Destejare = stigliaturahttp://www.politicadomani.it/articolo/l ... -tessituraDalla pianta al tessuto - Le fasi della lavorazioneIl lino si ricava dal fusto del linum usitatissimum. In agronomia questa pianta è considerata una coltura miglioratrice del terreno, perché dopo la raccolta lo lascia in ottime condizioni di sofficità e drenaggio.
Il ciclo di crescita del lino è molto breve, circa cento giorni: si semina fra la metà di marzo e la metà di aprile, cresce tra aprile e maggio, tra giugno e luglio c’è la fioritura, il raccolto avviene alla fine di luglio. Un tempo si faceva a mano, piantina per piantina, estirpandola con le radici, per conservare la massima lunghezza delle fibre e per non rovinare i semi. Poi le piantine venivano ripulite con cura sia dalle radici che dalla terra. I covoni erano lasciati sui campi per un paio di giorni e poi, separati in fascine, portati in cascina e distesi sull'aia per l’inizio della lavorazione.
Oggi la coltivazione e la lavorazione del lino avviene in forma industriale, con tecniche diverse da quelle artigianali di una volta che cercano però di riprodurre.
Con la “battitura”, che ancora si fa con il “mazzocco” (strumento di legno a forma cilindrica), secondo una tradizione antichissima, si separano i semi dal fusto della pianta. Con i semi si ottengono olio di lino, attraverso la spremitura con il torchio, unguenti cosmetici e medicinali.
Ad agosto i fusti, sono posti a macerare in acqua corrente per quindici giorni, per evitare marcescenze. Quindi le piante vengono fatte asciugare al sole.
Le fasi successive vanno da settembre fino all’inverno. È in queste fasi che tradizionalmente sono coinvolte le donne; ed è a questo punto che dalla pianta emerge la fibra tessile.
Gli steli essiccati e riuniti in piccoli fasci sono sottoposti alla “maciullatura” con speciali attrezzi di legno, le “gramole” (detti anche “trocco” per la loro somiglianza, in dimensioni ridotte, con la mangiatoia di una stalla), azionati a mano o meccanicamente, che schiacciano e frantumano la parte legnosa.
Con la “
scotolatura” vengono poi asportati i frantumi legnosi e separate le fibre. È in questa fase che il lavoro diventa sfibrante: si tratta di battere gli steli di lino - una prima e una seconda volta, dopo un giorno di sole - con spatole (“scotole”) di legno per scoprirne le fibre (dalle 30 alle 50 fibre tessili per ogni stelo.
L'insieme di tutte queste operazioni è chiamato “
stigliatura”.
Si arriva così al lino greggio, che viene sottoposto alla “cardatura” o “pettinatura”, con pettini chiodati dalla trama di diversa finezza scelta in funzione del risultato finale. Con la pettinatura si separano le fibre fini e lunghe da quelle corte e arruffate. Le fibre lunghe sono destinate alla filatura e alla tessitura di stoffe di pregio, con le fibre più corte e spezzate si fanno tessuti più grezzi (sacchi o strofinacci); lo scarto fibroso, la “stoppa”, è usato per imbottire stivali, per avvolgere i tappi delle botti, per la produzione di carta e anche per tappare buchi. Nemmeno gli scarti legnosi vengono buttati via: sono utilizzati come concime, combustibile oppure isolante.
Si passa alla bollitura della matassa con lo scopo di ammorbidirla, sbiancarla e assottigliarla. Durante questa fase si dava con coloranti naturali la tinteggiatura.
Una volta ottenuta, la fibra di lino va trasformata e ridotta in filo. Una vota la filatura si faceva soltanto a mano con l’ausilio dell’arcolaio e del fuso le cui forme variavano secondo le regioni in cui si lavorava. Il fuso è composto da un bastoncino infilato in un tondino forato (largo dai 4-6 cm) che viene fatto ruotare.
La rotazione impressa al bastoncino, prolungata dall’effetto centrifugo del tondino, torce le fibre che diventano filo che nel girare si accumula via via sul bastoncino. In seguito alla torcitura, mediante l’avvolgimento verso destra e verso sinistra di più fili insieme si ottengono filati più resistenti per la cucitura, per il ricamo e per la tessitura.
La tessitura, che è arte molto antica, e avviene attraverso i telai, si ottiene attraverso una serie di fili posti perpendicolarmente tra loro (la trama e l’ordito). La tessitura fu un’attività di grane rilievo nel Medioevo poiché grazie all’invenzione del telaio a pedale, che sostituì quello a mano, divenne un’importante attività per l’economia di esportazione.
Dopo la tessitura, la pezza ottenuta si sottoponeva al candeggio per eliminare lo sporco e le impurità residue delle lavorazioni precedenti e per sbiancarla. A questo punto il tessuto era tinto in pezza oppure stampato.
http://www.etimo.it/?term=stigliarehttp://www.etimo.it/?term=tigliohttps://it.wikipedia.org/wiki/Lino_%28fibra%29Le fibre del lino sono contenute nella parte interna della corteccia, chiamata comunemente tiglio. Per ricavarla gli steli, essiccati, si mettono a macerare per qualche giorno in bacini d'acqua, oppure, con metodo più rapido, si sottopongono all'azione del vapore acqueo o di speciali batteri: le sostanze che legano tra loro le fibre si decompongono e si dissolvono, liberando così le fibre. Gli steli vengono poi fatti essiccare, quindi sottoposti alla maciullatura per mezzo di martelli detti gràmole, azionati a mano o meccanicamente, che schiacciano e frantumano la parte legnosa. L'operazione successiva è la scotolatura, che consiste nell'asportare i frantumi legnosi e separare le fibre. L'insieme di tutte queste operazioni viene chiamato stigliatura. Si arriva pertanto al lino grezzo, che viene sottoposto alla pettinatura per separare le fibre lunghe dalle fibre corte e spezzate, che costituiscono la stoppa.
???
https://it.wikipedia.org/wiki/Tilia Tilia L., 1753 (nome comune tiglio) è un genere di piante della famiglia Tiliaceae (Malvaceae secondo la classificazione APG), originario dell'emisfero boreale.
Il nome deriva dal greco ptilon (= ala), per la caratteristica brattea fogliacea che facilita la diffusione eolica dei grappoli di frutti.