Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

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Messaggioda Berto » gio gen 03, 2019 4:44 pm

IRAN, KHAMENEI: "PRESTO UN GOVERNO PALESTINESE A TEL AVIV"
3 gennaio 2019

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 1442266207

La Guida Suprema dell’Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, prevede che i palestinesi saranno presto in grado di “istituire un governo a Tel Aviv”.

“Se negli ultimi anni la vittoria del popolo palestinese non ha significato la possibilità di istituire un governo a Tel Aviv, ovviamente questo avverrà presto grazie all’aiuto di Dio – ha detto Khamenei ricevendo a Teheran il capo della Jihad Islamica palestinese Ziad al-Nakhala, secondo un post comparso sul sito web della Guida iraniana – Tuttavia, la vittoria principale sta nel fatto che il regime sionista, che gli eserciti arabi non sono riusciti a sconfiggere, è stato messo in ginocchio dal popolo palestinese e dalla resistenza, e per volontà di Dio otterrete più grandi vittorie”.

Secondo gli osservatori, appare curioso il riferimento di Khamenei a Tel Aviv dato che la sede del governo israeliano è #Gerusalemme e i palestinesi, dal canto loro, non hanno mai espresso interesse a creare un governo a Tel Aviv. D’altra parte, l’Iran e gruppi palestinesi come Jihad Islamica e Hamas si rifiutano ufficialmente di riconoscere il diritto d’Israele ad esistere entro qualsiasi confine.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » sab gen 26, 2019 7:37 pm

L'Iran ha forze armate più potenti di Israele? Ecco cosa c'è di vero
Paolo Mauri
gennaio 2019

http://www.occhidellaguerra.it/confront ... tere-liran

Secondo il sito di analisi Global Firepower, l’Iran possiede un complesso militare e un apparato economico e sociale atto a sostenerlo maggiormente rispetto a quello di Israele.

Nella classifica che viene stilata annualmente Israele occupa la sedicesima posizione mentre l’Iran la tredicesima. Rispetto all’anno precedente, il 2017, entrambi hanno visto variare la propria posizione sul totale di 137 Paesi considerati: Tel Aviv è precipitata di cinque posti mentre Teheran ne ha guadagnati sette.

Il sito considera diversi fattori tra cui l’economia, la popolazione, la consistenza numerica degli uomini in armi, la possibilità di avere un accesso a mare e ed il rapporto delle linee di costa rispetto alla superficie totale, la disponibilità di risorse naturali. La presenza di armamenti atomici nell’arsenale non viene presa in considerazione nella generazione del coefficiente del ranking ma viene riconosciuto un bonus così come la partecipazione ad alleanze, come la Nato.
Iran e Israele, economie a confronto

Per capire la disparità risultata dal sito, prima di guardare alla consistenza numerica delle forze armate di entrambi i Paesi, è bene confrontare i dati economici e sulla forza lavoro, che sono indicatori considerati molto importanti in quanto stabiliscono la sostenibilità di un conflitto armato.

L’Iran, con una popolazione di 82 milioni di abitanti, ha una forza lavoro di 30 milioni 500 mila persone, mentre Israele con poco più di 8 milioni di abitanti, ha una forza lavoro di 4 milioni persone.

La disponibilità ed il consumo di risorse energetiche sono fondamentali secondo Global Firepower, ed anche qui il vantaggio iraniano è facilmente intuibile oltre che palese. Teheran infatti possiede riserve certe di idrocarburi per 158 miliardi e 400 milioni di barili con un consumo di poco meno di 2 milioni di barili al giorno ed una produzione di 4 milioni, facendone uno dei più grandi Paesi esportatori di petrolio e gas naturale del mondo. Israele, al contrario, nonostante le recenti scoperte nel suo offshore, ha riserve certe pari a 12 milioni 700 mila barili con una produzione di soli 390 barili al giorno ed un consumo di 240 mila, facendone così, fondamentalmente, ancora un Paese importatore di idrocarburi.

L’Iran batte Israele anche nel numero di naviglio mercantile: sono 739 le navi battenti bandiera iraniana contro le 42 battenti quella con la Stella di Davide, fattore non propriamente secondario nel conteggio finale in quanto determina la capacità di un Paese di avere linee di navigazione efficienti che provvedano al sostentamento di una eventuale economia di guerra.

Tel Aviv batte Teheran solo nel numero di porti di grandi dimensioni: sono quattro quelli israeliani contro tre iraniani.


Le forze armate dei due Paesi

Ci addentriamo ora nell’analisi più prettamente militare e puramente numerica fatta da Global Firepower in merito alle forze armate di Israele e Iran.

Secondo il sito di analisi strategica l’Iran possiede un totale di 601 velivoli ad ala fissa (compresi quelli inefficienti ed in manutenzione) di cui 150 caccia, 158 da attacco e 192 da trasporto con una flotta di elicotteri pari a 145 macchine.

Israele ha nei registri della Idf ben 751 composti da 252 caccia, 252 da attacco, 95 da trasporto a cui si aggiungono 147 elicotteri.

Per quanto riguarda i carri armati, di cui non viene fatta distinzione tra carri leggeri medi e pesanti, l’Iran ne ha 1650 a fronte dei 2760 di Israele.

I rapporti di forza vengono ribaltati solo per quanto riguarda la forza missilistica e le unità navali: sono 148 i lanciatori israeliani contro i 1533 iraniani e la Marina di Tel Aviv dispone di un totale di 65 asset (32 pattugliatori, 6 sommergibili e 3 corvette) contro i 398 della marina di Teheran (230 pattugliatori, 33 sommergibili, 3 corvette, 5 fregate).

Anche in questo caso non è dato sapere di che tipo siano i pattugliatori considerando che sotto questa categoria vengono annoverati anche i semplici gommoni veloci armati dei Pasdaran, che mancano totalmente, perché non rientranti nella dottrina strategica israeliana, dagli arsenali israeliani.

Per quanto riguarda gli uomini attualmente facenti parte delle forze armate, l’Iran ha 934mila soldati di cui 534mila in servizio attivo e può contare su 39 milioni 500 mila uomini in età “militare”. Israele invece ha un totale di 615mila soldati di cui 170mila in servizio attivo e può contare su 3 milioni di uomini fit for service.
Un’analisi quantitativa fuorviante

Il limite dell’analisi di Global Firepower è palese: prende in considerazione la consistenza numerica delle forze armate senza approfondire altri fattori che sono fondamentali su di un campo di battaglia moderno, come la qualità degli asset che vengono schierati.

Anche senza rimarcare la scelta della mancata considerazione dell’armamento atomico in un arsenale, cosa che Israele ha per certo mentre l’Iran è ancora lontano dall’ottenimento di un ordigno nucleare sebbene abbia compiuto passi notevoli in questo senso, la posizione in classifica risultante dagli analisti del sito è fuorviante così come è immotivato l’allarme che ne è scaturito in alcuni media di Tel Aviv.

Analizziamo in dettaglio, ad esempio, le forze aeree dei due Paesi per capire meglio la necessità di un’analisi che sia non solo quantitativa ma anche qualitativa.

Nella Iriaf (Islamic Republic of Iran Air Force) sono presenti una miscellanea di velivoli che rappresentano un salto indietro nel tempo aeronautico: oltre ai più “moderni” Mirage F-1, Sukhoi Su-24 e 25, F-14 Tomcat e qualche esemplare di Mig-29, troviamo gli ancor più vecchi F-4 Phantom, gli F-5 Tiger e i Sukhoi Su-22 oltre alla versione cinese di quest’ultimo, il Chegndu F-7.

Tutta la flotta di Mirage F-1 ed alcuni Mig-29 provengono dai tempi della Guerra del Golfo del 1990/91 quando i caccia iracheni per sfuggire ai bombardamenti alleati si fecero internare in Iran. Gli F-14, gli F-4 e gli F-5 risalgono invece ai tempi dello Shah, quando l’Iran era alleato degli Stati Uniti, e sono mantenuti – a fatica – in condizione di volo soprattutto grazie alla cannibalizzazione dei loro fratelli ma anche grazie all’industria locale che ha visto un notevole salto in avanti tecnico rispetto ai primi decenni della Repubblica Islamica, ma che non è nulla di paragonabile agli standard occidentali odierni.

Sotto questo aspetto si registra la prima costruzione aeronautica autoctona rappresentata dai caccia Kowsar e Saeqeh, sostanzialmente una copia dell’F-5 prodotti dalla Hesa con, rispettivamente una deriva e due derive.

Israele, al contrario, dispone sì di una flotta composta principalmente da F-15 ed F-16 nelle loro varie versioni, ma gli aerei di quarta generazione con la Stella di David sono aggiornati con gli ultimi sistemi avionici occidentali prodotti sia dall’industria locale sia da quella estera. Senza considerare che sono entrati in servizio, ed impiegati in azione, i caccia di quinta generazione stealth F-35 Adir, che non hanno rivali in grado di intercettarli nella flotta della Iriaf e penetrerebbero facilmente anche le difese missilistiche contraeree iraniane, affidate per la maggior parte ai vecchi missili di fabbricazione sovietica S-200 e agli americani MIM-23 Hawk anch’essi risalenti ai tempi precedenti la Rivoluzione Islamica, con l’aggiunta di una manciata di più moderni S-300 nelle versioni P e PMU-2 oltre che a produzioni locali.

Lo stesso settore dei missili balistici e da crociera di Teheran, sebbene sia molto più eterogeneo e numeroso rispetto a quello di Tel Aviv, può contare su pochi missili moderni dotati di una precisione tale da rappresentare una minaccia. Israele ha poi dimostrato più volte, nel corso dei lanci di razzi e missili da parte delle milizie sciite presenti in Siria, di saper neutralizzare una minaccia missilistica efficacemente quando si tratta di un singolo lancio o di pochi vettori grazie al sistema di difesa Iron Dome, che però non è mai stato messo alla prova contro un attacco di saturazione e orientativamente ne verrebbe travolto. Questo però vale per tutti i sistemi antimissile e non solo per quello israeliano.

Israele, al contrario, può disporre di pochi (circa 90) ma efficienti missili balistici della famiglia dei Jericho, nata all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, che possono anche montare una testata nucleare all’occorrenza e che, nelle ultime versioni, sono classificati come Irbm per la loro gittata compresa tra i 4800 ed i 6500 chilometri.

Anche il missile da crociera aviolanciabile israeliano Delilah, entrato in azione più volte contro obiettivi iraniani in Siria, ha dimostrato ampiamente la sua maturità e la sua affidabilità, cosa che ancora non si può dire per la controparte iraniana, il Soumar, svelato per la prima volta nel 2015 e derivante direttamente dal russo Kh-55 “Granat”.

Sostanzialmente quindi l’analisi di Global Firepower, così come era avvenuto l’anno scorso per il caso italiano, pecca di lacune molto importanti per poter considerare la reale efficacia e potenza delle forze armate di un Paese, pertanto riteniamo che l’allarmismo che si legge su certi media, non solo israeliani, sia del tutto ingiustificato se guardiamo all’aspetto qualitativo dei sistemi in dotazione ad entrambi i Paesi.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mer feb 13, 2019 7:37 am

L’Iran, nemico temibile, tra presente e futuro.
Niram Ferretti
12 Febbraio 2019

http://www.linformale.eu/liran-nemico-t ... 3sHsuaSN-k

La minaccia principale oggi per Israele e per la stabilità mediorientale tutta è rappresentata dall’ Iran. Quando, Benjamin Netanyahu si recò nel 2015 negli Stati Uniti per parlare al Congresso nel tentativo di influenzare la decisione dei legislatori in vista dell’accordo sul nucleare iraniano fortemente voluto dall’Amministrazione Obama, non poté essere più esplicito al riguardo. Disse che per quanto importante fosse sconfiggere l’ISIS il pericolo maggiore era quello di un Iran dotato di bombe atomiche. “Il peggiore connubio possibile è quello tra il radicalismo islamico e gli ordigni nucleari“.

Al centro della preoccupazione di Netanyahu c’era, all’epoca, il JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano che in quei mesi l’Amministrazione Obama stava per concludere, come di fatto avvenne nel luglio del 2015 nonostante il massiccio interventismo diplomatico israeliano finalizzato a che esso non andasse in porto. Si è dovuto attendere l’uscita di scena di Barack Obama e l’ingresso alla Casa Bianca di Donald Trump perché la situazione mutasse radicalmente in favore di Israele. La decisione di Trump di terminare un accordo considerato disastroso, ha certamente permesso a Israele di tirare un sospiro di sollievo e di assestare al regime teocratico di Teheran un forte colpo, ma ha lasciato intatto il pericolo di un regime con una politica estera aggressiva e tenace.

Sul radicalismo sciita iraniano i dubbi sono pochi. Fondato su una visione millenaristica e rivoluzionaria in ossequio ai dettami dell’ayatollah Khomeini, l’Iran persegue da anni una politica estera espansionista di rifondazione imperiale (Libano, Siria, Iraq, Yemen) e virulentemente anti-israeliana. Non è un mistero per nessuno che per il regime di Teheran, lo stato ebraico sia un “tumore” da estirpare, una emanazione satanica seconda solo alla più grande, quella americana.

L’attuale guida suprema, l’ayatollah Khamenei non ha mai perso occasione di ribadirlo. Nel 2014 definiva Israele “un cane sporco e rabbioso” aggiungendo che gli israeliani non dovrebbero essere qualificati come esseri umani. La deumanizzazione del nemico, e nel caso specifico dell’ebreo, (qui nella fattispecie israeliana), era intrinseca alla politica del Terzo Reich e alla sua propaganda, di cui, dal 1979, l’Iran ha iniziato a usare diligentemente tutto l’armamentario antisemita.

È sempre Khamenei a sottolineare l’aspetto millenaristico della rivoluzione islamica del ’79, considerandolo “Il punto di svolta nella storia moderna del mondo”, latrice di un “messaggio di salvezza per l’umanità“. Questa salvezza implica inevitabilmente che vengano eliminati gli ostacoli principali che si frappongono al suo manifestarsi, Israele (il piccolo Satana mediorientale) e gli USA (il grande Satana mondiale). Eliminare gli USA è, chiaramente un obbiettivo molto al di là delle concrete possibilità iraniane, colpire Israele, è, più fattibile, anche se i rischi per il regime sarebbero estremamente alti.

Ciò nonostante, l’Iran gioca da tempo la sua partita in Siria, dove, l’obbiettivo dichiarato è quello di un radicamento territoriale tutto ai danni dello Stato ebraico, motivo per il quale il territorio siriano è stato continuamente bersaglio di incursioni aeree israeliane volte a depotenziare drasticamente le risorse iraniane presenti sul terreno.

L’Iran è oggi, di fatto, a quarant’anni dalla rivoluzione, un regime molto più debole nonostante il grande dispiegamento militare, la propaganda roboante, la spacconeria esibita. La sua riqualificazione sull’asse del male messa in atto dall’Amministrazione Trump, il ripristino delle sanzioni economiche americane, l’efficace politica di contenimento israeliana in Siria, il profondo malcontento della popolazione, la forte svalutazione del rial, la convergenza sunnita intorno agli USA e a Israele in chiave anti-sciita, sono tutti fattori oggettivamente logoranti, anche se, al momento, non ancora sufficienti a fare sì, che finalmente, il popolo iraniano possa liberarsi dalla dittatura che lo opprime.

La futura, si spera, caduta del regime, non potrà che modificare profondamente la geografia mediorientale, liberando grandi energie positive, ma perché questo possa avvenire è necessaria la persistente determinazione degli USA e la risolutezza di Israele a contrastare ogni tentativo iraniano di avvicinarsi troppo alle Alture del Golan. In questo senso, la partita è ancora lunga e tutta da giocare.



Se gli Stati Uniti ci attaccheranno, noi raderemo al suolo Tel Aviv e Haifa” [che, per inciso, non sono città statunitensi, ma israeliane ndr).
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 7522083966
Lo ha affermato ieri Yadollah Javani, vicecapo per gli affari politici della Guardia Rivoluzionaria iraniana, citato dall’agenzia di stampa statale iraniana IRNA. Javani stava arringando la folla radunata a Teheran per celebrare il 40esimo anniversario della rivoluzione islamica al grido di ”morte all’America” e “morte a Israele”. “Non ignoro le minacce del regime iraniano, ma non sono nemmeno impressionato – ha commentato ieri sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Se quel regime commette il tragico errore di cercare di distruggere Tel Aviv e Haifa, non ci riuscirà e sarà l’ultima Giornata della Rivoluzione che celebreranno, e farebbero bene a tenerne conto”.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » ven feb 15, 2019 5:15 am

“Se c’è Israele non ci siamo noi…” Iran e Libano disertano Vienna E poi parlano di cercare la pace…
12 febbraio 2019
Yossy Raav

http://www.italiaisraeletoday.it/se-ce- ... IZ0qoi8mb8

”Se partecipa Israele non partecipiamo noi…” Il ministro degli esteri libanese Gebran Bassil con il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif in una conferenza stampa congiunta a Beirut hanno spiegato così perché Libano ed Iran non partecipano alla Conferenza su pace e sicurezza di Varsvavia organizzata da Polonia e Stati Uniti.

L’Iran gode di ampia influenza in Libano attraverso il gruppo terroristico Hezbollah, che siede anche nel governo. Il Libano è tecnicamente in guerra con Israele e i rappresentanti libanesi evitano le conferenze in cui sono presenti gli israeliani. La loro assenza alla Conferenza di Varsavia, dove partecipano ben ottanta Paesi, spiega più di qualsiasi analisi quale sia la loro unica soluzione per risolvere le vicende tormentate del Medio Oriente, la cancellazione di Israele.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » ven feb 15, 2019 5:16 am

Lo stato più pericoloso del mondo!
Progetto Dreyfus
Ugo Volli

https://www.progettodreyfus.com/iran-lo ... -del-mondo

Da sempre nella politica internazionale ci sono due tipi di soggetti diversi o se si vuole due politiche: quelli che sono interessati a mantenere lo status quo, perché sono soddisfatti della loro realtà geopolitica e vogliono concentrarsi sullo sviluppo interno, sull’economia, sul benessere della popolazione. E coloro che invece vogliono rovesciare lo status quo, eliminare dei nemici, acquistare dei territori, magari convertire delle popolazioni o costruire un’egemonia militare. Il primo gruppo di paesi vuole la pace, il secondo è fonte di instabilità ed è disposto a sostenere una guerra per realizzare i proprio obiettivi, che spesso si presentano come “rivincite” rispetto a sconfitte o ingiustizie subite in passato.

Nel Medio Oriente oggi gli stati che difendono lo status quo sono l’Egitto, l’Arabia Saudita, i paesi del Golfo la Giordania e naturalmente Israele. Quelli che vogliono modificarlo sono Iran, Turchia, Qatar, le varie entità terroristiche come Isis, Hezbollah, la fazioni palestinesi come Hamas (di più) e Fatah (in parte). Dietro il primo gruppo ci sono gli Stati Uniti, il secondo è massicciamente appoggiato anche sul piano militare dalla Russia. Fra le potenze aggressive la più importante è l’Iran, che svolge azioni sovversive, spesso chiaramente militari, in Iraq, Yemen, Siria, Libano, Afghanistan, Emirati Arabi – e proclama la volontà di cancellare Israele dalla mappa geografica, preparando concretamente questo obiettivo avvicinando le proprie forze armate al confine dello stato ebraico (che dista 1000 chilometri), armando e organizzando dei satelliti fra Siria (Assad e Hezbollah), Libano (ancora Hezbollah). Gaza e Giudea e Samaria (Hamas e in maniera ancora più diretta la Jihad Islamica).

La politica di riarmo e riconquista dell’Iran consegue all’antichissima rivalità fra persiani e arabi, ma anche alla frattura del mondo islamico fra Sciiti e Sunniti; nei tempi recenti risale all’aggressione dell’Iraq, fra il 1980 e il 1988. È alla fine di quella guerra, trent’anni fa che gli ayatollah decisero di procurarsi l’armamento nucleare e missilistico. Il paese allora era isolato privo di relazioni internazionali, ma aveva l’ambizione di conquistare l’egemonia sul Medio Oriente e di guidare l’Islam alla rivincita sull’Occidente. In questo periodo la situazione politica dell’Iran è migliorata strepitosamente: l’arcinemico Saddam è stato eliminato dagli Stati Uniti, col rispultato di portare al potere nel paese gli sciiti, la Siria è crollata e poi è stata conquistata dall’Iran insieme alla Russia, la Turchia si è staccata dall’Occidente per cercare una strada sua fra islamismo e restaurazione dell’impero ottomano, la Russia ha pensato bene di sceglierla come alleato strategico. Il colmo è avvenuto quando la stessa scelta è stata fatta da Obama, tradendo alleati storici come Egitto e Arabia, oltre a Israele. Obama ha permesso all’Iran di ottenere le cifre ingenti che gli servono per coltivare il suo imperialismo (solo Hezbolla costa 700 milioni di dollari l’anno: https://www.thenational.ae/world/the-am ... s-1.737347 ), gli ha riconosciuto l’egemonia regionale, ha firmato un patto che rallenta solo la realizzazione delle armi atomiche, senza interdire all’Iran la preparazione di missili potenti per trasportarle e senza bloccare la sua aggressione in tutto il Medio Oriente.

Il risultato è una corsa sfrenata alle armi. Solo negli ultimi giorni si è visto il secondo lancio di un satellite iraniano (che vuol dire che i suoi missili sono intercontinentali e sono protetti con imponenti fortificazioni: http://www.israelhayom.com/2019/02/08/i ... nd-factory ), si è scoperta una nuova fabbrica di razzi in Siria (https://worldisraelnews.com/israel-disc ... ry-in-syri si sono avute minacce di distruzione per le navi americane (https://www.express.co.uk/news/world/10 ... t-conflict ), oltre naturalmente alle solite sparate contro Israele.

Insomma in questo momento l’Iran è il singolo fattore più aggressivo della politica internazionale, così pericoloso da aver indotto i paesi arabi sunniti, tradizionali nemici di Israele, a cambiare atteggiamento e a cercare un’alleanza con lo stato ebraico per difendersi dagli ayatollah. E non è un caso che ben due conferenze internazionali, una a Monaco e una a Varsavia, siano centrate sulla minaccia iraniana.

Ma l’Iran ha un paio di talloni d’Achille. Ci sono i giovani che protestano da anni perché vogliono più libertà, ci sono le minoranze etniche profondamente insoddisfatte. C’è grande corruzione ai vertici dello stato, dove il clero sciita fa quel che gli pare. Ma soprattutto c’è una gravissima crisi dell’economia, incrementata dalle sanzioni che Trump ha imposto di nuovo, dopo gli anni della complicità di Obama. E qui bisogna dire che l’atteggiamento dell’Europa, che prosegue la politica di Trump fino a preparare dei meccanismi finanziari per aggirare le sanzioni è peggio che criminale, completamente stupido. È proprio l’Europa il principale obiettivo del fronte dei paesi revanscisti, dall’Iran alla Turchia alla Russia che li appoggia. Perché favorire l’imperialismo iraniano, che già minaccia coi suoi missili (che prima o poi se si va avanti così, diventeranno nucleari) il territorio europeo? Perché appoggiare economicamente il principale alleato della Russia, che dell’Europa è nemica? Perché ignorare le violazioni dei diritti umani, la repressione dei giovani, le impiccagioni degli omosessuali, la caccia alle minoranze religiose, l’odio di stampo nazista contro Israele?
È proprio vero che l’ideologia è un veleno che impedisce di vedere perfino i propri interessi fondamentali.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom feb 17, 2019 10:32 pm

L'EREDE DEL TERZO REICH
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Dopo essere stato ad Auschwitz, il vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Una lezione di quel capitolo oscuro della storia umana è che quando dei regimi autoritari esprimono vili odi antisemiti e minacce di violenza, dobbiamo prenderli in parola. Il regime iraniano sostiene apertamente un altro Olocausto".

Esattamente. È quello che fa con coerenza da quaranta anni a questa parte.

Il Terzo Reich ha passato il testimone all'Iran sciita.

Come racconta Matthias Kuntzel nel suo "Il jihad contro gli ebrei: l'islamismo, il nazismo e le radici dell'11 settembre", di prossima pubblicazione presso la Salomone Belforte Editore:

“In Germania, durante la guerra, il servizio persiano godeva della più ampia audience possibile in Iran e in Iraq. L’Ayatollah ascoltava i programmi ogni sera”, scriveva Amir Taheri nella sua biografia del leader iraniano. “Khomeini aveva un radio ricevitore prodotto dall’azienda inglese Pye che aveva acquistato durante un pellegrinaggio musulmano indiano. La radio si dimostrò un buon acquisto. (…) Molti mullah si riunivano la sera a casa sua, spesso sulla terrazza, per ascoltare Radio Berlino e la BBC”. Mentre Khomeini non era di certo un accolito di Hitler, non è irragionevole supporre che la sua visione anti-ebraica, che contribuì così tanto alla sua popolarità dall’inizio degli anni Sessanta in poi, sia stata plasmata durante gli anni Trenta".

No, non è irragionevole. L'Iran è l'unico stato al mondo che invoca apertamente la distruzione di Israele, esattamente come Adolf Hitler invocava lo sterminio del popolo ebraico.

Durante la seconda guerra mondiale, sotto occupazione nazista, molti paesi europei collaborarono attivamente alla deportazione e alla distruzione degli ebrei. Soprattutto i paesi dell'Europa dell'EsT, ma non possiamo certo dimenticarci la Francia e la terribile parentesi di Vichy.

Oggi, ci sono paesi europei, in testa Francia e Germania che cercano di aggirare le sanzioni americane nei confronti dell'Iran.

Mike Pence, a Varsavia è stato esplicito.

"È giunto il momento per i nostri partner europei di smettere di minare le sanzioni statunitensi contro questo regime rivoluzionario e assassino. È giunto il momento per i nostri partner europei di stare con noi e con il popolo iraniano, i nostri alleati e amici nella regione. È giunto il momento per i nostri partner europei di ritirarsi dall'accordo nucleare iraniano ".

Sì, è giunto il momento di sapere da che parte stare in modo inequivocabile, o con gli Stati Uniti a difesa di Israele, della libertà e della democrazia, oppure a fianco di una teocrazia omicida e intenzionalmente genocida.

La difesa da parte di Angela Merkel dell'accordo nucleare con l'Iran non sorprende. Gli amorosi sensi tra la Germania e l'Iran risalgono all'epoca del Kaiser Guglielmo e della prima guerra mondiale.

Per la Merkel, l'accordo sul nucleare iraniano sarebbe un mezzo per esercitare un controllo su un regime criminale e al contempo quello di esercitare ulteriori pressioni. Anche per lei, come per il Neville Chamberlain degi Accordi di Monaco ci si deve fidare dei dittatori e dei potenziali genocidi.

È comodo, quando la Germania non rischia nulla, ma a rischiare sono di nuovo gli ebrei e l'unico Stato ebraico al mondo.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » lun mag 27, 2019 1:14 pm

Il vero pericolo iraniano spiegato bene. Perché Netanyahu ha ragione
Maurizia De Groot
Maggio 27, 2019·

https://www.rightsreporter.org/il-vero- ... inXnSeSwdA

Per una volta dovremmo cercare di essere sinceri rispetto al “pericolo iraniano” e all’effettiva capacità militare iraniana di affrontare una guerra con Israele o addirittura contro gli Stati Uniti. Solo così possiamo capire da dove arriva effettivamente il pericolo.

E allora partiamo da questo punto. Militarmente parlando l’Iran non è in grado di affrontare né l’esercito israeliano né tanto meno quello americano. Il divario tecnologico tra le due parti è incolmabile.

Non c’è storia, a dispetto di quello che vanno raccontando in giro i generali iraniani che cianciano di “risolutive armi segrete” o addirittura di “possibilità di distruggere le navi americane nel Golfo” come recentemente ha fatto il generale iraniano Morteza Qorbani, quando ha detto che «l’Iran può affondare le navi da guerra degli Stati Uniti con armi segrete». Ma quali armi segrete…

L’aviazione iraniana tiene gli aerei incollati con lo scotch non avendo nemmeno i pezzi di ricambio. Può contare su qualche vecchio F-14 ordinati addirittura dallo Scià (80 esemplari), su più vecchi ancora F-5E (141 esemplari) e F-5F (28 esemplari). Poi hanno qualche Mig-29, alcuni addirittura catturati agli iracheni durante la guerra con Saddam Hussein. Di questi, effettivamente operativi ce ne sono davvero pochi. Non si combatte nessuna guerra senza aviazione.

Che dire poi dell’esercito iraniano? Quello regolare (Artesh) non ha armi avanzate, mentre quello del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (Sepaah – IRGC) può disporre di qualche mezzo in più, sia a livello di missili che a livello di unità marine. Ma anche in questo caso nessun sistema d’arma avanzato, niente che non sia facilmente annientabile dai modernissimi sistemi israeliani e americani.

E allora perché sia Netanyahu che il Presidente Trump parlano tanto di pericolo iraniano?

In realtà il vero pericolo iraniano non arriva tanto dalle forze armate di Teheran che in una guerra aperta con Israele o con gli USA durerebbero pochi giorni, quanto piuttosto dai loro proxy.

Intendiamoci, pure i proxy iraniani (parliamo di Hezbollah, di Hamas, della Jihad Islamica, della Brigata di Liberazione del Golan e dei ribelli ribelli Huthi) non dispongono di vere armi avanzate, tuttavia oltre ad avere l’arma del terrorismo che può colpire ovunque nel mondo, hanno un numero talmente alto di missili a corto, medio e lungo raggio che se utilizzati in maniera massiccia potrebbero in alcuni casi superare le difese israeliane e americane. Non hanno però mezzi corazzati né tanto meno aviazione se si escludono qualche decina di droni quasi inoffensivi.

E allora perché i proxy iraniani sono così pericolosi? Prima di tutto per le loro capacità terroristiche. Hamas, Jihad Islamica ma soprattutto gli Hezbollah, possono colpire obiettivi israeliani e americani in qualsiasi parte del mondo. Hanno tutti i mezzi necessari per farlo.

E poi in caso di guerra, non essendo eserciti ufficiali e quindi soggetti alle leggi di guerra, possono in parte colmare il divario tecnologico usando tecniche di guerriglia illegali, per esempio facendosi scudo dei civili come hanno sempre fatto a Gaza e in Libano. Una tecnica che, specie in Libano, ha inferto gravi perdite agli israeliani che per il rischio di colpire i civili non possono usare tutta la loro potenza militare.

Per farla breve, sebbene gli iraniani stiano sviluppando diversi missili in grado di arrivare addirittura in Europa, questi sono facilmente intercettabili dai sistemi d’arma avanzati israeliani e americani, mentre l’esercito iraniano non è in grado di reggere un conflitto armato con Israele (o peggio con gli Stati Uniti) perché verrebbero facilmente spazzati via. Un conto è combattere con ISIS un conto è affrontare le IDF.

Per questo motivo a Teheran puntano tutto sui proxy, perché a conti fatti sono gli unici che possono mettere in difficoltà un esercito moderno legato però alle leggi internazionali che regolamentano i conflitti.

Quando quindi si sente parlare di “pericolo iraniano” non si intende il pericolo derivante dalla supposta potenza militare iraniana, davvero miserevole rispetto a quella israeliana o americana, quanto piuttosto del pericolo di un attacco su più fronti (compreso quello terroristico) condotto dai proxy di Teheran.

Solo gli Hezbollah dispongono di almeno 150.000 missili che non saranno certo tecnologicamente avanzati, anche se di recente sono stati aggiornati, ma che proprio per il loro numero rappresentano un pericolo davvero reale per la popolazione israeliana.

E poi c’è il pericolo, altissimo, di attentati terroristici su larga scala. Di recente Israele ha scoperto una vasta rete di tunnel che dal Libano sbucavano in Israele. Da quei tunnel gli Hezbollah potevano riversarsi in Galilea e tenere in ostaggio migliaia di cittadini israeliani azzerando così il vantaggio tecnologico israeliano.

In una guerra condotta regolarmente gli iraniani durerebbero al massimo due giorni prima di essere spazzati via. Ma la guerra (più o meno aperta) che si sta combattendo non è una guerra regolare. Gli iraniani giocano sporco attraverso i loro proxy ed è questo il vero pericolo iraniano.

Lo sa benissimo Netanyahu che infatti cerca in tutti i modi di non aprire più fronti dando così un vantaggio strategico ai terroristi legati a Teheran. Ricordiamocelo la prossima volta prima di criticare la “debolezza” del Premier israeliano.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom giu 09, 2019 8:12 pm

Siamo proprio sicuri che sia l’Iran la vera minaccia per Israele e per l'occidente?
Franco Londei·
Giugno 8, 2019·

https://www.rightsreporter.org/siamo-pr ... xBdN7IJOH4

L’Iran minaccia Israele. L’Iran minaccia il mondo libero. Chi non sarebbe d’accordo con queste affermazioni? Chi non vede nelle manovre iraniane in Medio Oriente una seria minaccia non solo alla democrazia israeliana ma anche al resto del mondo?

È così evidente che solo un pazzo lo potrebbe negare. Ma dove si ferma la minaccia iraniana e inizia quella araba? Dove si ferma la voglia espansionista di Teheran e inizia quella di Riad e degli altri Paesi arabi e musulmani?

Siamo così impegnati a immaginare le mosse di Teheran e a studiare le contromisure per bloccarle che non guardiamo a tutto il resto che succede nel mondo arabo e più in generale in quello musulmano.

Qualche giorno fa alla Mecca, organizzati da Re Salman dell’Arabia Saudita, si sono tenuti ben tre vertici di altissimo livello senza che in occidente se ne parlasse. Il primo era un vertice urgente dei Paesi del Golfo al quale è stato invitato a sorpresa anche il Qatar. Il secondo era un incontro tra tutti i Paesi arabi compresi quelli del nord Africa, mentre il terzo era una riunione urgente della Organizzazione per la cooperazione islamica.

A dispetto di quanto i più ottimisti prevedevano, tutti i Paesi arabi e quelli musulmani (non tutti i musulmani sono arabi), hanno respinto il cosiddetto “piano del secolo”, cioè il piano di pace americano per il Medio Oriente che nessuno ancora ha letto anche se molti dettagli sono noti.

È stato respinto a prescindere perché secondo arabi e musulmani penalizza i palestinesi e favorisce Israele oltre a mettere una pietra tombale sulla teoria dei due stati.

Tutti i partecipanti, nessuno escluso, hanno poi condannato (di nuovo) la decisione del Presidente Trump di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme.

Ma soprattutto nei tre vertici si è parlato del “pericolo iraniano”, il leitmotiv del momento, quello che preoccupa maggiormente i Paesi del Golfo più che gli altri Paesi musulmani, quel pericolo che ha avvicinato gli arabi a Israele e che ha portato gli stessi arabi ad aprire diversi canali di comunicazione con Gerusalemme.

Ora, capite che in tutto questo c’è qualcosa che non va. Da un lato tutti gli arabi e i musulmani, nessuno escluso, rifiutano sia il piano americano che il riconoscimento americano di Gerusalemme quale capita di Israele. Dall’altro però intrattengono rapporti (più o meno alla luce del sole) con lo Stato Ebraico, non perché sono diventati improvvisamente tutti estimatori della democrazia israeliana, quanto piuttosto perché vedono in Israele l’unico in grado di fare veramente male agli iraniani. Tradotto: vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca.

Ma limitarsi a queste considerazioni, tutto sommato ovvie, sarebbe riduttivo. Mentre tutti vedono con chiarezza il pericolo iraniano, pochi vedono quello saudita o quello turco.

Anzi, arrivati a questo punto forse sarebbe il caso di fare altre considerazioni.

Molti anni fa un importante membro della resistenza iraniana rifugiatosi in Italia (la vera resistenza, non quella del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana o NCRI o anche detti Mojahedin del Popolo Iraniano), mi spiegò la differenza tra la gente persiana e quella araba (e turca). Mi disse: «vedi, il popolo iraniano non odia gli israeliani, al contrario, li invidia. Sono gli Ayatollah ad odiare Israele. Al contrario, il popolo arabo odia profondamente gli ebrei perché da sempre gli hanno insegnato che Allah vuole questo. E mentre i leader arabi contrattano sottobanco con i leader israeliani, l’odio arabo verso gli ebrei non accenna a diminuire».

Da un lato abbiamo quindi una leadership (quella iraniana degli Ayatollah) che odia profondamente Israele per quello che rappresenta, ma non è seguita in questo odio dalla gente comune, mentre dall’altro abbiamo un’altra leadership, quella araba, che per convenienza tratta con gli israeliani ma non è seguita in questo dal loro popolo che invece li odia. Lo stesso identico discorso vale per l’occidente, o meglio, per il mondo libero. Capirete come tutto questo sia un paradosso.

Temiamo i persiani per via degli Ayatollah ma non per quello che pensa la gente di Israele e del mondo libero, e non temiamo gli arabi perché la loro leadership è riuscita a convincerci che l’unico vero pericolo solo gli iraniani, quando miliardi di musulmani odiano visceralmente Israele e il mondo libero per quello che rappresentano.

Cerchiamo di intenderci: non sto dicendo che il pericolo iraniano non sia una cosa reale. Lo è eccome. Sto dicendo che però forse sottovalutiamo il pericolo arabo-musulmano.

Mentre in Iran c’è una profonda differenza tra quello che pensano gli Ayatollah e quello che pensa la gente di Israele e dell’occidente, nei Paesi arabi questa differenza non c’è. L’odio anti-israeliano e anti-occidentale è molto più radicato nel mondo sunnita di quanto non lo sia in quello sciita.

Ora gli eventi ci portano a pensare gli arabi sono buoni e i persiani sono cattivi, che con gli arabi si può trattare ma non con i persiani, che possiamo armare gli arabi ma non i persiani.

Siamo sicuri? Siamo proprio sicuri che il vero pericolo per Israele e per il mondo libero siano gli iraniani e non gli arabi? Quello che sta facendo Erdogan è pacifico? L’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo possono veramente essere considerate “amiche” dell’occidente?

Al Qaeda, ISIS e gli altri gruppi terroristici non sono finanziati dal petrolio iraniano ma da quello arabo. Le centinaia di moschee e i centri islamici che crescono come funghi in ogni continente, non sono costruiti con i soldi persiani ma con quelli arabi e turchi.

Quel vecchio amico iraniano mi disse un’altra cosa: «se in Iran abbattessero il regime degli Ayatollah scoppierebbe la democrazia. Se la stessa cosa avvenisse in un qualsiasi paese arabo, un regime teocratico sarebbe sostituito da un altro regime teocratico sicuramente più duro di quello precedente». Lo abbiamo visto con le cosiddette “primavere arabe”.

Sono forse gli iraniani che cercano di esportare l’Islam in tutto il mondo, oppure sono gli arabi? Certo, anche gli Ayatollah lo vorrebbero, ma quelli che lo stanno veramente facendo sono i Fratelli Musulmani, i salafiti e gli wahabiti, non gli iraniani. Quello che l’occidente si sta allevando in seno non ha nulla a che vedere con gli iraniani.

Lo ripeto a scanso di equivoci: non sto cercando di ridimensionare il pericolo rappresentato dagli Ayatollah iraniani, specialmente nell’immediato e per quanto riguarda Israele, sto solo dicendo che forse siamo così presi a demonizzare il “nemico iraniano” da non vedere tutto il resto. E non è un bel vedere.



Gino quarelo
Meglio combatterli divisi uno alla volta.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom giu 09, 2019 8:13 pm

PICCHIARE DURO
Niram Ferretti
9 giugno 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Sì le sanzioni economiche imposte all'Iran dagli Stati Uniti stanno dando i loro frutti. C'è un certo nervosismo iraniano, perché il paese è in grosse difficoltà e aumenteranno, malgrado gli atteggiamenti da spacconi.

Trump ha una strategia semplice ed efficace. Esercitare la massima pressione sulla Repubblica Islamica e riportarla al tavolo negoziale alle SUE condizioni. Bastone e carota.

I minus habentes che vogliono fare credere che Trump voglia fare scoppiare una guerra con l'Iran, non hanno capito nulla. Il loro fumetto preferito è quello degli Yankees aggressivi che vogliono seminare morte e distruzione. Se ognitanto volete divertirvi con i rossobruni filoiraniani leggetevi glia articoli demenziali che pubblica "l'Antidiplomatico".

Ma torniamo alle cose serie.

L'odioso Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, uno degli sponsor di Federica Mogherini, fa la voce grossa con l'Europa. "Avete sessanta giorni per normalizzare i rapporti con l'Iran, se no ci saranno conseguenze". Così parlano i mafiosi. Zarif fa ridere. Non specifica quali saranno le conseguenze ma è il primo a sapere che una volta che gli USA sono usciti dal JCPOA (l'accordo sul nucleare voluto da Obama), l'Europa non può fare nulla di concreto per onorare gli impegni presi a causa delle severissime sanzioni americane che colpiscono chiunque voglia fare affari con la Repubblica Islamica.

Alcuni fatti riportati da Il Sole 24 ore:

"Le sanzioni più dure di sempre, volute da Donald Trump, cominciano a manifestare i loro effetti. Un recente rapporto elaborato da Oxford Economics sottolinea come questa volta il conto che pagherà la Repubblica islamica sarà più salato e durerà più a lungo rispetto a quanto avvenuto nel periodo 2013-2015, quando alle sanzioni americane era affiancato anche l’embargo petrolifero europeo, entrato in vigore il primo di luglio del 2012. Allora, nell’anno peggiore, per l’appunto il 2012, il Prodotto interno lordo iraniano si contrasse del 7,7 per cento. Ma già l’anno dopo la recessione era pressoché terminata (-0,3%)"...

Per la maggior parte degli 80 milioni di iraniani saranno tempi davvero bui. Lo scenario tracciato dagli analisti internazionali è desolante. L’inflazione, che nel 2018 ha già toccato un picco del 40%, rischia di superare il 50 per cento. La caduta libera del riyal, che ha ceduto il 100% in 12 mesi, ha eroso il potere di acquisto delle grandi compagnie iraniane sui mercati internazionali".

Tutto il resto è fuffa. Trump picchia duro su i soldi. E senza soldi, l'Iran che spende miliardi di dollari all'anno per finanziare la sua politica estera aggressiva e destabilizzante in Medioriente, può fare poco.

È anche per questo, tra gli altri, uno dei motivi per i quali Trump deve proseguire con un secondo mandato alla Casa Bianca. Ancora quattro anni di sanzioni e l'Iran sarà al collasso. Ma ne bastano di meno.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar lug 02, 2019 6:47 am

Iran: se Usa ci attaccano, distruggeremo Israele in mezz’ora
1 luglio 2019

https://www.shalom.it/blog/mondo/iran-s ... M8Y1_ayNfk

Se gli Stati Uniti attaccassero l'Iran, lo stato di Israelesarebbe annientato nella mezz'ora successiva. Lo ha dichiarato un parlamentare della repubblica islamica, mentre le tensioni sono più che mai vive - da due settimane a questa parte - tra Washington e Teheran. Donald Trump ha rivelato di aver annullato all'ultimo momento raid programmati contro installazioni in Iran, dopo che la difesa aerea della repubblica islamica ha abbattuto un drone americano che si trovava - a detta di Teheran - nello spazio aereo iraniano. "Se gli Stati Uniti ci attaccassero, non resterebbe che una mezzora di vita a Israele", ha dichiarato Mojtaba Zolnour, presidente della Commissione di sicurezza nazionale e degli affari esteri al parlamento iraniano. In questo contesto di tensioni, l'Agenzia iraniana per l'energia atomica ha annunciato che presto pubblicherà un rapporto sulla decisione di non rispettare più i limiti della produzione di uranio arricchito. Questa produzione è regolata dall'accordo sul controllo del programma nucleare della repubblica islamica firmato a Vienna nel luglio 2015. Donald Trump, che ritiene questo accordo concluso dall'amministrazione del suo predecessore Barack Obama uno dei peggiori mai firmati, ha deciso di ritirare unilateralmente gli Stati Uniti l'anno scorso. Da allora, Washington ha ripristinato le sanzioni economiche contro l'Iran e attuato pressioni sugli alleati per rinunciare a tutti gli scambi con gli iraniani. I leader della repubblica islamica hanno annunciato di non sentirsi più vincolati ad alcune disposizioni dell'accordo, compresa la capacità massima di esafluoruro di uranio (UF6). Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha confermato che il suo Paese ha superato il limite autorizzato di 300 chili di UF6.
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