Ecco perché Trump taglia i fondi all’Onu. È tensione con l’Europa
Roberto Bongiorni
2017-12-26
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AEfjUIXD
La decisione era nell’aria. Ma il taglio ai finanziamenti americani destinati alle Nazioni Unite rischia di esacerbare le già non idilliache relazioni tra Washington e i Paesi europei. L’amministrazione del presidente Donald Trump ha difatti iniziato a negoziare un taglio di 285 milioni di dollari per il 2018. Il piano è stato annunciato subito dopo che i Paesi membri avevano raggiunto un accordo, domenica, sul bilancio 2017-2018, pari a 5,4 miliardi di dollari. Il taglio americano sarebbe un duro colpo per le finanze dell’Onu in un periodo in cui gli altri Paesi membri non dispongono certo di facili risorse per coprire l’eventuale perdita dei finanziamenti americani.
Gerusalemme, Usa tagliano 285 milioni dollari a bilancio Onu
Viene da chiedersi: perché proprio ora? Leggere questa decisione come la prima rappresaglia della Casa Bianca contro la bocciatura, da parte dell’Assemblea Generale Onu, del riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele (annunciato da Trump il 6 dicembre), e del successivo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv, è facile e apparentemente intuitivo.
Sono stati ben 128 i Paesi, tra cui l’Italia, insieme alla totalità dei Paesi più importanti dell’Unione europea, a votare contro lo strappo di Trump. L’ambasciatrice americana all'Onu Nikki Haley aveva promesso che gli Usa si sarebbero ricordati di chi gli ha voltato le spalle.
Guatemala sposterà ambasciata a Gerusalemme
Un appello, tuttavia, che finora non ha trovato molti sostenitori. Per ora solo il Guatemala ha seguito la Casa Bianca, annunciando a Natale, per bocca del presidente Jimmy Morales, l’intenzione di trasferire la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Tuttavia la mossa del Guatemala potrebbe non restare un caso isolato. Secondo i media israeliani, infatti, presto seguirà l’annuncio dell'Honduras, mentre sarebbero una decina i Paesi che stanno valutando la possibilità di allinearsi alla scelta di Washington sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele (tra cui Romania e Slovenia).
Gerusalemme capitale Israele: l’Onu vota contro il riconoscimento Usa
La decisione di tagliare una parte (e non tutti) dei finanziamenti all’Onu non è legata solo alla crisi su Gerusalemme. In verità Trump non ha mai gradito - e lo ha ribadito più volte - l’ingombrante presenza delle Nazioni Unite, che in molti casi confligge con le sue strategie geopolitiche. In un’occasione il presidente americano ha perfino definito questa grande organizzazione di Stati, creata dopo la Seconda Guerra Mondiale, un club triste che ha sprecato le sue potenzialità.
Ma la battaglia condotta dagli Stati Uniti contro l’Onu è una battaglia anche contro gli sprechi e le inefficienze che da tempo affliggono le Nazioni Unite, e sono in parte riconosciute anche dai suoi vertici e da molti Stati membri.
«L’inefficienza e le spese facili dell’Onu sono ben note» ha denunciato l’ambasciatore americano Nikky Haley e «noi non consentiremo più che la generosità del popolo americano sia sfruttata».
La prima rottura di Trump con la galassia Onu
Il finanziamento dell’Onu, come prevede un articolo della sua Carta, è soprattutto legato alla grandezza delle economie dei suoi Stati membri. Gli Stati Uniti sarebbero responsabili del 22% del budget operativo dell’Onu. Si tratta di gran lunga del più grande contributo. In numeri Washington ha sborsato 1,2 miliardi di dollari su 5,4 del budget 2016-2017.
Ma c'è di più. Gli Stati Uniti sono anche i maggiori contribuenti, in misura ancor più grande (28,5% del totale), alle missioni di peacekeeping dell’Onu, operazioni il cui budget, separato da quello generale, dovrebbe toccare nel 2017-2018 i 6,8 miliardi di dollari.
Resta da vedere se il piano di Trump si fermerà solo a 285 milioni di dollari. O se, come ha fatto intendere (forse solo per incutere timore) l’amministrazione americana, è solo l’inizio di un piano più vasto. In questo caso i problemi per l’Onu sarebbero davvero difficili da risolvere.
Donald Trump ha messo il Re a nudo: Nazioni Unite al capolinea?
Franco Londei
26/12/2017
http://www.rightsreporter.org/donald-tr ... -capolinea
Sbagliavo nel giudicare la politica di Donad Trump su Gerusalemme “troppo avventata” e le ultime mosse del Presidente USA vanno addirittura oltre. Per la prima volta un Presidente USA sta mettendo in discussione l’organismo più importante al mondo, l’ONU. Il Re è nudo e il mondo libero non può che trarne giovamento
Chi mi conosce e segue sa benissimo che non ho molta fiducia in Donald Trump. Non avevo stima per Obama per le ovvie ragioni spiegate mille volte ma in qualche modo Obama dava l’idea di avere una linea politica ben definita, criminale quanto volete, ma pur sempre una linea, una sensazione che Trump non mi aveva dato. Beh, mi sbagliavo.
Con il tempo mi rendo conto che le critiche che ho mosso a Trump per la tempistica dell’annuncio su Gerusalemme erano in gran parte ingiustificate. Certo, rimango ancora dell’idea che sarebbe stato più prudente attendere qualche mese e aspettare che l’avvicinamento tra Israele e Arabia Saudita fosse completo, però tutto il macello che mi aspettavo non si è verificato, anzi, come afferma la brava Maurizia De Groot Vos, Trump sta praticamente vincendo su tutta la linea.
Quello che mi ha veramente colpito di Donald Trump è la sua determinazione nello smantellare tutto ciò che aveva fatto Obama a livello internazionale (a livello interno non mi pronuncio perché non ne ho le competenze), a partire dall’accordo sul nucleare iraniano fino a quell’ultima porcheria fatta in seno alle Nazioni Unite a pochi giorni dal suo congedo, quando per la prima volta nella storia ordinò di non mettere il veto su una risoluzione che condannava gli insediamenti israeliani e li definiva illegali.
Per troppo tempo proprio le Nazioni Unite sono state lo scudo perfetto con il quale i peggiori antisemiti del mondo hanno coperto le loro malefatte contro Israele. Non solo, con il tempo l’ONU si è trasformato da una istituzione che avrebbe dovuto difendere la pace ed essere sopra le parti, in un mezzo per colpire le democrazie “scomode”. Peggio, è diventato una sorta di marionetta nelle mani dei peggiori regimi del mondo, una macchietta che pone l’Arabia Saudita alla guida del suo organismo per la difesa delle donne, l’Iran nella Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne ecc. ecc. (qui trovate un quadro recente delle porcherie fatte dall’ONU nel 2017).
Di contro Donald Trump, attraverso la sua caparbia ambasciatrice all’ONU, Nikki Halley, non solo non ha lesinato critiche alle Nazioni Unite ma per la prima volta ha fatto chiaramente intendere che la pacchia è finita, che il mondo non può più tollerare un organismo costosissimo che non solo va contro il suo mandato, ma che con il tempo è diventato il mezzo più usato dai regimi di tutto il mondo per coprire le proprie malefatte.
Da anni, forse decenni, si parla di riformare le Nazioni Unite, di ridare a questo organismo il lustro che gli compete badando bene che rimanga realmente imparziale. Troppe inutili agenzie, stipendi faraonici per i suoi dipendenti, critiche da ogni dove sulla gestione delle missioni di pace, persino accuse di aver coperto abusi sessuali commessi dai caschi blu in diverse aree. E per non farsi mancare proprio nulla anche agenzie studiate ad hoc per creare profughi altrimenti inesistenti come la UNRWA. E’ davvero troppo.
Ora Donad Trump sembra non accettare più questo stato di cose, specie in qualità di primo contribuente delle Nazioni Unite. Ieri ha tagliato i primi 280 milioni di dollari. Non è tanto rispetto agli oltre tre miliardi di dollari che gli Stati Uniti forniscono ogni anno a questo vetusto organismo internazionale, ma è un bel segnale. Come ha detto Nikki Halley «gli Stati Uniti non permetteranno più che i loro nemici approfittino della generosità americana» che cioè usino le Nazioni Unite per i loro torbidi scopi.
Non so in quanti abbiano idea della portata di questa decisione americana, non tanto per la cifra quanto per il gesto. È il secondo indizio che Donald Trump intende mettere in discussione l’ONU. Il primo è stato l’uscita degli USA dall’UNESCO. Se la teoria dei tre tre indizi che fanno una prova è corretta il prossimo potrebbe essere un ulteriore taglio ai finanziamenti per le missioni di pace o l’uscita da un altro inutile organismo. Staremo a vedere. Per ora Trump sta metodicamente mettendo a nudo il Re. Nikki Halley è il rappresentate americano all’ONU più duro di sempre e non passa giorno che non svergogni questo organismo ormai alla frutta. Di questo passo ben presto il Re sarà totalmente a nudo e c’è da giurare che ne vederemo delle belle.