I Vopsi L’origine dei toponimi in Brianza e nel nordNovember 12, 2011
https://longobardia.wordpress.com/2011/ ... e-nel-nordGli studiosi non hanno mai mancato di interessarsi alla toponomastica allorché pubblicavano i loro libri di storia locale; mancavano però di specifica consapevolezza in materia e, non supportati da solide nozioni linguistiche, privilegiavano ricostruzioni forzate nelle quali potessero trovar posto vicende e personaggi da mito, che per così dire ne nobilitassero le origini, dando ampio spazio ad ogni congettura ed accogliendo nelle loro opere vere e proprie leggende di creazione fantastica.
In mancanza di meglio, finivano per accettare, come radice originaria dei termini, delle parole qualunque proposte come etimologia senza altro particolare criterio che quello della rassomiglianza di vocabolo o dell’assonanza fonetica.
Di simili etimologie “erudite”, nelle quali ci si può imbattere e che si rivelano già al primo sguardo palesemente mancanti di attendibilità scientifica, ce ne sono per tutti i gusti: alcune potrebbero essere, ad esempio, nei nomi di paesi che avrebbero preso il nome da divinità pagane, non importa quanto importanti: Arcore da Ercole, Proserpio dal culto di Proserpina, Verano e Vergo tramandano una dea gallica Vercana; Sartirana è dedicata a Saturno; Castelmarte, ovviamente, a Marte. Bellusco sarebbe stato un bosco sacro a Beleno.
Altre denominazioni sono fatte risalire ad avvenimenti improbabili, che si perdono nella notte dei tempi, e si rifanno a personaggi più o meno noti del mito e della storia antica: all’origine delle vicende della Brianza sono stati collocati un Briono, eroe troiano (?) ed un Brianteo, capo gallico; Olgina, un capo dei Goti, dovrebbe aver dato il nome ad Olginate, così come le streghe Alirune, che dei Goti accompagnavano l’esercito, trovano perpetuato il loro ricordo ad Airuno. Mariano Comense vorrebbe ricordare nel nome le gesta di Caio Mario o di un meno famoso Teodoro Manlio; Longone al Segrino si rifà ad un console Caio Maio Longone. Si dice di Annone che avrebbe ricevuto il nome da uno dei trenta duchi longobardi che regnarono dopo la morte di Clefi; Calco da un eroe greco, Chalcos, difensore della regina longobarda Gundeberga; Bernareggio si richiama a Bernardo marito di Roglinda, figlia di Ugo re d’Italia. Seregno a Serena moglie di Stilicone. Cornate, che si chiamò in passato Coronate, si attribuì l’onore dell’incoronazione di una regina.
Dove la fantasia ha avuto modo di sbizzarrirsi è nelle paraetimologie (accostamento di significato ad un vocabolo estraneo quanto all’origine sebbene simile per suono o grafia): Alserio si chiama così perché il termine alsit significa che vi fa freddo. Arosio rievoca la presenza di numerosi rosai; a Buccinigo si sarebbe dovuto trovare un “buco iniquo”, usato come mezzo di supplizio; ad Orsenigo dovrebbe essere esistito un orso feroce, ursus niger o ursus iniquus.
Quando a Cadorago, esso sarebbe stato un minuscolo paese, costituito da due case più una “locanda del drago” (ca’ do + drago) ed anche questa pseudoetimologia pare la dica lunga sull’attendibilità degli appassionati cultori del passato.
Per chiudere questa parentesi esemplificativa bisogna però anche ricordare la persistenza, a livello popolare, di appellativi tradizionali quali ravèe de Vila per gli abitanti di Villa Raverio o cavrot de Caverian per quelli di Capriano, e anche Besana besasc, paes di strasc, tutti giocati su pure e semplici assonanze: le rape e le capre, per quel che ne si sa, c’entrano poco.