Le provocazioni dei nemici di Israele e la nostalgia del BundUgo Volli
7 gennaio 2019
https://www.progettodreyfus.com/bund-sionismo-israele Anche quest’anno un fantomatico gruppo che si firma “Freedom for Palestine – Boycott Israel” ha diffuso un volantino all’università di Torino in cui annuncia una serie di “seminari autogestiti” in occasione del Giorno della Memoria. Sono quattro occasioni intitolate «1933: patto col diavolo. Il boicottaggio ebraico della Germania e l’accordo commerciale tra nazisti e sionisti», «Frontiere chiuse agli ebrei. La Shoah e le responsabilità degli Alleati: da Evian al fallimento delle operazioni di soccorso», «Le stelle saranno il nostro testimone». Letture e discussione da «Cinque anni nel ghetto di Varsavia di Bernard Goldstein» e «Autonomia nazional culturale senza Stato. La soluzione del Bund alla questione ebraica».
È naturalmente un’iniziativa scandalosa, veramente schifosa, che ha lo scopo evidente di togliere agli ebrei anche il diritto di ricordare da sé il genocidio di cui sono stati oggetto. Ci vuole una gran faccia tosta per promuovere un’iniziativa del genere. Come ha scritto il solo politico torinese che abbia preso posizione sulla vicenda, il leghista Fabrizio Ricca (non una parola, a quel che ne so, dagli antifascisti facili allo scandalo del Pd e dintorni) «Usare il sionismo come nuovo antisemitismo è da nazisti. Vergogna».
Vale la pena di notare però un paio di cose. La prima è che gli autori di queste iniziative non c’entrano nulla con l’università. Non sono stati in grado di indicare un’aula per i loro “seminari” ma hanno indicato un appuntamento nell’”atrio centrale” del Campus Luigi Einaudi, evidentemente con l’intenzione di entrare senza permesso in un’aula. Evidentemente non contano di mobilitare le folle, ma solo di fare notizia con le loro provocazioni. Il fatto è che le forze dell’ordine hanno praticamente abbandonato il Campus agli autonomi no tav e antisemiti. Anche il loro riferimento nel corpo docente, tale Daria Carminati, che ha anche denunciato Fabrizio Ricca per le sue prese di posizione contro queste iniziative, in realtà non è una docente, anche se spesso viene indicata come professoressa, ma è una pensionata che passa il tempo a fare la palestinista.
L’altra cosa che puà essere significativo considerare sono i loro argomenti. Naturalmente se la prendono con il tentativo sionista di estrarre quanti più ebrei possibili dalla macchina del genocidio, anche trattando con i nazisti per comprare la salvezza di coloro che i nazisti erano disposti a rilasciare a pagamento. È un argomento noto, ci sono parecchi libri e perfino film che ne parlano, si sa anche che Il Gran Muftì di Gerusalemme Muhammad Amīn al-Husaynī, padre dell’Olp, riuscì ad opporsi a questi commerci e a far sì che non ci fossero eccezioni alla Shoah. Farne scandalo è un tipico artificio retorico antisemita, per esempio usato nel libro negazionista di Mahmoud Abbas, attuale dittatore dell’Autorità Palestinese e successore, in un certo senso del Gran Muftì.
L’argomento più interessante però è quello dei due seminari finali, in cui si indica come alternativa “buona” al sionismo il movimento bundista, che avrebbe propugnato come “soluzione alla questione ebraica” (sinistro lapsus da parte di chi ha scritto il volantino, manca solo “finale”) l’”Autonomia nazional culturale senza Stato”. Il tema è interessante perché lo stesso rimpianto dei provocatori di Torino è stato espresso da alcuni “diversamente sionisti” collaboratori di Moked/Pagine ebraiche, che ripetutamente hanno rilanciato il bundismo come ideale ancora attuale (per esempio qui
http://moked.it/blog/2018/12/13/bund ), giustamente criticati da Emanuele Calò
http://moked.it/blog/2018/12/25/neobundismo .
Il Bund è stato un tentativo di organizzazione socialista autonoma degli ebrei dell’impero russo, certamente una nobile iniziativa, che però da un lato si è opposto duramente al sionismo e ne è stato sconfitto nel primo decennio del secolo scorso, dall’altro si è opposto al socialismo generale russo e in particolare ai bolscevichi che ne hanno spazzato via i resti appena preso il potere. Non ha partecipato dunque né alla fondazione dello Stato di Israele né alla rivoluzione russa, è uno di quegli esperimenti che la storia ha eliminato senza tracce e a parte le qualità morali dei suoi membri ha il solo merito, agli occhi di chi lo rievoca oggi di contestare la legittimità dello stato di Israele, indicando la soluzione di una “autonomia culturale senza stato” che non ha mai funzionato da nessuna parte al mondo ed è stato completamente distrutto oltre un secolo fa. Che dei nemici espliciti dello stato di Israele, sostenitori del palestinismo che aspira a distruggere non solo Israele ma il popolo ebraico, si capisce. Che sulla stessa linea vi siano collaboratori dei media ebraici, sconcerta non poco.
PERCHE' LA DESTRA AMA ISRAELE E LA SINISTRA LO ODIA?[dalla bacheca di amici, Ugo]
10 gennaio 2019
https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 4541059685 ... Gli schieramenti ideologici pro e contro lo Stato ebraico non hanno mai aiutato a comprendere la complessità del Medio Oriente. Ma forse qualcosa sta cambiando.
Spesso, nella polemica della sinistra contro Israele emerge un tema insidioso, che va discusso. Che i politici più vicini a Israele siano nel centrodestra (Berlusconi e Salvini), non andrebbe visto come un merito di questi leader ma come una vergogna per Israele? perché rivelerebbe la natura "fascista" del suo governo? Il ragionamento non regge.
È vero, comunque, che sempre più l'appoggio a Israele è una caratteristica dei governi e dei politici di destra. Ma questo pone una domanda che andrebbe posta piuttosto ai politici e ai governi di sinistra: perché appoggiano i terroristi di Hamas e Fatah e non Israele? Perché si sentono più dalla parte degli Hezbollah, proclamati terroristi anche dall'Unione Europea? Perché soprattutto stanno dalla parte dei barbari governanti dell'Iran, che detengono il record delle esecuzioni capitali, uccidono i gay, opprimono le donne e le minoranze religiose, organizzano attentati in tutto il mondo e anche in Europa, cercando con ostinazione di dotarsi di armamenti atomici e missilistici? Perché con loro invece che con Israele, che è una democrazia pluralista dimostratasi concreta? È colpa della sinistra, anche di quella democratica, aver abbandonato Israele in nome di un terzomondismo ideologico e anche un po' razzista.
Ma comunque c'è una risposta anche per Israele. È un piccolissimo stato, che è da sempre oggetto di attacchi politici economici e militari da parte di paesi immensamente più vasti e popolosi. E da sempre cerca l'appoggio di chi ci sta, anche se il loro regime non gli piace. Durante la prima guerra successiva alla sua nascita, boicottato dalla Gran Bretagna e godendo di un appoggio americano molto parziale (perché il Dipartimento di Stato di allora era contrario allo Stato ebraico), Israele comprò le armi che gli permisero di non farsi schiacciare, dalla Cecoslovacchia proprio nel momento in cui entrava nell'orbita sovietica. Negli anni successivi Ben Gurion accettò l'alleanza dell'Iran allora oppresso dallo Scià, della Turchia allora sotto il tallone dei generali, affrontò una dura battaglia interna per avere rapporti con la Repubblica Federale Tedesca, che pure allora non aveva rotto la sua continuità statale col nazismo. Gli esempi si potrebbero moltiplicare.
C'è un'altra considerazione da fare. Se delle forze politiche di destra cercano l'amicizia di Israele per mostrare un cambiamento e una lontananza dai fascismi, questo è un fenomeno positivo. Basta pensare, nel nostro paese, alle conseguenze della visita di Fini in Israele, quindici anni fa, che non cancellò certo le colpe del fascismo ma ridusse moltissimo gli spazi della possibile complicità dell'antisemitismo. Infine c'è un altro discorso da fare. Vi è una strategia di 'delegittimazione' degli avversari politici che la sinistra persegue sistematicamente con tutti, che qualcuno ha chiamato ironicamente "reductio ad hitlerum": era fascista per loro Berlusconi, lo è Salvini, non parliamo di Trump, e poi Orban, Bolsonaro, Kurz, i governanti polacchi, Wilders, tutti coloro che non seguono la loro linea politica. È una tattica che in realtà funziona poco. Che questi politici appoggino fattivamente Israele e che Israele li tratti di conseguenza, è nella logica dei rapporti politici internazionali di tutti gli Stati. Salvo stabilire a prescindere che la colpa è tutta di Netanyahu, anche lui ridotto da certi estremisti di sinistra naturalmente "ad hitlerum".
Alberto Pento
Storicamente le destre (monarchiche, liberali e repubblicane) erano fasciste e naziste solo laddove si erano dovute mescolare alle sinistre, infatti le radici del fascismo italiano e del nazismo tedesco erano per entrambe il socialismo e le destre vi si erano mescolate solo per evitare la deriva comunista generando comunque e loro malgrado delle dittature e dei totalitarismi in parte come quello comunista, a prova del fatto che il socialismo è quasi impossibile da domare e lo stanno dimostrando anche le social-democrazie con il loro ateismo anticristiano, la loro debolezza terzomondista con l'apertura all'invasione dei clandestini e la loro sottomissione al nazismo maomettano.
Niram Ferretti
PERCHÉ LA DESTRA AMA ISRAELE E LA SINISTRA LO ODIA?
di Ugo Volli, "Shalom", gennaio 2019
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Spesso, nella polemica della sinistra contro Israele emerge un tema insidioso, che va discusso. È vero, ammettono questi critici, negli ultimi anni Israele ha molto migliorato i propri rapporti internazionali bilaterali. Lo stato ebraico ha ottimi rapporti economici con i giganti asiatici India e Cina, e ha migliorato molto anche le relazioni politiche; è appoggiato fortemente dall'America di Trump e dal governo australiano. In Brasile è stato eletto un presidente che proclama il proprio appoggio e che ha promesso di trasferire l'ambasciata a Gerusalemme come gli Usa. Altri stanno seguendo. In generale le relazioni con i paesi sudamericani e africani sono diventate positive. Vi è soprattutto accordo con i più importanti stati sunniti (Egitto, Arabia, Stati del Golfo) tanto che vi sono state pubbliche conferme come il viaggio di Netanyahu in Oman. Con la Russia sono emerse di recente alcune difficoltà, ma comunque la relazione è molto meno ostile che in passato.
Anche con la Turchia i rapporti sono controversi, ma ci sono interessi economici e c'è un canale di comunicazione attivo. Restano nemici l'Iran e i suoi satelliti in Iraq, Siria, Libano, le varie organizzazioni palestiniste ... e in modo diverso l'Unione Europea e i suoi stati governati dalla sinistra. Non vi è mai stata nella storia una situazione diplomatica più favorevole allo Stato ebraico. Questo i critici lo devono ammettere, perché è un fatto. Ma dicono: chi appoggia Israele sono stati e governi dittatoriali. Che in Europa lo facciano l'Austria e l'Ungheria e la Polonia, non la Francia o la Germania; che si proclamino amici di Israele leader di destra come Trump e Bolsonaro, o Modi in India, sembra loro uno scandalo. Che i politici più vicini a Israele siano anche in Italia nel centrodestra (Berlusconi e Salvini), non andrebbe visto come un merito di questi leader ma come una vergogna per Israele, che rivelerebbe la natura "fascista" del suo governo. Il ragionamento non regge.
E' vero, purtroppo, che sempre più l'appoggio a Israele è una caratteristica dei governi e dei politici di destra. Ma questo pone una domanda che andrebbe posta piuttosto ai politici e ai governi di sinistra: perché appoggiano i terroristi di Hamas e Fatah e non Israele? Perché si sentono più dalla parte degli Hezbollah, proclamati terroristi anche dall'Unione Europea? Perché soprattutto stanno dalla parte dei barbari governanti dell'Iran, che detengono il record mondiale delle esecuzioni capitali, uccidono i gay, opprimono le donne e le minoranze religiose come i ba'hai, conducono guerre imperialiste, organizzano attentati in tutto il mondo e anche in Europa, cercando con ostinazione di dotarsi di armamenti atomici e missilistici? Perché con loro invece che con Israele, che è una democrazia pluralista vera? E' colpa della sinistra, anche di quella democratica, aver abbandonato Israele in nome di un terzomondismo ideologico e anche un po' razzista.
Ma comunque c'è una risposta anche per Israele. E' vero, Israele ha rapporti diplomatici ed economici costruttivi con molti Stati che non sono democratici. Come li hanno tutti: basta pensare ai rapporti diplomatici con la Cina e col suo grande mercato, che nessuno si sogna di abbandonare solo perché nel grande paese asiatico non c'è traccia di democrazia. Israelenon ha certamente la forza per proporsi un programma "esportazione della democrazia", come fece con scarso successo l'America di Clinton e di Bush e come ogni tanto, ma in maniera assolutamente capricciosa (o piuttosto seguendo riflessi imperialisti ed ideologici) prova a fare l'Unione Europea con i paesi che ritiene di voler e poter influenzare.
Al contrario Israele è un piccolissimo stato, che è da sempre oggetto di aggressione politica economica e militare da parte di paesi immensamente più vasti e popolosi. E da sempre cerca l'appoggio di chi ci sta, anche se il suo regime non gli piace Durante la guerra di indipendenza, boicottato dalla Gran Bretagna e godendo di un appoggio americano molto parziale (perché il Dipartimento di Stato era contrario allo Stato ebraico), Israele comprò le armi che gli permisero di non farsi schiacciare, dalla Cecoslovacchia proprio nel momento in cui entrava nell'orbita sovietica. Negli anni successivi Ben Gurion accettò l'alleanza dell'Iran oppresso dallo Scià, della Turchia sotto il tallone dei generali, affrontò una dura battaglia interna per avere rapporti diplomatici (ed economici, inclusi i rifornimenti militari) della Repubblica Federale Tedesca, che pure allora non aveva rotto la sua continuità statale col nazismo. Gli esempi si potrebbero moltiplicare.
C'è un'altra considerazione da fare. Se delle forze politiche di destra cercano l'amicizia di Israele per mostrare un cambiamento e una lontananza dai fascismi, questo è un fenomeno positivo. Intanto perché la politica è fatta di atti pubblici, che determinano conseguenze, di schieramenti, di scelte che poi segnano i soggetti che li fanno. Basta pensare, nel nostro paese, alle conseguenze della visita di Fini in Israele, quindici anni fa, che non cancellò certo le colpe del fascismo ma ridusse moltissimo gli spazi della possibile complicità dell'antisemitismo. Infine c'è un altro discorso da fare. Vi è una strategia di delegittimazione degli avversari politici che la sinistra persegue sistematicamente con tutti, che qualcuno ha chiamato ironicamente "reductio ad hitlerum": era fascista per loro Berlusconi, lo è Salvini, non parliamo di Trump, che continuano a definire antisemita nonostante la figlia convertita all'ebraismo e osservante e tutti gli atti che ha fatto per Israele e gli ebrei. E poi Orban, Bolsonaro, Kurz, i governanti polacchi, Wilders, tutti coloro che non seguono la loro linea politica.
É una tattica che in realtà funziona poco e che ha anche il difetto di banalizzare la Shoà: perché se davvero, poniamo, si accetta l'idea che l'Ungheria attuale è come la Germania nazista. in fondo bisognerebbe credere che sotto il dominio di Hitler non sia successo niente di tanto drammatico, qualche legge contro gli emigranti o le fondazioni straniere. Che poi questi politici appoggino fattivamente Israele e che Israele li tratti di conseguenza, rende vuote queste polemiche. Salvo stabilire che la colpa è tutta di Netanyahu, anche lui ridotto da certi estremisti di sinistra "ad Hìtlerum". Ma ormai così si arriva al grottesco.
Francia, per la sinistra antisemita odiare gli ebrei è “politicamente corretto”13 gennaio 2019
http://www.italiaisraeletoday.it/franci ... wu0QgIJ3dE Mireille Knoll vittima dell’antisemitismo in Francia
di Meyer Habib *
parlamentare francese
(Israel Hayom)
Durante i mesi di gennaio e febbraio, segniamo i due più mortali attacchi terroristici contro la comunità ebraica francese. Esattamente quattro anni fa, quattro ebrei sono stati uccisi da un terrorista jihadista nel cuore di Parigi . Tre anni prima, nel 2012, quattro ebrei, tre dei quali bambini, furono assassinati fuori dalla scuola di Ozar Hatorah , anch’essi vittime del terrorismo islamista.
Dall’inizio del 21 ° secolo, 13 ebrei sono stati uccisi in terra francese per essere ebrei. Questa nuova forma di antisemitismo è il risultato di una combinazione dell’islam radicale e dell’odio di Israele.
Quando il terrorismo ha colpito Tolosa, ho avvertito che gli ebrei sarebbero sempre stati in prima linea e che se gli ebrei vengono attaccati, è un segnale che i terroristi arriveranno a danneggiare ogni singolo cittadino in Francia.
Sfortunatamente, gli attacchi hanno raggiunto gli uffici del giornale satirico Charlie Hebdo , il supermercato kosher di Hyper Cacher e in seguito Bataclan , Nizza e Strasburgo . E la lista continua a crescere. Gli ebrei sono in prima fila e sembra che tutti si siano abituati a questo perché, per molti in Francia, è ovvio che gli ebrei sarebbero stati attaccati per essere ebrei.
Ci sono parole e c’è azione. Funzionari francesi condannano l’antisemitismo ma non vogliono parlare della causa. Peggio, l’antisionismo si diffonde come un cancro nei discorsi, nei media e nella diplomazia francese. Sono passati quattro anni dall’attacco al supermercato Hyper Cacher e sfortunatamente la Francia non ha imparato la lezione.
Ricordo sempre a tutti che i vili terroristi dietro gli attacchi di Hyper Cacher e di Tolosa hanno spiegato che hanno fatto quello che hanno fatto “per vendicare i palestinesi”. Quelle non sono parole vuote. C’è una distinta atmosfera antisemita in Francia.
È il risultato degli sforzi di una gran parte dei media e dei partiti politici di sinistra radicali, che sollevano la bandiera dell’odio di Israele ogni volta che è possibile e tentano di promuovere iniziative per il boicottaggio e la condanna di Israele. In poche parole, l’antisemitismo della sinistra, che è basato sull’odio di Israele, è visto come più “politicamente corretto”.
Nell’estate del 2014, durante l’operazione Protective Edge, hanno urlato “Death to Jews” in enormi raduni anti-israeliani nel cuore di Parigi. Non abbiamo sentito grida simili dalla seconda guerra mondiale.
Ci sono boicottaggi di Israele, e non passa una settimana senza un raduno BDS. Mentre la legge francese proibisce i boicottaggi, la Francia ha assegnato il prestigioso Premio per i diritti umani ad Al-Haq , un’organizzazione gestita da un membro del gruppo terroristico Fronte popolare per la liberazione della Palestina e che sostiene il boicottaggio di Israele, proprio l’anno scorso.
A margine delle recenti proteste dei “gilet giallo”, ci sono stati striscioni, manifesti, video clip e altri materiali antisemiti che vomitano teorie cospirative che accusano gli ebrei ei “sionisti” di controllare i fondi statali a spese del popolo francese .
Sono preoccupato per gli ebrei, che sono diventati un bersaglio facile per questo terrorismo omicida. Ma come membro del parlamento francese che ama il suo paese, sono ancora più preoccupato per la Francia e l’Europa in generale. Gli ebrei ora hanno un paese forte, un faro morale che funge da assicurazione sulla vita per tutti gli ebrei di tutto il mondo.
Ma per quanto riguarda il francese? E l’Europa? Dobbiamo svegliarci e smettere di incolpare incessantemente Israele e invece iniziare a combattere il terrorismo. Non c’è differenza nella mia mente tra il terrorismo che colpisce la Francia e il terrorismo che colpisce Gerusalemme o l’insediamento di Ofra a Samaria. Questi sono gli stessi assassini che vogliono far del male a persone innocenti. È un peccato che la Francia abbia difficoltà a vedere la realtà per quello che è.