Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitismo

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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:43 am

Il falso lavoro è un furto legalizzato di stato, nuovo parassitismo e oppressione
viewtopic.php?f=94&t=2525

Il finto lavoro è un furto o un'estorsione, a volte può essere una rapina a mano armata, la mano dello stato e del fisco.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:44 am

I venditori dei parcheggi incontrano i capigruppo: "Soddisfatti per essere stati ascoltati"
13 marzo 2017 10

http://www.pisatoday.it/cronaca/vendito ... unale.html


Soddisfatti i rappresentanti di Africa Insieme e Progetto Rebeldìa per l'incontro che si è svolto lo scorso 10 marzo tra una rappresentanza di venditori ambulanti, in gran parte senegalesi, e la Conferenza dei capigruppo in Consiglio Comunale.

"L’incontro si è svolto, su proposta degli stessi venditori, per provare da un lato a raccontare nella sua complessità la situazione che ogni giorno troviamo nelle strade di Pisa e nei parcheggi, sia centrali che periferici; dall’altro lato per individuare, con il dialogo e non con 'raid' e operazioni poliziesche, possibili soluzioni che tengano conto anche delle istanze di questa componente lavoratrice della città - affermano Rebeldìa e Africa Insieme - i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici hanno raccontato le storie di vita di una parte non piccola della popolazione, non solo migrante: storie di tanti uomini e donne che fanno i conti con la crisi, dopo aver lavorato per decenni sul territorio, dopo licenziamenti più o meno improvvisi dovuti alla chiusura dei principali siti industriali della provincia, e dopo una ricerca estenuante di un nuovo lavoro, necessario anche per rinnovare il permesso di soggiorno. Al fine la scelta: l’apertura di una partita IVA, la richiesta di una licenza per il commercio itinerante, e la vendita come soluzione dignitosa all’indigenza e all’emarginazione. Tutto questo, senza nascondere criticità e problemi, di cui è giusto discutere e che è giusto evidenziare".

"I venditori ambulanti si sono rivelati portatori di una problematica 'trasversale', che cioè non riguarda soltanto i senegalesi, gli africani o i migranti in generale - proseguono le due associazioni - chi vende piccoli oggetti nelle strade o nei parcheggi, infatti, è un lavoratore colpito dalla crisi, prima che un cittadino straniero: la sua condizione sociale lo accomuna a tutti coloro, italiani e migranti che siano, che hanno perso il lavoro, e che cercano di vivere dignitosamente e onestamente".

Poi la soddisfazione per l'esito del tavolo. "L’incontro con i capigruppo del Consiglio Comunale era interlocutorio, finalizzato ad avviare un dialogo, e non aveva compiti decisionali - sottolineano ancora Africa Insieme e Progetto Rebeldìa - eppure dobbiamo constatare con soddisfazione l’apertura di un primo momento di ascolto reciproco e una disponibilità al confronto da parte delle forze politiche cittadine. Ci auguriamo - concludono - che le istanze avanzate dai venditori possano trovare quello spazio di discussione che è stato annunciato: è necessario trovare soluzioni diverse a quelle delle 'retate', tanto spettacolari quanto inutili, nei luoghi di lavoro di chi cerca semplicemente la dignità della propria esistenza".
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:45 am

Emma Bonino alla convention del Lingotto: “Senza i figli degli immigrati avremmo 35mila classi in meno e 78mila insegnanti senza lavoro”
Emma Bonino bacchetta il Pd sugli immigrati: “Abbiate più coraggio”
2017/03/11

http://www.targatocn.it/2017/03/11/mobi ... si-in.html

“Senza i figli degli immigrati avremmo 35mila classi in meno e 78mila insegnanti senza lavoro.
Dobbiamo avere il coraggio di dire questo, forte e chiaro”.

Lo ha detto Emma Bonino, una delle ospiti più applaudite alla convention del Lingotto organizzata da Matteo Renzi.

La Bonino, nel suo intervento dal palco di sabato mattina, ha affrontato quello che è uno dei nodi cruciali della nostra epoca: l’immigrazione.

“Non applauditemi adesso, che magari quello che vi dico non vi piacerà”, ha esordito ironica. “Sono sempre stata molto critica con la direzione del partito”, ha aggiunto, spiegando che sui temi “dei diritti civili e dei diritti umani non c’è mai stato un minimo di interesse”.

“Abbiate più coraggio – ha proseguito Bonino - se c’è un tema dove i nostri interessi coincidono con i valori è il tema dell’immigrazione e dell’Europa. Noi sentiamo falsità da mattina a sera, che ci vengono propinate”.

“Ma la verità – ha ribadito – è che l’immigrazione, ordinata, è nel nostro interesse. I sei milioni di immigrati nel nostro paese, ecco, noi di loro abbiamo bisogno. Troviamo il coraggio di dirlo. Producono l’8 percento del Pil, sono contribuenti netti, nel 2014 hanno pagato le pensioni di 640mila italiani e hanno anche inventato delle imprese scoprendo delle nicchie che gli italiani non volevano aprire”.

“Siamo un continente vecchio – ha concluso - che invecchia sempre di più, siamo il più ricco e anche in declino democratico. A 300 chilometri c’è un’esplosione demografica. Dobbiamo imparare a tenerne conto, dell’Africa”.


Alberto pento
Questa è una demente criminale, importare gente per far lavorare gli statali a spese dei non statali e contro i Diritti Umani dei nativi italico-europei, dei disoccupati, dei poveri, dei giovani, delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese che si ritrovano sempre più poveri, con sempre maggiori difficoltà, sempre soffocati dalle tasse, impediti a trovare un lavoro a metter su casa-famiglia e a fare figli, a fare impresa e a produrre benessere per tutti. Questa è una povera deficente.

Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari e sugli immigrati clandestini
viewtopic.php?f=194&t=2460


Marco Pannella rincara contro Emma Bonino: "Le assenze? Io ho due tumori, lei ne ha uno..."
29 Luglio 2015

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... onino.html

La querelle tra Marco Pannella ed Emma Bonino continua, senza esclusione di colpi. Dopo la replica dell'ex ministro, torna a parlare Pannella. Al Corriere della Sera risponde sui 2.500 che la Bonino ha affermato di versare mensilmente: "Innanzitutto vorrei vedere per quanti mesi li ha versati. E poi, dipende da quanto uno prende al mese. Ci sono le pensioni, Emma ha anche quella di commissario europeo, immagino... Io vado in giro a piedi o in tassì, non ho auto nera o blu. Emma? Immagino che abbia l'auto nera o blu, com'è giusto". E ancora, Pannella rincara: "Noi qua - indica la sede del Partito radicale - stiamo per chiudere. Le risulta che la Bonino stia facendo qualcosa per evitarlo?". Parole al vetriolo, quelle dello storico leader, che non risparmia nemmeno una stoccata sulla malattia di Emma. Quando gli si chiede se dietro le "assenze" della Bonino che lui contesta ci possa essere la malattia, lui risponde così: "Io ho due tumori, lei ne ha uno. Ho parlato coi suoi medici e posso dire che lei non ha motivo per essere allarmata. Poi, se si parla di psichiatria...". L'amore tra Emma e Giacinto è finito, definitivamente.

I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo ?
viewtopic.php?f=22&t=1734
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:45 am

Fermate Minniti: far lavorare i richiedenti asilo è una trappola
17 gennaio 2017

https://infosannio.wordpress.com/2017/0 ... a-trappola

(Mario Giordano per La Verità) – Anziché farli bighellonare… Lo so che cosa state pensando: l’ idea che gli immigrati lavorino, anziché ciondolare per le vie delle città, ha una certa presa. E a prima vista sembra di buon senso.

Così quando il ministro dell’ Interno, Marco Minniti, annuncia un pacchetto immigrazione (dovrebbe andare domani in Consiglio dei ministri) in cui si prevede l’ obbligo, per chi presenta domanda d’ asilo, di svolgere qualche lavoretto socialmente utile o di fare uno stage in azienda, d’ istinto verrebbe da applaudire. È preferibile che senegalesi e nigeriani taglino gli alberi del parco, anziché starci stravaccati sotto, no? E se proprio devono andare davanti a una scuola che almeno lo facciano per ridipingere la cancellata: sempre meglio che farlo per spacciare hashish.

Apparentemente non fa una piega. E invece, dietro questa presunta banalità, si nasconde un’ altra minaccia per gli italiani. È evidente, infatti, che se gli alberi al parco li tagliano gli immigrati (gratis), non li taglieranno più i giardinieri che lo facevano prima (regolarmente pagati).

E se un richiedente asilo diventa cantoniere o imbianchino o archivista o operaio, vuol dire che ci sarà bisogno di un cantoniere in meno, di un imbianchino in meno, di un archivista in meno, di un operaio in meno. In pratica: per ogni senegalese o nigeriano che occupa un posto, ci sarà un piccolo artigiano che lo perderà, un precario che resterà a casa, una famiglia che non saprà come campare.

Dove andranno a mangiare tutti costoro? A casa del ministro Minniti? Nei giorni scorsi La Verità ha svelato alcuni dati già di per sé preoccupanti: gli stranieri regolarmente residenti in Italia hanno una percentuale di occupazione superiore a quella degli italiani. E anche il bonus povertà ha aiutato il 32 per cento delle famiglie immigrate contro il 21 per cento di quelle del nostro Paese. Bel risultato, no? Vogliamo replicarlo anche con tutti coloro che sono appena arrivati in Italia (e dunque senza regolare permesso)?

A me non sembra una bella idea: con oltre 3 milioni di italiani senza lavoro, 14 milioni di inattivi, un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 40 per cento, noi prendiamo tutti quelli che scendono dai barconi e li accompagniamo direttamente dentro un’azienda? O li trasformiamo in dipendenti del Comune?

E poi che facciamo? Li lasciamo lì, a lavorare, finché non abbiamo provveduto a regolarizzare la posizione di tutti loro? Che ne dite? Del resto è evidente il trucchetto: chi potrà allontanare dal Paese uno di quei signori che ha accudito l’aiuola della piazza o che ha verniciato la staccionata della scuola? Ma il nostro problema, oggi, non è trovare un’occupazione ai richiedenti asilo che altrimenti si annoiano o fanno danni.

Il nostro problema è trovare un’occupazione agli italiani che da generazioni pagano le tasse e poi si trovano per strada con le pezze al culo, per dirlo con un eufemismo. E dunque: a voi sembra logico che noi stiamo pagando le tasse (e tante) per mantenere al modico prezzo di 35 euro al giorno persone che poi tolgono lavoro ai nostri figli, ai nostri cugini, ai nostri amici? Non è un circolo perverso? Lo Stato dà i soldi ai profughi, ma affama i sindaci. I sindaci, senza soldi, sono ben contenti di trovare manodopera gratis, anche con una buona giustificazione («Così li togliamo dalla strada»).

Ma alla fine chi paga il conto? Ovvio: i lavoratori. Quelli che hanno sempre potato le piante, riparato le strade, verniciato le ringhiere. E che lo fanno sempre meno. Per la crisi, s’intende. Ma anche per la concorrenza sleale di chi può lavorare gratis perché mantenuto, a 35 euro al giorno, con le tasse di chi perde il lavoro. A ben pensarci, lungi dall’essere innocente, l’idea di dare un lavoro agli immigrati è la quintessenza del pericolo che stiamo correndo: quella del remplacement , cioè della sostituzione di popoli. Lo abbiamo raccontato molte volte: qual è il vero fine nascosto di quest’invasione organizzata dell’Europa?

Quello di sostituire manodopera pagata con manodopera sottopagata, lavoratori che rivendicano diritti minimi con lavoratori senza diritti. Finora il meccanismo è stato applicato in modo diffuso alla manovalanza clandestina, adesso si vuole legalizzare la pratica, estendendola all’area grigia dei richiedenti asilo. Lo scopo è lo stesso: creare una massa di persone che lavorino per nulla o quasi, costringendo così gli italiani ad adeguarsi o a espatriare.

Lo vedete: quanti rischi si nascondono dietro un provvedimento a prima vista di buon senso? Tutto perché non si ha il coraggio di dire la verità fino in fondo. E cioè che è vero che vedere bighellonare gli immigrati per le strade è fastidioso, è vero che vederli sui muretti con l’iPhone in mano e la birra nell’altro è insopportabile, è vero che vederli stravaccati nei parchi a non far nulla da mattina a sera è irritante, ma l’alternativa a tutto questo ciondolare non può essere un posto di lavoro a casa nostra. Può essere solo una barchetta che li riporti a casa loro. Dove potranno fare tutti i lavori socialmente utili del mondo.
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:46 am

Lavori socialmente utili o di pubblica utilità
https://it.wikipedia.org/wiki/Lavori_socialmente_utili

I lavori socialmente utili (in acronimo LSU), in Italia, sono delle particolari figure di lavoratori che consentono la partecipazione ad iniziative di pubblica utilità limitate nel tempo per soggetti svantaggiati nel mercato del lavoro.
La categoria dei lavoratori di pubblica utilità (LPU) rientra in quella dei lavoratori socialmente utili (LSU).
Vennero introdotti all'inizio degli anni novanta del XX secolo con il Protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo del 23 luglio 1993, al fine di utilizzare i lavoratori espulsi dalle medie e grandi imprese ai quali veniva erogata la CIGS (Cassa integrazione guadagni straordinaria) dalle casse dello Stato (all'epoca, circa 850.000 lire mensili).[senza fonte] Si decise quindi, a fronte di quel costo sostenuto, di adibire tali lavoratori ad attività rivolte alla collettività (cosiddetti socialmente utili) presso i comuni di residenza, utilizzandone le professionalità e capacità lavorative.
Alcuni interventi legislativi susseguitisi a partire dagli anni '90 hanno discliplinato la materia con frammentazione, ricordiamo in tema la legge 19 luglio 1994, n. 451 e la legge 28 novembre 1996, n. 608. Una risistemazione organica dell'istituto si ebbe solo con il decreto legislativo 1º dicembre 1997, n. 468 (parte del pacchetto Treu). In seguito, i lavori socialmente utili sono stati estesi anche ai lavoratori in mobilità ed ai disoccupati di lunga durata.



Un monito, una preoccupazione, una paura che sta prendendo piede e che di certo non va sottovalutata
Sale la paura che i migranti possano sostituirsi ai lavoratori italiani. Ecco la nuova preoccupazione delle coop
Sonia Bedeschi - Mer, 30/09/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 77593.html

“Attenzione che i profughi non vengano impegnati per lavorare gratis dai Comuni in difficoltà di bilancio”. La Legacoop Emilia Romagna lancia il suo allarme sul tema degli immigrati richiedenti asilo e sulle loro “attività di volontariato” nei comuni emiliano romagnoli. “La mia per ora è solo una preoccupazione che poggia sulle difficoltà economiche che molti comuni hanno nel mantenere in vita dei servizi. E quindi la tentazione di poter continuare a svolgere delle attività utilizzando dei volontari, in questo caso i migranti, non è un aspetto da sottovalutare”, ha detto il numero uno regionale del settore sociale delle coop rosse, Alberto Alberani, in un’intervista rilasciata a Redattore Sociale.

Le sue parole arrivano a pochi giorni dalla firma di un protocollo tra Regione Emilia Romagna, Prefetto di Bologna, sindacati e altre realtà (tra cui la stessa Legacoop), che regola le attività che i profughi possono svolgere per dare un contributo a chi li ospita: per esempio pulire strade, curare parchi e giardini pubblici. Secondo il protocollo, ai profughi che accetteranno di svolgere queste attività in modo volontario, verranno garantiti, oltre all’assicurazione, percorsi di orientamento e formazione. Non uno stipendio. “La decisione di consentire ai migranti che sono in attesa di un permesso di svolgere dei lavori socialmente utili è una scelta nobile che si muove in un percorso d’integrazione”, ha spiegato Alberani. “Però, ho il timore che a lungo andare qualche comune possa sostituire il lavoro svolto delle cooperative sociali con quello dei volontari”.

Insomma anche le cooperative sociali tremano di fronte ai migranti volontari, impaurite dal fatto che proprio i nuovi arrivati, lavorando gratuitamente, possano sostituire i lavoratori italiani. Ci mancava anche questa: che i migranti rubino il lavoro ai lavoratori delle cooperative rosse. Risvolti inquietanti di una situazione ormai al collasso che vede gli italiani per strada e i migranti in situazioni più che dignitose. Ma se fino ad ora le cooperative, si sa, hanno fatto la cresta sull'accoglienza dei migranti, d'ora in avanti dovranno fare i conti con gli altri effetti dell'ondata migratoria.


Legacoop Emilia contro migranti “volontari”: “Timore che sostituiscano i nostri lavoratori”
Il dirigente Alberani in un'intervista a Redattore sociale ha espresso la sua preoccupazione in merito alle iniziative di numerosi comuni che hanno deciso di impegnare gli stranieri in occupazioni socialmente utili. E come esempio ha scelto San Lazzaro di Savena, con il cui sindaco è già in guerra per la decisione di bloccare il progetto immobiliare e per cui il dg delle coop a Bologna è indagato per minacce
di David Marceddu | 29 settembre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... ri/2078633

“Attenzione che i profughi non vengano impegnati per lavorare gratis dai Comuni in difficoltà di bilancio”. La Legacoop Emilia Romagna mette in guardia sul tema degli immigrati richiedenti asilo e sulle loro “attività di volontariato” nei comuni emiliano romagnoli. “La mia per ora è solo una preoccupazione che poggia sulle difficoltà economiche che molti comuni hanno nel mantenere in vita dei servizi. E quindi la tentazione di poter continuare a svolgere delle attività utilizzando dei volontari, in questo caso i migranti, non è un aspetto da sottovalutare”, ha detto il numero uno regionale del settore sociale delle coop rosse, Alberto Alberani, in un’intervista a Redattore sociale.

Le sue parole arrivano a pochi giorni dalla firma di un protocollo tra Regione Emilia Romagna, Prefetto di Bologna, sindacati e altre realtà (tra cui la stessa Legacoop), che regola le attività che i profughi possono svolgere per dare un contributo a chi li ospita: per esempio pulire strade, curare parchi e giardini pubblici. Secondo il protocollo, ai profughi che accetteranno di svolgere queste attività in modo volontario, verranno garantiti, oltre all’assicurazione, percorsi di orientamento e formazione. Non uno stipendio. “La decisione di consentire ai migranti che sono in attesa di un permesso di svolgere dei lavori socialmente utili è una scelta nobile che si muove in un percorso d’integrazione”, ha spiegato Alberani. “Però, ho il timore che a lungo andare qualche comune possa sostituire il lavoro svolto delle cooperative sociali con quello dei volontari”.

Il dirigente cooperativo con queste frasi ha però anche riaperto la ‘guerra’ tra la Legacoop Comune di San Lazzaro di Savena alle porte di Bologna. “Per esempio, il comune di San Lazzaro – si legge nell’intervista – ha chiesto ai migranti che ospita di svolgere come attività di volontariato il lavoro di pulizia dei muri della città. La stessa operazione a Bologna la fanno i lavoratori della cooperativa sociale Fare Mondi. Non dico che domani saranno sostituiti, però potrebbe accadere”.

Pochi giorni fa era scoppiato il caso della cosiddetta Colata di Idice: il sindaco Pd Isabella Conti aveva denunciato ai Carabinieri presunte pressioni subite dopo avere deciso di bloccare la costruzione di un nuovo quartiere in cui avrebbero dovuto lavorare anche alcune coop rosse. E ora una causa tra i costruttori e l’amministrazione è pendente al Tar, mentre la Procura di Bologna per la vicenda delle presunte minacce ha indagato tra gli altri il direttore generale di Legacoop Bologna Simone Gamberini.

Subito è arrivata la replica del vicesindaco Claudia D’Eramo, che implicitamente lega le parole di Alberani proprio alle vicende della Colata: “È evidente una sorta di rivalsa rispetto all’immagine offuscata in questi giorni della Legacoop proprio da San Lazzaro, anche perché dei vari Comuni apripista (Budrio, Sasso Marconi e San Lazzaro) Alberani ‘bacchetta’ solo San Lazzaro. Inelegante e inefficace”. Poi la vice di Isabella Conti, in un lungo sfogo su Facebook prosegue: “Legacoop solleva il problema perché i ragazzi sono neri? – scrive D’Eramo – Un cittadino virtuoso è tale solo se strutturato e sanlazzarese da dieci generazioni? O anche chi temporaneamente abita la nostra città può avere il desiderio di contribuire e la dignità di essere riconosciuto, non solo in quanto rifugiato, ma anche in quanto cittadino attivo? Colgo in questa distinzione una sottile ma pericolosa forma di razzismo”.

Dopo queste parole è arrivata la controreplica delle coop rosse: “Non c’è nessuna guerra di Legacoop e delle cooperative sociali contro i profughi; anzi, quello che è stato detto è anche a loro tutela”, ha spiegato il segretario regionale Giovanni Monti in una nota. “Alberani – prosegue Monti – ha espresso una preoccupazione che condivido: quella che i profughi non vengano impegnati da Comuni in difficoltà di bilancio sostituendo chi presta regolarmente servizi. Che così non debba essere è scritto a chiare lettere nell’accordo firmato in Regione (quello del 23 settembre, ndr) anche con il contributo (e la firma) delle cooperative sociali, dello stesso Alberani e del Forum del Terzo Settore”.
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:52 am

I disoccupati e i nuovi disoccupati migranti clandestini invasori non creano lavoro, non producono ricchezza, PIL, benessere e non pagano le pensioni, sono solo consumatori parassitari di risorse.

viewtopic.php?f=194&t=1800
https://www.facebook.com/groups/altridi ... 4596633885

I disoccupati non aumentano il PIL e non pagano le pensioni ai pensionati
È chiaramente una menzogna quello che raccontano certi fanfaroni che questi "migranti irregolari e nuovi disoccupati" possano contribuire con la loro disoccupazione ad aumentare il PIL e a pagare le pensioni dei pensionati.

Povertà, poartà/povartà e mexeria venete
viewtopic.php?f=161&t=2444

Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari e sugli immigrati clandestini
viewtopic.php?f=194&t=2460
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 11:13 am

Un'altro fanfarone: l'Andrea Orlando comunista

Debellare in tre anni la povertà assoluta in Italia. Un Reddito di inclusione destinato a tutte le famiglie che vivono in quella condizione che si chiama povertà assoluta. Il primo passo fondamentale è portarli fuori da quella linea d’ombra e quindi dare concretamente a ogni famiglia e ogni mese la somma che serve a uscire fuori dalla soglia di povertà. È la somma che manca per far si che quella famiglia possa rimettersi in cammino. È una somma che quindi sarà diversa a seconda della situazione di partenza, secondo quanto proposto dall'Alleanza conte la povertà. Per una famiglia di tre persone potrebbe essere in media di 800 euro. La delega approvata in Senato è stato un primo passo. Ma serve uno sforzo maggiore. Noi proponiamo di affrontare il tema delle coperture con un piano di tre anni. E questo è solo il primo passo. Perché la povertà non si combatte solo con un assegno. È fondamentale il tessuto connettivo dell'inclusione.
Perché la povertà è isolamento. Spesso è invisibilità. Allora ecco che accanto a questo reddito di inclusione deve partire una robusta offerta di servizi sociali e educativi un percorso di riqualificazione e reinserimento, fatto di servizi, di formazione professionale, di istruzione per i figli, di salute.
Facciamolo, non è solo giusto, serve all'Italia.

Alberto Pento
Ridurre le imposte ai lavoratori e alle imprese; ridurre i privilegi e i parassitismi di casta e corporativi; ridurre l'inefficenza e l'improduttività; ridurre la corruzione; aumentare la responsabilità e il merito; tagliare le mani ai ladri e alle mafie; basta invasione di migranti clandestinti e rifugianti. Bisogna lasciare libera la gente, i cittadini di crearsi e creare lavoro, reddito e benessere per se stessi, la loro famiglia e indirettamente per tutti. Lo stato dovrebbe solo regolamentare e controllare e farsi controllare dai cittadini.
Questi sono della stessa famiglia di quelli che dicono che lo stato stampando in proprio e a suo piacimento la moneta crerebbe ricchezza dal nulla come manna dal cielo, risolvendo d'incanto i problemi del debito, del lavoro, della povertà.


La proprietà non è un furto e un male ma un bene prezioso e rubare non è un bene ma un male.
viewtopic.php?f=141&t=2495
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 11:21 am

TRIESTE – IL COMUNE CERCA INQUILINI “TUTTO FARE”, GLI ARTIGIANI BOCCIANO IL PROGETTO. BERTOLI (FI) “CONCORRENZA SLEALE ALLE IMPRESE”
FEDERICA BOSCO
ottobre 07, 2015

http://newsitalialive.it/trieste-il-com ... le-imprese

TRIESTE – Grazie ad un fondo regionale, il comune di Trieste ha dato il via libera al primo progetto di auto recupero edilizio a fini abitativi nello stabile di via Piero della Francesca 4. Il progetto prevede l’assegnazione di alloggi a cittadini che, organizzandosi in cooperative di edilizia sociale, provvederanno al recupero degli immobili con lavori di piccola ristrutturazione, mentre gli interventi strutturali saranno affidati a ditte estere.
“Un intento nobile – esordisce Everest Bertoli, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale – se non fosse che questo va a mettere in difficoltà le tante piccole imprese di artigianato che vivono sul territorio che, già segnate dalla crisi e dalle innumerevoli tasse a cui devono far fronte, si troveranno in questo modo defraudati inevitabilmente di una fetta di mercato.
Se il comune quindi si mette anche a fare concorrenza agli artigiani locali che non potranno mai essere competitivi viste le innumerevoli tasse e contributi che devono pagare, è inevitabile che il settore verrà messo in ginocchio. Sono allibito – prosegue Bertoli – e non c’è da meravigliarsi quindi se imperversa tra i professionisti del settore un sentimento di disagio nei confronti nel mondo politico nazionale e locale che dopo aver trasformato artigiani e piccole e medie imprese in un vero e proprio bancomat dei Comuni da cui attingono attraverso TASI, IMU, TARI, COSAP etc, invece di destinare le risorse all’economia locale per incentivare la produttività, mettono in concorrenza l’amministrazione comunale con gli artigiani realizzando le cooperative edilizie di abitazione”.
“L’impiego degli “auto recuperanti” consentirà un sensibile abbattimento dei costi, ma genererà nuovi gravi problemi che Confartigianato ha evidenziato e per i quali si è decisamente schierato contro il progetto di auto-recupero edilizio promosso dal comune. “Una presa di posizione molto dura da parte dell’associazione artigiani a cui noi ci affianchiamo – aggiunge Bertoli – perché se passa questo principio tra un anno forse recupereremo 20 alloggi ma di sicuro 10 o 15 artigiani chiuderanno l’attività e noi ci troveremo con altri problemi e con una nuova emergenza sociale.

Non si risolvono così i problemi – tuona il capogruppo di Forza Italia – semplicemente giocando al ribasso o togliendo lavoro alle imprese locali. Nulla da dire se ognuno a casa propria si organizza per effettuare lavori di tinteggiatura o piccole ristrutturazioni, ma che il comune di organizzi in cooperative e si metta in concorrenza con gli artigiani non è ammissibile.
Se un’impresa ha anche solo un dipendente con tutte le tasse che deve pagare, i contributi, il Durc e adempimenti burcratici, ovviamente ha un costo di lavorazione più alto, in questo modo le aziende per essere competitive devono far lavorare la manodopera in nero e questo innesca tutta una serie di nuove problematiche”. La battaglia di confartigianato sostenuto da Forza Italia non si arresta anche se ormai i giochi sembrano essere fatti. “non intendiamo arrenderci – conclude Bertoli – anche se tutto è stato già deciso e addirittura sono stati stanziati da un fondo regionale 680 mila euro, nei prossimi giorni farò un’interrogazione in consiglio comunale per cercare di capire come saranno individuati i futuri inquilini”.
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Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 8:37 pm

Il paese calabro dei parassiti che vivono alle nostre spalle con i finanziamenti/contributi statali ed europei

Mimmo Lucano, nella Top 50 di Fortune il sindaco che ha rilanciato Riace grazie agli immigrati. Ed è l’unico italiano

Il politico calabrese nella classifica dei "potenti", insieme a Bergoglio, Merkel, Bono degli U2... Il suo merito? Aver trasformato l'emergenza sbarchi in una risorsa per rivitalizzare il paese dei Bronzi. Seimila gli stranieri ospitati, che hanno aperto attività e sono rimasti. La videointervista a ilfattoquotidiano.it
di Lucio Musolino | 30 marzo 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03 ... no/2591194

Lui la chiama “l’utopia della normalità”. Iniziata nel 1998 con il primo sbarco di curdi a Riace e piano piano diventata realtà, è proprio quell’utopia che oggi ha consentito al sindaco Mimmo Lucano di vedere il suo nome al quarantesimo posto della classifica di “Fortune” dei 50 leader più influenti del mondo, insieme a papa Bergoglio, Angela Merkel, Aung San Suu Kyi, Bono degli U2.
Un riconoscimento per il suo impegno nel campo dell’immigrazione. Da quando è sindaco Lucano, infatti, il Comune di Riace ha dato ospitalità a oltre seimila immigrati che hanno ripopolato il piccolo paesino della Locride.
Molti di loro non se ne sono più andati e hanno avviato anche una serie di attività artigianali e imprenditoriali. Mimmo Lucano è l’unico italiano nella Top 50: nessun altro politico, nessun presidente del consiglio, nessun presidente di Regione, nessun uomo di Stato o grande imprenditore. Solo un sindaco di una piccola cittadina calabrese, arroccata ai piedi dell’Aspromonte, con meno di duemila abitanti di cui quasi la metà sono migranti. Ma anche un sindaco “solo” a cui (a parte la Boldrini e l’ex governatore Loiero) nessuno ha sentito il dovere di dire “bravo” o semplicemente “grazie”. In una terra dove contano più le parole non dette, il silenzio della classe dirigente, del mondo politico rende ancora più merito al lavoro di Mimmo Lucano.

“Non ho inseguito questa classifica”. Mimmo Lucano tiene a precisare che non ne sapeva nulla fino a pochi giorni fa. Il politichese è una lingua che il sindaco di Riace non è mai riuscito a parlare e proprio per questo oggi prova un po’ di imbarazzo: “Non faccio queste cose per una carriera politica. Mi sento di appartenere agli ultimi e non ai primi. Mi dà un certo disagio la storia americana di questa classifica. Tuttavia sono contento nell’animo perché mi dà la sensazione che quello che stiamo facendo ha trasmesso il messaggio di umanità di un luogo nonostante le sue precarietà economiche e sociali e i condizionamenti della criminalità organizzata. Mi sento di condividere questo riconoscimento con tantissime persone che sono passati da qui come il vescovo Bregantini”. E ancora: “Mi auguro – ha ribadito il primo cittadino – che questa gratificazione possa rappresentare una svolta positiva anche per Riace e per tutta la Calabria, dando la possibilità anche agli ‘ultimi’, che noi ci ostiniamo a voler rappresentare, di vedere riconosciute le loro istanze”.

La sua storia e il suo impegno li racconta lui stesso in un’intervista del giugno 2015 che in occasione del riconoscimento ilfattoquotidiano.it pubblica con brani inediti.

La prima a sottolineare l’importanza di questo riconoscimento è stata Laura Boldrini, legata a Lucano da un antico rapporto che risale ai tempi in cui la presidente della Camera era portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. “Soddisfazione – ha scritto su Twitter la presidente Boldrini – per Mimmo Lucano, Sindaco Riace, precursore accoglienza e inclusione”. Ai tempi di Agazio Loiero, ex governatore della Calabria, Riace è stata protagonista del cortometraggio “Il Volo” di Wim Wenders che raccontava in modo particolarmente suggestivo una storia di immigrazione.

“Il riconoscimento tributato dalla rivista ‘Fortune’ a Mimmo Lucano – ha dichiarato Loiero all’Ansa – è una notizia che dovrebbe inorgoglire i calabresi. Certo, quell’aggettivo potente, ai giorni nostri in genere fa riferimento a un certo tipo di potere. In Calabria, invece, può significare altro: soprattutto la capacità di accogliere chi viene da lontano povero, malnutrito e soprattutto inatteso. In tale attitudine, che eredita dalle nostre antichissime radici, Mimmo Lucano è veramente potente”.


A Domenico Lucano il premio Dresda per la pace 2017 cultura e società, Dalla Locride, migrazioni 8 febbraio 2017
Notizia tratta da: http://ciavula.it/2017/02/riacelucano/
http://ciavula.it/2017/02/riacelucano

Sarà consegnato il 12 febbraio prossimo, presso il Teatro Dresden Semperoper della città tedesca, a Domenico Lucano, sindaco di Riace, il Premio internazionale Dresda per la pace per aver realizzato il paese dell’accoglienza, progetto unico di convivenza tra italiani e rifugiati. Da 18 anni qui i migranti vengono sistemati in gran numero e hanno casa, occupazione e formazione linguistica integrandosi nella vita del villaggio. Dei 1800 abitanti attuali di Riace, 550 sono rifugiati. La scorsa primavera Domenico Lucano è stato scelto dalla rivista americana Fortune come uno dei 50 più grandi leader del mondo al fianco di personaggi come il Papa e Angela Merkel. Su richiesta di Papa Francesco, Lucano ha partecipato insieme ai sindaci europei all’incontro indetto dalla Pontificia Accademia nel mese di dicembre a Roma per affrontare la questione dei profughi. 11soc1-sindaco-lucano-domenico-fg Nel frattempo, da tutto il mondo arrivano i visitatori ad osservare il modello Riace. Questa la motivazione del premio a Domenico Lucano redatta da Günter Blobel, premio Nobel e co-fondatore del Premio di Dresda: «È raro che il sindaco di un piccolissimo paese lontano delle grandi metropoli del mondo metta in imbarazzo i dirigenti di nazioni più forti. Domenico Lucano l’ha fatto, definendo come unico criterio per l’accoglienza dei rifugiati la compassione per il prossimo. «Domenico Lucano ha fatto questo, rendendo l’umanità l’unico metro nel trattare con i rifugiati. Mentre altrove vengono costruite recinzioni e si mercanteggiano quote di ammissione, Riace da 18 anni accoglie a braccia aperte le persone fuggite da guerra e povertà, salvando con sguardo reciproco i cittadini migranti e il piccolo villaggio calabrese che è stato a rischio di estinzione. «Così si realizza in Calabria quello che Domenico Lucano chiama l’utopia della normalità. In un mondo dove sempre più numerose sono le persone costrette a lasciare le loro case, non abbiamo bisogno di paura del diverso, non più odio ma più coraggio, molte più Riace e molte più persone come Domenico Lucano». Il Premio Dresda, del valore 10.000 Euro è sponsorizzato dalla Fondazione Klaus Tschira. La Laudatio sul vincitore del premio sarà tenuta da Martin Roth durante la cerimonia che si terrà al teatro dell’opera Semperoper di Dresda, moderata dall’ex ministro federale dell’interno, Gerhart Baum. lucano riace Prevista l’esibizione della cantante Etta Scollo, celebrata dai critici come la Voce della Sicilia, che presenterà anche proprie canzoni sul tema dei profughi e la proiezione del film di Wim Wenders Il volo, dedicato a Riace e al modello calabrese dell’accoglienza dei rifugiati. Dopo le riprese del film nel 2010, Wim Wenders disse: «La vera utopia non è la caduta del Muro, ma quello che sono riusciti a fare in Calabria, a Riace».


Si pensi a come la raccontano questi criminali manipolatori della realtà: i nativi calabresi emigrano perché non c'è lavoro; così in questo paese si accolgono i clandestini con i nostri soldi (italiani ed europei) e si fa passare l'accoglienza dei clandestini con un'attività economica che genera ricchezza, nascondendo che la ricchezza arriva dai finanziamenti e dalle contribuzioni pubbliche che ci vengono tolte dalle nostre tasche con il fisco.


??? Altra menzogna ???

Il welfare buono dei migranti, che al Sud crea ricchezza e lavoro
A Sant’Alessio in Aspromonte, 357 abitanti, il progetto Sprar per i rifugiati è diventato un modello che anche all’estero vogliono replicare. “C’è un aspetto umanitario, ma c’è anche una ricaduta economica e occupazionale per il territorio”, assicura il sindaco
di Lidia Baratta
5 Novembre Nov 2016

http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... voro/32288

Trecentocinquantasette abitanti. Più 35 rifugiati. Fanno una popolazione di 392 persone. Nel comune di Sant’Alessio in Aspromonte, a mezzora di macchina da Reggio Calabria, hanno creato un modello di accoglienza per richiedenti asilo che ora anche all’estero vogliono replicare. Il sindaco Stefano Calabrò è appena tornato dal Portogallo, dove ha spiegato ai politici locali come si fa ad accogliere un gruppo di migranti in un piccolo centro come il suo, senza provocare barricate e malumori. Con ricadute positive su un territorio altrimenti a rischio spopolamento. «È un welfare a due facce: per la gente del luogo e per i migranti che vengono accolti», dice Calabrò. «C’è un aspetto umanitario che è prioritario, ma non si deve nascondere che esiste anche un ritorno economico per la comunità. Il segreto è comprendere quello che vogliono gli uni e gli altri». E alla fine la solidarietà ripaga. Letteralmente.

Dal 2013 il piccolo comune calabrese fa parte del Sistema di protezione per richiedenti asilo, meglio conosciuto come Sprar. È l’accoglienza programmata (non quella straordinaria), quella che rispetta alti standard qualitativi, sulla quale il governo vuole puntare. Il comune partecipa al bando indetto dal ministero dell’Interno e dà avvio a un progetto per la sistemazione e l’integrazione dei migranti. Da quest’anno, poi, i progetti avviati a Sant’Alessio sono due: quello “ordinario”, e quello per le categorie più vulnerabili.

Ad oggi, su 35 posti disponibili, nel paesino si trovano 16 richiedenti asilo. Alcuni sono usciti dal sistema Sprar per raggiungere i familiari in altri Paesi europei, altri stanno per arrivare. La maggior parte viene dall’Africa subsahariana, ma c’è anche una famiglia di curdi iracheni. Non è la prima volta che in paese hanno a che fare con l’immigrazione: dagli anni Novanta in poi nel comune si sono stabilite famiglie di romeni e magrebini, ormai perfettamente integrate.

«Da qui abbiamo capito che si poteva lavorare anche con l’accoglienza dei rifugiati», dice Luigi De Filippis, medico e responsabile dell’equipe Sprar di Sant’Alessio. Prima dell’arrivo dei rifugiati, la popolazione è stata informata. E De Filippis, che è medico reumatologo, in occasione della giornata dell’osteoporosi ha effettuato visite specialistiche incontrando gli anziani del paese, cioè la maggioranza della popolazione. «Abbiamo spiegato», racconta, «che è un progetto con un aspetto umano, ma che poteva avere una ricaduta economica e occupazionale importante sul territorio».

«È un welfare a due facce: per la gente del luogo e per i migranti che vengono accolti», dice Calabrò. «C’è un aspetto umanitario che è prioritario, ma non si deve nascondere che esiste anche un ritorno economico per la comunità. Il segreto è comprendere quello che vogliono gli uni e gli altri»

Dei 40/60 euro a persona al giorno che arrivano per la gestione del progetto Sprar, 2,50 euro vanno ai migranti per il pocket giornaliero, il resto rimane in paese. Creando un indotto positivo. «Le figure necessarie alla gestione del progetto vengono cercate tra le competenze sul territorio», spiega il sindaco. «Grazie allo Sprar, sei giovani del paese che altrimenti sarebbero andati via invece sono rimasti». L’equipe è composta da un medico, un infermiere, un operatore legale, un mediatore linguistico, un insegnante di italiano, uno psicologo e un assistente sociale. «Tutti giovani professionisti laureati che non avrebbero trovato lavoro qui», dice il primo cittadino. «Aiutando i rifugiati abbiamo evitato anche nuova emigrazione dalla Calabria».

Non solo. Il comune ha pubblicato un avviso pubblico per cercare immobili adatti ospitare i migranti. «In questo modo abbiamo stipulato otto contratti di affitto e riaperto case che altrimenti sarebbero rimaste vuote», racconta il sindaco. «Questo ha un ritorno economico per i proprietari, ma anche per il Comune, perché significa Tari, Tasi e altre tasse in più che entrano nelle casse pubbliche. E vedere qualche luce in più accendersi alla sera è anche un conforto per chi abita in paese». Appartamenti, quindi, e non centri di accoglienza isolati come spesso accade. «Questo», dice il sindaco, «è una scelta per dare maggiore autonomia a queste persone. L’obiettivo è formare cittadini, non solo dare assistenza».

I rifugiati ricevono quattro euro al giorno per fare la spesa, cinquanta euro a bimestre per il vestiario. Devono prendersi cura delle abitazioni che occupano, frequentano le scuole e i corsi di italiano. Le botteghe, gli alimentari, le farmacie del paese e dei comuni limitrofi guadagnano nuovi clienti. E l’arrivo dei migranti con i figli per prima cosa ha evitato la chiusura della scuola del paese. Il comune, poi, ha messo a disposizione pure un bus e un autista per accompagnare i rifugiati nelle scuole di Reggio Calabria. E alcuni dei ragazzi quest’anno hanno conseguito la licenza media.

«Grazie all’avvio del progetto, sei giovani del paese che altrimenti sarebbero andati via invece sono rimasti», spiega il sindaco. Tutti giovani professionisti laureati che non avrebbero trovato lavoro sul territorio. Aiutando i rifugiati abbiamo evitato anche nuova emigrazione dalla Calabria»

Sant’Alessio è stato premiato dall’Anci tra i dieci comuni con il migliore progetto Sprar. E Calabrò, dal suo piccolo centro di meno di 400 anime, è nell’elenco dei cento sindaci più influenti d’Europa. I rifugiati raccontavano alle proprie ambasciate quello che accadeva nel paesino dell’Aspromonte. E l’esempio di Sant’Alessio è diventato noto anche all’estero. Tanto che circa il 20% di chi passa da qui decide di non andare via allo scadere dei sei mesi del progetto, ma di restare.

La domanda che a questo punto molti si pongono è: cosa farà mai un rifugiato nella Calabria profonda, sempre più depressa e senza lavoro? «Ci vogliono piccoli sani egoismi perché le cose funzionino», risponde De Filippis. «È come incrociare domanda e offerta. Sviluppiamo un piano individuale per ciascun rifugiato che arriva qui, incrociandolo con le richieste del territorio ed evitando lo sfruttamento della manodopera immigrata».

Uno strumento che si è rivelato utile sono i tirocini formativi nelle imprese della provincia, che molto spesso si sono trasformati in vere e proprie assunzioni. È successo a un rifugiato pakistano, assunto da un falegname reggino, che a suo tempo è stato emigrato in Svizzera. Un altro, invece, dopo un tirocinio in una cooperativa che si occupa della gestione del verde urbano, ha contribuito a sua volta a fondarne un’altra. E un perito informatico egiziano si è rivelato una risorsa per tutto il paese.

«Queste persone diventano così un vantaggio per tutti», dice De Filippis. I rifugiati sono parte della comunità. Sono scesi in strada per la sagra del paese, hanno festeggiato in piazza il Capodanno, e hanno partecipato alla cena solidale per i terremotati. E alla cooperativa che gestisce il progetto, la Coopisa, il sindaco ha dedicato anche un ufficio nel palazzo del municipio. «Per far capire alla comunità che si lavora in simbiosi con il comune», dice Calabrò. «Non è semplicemente la cooperativa a cui è stato dato in gestione il servizio. È una precisa scelta politica».

Sant’Alessio ha fatto da apripista nella valle del Gallico. Ora anche altri comuni limitrofi hanno partecipato al bando Sprar. E da diverse parti della regione chiedono spiegazioni su come funziona il modello Sant’Alessio per replicarlo. «Progetti come questo funzionano bene nei piccoli comuni come il nostro che rischiano di spopolarsi. Certo non è la panacea a tutti i mali, ma in questo momento è la soluzione principale», dice il sindaco. «Grazie allo Sprar qualche coppia giovane ha trovato lavoro qui ed è rimasta, i bambini popolano le scuole, e i commercianti tengono aperte le botteghe». L’accoglienza, quella fatta bene, alla fine ripaga. E l’aiuto è reciproco.

I rifugiati ricevono quattro euro al giorno per fare la spesa, cinquanta euro a bimestre per il vestiario. Devono prendersi cura delle abitazioni che occupano, frequentano le scuole e i corsi di italiano. Le botteghe, gli alimentari, le farmacie del paese e dei comuni limitrofi guadagnano nuovi clienti. E l’arrivo dei migranti per prima cosa ha evitato la chiusura della scuola

Migranti, il bluff del sindaco modello
Un'inchiesta sbugiarda Lucano, esaltato da Papa e media: sprechi e appalti irregolari
Michele Dessì - Gio, 09/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 73026.html

E così, il famigerato modello Riace, «brevettato» dal sindaco delle Prime Pagine, Mimmo Lucano, osannato per l'accoglienza fraterna e organizzata degli immigrati, tanto da interessare e commuovere capi di stato, primi ministri e, perfino, Papa Francesco, si frantuma e rivela tutte le proprie criticità, anomalie, dubbi, sospetti.

Davanti all'imponenza della verità, appurata dallo Stato, il gigante, nato dall'azione portentosa della comunicazione, mostra, miseramente, i suoi piedi d'argilla. Una commissione di funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, inviata a Riace per indagare sull'operato del tanto decantato Sprar di quella cittadina della costa ionica reggina, ha avuto modo, nel luglio 2016, di redigere un verbale circostanziato (di cui siamo entrati in possesso in maniera esclusiva, ndr) di tutte quelle anomalie, carenze e criticità che lo fanno crollare in fondo alla classifica dei buoni progetti.

Pur riconoscendo la bontà iniziale dell'intento, i tre ispettori denunciano anomalie nell'affidamento (a ben sei enti gestori), nell'organizzazione e nella conduzione delle attività. A partire dall'affidamento diretto, da parte del sindaco Lucano, a specifici enti gestori senza aver mai indetto una gara pubblica alla quale avrebbero potuto partecipare anche altre associazioni e cooperative, oltre quelle scelte de imperio dal primo cittadino. Gli oltre 2 milioni di euro annui da gestire per l'accoglienza degli immigrati, nella Riace del sindaco indicato dalla rivista Fortune come uno tra i primi 50 uomini più potenti al Mondo, a detta dei funzionari governativi, sembra abbiano preso costantemente scorciatoie o strade sbagliate.

Se si pensa che almeno un terzo dei 150 richiedenti asilo risulta essere illegalmente ospite in termini di durata massima di permanenza (due anni anziché 6 mesi), già si può conteggiare uno spreco pari a oltre 600 mila euro annui. Superano abbondantemente i 500 mila euro, poi, le spese senza «pezze d'appoggio», o con giustificazioni poco chiare o raddoppiate. Fra queste, i 12 mila euro per i 9 mila litri di carburante per auto che avrebbero dovuto assicurare la percorrenza di oltre 200 mila chilometri annui ad un automezzo che, in oltre dieci anni di vita, ne ha percorsi, in totale, solo 188 mila. Nessuna giustificazione anche per i 40 mila euro di parcelle per legali ed interpreti. Poco chiare le spese per il fitto di abitazioni (classificate A/3) in uso agli immigrati, di cui mancano attestazioni di agibilità e abitabilità, di proprietà di parenti dei responsabili degli enti gestori lo Sprar: oltre 200 mila euro annui. Senza dimenticare che altri 600 mila euro sono spesi annualmente per stipendiare 70 operatori, non sempre e non tutti con le carte in regola. Per esempio, quell'assistente sanitario munito semplicemente di un diploma di agrotecnico. O, addirittura, quel direttore generale di alcuni fra gli enti gestori che, essendone anche presidente, riveste il doppio ruolo di datore di lavoro e dipendente di se stesso, con tanto di doppia firma sui documenti ufficiali. Senza tener conto, per rafforzare il dubbio, ove mai fosse necessario, che lo stesso era stato dipendente comunale con la mansione di «manutentore della rete idrica e fognaria» del paese.

Si chiedono, gli ispettori, e, da italiani, lo facciamo anche noi, come abbia potuto il super sindaco Lucano non accorgersi, in una terra in cui il malaffare spesso incontra la malavita, di così tante irregolarità e carenze, vere o presunte, comunque «denunciate» da una triade di ispettori governativi. Lui, fulgido esempio di «buona politica», amico del Papa, più volte invitato a testimoniare e divulgare proprio la buona amministrazione di un così nobile e alto progetto sociale, ne perde il controllo proprio a casa sua.


Riace, sindaco dell’accoglienza indagato per abuso e concussione. Lui: “Non ci sono ombre”
"Non ho nulla da nascondere. Ho un conto corrente di 700 euro, non ho proprietà, non ho cose in banca" dice Mimmo Lucano all'indomani della visita della Guardia di Finanza che indaga sulla gestione dei progetti per stranieri
di Lucio Musolino | 6 ottobre 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... re/3898323

Abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La Procura di Locri ha messo sotto inchiesta il sindaco di Riace Mimmo Lucano, l’uomo che ha trasformato il piccolo paesino della Locride in un modello di accoglienza per i migranti.

La guardia di finanza si è presentata ieri nella sua abitazione notificando un avviso di garanzia e un decreto di perquisizione che arriva a distanza di qualche mese da una pesantissima relazione dei commissari prefettizi sulla gestione amministrativa dei progetti di accoglienza. Le fiamme gialle hanno perquisito anche la sede del Comune e quelle di alcune associazioni che si occupano di migranti.

Il provvedimento, disposto dal procuratore Luigi D’Alessio, ha l’obiettivo di sequestrare “tutta la documentazione amministrativa, contabile e bancaria – si legge – inerente i progetti di accoglienza degli stranieri a cui partecipano le associazioni in convenzione con il Comune di Riace (Sprar-Cas-minori non accompagnati) con il particolare riferimento alle rendicontazioni e alle fatture giustificative delle spese sostenute dal 2014, nonché le determinazioni emesse dal sindaco e ogni altra documentazione ritenuta utile ai fini delle indagine”.

Il sindaco di Riace, grazie alla sua attività in favore dell’accoglienza, l’anno scorso era stato inserito dalla rivista Fortune al quarantesimo posto tra le personalità più influenti nel mondo. Su di lui, inoltre, Rai Fiction ha annunciato la realizzazione di una serie televisiva in cui Beppe Fiorello interpreterà Lucano.

Il primo cittadino non è l’unico indagato dalla Procura di Locri. L’avviso di garanzia, infatti, è stato notificato anche a Fernando Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città Futura – don Pino Puglisi”.

“Sono amareggiato per queste cose che stanno succedendo. C’era stata una relazione della prefettura che è falsa e alla quale ho presentato delle controdeduzioni cui nessuno ha mai risposto”. Conosciuto con il soprannome di “Mimmo il curdo”, il sindaco indagato non nasconde lo sconforto. Poche settimane fa, Lucano si era detto “sfiduciato e indignato con lo Stato” dopo che ministero dell’Interno e Prefettura di Reggio Calabria avevano sospeso l’erogazione dei fondi per presunte irregolarità.

“Mi contestano – spiega il sindaco – i rapporti con le associazioni che svolgono attività e che sviluppano dei progetti integrativi: un frantoio, laboratori di artigianato, le case per il turismo dell’accoglienza. Sono attività collaterali all’integrazione. Se tu fai un progetto anonimo che rimane là e che si occupa soltanto dei servizi, allora le città che accolgono i migranti assomiglierebbero ad alberghi e questo non fa altro che impoverire il territorio”.

E invece? “Così com’è, il modello Riace potrebbe far pensare a un’impostazione burocratica un po’ precaria – conclude il primo cittadino della Locride – Ma non è vero. Questo è il punto di forza del nostro modello Riace, non è un’occultazione di fondi. Svolgiamo un’attività che tiene conto anche del dopo, o meglio di una possibilità per il territorio. In questi anni non ho mai fatto favoritismi per nessuno. Pensa che la mia famiglia è andata via da Riace. Mi possono anche ammazzare, non troveranno nemmeno un’ombra. Non ho nulla da nascondere. Ho un conto corrente di 700 euro, non ho proprietà, non ho cose in banca. Quando sono arrivati i finanzieri, li ho fatti entrare e gli ho detto: ‘Queste sono le chiavi di casa, girate quanto volete’. Io sono disponibile a tutto. Non mi sottraggo a nessuna indagine”.



RIACE IN DISSESTO. DIFFIDA DEL PREFETTO
Feb 10, 2018
Comune sommerso dai debiti. Sindaco invitato a convocare il consiglio sul caso.

https://www.telemia.it/2018/02/riace-di ... l-prefetto

“Oggi l’amministrazione si trova di ad un bivio: dichiarare il dissesto oppure andare a casa”. Così aveva tuonato ualche giorno addietro Maurizio Cimino, consigliere di maggioranza, attraverso una lunga lettera che aveva indirizzato al sindaco Domenico Lucano, e soltanto a lui. Una sollecitazione che, di eguale significato ma dal contenuto perentorio, al primo cittadino è arrivata giovedì scorso. A redigerla, stavolta, è stato il prefetto Michele Di Bari. Ha infatti decretato, la massima autorità istituzionale della provincia, diffidando il sindaco nella sua veste di presidente del civico consesso, a convocare l’assise cittadina perchè la stessa provveda a dichiarare il dissesto economico finaziario. L’atto dovrà essere formalizzato entro fine mese, perna lo scioglimento del Consiglio e il conseguente commissariamento. Una “mannaia”, quella fallimento economico, che ha avuto inizio il 19 agosto dello scorso anno. In quella data l’organo collegiale deliberò affiggendone l’assunto all’albo il 10 ottobre successivo, di fare ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Di fatto non si mosse nulla e lo scorso 2 febbraio, il segretario comunale dottor Gesulado Bova, segnalò alla Prefettura reggina che la municipalità riacese entro il termine previsto “dalla vigente normativa in materia, non ha approvato il piano di riequibrio finanziario pluriennale”. Quindi, la Prefettura, in considerazione, tra l’altro, della deliberazione n. 25/2018 con la quale la Corte dei Conti – Sezione regionale di controllo per la Calabria ha accertato nei confronti del Comune di Riace la ricorrenza dei presupposti previsti per legge relativi alla mancata presentazione del piano di riequilibrio finaziario entro il termine dei novanta giorni, è adfdivenuta alla decisione della predetta diffida. Sin qui la situazione amministrativa del Comune. Vien da credere, intanto, che il corposo numero di uomini delle fiamme gialle che venerdì e ieri l’altro si è intrattenuto a lungo, soprattutto, presso alla sede di “Città futura” (il sodalizio che si occupa ovviamente della gestione dei migranti) e altri siti di sua pertinenza, stia intensificando le indagini relative al “modello d’accoglienza”. Come si ricoderà nel registro degli indagati, unitamente al sindaco Lucano, a suo tempo, è stato iscritto anche Nicola Ferdanando Capone, che di “Città futura” è massima espressione.

(fonte gazzetta del sud)



Papa Francesco e il sindaco 'rosso' di Riace: "La ammiro per il suo operato nei confronti dei rifugiati"
In una lettera i complimenti di Francesco al primo cittadino del piccolo paese della Locride che dà agli immigrati alloggi ristrutturati e fondi per aprire attività. "Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei". E Domenico Lucano risponde: "Hasta siempre"
di ALESSIA CANDITO
16 dicembre 2016

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/1 ... -154252991

Quello che per l'Italia è un caso isolato, per il Vaticano è un modello. Con una missiva, breve e affettuosa, Papa Francesco si è rivolto al sindaco di Riace, Domenico Lucano, per esprimere apprezzamento per il modello di accoglienza messo in piedi nel piccolo paese della Locride, rinato proprio grazie ai rifugiati. "Conosco le sue iniziative, lotte personali e sofferenze - scrive il Pontefice al sindaco - Le esprimo, perciò, la mia ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati".

Primo comune italiano in cui i migranti non vengano reclusi in centri di accoglienza, ma accolti in vere e proprie case che vengono loro affidate, Riace è rifiorito proprio grazie all'arrivo dei profughi sbarcati sulle coste calabresi. Svuotato dall'emigrazione, il piccolo centro della Locride è stato ripopolato dai migranti alloggiati nelle vecchie case del paese, nel corso del tempo utilizzate anche per ospitare le botteghe artigiane, rinate proprio grazie ai profughi che hanno ripreso in mano le attività tradizionali.

Un "miracolo" possibile grazie ad una diversa gestione dei finanziamenti previsti per l'accoglienza, usati - ha spiegato spesso il sindaco Lucano - "per integrare e non per dividere". I 30 euro giornalieri stanziati in tutta Italia per ogni rifugiato, non vengono dispersi ma centralizzati dall'amministrazione, che li usa per ristrutturare le vecchie case del paese, avviare attività che poi sono i migranti a portare avanti, mettere in piedi progetti. Per non far inciampare il sistema nei ritardi con cui i fondi vengono materialmente trasferiti, a Riace circolano dei bonus - con su la faccia di Che Guevara, Martin Luther King, Peppino Impastato - che permettono ai rifugiati di fare acquisti in paese.

Un circuito virtuoso che ha permesso anche ai calabresi rimasti in paese di non fare le valigie. E non solo perché il Comune ha assunto mediatori culturali, che in alternativa avrebbero dovuto cercare fortuna altrove. Grazie ad una popolazione in continua crescita bar, panetterie, botteghe e persino la scuola elementare e l'asilo non hanno chiuso i battenti.

Alla Santa Sede, l'esperimento è piaciuto tanto da invitare il suo "ideologo" Lucano al summit europeo che, su iniziativa di Papa Francesco, si è tenuto il 9 e il 10 dicembre a Città del Vaticano, per mettere a confronto le buone pratiche messe in atto nel mondo a favore di rifugiati e sans papier. Un appuntamento conclusosi con il progetto di creare una rete mondiale di sindaci impegnati in un modello diverso di accoglienza e che si sostengano l'un l'altro, con l'appoggio del Vaticano.

Così, mentre il Viminale fa le pulci al modello Riace, con ispezioni a sorpresa e contestazioni su presunte incongruenze fra le carte dei progetti, dal pontefice arriva una proposta chiara "Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei e per questa nuova rete", scrive Papa Francesco al sindaco.

Le simpatie "rosse" del primo cittadino di Riace, ex militante del movimento studentesco e in gioventù vicino a Democrazia proletaria, non sono d'intralcio per il Pontefice, che a Lucano scrive: "Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai soprattutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza e affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega - conclude la missiva - le chiedo che mi pensi e mi mandi 'buona onda'".

Sorpreso e grato di tanta attenzione, Lucano su Facebook scrive: "Non era previsto che il Papa un giorno scrivesse una lettera a uno come me seguace di Natale Bianchi, Sasà Albanese, Francesco Cirillo, Peppino Lavorato, Emilio Sirianni, Giuseppe Impastato (tutti storici dirigenti sindacali e comunisti
del Sud Italia ndr) solo per fare alcuni nomi che hanno ispirato la mia azione sociale e politica in questa terra di frontiera, contrasti, ombre a volte anche di luci che è la Locride, estrema periferia italiana". E - felice - a Papa Francesco dice "Hasta siempre".



Riace, il sindaco Lucano indagato per truffa e concussione
Luca Romano - Ven, 06/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 49720.html

Osannato da tv e giornali, Domenico Lucano è indagato per concussione e truffa aggravata ai danni dello Stato e dalla Ue

Un'altra bufera si abbatte su Riace. Il modello dell'accoglienza della cittadina calabrese era già da tempo finito nel mirino della magistratura e non solo.

Infatti, come aveva segnalato il Giornale tempo fa, un report redatto a dicembre 2016 dalla Prefettura di Reggio Calabria relativo ad alcune visite ispettive presso il centro SPRAR attivo nel comune di Riace, nei giorni 20 e 21 luglio 2016 segnalava anomalie e critiche pesanti sull’organizzazione dei servizi, l’utilizzazione del personale e l’andamento generale del progetto, dalle quali emergono “situazioni fortemente critiche, la cui ripetitività richiederebbe ulteriori approfondimenti". Nell'agosto scorso, lo Stato ha tagliato i fondi del centro di accoglienza perché alcune rendicontazioni non erano ammissibili.

Adesso, il sindaco Domenico Lucano risulta indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio, in concorso nei progetti di accoglienza. Insieme a lui è indagato anche Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città futura-don Pino Puglisi”, il primo consorzio nato per gestire i profughi.

Lucano è stato inserito nella classifica della rivista “Fortune” tra i 50 leader più influenti al mondo e il suo modello di accoglienza era stato oggetto di studi in Europa. Il regista tedesco Wim Wenders a Riace girò il cortometraggio "Il Volo" per raccontare il modello del comune reggino. E anche la Rai ha dedicato una fiction il cui protagonista è Beppe Fiorello per elogiare la storia di Lucano. Ma ora il modello Riace è a rischio.
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Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitismo

Messaggioda Berto » sab apr 22, 2017 6:51 am

"Vergognoso il bando del Comune di Nuoro per dare casa e lavoro ai migranti"
Il consigliere regionale Marcello Orrù attacca il Comune di Nuoro per aver indetto un bando per garantire alloggio e prospettive di lavoro ai migranti
Francesco Curridori - Gio, 20/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 88065.html

"La notizia del bando che il comune di Nuoro ha predisposto per garantire alloggio e prospettive di lavoro ai migranti è una vergogna e ancor più gravi e inaudite le parole spese per giustificare il bando.

L'obiettivo è quello di garantire non solo vitto e alloggio ma anche una prospettiva lavorativa ai migranti, secondo il Comune". Marcello Orrù, consigliere regionale della Sardegna e presidente del Movimento Cristiano Forza Popolare, attacca la giunta comunale guidata da Andrea Soddu per aver istiuito un bando per l'accoglienza dei migranti arrivati in Sardegna qualche giorno fa a bordo della nave Siem Pilot.

"Ma come? Migliaia di giovani nuorese costretti ad emigrare all'estero e il Comune, peraltro con gravi problemi di bilancio, che fa? Garantisce casa e lavoro ai migranti", dice Orrù che giudica il bando "un vero e proprio scempio, uno sputo in faccia ai tanti sardi, e nuoresi in particolare, disoccupati" e pertanto ne chiede il ritiro. "Occorre fermare questo vergognoso spreco di risorse pubbliche che va contro gli interessi dei nostri conterranei in difficoltà. Nuoro non merita scelte scellerate come questa", conclude il consigliere regionale.


Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari e sugli immigrati clandestini
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I falsi buoni che fanno del male
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