SANCOhttp://www.treccani.it/enciclopedia/san ... a_Italiana)
Enciclopedia Italiana (1936) di Nicola Turchi
SANCO. - Divinità italica, del ciclo di Giove, garante del giuramento, il cui nome intero è Semo Sancus Dius Fidius. Semo richiama i Semones del carme arvalico e i semunu dell'iscrizione di Corfinio, con significato agricolo relativo alla semina; Sanctus è in rapporto con sancire e sanctus, indigitazione del dio in quanto è garante del giuramento; Dius Fidius è un epiteto di Giove in quanto come divinità celeste è il custode dei giuramenti (cfr. Ζεύς πίστιος).
Sotto il nome di Fisos Sancios lo si ritrova anche nella religione degli Umbri (tavole eugubine che menzionano anche Iupater Sancios). Per questa sua prerogativa di garante dei giuramenti venne in appresso posto in relazione anche con Ercole (cfr. la invocazione mehercle! accanto a me Dius Fidius!).
Sanco aveva in Roma un tempio sulla pendice orientale del Quirinale (collis Sanqualis: la porta locale del recinto serviano si chiamava appunto Sanqualis) dedicato nel 466 a. C. (la dedica cadeva il 5 giugno; cfr. Ovidio, Fasti, VI, 213 seg.), di cui sono note due particolarità rituali che bene si addicono a una divinità, del giuramento: aveva cioè una parte del tetto scoperchiata per la visione immediata del cielo; conservava nell'interno dei dischi di rame (orbes ænei) simbolo del disco solare e che ricordano l'analoga urfeta (=orbita) del rituale umbro. Nel tempio venivano custoditi i trattati. Nell'orto attiguo alla chiesa di san Silvestro sul Quirinale si rinvennero epigrafi relative al dio. La più importante (però di ignota provenienza, scoperta nel 1879) è incisa su una base che sosteneva una statua del dio in figura di Apollo (di tipo arcaico che richiama quello del Didimeo di Mileto scolpito da Kanachos, che doveva avere un fulmine nella sinistra) ed è dedicata "Semoni Sanco sancto deo Fidio" dalla "decuria sacerdotum bidentalium" (Corp. Inscr. Lat., VI, 30.994), collegio sacerdotale addetto alla disciplina fulgurale e che per ciò appunto aveva la custodia del tempio di quel dio "qui foedera fulmine sancit" (Verg., Aen., XII, 200). Statua e base si trovano ora nel Museo Vaticano. Nell'Isola Tiberina si trovava un altro santuario del dio, noto per l'errata attribuzione che gli apologisti cristiani (Giustino, Apol., I, 26; Tertull., Apol., 13) fecero di esso a Simon Mago, tratti in inganno dall'iscrizione dedicatoria.
C. L. Visconti, in Studi e documenti di storia e diritto, II (1881), p. 105 seg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912; F. Altheim, Römische Religionsgeschichte, I, Berlino 1931; per la relazione tra Semo e i Semones, v. M. Nacinovich, Carmen Arvale, II, Roma 1934, p. 8 seg.; A. Platner, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford 1929, p. 469 seg.
https://it.wikipedia.org/wiki/SancoSanco o Semone (anche Sancus, Semo Sancus, Fidius Sancus), è stata una divinità arcaica romana protettrice dei giuramenti, di origine Sabina.
Di origine umbro-sabina (la provenienza sabina viene menzionata da sant'Agostino d'Ippona all'interno del De Civitate Dei, XVIII,19), venne associata a Zeus Pistios ed in seguito assimilata ad Eracle. Era considerato protettore dei giuramenti, e per questa ragione la sua radice etimologica si fa risalire al verbo sancire.
Santuari
Nel 446 a.C. fu costruito un santuario a lui dedicato a Roma, sul Quirinale, di fronte al tempio di Quirino e nei pressi della porta da cui prendeva il nome, la Porta Sanqualis. Inoltre al dio era dedicato un altare nell'Isola Tiberina.
Esculapio e la medicina, nell’Isola Tiberinahttp://www.accademiasalute.eu/wp-conten ... ulapio.pdf ...
Molti furono i santuari o “Asclepei” edificati in suo onore ed ancora più numerosi i luoghi di accoglienza per i malati che venivano preparati a ricevere i suoi medicamenti.
I primi “Asclepei” venivano costruiti, non a caso, in luoghi riparati dai venti, circondati da estesi boschi e sempre in prossimità di una fonte o di un pozzo di acque sorgive: caratteristiche che ben legano con l’idea di salubrità che quei luoghi dovevano possedere.
Solo più tardi si pensò di edificarli come veri e propri templi contornati da portici ed abitazioni che accogliessero gli ammalati.
I malati vi arrivavano dopo un vero e proprio pellegrinaggio e, prima di venir sottoposti ai segreti metodi di cura, volontariamente si sottoponevano a riti liturgici, preghiere, digiuni ed offerte sacrificali.
La medicina che Esculapio esercitava era completa e si fondava sulla guarigione non solo del corpo, ma anche dello spirito.
Il metodo di cura si basava sul “rito d’incubazione”.
“In-cubare” significa “giacere dentro un luogo sacro o tempio” e, quando si parla di tempio, ci si riferisce anche ad uno spazio intimo, segreto, da ricercare nel proprio cuore.
Questo procedimento, insieme alla taumaturgia ed all’ipnomagnetismo curativo era stato praticato, già da epoche antichissime, sia in Egitto che in India; in seguito fu utilizzato dagli Esseni del Mar Morto, da Gesù Cristo, dai suoi Apostoli e dai santi Cosma e Damiano.
I malati dopo essere stati sottoposti a quei riti di purificazione, passavano la notte nel tempio e qui cadevano in un sonno spontaneo (o provocato dai
sacerdoti stessi) durante il quale appariva loro Esculapio o i suoi messaggeri, con i suggerimenti per la cura da seguire.
Al mattino i Sacerdoti o Asclepiadi, interpretavano quei sogni enunciando la diagnosi ed i medicamenti necessari.
I numerosi “ex-voto” restituiti dagli scavi archeologici attestano l’autenticità di quelle guarigioni; spesso le iscrizioni indicano la ricetta della medicina
utilizzata mettendo in evidenza, per la semplicità della cura adottata, il mistero legato a quelle miracolose restituzioni di salute fisica e psichica.
I simboli adottati da Esculapio e
rano il bastone, il rotolo di libro, il fascio di papaveri, il gallo ed il serpente. Il rotolo di libro rappresenta la Legge Divina, la guida sicura da seguire;
i papaveri, simbolo del “sonno dello spirito”, recisi in modo da formare un bel fascio, diventano l’emblema di rinascita a nuova vita: esperienza ben espressa dalla figura del gallo, annunciatore del “nuovo giorno”.
Un significato particolare lo riveste il bastone con il serpente attorcigliato che Esculapio portava sempre con sé. Quel “sostegno” nodoso e possente diventò ben presto il sicuro emblema di cura e soccorso adottatoper contraddistinguere la vera Medicina.
Nell’antichità per Medicina s’intendeva la “Medicina Aurea”, rimedio che guarisce tutte le infermità del corpo e dell’anima, intesa come “dono” che Dio elargisce a chi ne è degno. I Filosofi ermetici attribuirono a quest’Arte la proprietà di ogni guarigione e ringiovanimento: il vero medico era l’Artista che dà inizio alle fatiche d’Ercole per portare a compimento la Grande Opera alchemica o Medicina Aurea.
Si dice che Esculapio risolvesse le malattie utilizzando tutte le risorse fisiche e metafisiche da lui acquisite e che lo facesse con leggeri toccamenti sulle parti malate del paziente, alitando poi su di queste. In breve tempo divenne talmente eccellente nell’“arte medica”da metterla a profitto dell’umanità, tanto da riuscire a riportare in vita il giovane Ippolito, figlio di Teseo: tutto il suo potere sembrava risiedere in quel serpente avvolto sul suo bastone (tirso o Caduceo) emblema adottato poi dalle farmacie di tutta Europa.
Il serpente, simbolo di insidia e seduzione operata dall’illusione cosmica (l’Uroboros dei Greci) in questo contesto diventa l’emblema di morte e di rigenerazione spirituale, aiuto insostituibile per poter esercitare la vera Medicina.
Nell’antica Grecia la fama di Esculapio risultò talmente grande, da far pensare che bastasse dormire in un santuario a lui consacrato per guarire da ogni malattia e fu proprio dietro a questa notorietà che anche Roma volle legare l’Isola Tiberina alle prodigiose qualità mediche della sua persona.
Secondo la tradizione romana il Tempio di Esculapio fu costruito dove già ne esisteva un altro, dedicato a Vediovis. Nel mito, il dio Vediovis, era assimilato ad Apollo, dio del Sole, della medicina e di tutte le arti, quindi il fatto di festeggiare Esculapio nello stesso giorno, consacrava maggiormente la sua grandezza di Medico.
I l Te m p i o s o rg eva n e l l a p a r t e meridionale dell’Isola vicino ad una fonte; ai suoi lati era stato edificato un portico destinato all’accoglienza dei malati e dei pellegrini, infine nella parte settentrionale si trovavano tre piccoli santuari dedicati a divinità che avevano a che vedere con il mondo agreste e con
l’osservanza di giuramenti e promesse divine.
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