Ecco i demenziali difensori dell'Islam, della religione mussulmana, del nazismo mamettano, del suo presunto diritto ad essere rispettata, non criticata e a uccidere chi la critica.
Demenziali difensori non solo nazi maomettani, come Marcello Veneziani, Bergoglio, ed altriEcco un demenziale mussulmano cosa scrive:Mosbah Mednini
Giorgio Crisanti
L'uomo non è stato creato invano e non è stato lasciato trascurato, e la saggezza del Creatore, l'Onnipotente e la sua assoluta giustizia richiedono che una persona abbia un conto e una punizione per le azioni che viene e compie nei suoi obblighi, sia nell'ambito delle sue relazioni umane e sociali, sia nell'ambito della sua relazione con il suo Signore e Creatore, c'è una promessa. E una promessa in questo mondo e nell'aldilà. Pertanto era necessario che la vera religione stabilisse il principio dell'equità della ricompensa e della punizione, la ricompensa per coloro che obbedivano agli ordini del Creatore e poneva fine a ciò che egli proibiva e la punizione per coloro che disobbedivano a ciò e insistevano sul peccato. L'Islam è l'unica religione che è giusta, giusta, equilibrata e chiara nel principio di ricompensa e punizione. Il riassunto di ciò è venuto nelle parole del Creatore, l'Onnipotente: Chi fa il peso di un atomo di bene lo vedrà (7) e chi fa il peso di un atomo.
Con l'eccezione dell'Islam, le religioni, le credenze distorte e la noia umana sono tutte chiaramente disturbate e contraddittorie al principio di giustizia in materia di ricompensa e punizione. Ad esempio, il giudaismo ha negato al Dio di Dio l'Onnipotente l'attributo della giustizia, l'Onnipotente Dio su una tale altezza, e quindi mina il principio di giustizia in ricompensa e punizione dalle sue fondamenta. Piuttosto, gli ebrei credono di essere i figli di Dio e solo i suoi amati, e che Dio è solo il Dio dei figli di Israele, e che il Signore è solo il Signore dei figli di Israele senza il resto degli esseri umani, e che le varie nazioni e popoli diversi dalla loro razza ebraica non hanno speranza nell'Iddio del Signore, gloria a Lui. Che tutte le nazioni e i popoli siano rigettati da lui. E poiché il Dio degli ebrei non accetta gli altri e non accetta l'adorazione tranne che da loro, allora non c'è speranza per tutte le nazioni e i popoli di adorazione e vicinanza a quel Dio Signore che li ha creati e li ha creati dal nulla, e poi cercano un altro dio che gli piacciono e li accetta! Quindi Dio Onnipotente è esaltato in ciò che il giudaismo gli ha grandemente attribuito. Il giudaismo abbonda di altre cose, il che è impossibile per una persona sana di mente con un istinto puro e un'anima pura di accettarlo.
Per quanto riguarda i cristiani, credono che Cristo sia stato ucciso e crocifisso, e che attraverso la crocifissione di Cristo i peccati dell'umanità siano stati espiati, quindi dobbiamo santificare la croce, e dopo ciò facciamo quello che vogliamo, perché Cristo è morto per noi e ci ha tolto il nostro fardello, e viviamo una vita senza restrizioni, e facciamo ciò che desideriamo finché Cristo ha È stato torturato per toglierci i peccati. Secondo questo concetto cristiano, tutti entreranno in Paradiso, i giusti e i malfattori, e non importa quello che fai finché Cristo ti ha tolto i peccati. Dove sarebbe la misericordia e dove sarebbe la giustizia se una persona pura e innocente fosse crocifissa come espiazione per il peccato di un'altra persona che indulge nei peccati ?! Dio Onnipotente ha bisogno della croce per perdonare i peccati umani?! In che modo il Signore sacrifica il suo unico figlio per espiare i peccati delle persone?! Il Signore è incapace di perdonare i peccati umani senza questo misero gioco ?! Un dio incapace di proteggersi dai suoi nemici e un Signore che non può perdonare i peccati umani se non versando sangue e sacrificando suo figlio! Sfortunatamente, questo è ciò in cui credono i cristiani nel loro vangelo: “Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sull'albero, così che noi morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia, dal quale foste guariti”; Il Nuovo Testamento (1 Pietro, 24: 2).
Eccone un'altro, quello ...Roma, 20 ott. 2020
http://www.askanews.it/cronaca/2020/10/ ... 020_00255/Il “terrorista” che ha ucciso Samuel Paty, il professore decapitato vicino Parigi venerdì scorso, e “i suoi simili non rappresentano la religione di Maometto … proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù”. Così il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, Sheykh di Al-Azhar, in un messaggio letto dal suo rappresentante Mohamed Abdel Salam Abdellatif all’incontro interreligioso “Nessuno si salva da solo – Pace e Fraternità” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma alla presenza di Papa Francesco e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Lasciatemi commentare qui l’orrendo omicidio a Parigi”, scrive il grande imam della autorevole università sunnita del Cairo. “Nella mia veste di sheykh di al-Azhar dichiaro davanti a Dio onnipotente che io dissocio me stesso e i precetti della religione islamica e gli insegnamenti del profeta Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – da questo peccaminoso atto criminale e da tutti coloro che perseguono questa ideologia perversa e falsa. Allo stesso tempo confermo che insultare le religioni e abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione, rappresenta una forma di ambiguità intellettuale e un esplicito appello all’immoralità. Questo terrorista e i suoi simili – afferma ancora Al-Tayyeb – non rappresentano la religione di Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù, la pace sia su di lui”.
Al rabbino capo di Francia, che auspicava il dialogo con l’islam in Francia e in occidente, il rappresentante musulmano ha detto: “Io ti dico come giovane musulmano rappresentante la mano dei musulmani è tesa per ogni bene verso di voi, benveuti in questo dialogo”.
Professore decapitato, Imam a Bergoglio: “Sbagliato insultare le fedi religiose”https://stopcensura.net/professore-deca ... religiose/ Imam condanna omicidio, ma la fede è sacra. “Orrendo omicidio a Parigi”. È la condanna dell’Imam di Al-Azhar, Al-Tayyeb, la più importante autorità sunnita al mondo, della decapitazione del professore francese avvenuta giorni fa. L’Imam ha parlato all’evento sulla Pace a Roma: “Dissocio me stesso e i precetti della religione islamica” dal “peccaminoso atto criminale e da chi persegue ideologie perverse. Il terrorista non rappresenta Maometto”. Però “insultare le religioni, abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione, è una forma di ambiguità intellettuale”. Così Rai News.
Ecco il caso di Marcello Venezianihttps://twitter.com/venezianimarMarcello Veneziani
@VenezianiMar
18 ott
La ferocia dei fanatici islamici va punita. Ma non è libertà di pensiero irridere Dio e la fede altrui. Liberi di non credere e di pensare diversamente, non di offendere ciò che rappresenta il Bene supremo per popoli e tradizioni. La fede si rispetta, a partire dalla “nostra”.
Come reagire al terroreMarcello Veneziani
19 agosto 2017
http://www.marcelloveneziani.com/artico ... l-terrore/Ma come dovremmo reagire al terrorismo che riappare feroce appena finisce in secondo piano o tra parentesi? Far guerra al terrorismo molecolare, diffuso, è come voler cannoneggiare alle mosche.
Non riesci a prendere la mira, il bersaglio è troppo piccolo, mobile, imprevedibile, e si posa nei luoghi più diversi, per poter pensare di colpire nel segno senza distruggere tutto quello che c’è intorno.
Non ci si può barricare in casa, serrare porte e finestre per impedire che entri, anche perché è più probabile che quelle mosche sanguinarie siano già dentro.
Certo, la prevenzione riduce di gran lunga i rischi: infiltrare, vigilare, colpire prima che accadano i massacri. E controllare luoghi di culto e d’incontro degli islamici, filtrare gli accessi, ridurre gli arrivi, scoraggiarli in vario modo; ma, diciamolo con franchezza, è un modo per ridurre le probabilità, non certo per debellare il terrorismo.
Il terrorismo classico, di matrice ideologica e politica, a noi ben noto, era circoscritto nel tempo, nel numero e nello spazio: il bacino era quello, mai afferrabile in tutti i suoi confini ma in fondo più prevedibile e non sconfinato.
Più complesso del primo ma meno arduo da delineare rispetto al terrorismo islamico, è il fenomeno mafioso: la criminalità organizzata ha terminali più difficili da identificare ma si può risalire, ha un potenziale bacino ampio ma comunque più delimitato.
Qui invece siamo su un piano magmatico perché islamici sono un miliardo di persone, viventi in Europa sono decine di milioni, in arrivo con gli sbarchi sono migliaia a settimana, per non dire dei paesi islamici a un tiro di schioppo.
Anche a voler fare una cernita puntando su una fascia d’età più ristretta, maschile, di religione islamica ma sunnita o salafita, meno integrata o male integrata nel tessuto civico e lavorativo, il discorso resta ancora vago, nell’ordine di milioni di potenziali terroristi; e più vago si fa se i nuovi ingressi clandestini sono fiumi quotidiani incontrollati e ci vuole tempo e sforzo immane per classificarli e setacciarli.
Senza dire che il principale campo di addestramento dei terroristi sono i disturbi psichici che hanno valenza individuale. Il gesto di prendere un mezzo e scagliarsi sulla folla diventa difficile da prevenire, perché non necessita di architettare piani, procacciarsi armi, disporre d’una rete, addestrarsi.
Nel panico generale, resta poi sospesa in Italia la domanda: perché da noi finora non è accaduto? Le risposte possono essere tante e tutte in vario modo credibili. Perché siamo il principale ponte di approdo e di smistamento, e dunque non conviene creare caos proprio qui dove magari avviene la prima formazione, il primo reclutamento.
Altra ipotesi, perché siamo particolarmente bravi coi servizi segreti e con la prevenzione; sarà pure vero ma pensare che noi siamo i più efficienti di tutti, di tedeschi, francesi, inglesi, spagnoli, statunitensi, mi pare un po’ esagerato.
Terza ipotesi, perché siamo più indulgenti, abbiamo il papa che dialoga con l’Islam e siamo il paese della trattativa, abbiamo quasi accordi di reciproca franchigia, come accadde già col terrorismo e la criminalità organizzata. Anche questo può essere vero fino a un certo punto, perché gran parte di questo terrorismo è faidate, molecolare e dunque non soggetto a negoziati.
O in subordine perché siamo un paese periferico: a parte il fatto che gli attentati hanno riguardato pure il Belgio, seppur come dependance della Francia, ma poi non è vero, almeno per la nostra posizione geografica, perché siamo la porta d’Europa e siamo la sede della cristianità.
Oppure siamo stati finora risparmiati semplicemente per caso, perché finora non è capitato, non si sono allineati i fattori… Ma lo sentiamo sul collo, a parte il fatto che molti obiettivi, da Parigi a Barcellona al Mar Rosso, ci hanno comunque coinvolto.
Ma come reagire al terrorismo?
Per prima cosa non facciamoci prendere dal panico e fissiamo bene i dati: se in tre-quattro anni il terrorismo dell’Isis o affine ha mietuto 400 vittime con una cinquantina d’attentati, diciamo che statisticamente si tratta per ogni europeo di una probabilità su un milione, pur variabile secondo i luoghi e le occasioni di maggior rischio.
Qualunque altra fonte di disgrazia – su strada, per eventi naturali, per malattie sociali, per violenze private e perfino domestiche – nell’arco di questi anni ha mietuto assai più vittime del terrorismo. Capire questo vuol dire già sentirsi meno prigionieri del terrorismo e far meno il loro gioco che si fonda sulla paura generalizzata, sul panico indotto.
In secondo luogo, si devono restringere le maglie in Europa: frenare l’accoglienza e bloccare le migrazioni islamiche, rimpatriare ogni islamico che non svolge attività continuativa; controlli speciali e periodici su chi resta, obbligo di integrarsi come cittadini, con la lingua, le leggi e la nostra formazione. Altrimenti che tornino a casa.
È una discriminazione anticostituzionale? No, perché non ha un fondamento ideologico, razziale, etnico, ma sorge da un pericolo effettivo, accertato e provato sulla nostra pelle, tra attentati e stragi. E auspica integrazione, non segregazione. Dovrebbero essere gli stessi islamici non in guerra con l’Occidente a richiederlo per dimostrare la loro contrarietà al terrorismo.
Il sottinteso è esigere che gli islamici che sono da noi diventino i primi nemici dei fanatici e dei terroristi e i primi alleati nell’opera di segnalazione ed emarginazione degli esaltati, perché capiscono che gli effetti della violenza ricadono anche su di loro.
In terzo luogo, bisogna agire sulle fonti: pensare ai marchiani errori della politica estera statunitense e francese nei confronti dei paesi islamici; la follia di prendersela con l’Iran che dovrebbe essere il nostro principale alleato contro il terrorismo e poi trafficare con gli Stati arabi e gli emirati che sostengono e foraggiano l’onda fanatica, i loro territori e le basi del terrorismo.
Infine, trarre lo spunto da questi eventi dolorosi per generare davvero l’unione europea sul piano militare e strategico, nei confronti di immigrazione, terrorismo, controllo dei confini e dei mari, rapporti internazionali. Ma qui, più che nei precedenti punti, siamo nel regno della fantasy.
Ecco il caso di BergoglioBergoglio parla al cuore della Chiesa: le religioni non vanno offese
di Carlo Marroni
15 gennaio 2015
https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... _PRN.shtml Per la prima volta il Papa parla dei fatti di Parigi e va a fondo suole questioni che sono al centro degli approfondimenti di questi giorni, delle ragioni che hanno prodotto una strage consumata in nome di una visione estrema e violenta della fede. Bergoglio ribadisce che è una aberrazione uccidere in nome di Dio, ma non solo: «Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione. Parliamo chiaro, andiamo a Parigi! Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente e così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio».
Nella sua lunga conversazione con i giornalisti durate il volo da Colombo a Manila risponde alle domande e non si esime da esprimere qualche timore anche per i fedeli cattolici che partecipano alle celebrazioni, a partire da quelle in Vaticano. Ma la novità di oggi è la presa di posizione contro le offese alla religione. «Sulla libertà di espressione: ognuno ha non solo la libertà e il diritto ma anche l'obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella che pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune. Avere dunque questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico (l'organizzatore dei viaggi vaticani, sempre accanto al Papa durante il volo e gli impegni, ndr) dice una parolaccia contro mia mamma, gli spetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri. Papa Benedetto in un discorso (la lectio di Ratisbona, nel 2006, ndr) aveva parlato di questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava a credere che le religioni o le espressioni religiose sono un sorta di sottoculture, tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminista. E questa è un'eredità dell'illuminismo».
Quindi è chiaro: va bene la libertà di espressione ma bisogna mettere un freno a chi insulta la fede altrui. Queste parole hanno un valore verso l'opinione pubblica, ma anche verso l'interno del mondo della Chiesa, dove si sono sollevate critiche verso la condiscendenza manifestata nei confronti della satira anti-cattolica, sempre presente in ogni numero di Charlie Hebdo. In Francia per esempio qualche critica è stata avanzata per la decisione della rivista dei gesuiti transalpini di pubblicare le vignette della rivista, cosa che invece non è stata fatta per esempio dall'altra progressista New York Times. Insomma, Bergoglio non concede spazio alla “politically correctness”, ma al nocciolo del problema. «C'è un limite, ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana, io non posso prenderla in giro. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti, come (nell'esempio) della mia mamma».
Papa Francesco: 'Se uno mi offende la madre gli do un pugno' - Cronaca
di Tullio Giannotti
16 gennaio 2015
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... 29767.html "Non si offende la religione degli altri", parola di Francesco. Il Papa si esprime nel giorno in cui il fronte unico "Je suis Charlie" mostra le prime crepe, e lo fa senza mezzi termini: sì alla libertà d'espressione ma senza "provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri". Diametralmente opposta a Papa Francesco, la Francia si inorgoglisce per essere il Paese "di Voltaire e dell'irriverenza" - come rivendica il ministro della Giustizia, Christiane Taubira - e non accetta confini alla libertà d'espressione: "possiamo disegnare tutto, incluso il Profeta". Francois Hollande, dopo le giornate terribili in cui ha reso onore alle salme di poliziotti, ha abbracciato i familiari di giornalisti trucidati in redazione, ha abbracciato i musulmani in un incontro all'Istituto del mondo arabo, diretto ora dall'ex ministro della Cultura, Jack Lang. Voi, ha detto ai musulmani, "siete le prime vittime del fanatismo, del fondamentalismo e dell'intolleranza".
Per Papa Bergoglio, "la libertà di religione e la libertà di espressione sono tutti e due diritti umani fondamentali". Durante il viaggio verso Manila, il pontefice ha risposto alle domande dei giornalisti, e con un inviato francese si è lungamente soffermato sui dolorosi fatti di questi giorni, sempre premettendo che "non si uccide in nome di Dio" e che "i kamikaze danno la propria vita ma non la danno bene". "Ognuno - ha detto - ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente". "Non si può offendere o fare la guerra - ha proseguito - uccidere in nome della religione, cioè in nome di Dio". E qui il mea culpa, il ricordo "della nostra storia", delle "grandi guerre di religione" fino alla "notte di San Bartolomeo".
Poi il tema del sangue di questi giorni, dell'irruzione terroristica in una redazione di vignettisti: "ognuno ha non solo la libertà o il diritto ma anche l'obbligo di dire quello che pensa se ritiene che aiuti il bene comune". Infine, il "pugno": quello che il suo "caro amico" "dottor Gasbarri", l'organizzatore dei viaggi papali che era al suo fianco, può "aspettarsi" da lui se "dice una parolaccia contro la mia mamma": "perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri". Il discorso del Papa è destinato a lasciare una traccia e a suscitare polemiche in Francia, dove di limiti alla libertà d'espressione, semmai, ci sono soltanto quelli in cui è caduto l'umorista Dieudonné: antisemitismo, apologia di terrorismo o negazionismo. La guardasigilli Taubira ha scandito bene le parole, era emozionata ma determinata nel suo intervento per l'estremo saluto a uno dei vignettisti uccisi dai fratelli Kouachi il 7 gennaio: "nel paese di Voltaire e dell'irriverenza abbiamo il diritto di ironizzare su tutte le religioni. Possiamo disegnare tutto, incluso il Profeta. Fra l'omaggio commosso a Tignous da parte della "superstite" Coco e un "Bella ciao" da brividi cantato dall'umorista Christophe Aleveque, la Taubira ha ricordato i principi del paese dei Lumi: "non ci sono tabù", i disegnatori uccisi "vegliavano sulla democrazia, per evitare che sonnecchiasse". Hollande ha teso la mano ai musulmani, contro i quali dal 7 gennaio si sono intensificate le azioni violente: "il fondamentalismo islamico - ha detto il presidente - si nutre di tutte le contraddizioni, delle povertà, dei conflitti non risolti da troppo tempo, e sono i musulmani ad esserne le prime vittime". Ribadendo l'imperativo di "evitare le confusioni" fra estremisti violenti e musulmani moderati, il presidente ha sottolineato il "dovere di solidarietà nei confronti del mondo arabo", a partire dal caso della Siria, dove "è la forza che ha avuto la meglio a furia di non affrontare quella questione". "Il mondo arabo è in piena mutazione, anche se non tutte le sue 'primavere' hanno prosperato - ha detto ancora il presidente - questi cambiamenti richiedono tempo".
Ecco il caso di Franco Matteo Mascolo20 otobre 2020
https://www.facebook.com/francomatteo.m ... &ref=notif Nel confronto religioso e culturale con le tradizioni musulmane, -come con tutte le altre tradizioni religiose e culturali del mondo,- bisogna usare sempre un linguaggio di dialogo civile, razionale, quindi non aggressivo, nonviolento, all'insegna del concreto rispetto reciproco, in base all'insegnamento biblico già proprio del Levitico, dell'"Ama il tuo simile come te stesso " ; ogni critica quindi che sia o diventi aprioristicamente umoristico-aggressiva e sarcastica, quindi violenta, e molto poco civile-dialogica, non contribuisce in alcun modo alla reale comunicazione reciproca, ma può suscitare soltanto reazioni aggressive di vario calibro e toni, con fisiologico effetto"boomerang"....Qui non c'entra il diritto alla libera (e responsabile) stampa, ma c'entra invece il diritto e il dovere ad agire con corresponsabilità in ogni rapporto di comunicazione, altrimenti la stampa può diventare arrogante ed egocentricamente autoincensantesi e"non-criticabile", quindi reazionaria e fascistoide ...
Regno Unito: lo scrittore musulmano condanna "il brutale insensato assassinio del musulmano che ha decapitato l'insegnante da parte della polizia francese"https://www.islamnograzie.com/regno-uni ... -francese/ Ora dice che era “sarcastico”. Va bene. Immaginate, tuttavia, quale sarebbe la protesta se un nemico della violenza jihadista e dell’oppressione delle donne da parte della Sharia giustificasse l’uccisione di uno di quei terroristi in gran parte fittizi di “estrema destra”.
Il fatto di schierarsi con i jihadisti e persino con gli assassini della jihad, tuttavia, è sempre più accettabile tra l’intelligenza occidentale.
Dana Nawzar Jaf è improbabile che subisca conseguenze per questa approvazione della pena di morte della Sharia per blasfemia diversa da alcuni tweet arrabbiati.
La sua argomentazione si riduce essenzialmente a dire che gli studenti non dovrebbero essere esposti a materiale che trovano offensivo.
Questo è già abbastanza grave di per sé, in quanto tutti gli studenti dovrebbero essere sfidati a considerare le loro ipotesi e diventare in grado di difenderli, o permesso di cambiare le loro opinioni se scoprono che ciò che hanno ritenuto vero era falso.
Ma l’analogia di negazione dell’Olocausto si rompe sul fatto che la negazione dell’Olocausto è una menzogna mostruosa, mentre le vignette di Maometto non sono né vere né false, ma espressioni della libertà di espressione, che è il fondamento di qualsiasi società libera.
‘brutale omicidio da parte della polizia’ del terrorista islamista che ha decapitato l’insegnante fuori dalla scuola francese “, di Abul Taher, Mail Domenica18 ottobre 2020:
“Uno scrittore britannico ha scatenato l’indignazione ieri sera condannando la polizia francese per aver ucciso il terrorista islamista armato che ha decapitato l’insegnante Samuel Paty.
Dana Nawzar Jaf, un ex studente ceceno dell’Università di Durham, ha messo in dubbio la decisione della polizia di uccidere il fanatico ceceno Aboulakh Anzorov, temendo che il terrorista avrebbe attaccato loro o altri.
Jaf, che si descrive come un attivista curdo, aveva scritto su Twitter: “Condanno pienamente il brutale insensato assassinio del sospetto musulmano da parte della polizia francese avvenuto la scorsa notte.
“Macron e il suo apparato di sicurezza dovrebbero spiegare all’opinione pubblica qual è stata la necessità di usare la forza sproporzionata contro qualcuno sospettato di un crimine con coltello. La Francia è in crisi”.
Jaf – uno scrittore occasionale per la rivista new statesman di sinistra, non ha condannato la decapitazione stessa….
Ieri sera, jaf, che si ritiene sia arrivato in Gran Bretagna come studente di scambio dall’Iraq nel 2009, ha dichiarato: “Non si trattava di una dichiarazione di fatto sulla polizia. Dovrebbe essere un commento sarcastico nei confronti di Macron, che è il numero uno del terrorismo”.