Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:26 pm

Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:27 pm

Proteste a Casal Bruciato

Ancora proteste a Casal Bruciato, barriera umana per fermare i rom
Elena Barlozzari Alessandra Benignetti - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/anco ... 90541.html

Nuove tensioni nella palazzina popolare di via Satta a Casal Bruciato: gli inquilini formano una barriera umana per non far entrare i nomadi nell'appartamento assegnato dal Comune

“Non li facciamo entrare, hanno sbagliato ad uscire stamattina”. A difesa del portone del civico 20 di via Sebastiano Satta si sono schierate una decina di donne.

Una vera e propria barriera umana per sbarrare l'accesso alla famiglia di nomadi assegnataria di un appartamento che si trova nella stessa palazzina popolare del quartiere di Casal Bruciato.

Quattordici persone, madre, padre e dodici figli, arrivate ieri mattina dal campo rom de La Barbuta e che stamattina hanno lasciato l’appartamento per paura delle minacce. Accolti in Campidoglio hanno chiesto all’assessore alle Politiche abitative del Comune, Rosalba Castiglione, di potersi trasferire in un’altra zona. Alla fine, però, hanno scelto di restare e di affrontare la rabbia dei nuovi vicini di casa.

Ma i condomini si difendono. Non è questione di razzismo, mettono le mani avanti. “Qui siamo tutti anziani, vogliamo vivere tranquilli”, ci dicono. “E poi perché li mandano tutti qui in periferia”, commenta un’altra donna. “Li portasse a via del Corso, oppure in Campidoglio”. L’invito è alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, alla quale si è appellata anche l’amministratrice di condominio, Daniela Basto, che ha chiesto al Comune di prendere provvedimenti per scongiurare una vera e propria “rivolta”.

“È una questione di rispetto per noi e per i rom - spiega un’inquilina – non si può vivere in quattordici in cento metri quadri”. Qui chi la casa l’ha comprata, come Maria, ha paura che con l’arrivo dei nomadi il valore degli immobili possa subire un crollo. E poi c’è chi, come la signora che abita al piano di sopra, si preoccupa delle condizioni igieniche. “Li hanno ammassati come animali in una casa con un solo bagno”, denuncia. “E poi – si lamenta – li hanno portati qui alle sei del mattino, in gran segreto, senza avvisare nessuno”.

“Dicono che pagano l'affitto coi soldi del mercatino, ma come si fa?”, attacca un altro inquilino. Nel cortile delle case popolari la tensione si taglia col coltello. E a riscaldare gli animi, nel primo pomeriggio, arriva anche l’annuncio, da parte dei militanti di Casapound, di una manifestazione prevista per domani pomeriggio in piazza Balsamo Crivelli. “Basta con le case popolari ai nomadi”, sarà lo slogan della protesta. “La precedenza – incalzano gli attivisti - deve essere per gli italiani che hanno costruito queste case e sono per loro”.

Ma la presidente del municipio IV, Roberta Della Casa, del M5S, già ieri aveva chiarito che la linea sarebbe stata quella della "tolleranza zero", per evitare che si possa ripetere il copione dello scorso aprile, quando una famiglia rom assegnataria di un alloggio popolare in via Cipriano Facchinetti era stata costretta a trasferirsi altrove dopo la rivolta dei residenti.
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:27 pm

Chi sono questi zingari Omerovic islamici un uomo con una mogli e due concubine e 12 figli


SI DICE CHE LA FAMIGLIA ROM CON 12 FIGLI E UNA MOGLIE CON TRE CONCUBINE...ABBIA AVUTO DELLE MERCEDES, DELLE AUDI E DELLE BMW.....HA HA HA RICCHISSIMI CHE PRENDONO LE CASE POPOLARI A SCAPITO DEI POVERI ITALIANI....


Roma, Imer Omerovic e Senada Sejdovic: chi sono i bosniaci assegnatari della casa popolare a Casal Bruciato Vincenzo Bisbiglia
9 Maggio 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... to/5167008

Imer Omerovic e Senada Sejdovic. Sono questi i nomi dei due bosniaci di 40 anni, genitori di 12 figli, assegnatari regolari di una casa popolare nel quartiere Casal Bruciato a Roma, su cui si sono concentrate in questi giorni le proteste di Casapound e dei movimenti di estrema destra. Imer è un “commerciante di antichità” e di merce usata.
Insieme al secondogenito Clinton lavora nei mercatini della capitale con una regolare licenza per il “commercio al dettaglio di oggetti d’arte e antiquariato”. Senada fa la casalinga. Il primogenito, Kenad, lavora in una officina meccanica mentre un’altra sorella spera di diventare parrucchiera. Gli altri figli vanno tutti a scuola, chi alle medie e chi alle elementari. La più piccola si chiama Violetta, ha due anni e in questi giorni è rimasta a Casal Bruciato con mamma e papà, mentre gli altri figli (escluso Clinton) sono andati dagli zii fra La Barbuta e Castel Romano.

Di religione musulmana, Imer e sua moglie Senada sono arrivati a Roma nella prima metà degli anni ’90, dopo lo scoppio della guerra in Bosnia. Nato a Sarajevo, una volta in Italia Imer ha vissuto nelle baracche a Muratella, poi a Centocelle e poi ancora nel campo rom di Tor de’ Cenci. I due si sono conosciuti e sposati a cavallo fra il 1996 e il 1997, continuando a vivere a Spinaceto, finché non sono stati trasferiti a La Barbuta, mentre diversi loro fratelli sono rimasti a Castel Romano. “Non abbiamo precedenti penali”, ci tiene a ribadire lui. “I ragazzi vanno a scuola, a 18 anni prenderanno la cittadinanza. Parlano italiano, leggono, studiano, magari avranno un futuro migliore del nostro. Glielo auguro”. Imer ha fatto domanda per una casa popolare nel 2017, dopo due anni è arrivata l’assegnazione. Il primo giorno di protesta a Casal Bruciato qualcuno ha chiamato i vigili: la sua auto era senza assicurazione. “Non ho fatto in tempo a pagarla, mi dispiace”, dice lui.
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:33 pm

Il clan criminale Omerovic in Italia e in Europa


Cocaina dalla Spagna, sei arrestati (tra cui Senja Omerovic di 50 anni, detta Sandra)
di Simona De Leonardis 16 novembre 2012

http://www.ilcentro.it/pescara/cocaina- ... migrazione

Lo spaccio gestito da due sorelle rom pescaresi che si rifornivano di droga tramite un clan bosniaco domiciliato nel Lazio

PESCARA. Dal Sud America a Barcellona fino a Pescara, destinazione Rancitelli e via Caduti per Servizio, a case delle due sorelle rom Elena ( 32 anni detta Carmusina) e Antonietta Spinelli (36 anni): è il traffico di cocaina scoperto dalla sezione Antidroga della Mobile di Pierfrancesco Muriana dopo mesi di intercettazioni e pedinamenti fino in Spagna.

Ieri mattina, gli uomini diretti dall’ispettore superiore Nicolino Sciolè sono andati ad arrestare le due Spinelli, mentre i colleghi romani si sono presentati a Cesano, in provincia di Roma, per arrestare quattro dei cinque Hrustic destinatari come le pescaresi dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in detenzione di droga a fine di spaccio. Si tratta di Alisa Hanidovic (26 anni), del marito Hasib Hrustic-Savic (detto Antonio, 27 anni), e dei genitori di quest’ultimo Began Hrustic (49 anni, detto Mario) e Senja Omerovic (50 anni, detta Sandra), mentre è ancora ricercata l’altra figlia Andrejana Hrustic, 23 anni, tutti originari della Bosnia Erzegovina. Secondo l’accusa (pm Gennaro Varone) e secondo il gip Mariacarla Sacco che ha disposto le ordinanze, tra maggio e giugno del 2011 i sette, e in particolare le donne, sarebbero stati protagonisti di una compravendita di cocaina bloccata dai poliziotti della Mobile con l’arresto del corriere, un insospettabile panettiere di Manziana (Roma) che confessò ben 11 viaggi fatti per i Hrustic in cambio di 3mila euro alla volta, e il sequestro di un chilo e cento di cocaina. Una compravendita dove le acquirenti sarebbero state le due Spinelli che anche ogni 15 giorni avrebbero ordinato ai Hrustic (che da tempo avevano allacciato un canale di rifornimento con Barcellona) i quantitativi di cocaina da smerciare sulla piazza pescarese. Ordini per telefono («prendere un caffè, maglie, cocomeri e albicocche»), e consegne che, come riscontrato dagli investigatori, avvenivano in un noto centro commerciale dell’area metropolitana dove le donne provenienti dal Lazio e quelle pescaresi si si presentavano spesso accompagnate da mariti o fratelli. Circostanze tutte documentate, con riscontri che, a distanza di un anno e mezzo, hanno portato i poliziotti della Mobile agli arresti di ieri. Un cerchio che si chiude per gli investigatori che alle Spinelli e ai Hrustic sono arrivati dopo la denuncia di un tossicodipendente che, esasperato dai debiti e dalle minacce dei suoi fornitori, li portò ad arrestare cinque pescaresi per spaccio, lo scorso marzo. Fu proprio ascoltando le loro conversazioni al telefono che gli investigatori incapparono anche in Elena Spinelli. Da qui il secondo troncone delle indagini e i sei arresti di ieri (c’è ancora una ricercata).Oggi gli interrogatori delle due Spinelli, difese dall’avvocato Luca Sarodi.


http://www.ilpescara.it/cronaca/pescara ... tenza.html



Borseggiatrici in trasferta con i neonati arrestate e subito libere dopo il processo
(tra cui Fadila Omerovic, 22 anni bosniaca)
Martedì 26 Giugno 2018

https://www.ilgazzettino.it/pay/venezia ... 19293.html

IL PROCESSOVENEZIA
Hanno vent'anni, poco più, una decina di precedenti a testa, e l'ultimo figlio da allattare in braccio. Un'altra storia di borseggiatrici-ragazzine, quella andata in scena ieri mattina nell'aula del Tribunale a Piazzale Roma. Sul banco degli imputati due giovanissime rom: Behara Hamidovic, 21 anni, di cittadinanaza croata, e Fadila Omerovic, 22 anni bosniaca. Arrestate sabato mentre stavano cercando di alleggerire l'ennesimo turista alla stazione, ieri sono comparse in aula con i poppanti al seguito: uno di appena un mese,...



Ciampino, bruciano l'amianto arrestati due rom della Barbuta
11 agostro 2016

https://ricerca.repubblica.it/repubblic ... oma02.html

La montagna di rifiuti tossici stava iniziando a sprigionare i suoi veleni in un denso fumo nero. A impedire che si scatenasse l'ennesimo rogo tra la pista d'atterraggio dell'aeroporto di Ciampino e il campo nomadi della Barbuta ci hanno pensato gli uomini della Forestale. Gli agenti hanno ammanettato Brijant e Samanta Omerovic, di 22 e 21 anni, responsabili dell'ammasso di immondizia e dello smaltimento illegale. Si tratta di rifiuti tossici, annottano nel verbale gli agenti del Nipaf (Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale). Per questo, il pm Louella Santini, nel processo per direttissima celebrato a 24 ore dall'arresto, ha contestato ai due nomadi il reato di smaltimento di rifiuti speciali.

Gli agenti appostati hanno seguito per ore un furgone bianco che usciva ed entrava dal campo nomadi, percorreva qualche decina di metri e poi scaricava il suo contenuto velenoso. Viaggio dopo viaggio, è stata creata la montagna di mondezza composta da pneumatici, pezzi di plastica e di ferro, vecchi elettrodomestici. E, soprattutto, amianto, sostanza cancerogena data alle fiamme assieme al resto della spazzatura. Gli agenti sono intervenuti quando dal furgone è stato lanciato l'innesco, una sigaretta accesa, che funge da miccia, attaccata con lo scotch ad una ventina di fiammiferi.

«Signor giudice — ha spiegato a processo l'ispettore capo, Stefano Passaro — la metà dei residenti nel campo nomadi della Barbuta ha il tumore, quasi tutti alle vie respiratorie ». L'ispettore ha voluto sottolineare al giudice il pericolo sulla salute delle persone per i fumi nocivi emanati dal rogo. Di fatto, questi falò fatti di immondizia non sono così lontani dal centro abitato e, soprattutto, sono ormai una costante. È il metodo che utilizzano residenti del campo nomadi per far fuori i "rifiuti dei rifiuti". In pratica, ricostruiscono gli inquirenti, questi mucchi di spazzatura sono composti dallo scarto della spazzatura raccolta nei cassonetti dai nomadi. Ciò che c'è di buono viene selezionato e venduto, il resto ammassato e dato alle fiamme alle porte del campo e vicino al "corridoio d'atterraggio del confinante aeroporto di Roma-Ciampino".

È questo un altro pericolo, scrivono gli agenti del Nipaf, causato dai roghi di rifiuti tossici. Il denso fumo nero che si espande dalla combustione degli pneumatici ostacola la visuale ai piloti in fase d'atterraggio. Un rischio non da poco se si considera che il 3 agosto un aereo non è potuto atterrare a Ciampino deviando su un altro scalo.

Per i due Omerovic il giudice ha convalidato l'arresto e stabilito fino a settembre, data d'inizio del processo, l'obbligo quotidiano di firma in commissariato.

Sul fronte rifiuti, sempre ieri, si è registrato un nuovo caso di aggressione ai dipendenti dell'Ama. Alle sette del mattino un uomo ha sfondato l'ingresso della sede della municipalizzata in via Caduti della Montagnola. Nessuno è rimasto ferito. Molto probabilmente è stata l'irruzione di un folle. Tuttavia un'impiegata è stata ricoverata al San Camillo sotto shock. Solo una settimana fa un operatore dell'Ama era stato picchiato dopo aver tentato di spiegare ad un uomo come differenziare la spazzatura.


FORLI' - Rubavano e clonavano carte di credito: arrestati per la seconda volta
30 novembre 2007

http://www.romagnaoggi.it/cronaca/forli ... volta.html

FORLI’ – Sono finiti nuovamente in manette, insieme ad un complice, il clandestino bosniaco 32enne Senad Omerovic e il 36enne bulgaro Georgiev Evstatiev, arrestati nel giugno scorso mentre rubavano in un tir. Una complessa indagine del Nucleo Operativo dei carabinieri di Forlì, coordinati dal pm Marco Forte, ha portato ad una lunghissima serie di reati che vengono contestati ai due e ad Asim Samardzic, bosniaco di 31 anni domiciliato con la famiglia a Riccione.

I tre sono stati arrestati in via cautelativa, per evitare una loro possibile fuga, tra giovedì sera e venerdì mattina. Su di loro pendono accuse che, a vario titolo, vanno dal furto alla ricettazione fino ad arrivare all’indebito utilizzo di strumenti di pagamento, sostituzione di persona e utilizzo di documenti d’identità rubati (per farsi attivare schede sim, in questo modo non rintracciabili).

Numerosissime le carte di credito, i bancomat e le carte Bancoposta rubate e clonate dal 2005 in poi, soprattutto ad auto-trasportatori, tra Forlì, Ravenna, Cesena e Rimini. Furti ben congegnati di cui i camionisti si accorgevano solo dopo diverse ore e, spesso, quando erano già a centinaia di chilometri di distanza. Per molte di queste tessere di pagamento, i derubati hanno addirittura fatto denuncia per smarrimento. Nemmeno immaginavano fossero state trafugate di nascosto.

In tutto 130 carte di credito rintracciate del Nucleo Operativo, 110 delle quali ancora “vergini” ed altre provenienti dall’estero. Attorno a queste stanno lavorando i carabinieri del Ris di Roma che dovranno accertare se le carte, in particolare quelle di titolari stranieri e quelle ancora in bianco, siano state utilizzate e come.

Per ora sono stati accertati pagamenti, ritiri e acquisti per 25mila euro. Ma le indagini sono ancora in corso. La cattura dei tre malviventi si è resa necessaria per non rischiare che fuggissero, sparendo nel nulla. Utilizzavano macchine a noleggio, cambiandole spesso, così da non lasciare traccia del loro passaggio. Proprio per questo motivo il fermo di Samardzic è stato particolarmente difficile. Sono stati rintracciati a Misano Adriatico e Riccione, dove abitavano.



Arrestati due pluripregiudicati bosniaci
9 luglio 2009

https://www.ilrestodelcarlino.it/bologn ... iaci.shtml

Bologna, 9 luglio 2009 - La polizia stradale dell’Emilia Romagna, nel quadro delle indagini su furti e rapine ai danni di camperisti in sosta temporanea o notturna nelle aree di servizio autostradali, ha arrestato questa mattina, all’interno dell’area di servizio ‘Sillaro' dell’A/14, in territorio di Castel S.Pietro, due Bosniaci, Tolar Hrustic di 22 anni e Dami Omerovic di 24 anni.

Sono stati sorpresi alle prime ore del giorno mentre si stavano introducendo in un camper in sosta nel quale stava dormendo una famiglia di turisti del Varesotto. I due bosniaci sono pluripregiudicati senza fissa dimora in Italia, già arrestati più volte per analoghi fatti.

A compiere i frequenti furti nei camper, anche in presenza dei proprietari, in questi periodi di ferie sono soprattutto pregiudicati di origine balcanica.


Sorpresi a rubare su un camper di turisti in autostrada: ladri in manette
La Redazione 15 luglio 2016

http://www.veronasera.it/cronaca/sorpre ... -2016.html

Da alcune settimane, con l’inizio della stagione estiva e l’aumento del flusso dei turisti sulle autostrade controllate dalla Sottosezione di Verona sud della Polstrada, sono stati raddoppiati i servizi di pattugliamento soprattutto all’interno delle aree di servizio, dove spesso i camperisti fanno la sosta notturna.

Intorno alle ore 1.20 della notte tra giovedì e venerdì, durante un servizio di appostamento all’interno dell’area Povegliano nord lungo l’A22 del Brennero, gli agenti della polizia stradale hanno notato l'arrivo di una Renault Megane Scenic con targa francese e con a bordo due persone.
L’auto sospetta ha parcheggiatato vicino ad un camper fermo nell’area di servizio e, dopo alcuni secondi, è sceso il passeggero il quale ha fatto un giro di perlustrazione attorno al mezzo, guardando al suo interno mentre il conducente rimaneva in auto.
Tenuti sotto osservazione, dopo alcuni minuti i due hanno ripreso la loro marcia fino all’area di servizio Scaligera Est di Soave, senza accorgersi di essere seguiti dalle forze dell'ordine, che hanno ritenuto piuttosto sospetto il loro comportamento. Anche lì, la Renault si è diretta verso un camper parcheggiato nei pressi delle pompe di benzina Esso, con lo stesso uomo che dopo pochi istanti è sceso per ripetere la stessa operazione eseguita in precedenza.
Dopo aver stazionato per alcuni istanti in corrispondenza della portiera laterale destra del veicolo con targa della Repubblica Ceca, l'uomo ha iniziato ad armeggiare con un oggetto che aveva in mano: la portiera del camper si è aperta e lui ne ha approfittato per introdursi al suo interno.
A quel punto gli agenti non hanno più avuto dubbi sugli intenti criminali dei due e sono intervenuti per fermarli: l'uomo che si era introdotto nel veicolo ne è uscito di corsa, tentando poi di risalire sulla Scenic dove lo aspettava il complice, con i fari spenti e il motore acceso, pronto a scappare. La fuga però è stata stoppata sul nascere dalle forze dell'ordine, con il ladro che prima aveva provato a liberarsi di alcuni oggetti che aveva con sé: si trattava di arnesi modificati appositamente per forzare le serrature ed una torcia in metallo di piccole dimensioni, inoltre il borsello della vittima è stato trovato sul pavimento del soggiorno del camper. Arnesi che, come è stato poi accertato, sono stati utlizzati proprio per forzare la portiere del mezzo che sostava nell'area situata lungo la A4.

I due arrestati sono stati identificati come Ernad Hadzovic, 38enne nato in Bosnia, e Ferhat Omerovic, 57enne a sua volta nato in Bosnia, entrambi senza fissa dimora in Italia.
Gli agenti hanno raccolto la denuncia della vittima del tentato furto, un uomo della Repubblica Ceca che con la sua famiglia, moglie e due bambini in tenera età, doveva raggiungere il luogo di villeggiatura e al quale è stato restituito il borsello contenente circa mille euro ed effetti personali.
Questa mattina, su disposizione del Pubblico Ministero di turno, la dottoressa Ormanni, i due arrestati sono stati condotti in Tribunale e giudicati con rito direttissimo.



TRE ARRESTI PER DROGA E REATI CONTRO IL PATRIMONIO
2006/03/08

http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnA ... 111914.php

Bolzano, 8 mar. - (Adnkronos) - La Polizia di Bolzano ha proceduto all'arresto di tre persone, accusate di vari reati. Morgan Reomondini, nomade di 39 anni, residente a Bolzano, su cui gravava un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Verona è stato arrestato per reati contro il patrimonio e stupefacenti.

Hakija Omerovic, bosniaco di 54 anni, domiciliato a Bolzano, destinatario di un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura di Bolzano è stato arrestato per i reati di violenza sessuale, atti osceni e lesioni e reati contro il patrimonio, mentre Safet Rahmani, cittadino slavo di 37 anni, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, nonche' dei reati di rissa e rapina. L'uomo aveva rubato ad un uomo di Bozano un borsello contenente un portafoglio, poi aveva reagito all'intervento degli agenti di Polizia con calci e pugni. Tutti e tre gli arrestati sono stati associati alla Casa Circondariale di Bolzano.



Cosa è successo a Graz?
Gian Giacomo William Faillace
22 giugno 2015

https://www.milanopost.info/2015/06/22/ ... sso-a-graz

Milano 22 Giugno – Cosa è successo realmente a Graz? Questa è la domanda che mi sono posto nel momento stesso in cui i media italiani, dopo aver comunicato la nazionalità dell’assassino, si sono prodigati a sottolineare che si trattasse di un individuo con disturbi psichici, quasi a voler trovare delle giustificazioni al triplice omicidio che il bosniaco ha commesso.

Stando alle dichiarazioni di alcuni testimoni, sabato pomeriggio un uomo alla guida di un suv, ha attraversato le strade del centro di Graz ad un velocità tra i 100 ed i 150 Km/h. Sempre secondo i testimoni oculari l’aggressore rideva dietro il volante del suo SUV mentre guidava lungo la Herrengasse ed ha più volte mirato verso i pedoni o verso gli avventori delle caffetterie nella zona pedonale dove ha ucciso tre persone, tra cui un bambino di sette anni e ne ha ferite 34. Al termine della sua folle corsa è sceso dalla sua automobile ed ha attaccato i passanti col coltello che aveva portato con se ma è stato prontamente bloccato dalla polizia.

26 anni, bosniaco ma con cittadinanza austriaca, in fase di divorzio e con due figli, era già stato segnalato alla direzione della polizia che dichiara, tramite il direttore della Polizia Nazionale, Josef Klamminger, che al momento esclude la motivazione politica, religiosa o settaria della strage. Si tratterebbe di un unico autore, che, dopo una valutazione psicologica, soffre di psicosi violente, ha sottolineato Klamminger.

Anche se probabilmente il bosniaco è un malato psicotico e paranoico, è l’autore della strage e sta di fatto che le agenzie di sicurezza austriache stanno attivamente indagando su di lui. Pur se ufficialmente non avrebbe mai fatto parte di gruppi fanatici religiosi, il capo dell’antiterrorismo sospetta che l’aggressore di Graz possa essere una cellula sfuggita all’arresto durante l’operazione “Palmira” avvenuta tra Vienna, Graz e Linz alla fine di novembre e che portò all’arresto di 29 terroristi islamici.

Era il 28 Novembre 2014, con circa mille agenti in azione e decine di perquisizioni in case e appartamenti, moschee e altri luoghi di culto, iniziò l’operazione Palmira, durante la quale sono scattate le manette per 29 estremisti islamici sospettati di essere la spina dorsale di una rete terroristica attiva in Austria nel reclutamento di giovani musulmani da inviare tra le fila dell’ISIS in Siria. Lo scopo dell’operazione condotta dalla polizia e dall’Ufficio federale per la difesa della Costituzione e la lotta al terrorismo, fu lo smantellamento della rete terroristica islamica che in Austria aveva, in poco tempo, reclutato circa 150 giovani che sono stati poi inviati a ingrossare le fila dei terroristi dello Stato Islamico. L’organizzazione terroristica che era gestita da un gruppo di cittadini islamici di provenienza bosniaca e tutti i militanti reclutati in Austria, in maggioranza bosniaci ivi residenti, venivano inviati nella repubblica balcanica prima di arrivare sul campo di battaglia. L’obiettivo numero uno degli agenti era un predicatore e reclutatore serbo attivo anche in Svizzera e in Germania, Mirsad Omerovic, leader del gruppo jihadista, ben conosciuto nei Balcani, in particolare in Bosnia, nonchè mente del gruppo terroristico colpito a novembre in Austria. Col nome di battaglia “Ebu Tejma”, originario della cittadina serba di Tutin, fra i massimi esponenti del movimento salafita “La vera religione” ma molto attivo nel villaggio bosniaco di Gornja Maoca, enclave controllata da wahabiti e regolata dalla sharia. Omerovic è stato anche collegato alla triste storia delle due minorenni austriache di origine bosniaca, Samra Kesinovic e Sabina Selimovic. Pare infatti che fosse stato proprio lui, il giovane predicatore balcanico, a convincerle ad abbandonare le famiglie ad aprile 2014 per andare a combattere o a sposare guerriglieri dello Stato Islamico in Siria.

Omerovic ha operato infatti negli ultimi mesi prima dell’arresto soprattutto nella capitale austriaca, in particolare nelle moschee Altun-Alem e Masjid al-Iman, entrambe considerate come centri di reclutamento ed è stato indicato persino come il referente a Vienna del califfo al-Baghdadi.

La mente del gruppo, sarebbe stato sul punto di partire verso la Siria, seguendo ormai la collaudata rotta Austria-Bosnia-Siria. L’Operazione Palmira” ne ha evitato la fuga, minando al contempo le fondamenta della “Bosnien Connection”, come ha definito il quotidiano “Die Presse” la rete del terrorismo islamico con ramificazioni in Austria e nei Balcani. Terminata l’Operazione Palmira, però, la Magistratura austriaca dichiarò alla stampa mantenendo il più stretto riserbo su altri dettagli per ragioni strategiche, che non tutti i ricercati sono stati arrestati.

Tornando alla strage di Graz avvenuta sabato, seppur mantenendo il più stretto riserbo, la magistratura sta indagando il bosniaco colpevole del triplice omicidio, di appartenenze ad ambienti vicini al Bosnien Connection. Intanto, altri tre innocenti, tra cui un bambino di sette anni, hanno perso la vita e con molta probabilità, anche questa volta, in nome di Allah, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Peter Gridling, capo della sezione antiterrorismo austriaca in cui preannunciava attacchi terroristici con il coltello o con attacchi alla guida di automobili anche in territorio austriaco.


Imer e Senada Omerovic
https://www.youtube.com/watch?v=_joKonWcr5U


Il bebè come polizza anti-carcere: madre arrestata, le portano la figlia in Questura
MARIANNA VAZZANA
21 lug 2018

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/ ... -1.4048614

Ha e ne deve scontare 11 di carcere, metà della sua vita. Un cumulo di pene per decine di furti con destrezza commessi ai danni di turisti facendo la spola tra Milano, Roma, Genova e Venezia. Una “carriera” di ladra cominciata quando di anni ne aveva 17. Arrestata 12 volte in flagranza, sempre per lo stesso reato. È una borseggiatrice esperta, Fadila Omerovic (bosniaca). Ed è mamma di sei figli, la più piccola di appena 5 mesi. Giovedì sera gli agenti del corpo di guardia della Questura si sono ritrovati tra le braccia, letteralmente, quella piccina, mentre la mamma 22enne era negli uffici per gli atti burocratici da compiere prima di essere accompagnata in cella. La piccola è stata consegnata agli agenti all’improvviso da una nomade di 43 anni, all’ottavo mese di gravidanza, in attesa di due gemelli, mamma di altri 11 figli. Una donna presentatasi in Questura proprio con l’obiettivo di lasciare lì la bambina. Come se la presenza della neonata potesse in qualche modo ridimensionare la pena della mamma, portata in via Fatebenefratelli dai poliziotti qualche ora prima. Come fosse scattato un “protocollo welfare” tra nomadi: arresto della mamma, consegna della figlioletta a cura della comunità a cui appartiene. Quella donna non sapeva, evidentemente, che il magistrato di sorveglianza avesse già rigettato la domanda di differimento della pena. Quindi la mamma è finita comunque in carcere, portando con sé la neonata.

Fadila Omerovic è stata rintracciata dalla polizia, che ha eseguito l’ordine di esecuzione di carcerazione. A fermarla in strada, giovedì pomeriggio, sono stati gli agenti della Squadra Mobile della Questura mentre la giovane era insieme ad altre due persone. Dopodiché è stata accompagnata in via Fatebenefratelli per le procedure di identificazione. Dagli accertamenti è emerso che la ragazza deve scontare 11 anni di carcere per furti con destrezza commessi da quando aveva circa 17 anni. Una “ladra in trasferta”, da Milano a Roma, da Genova a Venezia, sempre a caccia di turisti da derubare. L’amica con la bimba si è presentata al corpo di guardia durante le fasi di notifica del provvedimento. Quella donna è stata identificata, poi ha comunicato ai poliziotti di non sentirsi bene (è incinta di due gemelli) e, dopo aver spiegato che quella neonata era figlia della giovane fermata poco prima dagli agenti della Squadra Mobile, ha lasciato la Questura. E la bimba ai poliziotti, che ora stanno valutando la posizione della 43enne. A quel punto gli investigatori della Squadra Mobile hanno accertato che quella bambina fosse davvero figlia della 22enne. Poi hanno affidato la piccola alla mamma, che è stata accompagnata a San Vittore.
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:34 pm

Cosa è successo a Graz?

Gian Giacomo William Faillace
22 giugno 2015

https://www.milanopost.info/2015/06/22/ ... sso-a-graz

Milano 22 Giugno – Cosa è successo realmente a Graz? Questa è la domanda che mi sono posto nel momento stesso in cui i media italiani, dopo aver comunicato la nazionalità dell’assassino, si sono prodigati a sottolineare che si trattasse di un individuo con disturbi psichici, quasi a voler trovare delle giustificazioni al triplice omicidio che il bosniaco ha commesso.

Stando alle dichiarazioni di alcuni testimoni, sabato pomeriggio un uomo alla guida di un suv, ha attraversato le strade del centro di Graz ad un velocità tra i 100 ed i 150 Km/h. Sempre secondo i testimoni oculari l’aggressore rideva dietro il volante del suo SUV mentre guidava lungo la Herrengasse ed ha più volte mirato verso i pedoni o verso gli avventori delle caffetterie nella zona pedonale dove ha ucciso tre persone, tra cui un bambino di sette anni e ne ha ferite 34. Al termine della sua folle corsa è sceso dalla sua automobile ed ha attaccato i passanti col coltello che aveva portato con se ma è stato prontamente bloccato dalla polizia.

26 anni, bosniaco ma con cittadinanza austriaca, in fase di divorzio e con due figli, era già stato segnalato alla direzione della polizia che dichiara, tramite il direttore della Polizia Nazionale, Josef Klamminger, che al momento esclude la motivazione politica, religiosa o settaria della strage. Si tratterebbe di un unico autore, che, dopo una valutazione psicologica, soffre di psicosi violente, ha sottolineato Klamminger.

Anche se probabilmente il bosniaco è un malato psicotico e paranoico, è l’autore della strage e sta di fatto che le agenzie di sicurezza austriache stanno attivamente indagando su di lui. Pur se ufficialmente non avrebbe mai fatto parte di gruppi fanatici religiosi, il capo dell’antiterrorismo sospetta che l’aggressore di Graz possa essere una cellula sfuggita all’arresto durante l’operazione “Palmira” avvenuta tra Vienna, Graz e Linz alla fine di novembre e che portò all’arresto di 29 terroristi islamici.

Era il 28 Novembre 2014, con circa mille agenti in azione e decine di perquisizioni in case e appartamenti, moschee e altri luoghi di culto, iniziò l’operazione Palmira, durante la quale sono scattate le manette per 29 estremisti islamici sospettati di essere la spina dorsale di una rete terroristica attiva in Austria nel reclutamento di giovani musulmani da inviare tra le fila dell’ISIS in Siria. Lo scopo dell’operazione condotta dalla polizia e dall’Ufficio federale per la difesa della Costituzione e la lotta al terrorismo, fu lo smantellamento della rete terroristica islamica che in Austria aveva, in poco tempo, reclutato circa 150 giovani che sono stati poi inviati a ingrossare le fila dei terroristi dello Stato Islamico. L’organizzazione terroristica che era gestita da un gruppo di cittadini islamici di provenienza bosniaca e tutti i militanti reclutati in Austria, in maggioranza bosniaci ivi residenti, venivano inviati nella repubblica balcanica prima di arrivare sul campo di battaglia. L’obiettivo numero uno degli agenti era un predicatore e reclutatore serbo attivo anche in Svizzera e in Germania, Mirsad Omerovic, leader del gruppo jihadista, ben conosciuto nei Balcani, in particolare in Bosnia, nonchè mente del gruppo terroristico colpito a novembre in Austria. Col nome di battaglia “Ebu Tejma”, originario della cittadina serba di Tutin, fra i massimi esponenti del movimento salafita “La vera religione” ma molto attivo nel villaggio bosniaco di Gornja Maoca, enclave controllata da wahabiti e regolata dalla sharia. Omerovic è stato anche collegato alla triste storia delle due minorenni austriache di origine bosniaca, Samra Kesinovic e Sabina Selimovic. Pare infatti che fosse stato proprio lui, il giovane predicatore balcanico, a convincerle ad abbandonare le famiglie ad aprile 2014 per andare a combattere o a sposare guerriglieri dello Stato Islamico in Siria.

Omerovic ha operato infatti negli ultimi mesi prima dell’arresto soprattutto nella capitale austriaca, in particolare nelle moschee Altun-Alem e Masjid al-Iman, entrambe considerate come centri di reclutamento ed è stato indicato persino come il referente a Vienna del califfo al-Baghdadi.

La mente del gruppo, sarebbe stato sul punto di partire verso la Siria, seguendo ormai la collaudata rotta Austria-Bosnia-Siria. L’Operazione Palmira” ne ha evitato la fuga, minando al contempo le fondamenta della “Bosnien Connection”, come ha definito il quotidiano “Die Presse” la rete del terrorismo islamico con ramificazioni in Austria e nei Balcani. Terminata l’Operazione Palmira, però, la Magistratura austriaca dichiarò alla stampa mantenendo il più stretto riserbo su altri dettagli per ragioni strategiche, che non tutti i ricercati sono stati arrestati.

Tornando alla strage di Graz avvenuta sabato, seppur mantenendo il più stretto riserbo, la magistratura sta indagando il bosniaco colpevole del triplice omicidio, di appartenenze ad ambienti vicini al Bosnien Connection. Intanto, altri tre innocenti, tra cui un bambino di sette anni, hanno perso la vita e con molta probabilità, anche questa volta, in nome di Allah, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Peter Gridling, capo della sezione antiterrorismo austriaca in cui preannunciava attacchi terroristici con il coltello o con attacchi alla guida di automobili anche in territorio austriaco.
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:35 pm

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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:36 pm

Casal Bruciato, il capofamiglia rom: "Torniamo, è casa nostra"
Alessandra Benignetti - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/casa ... 90611.html

La famiglia rom assegnataria dell'alloggio popolare nella palazzina di via Satta, a Casal Bruciato, è pronta a tornare nell'appartamento nonostante le proteste

“Andiamo a Casal Bruciato, è casa nostra”. Non si tira indietro davanti alle minacce e alle proteste degli inquilini della palazzina di via Satta, Imer Omerovic il capofamiglia rom al quale il Comune ha assegnato un alloggio popolare nello stesso quartiere alla periferia Est di Roma.

La decisione dopo l’incontro in Campidoglio con l'assessore alle Politiche abitative Rosalba Castiglione, mentre davanti al civico 20 un gruppo di residenti, sostenuti dagli attivisti di Casapound, avevano formato una barriera umana per impedire alla famiglia di riprendere possesso dell’appartamento. Ora ad attendere la famiglia Omerovic c'è un cordone di sicurezza formato da decine di poliziotti ed agenti della Polizia Locale.

“In base a quale criterio i rom hanno scavalcato famiglie in lista di attesa per un alloggio popolare da anni?”, si lamenta uno degli inquilini, intervistato dall’Adnkronos. Ma le istituzioni, replicano dal Campidoglio, “sono dalla parte di chi ha diritto”. “Come amministrazione non abbiamo intenzione di piegarci – ha detto l’assessore Castiglione alla stessa agenzia di stampa - ho sentito Raggi, la minisindaca del Municipio IV, Roberta Della Casa, siamo assolutamente compatti perché stiamo applicando la legge”. Poi, l’appello al “buonsenso dei cittadini per una accoglienza che sia tale”.

“La famiglia tornerà a casa, ha detto la Castiglione, che parla di strumentalizzazione del caso da parte di alcune forze politiche. Il riferimento è a Casapound, che per domani ha convocato una manifestazione per sostenere i cittadini che si oppongono all’assegnazione della casa popolare alla famiglia rom. “Casapound può fare le manifestazioni che vuole ma sta sbagliando – ha commentato l’assessore - stiamo parlando di manifestazioni contro una parte della cittadinanza, questi bambini sono nati a Roma, sono romani, hanno uno slang romano”.

“Voglio ricordare una cosa a chi strumentalizza, a chi dice che stiamo scavalcando gli italiani – ha concluso l’assessore, citata dall’Adnkronos - noi consegniamo le case popolari a chi ha diritto, le stiamo assegnando sulla base di un bando, sulla base della legge e dello scorrimento delle graduatorie”. “È un’assegnazione effettuata sulla base di un bando del 2012, emanato dalla giunta Alemanno, che prevede una serie di punteggi – continua - è evidente che chi sta in un campo e ha una famiglia numerosa ha un punteggio maggiore”. Una versione che però non convince gli inquilini del palazzo, determinati a portare avanti la protesta.



I nomadi tornano a Casal Bruciato, tensione tra CasaPound e antifascisti
Elena Barlozzari Alessandra Benignetti - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/i-no ... 90655.html

La famiglia Omerovic è rientrata nell'alloggio popolare di Casal Bruciato scortata dalla polizia. Volano gli insulti tra Casapound e militanti antifascisti. Uno dei manifestanti alla donna rom: "Ti stupro"

Resta alta la tensione nella palazzina di via Sebastiano Satta a Casal Bruciato, periferia Est di Roma, dove da ieri i residenti protestano contro l’arrivo di una famiglia rom, assegnataria di un alloggio popolare nello stabile.

Nel pomeriggio sono volati gli stracci tra un gruppo di militanti antifascisti del sindacato Asia Usb, giunti davanti alla palazzina, e gli attivisti di Casapound, schierati con gli inquilini, mentre i nomadi hanno ripreso possesso, come avevano annunciato, dell’appartamento al secondo piano del condominio di via Satta. La famiglia bosniaca degli Omerovic è tornata nella casa popolare scortata dagli agenti di polizia, che hanno sigillato i due ingressi del comprensorio, quello su via Sebastiano Satta e quello che affaccia su piazza Balsamo Crivelli, e allontanato il gruppo di manifestanti che da stamane presidia il portone della scala B con il supporto dei militanti di estrema destra.

Con il papà Imer e la mamma, è rimasta Violetta, una bambina di due anni, e il figlio più grande della coppia, mentre gli altri bambini sono tornati nel campo de La Barbuta, per paura di essere aggrediti. E in effetti i quattro sono stati accolti da urla e insulti. “Ti stupro”, avrebbe addirittura urlato uno dei manifestanti rivolto alla moglie di Omerovic, mentre la famiglia stava varcando la soglia del portone. C’è chi intona l’inno d’Italia e chi canta “buffoni” al gruppo di manifestanti di sinistra, arrivati per dare sostegno ai rom. “Il quartiere non vi vuole”, gridano i militanti di Casapound, mentre dal presidio dell’Usb urlano contro quelli che definiscono “fascisti” e “stupratori di donne italiane”.

A dividere gli schieramenti ci sono i blindati della polizia e gli agenti in tenuta anti sommossa. “Dare la casa popolare ai nomadi e scavalcare gente che è in graduatoria da trent’anni è una mancanza di rispetto”, attacca uno dei residenti, sentito da ilGiornale.it. “Non li vogliamo, state costringendo le persone a convivere con persone sgradite”, hanno commentato gli inquilini del palazzo. E intanto sono scattati i primi fermi. Fabrizio Montanini, coordinatore dei comitati di quartiere del IV municipio, che finora aveva animato il presidio dei residenti, è stato portato via dagli agenti per aver tentato di impedire ai rom di entrare nel palazzo. Ora rischia di essere denunciato per resistenza passiva.


Casal Bruciato, Raggi insultata e assediata. «I rom hanno diritto a quella casa»
Mercoledì 8 Maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/c ... 7798.html#

Continuano le proteste a Casal Bruciato: la sindaca Virginia Raggi è stata assediata e pesantemente insultata durante la sua visita alla famiglia rom assegnataria di una casa in via Satta, nella periferia Est di Roma. La sindaca ha dovuto ricorrere alla protezione della scorta per riuscire a lasciare via Satta tra le contestazioni degli inquilini delle palazzine di Casal Bruciato. «Buffona, non sei la nostra sindaca. Se li porti a casa sua», le urla dei vicini di casa della famiglia rom. Contestata anche la presente del IV municipio: «Facciano le piazzole attrezzate come in Europa per i nomadi, quali case?» La sindaca è uscita scortata dalla abitazione della famiglia nomade di Casal Bruciato bersagliata dalle proteste dei manifestanti. «Vergogna», «lercia» e altri pesanti insulti sessisti sono stati rivolti alla prima cittadina che a fatica ha raggiunto l'auto per andare via protetta dalle forze dell'ordine.

Oggi presidio dei centri sociali sotto la casa assegnata ai rom. A pochi metri corteo di Casapound

Il prefetto Pantalone: «Rimpatri per chi è irregolare e integriamo gli altri»

«Siamo spaventati ma rimaniamo qui, è casa nostra». Lo ha detto Imcor, capofamiglia del nucleo di nomadi a cui è stata assegnata una casa popolare a Casal Bruciato scatenando la protesta di una parte dei residenti e militanti di Casapound. «Stiamo dentro casa con mia moglie e mia figlia, ora valutiamo cosa fare. Oggi i bimbi non sono andati a scuola perché hanno paura di uscire. Alcuni di loro li abbiamo portati da una mia cugina perché avevano paura», racconta. «Ci sentiamo malissimo - aggiunge -. Abbiamo moltissima paura. Come facciamo a scendere in mezzo alla strada? ora dobbiamo valutare. La sindaca ci ha detto 'questa è casa vostra, avete fatto domanda come gli italiani, come loro anche voi avete aspettato anni e anni'. Aspettiamo da circa 2 anni per questa casa».

«Domani il Papa incontrerà il mondo dei rom, noi abbiamo invitato la famiglia la sera, quando la chiesa di Roma ospiterà il Papa a San Giovanni. Non sappiamo se verranno, ma sono stati molto onorati dell'invito anche se ora sono molto spaventati». Lo ha detto il vescovo ausiliare di Roma don Gianpiero Palmieri uscendo dalla casa popolare della famiglia nomade, a Casal Bruciato.

Raggi: hanno diritto alla casa. «Questa famiglia risulta legittima assegnataria di un alloggio. Ha diritto di entrare e la legge si rispetta. Siamo andati a conoscerli e sono terrorizzati. Abbiamo avuto modo di far conoscere questa famiglia ad alcuni condomini. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non è questa una società in cui si può continuare a vivere». Così la sindaca di Roma Virginia Raggi uscendo dalla casa popolare assegnata alla famiglia nomade a Casal Bruciato.

L'assessore. L'assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Rosalba Castiglione, interviene sull'ultima protesta anti-nomadi a Casal Bruciato. «Le scene di ieri sono terribili: sentir gridare "i impicchiamo" e soprattutto "ti stupriamo" ad una mamma con la bimba in braccio sono di una gravità... incommentabili. Ho certezza che la Questura si muoverà. Oggi il presidio è stato allontanato dal cortile».


Le regole saranno cambiate spiega. «Noi le assegnazioni le abbiamo sempre fatte. Noi abbiamo inserito - e continuiamo a farlo - nuclei di vari colori e non abbiamo avuto problemi di intolleranza», ha detto l'assessore parlando a Radio InBlu. «Ma oggi il clima è bollente per le elezioni, sono episodi di strumentalizzazione». Il bando che regola le assegnazioni delle case popolari «non lo abbiamo creato noi, è del 2012, è stato redatto sotto l'amministrazione di Alemanno, non c'è nulla di nostro in questo bando», ha sottolineato Castiglione in risposta alle polemiche delle destre. Anzi, l'assessore ha sottolineato la necessità di intervenire con un nuovo bando: «Dobbiamo aumentare patrimonio edilizio» a disposizione dei «nuclei familiari più piccolini» che «sono più indietro nell'assegnazione delle case».

E c'è tensione oggi anche per la doppia protesta: alle 17 CasaPound manifesterà in piazza Balsamo Crivelli, un'ora prima si riuniranno nello stesso posto i movimenti per la casa e i centri sociali: c'è il pericolo di scontri.

Catena di solidarietà per la famiglia nomade assegnataria di una casa popolare in via Satta a Casalbruciato, alla periferia est di Roma. Dopo il sit-in di ieri da parte di movimenti e Asia Usb è stato lanciato un nuovo «presidio solidale» alle 16 nei pressi dello stabile. «A Casal Bruciato c'è una famiglia in trappola. E noi con lei. La nostra civiltà con loro» sottolineano gli organizzatori. «Doveva essere la loro nuova casa, si è trasformata in una gabbia - aggiungono - Una bambina ha avuto un attacco di panico, a due è venuta la febbre. Hanno paura, per ore non hanno chiuso occhio e neppure toccato cibo». E sempre oggi pomeriggio è in programma una manifestazione di Casapound a pochi metri di distanza

Raggi buffona!
https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... 5044671221


Casal Bruciato, la madre rom si affaccia e grida: «Vergogna, state violando la Costituzione»
7 maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/video/roma/ ... 76008.html

«Vergogna state violando la Costituzione italiana». Con queste parole la madre rom regolarmente assegnataria dell’alloggio popolare in via Sebastiano Satta ha risposto ai condomini riuniti nel cortile per protestare contro l’arrivo della famiglia. La donna si è affacciata dalla finestra al secondo piano e ha urlato: «Vi chiamate italiani state violando la Costituzione siete una vergogna»
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:39 pm

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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:40 pm

Bergoglio il vergognoso difende questa famiglia di zingari nazisti che depredano la nostra gente


Il pontefice - Papa Francesco sugli insulti alla famiglia Rom di Casal Bruciato: questa non è civiltà
2019/05/09

https://www.ilsecoloxix.it/p/italia/201 ... glia.shtml

«Quando leggo sui giornali qualcosa brutta vi dico la verità: soffro. Oggi ho letto qualcosa brutta e soffro perché questa non è civiltà: non è civiltà». Così il Papa, in trasparente riferimento alla vicenda della famiglia rom, assegnataria regolare di una casa popolare nel quartiere periferico romano di Casal Bruciato e minacciata da militanti di estrema destra, in un incontro di preghiera con 500 rom e sinti che ha avuto luogo questa mattina nel Palazzo Apostolico vaticano. Francesco ha esortato i suoi ospiti a non covare il rancore e la vendetta, sottolineando che le organizzazioni che in Italia sono «maestre di vendetta» e di «omertà» sono delinquenti, non coloro che vivono e lavorano con dignità. I cittadini di seconda classe «ci sono», ha detto Jorge Mario Bergoglio, «è vero», ma «sono coloro che scartano la gente», quelli che «con la scopa in mano buttando fuori gli altri».

Casal Bruciato, un residente a una donna rom che rientrava a casa: «Ti stupro» | Video

Il vescovo ausiliare di Roma Giampiero Palmieri, che ieri ha visitato la famiglia Omerovic insieme al direttore della Caritas romana, don Benoni Ambarus, e con la sindaca di Roma Virginia Raggi, ha invitato la famiglia a partecipare questa sera all’incontro diocesano che Papa Francesco presiderà a San Giovanni in Laterano. Nell’incontro avvenuto nella Sala Regia, il Papa ha preso la parola dopo le testimonianze di don Cristian Di Silvio, sacerdote rom («Ricordo che quando ne parlai con i miei compagni di seminario la prima cosa che mi chiesero fu se abitavo in una roulotte, se chiedevo l’elemosina e se la mia famiglia andava a rubare portafogli alla stazione Termini…»), e di tre mamme, Dzemila, Miriana e Negiba («Alcune di noi vivono in appartamenti in affitto, in case popolari, altre ancora in quelli che vengono chiamati “campi nomadi” che altro non sono che delle baraccopoli, dei ghetti dove, su base etnica, le nostre famiglie sono segregate dalle istituzioni comunali…»). Francesco ha detto di aver ascoltato «tante cose che mi hanno toccato il cuore».

«Le mamme che leggono le speranze negli occhi dei figli lottano tutti i giorni per la concretezza, non per le cose astratte: crescere un figlio, dargli da mangiare, educarlo, inserirlo nella società: le mamme sono la speranza. Una donna che porta un figlio al mondo è speranza, lei, semina speranza, è capace di fare strada, di creare orizzonti, di dare speranza», ha detto Jorge Mario Bergoglio, che ha proseguito: «In ambedue le testimonianze c’era sempre il dolore amaro della separazione, quello che si sente nella pelle: ti fanno da parte, “si tu passi ma lì, non toccarmi perché”… in seminario ti domandavano se chiedevi elemosina, se andava a Termini: la società vive delle favole, “no padre quella gente è peccatrice”: e tu non sei peccatore? Tutti siamo peccatori, tutti facciamo sbagli nella vita, ma io non posso lavarmene le mani guardando veri o finti peccati altrui, io devo guardare i miei peccati. E se l’altro è il peccato e fa una strada sbagliata, avvicinarmi e dargli la mano per aiutarlo a uscire».

«Una cosa che a me mi fa arrabbiare è che ci siamo abituati a parlare della gente con gli aggettivi», ha detto ancora il Papa, «non diciamo “questa è una persona”, “una mamma”, “un giovane prete”, ma mettiamo l’aggettivo, e questo distrugge perché non lascia che questa sia una persona. L’aggettivo è una delle cose che crea distanza tra mente e cuore. Questo è il problema di oggi: se voi mi dite che è un problema politico, sociale, culturale, di lingua, sono cose secondarie, il problema è di distanza tra mente e cuore. “Sì tu sei gente, ma lontano da me, dal mio cuore”, “i diritti sociali, i servizi sanitari sì, ma faccia la coda, prima questo poi quello”…». «È vero – ha detto Papa Bergoglio – ci sono cittadini di seconda classe, è vero: ma i veri cittadini sono coloro che scartano la gente, questi sono di seconda perché non sanno abbracciare, sempre con l’aggettivo, scartano e vivono scartando, con la scopa in mano buttando fuori gli altri, con il chiacchiericcio o in altro modo. Invece la bella strada è la fratellanza: vieni, la porta è aperta, e tutti dobbiamo collaborare».


Il Papa coi rom di Casal Bruciato "Soffro, questa non è civiltà..."
Chiara Sarra - Gio, 09/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 91669.html

Papa Francesco si schiera con i rom di Casal Bruciato: "Questa non è civiltà, i cittadini di seconda classe sono quelli che scartano gli altri"

"Questa non è civiltà". Dopo la Raggi, pure Papa Francesco sta con i rom di Casal Bruciato dove nei giorni scorsi è scoppiata la protesta contro l'assegnazione di una casa popolare a una famiglia

"Vi sono vicino. E quando leggo sui giornali qualcosa brutta vi dico la verità: soffro", ha detto il Pontefice in un incontro di preghiera con rom e sinti, "Oggi ho letto qualcosa di brutto e soffro perchè questa non è civiltà, non è civiltà. L'amore è civiltà. È vero. Ci sono cittadini di seconda classe ma i veri cittadini di seconda classe sono quelli che scartano la gente, quelli che vivono con la scopa in mano buttando gli altri".

Bergoglio punta il dito contro "organizzazioni che sono maestre di vendetta", un "gruppo di gente capace di creare vendetta, vivere nell'omertà". "Ma la vendetta non l'avete inventata voi", ha detto ai rom, "Voi andate avanti con dignità e lavoro. La vera strada è quella della fratellanza e tutti dobbiamo collaborare", ha aggiunto.

A un convegno su Gesù e i farisei, Papa Francesco ha poi esortato i presenti a "superare antichi pregiudizi": "Per amare meglio i nostri vicini, abbiamo bisogno di conoscerli, e per sapere chi sono spesso dobbiamo trovare il modo di superare antichi pregiudizi", ha detto.



La famiglia rom da Papa Francesco a San Giovanni
Giovedì 9 Maggio 2019 di Camilla Mozzetti

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/c ... 80688.html

La famiglia di Imer Omerovic, nucleo di 14 nomadi assegnatario di una casa popolare a Casal Bruciato, teatro delle proteste dei giorni scorsi, è stata ricevuta nella Basilica di San Giovanni a Roma da Papa Francesco, a margine dell’assemblea della Diocesi. Padre, madre e la figlioletta più piccola hanno raggiunto la sacrestia per un breve saluto con il Pontefice. A loro sono stati riservati alcuni posti tra le prime file.

Casal Bruciato, primi denunciati per gli insulti ai rom: ecco i nomi
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Papa Francesco ha incontrato e salutato la famiglia nomade in privato, nella sagrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano, prima che il Papa iniziasse, nella navata della Basilica, l'incontro con il clero e i fedeli della diocesi.

La famiglia è arrivata accompagnata dalla volontaria dell'opera nomadi Patrizia, ed è stata accolta prima dal vescovo ausiliare di Roma don Giampiero Palmieri, che è andato tra le prime fila nella navata centrale della basilica di San Giovanni dov'erano seduti la mamma e il papà, Imcor e Senada Omerovic, insieme alla figlia Violetta e alla volontaria dell'opera nomadi Patrizia. Tutti sono stati accompagnati da don Palmieri nella sagrestia della basilica per un breve incontro con papa Francesco prima dell'inizio del convegno diocesano. Terminato l'incontro, durato in tutto mezz'ora, uscendo dalla sagrestia Imcor e Senada si sono fatti il segno della croce ascoltando la benedizione di Francesco all'inizio del convegno diocesano. La famiglia siede adesso di nuovo nella navata centrale dove ascolterà le parole del pontefice che risponderà alle domande della comunità diocesana.

Papa Francesco è entrato nella Basilica papale di San Giovanni in Laterano per l'incontro con la Diocesi di Roma. Al suo arrivo, il Papa è stato accolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Sono presenti, tra gli altri, i vescovi ausiliari, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, centinaia di laici provenienti dalle parrocchie e dalle altre realtà ecclesiali della diocesi di Roma nonché i rappresentanti delle cappellanie e delle scuole cattoliche della città.

L'incontro conclude il cammino di riflessione sul «fare memoria» e sulla «riconciliazione» compiuto dalle parrocchie e dalle varie aggregazioni ecclesiali nel corso dell'anno pastorale su invito del cardinale vicario.

«Il Santo Padre ha salutato stasera, nella sacrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano, la famiglia rom del quartiere romano di Casal Bruciato, vittima - nei giorni scorsi - di minacce e insulti razzisti. Con questo gesto, il Papa ha voluto esprimere vicinanza e solidarietà a questa famiglia e la più netta condanna di ogni forma di odio e violenza». Lo riferisce il direttore 'ad interim' della Sala stampa vaticana, Alessandro Gisotti.

Sono rientrati nell'appartamento di via Satta ora padre, madre e figlioletta rom, insieme all'assistente dell'opera nomadi, dopo la visita dal Papa a San Giovanni in Laterano, a San Giovanni. Scortati dalla polizia in un cortile di nuovo chiuso e affacciato ai balconi pieni di bandiere tricolori.
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Re: Il caso romano della casa data agli zingari Omerovic

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 8:42 pm

L’auto della famiglia Rom di Casal Bruciato? Targa falsa e senza assicurazione
mercoledì, 8, maggio, 2019

http://www.imolaoggi.it/2019/05/08/laut ... icurazione

L’auto della famiglia rom era senza autorizzazione e con la targa dismessa dal 2004. Quella che vedete in queste foto è la Lancia Station wagon con cui ieri mattina l’ormai famosa famiglia assegnataria di una casa popolare a via Satta ieri mattina ha lasciato Casal Bruciato per poi ritornare nel pomeriggio e i residenti sono insorti.

“Ebbene, questa mattina – dice Fabrizio Montanini, portavoce del Coordinamento d’azione IV Municipio – abbiamo fatto un controllo tramite l’applicazione che indica se una macchina è assicurata o meno. Secondo voi quale è stato il responso? Informati i vigili, dopo un ulteriore controllo, hanno fatto caricare la macchina e portata urgentemente via. Perché tutta questa strana fretta per l’automobile della nuova famiglia assegnataria di Casal Bruciato? Perché si è poi scoperto che la targa risulta dismessa dal 2004! E, se non bastasse, fino al 2004 era immatricolata a una Mazda!“.

“Ecco a voi a chi regala le case il Comune di Roma – continua Montanini – Ecco chi portano nelle nostre già degradate e abbandonate periferie. Ecco a voi la legalità di cui tanto si riempiono la bocca!
Le case popolari assegnatele a chi è in lista d’attesa da 20 anni!!! P.S. Qualche buonista dirà perché abbiamo fatto il controllo alla targa. Perché è il modo con cui l’Estate scorsa siamo riusciti a liberare la zona del mercato qui a Casal Bruciato dalla presenza degradante di numerosi camper in cui alloggiavano sempre gli stessi individui”.



L'odio dei rom verso Salvini: "Schifoso", "Tu devi morire"
Eugenia Fiore - Gio, 09/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/bozza-rom-1691900.html

Dopo le proteste a Roma, sale la tensione nei campi rom. Il ministro: "Voglio chiuderli tutti". Così nasce l'ira dei nomadi

L'obiettivo era, ed è rimasto, "campi rom zero" entro "fine legislatura".

Matteo Salvini l'aveva già detto in campagna elettorale e continua a ribadirlo ora che a Roma s'infiamma la polemica sulle case popolari assegnate ai nomadi. Nel 2017, secondo un report dell'Associazione 21 luglio, in Italia si contavano ben 148 campi abusivi. Un numero che l'anno scorso è probabilmente aumentato. Ed è proprio in questi insediamenti, vere e proprie baraccopoli, che dilagano l'illegalità e il crimine: due fattori che il leader della Lega vuole combattere.

Fattori che, spesso e volentieri, non hanno risparmiato nemmeno i campi rom autorizzati dal Comune. Come quello di via Chiesa Rossa, a Milano, dove siamo stati qualche settimana fa. Giusto per farsi un'idea: qui sono stati rubati 40mila euro a Lele Mora per una finta partita di champagne e c’è stata una sparatoria tra rivali lo scorso luglio. Nel 2016 tre marocchini sono stati rapinati di 25mila euro per una truffa legata a un annuncio di vendita online e, sempre lo stesso anno, sono state trovate all’interno del campo 130 armi tra spade, coltelli e macheti.


Rom contro Lega: compilation di insulti

In questi anni, si sa, la Lega e il suo leader hanno collezionato una caterba di insulti choc. L'ultimo in ordine cronologico è stato raccolto proprio in questo insediamento nella periferia meridionale del capoluogo lombardo. "Salvini? Salvini deve morire", ha urlato una rom con tanto di gesto con le braccia. (GUARDA IL VIDEO)

Ma i rom, in diverse occasioni, non hanno risparmiato nemmeno le donne. Picchiata, insultata e cacciata in malo modo da una rom in un campo durante una visita annunciata e organizzata da tempo. È questo quanto successo alla consigliera comunale di Bologna Lucia Borgonzoni a novembre del 2014. Da non dimenticare anche i cori contro Salvini nel 2016, al campo nomadi di via Candoni, a Roma. "Vai via, schifoso!". E ancora: "Avvoltoio!".

Su questo clima che da tempo si è instaurato si è espressa anche Silvia Sardone, consigliere comunale e candidata alle Europee con la Lega. "Gli insulti e le minacce al ministro Salvini sono inaccettabili e testimoniano il clima di intolleranza che si è venuto a creare in certi fortini dell’illegalità che devono al più presto essere sgomberati", ha affermato.



Salvini: "Gli unici nomadi che mi piacciono sono quelli della band musicale"
Sergio Rame - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 90699.html

A Matrix il leader leghista racconta della sua passione per la musica. E scherza: "Gli unici nomadi che mi piacciono sono quelli della band..."

Quando era giovane, Matteo Salvini suonava la chitarra. "Cantavo spesso La Locomotiva di Guccini e i Nomadi", racconta ai microfoni di Matrix, la trasmissione di Nicola Porro su Canale 5.

E scherza: "Gli unici nomadi che mi piacciono sono quelli della band...". Battuta a parte, il ministro dell'Interno sta continuando a portare ordine nelle principali città del Paese sgomberando gli insediamenti abusivi. Ma la linea dura non piace alla sinistra che accusa il governo di razzismo. Le stesse accuse che vengono mosse, sempre dallo stesso stuolo di buonisti e radical chic, contro le misure per fermare l'immigrazione clandestina.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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