Carta de Kivàso (Chivasso)

Carta de Kivàso (Chivasso)

Messaggioda Berto » mer feb 12, 2014 10:19 am

La Carta di Chivasso, documento storico da non dimenticare

di RODOLFO PIVA

Mentre stavo effettuando degli approfondimenti storici documentali, ho incontrato di nuovo un documento che avevo conservato nel mio archivio e che nonostante i suoi oltre settanta anni dalla sua emissione mantiene una sorprendente lucidità,freschezza, chiarezza ed attualità. E’ per questo motivo che ho pensato di proporlo alla redazione dell’Indipendenza.

La Dichiarazione dei Rappresentanti delle Popolazioni Alpine, nota anche come Dichiarazione o Carta di Chivasso è un documento elaborato e firmato il 19 dicembre 1943, durante un convegno clandestino da esponenti della Resistenza antifascista delle valli alpine. I firmatari furono: i valdostani Emile Chanoux (ucciso in carcere dai nazi-fascisti) ed Ernst Page rappresentanti del movimento Jeune Vallèe d’Aoste, che insieme al movimento Ligue Valdotaine, si batteva per la difesa dell’identità valdostana e quattro rappresentanti delle valli valdesi: Osvaldo Coïsson e Gustavo Malan, venuti da Torre Pellice, e Giorgio Peyronel e Mario Alberto Rollier, rispettivamente dell’Università e del Politecnico di Milano.

Ciò che ritengo ammirevole nei partecipanti, che con questo documento delinearono con precisione e lucidità come si sarebbe dovuto realizzare un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale, è il coraggio manifestato nel difendere e divulgare le loro idee ed i loro ideali nonostante il clima di guerra civile in cui si trovavano a vivere. A fronte di ciò credo che possa essere loro perdonato un piccolo richiamo al Risorgimento.

Questo documento potrebbe stimolare gli indipendentisti di oggi affinchè trovino la forza di superare le divergenze che li dividono e che non consentono la generazione di una massa critica di entità tale da potersi opporre all’unico vero nemico: lo stato italiano.

Immagine

La Dichiarazione di Chivasso: un documento da non dimenticare

Emile Chanoux

Mentre stavo effettuando degli approfondimenti storici documentali, ho incontrato di nuovo un documento che avevo conservato nel mio archivio e che nonostante i suoi oltre settanta anni dalla sua emissione mantiene una sorprendente lucidità,freschezza, chiarezza ed attualità. E’ per questo motivo che ho pensato di proporlo alla redazione dell’Indipendenza.
La Dichiarazione dei Rappresentanti delle Popolazioni Alpine, nota anche come Dichiarazione o Carta di Chivasso è un documento elaborato e firmato il 19 dicembre 1943, durante un convegno clandestino da esponenti della Resistenza antifascista delle valli alpine. I firmatari furono: i valdostani Emile Chanoux (ucciso in carcere dai nazi-fascisti) ed Ernst Page rappresentanti del movimento Jeune Vallèe d’Aoste, che insieme al movimento Ligue Valdotaine, si batteva per la difesa dell’identità valdostana e quattro rappresentanti delle valli valdesi: Osvaldo Coïsson e Gustavo Malan, venuti da Torre Pellice, e Giorgio Peyronel e Mario Alberto Rollier, rispettivamente dell'Università e del Politecnico di Milano.
Ciò che ritengo ammirevole nei partecipanti, che con questo documento delinearono con precisione e lucidità come si sarebbe dovuto realizzare un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale, è il coraggio manifestato nel difendere e divulgare le loro idee ed i loro ideali nonostante il clima di guerra civile in cui si trovavano a vivere. A fronte di ciò credo che possa essere loro perdonato un piccolo richiamo al Risorgimento.
Questo documento potrebbe stimolare gli indipendentisti di oggi affinchè trovino la forza di superare le divergenze che li dividono e che non consentono la generazione di una massa critica di entità tale da potersi opporre all’unico vero nemico: lo stato italiano.

Dichiarazione dei Rappresentanti delle Popolazioni Alpine
Noi, popolazioni delle Vallate Alpine,
CONSTATANDO
che i venti anni di malgoverno livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di «Roma Doma», hanno avuto per le nostre Valli i seguenti dolorosi e significativi risultati:
• OPPRESSIONE POLITICA, attraverso l’opera dei suoi agenti politici ed amministrativi (militi, commissari, prefetti, federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale, di cui furono solerti distruttori;
• ROVINA ECONOMICA, per la dilapidazione dei loro patrimoni forestali ed agricoli, per l’interdizione dell’emigrazione con la chiusura ermetica delle frontiere, per la effettiva mancanza di organizzazione tecnica e finanziaria dell’agricoltura, mascherata dal vuoto sfoggio di assistenze centrali, per la incapacità di una moderna organizzazione turistica rispettosa dei luoghi, condizioni tutte che determinarono lo spopolamento alpino;
• DISTRUZIONE DELLA COLTURA LOCALE, per la soppressione della lingua fondamentale del luogo, là dove esiste, la brutale e goffa trasformazione in italiano dei nomi e delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di istituti autonomi, patrimonio culturale che è anche una ricchezza ai fini della migrazione temporanea all’estero.
AFFERMANDO
• che la libertà di lingua, come quella di culto, è condizione essenziale per la salvaguardia della personalità umana;
• che il federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo diritto individuale e collettivo e rappresenta la soluzione dei problemi delle piccole nazionalità e minori gruppi etnici, e la definitiva liquidazione del fenomeno storico degli irredentismi, garantendo nel futuro assetto europeo l’avvento di una pace stabile e duratura;
• che un regime repubblicano democratico a base regionale e cantonale è l’unica garanzia contro un ritorno della dittatura, la quale trovò nello Stato monarchico accentrato italiano lo strumento, già pronto, per il proprio predominio sul paese;
• che in tale regime democratico–federale i ceti dei lavoratori devono vedere sicuramente salvaguardati i loro diritti con le opportune autonomie operaie aziendali in modo da impedire ogni ritorno capitalistico; fedeli allo spirito migliore del Risorgimento.
DICHIARIAMO quanto segue.
• AUTONOMIE POLITICO–AMMINlSTRATIVE:
1. Nel quadro generale del prossimo Stato italiano, che, economicamente ed amministrativamente auspichiamo sia organizzato con criteri federalistici e che politicamente vogliamo basato sui principi democratici, alle Vallate Alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di costituirsi in Comunità politico–amministrative autonome sul tipo cantonale.
2. Come tali, ad esse avranno comunque assicurato, quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto nelle Assemblee legislative regionali e nazionali.
3. L’esercizio delle funzioni politiche ed amministrative locali, comunali e cantonali, dovrà essere affidato ad elementi originari del luogo o aventi ivi una residenza stabile di un determinato numero di anni che verrà fissato dalle assemblee locali.

• AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE:
Per la loro posizione geografica di intermediarie fra diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni e della loro personalità etnica, e per i vantaggi derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle Valli Alpine dovrà essere pienamente rispettata e garantita una particolare autonomia culturale e linguistica consistente nel:
1. Diritto di usare la lingua locale, là dove esiste, accanto a quella italiana in tutti gli atti pubblici e nella stampa locale.
2. Diritto all’insegnamento della lingua locale nelle scuole di ogni ordine e grado con le necessarie garanzie ai concorsi perchè gli insegnanti risultino idonei a tale insegnamento. L’insegnamento in genere sarà sottoposto al controllo ed alla direzione di un consiglio locale.
3. Ripristino immediato di tutti i nomi locali.


• AUTONOMIE ECONOMICHE:
Per facilitare lo sviluppo dell’economia montana e conseguentemente combattere lo spopolamento delle Vallate Alpine, sono necessari:
1. Un comprensivo sistema di tassazione delle industrie che si trovano nei cantoni alpini (idroelettriche, minerarie, turistiche e di trasformazione, ecc.), in modo che una parte dei loro utili torni alle Vallate Alpine e ciò indipendentemente dal fatto che queste industrie siano o meno collettivizzate.
2. Un sistema di equa riduzione dei tributi variabile da zona a zona a seconda della ricchezza del terreno e della prevalenza di agricoltura, foresta o pastorizia.
3. Una razionale e sostanziale riforma agraria comprendente:
 l’unificazione della proprietà familiare agraria, oggi troppo frammentaria, allo scopo di ottenere un miglior rendimento delle aziende, mediante scambi e compensi di terreni e mediante una legislazione adeguata;
 l’assistenza tecnico–agricola esercitata da elementi residenti sul luogo ed aventi, ad esempio, delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali, di cui alcune potranno avere carattere agrario;
 il potenziamento da parte dell’autorità locale della vita economica mediante libere cooperative di produzione e consumo.
4. Il potenziamento dell’industria che conduce alla formazione di un ceto operaio evoluto e capace. A questo scopo si potranno anche affidare, ove occorra, all’amministrazione regionale o cantonale, anche in caso di organizzazione collettivistica, dell’artigianato, il controllo o l’amministrazione delle aziende aventi carattere locale.
5. La dipendenza delle opere pubbliche locali dall’amministrazione cantonale ed il controllo di quest’ultima su tutti i servizi e concessioni aventi carattere pubblico.
Questi principi, noi rappresentanti delle Valli Alpine, vogliamo vedere affermati da parte del nuovo Stato italiano, così come vogliamo che siano affermati anche nei confronti di quegli italiani che sono o potrebbero venire a trovarsi sotto dominio politico straniero, e li proclamiamo oggi con la sicura coscienza di servire così gli interessi e le aspirazioni di tutti coloro che, come noi, credono negli ideali di libertà e di giustizia.
Chivasso, 19 dicembre 1943

Immagine
http://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89mile_Chanoux
Con chiaro realismo analizzò la situazione regionale degli ultimi decenni, prospettando l'inserimento della Valle in una federazione italiana repubblicana sul modello della Confederazione Elvetica, con più ampie prospettive a venire. «Oggi la Svizzera è, in piccolo, quello che l'Europa dovrebbe essere in grande dopo la guerra», affermava, attestando la sua apertura ai problemi del regionalismo italiano e del federalismo europeo su base etnica.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Torna a Europa e America

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite