Di Stefano, Di Maio e l'ossessione anti-Israele dei grilliniDeborah Fait
12/07/2016
http://www.linformale.eu/3572-2Manlio Di Stefano, dalla sua pagina facebook, annuncia il viaggio del Movimento 5 stelle in Israele e “Palestina” come un prosieguo del dialogo intrapreso da lui durante la sua prima visita in “Palestina”, luglio 2013, e continua il suo elenco di baggianate oscene assicurando che la soluzione del conflitto passi “solo” per le scelte del governo israeliano, smantellamento delle “colonie” e ritiro dello stato ebraico ai confini del ’67. Parlare di confini del ’67 significa soltanto imbrogliare la gente che non sa, che non è obbligata a conoscere la situazione e che quindi non si rende conto di essere raggirata in modo cinico e vile. I confini del ’67 non sono altro che una perfida menzogna per non dire che Israele dovrebbe tornare alla situazione territoriale del 1949, alle linee armistiziali, non certo confini, dell’epoca successiva alla prima guerra di indipendenza senza tener conto di tutte le altre guerre e aggressioni arabe per la distruzione totale di Israele che si sono succedute negli anni fino ad oggi.
I vigliacchi non hanno il coraggio di dire la verità e ammettere che chiedere a Israele di ritirarsi nei confini del 49, “i confini di Auschwitz” come li ha chiamati Aba Eban, equivalga a decretarne la fine. Lo sanno perfettamente che per Israele sarebbe un suicidio perché tutti i territori regalati ai palestinisti diventerebbero un’enorme Gaza. Luigi Di Maio spudoratamente dichiara “Esistono alcuni esempi di integrazione sia culturale che religiosa cui è importante guardare con fiducia. Uno di questi è la città di Betlemme dove, sotto la guida della sindaco Vera Baboun, convivono pacificamente cristiani, musulmani ed ebrei“. Convivono pacificamente cristiani, musulmani ed ebrei? Ma cosa sta dicendo? Come si può mentire in modo così vergognoso? Chissà, forse nella sua ignoranza non pensa di mentire, forse è convinto di dire la verità così come gliela raccontano i palestinisti, geni della manipolazione che trovano terreno fertile proprio in chi è digiuno di nozioni storiche e ha l’animo aperto all’odio.
A Betlemme vivono ebrei? Dove? Ce lo dica Di Maio dove ha visto ebrei a Betlemme e ci dica anche se i suoi amici palestinisti gli hanno raccontato che i cristiani, dal 99% del periodo in cui Betlemme era israeliana, sono scesi al 7% sotto il dominio dell’ANP. Scommettiamo che non glielo hanno detto!
Continua Di Maio: “Questa mattina, dopo aver visitato il campo profughi palestinesi di Aida, uno dei più grandi creatisi dopo la guerra del 1948, nonché simbolo della lotta palestinese per il diritto al ritorno, abbiamo incontrato la prima cittadina e abbiamo visitato la Basilica della Natività. Un luogo storico e simbolico per la cristianità“. Occupata e dissacrata da Hamas nel 2002, ricoperta di immondizie e di escrementi umani, acquesantiere distrutte a martellate… si sa ma non si dice, vero Di Maio?
“Betlemme porta con sé tutta la pazzia di questo conflitto anacronistico: vi si celebra insieme la storia di Gesù ed è considerata una delle sedi della spiritualità delle più antiche religioni. Nello stesso tempo però si vede divisa, spaccata e umiliata da un muro, alto otto metri, che corre tra le sue strade e la taglia fuori dal mondo ricordandoci che non ci può essere pace senza integrazione e dialogo. Non ci può essere pace senza il rispetto del diritto internazionale e umano. Non ci può essere pace all’ombra di un muro illegale“.
Dunque un muro costruito per salvare la vita degli israeliani sarebbe illegale. Certo i grillini possono considerarlo tale dal momento che i kamikaze, ahiloro, non possono più entrare in Israele per fare stragi. “E dopo l’incontro con il primo cittadino abbiamo avuto modo di far visita ai nostri carabinieri della missione TIPH a Hebron. Qui abbiamo ascoltato le parole del responsabile della missione e dei vertici del contingente italiano. Ci hanno spiegato come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti ai comportamenti dei coloni israeliani.” Beh, i carabinieri non potevano dire altro, sarebbe impossibile vivere a Hebron e incolpare i palestinisti! Molto più prudente e sicuro gettare la colpa sugli ebrei e ricordiamo come i carabinieri inviati in missione a Gaza, dopo l’uscita dell’ultimo soldato di Zahal, abbiano resistito finché hanno potuto ma alla fine hanno dovuto abbandonare il territorio diventato incontrollabile e estremamente pericoloso. Hebron è diventata la succursale di Gaza in Giudea.
“Come già ricordato tante volte le colonie israeliane in territorio palestinese sono illegali secondo tutta la comunità internazionale e dunque ostacolo alla pace. Ce lo ha ricordato l’Onu con numerose risoluzioni. Questo è un elemento fondamentale se si vuole la pace in questa terra martoriata.”
Le “colonie” non esistono se non nel linguaggio “cattocomunista” italiano, in ebraico e in inglese si chiamano “insediamenti” peraltro legalissimi poiché Giudea e Samaria non sono ancora “territorio palestinese” e non erano mai appartenuti, prima, a nessun altro stato. Il trattato di Sanremo del 1920 recita che Giudea e Samaria, come tutta quella che viene chiamata Cisgiordania, doveva far parte del “Focolare ebraico” . Inoltre i palestinisti hanno sempre rigettato con sdegno ogni tipo di offerta israeliana per arrivare alla fine del conflitto e da anni rifiutano di incontrare il Governo.
Naturalmente il Movimento dei grillini non sa niente di terrorismo palestinista, non conosce lo statuto di Hamas che parla della distruzione di Israele. Potete qui leggere lo statuto in tutta la sua delirante realtà, richiama alla mente l’ideologia dell’Isis di Al Baghdadi e fa venire i brividi.
Lo statuto è tradotto da Hamza Picardo, padre di quel Davide Picardo rappresentante dei musulmani in Lombardia, che tutti i media televisivi fanno passare per “moderato”.
Il Movimento 5 Stelle non conosce l’incitamento all’odio che si fa quotidianamente nelle scuole palestinesi? Non glielo ha detto nessuno? Dalla scuola materna dove si insegna a bimbetti di 4, 5 anni che gli ebrei vanno sgozzati, all’università dove si insegna come legarsi candelotti di esplosivo e pallini di acciaio intorno alla vita e farsi saltare in mezzo a gente innocente urlando Allahu Akhbar.
L’ignoranza storica, l’arroganza e l’odio antisemita del Movimento 5 Stelle fanno paura se si pensa che è diventato il primo partito italiano e che, se si votasse oggi, andrebbe al governo.
Un governo guidato da un un comico come Grillo il cui pensiero politico si condensa tutto nei Vaffa urlati nelle piazze italiane, che mandavano tutti in visibilio. Ridevamo allora, credevamo fosse una gran pagliacciata, forse sorridevano anche i tedeschi quando Hitler urlava dalle piazze, forse anch’essi pensavano “non durerà” invece ha distrutto l’Europa con guerra e odio infinito.
Il destino dell’Italia sarà questo? I grillini al governo? Se sì, sarà colpa degli italiani che li voteranno… come i tedeschi hanno votato per Hitler e il nazismo.
Pare che i tre della delegazione grillina, Di Maio, Di Stefano e una sconosciuta donna, siano andati a visitare lo Yad Vashem, il Memoriale della Shoà. Una decisione ipocrita e sconcertante!
Non si può accettare che chi auspica la distruzione dello Stato di Israele, con l’eliminazione inevitabile di altri milioni di ebrei, si metta in testa la kippà del popolo che odia e vada ad accendere la fiamma nella grotta dove sono scritti i nomi dei campi della morte dell’Europa nazista. Fuori i grillini da Yad Vashem!
La verità sugli insediamenti in West Bank che anche l’Onu finge di ignorare3 dicembre 2015 Niram Ferretti
http://www.linformale.eu/la-verita-sugl ... i-ignorareUna questione spinosa, quella degli insediamenti colonici nella West Bank (Giudea e Samaria). Anche qui, la storia e i fatti incastonati al suo interno ci vengono in aiuto per fare un po’ di luce sulle mistificazioni e le leggende.
Dobbiamo fare un giro di manovella e tornare all’epoca del mandato britannico della Palestina. Il diritto degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria fa riferimento alle disposizioni britanniche emanate all’epoca, secondo le quali gli ebrei avevano gli stessi diritti di insediarsi in Giudea e Samaria di quanti ne avessero di insediarsi a Haifa, Tel Aviv e Gerusalemme. Il mandato britannico affermava “Il legame storico del popolo ebraico con la Palestina e le basi per ricostruire il loro domicilio nazionale in quel paese”.
“Molti credono”, ha scritto Eugene W. Rostow (nella foto), uno degli architetti della Risoluzione 242, “che il mandato palestinese ha avuto termine nel 1947 quando il governo britannico si dimise da potentato mandatario. Errato. Un accordo non cessa quando il fiduciario muore, si dimette, sottrae la proprietà affidata o è licenziato. L’autorità responsabile dell’accordo nomina un nuovo fiduciario o in alternativa dispone per l’adempimento dell’accordo…In Palestina il mandato britannico ha cessato di essere operativo relativamente ai territori di Israele e della Giordania quando questi due stati vennero creati e riconosciuti dalla comunità internazionale. Ma le sue normative sono ancora effettive relativamente alla West Bank e alla Striscia di Gaza (n.b. il testo è del 1990), le quali non sono ancora state allocate a Israele, la Giordania o a uno stato indipendente“.
Dunque secondo Rostow e non solo secondo lui, gli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria godono della legittimità conferita loro all’epoca del mandato britannico fino a quando non vi sarà una risoluzione negoziale che determinerà lo statuto legale definitivo dei territori in oggetto. Cosa che di fatto non è ancora avvenuta.
Diamo un’occhiata alla Quarta Convenzione di Ginevra e all’articolo 49 che da essa promana, “Deportazioni, trasferimenti, evacuazioni”. Articolo che secondo molti è esplicitamente violato da Israele all’interno dei territori occupati relativamente agli insediamenti che vi si trovano. L’articolo, il cui scopo è la protezione dei civili durante lo stato di guerra, proibisce a un potere occupante la deportazione e il trasferimento della propria popolazione civile all’interno del territorio che esso occupa. Tuttavia i coloni sono volontari. Israele non ha mai trasferito forzatamente alcun cittadino israeliano all’interno della West Bank. La Convenzione non proibisce ad alcun cittadino di scegliere il proprio luogo di residenza. Inoltre la Convenzione fa esplicito riferimento ad azioni perpetrate all’interno del territorio di qualcun altro. E’ un punto fondamentale. La West Bank non è il territorio di un potere assegnatario ma la parte “non allocata” del mandato britannico. Ne consegue che, seppure l’articolo 49 possa essere invocato per prevenire gli insediamenti durante il periodo dell’occupazione, esso non può mettere fine ai diritti conferiti dal mandato britannico. Tali diritti possono cessare (di nuovo) unicamente dal momento in cui vi sia una risoluzione negoziale tra le parti in causa. In altre parole, la creazione di una nuova entità statale.
E’ buona cosa ricordare ai tanti che difendono il diritto dei palestinesi alla propria autodeterminazione che precedentemente al 1967 non vi era alcun riconoscimento internazionale di sovranità sia su i territori della Striscia sia su quelli della West Bank. Non può quindi essere affermato su alcuna base legale che tali territori sono di diritto dei palestinesi. Non essendo mai stato affermato precedentemente al 1948 né antecedentemente al 1967.
Molti degli insediamenti (non tutti, ma numerosi) sono stati stabiliti su siti che erano già stati domicilio della popolazione ebraica durante le generazioni precedenti. Hebron è un esempio classico. Gush Etzion venne fondato nel 1948 su terreni comprati negli anni venti. Questo diritto degli ebrei di risiedere nei territori oggi considerati occupati venne, come già scritto, conferito dal mandato britannico e riconosciuto nel 1922 dalla Lega delle Nazioni. Solo nel 1948-1967 gli insediamenti vennero proibiti quando la Giordania invase la Samaria e la Giudea.
Relativamente alla risoluzione 242, che gli arabi, hanno cercato di strumentalizzare a loro esclusivo vantaggio tentando di renderla un testo ambiguo, è sempre Eugene W. Rostow, tra coloro i quali contribuirono a redigerla, a scrivere relativamente alla auspicata negoziazione tra le parti, “A Israele è richiesto di ritirare le proprie forze armate ‘da territori’ occupati durante la Guerra dei Sei Giorni, non ‘dai territori’ né da ‘tutti i territori'” Ne consegue che la risoluzione 242 non obbliga affatto Israele a riconoscere piena sovranità a un futuro stato palestinese su tutta la Giudea e la Samaria.
Nel 1979, in relazione ai negoziati di pace con l’Egitto, Israele si ritirò dal Sinai, il quale, infatti, non aveva mai fatto parte del mandato britannico.
Tutto ciò non significa legittimare lo status-quo. Significa tuttavia de-mistificare la leggenda che afferma che la Giudea e la Samaria siano di diritto dei palestinesi, quando non lo sono mai state, e che sarebbero state loro sottratte da Israele, il quale illegalmente occupa i suddetti territori. Significa de-mistificare l’altra leggenda la quale afferma che gli insediamenti ebraici all’interno dei suddetti territori non hanno alcuna ragione di esistere.