Da verefegar e profondir el ligo, l’encroxo co le voxi:
Maraveja, maravegia, maraviglia, meraviglia, mirabilia, miracolo:Dalla versione web del Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani.
http://www.etimo.it/?pag=hom Maraveja/maravegiahttp://www.etimo.it/?term=meravigliahttp://www.etimo.it/gifpic/08/1791b9.png Mirar, amirarhttp://www.etimo.it/?term=ammirarehttp://www.etimo.it/gifpic/00/3d719f.png Miracołohttp://www.etimo.it/?term=miracolohttp://www.etimo.it/gifpic/08/06cfa6.png meraviglia,
s. f. ‘sentimento improvviso di viva sorpresa per cosa nuova, straordinaria, o inattesa’ (maraviglia: av. 1348, Francesco da Barberino, e 1300-13, Dante; meraviglia: 1375, F. Petrarca), ‘cosa o persona che desta ammirazione’ (av. 1294, Guittone).
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Lat. mirabilia ‘cose ammirevoli’, nt. pl. sostantivato dell'agg. mirabile(m) ‘ammirevole’ (cfr. faccénda) attraverso un parl. *merabilia (A. Wallensköld, Lat. mirabilia dans les langues romanes, in Neupl. Mitt. XXIX [1928] 108-111). I der. sono di form. it. Fu spesso alternata con maraviglia (e der.), ritenuta, però, più adatta alla prosa che alla poesia (Migl. St. lin.). Per trovare una spiegazione alla loc. ottava meraviglia occorre ricordare che dall'antichità è stato trasmesso un elenco di sette giganteschi ed ammirevoli monumenti (“Quei che hanno lette le istorie, oratori e poeti antichi, avranno trovato fatta menzione in molti libri delle sette meraviglie del mondo, le quali sono in diversi luoghi”: sec. XVI, M. Roseo).
miracolo,
s. m. (relig.) ‘fenomeno straordinario che avviene al di fuori delle normali leggi della natura’ (av. 1292, B. Giamboni), fig. ‘caso incredibile, straordinario’ (s. f. pl. miracule: sec. XIII, Storie de Troia et de Roma; miracolo: av. 1342, D. Cavalca; miracolo economico ‘rapido sviluppo dell'economia di un paese in un brevissimo periodo di tempo’: 1966, G. D'Agata, cit. da Vaccaro II), fig. ‘persona di straordinarie virtù e capacità’ (1282-93, Dante), ‘tipo di sacra rappresentazione il cui scioglimento avveniva mediante l'intervento miracoloso della Madonna o di un Santo’ (sec. XV, nei titoli di varie sacre rappresentazioni).
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Vc. dotta, lat. miraculu(m) ‘fatto meraviglioso, prodigioso’, dal v. mirari ‘essere sorpreso’. “L'etimologia dimostra in che senso si possa parlare di miracoli a proposito della mentalità primitiva e dell'antichità: mirabile, miraculum, come thâuma, thaumásion, thaumastón indica un fatto che suscita lo stupore, pertanto l'ammirazione non disgiunta dalla venerazione tremebonda per il ‘completamente altro’ da noi, della cui potenza quel fatto è manifestazione” (Enc. it. XXIII 423). Per quanto riguarda il nome di miracoli dato alle ‘sacre rappresentazioni’ si tenga in conto la spiegaz. di A. D'Ancona, Origini del teatro italiano, I, Torino, 1891, p. 376: “Che se l'argomento principale del Dramma erano grazie soprannaturali concesse a qualche fervoroso credente da un Santo o da una Santa, che con nascosta virtù o di presenza interveniva nell'azione, acconciamente dicevasi Miracolo”. Miraculosu(m) è agg. di formazione e diffusione mediev. Secondo il Panz. Diz., miracolato è “voce deforme del fr. miraculé, venuta in uso con il culto della Madonna di Lourdes, toccato dal miracolo (della guarigione)”. La loc. dire (o sapere o conoscere) vita, morte e miracoli di qc. è stata suggerita dal frequente titolo di biografie agiografiche.
mirare,
v. tr. lett. ‘osservare attentamente’ (av. 1300, Guido Cavalcanti e Dante; per mirare giusto V. giùsto),
v. intr. ‘puntare un'arma verso un determinato obbiettivo o bersaglio’ (1723, A. M. Salvini), fig. ‘tendere a q.c.’ (av. 1342, D. Cavalca),
v. rifl. ‘guardarsi attentamente’ (1250 ca., Stefano Protonotaro).
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Lat. mirare, forma arc. e tarda, parallela del class. mirari ‘meravigliarsi’ dall'agg. miru(m) (V. miro). Ne è der. mirabile(m), che, sostantivato al nt. pl., diede mirabilia; la vc. ebbe, attraverso l'uso eccl. (Zürcher 198), qualche diffusione (“quelli molta mirabilia senne diero”: sec. XIII, Miracule de Roma = Mirabilia Rome; in Monaci 419). Dev. di mirare è mira, da cui, poi, il dim. mirino. Per mirino si nota l'estensione della loc. essere nel mirino ‘essere sotto tiro, preso di mira’ nell'it. (come nel fr.) contemp., soprattutto giornalistico, che se ne serve per dar risalto specialmente all'intitolazione (Cast. Pollidori 120-123).
Bibliografia: Saviozzo.
mirabilis, e, agg. con comp. e sup.,
1 mirabile, ammirevole, meraviglioso, stupendo, sorprendente, straordinario: mirabilem in modum, straordinariamente, CIC.; mirabile dictu, visu, mirabile a dirsi, a vedersi, CIC. e a.; esset mirabile quomodo Iuppiter iaceret..., sarebbe sorprendente come Giove possa scagliare..., CIC. Div. 2, 44; mirabile est quam non multum differat, è sorprendente quanto poco differisca, CIC. de orat. 3, 197; mirabile videtur quod non rideat haruspex, sembra strano che un aruspice non rida, CIC. Nat. deor. 1, 71; vos esse istius modi non mirabile est, non è strano che voi siate così, TER. Haut. 387; mirabile quantum gaudebat, era straordinariamente lieto, SIL. 6, 620;
2 miracoloso, Vulg.; sost. n. pl. mirabilia, ium, miracoli, AUG.
[miror + -bilis].
mirabiliarius, ii, m., taumaturgo, AUG. [mirabilis + -arius].
miracula, ae, f., donna mostruosa, PL. [miror + -cula].miraculum, i, n.,
1 cosa meravigliosa, strana, prodigio, portento: miracula somniantium philosophorum, strani sogni di filosofi, CIC. Nat. deor. 1, 18; miraculum magnitudinis, portentosa grandezza, LIV.; miraculum audaciae, straordinaria audacia, LIV.; id eos audere miraculo fuit, destò meraviglia il fatto che essi osassero ciò, LIV. 25, 8, 7; rem miraculo eximere, togliere a una cosa il suo carattere miracoloso, LIV. 5, 15, 2; miraculum litterarum, cultura che desta meraviglia, LIV.; puerum tamquam miraculum (come essere meraviglioso) aspicere, PLIN. Ep.; transformat sese in miracula rerum, si tramuta in forme prodigiose, VERG.;
2 gioco d'abilità, QUINT. 10, 7, 11;
3 miracolo, AUG.
[miror + -culum].
miratio, onis, f.,
meraviglia, stupore: mirationem facere, far stupire, CIC. Div. 2, 49
[miror + -tio].
mirator, oris, m.,
ammiratore, HOR. e a.; m. rerum, ammiratore d'imprese, OV. Met. 4, 641; mirator inanium, amante di cose vuote, PLIN.; mirator Narcissus, Narciso ammiratore della propria bellezza, AUS.
[miror + -tor].
miratrix, icis, f.,
ammiratrice, SEN. tr. e a.; famosa vetustas miratrixque sui (ammiratrice di sé), LUC. 4, 655
[miror + -trix].
mire, avv.,
meravigliosamente, straordinariamente: mire miserabilis, straordinariamente compassionevole, CIC.; mire quam delectat, mi dà un meraviglioso piacere, CIC. Att. 1, 11, 3; mire laetus, straordinariamente lieto, CURT.
[mirus + -e].
mirifico, as, are, 1 tr., glorificare, Vulg. [mirificus + -o3].
mirio, onis, m.,
1 mostro di bruttezza, ACC.;
2 ingenuo stupefatto, TERT.
[mirus + -io1].
miror, aris, atus sum, ari, 1 tr. e intr. dep.,
1 meravigliarsi, stupirsi: con l'acc., mirari insolentiam philosophorum, stupirsi delle esagerazioni dei filosofi, CIC.; con de e l'abl., mirari de singulari impudentia alicuius, CIC.; con prop. infin., miramur hunc hominem excellere ceteris, ci meravigliamo che quest'uomo superi tutti, CIC.; utrumque sacro digna silentio mirantur Umbrae dicere, le Ombre stupiscono al canto di entrambi, degno di quel sacro silenzio, HOR. Carm. 2, 13, 30; con quod e il cong., mirari se aiebat quod non rideret haruspex, diceva di meravigliarsi che un aruspice non ridesse, CIC. Div. 2, 51; con quod e l'ind., CIC. Att. 14, 18, 3; con interr. indir., mirari quae sint animadversa, meravigliarsi delle scoperte, CIC.; con si e l'ind., miror si quemquam amicum habere potuit, mi meraviglio che abbia potuto avere qualche amico, CIC. Lael. 54; con si e il cong., miretur si quem bonum civem viderit, si meravigli se vedrà qualche cittadino dabbene, CIC.; miraris si nemo praestet amorem?, ti stupisci se nessuno ha per te dell'amore?, HOR. Sat. 1, 1, 86; mirari se quapropter (meravigliarsi di come) sui tam similis esset, VAL. MAX.;
2 chiedersi con meraviglia, esser curioso di sapere: mirabatur quid esset quod, si chiedeva stupito quale fosse il motivo per cui, CIC.; miror quid in mentem venerit Theophrasto, mi stupisco di ciò che venne in mente a Teofrasto, CIC. Off. 2, 56; mirantes quid rei esset, stupiti di che cosa si trattasse, LIV.; mirabar quid maesta deos vocares, mi chiedevo con meraviglia perché tu invocassi mesta gli dèi, VERG.; nequis miretur qui sim, perché nessuno si chieda meravigliato chi io sia, PL. Aul. 1;
3 guardare con ammirazione, ammirare: Theodorum nonne miramur?, non ammiriamo forse Teodoro?, CIC.; se ipse miratur, si ammira da sé, si pavoneggia, CATULL. 22, 17; tabulas pictas mirari, ammirare i quadri, SALL.; Olympiacae miratus praemia palmae, guardando con ammirazione (= desiderando) il premio delle palme d'Olimpia, VERG. Georg. 3, 49; poet. col gen. di causa, iustitiaene prius mirer belline laborum?, devo ammirarti per la tua giustizia o piuttosto per le tue imprese di guerra?, VERG. Aen. 11, 126.
• Anche passivo, Ser.; inf. pres. mirarier, LUCR. 2, 1029; vd. anche mirandus
[mirus + -o3].
mirus, a, um, agg. con comp. non class.,
meraviglioso, stupendo, singolare, straordinario, strano: mira paucitas, straordinaria scarsità, CIC.; homo mirus, uomo meraviglioso, CIC.; mira communitas, straordinaria affabilità, NEP.; mirum in modum, meravigliosamente, CAES. (anche miris modis, TER.); nimia memoras mira, racconti meraviglie straordinarie, PL. Amph. 616; mirum videtur quomodo, mi meraviglio come, CIC.; sibi mirum videri quid Caesari negotii esset, si chiedeva stupito che cosa Cesare avesse a che fare, CAES. B. G. 1, 34, 4; mirum dictu ut, è strano a dirsi come, TAC.; mirum est quam efficiat in quod incubuit, è meraviglioso come riesca in ciò a cui si applica, PLIN. Ep.; ut in cunis fuerit anguis non est mirum, non c'è da meravigliarsi che nella culla ci fosse un serpente, CIC.; quid mirum in senibus si infirmi sint?, che c'è di strano se i vecchi sono malati?, CIC. Cato 35; non mirum si consulatum consecuti sunt, non c'è da meravigliarsi che abbiano ottenuto il consolato, CIC.; mira sunt nisi, è un miracolo se non, PL.; mirumque nisi hoc esset, e strano sarebbe se non fosse questo, OV. Met. 7, 12; mirum quin tu illo tecum divitias feras, strano che tu non porti là con te la tua ricchezza, PL.; mirum quam, mirum quantum, straordinariamente, CIC.; id mirum quantum profuit, ciò fu meravigliosamente utile, LIV. 2, 1, 11 [cf. gr. meidáo].
Etimoloja de mirus del filologo Xane Semeran http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... us-472.jpg