http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -omnos.jpgmego Volt[i]omnos Bladio Ke[?]e-uns donasa Heno —toi2.2. Este
L’area di culto riportata alla luce (scavi 1999) in località Meggiaro, alla periferia orientale di Este presenta resti di edifici e strutture, pertinenti a diverse fasi, ed ha restituito una notevole quantità di ex voto: utensili, oggetti di ornamento, lamine figurate con rappresentazioni in prevalenza di guerrieri.
L’arco cronologico di frequentazione va dal VI al III secolo a.C.; le caratteristiche manifestate dai votivi hanno portato ad ipotizzare per il santuario una attività collegata alla sfera di culti iniziatici maschili e marziali (n13).
Tra i materiali è presente una lamina di bronzo a forma di mezzaluna con un’iscrizione venetica (n14); la lamina, per quanto frammentaria ad una delle estremità, si riconosce sagomata come modellino di un’imbarcazione (n15); decorazioni incise rappresentano ad una estremità i disegni di due remi e nella parte opposta quello del timone. Sono conservati nella parte superiore due fori che dovevano consentirne l‘affissione, su un supporto verosimilmente ligneo.
L’iscrizione corre con verso destrorso su due linee; è stata incisa dopo la figurazione, come dimostra il fatto che le lettere rispettano pienamente i segni appartenenti alla decorazione.
Vi sono lacune al centro dell’iscrizione e nella parte finale; l’identificazione di alcuni segni non è del tutto certa.
La grafia mostra la puntuazione sillabica, ma mantiene per le dentali t e d i segni propri della prima fase alfabetica; la compresenza di questi due caratteri dovrebbe collocare l’iscrizione in una fase di transizione tra prima e seconda fase alfabetica, vale a dire ad un momento iniziale della riforma grafica, tra fine VI e inizio V secolo a.C.
mexo[?]vo.1.t[i(i)]o.m.no.s.–adiioke-[-]e-un.s.dona.sa/heno—to.i.
mego Volt[i]omnos Bladio Ke[?]e-uns donasa Heno —toi
Il testo dell’iscrizione è redatto secondo il formulario usuale per le dediche votive, che comprende il nome del dedicante, il verbo “donare”, il riferimento all”oggetto donato e il nome della divinità cui si fa l’offerta; vi sono tuttavia alcune difficoltà interpretative, sia nell’identificazione dei dedicanti che nella lettura dei nomi (n16).
Il verbo donasa dalla base dona- “donare” trova un confronto prossimo in donasan dell’iscrizione *Es 120, di solito interpretato come terza plurale di preterito; l’uscita -a in luogo di -an può avere giustificazioni fonetiche (nasalizzazione -an > -a), ma non è escluso un lapsus dell’incisore o anche una voluta omissione di un segno per evitare la sovrapposizione al disegno del “timone”; a fronte di un verbo al plurale, i tre nomi di persona (Voltiomnos, Bladio, Ke—uns) dovrebbero pertanto essere riferiti a tre personaggi distinti, collegati per asindeto; in alternativa, si può individuare in ke la congiunzione “et”: in questo caso il terzo nome andrebbe individuato nella sequenza [-]e-uns. L’ex voto è indicato come mego “me”, secondo il modulo delle “iscrizioni parlanti”, ove l’oggetto — nella finzione testuale — “parla” in prima persona.
Nella forma finale in -oi, dativo singolare di tema in -o, Heno—toi, può essere rappresentato, a rigore, sia il destinatario dell’offerta (= la divinità), sia il beneficiario della stessa; sulla base della verosimiglianza testuale e della struttura onomastica si propende per la prima possibilità. Complessivamente l’interpretazione più probabile è “Voltiomnos, Bladio, Ke[-]e-uns (oppure “Voltiomnos, Bladio e [-]e-uns”) mi donarono a Heno—to”.
Se l‘interpretazione è corretta, in Heno—to- si dovrebbe riconoscere la divinità (o una delle divinità), cui è destinato un culto nel santuario di Meggiaro. Si tratta di una divinità maschile, fino ad ora non conosciuta; la lacuna centrale impedisce una lettura certa del nome, e pertanto le ipotesi etimologiche sul teonimo sono quanto mai incerte; in questo senso, non si possono al momento ricavarne indicazioni circa le prerogative della figura divina. Quanto meno, risulta la coerenza di una divinità maschile con la tipologia complessiva delle offerte del santuario, prevalentemente connotate in senso “marziale”. L’attestazione di Meggiaro viene ad aggiungersi ad una serie sempre più ampia di riferimenti a divinità maschili nel Veneto; su ciò vedi § 3.2.
Dall’iscrizione non si ricavano indicazioni specifiche sulle circostanze dell’offerta della lamina figurata; la funzione del modello di nave resta quindi incerta: potrebbe riferirsi ad una simbologia legata al passaggio, all’attraversamento, forse da collegare ai riti di iniziazione e di passaggio di età testimoniati da altri materiali; ma potrebbe anche rinviare ad una committenza legata a una specifica attività di tipo economico, connessa con l’utilizzo di imbarcazioni. (vardar: La religione dei germani e le barche sacre)
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