Demenze o contro Trump o contro gli USASiria, Mosca: "Attacco a Douma fatto da 007 occidentali. Intervento Usa e alleati a Damasco? Nuovi profughi in Europa"di F. Q. | 13 aprile 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... pa/4290653 “Abbiamo dati inconfutabili: l’attacco chimico di Douma, in Siria, è stato organizzato. E i servizi speciali di un paese, che ora sta cercando di essere nelle prime file della campagna russofoba, sono stati coinvolti in questa messa in scena“. All’indomani delle dichiarazioni di Usa ed Europa sull’uso delle armi chimiche da parte di Assad in Siria lo scorso 7 aprile, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov interviene e attribuisce la responsabilità dell’attacco ai Paesi occidentali. E in particolare il portavoce del ministero, Igor Konashenkov, spiega di avere le prove video di un coinvolgimento diretto della Gran Bretagna nell’organizzazione della “provocazione” del presunto attacco chimico nella Ghuta, aggiungendo che i “cosiddetti Caschi bianchi” hanno ricevuto pressioni da Londra fra il 3 e il 6 aprile per affrettarne la realizzazione. Una nuova schermaglia contro la Gran Bretagna, dove la tensione con la Russia rimane alta anche sul caso Skripal, l’ex spia russa che il Regno Unito ritiene sia stata avvelenata proprio da Mosca.
Ma a insistere sulla responsabilità russa sono gli Stati Uniti, dove la portavoce del Dipartimento di stato Heather Nauert ha dichiarato che Washington ha le prove che l’attacco con armi chimiche in Siria è stato condotto da Assad. E più di una indiscrezione sui media nelle ultime ore parla di campioni biologici prelevati a Duma in cui sono state trovate tracce di cloro e gas nervino. Allo stesso tempo, però, l’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley, durante il Consiglio di Sicurezza, ha riferito che Donald Trump “non ha ancora preso una decisione in merito a possibili azioni in Siria, ma se gli Stati Uniti e gli alleati decidessero di agire, sarebbe in difesa di un principio su cui siamo tutti d’accordo. Tutte le nazioni e tutte le persone – ha aggiunto – verrebbero danneggiate se consentissimo ad Assad di normalizzare l’uso delle armi chimiche“, ha precisato, sottolineando che secondo Washington le forze del presidente siriano hanno usato tali armi almeno 50 volte dall’inizio della guerra.
Nelle sue dichiarazioni, poi, Lavrov aggiunge che gli Usa e i suoi alleati, nel caso in cui decidano di intervenire a Damasco, rischiano di dovere affrontare una nuova ondata di migranti in Europa. “Dio non voglia che in Siria vi siano azioni avventate come quelle avvenute in Libia o in Iraq” ha proseguito Lavrov, sottolineando che in Siria sono sufficienti “piccoli incidenti per provocare di nuovo ondate di migranti verso l’Europa, e in altre direzioni, che non servono affatto a noi e ai nostri vicini europei”. Uno scenario che per il ministro può essere “accolto positivamente solo da quanti stanno oltreoceano e attendono di nascondersi mentre portano avanti gli sforzi per distruggere questa intera regione al fine di promuovere i loro progetti geopolitici”.
Nonostante i toni accesi e lo scontro a distanza tra Cremlino e Casa Bianca, però, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan rassicura: il clima tra Russia e Stati Uniti “si sta calmando”, e ha spiegato di aver parlato di come riportare la pace in Siria durante colloqui con il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Donald Trump. Inoltre il capo del Cremlino, ha riferito il suo portavoce Dmitri Peskov, e il suo omologo francese Emmanuel Macron oggi hanno parlato al telefono di Damasco.
Siria, attacco di Usa, Regno Unito e Francia. Trump, May e Macron: "Intervento contro armi chimiche". Putin: "Atto di aggressione, viola il diritto". Onu: "Evitare escalation"
di F. Q. | 14 aprile 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... on/4292116 Stati Uniti d’America, Regno Unito e Francia hanno attaccato la Siria nella notte. Gli obiettivi, ha spiegato il presidente americano Donald Trump in un discorso alla nazione, sono associati al potenziale di armi chimiche del dittatore siriano Bashar al Assad. L’attacco è stato ordinato a una settimana dall’attacco chimico alla città siriana di Douma. Trump, in un discorso per certi versi drammatico, ha definito l’uso di gas chimici in Siria un “atto spregevole” qualificandolo come “crimini di un mostro“. Poco dopo il discorso di Trump hanno parlato, con forma diversa ma sostanza identica, anche la premier britannica Theresa May e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. La May, in particolare, ha precisato che l’obiettivo “non è un cambio di regime“, ma dissuadere “il regime” dal fare uso di armi chimiche. Stessa nettezza da parte di Macron: “La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio 2017 è stata oltrepassata“.
Non si è fatta attendere la risposta della Russia. “Le azioni degli Usa e dei loro alleati in Siria non rimarranno senza conseguenze” ha dichiarato l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov secondo quanto riporta la Tass, la principale agenzia di stampa russa.
Si è trattato di un’operazione unica durata poco più di un’ora, partita intorno alle 3 della notte italiana, nel corso della quale sono stati colpiti tre obiettivi legati alla produzione o stoccaggio di armi chimiche: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato vicino. I missili sono partiti da alcuni bombardieri e da almeno una delle navi militari americane nel Mar Rosso. In azione anche fregate e caccia francesi e britannici. Sono stati oltre 100 i missili lanciati, ma “un numero considerevole” sarebbe stato “intercettato e abbattuto” dai sistemi di difesa di Damasco, secondo la versione di Mosca. Un’operazione, dunque, che presenta ancora numerosi punti oscuri, a partire dalle modalità del coordinamento dell’azione e dal fatto che questa sia stata preventivamente comunicata al Cremlino: una circostanza negata dal capo di Stato maggiore delle forze armate americane, Joseph Dunford, e invece sostenuta dalla ministra della Difesa francese, Florence Parly.
La prima reazione di Damasco è stata rivolta a sminuire i risultati dell’operazione: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Assad, i danni sono limitati. Anche Mosca ha di fatto ridimensionato le conseguenze degli attacchi, sostenendo che i missili in arrivo sono stati in gran parte intercettati e distrutti dai sistemi di difesa siriani, tutti “fabbricati in Unione Sovietica oltre 30 anni fa”. Mosca però non ha esitato a condannare le azioni degli Usa e dei loro alleati che “non resteranno senza conseguenze”. Vladimir Putin ha parlato di “atto di aggressione” e ha annunciato che la Russia chiederà una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Anche Teheran, l’altro grande alleato di Assad, ha fatto sapere che “gli Stati Uniti e i loro alleati sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco”, con la guida suprema Khamenei che ha definito Trump, Macron e May “criminali“.
E mentre il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres invita alla “moderazione e alla responsabilità”, il segretario generale della Nato Stoltenberg ha dato il suo sostegno all’operazione. Un appoggio all’attacco è arrivato anche da Unione Europea, Germania, Giappone, Canada e Israele. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – costantemente informato – ha detto che “non può e non deve essere l’inizio di un’escalation” precisando che “l’Italia non ha partecipato” all’attacco in Siria e soprattutto che “il supporto logistico che forniamo agli Stati Uniti, in questo caso particolare abbiamo insistito e chiarito che non poteva in alcun modo tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria”. Allarmato il commento del leader della Lega Matteo Salvini: “Pazzesco, fermatevi”. Seguito da quello di Silvio Berlusconi: “In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla”.
Siria, iniziati i bombardamenti coordinati Usa-Francia-Uk
CRONACA ORA PER ORA
11.29 – Parigi: “Altri raid se ci saranno nuovi attacchi chimici”
“Gli obiettivi fissati sono stati raggiunti”: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato da BFM-TV sugli attacchi in Siria, e avverte: “Se la linea rossa (quindi gli attacchi chimici) sarà di nuovo oltrepassata, ci saranno altri raid, ma penso che la lezione sia stata compresa”.
11.21 – Putin: “Gli Usa aggravano catastrofe umanitaria”
“Con le loro azioni, gli Usa stanno aggravando ulteriormente la catastrofe umanitaria in Siria” e “stanno provocando un’altra ondata di profughi da questo paese e dalla regione in generale”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin commentando l’attacco occidentale in Siria. Secondo il leader del Cremlino, gli Usa “stanno causando sofferenze alla popolazione civile e sono indulgenti con i terroristi che torturano la popolazione siriana da sette anni”.
11.10 – Forze aree russe in stato di combattimento
Le forze aeree difensive russe sono state messe in stato di combattimento. Lo fa sapere lo Stato Maggiore russo, citato da Interfax, dopo l’attacco occidentale di stanotte in Siria.
11.08 – May: “No contatti preventivi con Mosca”
Rispondendo a una domanda specifica, nel corso di una conferenza stampa a Downing Street, la premier Theresa May ha poi negato che vi siano stati contatti preventivi con Mosca sull’attacco di stanotte, almeno da parte del suo Paese: “Il Regno Unito non è stato coinvolto in nulla del genere. Ma è stata fatta un’approfondita e appropriata pianificazione prima di questa azione per assicurare di poterne minimizzare l’impatto sui civili”.
11.07 – Gentiloni: “Con Usa alleanza forte e particolare”
“L’Italia non ha partecipato a questo attacco militare, lo hanno condotto gli Stati Uniti e i due Paesi europei membri del Consiglio di sicurezza, la Francia e il Regno Unito. Sono Paesi alleati, con gli Usa la nostra alleanza è molto forte e particolare. Il supporto logistico che forniamo tradizionalmente ai nostri alleati e agli Stati Uniti in particolare, in questo caso” non si è tradotto “nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria”. Lo dice Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi.
10.57 – Mosca: “Non ci sono vittime”
“Stando ai dati preliminari”, in seguito ai raid in Siria “non ci sono vittime né tra i civili né tra i militari siriani”: lo ha dichiarato il capo del dipartimento generale operativo dello Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un incontro con la stampa.
10.47 – Gentiloni: “Ora bando ad armi chimiche e diplomazia”
“Non è il momento dell’escalation, è il momento di mettere al bando le armi chimiche, della diplomazia e del lavoro per dare stabilità e pluralismo alla Siria dopo sette anni di un conflitto tormentato e terribile”. Lo dice il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una dichiarazione sulla Siria a Palazzo Chigi.
10.45 – Gentiloni: “In Italia solo supporto logistico a Usa”
“L’Italia non ha partecipato” all’attacco in Siria e “il supporto logistico che forniamo agli Stati Uniti, in questo caso particolare abbiamo insistito e chiarito che non poteva in alcun modo tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria”. Lo dice il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una dichiarazione sulla Siria a Palazzo Chigi.
10.44 – Berlusconi: “Governo di tutti? Spero di no”
Dopo l’attacco serve un governo di tutti? “Spero di no. Credo che si debba ripartire dal centrodestra che è la coalizione che ha vinto le elezioni”. Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha bocciato l’idea che l’escalation militare in Siria spinga verso un governo che veda la partecipazione di tutte le forze politiche.
10.44 – Gentiloni: “Non dev’essere inizio escalation”
“L’azione circoscritta, mirata a colpire” le armi chimiche, “non può e non deve essere l’inizio di un’escalation. Questo è quanto l’Italia ha ribadito nei giorni scorsi e continuerà a ribadire”. Lo dice il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una dichiarazione sulla Siria a Palazzo Chigi.
10.42 – Berlusconi: “Salvini? Meglio tacere”
“In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla”. Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha bocciato laconicamente il duro commento di Matteo Salvini contro l’attacco missilistico ad opera di Usa, Francia e Regno Unito.
10.41 – Berlusconi: “Attacco acceleri formazione governo”
“Trump ha voluto avere al suo fianco la Francia e il Regno Unito, questo vuol dire che dovremmo con sollecitudine avere un nostro governo. Questa crisi deve accelerare la sua formazione”. Lo ha detto il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.
10.41 – Gentiloni: “Azione motivata da uso armi chimiche”
L’azione di questa notte è stata una risposta “motivata all’uso di armi chimiche”. Lo dice il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una dichiarazione sulla Siria a Palazzo Chigi.
10.36 – May: “E’ un messaggio alla Russia”
Gli attacchi di stanotte mirano a “dissuadere dal barbaro uso delle armi chimiche in Siria e oltre”. Lo afferma la premier britannica Theresa May legando indirettamente i raid al caso dell’avvelenamento a Salisbury dell’ex spia russa e di sua figlia e lanciando così un monito a Mosca. “L’uso recente di un agente nervino nelle strade del Regno Unito è parte di uno stesso cammino”, dice, e i bombardamenti sulla Siria “manderanno anche un chiaro segale a chiunque creda di poter usare armi chimiche con impunità”.
10.33 – Russia: “Abbattuti 71 missili su 103”
La difesa aerea siriana ha abbattuto 71 su 103 missili cruise lanciati dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Lo riferisce la Difesa russa, aggiungendo che non ci sono stati feriti e che i siti militari siriani hanno subito solo danni minori.
10.29 – May: “Attacco non resterà il solo, ma soluzione politica”
“La comunità internazionale non resterà ferma tollerando l’uso di armi chimiche, il nostro intervento militare non resterà indipendente e solo. Restiamo impegnati a risolvere il conflitto in Siria convinti che la migliore soluzione resti quella politica. Lo sappiamo tutti”. Lo ha dichiarato la premier britannica Theresa May.
10.24 – May: “Attacco legale e giusto”
La premier conservatrice britannica Theresa May ha definito “legale e giusto” l’attacco di stanotte contro la Siria, giustificandolo sulla base dei “precedenti del regime siriano nell’uso di armi chimiche”.
10.22 – Merkel: “Raid sono risposta necessaria ed appropriata”
I raid aerei in Siria degli alleati sono stati una risposta “necessaria e appropriata” agli attacchi chimici. Così la cancelliera tedesca, Angela Merkel, dopo l’operazione militare congiunta di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia in Siria.
10.19 – Corbyn: “Le bombe non salvano vite e non portano pace”
“Le bombe non salvano le vite e non portano la pace”. Così oggi il leader laburista britannico Jeremy Corbyn sui raid in Siria. Raid “legalmente discutibili” che rischiano di aggravare “un conflitto già devastante”. “La Gran Bretagna – accusa Corbyn – avrebbe dovuto assumere un ruolo di leadership” per “spingere Russa e Usa a concordare un’investigazione indipendente guidata dall’Onu” sul presunto attacco chimico di Duma, non “seguire le istruzioni” di Trump. Corbyn critica poi Theresa May per non aver chiesto l’ok in Parlamento.
10.19 – Putin: “Montatura attacco chimico pretesto per raid Usa”
Gli Stati Uniti hanno usato un attacco chimico montato per condurre un raid in Siria: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin. “Ancora una volta, proprio come un anno fa quando gli Usa attaccarono la base siriana di Shayrat, un attacco chimico costruito contro i civili è stato usato come pretesto, questa volta a Duma, un sobborgo di Damasco”. Putin ha quindi ribadito che gli esperti militari russi non hanno trovato tracce di cloro o altri agenti chimici nella zona del presunto attacco con armi chimiche.
10.07 – Putin: “E’ un atto di aggressione”
Il presidente russo Vladimir Putin ha definito l’attacco occidentale contro la Siria “un atto di aggressione” contro un Paese che sta combattendo il terrorismo sul suo territorio. Lo riportano le agenzie russe.
10.06 – Putin: “Violazione del diritto internazionale”
L’attacco occidentale in Siria senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu è una violazione del diritto internazionale: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla tv filo-Cremlino Russia Today.
10.04 – Parigi: “Colpito principale centro ricerca armi chimiche”
“I mezzi navali ed aerei della Francia” hanno colpito alle tre di questa notte “il principale centro di ricerca di armi chimiche e altri due siti di produzione” del “programma chimico clandestino” del regime di Damasco: lo ha annunciato la ministra della Difesa francese, Florence Parly. “La capacità di sviluppare, mettere a punto e produrre armi chimiche è stata colpita”, ha aggiunto la ministra.
9.58 – Putin vuole riunione d’urgenza all’Onu
La Russia ha intenzione di chiedere una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere l’attacco della coalizione occidentale in Siria: lo ha detto Vladimir Putin, citato dalla Tass.
9.50 – Francia ha colpito con fregate e aerei da caccia
La Francia ha mobilitato fregate multimissione nel Mediterraneo ed aerei da caccia per colpire in Siria: lo ha annunciato questa mattina la ministra della Difesa, Florence Parly, in una dichiarazione all’Eliseo. “Sono state dispiegate nel Mediterraneo fregate multimissione, accompagnate da imbarcazione di protezione e sostegno – ha detto la Parly – al tempo stesso è partito all’inizio della notte un raid aereo da diverse basi aeree in Francia, che ha raggiunto le coste della Siria”. “Questi diversi mezzi – ha detto la ministra – hanno effettuato lanci di missili da crociera in modo perfettamente coordinato, in stretta sincronizzazione con i nostri alleati americani e britannici”.
9.49 – Putin condanna fortemente l’attacco in Siria
La Russia condanna fortemente l’attacco in Siria: lo ha dichiarato il presidente Vladimir Putin, citato dalla Tass.
9.42 – Gentiloni parlerà alle 10.30
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni farà una dichiarazione sulla Siria alle 10.30 nella sala dei Galeoni di Palazzo Chigi. Lo si apprende da fonti della presidenza del Consiglio.
9.42 – Tajani: “Europarlamento si riunirà lunedì”
“L’uso di armi chimiche è inaccettabile. L’Europa deve giocare un ruolo maggiore nel garantire la pace e nell’evitare l’aggravarsi di crisi umanitarie, come quella che soffrono i siriani”. Così il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani su Twitter, che annuncia: “Lunedì terremo un dibattito alla seduta plenaria a Strasburgo”.
9.41 – Khamenei: “Usa, Francia e Gran Bretagna hanno commesso un grave crimine”
La guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha definito Trump, Macron e May “criminali” dopo l’attacco congiunto di stanotte in Siria. “L’attacco di stamane sulla Siria è un crimine. Dichiaro fermamente che i presidenti degli Stati Uniti, di Francia e Gran Bretagna hanno commesso un grave crimine. Non otterranno alcun beneficio; proprio come non hanno fatto in Iraq, in Siria e in Afghanistan, negli ultimi anni, commettendo gli stessi atti criminali”, si legge nel tweet della guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei.
9.29 – Salvini: “Pazzesco, fermatevi”
“Stanno ancora cercando le ‘armi chimichè di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi ‘missili intelligentì, aiutando per altro i terroristi islamici quasi sconfitti. Pazzesco, fermatevi”. Così Matteo Salvini su twitter sull’attacco in Siria.
9.03 – Tusk: “L’Ue è con gli alleati, dalla parte della giustizia”
“I raid di Usa, Francia e Gran Bretagna dimostrano che il regime siriano, insieme a Russia e Iran, non può continuare questa tragedia umana, non senza perdite. L’Ue è con i nostri alleati dalla parte della giustizia”. Così il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dopo l’attacco militare congiunto lanciato in Siria da Usa, Francia e Gran Bretagna.
8.54 – Damasco, nessun danno a palazzi potere
Gli attacchi della coalizione occidentale non hanno causato danni nelle aree di Damasco in cui si trovano le sedi degli organi governativi e la residenza del presidente siriano Bashar al Assad. Lo riferisce l’agenzia di informazione russa, Interfax.
8.44 – Giallo su preallerta a Mosca, Usa e Francia si contraddicono
E’ giallo sul coordinamento dell’attacco militare congiunto di Usa, Francia e Gran Bretagna sulla Siria. Il capo di Stato maggiore delle forze armate americane, Joseph Dunford, sostiene che Washington non ha avvertito in anticipo il governo russo degli attacchi, né ha comunicato gli obiettivi nel mirino, al di là delle normali comunicazioni sulla ‘deconfliction’. Tuttavia queste dichiarazioni si scontrano con quanto affermato dalla ministra della Difesa francese, Florence Parly, la quale ha dichiarato che “con gli alleati, abbiamo fatto in modo che i russi fossero avvertiti in anticipo”.
8.06 – Russa non ha attivato sistemi di difesa
La Russia non ha attivato i suoi sistemi di difesa aerea dislocati in Siria. Lo fa sapere il ministero della Difesa, citato dalla Tass. I raid di Usa, Gran Bretagna e Francia sono stati contrastati unicamente dai sistemi antimissilistici siriani “S-125, S-200, Buk e Kvadrat”. “Sono sistemi prodotti oltre 30 anni fa in Unione Sovietica”, ha precisato il ministero russo.
8.05 – Damasco, centinaia in strada con bandiere Siria, Russia, Iran
Centinaia di siriani sono scesi in strada a Damasco dopo l’attacco militare congiunto di Usa, Gran Bretagna e Francia in Siria sventolando bandiere siriane, russe e iraniane in segno di vittoria e suonando i clacson delle auto in un atto di sfida. “Siamo i tuoi uomini, Bashar”, hanno urlato molti di loro. La tv di Stato ha trasmesso in diretta le immagini di una folla di civili mescolata agli uomini un uniforme.
7.48 – No segnali possibile risposta di Siria o Russia
Al momento non ci sono segnali di una possibile risposta delle forze di Damasco o di Mosca all’attacco sferrato da Stati Uniti, Francia e Regno Unito: lo affermano fonti delle forze Usa presenti in Siria per combattere l’Isis. Attualmente i soldati americani nel Paese mediorientale sono circa duemila.
7.31 – Onu, appello a moderazione e responsabilità. “Evitare escalation”
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato un appello “alla moderazione e alla responsabilità” definendo la situazione venutasi a creare con l’attacco in Siria “molto pericolosa”. “Bisogna evitare azioni che possano provocare un’escalation e peggiorare le sofferenze della popolazione siriana”, ha affermato il leader del Palazzo di vetro chiedendo unità ai Paesi del Consiglio di sicurezza.
7.26 – Mosca: “Molti missili intercettati ed abbattuti”
Un numero “considerevole” dei missili lanciati stanotte da Usa, Gb e Francia è stato “intercettato e abbattuto” dai sistemi di “difesa siriani”. Lo sostiene il ministero della Difesa russo.
7.19 – Gentiloni informato
Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato costantemente informato questa notte degli sviluppi degli attacchi militari in Siria, mantenendosi in contatto con i ministri Esteri e Difesa e con i vertici militari. Nelle prossime è prevista una sua dichiarazione presso la Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi.
7.17 – Lanciati più di 100 missili su obiettivi
Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia hanno lanciato più di 100 missili da crociera e aria-terra su obiettivi militari e civili in Siria. Lo dice il ministero della Difesa russo. “Oltre 100 missili da crociera e missili aria-terra sono stati lanciati contro obiettivi militari e civili in Siria da navi statunitensi, britanniche e francesi”, ha affermato il ministero citato dalla Tass.
7.09 – Iran: “Ci saranno conseguenze nell’area”
“Gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno prove sull’attacco chimico in Siria e sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco deciso senza aspettare che prendessero una posizione gli ispettori dell’Opac”: lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Bahram Ghasemi, citato da alcuni media americani.
7.02 – Congresso contro Trump: “Non ha chiesto l’autorizzazione”
Scoppiano le prime polemiche negli Stati Uniti per la decisione di Donald Trump di sferrare un attacco alla Siria senza ottenere prima un’autorizzazione del Congresso. Anche alcuni deputati repubblicani si sono uniti al coro dei democratici guidati dalla leader della minoranza alla Camera Nancy Pelosi nel criticare il presidente che avrebbe violato la Costituzione. Secondo quanto riportano fonti del dipartimento di Stato, il segretario di Stato facente funzioni John Sullivan ha informato dell’attacco diversi membri del Congresso dopo che i bombardamenti in Siria erano già partiti.
6.56 – Tv siriana: “Tre civili feriti ad Homs”
“Tre civili sono stati feriti nell’attacco di stanotte alla base militare di Homs”. Lo riferisce la tv di Stato siriana.
6.50 – La Nato sostiene l’attacco
La Nato sostiene l’attacco di Usa, Gran Bretagna e Francia contro i siti di armi chimiche del regime siriano. Lo afferma il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg in una nota. L’azione di stanotte “ridurrà la capacità del regime di condurre ulteriori attacchi contro il popolo siriano con armi chimiche”, aggiunge Stoltenberg, ribadendo come sia “inaccettabile” l’utilizzo dei gas.
6.15 – Nessun missile in area anti-aerea russe
Nessuno dei missili degli Usa e dei suoi alleati è entrato all’interno delle aree anti-aeree russe. Lo fa sapere il ministero della Difesa russo, citato da RT. “Nessuno dei missili da crociera lanciati dagli Usa e dai suoi alleati è entrato nella zona in cui le unità di difesa aerea russe stanno difendendo le strutture di Tartus e Hmeimim”, ha precisato il ministero della Difesa russo. Mosca dispone di una base navale a Tartus e di una base aerea a Hmeimim.
6.09 – Fonti Usa: “La nostra risposta non è finita”
“Non è finita. Quella che avete visto stanotte non è la fine della risposta degli Stati Uniti”: lo affermano fonti dell’amministrazione Trump, spiegando come il piano messo a punto dal Pentagono “prevede molta flessibilità che permette di procedere a ulteriori bombardamenti sulla base di quello che è stato colpito stanotte”. La più grande preoccupazione, si spiega inoltre, è l’accresciuta capacità della Russia rispetto allo scorso anno in termini di difese antimissili e antiaerea.
5.38 – Mosca: “Siria colpita quando c’è chance di pace”
“Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno realizzato l’attacco contro la Siria nel momento in cui il Paese aveva la possibilità di un futuro pacifico”. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova su Fb. “Quelli dietro il raid rivendicano la leadership morale in questo mondo e sbandierano la loro esclusività e unicità”, afferma. “E in effetti ci vuole un tipo molto particolare di unicità per attaccare la capitale siriana in un momento in cui il Paese si trova finalmente davanti a una possibilità di pace”. Lo scrive la Tass.
5.37 – Damasco: “30 missili, 10 abbattuti”
Fonti del regime di Assad affermano che contro la Siria “sono stati lanciati circa 30 missili, un terzo dei quali sono stati abbattuti”. Lo scrive la Reuters in un tweet.
5.01 – Pentagono: “Massimo danno e rischi minimi per civili”
Il generale Joseph Dunford, in conferenza stampa con il capom del Pentagono James Mattis, ha affermato che l’attacco in Siria ha inflitto il massimo danno senza rischi non necessari per i civili.
4.35 – Pentagono: “E’ un chiaro messaggio per Assad”
“Questo è un chiaro messaggio per Assad”: così il capo del Pentagono James Mattis ha commentato l’attacco sferrato dagli Usa in Siria. “Lo scorso anno il regime di Assad non ha compreso bene”, ha detto Mattis riferendosi alla precedente attacco militare Usa in Siria: “Questa volta abbiamo colpito in maniera più dura insieme ai nostri alleati e ai suoi generali assassini. Se dovessero perpetrare un altro attacco con armi chimiche dovranno rispondere ancora di più alle loro responsabilità”.
4.28 – Tre obiettivi attacco, tra cui un centro di ricerca
Tre gli obiettivi specifici ai quali ha mirato l’attacco sferrato dagli Usa alle 21 ora di Washington, tutti associati con il potenziale di armi chimiche siriano, riferisce la Cnn citando fonti della Difesa Usa. In particolare un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.
4.27 – Pentagono: “Attacco proporzionato ma pesante”
Il capo del Pentagono James Mattis ha affermato che l’attacco sferrato contro il potenziale siriano di armi chimiche è stato proporzionato ma pesante, sottolineando tuttavia che ha mirato specificatamente al potenziale di armi chimiche siriano.
4.22 – Fonti Damasco: “Danni limitati”
Se la prima ondata di bombardamenti in Siria è finita i danni sono per ora limitati: lo afferma una fonte del governo di Damasco citata da alcuni media americani.
4.22 – Pentagono: “Questa ondata di attacchi è conclusa”
“Questa ondata di attacchi aerei è conclusa”. Lo ha detto il generale Joseph Dunford, in conferenza stampa insieme con il capo del Pentagono James Mattis.
4.18 – Missili colpiscono struttura militare di Homs
Alcuni missili hanno colpito una struttura militare a ovest della città di Homs che si pensa sia un sito in cui vengono prodotti e conservato agenti chimici: lo riportano alcuni siti americani citando il ministero della difesa britannico.
4.14 – Distrutti tre centri di ricerca scientifica
Tre centri di ricerca scientifica sono stati totalmente distrutti nel corso dell’attacco in Siria. Lo riportano alcuni media Usa citando il Syrian Observatory.
Siria, i bombardamenti visti da Damasco
4.11 – Macron: “La linea rossa è stata oltrepassata”
“La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio 2017 è stata oltrepassata. Ho dato quindi ordine alle forze armate di intervenire questa notte nel quadro di un’operazione internazionale condotta in coalizione con gli Stati Uniti d’America e la Gran Bretagna, diretta contro l’arsenale chimico clandestino del regime siriano”: lo ha annunciato il presidente francese, Emmanuel Macron, con un comunicato dell’Eliseo.
3.51 – May: “A Douma puro orrore, 75 morti, anche bambini”
“Ho ordinato alle forze britanniche di condurre attacchi coordinati e mirati per ridurre il potenziale dell’armamento chimico del regime siriano e dissuaderne l’uso”. Così la premier Theresa May in una nota diffusa in nottata da Downing Street nella quale si precisa che l’azione militare è realizzata con “gli alleati americani e francesi”. Nella nota, la premier britannica fa riferimento, per giustificare i raid, al presunto attacco chimico su Douma, in Siria, indicando un bilancio di “75 morti, inclusi bambini, in circostanze di puro orrore”.
Siria, il video messaggio di Theresa May che annuncia l'attacco in Siria
3.16 – Trump: “Obiettivi associati a potenziale armi chimiche”
“Ho ordinato all’esercito degli Stati Uniti di lanciare attacchi di precisione contro obiettivi associati al potenziale di armi chimiche del dittatore siriano Bashar al Assad”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando alla nazione dalla Casa Bianca e precisando che gli attacchi sono in corso in coordinamento con Francia e Regno Uniti.
3.09 – Trump: “Ho ordinato attacco in Siria”
Siria, il Pentagono avverte Assad coi missili e neutralizza l'aggressività di TrumpRoberto Festa
2018/04/14
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... to/4292499 Un primo elemento che si può dedurre dall’attacco Usa in Siria, con l’appoggio di Francia e Gran Bretagna, è la volontà di dare un segnale forte, senza però che il conflitto militare sfugga di mano. Da questo punto di vista, sono importanti alcuni segnali che Casa Bianca e Pentagono hanno offerto, mentre l’intervento era ancora in corso. Anzitutto, che si sarebbe trattato di “one-time shot”, un attacco singolo, isolato, senza una replica possibile. Donald Trump, nell’annunciare l’intervento, ha poi spiegato gli Stati Uniti non vogliono restare nell’area: “Pensiamo di portare a casa i nostri guerrieri”, ha detto. Per evitare un possibile, e temutissimo allargamento del conflitto, i generali americani hanno anche allertato i russi dello spazio aereo che i jet Usa avrebbero percorso (non gli obiettivi militari che sarebbero stati colpiti).
Una risposta “contenuta” è stata dunque la strada scelta dagli Stati Uniti. Risposta contenuta che però non significa risposta debole. Il Pentagono è stato molto attento a mettere in evidenza che l’attacco di queste ore è, da un punto di vista di forza militare, molto più forte di quello scattato nel 2017, come reazione all’uso di armi chimiche a Khan Shaykhun. Un anno fa erano stati usati 59 missili, questa volta circa il doppio; allora si era fatto ricorso solo ai missili, questa volta sono stati utilizzati missili e jet. L’avvertimento che gli Stati Uniti lanciano al presidente Assad è quindi un passo ulteriore rispetto al passato; ma non vuole essere un passo affrettato. Lo dimostra anche la pubblicazione, da parte della Casa Bianca, dei documenti che comproverebbero l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano a Douma il 7 aprile: le testimonianze di chi dice di aver visto elicotteri sganciare “barrel bombs”; foto dei siti colpiti; gli effetti sulla salute delle popolazioni colpite. La pubblicazione di queste “prove” è un elemento che si va dunque ad aggiungere a una strategia che punta a essere limitata e “giustificata”.
Il fatto che l’amministrazione Usa abbia scelto questa strada ci dice un’altra cosa: che, per il momento, è il capo del Pentagono, il generale James Mattis, a condurre il gioco – e che quindi l’arrivo di John Bolton come consigliere alla sicurezza nazionale non ha prodotto quella svolta militarista che alcuni temevano. Nei giorni scorsi fonti del Pentagono avevano parlato di uno scontro duro tra Mattis – e il Chairman of the Joint Chief of Staff Joseph Dunford – e Bolton: se i primi due evocavano un attacco limitato, Bolton era per un coinvolgimento più profondo nel conflitto. Come la pensasse Mattis è chiaro anche da quanto il generale ha detto davanti alla Commissione Forze Armate della Camera Usa giovedì scorso: “Stiamo cercando di bloccare l’assassinio di gente innocente, ma ciò che mi interessa è come fare ciò evitando di perdere il controllo del conflitto”. Alla fine, è passata la linea di Mattis. E anche Trump, che era partito lancia in resta con una serie di tweet in cui prometteva dei “bei missili intelligenti sulla Siria”, alla fine ha dovuto adeguarsi. Anche il fatto di annunciare l’attacco da giorni, senza però mai farlo scattare, è probabilmente un segno del fatto che gli americani non abbiano puntato a una escalation del conflitto: in questo modo, si è dato tempo ad Assad di spostare la sua forza aerea nelle più sofisticate basi militari russe.
La rappresaglia Usa in Siria si colloca però, abbastanza ovviamente, in un contesto più vasto. Da un lato, le difficoltà interne che Trump sta ormai incontrando (in questo, anche i leader dei Paesi che hanno appoggiato gli Stati Uniti non sembrano messi meglio: Theresa May è in serie difficoltà su Brexit; Emmanuel Macron se la deve vedere con gli scioperi e con una popolarità a picco). Ma è Trump a vivere il momento più difficile. Le perquisizioni a uffici e abitazione del suo avvocato personale, Michael Cohen, sono un passo ulteriore della guerra che l’Fbi sta muovendo al presidente. L’uscita, in questi giorni, del mémoir di James Comey, l’ex direttore dell’Fbi licenziato proprio da Trump, è un colpo ulteriore. Pur senza portare nuovi indizi che possano rendere più precaria la situazione giudiziaria del presidente, Comey dipinge un ritratto spietato di Trump, paragonandolo a un boss della mafia. La guerra ormai aperta che settori importanti del governo stanno muovendo alla Casa Bianca può dunque indebolire prestigio ed efficacia delle scelte di questa amministrazione. Anche di quelle internazionali.
C’è poi un’altra questione. L’attacco/rappresaglia in Siria non ha sollevato grande opposizione al Congresso Usa; solo alcuni, per esempio la senatrice del Massachussetts Elizabeth Warren, lamentano il fatto che Trump non sia passato dal Congresso per l’autorizzazione all’intervento militare. Il tacito via libera a questa rappresaglia non significa però un assegno in bianco alle politiche internazionali di questa amministrazione. Soltanto due settimane fa Trump in un comizio diceva di voler ritirare definitivamente il contingente militare americano in Siria. Oggi bombarda la Siria. Questa dimensione ondivaga e imprevedibile di Trump si è del resto misurata in molti altri ambiti internazionali: i continui tira e molla sul commercio con la Cina; le minacce e i riavvicinamenti alla Corea del Nord; gli alti e bassi nei rapporti con gli alleati europei. La mancanza di una strategia chiara si evidenzia anche in Siria ed appare molto chiara ad ampi settori del Congresso e dei militari Usa, che ora si chiedono: dopo l’attacco, che fare?
Attacco alla Siria, nel mirino centri di stoccaggio: “Ma niente segni di sostanze chimiche nell’aria”Lorenzo Simoncelli
2018/04/14
http://www.lastampa.it/2018/04/14/ester ... agina.htmlAmericani, britannici e francesi dicono di avere colpito o distrutto non solo centri di produzione di armi chimiche, ma anche depositi (per lo meno uno, quello di Homs). Ma che cosa significa, di preciso, distruggere un deposito di armi chimiche bombardandolo? Se smaltisci le armi chimiche con apposite procedure è un conto, ma se le distruggi facendole esplodere che conseguenze ci sono? Quando bombardi un deposito di carri armati, poi i carri armati non ci sono più e al loro posto resta della ferraglia; ma se bombardi un deposito di armi chimiche, al suo posto che cosa resta? Una nuvola di sostanze tossiche che poi ammazzano migliaia di civili?
Questo è stato uno dei dubbi che a suo tempo frenarono Obama dall’opzione del bombardamento sulla Siria, e lo indussero (in alternativa) a negoziare con Assad lo smaltimento del suo arsenale chimico. Con Trump e soci le cose sono andate diversamente, ma adesso sui depositi di armi chimiche siriani «distrutti» staziona oppure no un pennacchio velenoso? E se no, come mai non c’è?
Giriamo la domanda a un dei maggiori analisti militari italiani Pietro Batacchi, direttore di Rid (Rivista italiana difesa): «Dipende da che cosa hanno veramente colpito. Se si tratta di centri di produzione, saranno state bombardate e disperse nell’ambiente certe quantità di precursori poco tossici delle armi chimiche. Se invece gli alleati occidentali avessero colpito davvero dei depositi di stoccaggio, la situazione dovrebbe essere diversa. Ma al momento in cui parlo non mi risulta niente del genere, e questo si spiega col fatto che le armi proibite erano state già disperse in centri sicuri e lontano dai grandi depositi».
Lei ipotizza un accordo sottobanco? Un avvertimento americano prima di bombardare, per non fare sfracelli?
«Un avvertimento segreto del genere può esserci stato, ma a indurre i siriani a disperdere le loro armi sarebbero bastate le ripetute minacce pubbliche americane di bombardamento che si sono sentite nei giorni scorsi. Gli americani non avrebbero mai colpito se ci fosse stato il rischio di provocare un disastro ambientale e una catastrofe umanitaria di cui poi sarebbero stati considerati responsabili dall’opinione pubblica interna e internazionale. Invece quello che è successo, il bombardamento limitato, sta bene a tutte le parti, compreso il governo siriano. Si è sbloccata una situazione che sembrava senza sbocco».
Tutti contenti allora, tranne i ribelli siriani?
«Ma quelli ormai non si illudono più di vincere».
In queste ora torna in voga l’ipotesi che il disastro chimico di Douma sia stato in realtà fasullo, una provocazione organizzata proprio dai ribelli, guarda caso subito dopo che Trump aveva preannunciato il ritiro americano dalla Siria. I ribelli, si dice, speravano così di scatenare una reazione occidentale molto più violenta di quella che c’è stata. Lei che cosa ne pensa?
«In Siria sia Assad sia i ribelli hanno armi chimiche, e Assad continua a usarle perché la sua posizione, nonostante l’appoggio russo e iraniano e le ripetute vittorie militari, resta precaria. Il suo esercito ha subito gravi perdite, e la sua base di reclutamento per colmare i vuoti è limitata, perché non può fidarsi di arruolare gli abitanti delle zone riconquistate né di armare i sunniti, può contare solo sulle minoranze etniche e religiose. Perciò sul terreno spesso è tentato di forzare la mano ricorrendo alle armi proibite, che del resto si sono dimostrate efficaci nel piegare le resistenza dei ribelli. Chi dice che Assad non userebbe mai le armi chimiche, sulla base del ragionamento che non gli conviene farlo, non mi convince».
In conclusione, dopo il bombardamento americano l’arsenale chimico di Assad è intatto?
«Si può rispondere di sì, per quanto riguarda questo specifico raid, ma con due riserve. Punto uno: la maggior parte delle armi chimiche di Assad sono già state distrutte sotto controllo internazionale durante la presidenza di Obama, e adesso non ne restano molte. Punto due: non è detto che i bombardamenti americani siano finiti».
Perché l'Europa odia l'America, Markovits lo spiega in un libroAntonio Donno
2017/02/04
https://www.ilfoglio.it/esteri/2017/02/ ... smo-118089Sono scettico sulla tradizione politica europea. Ed io, e molti altri, siamo ancor più scettici sulla realtà dell’Unione europea. La consideriamo come un elemento di divisione dell’occidente, e, invero, della stessa civilizzazione ‘europea’; implicitamente, e spesso esplicitamente, antiamericana; e oggi, e ancor peggio in futuro, un incubo (immensamente corrotto) basato sulla burocrazia e sulla regolamentazione; contraria alla tradizione fondata su legge-e-libertà”, cioè la tradizione liberale della sfera angloamericana. Così scriveva Robert Conquest, insigne sovietologo, sulla New York Review of Books dell’11 marzo 2000. E l’ultimo libro di Andrei S. Markovits, Uncouth Nation: Why Europe Dislikes America (Princeton University Press) conferma la valutazione di Conquest. In più, fu Hannah Arendt, nel 1954, a definire l’antiamericanismo europeo come costituivo della stessa identità europea.
Il “nuovo mondo” aveva finito per soverchiare il “vecchio mondo” e così l’antiamericanismo, scriveva Arendt, aveva finito per divenire un nuovo ism, fondato sull’invidia, nel vocabolario europeo. Markovits condivide la vecchia, insuperata analisi della Arendt e finisce con l’affermare che “l’avversione verso l’America è divenuta oggi più grande, più volgare, più determinata. E’ divenuto il dato unificante gli europei occidentali più di ogni altro sentimento politico, ad eccezione della comune ostilità verso Israele”. L’antiamericanismo è divenuto la “lingua franca” degli europei; tanto più dopo l’impegno americano, ai tempi di Bush, nel medio oriente. Ma la cosa più sorprendente, e per certi versi ancor più oscena, è che l’antiamericanismo europeo ha avuto un salto di qualità dopo l’11 settembre, prima ancora delle decisioni di Bush di intervenire per abbattere il regime di Saddam Hussein. Insomma, in quella circostanza, nonostante l’evidenza dell’estrema gravità dei fatti accaduti, l’antiamericanismo degli europei ha avuto una valvola di sfogo in un atteggiamento, consapevole ma più spesso inconsapevole, di soddisfazione per ciò che era accaduto a “Mr. Big”.
Ma l’antiamericanismo, secondo l’analisi di Markovits, ma anche di una lunga tradizione di studi sull’argomento, ha le sue radici nel momento stesso in cui la rivoluzione americana aveva dato vita a una nuova nazione e questa nuova nazione aveva mosso i primi audaci – e perciò irritanti per gli europei – passi nel sistema politico internazionale di impianto eurocentrico. Un’audacia offensiva per gli europei che aveva lasciato un lungo strascico di insofferenza, dispetto e perfino odio negli europei verso gli americani, un popolo rozzo, ignorante, presuntuoso, insopportabile. In fondo, scrive Markovits, l’America era nata da una costola dell’Europa, ma si era affrancata dalla vecchia madre ben presto. E, così, l’anti-americanismo aveva preso la piega attuale: “Questi sentimenti e prese di posizione negativi sono stati determinati non solo – ma anche soprattutto – da ciò che gli Stati Uniti fanno, ma piuttosto da un sentimento contro ciò che gli europei credono che l’America sia”. Cioè, in definitiva, una posizione contraria di natura esistenziale, nel cui ambito il termine “americanizzazione” acquista un significato spregiativo. Ma una parte assai interessante dell’opera di Markovits riguarda il binomio antiamericanismo/antisemitismo.
Markovits fa presente che la sua attenzione verso l’anti-semitismo è strettamente connessa all’anti-americanismo, in quanto “la violenza dell’ostilità verso Israele può essere compresa soltanto in stretta relazione all’antiamericanismo e all’ostilità verso gli Stati Uniti”. Allo stesso modo, l’antisemitismo e l’avversione verso le politiche di Israele si connettono, comportando anche l’opposizione all’esistenza di Israele come stato. Mentre l’opposizione alle politiche di Israele e alla fondazione stessa dello stato di Israele non sono concettualmente segno di antisemitismo, afferma Markovits, nella realtà ambedue spesso ricadono nell’antisemitismo. Tutto ciò fa il pari con l’antiamericanismo: “Israele, a causa della sua associazione con gli Stati Uniti, è di fatto percepito dagli europei potente quanto l’America, essendo l’uno l’estensione dell’altro e viceversa”.
Inoltre, Israele è alleato degli Stati Uniti, ma gli Stati Uniti sono alleati di molti altri paesi. La cosa, allora, sembra non quadrare. La spiegazione che dà Markovitz va al fondo della questione. Israele è uno stato ebraico e l’Europa si porta dietro un grande problema con il popolo ebraico, un problema irrisolto e fastidioso per la coscienza europea. E allora, dal momento che l’antiamericanismo europeo, come si è visto, è della stessa stoffa dell’antisemitismo del Vecchio Continente, un problema altrettanto irritante per gli europei, l’associazione storica, politica e culturale tra i due paesi produce la medesima associazione antiamericanismo/antisemitismo. Il cerchio è chiuso.