Costitusion taliana

 

La Costitusion Taliana

tra le pexo del mondo: la xe la negasion de la demograsia.

I çitadini li xe espurpià de la soranetà ke la vien exerçetà lomè da la casta de li eleti, sensa ligo o vincolo de mandà.

Coela ke la vien dita democrasia endereta e raprexentativa no la xe democrasia ma na parvensa de nome, de fato la xe na ditatura de na arestograsia o casta de ladri, farabuti, enbrojoni, parasidi, deresponsabili, …. bruta xente taliana.

La democrasia vera e bona la pol esar lomè coela direta come en Xvisara.

 

L’oror de li talego romani

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4Z24xLXVPOGNyamc/edit?usp=drive_web

L’oror de li talego padani

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4aGNfUE85eWFxb3c/edit?usp=drive_web

Fanfaroni, ciarlatani, farlopi e furfanti

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4cVJvX19HbHFLYmc/edit

 

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En passant, sulle pagine di questo giornale, ho scritto diverse volte le mie opinioni rispetto alla non-necessità di una costituzione ( o di una capitale ) per i nuovi Stati a venire, compresa la Singapore adriatica che diverrà Trieste. Incidentalmente, l’ho vista molto, ma molto mal ridotta, marciando con migliaia di persone domenica 8. Le rovine sul porto sono solo il simbolo evidente, da subito per chi arrivi col treno, del degrado cui è stata costretta questa città a partire dall’occupazione italiana con tanto di carri armati il 24 ottobre 1954. Ora i triestini stanno dicendo basta. E non dubito trionferanno.

Nell’occasione di articoli che chiamano a “costituenti” – ci vogliono, mi si passi la battuta, forti ri-costituenti, piuttosto: flat tax al 15%-20%, internazionalizzazione delle scuole, rinnovi urbanistici radicali – per il Veneto piuttosto che la Lombardia del futuro, esprime qui, motivandole, alcune considerazioni radicalmente contrarie allo “strumento costituzione”. La costituzione, invenzione del passato giacobino, per quel che riguarda l’Europa (il Bill of Rights inglese non è una costituzione, è una norma che introduce il governo parlamentare e la monarchia limitata), sta veramente a norme flessibili come il denaro tradizionale sta a bitcoin. E’ cosa morta e vecchia e tendenzialmente liberticida proprio nel momento in cui vorrebbe assicurare la libertà. La stessa Costituzione americana si è rivelata nel tempo strumento liberticida. Eppure era partita con le migliori premesse.

La Costituzione è tendenzialmente un contratto di cessione di potere, o alienazione di se stesso, che il popolo fa nei confronti dei propri governanti, soprattutto poi nella suprema illusione del potere rappresentativo, la peggior schiavitù di tutti i tempi perché si ammanta delle parole “democrazia” e “libertà”. Per divenirne la negazione. E’ un contratto, a volte firmato e approvato tramite referendum dal popolo, a volte (come il caso peggiore, quello italiano), neanche quello, che sancisce lo sfruttamento dei molti da parte di pochi. E’ un contratto che nell’unico vero diritto, quello privato, sarebbe palesemente illegale, e inaccettabile, soprattutto nel connotato di “eternità” che individui tragicamente, in tutto e per tutto, transeunti, hanno voluto con infinita arroganza darle.

La Costituzione è l’espressione più macroscopica della legge-fiat di cui ha parlato Giovanni Birindelli all’incontro di “Interlibertarians”. Nella suprema arroganza di dettare i principi fondamentali della legge, altera la Legge, che è una – la si consideri naturale, divina, astratta, come si vuole – e il qualche modo, nella sua pretesa di inverarla, nero su bianco, la falsifica clamorosamente. In che modo? Creando un sistema di mentalità – corroborate dai positivisti giuridici, dagli allievi sciagurati di Keynes, e da tutti i delinquenti professionali che sono i politici di professione – secondo cui quel che non è nella norma scritta, non è parte della Legge, e non obbliga. E augurandosi allo stesso tempo che il popolo (nella misura in cui può veramente farsi legislatore), il sovrano, i costituenti, il legislatore, ad esempio, sanzionino penalmente l’omicidio. Ma in un ordinamento in cui invece fosse vero il contrario, ecco che il positivismo giuridico, e la mentalità perversa e ottusa che genera, avrebbe di fatto privato, con uno strumento di legge positivo, la Legge di uno dei suoi contrafforti, la sacralità della vita. Esempio astratto? Non è vero. La pena di morte è violazione, per legge-fiat, della legge naturale, divina, astratta, della Legge, insomma, praticata poi per paradosso in un paese come gli USA che vede la “vita” tra i diritti fondamentali. Questa la hybris della bestia peggiore di tutte le bestie che siano venute al mondo, lo Stato, sei miliardi di volte 666, la Bestia di Daniele, più che l’Anticristo, l’Antiuomo. La pena di morte dice esplicitamente che non solo – per un atto di legge-fiat – lo Stato è al di sopra della Legge, ma è anche, radicalmente, contro di essa. Ed esempi consimili si possono applicare alla proprietà. A quale concezione della Legge si affidano il boia, l’esecutore, il giudice, il mandante, il generale, il mandante, il soldato, l’esecutore. Il male che lo Stato moderno ha fatto all’uomo sarà valutato nella sua interezza solo tra secoli. Ha distorto ogni percezione, compresa quella delle Legge morale. Sulla tomba di Kant vi è una sua frase, “la legge morale in me, il cielo stellato sopra di me”. Dell’intermediario tra le volte celesti e l’individuo, la Stato, per fortuna non si fa menzione.

Certamente, possiamo immaginare che una Costituzione del futuro Veneto libero metta in primo piano il richiamo alla sacralità di vita, proprietà, diritto alla felicità. Ma perché se non li mettesse nel testo, se non creasse il testo stesso, vita e proprietà e individuo sarebbero meno sacri? La mentalità che la cultura dello Stato da secoli ci ha costruito, e da cui è difficile togliersi, con l’aiuto dei mitici scienziati del diritto di positivistica memoria, è che la legge sia solo la legge-fiat. Da qui il pensiero che ogni ladro segretamente fa, “se ruba lo Stato per sua stessa natura, perché non dovrei farlo io?”, e lo fa anche l’assassino: “Se uccide lo Stato, con la pena di morte, con le guerre, che male faccio io?”. Sono ladri e assassini che, pur imbevuti di positivismo giuridico, cercano con le loro male azioni di sottrarsi ad esso. Perfino in loro c’è un germe di libertà. La Legge e la legge-fiat, ben ha dimostrato Birindelli, sono diametralmente all’opposto.

 

Le Costituzioni sono morte quando hanno esaurito il loro compito, limitare la sovranità assoluta del monarca, in un susseguirsi di stragi dalla rivoluzione francese al 1848, la gran festa della Costituzione reclamata, negata, concessa. Basta. E’ pur vero che gli Stati, pachidermi mostruosi fomite di ignoranza e di malvagità, sono poi sempre in ritardo rispetto al mondo: comunico con skype tra Kazakhstan, Inghilterra, USA e Como come se fossi nel salotto di casa mia, e poi in America i condannati a morte vengono fritti sulla sedia elettrica con indicibili dolori. Posso fare un referendum per votare elettronicamente per l’indipendenza del Veneto gratis, e invece la macchina balorda richiede la scheda giacobina come nel 1793, perché questo l’ammanta di un’aura misteriosa, gli arcana imperi: ovvero rubo, uccido, svilisco, e compio ogni sorta di male sotto l’egida di un inno, una bandiera, una divisa ma soprattutto una Costituzione. E magari ci lucra la ditta di carta che fornisce le schede e le matite e le urne – già il nome “urna” dice molto sulla natura mortifera sia della procedura, sia dello Stato – ai poveretti che si trascinano sul patibolo della democrazia, il seggio.

Ci sono stati che saggiamente della Costituzione fanno a meno. Non l’ha Israele, non l’ha la Gran Bretagna, e, per quanto non sia certo un modello di perfezione, neanche l’Arabia Saudita. Le Costituzioni recenti sono aborti giuridici: si legga quella dell’Iraq, da me commentata su Enclave e poi inMinima libertaria, e se si vuole ridere quella del Kosovo: sono misture di principi liberali e statalistici, sono abomini. Perché dobbiamo piegarci a riti del passato, costituenti, costituzioni, e via così, quando siamo nel futuro? Lasciamo che i morti requiescant in pace, la perfettissima Costituzione di Weimar ha dato spazio a Hitler, quella italiana del 1948 è stata violentata mille volte, tornando vergine solo quando si vogliono imporre politiche liberticide. Sono costituzioni nate entrambe fuori tempo massimo. Quella Svizzera può essere abrogata interamente con referendum popolare. Per questo (e non solo per questo) sono in disaccordo con gli amici scozzesi dello SNP: sacrosanta l’indipendenza, sospetta la volontà di dotare la Scozia di una costituzione. I prodomi giacobini della febbre costituente si sono trasformati nei deliri socialisti dei totalitarismi costituzionali.

Questo non vuol dire ovviamente che non ci saranno norme di diritto pubblico, ispirate profondamente da quello privato, nel Veneto del futuro, piuttosto che nella città libera di Trieste. Basate sul principio della sussidiarietà, e sul federalismo vero all’interno della SRV (Serenissima Repubblica Veneta) numero 3. Ma una Costituzione con la C maiuscola per cortesia no. Senza costituzione, ma con una concrezione di norme di diritto pubblico che strato su strato, modifica su modifica, si sono evolute per 1100, è resistita tutto questo tempo la Serenissima. Soprattutto norme flessibili.

Dobbiamo guardare avanti. Soprattutto in questo caso, è vero il detto di Seneca, quidquid aetatis retro est, mors tenet. Si riferiva all’individuo. Il Paolo che aveva 18 è morto. Ahimè. A maggior ragione vale per concetti, strumenti, politici e non politici, dall’uomo fatti, come diceva il buon Vico: “Gli uomini hanno fatto essi questo mondo…”

Mettersi in conflitto giurisdizionale o anche solo astratto con la Morte, è sconsigliabile. Vince sempre lei. Le Costituzioni stanno bene nei libri di storia, alla voce: “Diritto pubblico, ovvero come dare una veste accettabile ad atti di forza”.

 

 

 

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