Esperienza mistica dell'autoctonia - Heimat

Esperienza mistica dell'autoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » lun gen 06, 2014 7:04 pm

Esperienza mistica dell'autoctonia - Heimat
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =103&t=321

Edentetà e tera mare o màrea/matria -espariensa mestega de l’aotoctonia-
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... kzZWM/edit

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MUTTER ERDE

È universalmente diffusa la credenza che gli uomini sono partoriti dalla terra; basta sfogliare alcuni libri scritti su questo argomento, per esempio "Mutter Erde" di Dieterich, oppure "Kind und Erde" di Nyberg. (11)
In numerose lingue l'uomo è chiamato «nato dalla terra» (canzoni russe, miti dei Lapponi e degli Estoni, eccetera). (12)
Si ritiene che i bimbi «vengano» dal fondo della terra, delle caverne, delle grotte, delle crepe, ma anche delle paludi, delle sorgenti, dei fiumi.
otto forma di leggenda, di superstizione o semplicemente di metafora, credenze simili sopravvivono ancora in Europa.
Ogni regione, e quasi ogni città e villaggio, conosce una roccia o una fonte che «porta» i bimbi: sono i "Kinderbrunnen", i "Kinderteiche", le "Bubenquellen". (13)
Guardiamoci dal credere che queste superstizioni o queste metafore siano soltanto spiegazioni per bimbi.


La realtà è più complessa.

Anche negli europei di oggi sopravvive il sentimento oscuro di una solidarietà mistica con la terra natale, da non confondere con il sentimento profano d'amore per la patria o per la provincia, né con l'ammirazione per il paesaggio familiare o con la venerazione per gli antenati sepolti da generazioni attorno alle chiese dei villaggi.

È ben altro: è l'esperienza mistica dell'autoctonia, il sentimento profondo di essere emersi dal suolo, di essere stati generati dalla terra allo stesso modo in cui la terra ha dato origine, con una fecondità inesauribile, a rocce, fiumi, alberi, fiori.
Proprio in questo senso si deve comprendere l'autoctonia: il sentirsi XENTE DEL LOGO O POSTO, un sentimento di struttura cosmica che supera di molto la solidarietà familiare e ancestrale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Sixara » lun gen 06, 2014 8:30 pm

Berto ha scritto:il sentirsi XENTE DEL LOGO O POSTO, un sentimento di struttura cosmica che supera di molto la solidarietà familiare e ancestrale.


Còs è ca vòe dire exatamente? El sentirse zente del logo o posto... anca senza l apartenenza a la fameja. No' capìso bèn.
Prima vièn el posto e dopo la fameja?
E ke posto? la caxa indoe ca te sì nato penso, le prime imajni ca te se gà inpreso so la mente putìna..
Ultima modifica di Sixara il lun gen 06, 2014 8:36 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » lun gen 06, 2014 8:33 pm

Sixara lexate le paxene de Eliade e te catarè la resposta.

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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Sixara » lun gen 06, 2014 8:52 pm

Lèto. :?
Si,a lo capìso ma a on livelo teorico, nò pratico. Vojo dire : come fàlo uno ca nàse par ex. fòra da la tèra ca saria la soa ( par fameja, avi, cultura..) a riconosare la so vera màre? E cuala xela? Cuea da indoe ca vièn la so fameja o cuea indoe ke l è nato?
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » lun gen 06, 2014 8:56 pm

El sentimento lè par la tera endoe ke te si nato e cresesto ... senpre ke no te sipi nato mal, a toki, storto o no li te gapie malcunà e maltratà.
Lè el ligo par el toketo de spasio coxmego (o vanexa coxmega) de la to vida, endoe ke xe vegnesta su (o ke ga xermojà) e ke se xviloupa la vita, la to vita de omo ognolo e de la to comounedà familare, tribal e nasional (nasion come coela veneta e xvisara e no come coela taliana ke no la existe-no la ghè a parte coela falba de la tivi e de la retorega scolastega)... par i migranti sto sentimento lè par la tera da endoe ke li xe vegnesti, par so fioli lè par la nova tera endoe ke li pari li xe migrà e endoe ke luri li se ga catà a nasare.
Li migranti de na serta età li vol tuti o coaxi tuti, tornar ente la so tera par morir ben e en paxe co l'ogneverso.

No xe l'edeoloja, la retorega, le statue, le cante enpostà, li nomi de le strade, le poexie e la narativa scolastega e l'enpoxision statal ke fa na vera nasion.
No xe on presidente kel parla a la tivi ke fa na nasion.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Sixara » lun gen 06, 2014 9:28 pm

Berto ha scritto:par i migranti sto sentimento lè par la tera da endoe ke li xe vegnesti, par so fioli lè par la nova tera endoe ke li pari li xe migrà e endoe ke luri li se ga catà a nasare.

Pensa ke conflìto poaréti.
Si. E se uno propio parké l è nato 'storto' nol lo gà sto sentimento? se no i ghe lo gà insegnà? ti te si fortunà, magari, ke te ghè vù dei jenitori ke te gà traxmeso el tacamento pa la to tèra ( mi anca ma par altre vie) ma i altri? a ghe toca de vardarse el presidente a la tivi..
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » mar gen 07, 2014 10:27 am

Si, sta kive no la xe la me Pàrea (o Patria), mi par sto oror no go gnaon tacamento, gnaon bon sentimento, ansi no vedo lora de distacarme dal tuto, de drento a me so xa distacà da on bel toco, basta lomè ke me distake par fora co l'endependensa de la me tera veneta :

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... talega.jpg

Mi no moraria mai par sto oror, saria on sagreilejo!

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Guai a criticare lo Stato italiano, ti becchi una multa per vilipendio

http://www.lindipendenza.com/guai-a-cri ... vilipendio

di CLAUDIO FRANCO

Nella cronaca dell’estate scorsa, ha avuto vasta eco il caso di quell’autista che, per un “Italia di m…” di troppo, è stato punito dalla Cassazione, per“vilipendio alla nazione italiana”, con una multa di ben 1000 euro. Ebbene, senza una recente riforma del codice penale (la legge 85/2006), la cui paternità va riconosciuta alla Lega Nord, il malcapitato sarebbe potuto finire in carcere per ben 3 anni! A venir modificati sono stati i cosiddetti “reati di opinione”: di questi occorre brevemente trattare, per poterne capire il senso all’interno del nostro ordinamento.

I reati di opinione sono una serie di delitti che si concretizzano in una manifestazione di pensiero non tutelata dall’art.21 della Costituzione e non necessariamente contraria al buon costume (l’unico limite che l’art.21 prevede espressamente). Sono fattispecie riguardanti soprattutto i“delitti contro la personalità dello Stato”, oltre che condotte offensive delle persone sulla base di razza, religione, orientamento sessuale, ecc… Per quanto riguarda il primo tipo di delitti (quelli che qui ci interessano), la loro presenza nell’attuale ordinamento è figlia della concezione fascista dello Stato, per la quale il fine ultimo della società è il bene supremo di questo, che diventa il soggetto delle maggiori tutele in campo penale, e non solo, a scapito degli individui e dei loro diritti. Ove a tale concezione si unisca un’istanza di tipo nazionalista, l’associazione Stato-Nazione fa sì che i caratteri, i simboli di quest’ultima possano essere difesi dalla forza coercitiva statale. Questa visione della realtà è stata quindi infusa nel Codice Rocco del 1930 che, come tale, presenta molteplici norme (che prevedono pene molto severe) contro atti (anche violenti) e, più importante, manifestazioni di pensiero che danneggino lo Stato nazionale e le sue cariche, nonché l’onore e il prestigio di questi.

Coll’entrata in vigore della Costituzione, e il conseguente ribaltamento di valori (per cui la persona umana diventa il centro dell’ordinamento), almeno queste norme del Codice Rocco non sarebbero dovute permanere nel sistema. Solo la Corte Costituzionale è intervenuta in rari casi per…

CONTINUA A LEGGERE QUI
Reati di opinione: perché si può criticare lo Stato italiano

http://www.dirittodivoto.org/dblog/arti ... ticolo=369

Di Claudio Franco (del 07/01/2014 @ 00:01:41, in Statalismo, linkato 86 volte)
Nella cronaca dell’estate scorsa, ha avuto vasta eco il caso di quell’autista che, per un “Italia di m…” di troppo, è stato punito dalla Cassazione, per “vilipendio alla nazione italiana”, con una multa di ben 1000 euro. Ebbene, senza una recente riforma del codice penale (la legge 85/2006), la cui paternità va riconosciuta alla Lega Nord, il malcapitato sarebbe potuto finire in carcere per ben 3 anni! A venir modificati sono stati i cosiddetti “reati di opinione”: di questi occorre brevemente trattare, per poterne capire il senso all’interno del nostro ordinamento.

I reati di opinione sono una serie di delitti che si concretizzano in una manifestazione di pensiero non tutelata dall’art.21 della Costituzione e non necessariamente contraria al buon costume (l’unico limite che l’art.21 prevede espressamente). Sono fattispecie riguardanti soprattutto i “delitti contro la personalità dello Stato”, oltre che condotte offensive delle persone sulla base di razza, religione, orientamento sessuale, ecc… Per quanto riguarda il primo tipo di delitti (quelli che qui ci interessano), la loro presenza nell’attuale ordinamento è figlia della concezione fascista dello Stato, per la quale il fine ultimo della società è il bene supremo di questo, che diventa il soggetto delle maggiori tutele in campo penale, e non solo, a scapito degli individui e dei loro diritti. Ove a tale concezione si unisca un’istanza di tipo nazionalista, l’associazione Stato-Nazione fa sì che i caratteri, i simboli di quest’ultima possano essere difesi dalla forza coercitiva statale. Questa visione della realtà è stata quindi infusa nel Codice Rocco del 1930 che, come tale, presenta molteplici norme (che prevedono pene molto severe) contro atti (anche violenti) e, più importante, manifestazioni di pensiero che danneggino lo Stato nazionale e le sue cariche, nonché l’onore e il prestigio di questi.

Coll’entrata in vigore della Costituzione, e il conseguente ribaltamento di valori (per cui la persona umana diventa il centro dell’ordinamento), almeno queste norme del Codice Rocco non sarebbero dovute permanere nel sistema. Solo la Corte Costituzionale è intervenuta in rari casi per espungerne alcune, come l’art.271 sulle “associazioni antinazionali”- la cui attività provochi la distruzione o il deperimento del sentimento nazionale -, mentre la politica si è perlopiù astenuta dal modificare la normativa in esame, la quale, per più di cinquant’anni, ha continuato a produrre danni nei confronti dei cittadini e della loro libertà di espressione (si ricordi ad esempio il processo alle “camicie verdi”, nel quale uno dei capi di imputazione era proprio il “deperimento del sentimento nazionale”…).

La riforma del 2006 ha messo infine una pezza, pur insufficiente, ad una tale grave mancanza delle classi politiche repubblicane, con l’eliminazione di alcuni reati, come quelli sull’attività o sulla propaganda “antinazionali” oppure la “lesa prerogativa dell’irresponsabilità del Presidente della Repubblica” – il che significa che il Capo dello Stato non poteva essere criticato per l’operato di un Governo (qualcosa ora impensabile, specialmente considerando il grado di presenza politica di Napolitano nelle ultime due Legislature) -, nonché la depenalizzazione di molte altre fattispecie, per cui si è passati da previsioni di mesi o anni di carcere a multe di alcune migliaia di Euro. Così, ad esempio, i vari casi di “vilipendio” della Repubblica, della nazione italiana, delle più alte Istituzioni dello Stato e della bandiera (italiana o straniera) sono puniti non più con la reclusione fino a 3 anni, bensì con una multa che può arrivare a 5000 euro. Una fondamentale modifica si ritrova poi nel dettato di alcuni articoli, più che nelle specificazioni sulle pene. Esemplare è l’art.241 “Attentati contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato”: oggi sono puniti solo gli “atti violenti diretti e idonei” (nel gergo giuridico, si tratta di una forte restrizione della discrezionalità del giudice) a danneggiare l’unità “nazionale”. Precedentemente, però, veniva utilizzata la dizione “fatti diretti a”: il pericolo dovuto alla vaghezza di queste parole era che ogni azione, anche non violenta, e non necessariamente idonea a conseguire l’obiettivo dell’indipendenza, avrebbe potuto essere oggetto di processo e di sanzione, a discapito dei diritti costituzionalmente riconosciuti della libertà di espressione e di associazione. Il che naturalmente non poteva e non può essere accettato.

La legge 85/2006 ha ammodernato, purtroppo solo in parte, un codice penale emanazione di un’ideologia superata dalla storia e dall’uomo. Questo non deve farci abbassare la guardia. Il caso di cronaca ricordato in precedenza dimostra che sono ancora troppe le ingiustizie commesse in nome dello Stato. Per questo il miglioramento della disciplina appena visto non può considerarsi un punto di arrivo: uno Stato civile deve poter essere criticato in piena libertà, anche con metodi aspri (purché naturalmente non violenti), poiché è diritto di tutti e di ognuno esprimere le proprie opinioni senza alcuna limitazione (soprattutto se serve solo a tutelare un Ente - come può dirsi “offeso” l’onore, o meglio, si può parlare di onore per un’asettica struttura amministrativa?). Sulla scia di questo pensiero non può non venire alla mente il primo emendamento della Costituzione Americana, un capostipite della difesa della libertà di espressione. Come se fosse scolpito nella pietra, “il Congresso non potrà porre in essere leggi per limitare la libertà di parola dei cittadini”. Una statuizione ferma, salda, non inquinata da specificazioni successive. Tanto salda da permettere che la bandiera statunitense possa essere bruciata, in nome della libertà di esprimere il proprio pensiero. Un punto di arrivo (e subito di ripartenza verso libertà sempre maggiori) può essere questo. Ognuno deve poter esprimere le proprie idee nei modi più vari possibili, fossero anche delle emerite sciocchezze oppure delle provocazioni. Insomma, liberamente.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Sixara » mer gen 08, 2014 5:55 pm

Berto ha scritto:Mi no moraria mai par sto oror, saria on sagreilejo!


Ghe mancaria altro.
Nisùn mòre pì pa la so Patria ( cuea ke l considera tale). Cuei monumenti lì i è stà i oltimi. Basta, no i ne frega pì i fiòi pa mandarli morire par la patria.. no i ghe prova gnanca.
No' se gà da morire pa la 'patria', nisùna patria, se ga da vivare pa farghe onore.
Te digo na roba : se la Patria la fùse stà davero na Màtria .. col caparo ke i avarìa mandà so fioli a morire. ;)
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » gio gen 09, 2014 7:59 am

No no Sixara
mi par la me Pàrea (Patria) vera, se fose el caxo a moraria e la Talia no la xe la me Paria vera, kel diavolo el se la toga!

Ençeveltà tałega, straji, połedega, caste, corusion
http://www.filarveneto.eu/forum/viewforum.php?f=22


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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » lun gen 13, 2014 12:26 pm

???

Per un Veneto indipendente senza nostalgie nazionaliste

http://www.lindipendenza.com/per-un-ven ... zionaliste

di MARCO PINETTI

“Veneto è chi il Veneto fa” è un breve e agile pamphlet scritto da Luca Schenato, giovane veronese residente in Svizzera, indipendentista e libertarian. Il libro si presenta come un divertente ma dotto manuale di conversazione per le situazioni in cui noi indipendentisti ci troviamo ad affrontare gli oppositori alla nostra visione. Vengono confutate tutte le più frequenti tesi contro l’indipendenza, dalla sua presunta illegalità fino alle accuse di razzismo e nazionalismo.

Schenato racconta in prima persona il proprio percorso di conversione dai risorgimentalisti banchi di scuola fino alla consapevolezza del proprio essere veneto, dando un tocco di colore con alcuni gustosi aneddoti.

Non mancano precisi riferimenti giuridici, storici e addirittura linguistici: un intero capitolo è dedicato all’argomento lingua veneta. Proprio da qui comincia a trasparire chiaramente la visione indipendentista di Schenato, molto lontana da nostalgie nazionaliste e dal culto del passato e proiettata invece al futuro, all’integrazione con gli altri popoli del mondo e alla libertà. Così risponde l’autore a chi sostiene che il veneto sia una lingua morta: “lasciamolo libero di evolversi, di essere parlato e scritto, di essere usato e se avrà carattere, meriterà di essere parlato e di vivere”.

Proseguendo la lettura, questa visione diventa via via più evidente, e costituisce uno dei tratti più interessanti del libro per chi è già un convinto indipendentista. Gli ottimi princìpi del passato veneto non devono essere venerati come reliquie, ma…

CONTINUA A LEGGERE QUI

http://www.indipendenzaveneta.com/asset ... o%20fa.pdf

Comenti===============================================================================================================================


Paolo
13 Gennaio 2014 at 9:00 am #
Se cliccate per continuare all’interno dell’articolo la laettura dello stesso(http://www.dirittodivoto.org/dblog/arti ... ticolo=375) avrete la possibilità di leggere il libro. Non è lunghissimo, fatelo. Però spero che il Veneto decida di puntare di più su cultura, formazione, Università e tecnologia, un po come fa l’Austria e la Germania.

Emilia2
13 Gennaio 2014 at 7:25 am #
Se i Veneti vogliono veramente fare uno Stato indipendente veneto vuol dire che sono nazionalisti.

Gino
13 Gennaio 2014 at 5:16 am #
Un meridionale, un africano, un asiatico non potranno mai essere veneti, quindi il “veneto è chi veneto fa” non sta in piedi.
Veneto è chi è nato in terra veneta da antenati veneti.

PierV
12 Gennaio 2014 at 10:48 pm #
i veneti sono gente concreta che si adatta, purtroppo si sono adattati anche a questo stato che li ha usurpati , sfruttati, colonizzati per quasi 150 anni.
Ora è il momento della riscossa, ne sono ogni giorno sempre più consapevoli e molti si stanno svegliando.
L’indole concreta, tenace, creativa e flessibile allo stesso tempo, non può che essere una molla pronta a sprigionare tutta la sua energia vitale una volta che viene liberata, ossia raggiunta l’indipendenza, sarà protesa verso il futuro svincolandosi dal cappio romano.
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