Vista e considerata la situazione attuale di straordinaria emergenza, facendomi interprete delle molteplici richieste che ho ricevuto dai fedeli laici e dai sacerdoti, desidero comunicare proprio da questo luogo simbolico che da domenica 22 marzo il simulacro della Madonna delle Grazie sarà solennemente collocato in forma straordinaria nella cattedrale».

A distanza di 77 anni, quando la Sardegna era sotto i bombardamenti, si ripete la traslazione straordinaria della Madonnina, patrona della città insieme a San Nicola. Sassari, stranamente, allora non venne bombardata. Non perché la città non fosse un target, ma per una serie di circostanze meteorologiche (forti venti, temporali) sfavorevoli che impedirono ai bombardieri di sganciare i loro carichi di morte. Oggi, è proprio il caso di dirlo, sta rinascendo una resistenza umana della Madonna.





Venetismo e demenzialità idolatre venetiste


Piuttosto che il tricolore, esponete il Crocefisso o la Madonna, almeno! Se ci credete, vi accompagnano e sorreggono sempre.
Lucio Chiavegato
14 marzo 2020


https://www.facebook.com/lucio.chiavega ... 4051435136

Imprenditori, sindaci e politici veneti, che fino a ieri bestemmiavano l'italia, per le tasse, gli sprechi, la burocrazia, la corruzione, la mafia e la totale inefficienza che ora invitano ad esporre il tricolore.
Quello che funziona oggi in Veneto o Lombardia non è Made-in-italy, ma semplicemente cultura e dedizione dei Veneti e Lombardi.
La sanità che oggi combatte il #coronavirus non è italiana, ma Veneta, Emiliana e Lombarda che, nonostante i continui tagli e sacrifici a favore di sprechi e corruzione, combatte con i mezzi e le persone che credono in ciò che fanno, sottopagati a favore di migliaia di inutili burocrati amici dei politici, passacarte con stipendi immeritati.
Onore ai medici, infermieri ed assistenti in prima fila! Abbandonati fino a ieri dallo stesso tricolore che invocate oggi.

Le imprese che oggi sono chiamate a questo grande sacrificio, sono le stesse che da 30 anni sono spolpate e messe in ginocchio dal sistema itaGlia e costrette ad espatriare: che voi, per paura, oggi le invocate all'unità nazionale con la peggior retorica.
Orgogliosi di una pseudo-nazione che negli ultimi 50 ha depredato i frutti del nostro lavoro guidata da politici inetti come una banda di ascari e che ha costretto i nostri figli ad emigrare come accattoni per essere valorizzati in altri Paesi.
Scandali, corruzione e mafia; e nonostante ciò, siamo qui TUTTI a combattere ogni giorno contro leggi assurde fatte da una marmaglia che mai ha lavorato.
Aspettate la fine per sentirvi italiani: aspettate il dopo, quando vi diranno di arrangiarvi con una corda al collo. Allora sì che il vostro orgoglio ve lo rimangerete bestemmiando.
Siate seri.
Ma soprattutto: siate Uomini.
I festeggiamenti si fanno a battaglia finita.
Sembrate tanti Cadorna che, fiero del tricolore , mandava i vostri avi al macello senza un vero motivo.
Esponete il Crocefisso o la Madonna, almeno! Se ci credete, vi accompagnano e sorreggono sempre.

Alberto Pento
Come se la fede cristiana, la madonna e il crocefisso non fossero legate intimamente a Roma, all'Italia e al Tricolore




Il venetista venezianista di Albert Gardin che invita i venetisti a riunirsi a Monte Berico

Ai partecipanti al Maggior Consiglio del 28.3.2020 a Vicenza.
Ecco la dichiarazione da rilasciare agli eventuali posti di controllo. Stamparne 2 o 3 copie e compilarle prima di partire.
Albert Gardin





Se vai al raduno da te promosso e altri vengono con te, dimostri di essere un irresponsabile e pericoloso per la comunità dei veneti e di esserti circondato di persone altrettanto invasate e irresponsabili e pericolose.
Il Papa cattolico romano e persino i demenziali imam nazimaomettani hanno invitato i loro fedeli a evitare raduni e assembramenti, ma tu demenzialmente persisti, vediamo se domani portate a termine questo inutile e potenzialmente dannoso incontro.

Spero che la questura vi impedisca di compiere questa insulsa sceneggiata, vi multi tutti con il massimo della pena e vi sequestri gli automezzi e vi denunci alla magistratura.

Tu e i tuoi sodali non rappresentate affatto i veneti.







L'untore religioso, lo sciamano ignorante in buona fede che diffonde il virus, tutte le idolatrie religiose erano così e molte lo sono ancora oggi, nonostante i progressi della scienza che è la vera spirituale e naturale, propria dell'uomo di buona volontà

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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 10:34 pm

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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 10:36 pm

Antisemitismo e pandemia


Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... -Sabin.png


Turpe messinscena: Sull'antisemitismo di un quadro
Niram Ferretti
26 Marzo 2020

http://www.linformale.eu/turpe-messinsc ... un-quadro/

In epoca di pandemia, di stress psichico e fisico, riaffiorano fantasmi, allucinazioni, aborti della mente. Dal passato torna Simonino da Trento, il fanciullo ucciso nel 1475 nell’omonima città, e torna con lui la leggenda nera edificata intorno alla sua morte. Se ne era già occupato Ariel Toaff in un suo esecrato libro del 2007, Pasque di Sangue, in cui riproponeva per la delizia del vasto pubblico degli antisemiti, la tesi secondo cui gli omicidi rituali attribuiti agli ebrei nel Medioevo e oltre, potessero avere un loro fondamento.

Ora, dalla carta siamo passati alla tela. Ci ha pensato il pittore Giovanni Gasparro, un manierista che ha fatto del caravaggismo un’estensione del gay pride, con una predilezione per Gesù palestrati, angeli ribelli che sembrano usciti da Querelle De Brest e santi nerboruti dagli sguardi languidi, come si possono ammirare nei 19 dipinti commisionatogli nel 2011 dall’Arcidiocesi dell’Aquila. D’altronde, il pittore è ben accolto in ambito curiale, è devoto, è un cattolico d’antan. Esecra tutto ciò che è posteriore al Concilio Vaticano II, gli ammodernamenti teologici e liturgici, anche se poi, nei suoi quadri sacri è assai moderno nei tripudi omosessuali. Nella teologia personale figurativa che esibisce fastosamente, così poco paolina, loro sì, si salveranno, gli ebrei, notoriamente “perfidi”, no di certo.

Apprezzato da Vittorio Sgarbi, a cui ha dedicato un ritratto, l’artista non ama certo i toni sobri. Nelle sue mani la pittura diventa un palcoscenico per rappresentazioni che alternano il vaudeville al grand guignol. È soprattutto il secondo, quello che vediamo in scena nel quadro in cui, l’eburneo bambino Simonino viene sacrificato da una masnada di ebrei, le cui espressioni bieche, stravolte ed esaltate, evocano una congrega manicomiale, un convegno di dementi.

E qui occorre ricordare che all’epoca dell’uccisione del piccolo Simonino, furono 15 ebrei, anziani e giovani, che vennero accusati della sua morte. Torturati ripetutamente confessarono di essere i responsabili del delitto, confermando così la già navigata leggenda nera, che essi, occasionalmente uccidessero bambini cristiani al fine di usarne il sangue per impastare il pane azzimo.

Il culto di Simonino, malgrado ci furono allora già riserve papali sulla necessità di farlo beato, è durato ininterrotto fino al 1965, quando, dopo una revisione accurata degli atti del processo grazie anche all’acredine di uno storico di vaglia come fu Monsignor Iginio Rogger, venne abolito. Il dicembre scorso Trento dedicò una mostra alla vicenda, emblematicamente intitolata, L’invenzone del colpevole.

Gli ebrei presenti nel quadro di Gasparro, che molto devono agli ebrei raffigurati nelle vignette di Der Sturmer e rappresentati in La Passione di Cristo di Mel Gibson, sono invece incontestabilmente colpevoli. Non possono esserci dubbi sulla loro crudeltà e sulla loro abiezione.

Giovanni Gasparro ha pubblicato le immagini del quadro sulla sua bacheca Facebook, provocando uno strascico di prevedibili commenti antisemiti, in buona parte proveniente da oltranzisti anticonciliari, da estimatori dell’opera “veritiera” di Ariel Toaff, da nostalgici di roghi e inquisizioni.

Esiste un virus che, diversamente da quello che colpisce gli organismi, colpisce la psiche, e che in molti casi è resistente a ogni tipo di contenimento e di vaccino.

“La paura più profonda”, ha scritto Norman Cohn, “viene dalla convinzione che gli ebrei siano collettivamente degli avvelenatori, anzi essi stessi una specie di veleno. Questo mito sorse insieme a quello dell’assassinio rituale: le prime occasioni in cui la scomparsa di bambini venne attribuita alla cupidigia di sangue degli ebrei risalgono al 1144 e al 1168, e fu nel 1161 che per la prima volta vennero bruciati gli ebrei (ottantasei) accusati di avere tramato di avvelenare la popolazione cristiana”.

Il quadro infame di Gasparro dedicato a Simonino da Trento è una allucinata messa in scena della “cupidigia di sangue degli ebrei” di cui parla il grande studioso inglese. È un esplicito incitamento all’odio. Il suo scopo è solo questo.



Il caso Toaff. Torna l'accusa del sangue contro gli ebrei
di Massimo Introvigne (il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 6, n. 8, 24 febbraio 2007, pp. 6-7; rispetto alla versione de il Domenicale sono state aggiunte alcune integrazioni)

https://www.cesnur.org/2007/mi_toaff.htm

Ariel Toaff, docente di storia presso la Bar-Ilan University di Ramat Gan, in Israele e figlio del più famoso rabbino italiano, il novantunenne e grande amico di Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) Elio Toaff, ha prima pubblicato direttamente in italiano, e poi di fronte alla pioggia di critiche chiesto all’editore di ritirare dal mercato difendendo però la validità della sua metodologia, un libro – Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali (il Mulino, Bologna 2007) – che vorrebbe rovesciare gli ultimi cinquant’anni di storiografia e di sociologia storica sul tema dell’“accusa del sangue”, l’accusa – cioè – rivolta agli ebrei dal Medioevo fino ai giorni nostri di sacrificare bambini cristiani per cibarsi ritualmente del loro sangue.
Per la storiografia accademica – tutt’altro che poco abbondante sull’argomento – la questione è risolta da molti anni. L’“accusa del sangue” – che prosegue una calunnia lanciata dai pagani contro i cristiani, basata su una maliziosa incomprensione della nozione di “bere il sangue di Cristo” nell’Eucarestia – è un mito antisemita, la cui genesi può essere spiegata con una serie di elementi storici e sociologici precisi, e che assomiglia al mito del vampiro come non-morto che torna dalla tomba a bere il sangue dei vivi o a quello del Sabba dove le streghe si accoppiavano con i demoni. La differenza con queste mitologie cui ormai credono in pochi è che ancora oggi la televisione degli Hezbollah al-Manar, il governo siriano e quello iraniano, e più in generale tutto l’ultra-fondamentalismo islamico, utilizzano l’accusa del sangue per la loro propaganda anti-ebraica. Toaff sostiene ora che è tutto vero: sarebbe esistito almeno dall’Alto Medioevo al Quattrocento un “fondamentalismo violento e aggressivo” (p. 13) – l’anacronismo, giacché il termine “fondamentalismo” nasce solo agli inizi del XX secolo è curioso, e forse rivelatore – presso un gruppo, non inconsistente, di ebrei ashkenaziti che avrebbero effettivamente sacrificato fanciulli cristiani per assumere ritualmente il loro sangue.

Mi sono occupato della questione in un libro del 2004 – Cattolici, antisemitismo e sangue – che Toaff definisce “una voce enciclopedica sull’argomento” (il che non mi sembra, ma forse sbaglio, un’offesa) purtroppo “corredata da una bibliografia solo parzialmente aggiornata” (p. 254). Non mi soffermo sull’aggiornamento della bibliografia di Toaff, che ignora completamente il più completo saggio in lingua italiana sull’argomento e uno dei più importanti in assoluto – L’accusa del sangue: storia politica di un mito antisemita di Ruggero Taradel (Editori Riuniti, Roma 2002) – e mi limito a notare che non deve avere letto per intero il mio libro. Se lo avesse fatto non sarebbe incorso in un equivoco sulle posizioni del cardinale Lorenzo Ganganelli, poi Papa Clemente XIV (1705-1774), autore del più articolato documento vaticano sul tema – un rapporto del Sant’Uffizio (oggi Congregazione per la Dottrina della Fede) del 1759 (non del 1760, come ritiene Toaff, che non è né la data di stesura né quella in cui il Sant’Uffizio lo approva con voto – 24 dicembre 1759 – ma quella della bolla, del 9 febbraio 1760, con cui il Papa Clemente XIII,1693-1769, trasmette ai vescovi polacchi tramite il nunzio apostolico a Varsavia le raccomandazioni contenute nel rapporto) – sui casi di due fanciulli presunte vittime di omicidi rituali, Simone da Trento e Andrea da Rinn. Ben lungi dal considerare questi eventi “concreti e reali” senza riserve (p. 70), il cardinale dichiarava il suo ossequio ai Papi che avevano approvato il culto dei due fanciulli come martiri ma non si asteneva dal manifestare un’ampia serie di riserve. Sempre se avesse letto il mio libro – non amando le teorie del complotto in genere, non immagino neppure un travisamento volontario – Toaff saprebbe che a rigore non tratta dell’accusa del sangue, su cui già esisteva un’enorme letteratura e ben poco si sarebbe potuto aggiungere, ma delle reazioni della Chiesa cattolica all’accusa del sangue, che costituiscono un tema diverso. Toaff avrebbe così potuto discutere una questione cui non dedica neppure una riga del suo pur ampio volume: dal 28 maggio 1247, data della prima bolla sul tema di Papa Innocenzo IV (1195-1254), al rapporto del Sant’Uffizio del 1759, ci sono otto documenti del magistero pontificio dove i Papi dichiarano di avere fatto svolgere indagini sulla questione e di avere concluso che si tratta di accuse “falsissime”, “stupide” e “incredibili” (così il Papa Beato Gregorio X, 1210-1276, nella sua bolla del 7 ottobre 1272). Nel 1706, a fronte di una recrudescenza dell’accusa del sangue in Polonia, il Sant’Uffizio aveva esplicitamente autorizzato il rabbino capo di Roma, Tranquillo Vita Corcos (1660-1730), a pubblicare uno studio critico sul tema, e lo aveva inviato ai vescovi polacchi. Vi è qui anche un monito ai cattolici anti-ebraici che volessero entusiasmarsi per il libro di Toaff, i quali dovrebbero accusare di essersi clamorosamente sbagliato il magistero ordinario di una teoria plurisecolare di Papi. I diversi atteggiamenti del mondo cattolico dopo la Rivoluzione francese, e in particolare nel XIX secolo, sono un tema interessante, controverso e ampiamente discusso nel mio testo, che non è però il caso di trattare qui perché il libro di Toaff si arresta al XVI secolo.

A differenza di Toaff – e, temo, anche di molti che hanno scritto articoli pro o contro il suo libro prima che uscisse in libreria – prima di intervenire sul tema ho letto Pasque di Sangue, con particolare riguardo alle note, che in un libro di storia sono cruciali perché ci dicono da dove lo storico trae le sue notizie. La prima osservazione è che nel libro le pagine dedicate all’accusa del sangue sono decisamente minoritarie rispetto a quelle che trattano di altri argomenti, che non sono prive di interesse e dove Toaff apporta informazioni bene ordinate e presentate con notevole vivacità, il che rende la lettura a suo modo piacevole, ancorché raramente del tutto nuove. Gran parte del libro è dedicata ai seguenti temi: il coinvolgimento di ebrei in attività di spionaggio (che avrebbero potuto forse – “forse” è una delle parole più usate nel testo – coinvolgere un tentativo di assassinare il sultano turco dell’epoca) e in affari piuttosto loschi della Repubblica di Venezia; le invettive anticristiane nella letteratura e in alcuni rituali ebraici medievali e della prima età moderna; le parodie blasfeme del cristianesimo, che avrebbero comportato in particolare la crocifissione di un agnello a Pasqua in odio a Gesù Cristo, di cui si sarebbero “forse” resi colpevoli certi ebrei di Candia; l’uccisione di cristiani, alcuni “forse” mediante crocifissione, da parte di ebrei (e viceversa) in occasione di tumulti; il dramma di alcune madri ebree disperate che avrebbero ucciso i propri figli per sottrarli al rapimento e alla conversione forzata al cristianesimo; le accuse a Gesù Cristo nella polemica anticristiana ebraica di essere stato concepito non da una vergine ma da una donna mestruata; un’iconografia ebraica che rappresenta con evidente compiacimento il sangue di nemici uccisi; un complotto “forse” ordito da ebrei per uccidere i responsabili di uno dei più sanguinosi casi di accusa del sangue, quello di Trento del 1475; e la pratica superstiziosa di alcune comunità ebraiche, dove si sarebbe ritenuto portatore di benefici terapeutici (o magici, ma Toaff non ama questo aggettivo) il sangue della circoncisione.

A chi obiettasse che tutto questo non c’entra evidentemente nulla con l’accusa del sangue, Toaff risponde che si tratta invece delle fondamenta che gli consentono di stabilire due cose: la prima, che l’avversione degli ebrei medievali per i cristiani era così estrema da rendere credibili le accuse di omicidio rituale; e la seconda, che nonostante i divieti biblici e talmudici contro l’uso del sangue l’immagine del sangue ritorna – secondo lo storico ossessivamente – nell’iconografia e nel folklore ebraico e ci sono casi di superstizioni in cui il tabù era superato e si usava per scopi curativi il sangue, in particolare quello della circoncisione. Toaff riesuma anche – permettendosi perfino qualche punto esclamativo, quasi a indicare di avere finalmente trovato l’arma del delitto – i responsi di due stimati rabbini dell’epoca moderna, Jacob Reischer (1670-1734) di Praga e Hayyim Ozer Grodzinski (1863-1940) di Vilnius, i quali autorizzano l’uso di farmaci a base di sangue animale essiccato. Lo studioso di religioni va immediatamente con il pensiero ai Testimoni di Geova, i quali sconsigliano ai loro fedeli le trasfusioni di sangue e le medicine che contengano a qualunque titolo sangue, ritenendole in contrasto con il divieto biblico di mangiare il sangue. La grande maggioranza dei cristiani (e degli ebrei) non la pensa così, ma questo non significa che si aggiri nottetempo cercando bambini di altra religione da sacrificare per poi berne il sangue. Fuori dall’uso medico (non importa se conforme o meno alla medicina del 2007, quella che rileva essendo ovviamente la medicina del tempo), Toaff ha trovato solo responsi di rabbini che condannano qualunque uso superstizioso del sangue, come del resto facevano i vescovi cattolici più o meno nello stesso periodo.

Venendo alla parte del libro – come si è accennato, assai più succinta di quanto potrebbe sembrare a prima vista – che tratta dei casi di accusa del sangue, per rovesciare le conclusioni cui è pervenuta tutta la letteratura accademica che lo precede, Toaff, che ha pochi documenti nuovi da citare, deve metterne in discussione anzitutto la metodologia. Questa si basa su due capisaldi. Il primo è che le confessioni estorte con uso abbondante della tortura non possono essere considerate una prova dallo storico. Toaff risponde che non è proprio così, perché diversi documenti, e in particolare i verbali del caso del piccolo Simone di Trento del 1475 (la fonte principale di Toaff, già nota e pubblicata, perché per gli altri casi le testimonianze sono molto più scarne) riportano tutta una serie di affermazioni degli imputati su rituali e pratiche tipicamente ebraiche che i giudici non potevano conoscere. Dopo avere notato che sia nel libro di Toaff sia nelle polemiche giornalistiche che lo hanno seguito si usano in modo improprio i termini “inquisitori” e “Inquisizione”, perché a rigore l’Inquisizione – romana e spagnola – si è occupata di tre casi di accusa del sangue, in due dei quali ha condannato gli accusatori e non gli ebrei accusati, mentre tutti gli altri episodi (Trento compreso, benché la città fosse governata da un vescovo-principe) sono stati giudicati da tribunali civili e non ecclesiastici, osservo che il problema è già ampiamente noto in tema di stregoneria.

Gli storici della stregoneria hanno passato buona parte del XX secolo a combattere la cosiddetta “eresia Murray”, che ha tra l’altro un ruolo importante nelle origini della moderna neo-stregoneria o Wicca in Inghilterra e negli Stati Uniti. Margaret Alice Murray (1863-1963), egittologa di professione e storica della stregoneria per passione, pubblica a partire dal 1917 diversi scritti sulle streghe che culminano nel 1931 con Il dio delle streghe. Influenzata dalle ricerche, a sua volta discusse, del folklorista americano Charles Godfrey Leland (1824-1903), condotte soprattutto in Italia, Margaret Murray – che sopravviverà alla controversia sulla sua “eresia” storiografica, e vivrà fino alla rispettabile età di cento anni – sostiene che le confessioni delle streghe processate non possono essere attribuite alla tortura perché sono piene di allusioni a un folklore contadino che non era quello degli inquisitori colti e che questi non avrebbero potuto inventare nei loro verbali. Per la Murray quelle allusioni, messe insieme, testimoniano l’esistenza clandestina nel Medioevo di un vasto network che praticava la “vecchia religione” dei pagani, sopravvissuta alla repressione dei cristiani e da questi diffamata con il nome di stregoneria.

Toaff è consapevole del fatto che gli sarà rivolta questa obiezione, e infatti invita fin dalle prime pagine del libro a non applicare all’accusa del sangue metodologie usate per lo studio della stregoneria, con procedure che chiama “epidermiche e impressionistiche” (p. 8). Ma perché mai si dovrebbe rinunciare a un patrimonio di conoscenze storiche accumulate in decenni di studi sulla stregoneria? A ben vedere, la tesi di Toaff non è altro che l’“eresia Murray” riveduta e applicata all’accusa del sangue. Alla Murray è stato risposto fino alla noia che, anche sotto tortura, le presunte streghe conservavano certamente il loro linguaggio e mescolavano a quel che interessava ai giudici (tra cui l’ammissione di avere avuto commercio carnale con il Diavolo) informazioni reali sul loro mondo e sulle tradizioni contadine. Se affermiamo che tutto quello che le accusate di stregoneria raccontavano nei processi era falso, certamente sbagliamo. Ma sbagliamo in modo più grave se crediamo che tutto quanto risulta dai verbali dei processi per stregoneria sia vero. Come le donne (e gli uomini) accusati di stregoneria raccontavano particolari spesso veri su pratiche magiche e superstiziose, ma certamente davano voce ad affabulazioni loro o dei giudici quando raccontavano di essersi accoppiate con il Diavolo o di volare a cavallo delle scope, così è possibile che gli ebrei torturati a Trento ci aprano una finestra su un mondo di superstizioni popolari dell’epoca, ma questo non significa che sia un fatto oggettivo anche quanto raccontano a proposito dell’omicidio rituale del piccolo Simone e dell’assunzione rituale del suo sangue.

Un po’ ingenuamente, Toaff ci ricorda che la tortura era lecita per le leggi del tempo e che le crudeli procedure usate a Trento “se pur inaccettabili oggi ai nostri occhi, erano quindi di fatto normali” (p. 12): ma questo che cosa cambia esattamente? Quando poi lo storico ci annuncia casi corredati da “riscontri obbiettivi” (p. 76), come quello di Endingen in Alsazia del 1470, ci si aspetterebbe un uso del termine “riscontro” conforme al linguaggio giuridico corrente. Nel caso di Endingen – a differenza di altri, dove il presunto fanciullo sacrificato ricompare dopo qualche giorno vivo e vegeto – scavando si trova un cadavere. Ma il ritrovamento di un cadavere dimostra solo che il bambino scomparso è morto: non ci dice ancora nulla su chi lo ha ucciso, e certamente non ci dice perché. Da qui a concludere che le deposizioni degli imputati, ampiamente torturati, di processi come quello di Trento permettono di concludere che “l’uso del sangue d’infante cristiano nella celebrazione della Pasqua ebraica era apparentemente oggetto di una normativa minuziosa” fra un gruppo ampio di ebrei ashkenaziti, dove “ogni eventualità era prevista e affrontata, quasi facesse parte integrante delle più collaudate regole del rito” (p. 173) il passo è decisamente più lungo della gamba di Toaff. Il quale, tra l’altro, deve screditare l’inchiesta del legato pontificio inviato da Roma, l’arcivescovo Battista de’ Giudici (1428-1484), il quale dichiarò gli ebrei di Trento “completamente innocenti” e le storie di omicidio rituale “fantasie”, così anticipando quanto la Sacra Congregazione dei Riti avrebbe confermato in un decreto sul caso di Trento del 4 maggio 1965. Toaff risponde riesumando tutti i pettegolezzi dell’epoca su de’ Giudici, che non solo “pare” (si noti il “pare”) “fosse accompagnato da tre ebrei” ma sarebbe stato anche “un buongustaio” e un mangione (pp. 211-212).

L’altro principio metodologico che Toaff mette in dubbio è di carattere più squisitamente sociologico, ed è quello secondo cui il fatto che decine o anche centinaia di racconti di omicidi rituali imputati agli ebrei siano simili fra loro non prova l’accusa del sangue, ma al contrario è un forte indizio della sua falsità. Sono i resoconti, non i fatti, a copiarsi fra loro. Questo non vale solo per la stregoneria. Se Toaff si sedesse a fare due chiacchiere con uno dei tanti sociologi contemporanei che si sono occupati della “grande paura” degli omicidi rituali satanici negli Stati Uniti e nell’Inghilterra degli anni 1980 e 1990 – da non confondersi con i veri crimini di satanisti come le Bestie di Satana italiane, del tutto reali ma per fortuna rari – o dei resoconti di chi afferma di essere stato rapito da extraterrestri e portato a bordo di UFO, si renderebbe conto che, se ci sono centinaia di casi di accusa del sangue, ci sono migliaia di resoconti di persone che hanno affermato di avere visto bambini mangiati dai satanisti o di essere state condotte su astronavi aliene. Il fatto che questi resoconti siano molto simili fra loro dimostra precisamente che fanno parte di una subcultura dove ognuno ripete quello che qualcun altro ha detto, come in ogni leggenda urbana che si rispetti. Tra l’altro, la maggioranza dei resoconti di omicidi rituali satanici o di rapimenti alieni sono stati raccolti sotto ipnosi, in uno stato di coscienza alterato per certi versi simile (anche se naturalmente assai meno crudele) rispetto a quello indotto dalla tortura.

Concludendo, l’opera di Toaff non si fonda su alcuna “scoperta”. Sul caso centrale per il suo argomento, che è quello di Trento, non apporta documenti nuovi ma cerca di rovesciare la metodologia scientifica usata da decenni per la corretta interpretazione di quelli noti e pubblici, senza accorgersi che usando il suo metodo si dovrebbe ammettere anche che le streghe andavano a incontrare il Diavolo a cavallo delle loro scope o che centinaia di buoni americani degli anni 1990 erano rapiti da omini verdi provenienti da qualche lontana galassia.

Forse il libro ci dice poco sull’accusa del sangue, ma molto sul clima in certe università israeliane dilaniate fra una componente religiosa e una laicista. Per un certo mondo cristiano medievale e moderno l’“alieno” di cui si poteva credere perfino che bevesse il sangue era l’ebreo. Per un certo ebraismo illuminato e laicista in Israele oggi l’“alieno” è l’ebreo ultra-ortodosso che si veste di nero, rifiuta il servizio militare e grazie alla demografia ha un peso sempre più determinante nei giochi elettorali israeliani. Accenti tipicamente antisemiti emergono paradossalmente nel modo in cui un certo laicismo israeliano rappresenta gli ultra-ortodossi gli haredim. Secondo questa propaganda, tipicamente espressa nelle caricature dei quotidiani secolaristi israeliani – come nota in un bel libro lo storico Noah J. Efron (Real Jews, Basic Books, New York 2003, p. 260) – in queste caricature “lo haredi prende e prende, mentre lo tzabar (il mitico ebreo [non religioso] nato in Israele) produce. Lo haredi manipola, mentre lo tzabar è franco e diretto. Lo haredi è curvo, con il naso adunco, scuro e deforme, mentre lo tzabar è biondo, bello e robusto”. È la paura degli ebrei ultra-ortodossi (non tutti gli atteggiamenti dei quali sono, certo, gradevoli) – come qualcuno dice, la seconda bomba demografica dopo quella arabo-islamica che minaccia il laico sionismo israeliano – che spiega come in Israele a qualcuno possa venire in mente di tirare fuori da vecchi armadi perfino lo scheletro dell’accusa del sangue.

Il lettore che ha seguito le controversie giornalistiche sul libro avrà notato che non affermo da nessuna parte che Toaff “fa il gioco di Ahmadinejad”, l’argomento essendo politicamente significativo ma scientificamente irrilevante. Anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno, ed è possibile – ancorché poco probabile – che ci siano casi in cui perfino Ahmadinejad dica qualcosa di vero quando parla degli ebrei. Ma il lettore eventualmente preoccupato può riposare tranquillo: questo non è uno di quei casi.



L’altro virus che si diffonde alla velocità del corona: l’antisemitismo
La rete è inondata di commenti anti-ebraici che vanno da "gli ebrei hanno creato il coronavirus" alle calunnie secondo cui Israele riserverebbe un trattamento medico separato ai cittadini non ebrei
Emily Schrader
(Da: Jerusalem Post, 24.3.20)


https://www.israele.net/laltro-virus-ch ... isemitismo

Praticamente da quando esistono, gli ebrei vengono incolpati di ogni tipo di malattia, sociale o biologica. Eppure, con tutta la nostra tecnologia e i nostri progressi scientifici, non siamo ancora riusciti a trovare un vaccino o una cura per il brutto virus dell’antisemitismo. Anzi, con la velocità della comunicazione e la capacità di attraversare digitalmente i confini, l’antisemitismo si sta risollevando e con maggiore virulenza. Mentre la pandemia di coronavirus si allarga a livello globale, anche l’odio pregiudiziale anti-ebraico è in aumento. Le ricerche dimostrano che, in tempi “normali”, sui social network viene postato un contenuto antisemita ogni minuto e mezzo. Con l’avvento della paura da coronavirus, e sulla base dell’esperienza empirica di queste settimane, mi azzardo a stimare che ora sono molti di più e più frequenti.

I social network appaiono inondati di commenti antisemiti, che vanno da “gli ebrei hanno creato il coronavirus” alle assurde calunnie secondo cui Israele riserverebbe un trattamento medico separato ai cittadini non ebrei (questa è stata diffusa da un professore americano). Ben note piattaforme della alt-right (destra alternativa) come Gab hanno visto un’esplosione di teorie complottiste relative a ebrei e coronavirus e, naturalmente, noti antisemiti come David Duke si sono scatenati nel disseminare l’idea che “Israele e l’élite sionista globale sono implicati fino al collo” nella pandemia di covid-19.

Prendono piede demenziali teorie complottiste, con l’Iran che insinua pubblicamente che dietro al coronavirus ci sono “ebrei americani” e che “elementi sionisti hanno sviluppato il ceppo mortale di coronavirus”. Naturalmente, si tratta innanzitutto di una tattica del regime iraniano volta a distogliere l’attenzione dal suo abissale fallimento nel contrastare il coronavirus. La televisione giordana ha dato voce a un religioso islamico che predica che gli ebrei sono “più pericolosi di coronavirus, Aids e colera”.

Nella vignetta postata su Telegram il 15 marzo, il coronavirus è visto come un cavallo di Troia manovrato dal “globalista” ebreo (raffigurato secondo la classica iconografia antisemita nazista)

Un analista politico iracheno ha informato i telespettatori che il coronavirus è un “complotto israeliano per ridurre la popolazione mondiale”. In Turchia, sono stati citati politici giornalisti e cittadini comuni che accusano Israele per il virus, compreso un politico che ha detto: “Questo virus serve all’obiettivo del sionismo di ridurre il numero di persone e impedirne l’aumento, e lo affermano importanti ricerche. Il sionismo è un microbo antico di cinquemila anni che causa sofferenze alle persone”.

Le cose non vanno molto meglio nei territori palestinesi, nonostante Israele stia cooperando con l’Autorità Palestinese nella lotta per contrastare il virus. I social network palestinesi, compresi alcuni ufficiali, hanno diffuso vignette antisemite che paragonano Israele al coronavirus e accusano Israele di diffondere il coronavirus nelle comunità palestinesi, nonostante si sappia che il virus è stato portato in Cisgiordania da un gruppo di pellegrini greci in visita a Betlemme ed è arrivato nella striscia di Gaza con due palestinesi rientrati, via Egitto, da una conferenza islamica in Pakestan. Una vignetta raffigurante una stella di David bianca e blu recita: “Da oltre 70 anni combattiamo il corona e lo distruggeremo con l’aiuto di Dio”.

Anche Hollywood non è immune dal virus dell’antisemitismo che accompagna il coronavirus: l’attrice Rosanna Arquette ha postato l’accusa senza fondamento secondo cui Israele disporrebbe del vaccino già da un anno e un’azienda gestita da ebrei starebbe trattenendo informazioni a scopo di lucro.

Dal canto suo, il movimento BDS se n’è stato finora relativamente zitto circa la questione se userebbe o meno un (ipotetico) vaccino israeliano, ma si sa di almeno un giornalista pro-BDS di Press TV, Roshan Salih, che ha twittato che preferirebbe essere infettato dal coronavirus che usare un prodotto israeliano. Evidentemente per alcuni attivisti BDS odiare Israele è più importante che sopravvivere. Quando Salih è stato irriso sui social network, ha fatto ricorso a un’altra classica teoria complottista sostenendo che era stato attaccato “dall’esercito di troll di Israele”.

La piaga dell’antisemitismo è un problema persistente sui social network, poiché i social network offrono una piattaforma senza censure e spesso anonima per diffondere contenuti in tutto il mondo. Ma questa pandemia globale ha dimostrato, nel giro di pochi giorni, che oggi l’antisemitismo attecchisce non solo nelle solite frange relativamente marginali islamiste e neonaziste, ma anche presso il grande pubblico: leader mondiali, giornalisti, attivisti per i diritti umani e altri. Ancora una volta, l’ossessione irrazionale per gli ebrei dimostra che l’antisemitismo non è marginale, ma è ben radicato nella società in generale.


La meraviglia delle riflessioni religiose ebraiche.

PRINCIPI E SCELTE, IL DIAPASON DELLA VITA
29 marzo 2020

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La tradizione esegetica ebraica racconta di una discussione fra gli antichi Saggi per individuare il versetto più importante della Torà. Un maestro propose il passo biblico poi divenuto il cosiddetto Shemà: "Ascolta Israel, YHVH è il nostro Elohim, YHVH unicamente"[Deut. 6:9], mentre un altro propose "E amerai il tuo prossimo, è come te” [Lev. 19:18]. Ma l’opinione considerata più autorevole è quella che opta per un passo molto meno popolare: "Un agnello lo offrirai al mattino, il secondo al crepuscolo” [Es. 29:39], che si riferisce al Tamid, i due sacrifici quotidiani che venivano offerti nel Santuario in epoca biblica.
Si tratta di un’idea molto audace. In cosa un elemento di tipo rituale sarebbe da considerare più elevato rispetto a grandi principi teologici o morali, come l’unità divina o l’amore per il prossimo?

La risposta è che ciò che guida davvero la nostra vita, il diapason sul quale la nostra vita si accorda, non è dato tanto dai grandi principi, quanto dalle nostre piccole scelte quotidiane, e dal nostro modo di seguirle con costanza, ogni mattina e ogni sera, come l’antico sacrificio. In fondo i sacrifici erano modi di comunicare la nostra presenza e il nostro anelito di relazione con un'entità completamente trascendente e remota, separata da noi in un modo che mi fa pensare all’allontanamento sociale e affettivo che viviamo oggi.

Come scrissi nel mio ultimo articolo, da un lato questo periodo può essere un momento analogo alla quarantena di Moshé sul Sinai, quello che l’ebraismo chassidico chiama hitbodedut, una solitaria introspezione ed esplorazione di sé.
Potenzialmente però, potrebbe anche essere una concretizzazione del principio di "Un agnello lo offrirai al mattino, il secondo al crepuscolo”, ossia di un contatto regolare con chi è isolato, e spesso angosciato. Pochi di noi possono curare concretamente i malati, o donare milioni di euro, come per fortuna alcuni fanno, per la realizzazione di nuovi reparti ospedalieri. Ma tutti possiamo scegliere di contattare ogni giorno alcune persone senza attendere un’ispirazione che sarà sempre ondivaga, ma con disciplina e regolarità. Possiamo così trasformare un tempo che potrebbe essere umanamente arido in un tempo fertile di relazioni e di vicinanza, malgrado tutto. Questo tipo di scelta potrebbe cambiare radicalmente la natura di questo periodo, e un po’ di quella ricchezza potrebbe estendersi anche oltre la fine di questo tempo, quando forse ne avremo ancora più bisogno.

Non abbiamo il controllo su quanto accadrà domani, ma abbiamo il potere di determinare le nostre azioni, e di trasformare questo momento di allontanamento in un tempo di vicinanza, attraverso la scelta di offrire ogni giorno l'equivalente dell'antico sacrificio biblico. L'offerta del nostro tempo, della nostra presenza costante, mattina e sera.

Un pensiero e un augurio di serenità per tutti noi , una preghiera per la guarigione dei malati e di conforto per chi soffre, un ringraziamento smisurato per chi cura.




STASERA DOMENICA 29 MARZO ORE 21, LEZIONE IN DIRETTA PUBBLICA:
STUDIO DELLA HAGGADA DI PESACH


ETZ HAIM, OGNI GIORNO, INSIEME A VOI

Dall’inizio del lockdown, per accompagnare chi lo desidera in questo difficile momento, Etz Haim apre a tutti le proprie porte per due appuntamenti quotidiani, alle 9 e alle 18:30 (Shabbat escluso). Si tratta di un momento condiviso di preghiera e di studio ebraico, di circa quaranta minuti.

Tutti sono benvenuti, è sufficiente contattarmi in privato.
http://www.etzhaim.eu/calendario-delle-attivita/



Irresponsabilità degli idolatri ebrei, raduno di massa al Muro del pianto, ieri 5 aprile 2020, per invocare Adonai e Elohim.
https://www.facebook.com/10001167728649 ... 604644805/



Israele: il ministro della sanità Lietzam ,si è dimesso dopo le accuse mosse contro di lui,per aver lasciato aperte le Sinagoghe. La vita è più importante della religione, si vive per D-o ,non si muore,altrimenti siamo come gli islamici

Israele, si dimette il ministro della Salute, al via riaperture limitate
DALL’INVIATO A BEIRUT.
26 aprile 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2020/04/ ... 1.38764643

Il ministro della Salute israeliano, Yaakov Litzman, ha annunciato le sue dimissioni dopo un mese di continue polemiche per la gestione dell’epidemia di coronavirus, e dopo aver lui stesso superato la malattia. Litzman era nel mirino del partito di Benny Gantz, Kahol Lavan, impegnato nella formazione di un nuovo governo di unità nazionale con il premier e leader del Likud Benjamin Netanyahu. Litzman avrà forse un altro ministero ma potrebbe essere tagliato fuori del tutto. Esponente della comunità ultra-ortodossa haredi e del partito religioso Yahadut HaTora, con una lunga barba, l’abito tradizionale nero e il cappello a cilindro, Litzman si è sempre opposto a chiusure drastiche per bloccare l’epidemia e ha ritardato la risposta di tutto il governo.

Partiti religiosi meno influenti

Nel complesso Israele ha tenuto sotto controllo la pandemia, e oggi conta soltanto 15.398 casi e 200 vittime. Ma ha dovuto arginare focolai pericolosi proprio nelle comunità haredi, poco propense a rispettare le indicazioni dello Stato. Netanyahu ha a un certo punto ha imposto il coprifuoco e chiuso intere città ultra-ortodosse, dove le misure di distanziamento non venivano rispettate in maniera plateale, con i ragazzi che sfidavano poliziotti e militari e tossivano loro in faccia. Lo stesso Litzman si è contagiato in una riunione religiosa, contravvenendo ai divieti imposti dal suo dicastero. Adesso è a fine corsa, e con lui è destinata a ridursi l’influenza dei partiti della destra religiosa, meno importanti nei nuovi equilibri politici israeliani.

Verso la fase due, spiagge riaperte

Oggi il ministero della Salute ha annunciato i criteri per la fase due. Ci dovranno essere meno di 300 nuovi casi confermati al giorno e meno di 300 pazienti nelle unità di terapia intensiva. Se questi numeri fossero superati si tornerà a un lock-down più rigido. Da oggi, dopo piccoli negozi e ristoranti, potranno riaprire anche le spiagge. Si potrà nuotare e anche fare surf, ma da soli e sempre nel rispetto della distanza minima di almeno un metro fra le persone. La speranza è con l’estate, e il clima caldo umido, il virus diventi meno aggressivo e contagioso e così le riaperture possano ampliarsi.




Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: "Salute è anche l'armonia dello spirito con il corpo"
Appello per la riapertura dei luoghi di culto: "Il governo non trascuri le esigenze spirituali delle comunità religiose"
GABRIELE ISMAN
27 aprile 2020

https://www.repubblica.it/politica/2020 ... 255030390/

"Il governo non dovrebbe trascurare le esigenze spirituali delle collettività religiose". A scriverlo in una nota è il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che - con toni meno duri di quelli scelti dai vescovi italiani - di fatto sposa la linea della Cei sul divieto di funzioni religiosi reiterato ieri dal premier Giuseppe Conte per l'avvio della Fase 2.

Di Segni, rabbino capo della più importante comunità ebraica della Diaspora e medico radiologo in pensione, riconosce il momento del Paese - "La situazione sanitaria è ancora allarmante come la prospettiva di disastri economici e sociali che ne deriveranno. Abbiamo tutti l'obbligo di rispettare le regole di salute pubblica" scrive nella sua nota - ma non dimentica il suo ruolo: "Fa parte della salute del singolo e della società anche l'armonia dello spirito con il corpo. Esistono modi per garantire accessi sicuri e riunioni di preghiera nel rispetto delle norme sanitarie. Il governo sta prendendo in questi giorni decisioni gravi e difficili, ma non dovrebbe trascurare le esigenze spirituali delle collettività religiose, ciascuna con le sue specificità".

Torni pacati ma chiari per il rabbino che quasi mai interviene in temi politici: "Sono proprio queste collettività che garantiscono, insieme alle altre, la tenuta sociale e lo sviluppo", conclude Di Segni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » sab ago 01, 2020 7:54 am

Osman Pehlivan
Dinler mucize yaratmaz. Eğer bunu islâm için söylüyorsan yanılıyorsun. Sen inanma dara geldinmi islamdan imdat bekle. Felâket gelmeden inanacaktın. İslamiyet tüm insanlığa gelmiştir. Ama siz işinize gelmediği için inanmıyorsunuz. Al kur-an kerim kitabı oku. Orda herşey yazıyor.
La religione non crea miracoli. Se lo dici per l'Islam, ti sbagli. Non credere, sei venuto, aspettatevi aiuto dall'Islam. Avresti fede prima che arrivasse il disastro. L'Islam è arrivato a tutta l'umanità. Ma tu non ci credi perché non funziona per te. Leggi il libro del Corano. È tutto scritto lì.


Gino Quarelo
Per me l'Islam o nazismo maomettano è idolatria demenziale e criminale assoluta. Maometto fu un idolatra invasato, ladro, assassino e criminale e il suo Allah un idolo mostruoso. Il Corano è ancora più demenziale del Mein Kampf e Maometto mille volte peggio di Hitler.


Osman Pehlivan
Gino Quarelo senin kalbinde allah'ın nuru yok. Kalbin kötü. Muhammed mustafa allahin kainatın son peygamberidir ve tüm insanlığın tüm dünyanın peygamberidir. Kur-an değişmemiş değiştirilmemiştir. Onu Allah korur. Sen de inanmadığın için cehenneme gideceksin. İnanır iman edersen cennete gideceksin. Al bir kuran oku incele hakikati gör. Kendini kurtar.
Gino Quarelo non c'è luce di Dio nel tuo cuore. Il tuo cuore è cattivo. Muhammed Mustafa è l'ultimo profeta dell'universo ed è il profeta di tutta l'umanità. Il Corano non è cambiato e non è stato cambiato. Dio la proteggerà. E andrai all'inferno perché non ci credi. Se credi e credi, andrai in paradiso. Leggi un Corano e vedi la verità. Salva te stesso.


Gino Quarelo
Maometto il profeta della demenza e della morte, non c'è nessuna buona speranza nel demenziale Crorano e nel mostruoso idolo Allah.
Il nazismo maomettano dovrà essere bandito dalla faccia della terra per il bene dell'umanità.


Osman Pehlivan
Gino Quarelo Allah'tan hiç bir zaman ümit kesilmez herşeyi yaradan odur. Peygamber efendimiz tüm insanlığa gönderilen ve geçerli hak din olan islâmiyet in peygamberidir. İlk peygamber adem aleyhisselam son peygamber muhammed aleyhisselam dır. Sen çok yanlış konuşuyorsun. Güçün yetiyorsa birşey yaratsana. Bizi yaratan Allah'tır. Neden inanmak istemiyorsun. Gözle görünmeyen bir mikroba karşı tüm dünya aciz kaldı. Süper güçlere ne oldu. Hepsi çaresiz. Füzeler toplar para bile anlamsız. Kimse kimseye yardım etmiyor. Bir mikrop herkesi çaresiz bıraktı. Sen allah'a inanmıyorsun. Çok büyük günah. Biz insanlar kıyamete çok yakın bir zamanda yaşıyoruz. Hazreti İsa aleyhisselâm efendimiz ahir zamanda son peygamber gelecek adı ahmed muhammed olacak demiştir. Müjdesini hazreti isa aleyhisselâm efendimiz vermistir. Muhammed aleyhisselâm bizim peygamberimiz. Biz müslümanlar onu çok seviyoruz. Lütfen hakaret etme, kötü söz söyleme.
Gino Quarelo non c'è speranza in Allah, è lui che ha creato tutte le cose. Il nostro profeta è il profeta dell'Islam, che viene inviato a tutta l'umanità ed è una vera religione. Il primo profeta Adamo (la pace sia su di lui) è l'ultimo profeta Maometto (la pace sia su di lui). Stai parlando così male. Se puoi, crea qualcosa. Dio è colui che ci ha creati. Perché non vuoi crederci? Tutto il mondo è debole contro un microfono invisibile. Cosa è successo alle super forze. Tutti sono disperati. Rocket raccoglie anche i soldi non ha senso. Nessuno sta aiutando nessuno. Un microfono ha reso tutti disperati. Tu non credi in Dio. Un peccato molto grande. Noi umani viviamo molto vicini alla fine giornata. Il nostro Signore Gesù (la pace sia su di lui) ha detto che l'ultimo profeta sarà il prossimo profeta. Nostro Signore Gesù ha dato la sua buona notizia. Maometto (la pace sia su di lui) è il nostro profeta. Noi musulmani lo amiamo moltissimo. Per favore non insultare, non dire brutte parole.

Gino Quarelo
Il tuo profeta era un uomo malvagio e se tu ami e segui un uomo malvagio sei malvagio anche tu, io non insulto e non dico brutte parole dico solo la verità. Maometto era un uomo idolatra e malvagio un ladro e un assassino peggio di Hitler. Dio non ha nulla a che con l'idolatra assassino Maometto.


Osman Pehlivan

Osman Pehlivan Gino Quarelo sen boyle konuşarak hakaret ediyorsun. Ve çok büyük bir yanılıyorsun. Benim peygamberim sadece benim değil tüm müslümanların peygamberidir. Son peygamberdir. O asla ve asla putperest değildir. Onun doğumu bir mucizedir. Putlara karşıdır. O asla ve asla katil değildir. Sen çok yanlış konuşuyorsun. Yanlış bilgiler öğrenmişsin. Peygamberimiz ölürken bile ümmettim demistir. O yüce allah'ın en sevdiği kulu elçisi ve resulüdür. Seni tenzih ederim. Bak lütfen dilinize çevrilmiş kuran-i kerim bul ve oku lütfen. Orada tüm gerçekler yazıyor. Biz insanlar aciziz. Madem güçlüyüz hadi ölmeyelim. Ku-ran da bir çok şifre var meselâ demir madenine bakır katmak kuranda yazıyor. Zarar etmezsin al bir kuran da bir oku lütfen herşeyin değişir inan bana. Ama lütfen kötü söz söyleme lütfen. Biz müslümanlar kimseye kötülük etmeyiz. Kimseninde kötü olmasını istemeyiz.
Gino Quarelo sei insultato parlando così. E tu sei un grosso errore. Il mio profeta non è solo mio, ma tutti i musulmani. L ' ultimo è il profeta. Non è mai e mai un Putin. La sua nascita è un miracolo. È contro il Putin. Non è mai, mai un assassino. Stai parlando così male. Hai imparato le informazioni sbagliate. Anche quando il nostro profeta è morto, ha detto di essere una nazione. Lui è il servo più amato dell'Onnipotente Allah, il suo messaggero e messaggero. Ti lodo. Guarda, per favore trova e leggi il Corano che si è trasformato nella tua lingua. Tutti i fatti sono scritti lì. Noi umani siamo deboli. Se siamo forti, non moriamo. Ci sono molte password in Ku-ran, è scritta nella miniera di ferro. Non fai male, leggi in un Corano, per favore, tutto cambia, credimi. Ma per favore non dire brutte parole, per favore. Noi musulmani non facciamo del male a nessuno. Non vogliamo che nessuno sia cattivo.


Osman Pehlivan
perché insulti e offendi la mia intelligenza, la mia spiritualità, la mia umanità e la mia civiltà?
Credi forse che io non sappia distinguere il bene dal male, la verità dalla falsità, il vero Dio dagli idoli delle religioni?


Alberto Pento
Maometto è stato un uomo malvagio che ha fatto tanto del male durante la sua esistenza e ancora di più ne è stato fatto in suo nome dai suoi seguaci, perché cerchi di ingannare il prossimo facendo passare Maometto per un uomo buono:
https://wikiislam.net/wiki/Lista_degli_ ... a_Maometto

Lo sai che Dio non ha nulla da spartire con gli idoli delle varie religioni compreso quella nazi-maomettana?
Lo sai che Dio quello vero, naturale e universale non ha bisogno di presuntuosi e blasfemi profeti per rapportarsi alle sue creature tra cui l'uomo?
Lo sai che Dio non ha bisogno di angeli, di templi, di moschee, di intermediari come i preti o gli imam, di dogmi, di uomini che lo adorano inginocchiati e prostrati a terra, o che gridano sbavando come ossessi Allahu Akbar?
Lo sai che Dio non ha bisogno di servi o di schiavi e di idolatri invasati che ammazzano in suo nome per sottomettergli l'umanità intera?
Lo sai che le cosidette rivelazioni divine ai profeti delle varie religioni sono solo invenzioni umane e manipolazioni blasfeme e idolatre della spiritualità naturale, specialmente quelle che inducono gli uomini alla discriminazione, alla persecuzione, alla minaccia, alla violenza, all'omicidio, al suicidio, allo sterminio?
Lo sai che la fede politico religiosa nazi maomettana che tu professi è molto peggiore del nazismo hitleriano, e viola i diritti umani universali e costiuisce il più grave crimine contro l'umanità che possa esistere?


L'Islam o nazismo maomettano va trattato come il nazismo hitleriano, ma ancora con più determinazione perché è mille volte più pericoloso e criminale per l'umanità intera.

È necessario dire le cose come sono:

Islamici e non integralisti islamici o islamisti che così si chiamano solo gli studiosi dell''Islam.
L'Islam è il nazismo maomettano dell'Umma inventato e iniziato da Maometto.
Il primo islamico o integralista islamico o nazi maomettano fu proprio Maometto modello e ideale per tutti i suoi seguaci e per i "veri e buoni mussulmani".

Maometto fu un ignorante, presuntuoso, invasato, esaltato, idolatra che si inventò il suo dio Allah tratto dagli idoli della Mecca, un dio-idolo dell'orrore, del terrore e di morte,
uno che abusò della credulità popolare e che poi si impose con la minaccia, l'intimidazione, il ricatto, la violenza (che non fu affatto per legittima difesa come raccontano i suoi seguaci per giustificarsi ma fu predatoria, aggressiva, sopraffatrice, assassina);
fu un bugiardo, un ladro, un razziatore rapinatore, sequestratore e ricattatore, schiavista, assassino e sterminatore;
fu un razzista al massimo grado che discriminò chiunque non si sottomettesse a lui e al suo idolo e che depredò, cacciò e sterminò ebrei, cristiani, zoroastriani e ogni diversamente religioso, areligioso e pensante che gli si contrapponesse e non si sottomettesse;
invase, depredò, ridusse in schiavitù e fece strage nei paesi altrui imponendo con la minaccia la sua politica e la sua criminale ideologia-teologia religiosa imperialista e totalitaria;
indusse al suicidio, all'omicidio e allo sterminio e fece dire al suo idolo, dettandolo ai suoi seguaci, ciò che poi
fu scritto nel Corano e che da 1400 anni induce e istiga alla violenza, alla discriminazione, alla falsità, alla minaccia, alla depredazione, al disprezzo degli altri non maomettani, alla riduzione in schiavitù e alla dhimmitudine, all'omicidio, al suicidio-omicidio, all'assassinio e allo sterminio di ogni diversamente religioso, areligioso e pensante della terra che non si sottometta ai suoi seguaci e al loro orrendo idolo Allah.

Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è santificare il male, un mettersi dalla parte di ciò che di più maligno esista sulla faccia della terra.
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano dichiarandoli elevatori di spiritualità e portatori di umanità, di amore, di pace, di fratellanza, di giustizia, di cultura e di civiltà significa ingannare e illudere l'umanità intera specialmente quella che soffre a causa dell'Islam e che vorrebbe potersi difendere e liberare da tutto ciò;
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è farsi demenzialmente, irresponsabilmente e vilmente complici del male, e costituisce di per sé un grave crimine contro l'umanità.


Le uniche ideologie-teologie-pratiche politico-religiose ammissibili e accettabili nei paesi civili sono o dovrebbero essere esclusivamente quelle che non violano i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici e che sono con essi completamente compatibili:
quindi
non debbono essere violente, minacciose, intimidatorie, costrittive, ricattatorie;
non debbono promuovere e indurre alla discriminazione, alla depredazione, al disprezzo, alla schiavitù, alla dhimmitudine, all'odio, al suicidio, all'omicido, allo sterminio;
non debbono trasformare gli uomini in mostruosità acritiche, fanatiche, ossessionate, criminali, disumane;
non debbono generare conflitti etnici, civili, religiosi e politici sia nazionali che internazionali;
non debbono come esempi esaltare figure criminali di assassini, predatori, bugiardi, sterminatori, invasati;
devono promuovere la pace, la fratellanza, la responsabilità, la proprietà, la libertà di parola di pensiero e di critica, la solidarietà volontaria e non forzata;
debbono rispettare i paesi, i popoli, le comunità, le etnie, le culture, le tradizioni e accettare tutte le diversità che promuovono la vita e il bene e che sono compatibili con i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici.
Se il nazismo hitleriano e Hitler rientrano in questa casistica e vanno giustamente banditi dal consesso civile, allo stesso modo dovrebbero essere banditi anche il nazismo maomettano e Maometto perché sono mille volte peggio.



14 maggio. Fratellanza umana, una giornata di preghiera per liberare il mondo dal virus
Redazione Catholica domenica
3 maggio 2020

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/f ... -preghiera

L’iniziativa è dell’“Alto Comitato per la fratellanza umana” composto da capi religiosi che si ispirano al Documento sulla fratellanza umana, firmato da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar

Papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019 firmano il Documento sulla fratellanza umana

Papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019 firmano il Documento sulla fratellanza umana - Fotogramma

Si terrà il 14 maggio una giornata di preghiera e digiuno per liberare il pianeta dal coronavirus che coinvolgerà i leader religiosi nel mondo. L’iniziativa è dell’“Alto Comitato per la fratellanza umana” composto da capi religiosi che si ispirano al Documento sulla fratellanza umana, firmato da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019.

L’Alto Comitato – presieduto dal cardinale e presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il comboniano spagnolo Miguel Angel Ayuso Guixot – propone di «rivolgersi a Dio ad una sola voce, perché preservi l’umanità, la aiuti a superare la pandemia».

«Il nostro mondo affronta oggi un grave pericolo – si legge nell’appello dell’Alto Comitato per la fratellanza umana – che minaccia la vita di milioni di persone in tutto il pianeta, ossia la rapida diffusione del coronavirus. Mentre confermiamo l’importanza del ruolo dei medici e quello della ricerca scientifica nell’affrontare questa epidemia, non dimentichiamo di rivolgerci a Dio Creatore in tale grave crisi». Di qui l’invito a «tutte le persone, in tutto il mondo, a rivolgersi a Dio pregando, supplicando e facendo digiuno, ogni persona, in ogni parte del mondo, a seconda della sua religione, fede o dottrina, perché Egli elimini questa epidemia, ci salvi da questa afflizione, aiuti gli scienziati a trovare una medicina che la sconfigga, e perché Egli liberi il mondo dalle conseguenze sanitarie, economiche e umanitarie della diffusione di tale grave contagio».


Sogno un Mondo libero dalla peste islamica
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 2946540969

Sogno un Mondo liberato dalla millenaria piaga della peste islamica o nazi maomettana.

Un Mondo dove Maometto è stato bandito come Hitler, Stalin e Toto Riina in quanto criminale assassino, idolatra e invasato; dove il Corano è ricordato come il Mein Kampf e un lungo elenco di demenzialità disumane e Allah come un idolo mostruoso e assurdo.

Sogno un Mondo in cui le moschee sono divenute Case della libertà di pensiero, biblioteche, ristoranti, sale di musica e di convegni, discoteche, palestre, centri termali, grandi magazzini, alberghi, sinagoghe, templi indù e chiese cristiane; e la moschea della Mecca Al-Masjid al-Ḥarām sia stata convertita in un parco giochi come Gardalan e Disneyland.

Sogno un Mondo libero dalla orripilante nenia dei muezzin che dai minareti delle moschee chiamano alla preghiera idolatra umanamente offensiva e minacciosa, centinaia di milioni di zombi nazi maomettani terrorizzati e ossessionati dal loro maomettismo.

Un Mondo dove le donne dei paesi oggi mussulmani saranno libere di vestirsi come vogliono, di sposare chi vogliono e con gli stessi identici diritti degli uomini, in cui i bambini non siano più costretti col terrore a impare a memoria e a recitare da automi il demenziale Corano.

Sogno un Mondo in cui Israele non sarà più aggredito da ogni lato e gli ebrei potranno girare liberamente, ben accetti e ben voluti in ogni continente.

Sogno un Mondo non più minacciato da orde di nazi maomettani con la schiuma alla bocca e le bave sulla barba e che gridando come ossessi Allahu Akbar accoltellando, investondo, sparando, bombardando, facendosi esplodere per fare strage dei non maomettani in nome del loro demenziale e criminale profeta idolatra Maometto e del suo mostruoso idolo Allah.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La prima volta nella storia umana

Messaggioda Berto » sab ago 01, 2020 7:56 am

Libertà religiosa e di culto anche durante la pandemia, certo ma a patto che non sia veicolo di trasmissione del contaggio. Non esiste la libertà di infettare per i religiosi, quindi permangono le misure restrittive degli assembramenti.
Poi non si confonda la spiritualità con la religiosità che sono due fenomeni assai diversi: la religiosità è la spiritualità naturale e universale articolata e modulata dall'ideologia religiosa e dalle pratiche cultuali.




La lezione di Trump all'Italia sulla libertà religiosa
Autore Camilla Bellini
30 luglio 2020

https://it.insideover.com/religioni/la- ... talia.html

Il 12 marzo 2020, l’ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana annuncia la sospensione in via preventiva delle cerimonie religiose, incluse le celebrazioni esequiali, pur non disponendo la chiusura fisica dei luoghi di culto. La Chiesa e lo Stato italiano uniscono così le forze contro il Covid-19, invitando tutti Ii cittadini e i credenti a rispettare con rigore e senso di responsabilità le misure adottate per far fronte alla crisi epidemiologica.

La sospensione delle celebrazioni liturgiche e l’interdizione alla partecipazione fisica dei fedeli alle Sante Messe subordina il diritto a esercitare il proprio credo al diritto alla salute, due interessi garantiti dalla Costituzione a cui in piena pandemia non viene però riconosciuta pari dignità, ritenendo il primo derogabile in un momento di emergenza nazionale.

La decisione di relegare il fenomeno religioso alla sfera meramente intimistica equiparandolo a uno dei tanti servizi pubblici statali, e come tale quindi sospendibile in via eccezionale per far fronte a stati emergenziali, viene accolta con sdegno da migliaia di cittadini cattolici che si sentono lesi nel diritto a esercitare liberamente il proprio credo e a cercare rassicurazione nella fede in un momento di smarrimento spirituale. Anche ai defunti vengono negate pubbliche esequie e concessa solo la benedizione privata in presenza di un numero ristretto di cari.

La decisione della CEI crea un vuoto spirituale senza precedenti, subordinando la cura dell’anima alla salvezza del corpo ritenuta un bene di primaria necessità e riconoscendo in una contingenza sanitaria una deroga al diritto di praticare liberamente il proprio credo.

Negli Stati Uniti invece è stata adottata una strategia diversa. In una nazione in cui il virus non sembra arrestare la propria corsa e continuano giorno dopo giorno ad aumentare il numero dei contagi e dei decessi, in netto contrasto con quanto verificatosi in Italia, il 21 luglio 2020 l’agenzia di stampa dell’Ufficio per il Diritti Civili del Department of Health and Human Services ha accolto due ricorsi a salvaguardia dell’esercizio della libertà di religione e di culto pur nel mezzo di una pandemia.

Nel primo caso è stata accolta la denuncia di discriminazione religiosa presentata nel Giugno 2020 alla Divisione per la Libertà Religiosa e di Coscienza dell’Ufficio per i Diritti Civili da Susanna Marcus che, insieme al marito Sidney, era stata trasportata a seguito di un grave incidente automobilistico al centro ospedaliero Prince George dell’Università del Maryland.

Susanna Marcus, date le gravi condizioni in cui versava il marito, aveva richiesto che l’uomo ricevesse la benedizione di un prete presso il reparto di terapia intensiva in cui era ricoverato, ma tale diritto le era stato negato a causa del divieto di accesso ai visitatori introdotto dall’ospedale per prevenire ulteriori contagi.

In seguito all’accoglimento della denuncia, il Medical System dell’Università del Maryland ha aggiornato le linee guida per le visite di tutti e 13 i suoi ospedali per permettere ai degenti, compresi quelli ricoverati nei reparti di cura COVID-19, di ricevere visite da membri del clero, a condizione che indossino i dispositivi di protezione personale, si sottopongano ai test della temperatura e che la visita non interrompa le cure cliniche.

Nel secondo caso invece l’Ufficio per i Diritti Civili ha accolto il reclamo presentato da uno studente di medicina contro lo Staten Island University Hospital di New York City che aveva imposto al giovane l’obbligo di radersi la barba per garantire un adeguato utilizzo dei sistemi di protezione individuale durante il servizio prestato presso la struttura sanitaria. Lo studente aveva informato l’ospedale della sua impossibilità a tagliarsi la barba, pena una violazione delle sue credenze religiose, comunicando peraltro che se non gli fosse stato permesso di tornare in corsia gli sarebbe stato negato il diritto a completare gli studi per diventare medico.

In applicazione delle leggi federali che vietano qualsiasi forma di discriminazione in base al sesso, alla razza, al colore, alla nazionalità, all’età, alla disabilità, alla religione e all’esercizio di coscienza, la richiesta avanzata dall’ospedale allo studente di radersi per poter tornare a lavorare in corsia è stata dichiarata illegittima, affermando che nessuno debba mai essere posto davanti alla scelta tra esercitare la propria professione e seguire il proprio credo.

Sebbene le strutture sanitarie siano maggiormente esposte ai rischi di contagio da infezione Covid, l’amministrazione Trump ha riconosciuto la priorità assoluta di difendere il diritto degli americani a praticare la propria fede in un momento delicato come quello attuale. Come riportato dal Daily Signal, Roger Severino, direttore dell’Ufficio per i Diritti Civili del Dipartimento di salute e servizi umani, ha infatti affermato che si possa proteggere la salute fisica delle persone contestualmente al loro benessere spirituale anche in un momento di criticità come quello che il mondo intero sta attraversando, non dovendosi rinunciare a un diritto sacro e inviolabile come quello all’esercizio della libertà di culto.

L’insegnamento che possiamo trarre dagli Stati Uniti è che la libertà religiosa non cessa di essere un diritto umano fondamentale durante una pandemia ma, al contrario, deve essere rivendicato come uno dei valori fondanti della civiltà occidentale e di una società democratica degna di chiamarsi tale.
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