Anca łe çità etruske łe gheva n’enpianto a croxara o ortogonal:La prima tesi sugli Etruschi all'Università di StoccolmaAlla ricerca di radici lontane
"Rasenna – Gens Etrusca dedita Religionibus" di Paola Gemma Francesca Russo
http://www.tusciaromana.info/3Cultura/c ... asenna.htm La divisione dello spazio (per gli etruschi)...
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... truski.gifFotografia aerea dei resti archeologici di un insediamento etrusco, con gli assi cosmici del cardus e del decumanus.
Usando la propria conoscenza del carattere di ogni divinità e la sua correlazione alla vita umana, il sacerdote etrusco sapeva successivamente precisare la sua interpretazione, anche avendo a disposizione un’ampia matrice di regole base - un sistema, in termine moderno, standardizzato - da applicare quasi meccanicamente.
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Ogni area d’importanza per la vita sociale era divisa secondo i principi degli aruspici, così ogni città era teoricamente un templum.
I confini, entro cui si aveva intenzione di edificare la città, dovevano, perciò, essere spiccati da una persona consacrata: l’aruspice, in un giorno libero da prodigi minacciosi, attaccava un bue ed una mucca bianchi ad un vomere di rame ed arava un solco a tracciato delle mura. http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 02x227.gif...
Anche il campo militare etrusco era organizzato come un templum, cioè di forma quadrata e suddiviso in quattro, tradizione poi ripresa dai Romani nel castrum e loro erroneamente attribuita.Etruschihttp://it.wikipedia.org/wiki/Etruschi I primi villaggi etruschi erano costruiti da capanne a pianta quadrata, rettangolare o tonda con un tetto molto spiovente (generalmente in paglia o argilla). Le città etrusche si differenziavano dagli altri insediamenti italici perché non erano disposte a caso, ma seguivano una logica economica o strategica ben precisa. Ad esempio, alcune città erano poste in cima a delle alture, cosa che rendeva possibile il controllo di vaste aree sottostanti, sia terrestri che marittime. Altre città, come Veio e Tarquinia, sorgono in un territorio particolarmente fertile e adatto all'agricoltura.
La città etrusca veniva fondata dapprima tracciando con un aratro due assi principali fra loro perpendicolari, detti cardo (nord-sud) e decumano (est-ovest), in seguito dividendo i quattro settori così ottenuti in insulae (dal latino, isole), tramite un reticolo di strade parallele al cardo e al decumano. Questa precisa disposizione urbanistica è visibile ancora oggi in alcune città dell'antica Etruria, corrispondente grossomodo all'attuale Toscana, Umbria e parte del Lazio. L'idea di fondare le città partendo da due strade perpendicolari rappresenta un primato degli etruschi rispetto ai greci, anticipando di quasi due secoli gli interventi di Ippodamo di Mileto. Successivamente questo sviluppo urbano venne ripreso in epoche successive anche dai Romani per fondare accampamenti e città (come ad esempio Augusta Praetoria e Augusta Taurinorum, le attuali Aosta e Torino).
Kainuahttp://it.wikipedia.org/wiki/KainuaKainua è un'antica città etrusca che sorgeva sul Pian di Misano presso l'attuale comune di Marzabotto, in provincia di Bologna, nota fino a pochi anni fa con il nome di Misa (dal nome del luogo del ritrovamento).
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... a_nr_6.jpghttp://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... botto3.JPGL'impianto cittadino è attraversato da quattro principali assi ortogonali (plateiai in greco), orientati secondo i punti cardinali.Di essi, uno (plateia A) attraversa l'abitato in senso nord-sud (equivalente al cardo romano) e tre invece (plateiai B, C, D) in senso est-ovest (con funzioni equivalenti al decumano romano).
Il reticolato di strade suddivide l'abitato in otto aree quadrangolari regolari chiamate "regioni" (regiones in latino), mentre una serie di strade secondarie (chiamate stenopoi in greco) parallele al cardo, ma poste a distanze irregolari tra loro, suddividono ulteriormente le regioni in isolati (insule in latino) dalla forma stretta ed allungata.
A lungo si è discusso sull'origine della planimetria cittadina: se rispecchiasse il rito di fondazione etrusco (secondo il quale la città doveva riflettere la suddivisione del templum celeste), o se invece fosse più compatibile con le teorie urbanistiche del mondo greco (come poteva far supporre il fitto reticolato di strade) e, quindi, senza alcuna ingerenza religiosa.
La soluzione al dibattito la rivelò un particolare ritrovamento: nel punto d'incrocio dei principali assi viari vennero trovati, interrati, quattro ciottoli di fiumi, di cui solo uno presentava incisa sulla sommità una croce (decussis in latino) orientata secondo i punti cardinali. Il cippo con decussis era stato trovato in corrispondenza dell'incrocio fra il cardo e l'asse trasversale centrale.Tale scoperta indusse gli archeologi a pensare che quel cippo indicasse il centro della croce sacrale (principale suddivisione del templum celeste, formato dall'incrocio dell'asse nord-sud con quello est-ovest) che, nell'ambito della fondazione di una città, costituiva il punto di partenza da cui tracciare l'intero reticolato cittadino.
L'ipotesi sarebbe comprovata dal ritrovamento sull'acropoli dei resti di strutture necessarie alla fondazione, fra cui un altare e l'auguraculum (oggi non più presente): una sorta di piattaforma da cui il sacerdote effettuava la spectio, ovvero la proiezione degli assi della croce sacrale celeste sul punto terreno dove sarebbe sorta la città. Questo farebbe dell'acropoli (punto più alto della città, da cui si aveva la migliore visuale del territorio) la sedes augurationis, mentre in corrispondenza del centro della croce sacrale (dove venne infisso il cippo con decussis) era con tutta probabilità disposta l'altra sede necessaria al rituale di fondazione: la sedes inaugurationis.
Tale scoperta ha permesso di vedere nella planimetria della città una frammistione di elementi culturali etruschi (come il rituale di fondazione della città secondo l'etrusca disciplina) ed elementi organizzativi del mondo greco (come la pluralità di assi).
Decumano e cardo
Non sono invenzioni romane:
http://www.follow-the-sun.it/Atlantide/ ... 0Rasna.htm Lucumone entrerà a Roma mutando il suo nome in Tarchunies Rumach, Lucio Tarquinio Prisco, e diverrà re nel 607 a.C. dopo la morte di re Anco Marzio (strana assonanza con il termine egizio Ank–hor). Sarà lui a drenare l’acqua che alimenterà il Tevere dai colli attorno a Roma, a creare il Foro Boario, il Tempio di Vesta e il Circo Massimo, luogo di culto. Suo è anche il magnifico tempio di Tinia-Giove sul Campidoglio.
Roma, territorio di povere palafitte, entrerà a far parte delle dodici città sacre che coprivano l’intera Etruria, mentre un numero analogo di metropoli interessò la Campania.
Nell’erezione di un sito, i geomanti etruschi tracciavano due linee ad angolo retto in direzione nord–sud, il cardo maximus, e il decumanus maximus con andamento est–ovest, ponendo nel punto d’intersezione la pietra omphalos, ritrovata spesso intatta dai moderni mezzi di rilevamento.
Le metropoli etrusche annoverano Cortona, Arezzo, Fiesole, Tarquinia, Vulci e Populonia. Il monumentale complesso urbano di Caere, con una necropoli che copre 360 ettari, era anticamente il porto più potente del Mediterraneo, insieme ad Hatria, e da innumerevoli altri sulla costa Tirrenica. Uno dei più antichi insediamenti è Vetulonia, che superava Atene con oltre centomila abitanti. Le sue pietre megalitiche un tempo si stagliavano sulla collina–tumulo, ugualmente a Ollantaytambo sulle Ande. Sulla ciclopica Cosa, vicino Orbetello, vigila una Sfinge di pietra e il contiguo monte di Ansedonia è scolpito con animali mitologici analoghi a Marcahuasi. Indistinguibili, poi, la cinta muraria di Volterra lunga 8 km e quella di Pisaq in Perù, come pure i blocchi poligonali di Alatri e Amelia, pesanti centinaia di tonnellate, e Sacsayhuaman, sovrastante Cuzco. Le profonde affinità degli Etruschi con gli Inca trovano autorevole conferma in Zecharia Sitchin, da noi interpellato, il quale ha risposto affermativamente circa la nostra intuizione di un simile legame con la lontana America. Colpisce, poi, l’omofonia di Chianciano (probabilmente consolidatosi da un etrusco Clanikiane) e Chan Chan, capitale del Gran Chimù peruviano, le quali conservano anche identiche urne funerarie antropomorfe risalenti al VII sec. a.C. A Poggio Murlo, Siena, è stata rinvenuta anche una statuina con barba posticcia di un “antenato”, munita di uno strano sombrero simile al copricapo del Guerriero di Capestrano. Infine abbiamo Veio, patria dell’artista Velca, che scolpì la magnifica statua di Apollo, divinità la cui l’effige sul Palatino sarà alta 15 metri. La stirpe degli Amhara o Aymarà, che abitarono l’antica Ameria (Amelia) con il nome di Amr, adoravano Apu Illu, Signore dei fulmini, sul Monte Soracte in Bolivia, mentre i Romani costruirono sul Monte Soracte, cantato da Orazio nelle sue Odi, un santuario ad Apollo.
Gli iniziati sonici
Numa istituì il collegio dei lucumoni, formato da 60 sommi sacerdoti abbigliati con la veste di porpora, la catena d’oro, il tutulo conico sul capo che funge da ricettore celeste. In mano il lituo, lo scettro ricurvo sormontato da un’aquila, che emetteva onde sonore. I lucumoni erano medici–sciamani che viaggiavano nei mondi astrali acquisendo prodigiose conoscenze utili alla guida della comunità, come avviene nella culture siberiane ed uralo–altaiche. Fra gli Inca assumevano il nome di astronomi Tarpuntaes. Sempre a Numa dobbiamo la creazione di un altro enigmatico collegio, quello dei Flamines Dialis, custodi del soffio terrestre, che nascondono nel nome l’energia fiammeggiante della kundalini, alla base della spina dorsale. Costretti da severissime norme, dormivano in grotte sacre sopra un piccolo pertugio nel terreno. Il loro abbigliamento consisteva in una “camicia” dalle ignote funzioni e una sorta di stetoscopio con un filo di lana che captava l’afflato tellurico, vestimento che nell’insieme lascia intravedere perdute operazioni geotecniche di vulcanologia.
La stirpe del silenzio
Centro iniziatico e cuore della vita etrusca è il Fanum Voltumnae, nella fitta selva del Lamone intorno al Lago di Bolsena, che estendeva i suoi confini sino a Tarquinia, formando un luogo sacro al confine tra cielo e Terra. Qui, nel sacro Tempio, i lucumoni delle dodici città sacre si riunivano ogni anno per eleggere un nuovo sacerdote e celebrare la cerimonia misterica della Paska, in cui si spezzava il pane e si beveva il vino, mentre i partecipanti ricevevano una melagrana, la rigenerazione.
I Rasna erano a conoscenza che il loro compito sulla Terra volgeva al termine, come gli Incas che lessero nelle stelle uguale ammonimento. Dieci “saecula” durava la civiltà gloriosa che avevano creato, e nulla, nemmeno il più potente dei lucumoni, era in grado di opporsi. Scomparvero all’alba di un nuovo Sole, stirpe coraggiosa che in silenzio aveva plasmato il tempo.
Etruski: etimoloja, xenetega e storiaviewtopic.php?f=195&t=512https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... A0RkE/edit viewtopic.php?f=134&t=512Dansa e spasio sagri de łi etruski e de łi shamanihttps://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... YxekU/edit