La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria

La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria

Messaggioda Berto » mer feb 02, 2022 9:41 am

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Quelli che amano la Russia di Putin, il suo nazionalismo imperialista, cristiano e autocratico



Noi stiamo con la Russia di Putin
https://www.facebook.com/groups/1761482714098169





Un punto di vista sinistrato

L’internazionale identitaria, dal Congresso della famiglia a Gianluca Savoini
Il fronte culturale
Chi sono i protagonisti della rete che dall'estrema destra tradizionale si sviluppa fino al mondo pro-family. Fino alla Lega di Matteo Salvini
Lorenzo Bagnoli
Luca Rinaldi
Giulio Rubino

https://irpimedia.irpi.eu/operazionemat ... culturale/

L’estrema destra europea, ma anche quella globale, ha trovato negli ultimi anni una formula estremamente efficace per rinnovare il suo linguaggio e “vestire di nuovo” i vecchi concetti di nazionalismo e razzismo: l’ideologia identitaria, ispirata, ma non direttamente promossa, proprio da Putin e dalla Russia odierna. In passato il consenso a questa fazione politica è stato marginale alle urne, invece negli ultimi anni, i partiti che hanno adottato questa retorica sono cresciuti enormemente.

In Italia la testimonianza è la Lega di Matteo Salvini, partito che a partire dal 2015 ha cambiato pelle, staccandosi dalle logiche nordiste dell’epoca di Umberto Bossi, per cercare invece nella dinamica “identitario” contro “globale”, in particolare attraverso la presunta lotta all’immigrazione di massa, la sua nuova cifra.

L’internazionale sovranista è un pacchetto ideologico, quasi un franchise della politica, che i partiti possono adottare a loro piacimento. La Russia di Putin ne è riferimento culturale per via della linea dura in politica estera, della difesa dei valori tradizionali, della reputazione di forza autocratica che gode di enorme consenso popolare.

I partiti di estrema destra che hanno seguito le strategie identitarie hanno guadagnato il consenso di vecchi “moderati” spaventati da migranti e minoranze che pretendono il riconoscimento dei loro diritti civili e hanno ridato linfa in questo modo al vecchio nazionalismo.

In questa trasformazione le idee di estrema destra hanno assunto delle caratteristiche che le fanno sembrare più moderate e accettabili, quando al contrario sono fedeli alla linea e all’idea politica che le ha generate inizialmente, come in una forma di infiltrazione culturale che pesca in egual misura tra anti-globalisti a destra e sinistra. Il cavallo di Troia con cui penetrare lo schieramento della destra liberale sono stati i movimenti pro-life, che già al loro interno contenevano entrambe le anime, cristiano-democratica e tradizionalista.


Cristianesimo tradizionalista

I tradizionalisti cattolici sono una corrente minoritaria che contesta la modernizzazione dell’istituzione ecclesiastica a partire dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Ha rappresentanti all’interno delle stessa Chiesa e propone un ritorno a un cattolicesimo meno «terreno», meno «ecumenico», meno «soggettivista» (e di contro più «comunitario») e meno dialogante con gli altri culti.

L’eccessiva libertà, secondo i tradizionalisti, ha cominciato a inquinare la fede, portando a imbarbarimenti, crisi d’identità, eccessivo individualismo. Un esempio di dottrina anti-modernista è quella professata dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata nel 1970 dall’arcivescovo cattolico Marcel François Lefebvre. Scomunicato nel 1988 da Papa Giovanni Paolo II, ha partecipato a Cité Catholique, movimento tradizionalista e antimarxista di cui hanno fatto parte monarchici e nazionalisti francesi.

La Fraternità è intitolata a Papa Pio X in quanto autore della lettera apostolica Il nostro mandato apostolico in cui si legge: «I veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti». I lefebvriani sono fra le voci più critiche al papato di Francesco, mentre hanno avuto molte affinità con la visione teologica di Benedetto XVI.

Riabilitati nel 2009, in termini di diritti civili sono contro l’aborto, i matrimoni omosessuali e ogni visione della famiglia “laica”. Sul piano politico, hanno da sempre avuto credenti vicini all’estrema destra. Nel 2013 sono stati gli unici a voler celebrare il funerale di Erich Priebke, ex SS morto a Roma. In un’intervista rilasciata al sito di notizie della Fraternità, a settembre 2019, il presbitero generale, don Davide Pagliarini, afferma: «L’impressione che molti cattolici hanno attualmente è quella di una Chiesa sull’orlo di una nuova catastrofe». Aggiunge: «Amoris Laetitia [esortazione apostolica sull’amore nella famiglia di Papa Francesco, ndr] rappresenta, nella storia della Chiesa di questi ultimi anni, quello che Hiroshima e Nagasaki rappresentano per la storia del Giappone moderno: umanamente parlando, i danni sono irreparabili».

Tra i movimenti pro-life mondiali, i più importanti sono quelli di base in Russia e Stati Uniti. La loro collaborazione va oltre la semplice condivisione dell’idea di famiglia già dal crepuscolo della Guerra fredda. Era l’ottobre 1974, quando il dissidente politico Aleksandr Ogorodnikov ha fondato Christian Seminar, un movimento cristiano che cercava di ravvivare la fiamma della fede nell’atea Unione sovietica.

Il Comitato permanente sull’intelligence della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti nel 1980 scrive che in due anni il movimento è arrivato ad avere oltre 2 mila militanti e nel 1978 Ogorodnikov è finito in carcere per «parassitismo». Nelle sue dissertazioni sul rapporto tra politica e religione, Ogorodnikov citava i sermoni di Billy Graham, il pastore battista americano che per primo, in piena Guerra fredda, si è recato in Russia. Il figlio Franklin è membro dal 2016 dell’Evangelical Executive Advisory Board, un comitato di consulenti che ha l’obiettivo di «aiutare Mr Trump su temi importanti come gli evangelici e le persone di fede in America».

Alle accuse provenienti da diverse associazioni, che sostengono che tale comitato violi le leggi federali della suddivisione tra Stato e Chiesa, gli stessi membri rispondono seraficamente che in fondo il Board, formalmente, non esiste. Eppure Graham nel 2019 ha incontrato il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, sotto sanzione negli Stati Uniti dal 2014, in un incontro ufficiale caldeggiato da uomini dell’amministrazione Trump allo scopo di discutere le relazioni bilaterali tra i due Paesi.

Tracce dello stesso slittamento della religione nella sfera politica si trovano anche in Russia.

Il 4 marzo Vladimir Putin con un colpo di mano ha fatto approvare alla Duma una nuova Costituzione che potrà mantenerlo al potere fino al 2036. Nel suo discorso di preambolo alla votazione, Putin ha messo in discussione il principio di laicità dello Stato: «La Federazione russa, unita da una storia millenaria, preservando la memoria degli antenati che ci hanno trasmesso ideali e fede in Dio, così come la continuità nello sviluppo dello stato russo, riconosce l’unità statale stabilita storicamente».

Per lo Stato c’è solo la fede in Dio. Questa posizione istituzionale è frutto della vicinanza dell’arcivescovo di Mosca Kirill I al presidente russo. È la guida spirituale che invocano i più tradizionalisti al posto del “modernista” Francesco, il punto di riferimento di una teoria che secondo cui Mosca è la terza Roma, quella che non cadrà mai. Non farà la stessa fine di Roma e Costantinopoli, le due capitali della cristianità d’Occidente e d’Oriente. Parola di Filofej, monaco del XVI secolo che per primo coniò questa formula.

Sembrano nozioni di storia, invece sono dottrina politica.

Mentre Putin il 6 gennaio, giorno del Natale ortodosso, andava in visita a Damasco ad annunciare ai suoi leali alleati che la capitale della Siria rifiorirà, la Chiesa di Mosca tagliava i ponti con i patriarcati di Alessandria d’Egitto e Costantinopoli, rei di aver riconosciuto alla Chiesa ucraina, un tempo sotto la Russia, una sua indipendenza (autocefalia).

Chiesa e Stato sono strumenti della stessa entità superiore: la Grande Russia. Diversi entrambi dalle loro reciproche espressioni in Oriente e Occidente, sono una forza terza, indipendente, che sta facendo proseliti sia sul fronte politico, sia su quello spirituale. È il sogno del Movimento Internazionale Eurasiatista, forza politica fondata da Dugin.

Torniamo alle alleanze dei movimenti religiosi tra Russia e Stati Uniti.

Il terreno comune è la difesa delle famiglie tradizionali, baluardo contro ciò che non è conforme alla parola di Dio. La causa in cui si riconoscono è quella della “vita”: famiglie numerose, no aborto, no unioni omosessuali, no emancipazioni che infrangono le secolari regole della società. Anche nel caso dei movimenti pro-life i pilastri sono in Russia e negli Stati Uniti. L’architrave che reggono è l’Organizzazione mondiale delle famiglie (Iof), sigla che tiene insieme formazioni simili in tutto il mondo. Ogni anno la Iof presiede il Congresso mondiale delle famiglie (Wcf), che nel marzo 2019 si è tenuto a Verona.

Presidente di Iof è Brian Brown, tessitore delle relazioni tra politica e mondo pro-life. Grande sostenitore di Donald Trump, l’attivista ha raccolto attraverso la piattaforma americana ActNow.com oltre 7 milioni di dollari da destinare alle politiche dei conservatori. La sua rete diplomatica si modella sull’esempio di personaggi a cavallo tra chiesa e politica. Insieme a Billy Graham, il pioniere è l’ex candidato alle primarie repubblicane nel 2012 Newt Gingrich, la cui moglie Callista, dal 2017 è ambasciatrice Usa in Vaticano.
Le accuse di finanziamenti russi ai partiti identitari

Francia

L’allora Front National, partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, nel 2014 ha ottenuto un prestito da una banca russa.

Ungheria

Nel 2017 viene assunto a lavorare per il governo il lobbista tedesco Klaus Mangold, “Mr Russia” per i media di Germania e Ungheria. Secondo quanto emerge nei Panama Papers, ha una società nell’Isola di Man insieme all’oligarca Boris Abesirov Berezovsky.

Austria

L’Fpo, partito alleato della Lega, nel 2017 ha firmato un contratto con Russia Unita, il partito di Putin, simile a quello firmato dal partito di Matteo Salvini. In Austria a maggio 2019 l’Fpo è finita coinvolta in un quello che è stato definito lo “scandalo Ibiza”: due politici di primo piano in un video girato nell’isola spagnola hanno accettato la proposta di una finta donna d’affari russa che diceva di essere figlia di un potente oligarca per sostenere il partito.

Tra i finanziatori del mondo pro-life in Russia ci sono oligarchi che troviamo nell’entourage di Putin riconducibili al sistema della “lavatrice”.

Il nome più importante è quello di Vladimir Yakunin, ex membro del Kgb, ex presidente delle ferrovie russe, cofondatore del Dialogue of Civilization (Doc) di Ruben Vardanyan è finanziatore e membro del Comitato di sorveglianza. Sua moglie Natalia Yakunina è uno dei trustee dell’organizzazione internazionale. Yakunin oggi è sotto sanzioni in Europa e Stati Uniti per il suo ruolo di finanziatore dei separatisti filorussi in Ucraina. È ritenuto molto vicino al presidente Putin.

Nel 2014 il Wcf doveva svolgersi a Mosca, ma sono sopraggiunte le sanzioni per la Crimea a rendere impossibile sia finanziare che partecipare all’iniziativa per i cittadini statunitensi. L’evento si è svolto ugualmente proprio grazie al patrocinio di alcuni personaggi di spicco come Yakunin e Konstantin Malofeev, all’epoca ritenuto astro nascente degli oligarchi vicini alla Chiesa ortodossa di Mosca.

Intorno al mondo pro-vita ci sono organizzazioni che più stabilmente cercano di influenzare la politica e non solo con il denaro. Non sono sigle molto note, eppure innervano le principali battaglie pro-life che si consumano nei Parlamenti di tutto il mondo

Filantropo e imprenditore, Malofeev dal 2014 non può più entrare in area Schengen in quanto finanziatore dei filo separatisti russi in Crimea. È proprietario di una “televisione patriottica”, Tsargad TV, di cui Aleksandr Dugin è commentatore di punta. Tra le amicizie di Malofeev ci sono Matteo Salvini e soprattutto Gianluca Savoini, ex portavoce del leader della Lega, strettissimo collaboratore che ha permesso di allacciare rapporti con il mondo degli uomini d’affari vicini a Putin.

Con l’Associazione culturale Lombardia-Russia e quelle simili disseminate tra il Nord e il Centro Italia, Savoini ha costituito un gruppo d’interesse composto da imprenditori contro le sanzioni alla Russia e desiderosi di fare affari con Mosca. Al momento, Savoini è indagato dalla procura di Milano per corruzione internazionale per l’affaire Metropol: il 18 ottobre 2018 ha contrattato quella che per gli investigatori appare un finanziamento illecito alla Lega da 65 milioni di euro, nascoste in una finta compravendita di petrolio, a cui avrebbero dovuto partecipare Eni e l’azienda russa Rosneft.
L’affaire Metropol

Il 18 ottobre 2018 all’hotel Metropol di Mosca si svolge una strana trattativa. Da un lato del tavolo, ci sono tre italiani: il leghista Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e il suo collaboratore Francesco Vannucci. Dall’altro, tre russi: Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich (nessuna relazione con Vladimir), più un terzo uomo, ancora sconosciuto.

Meranda, conclamato passato tra le file della massoneria, rappresenta una banca d’affari inglese, Euro-lb, che poi lo scaricherà. Yakunin è un collaboratore di Vladimir Nicolaevich Pligin, sotto sanzioni a seguito dell’invasione della Crimea: all’epoca era presidente della Duma, il parlamento russo. Ex deputato dal 2003 al 2016, Pligin attualmente ricopre la carica di consigliere del presidente della Duma Viaceslav Volodin e di vice presidente della Commissione per gli affari internazionali nel Consiglio generale del partito di Vladimir Putin, Russia Unita. Kharchenko, invece, è un membro del partito di Aleksandr Dugin.

Secondo l’ipotesi su cui sta indagando la procura di Milano, la trattativa per una presunta partita di petrolio sarebbe stata intavolata allo scopo di far pervenire alla Lega una stecca da 5,5 milioni di dollari, tramite Gianluca Savoini. I nomi dei protagonisti della trattativa emergono dalla registrazione dell’incontro, resa disponibile online dal sito di BuzzFeed, della quale i giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine hanno dato conto in una serie di articoli pubblicati da l’Espresso e in un volume dal titolo Il libro nero della Lega. Proprio Stefano Vergine, su richiesta della procura, ha consegnato agli inquirenti il file audio.

Intorno al mondo pro-vita ci sono organizzazioni che più stabilmente cercano di influenzare la politica e non solo con il denaro. Non sono sigle molto note, eppure innervano le principali battaglie pro-life che si consumano nei Parlamenti di tutto il mondo. Scelgono temi, strategie, parole d’ordine.

La Political network of values (Pnv), piattaforma di politici e attivisti che si incontra una volta all’anno per promuovere dibattiti e proposte di legge comuni pro-life. One of Us, altra organizzazione-ombrello in cui si riconoscono tutte le sigle che partecipano alle marce per la vita di tutto il mondo, che si propone come soggetto in grado di produrre proposte di legge, petizioni, campagne da oltre di milioni di sostenitori in tutta Europa. Una in 28 Paesi dell’Unione europea «per la tutela dell’embrione» ha prodotto 1,6 milioni di firme , di cui un terzo raccolte in Italia.

Sul fronte dei contenziosi giudiziari, il movimento conta sull’American center for law and justice (Aclj) e sul suo centro europeo, lo European centre for law and justice (Eclj): le due organizzazioni sfidano Stati membri di Usa e Unione europea alla Corte federale oppure alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

In Italia Gregor Puppinck, avvocato che guida il centro europeo, è colui che ha condotto la battaglia per reintrodurre il crocifisso nelle classi nel 2010 e 2011. Nel nel 2012 è stato scelto da Luca Volonté, allora eurodeputato, per realizzare uno studio sui «prigionieri politici». Quel documento ha permesso la bocciatura in seno al Consiglio d’Europa del rapporto Strasser, documento che avrebbe dovuto indagare sulla detenzione arbitraria degli oppositori politici in Azerbaijan. Questa vicenda ha innescato il caso giudiziario in cui è coinvolto l’allora eurodeputato italiano.

Volontè, che per la Pnv è un consulente storico, è oggi a processo per corruzione internazionale a Milano. In primo grado è stato assolto dall’accusa di riciclaggio ma secondo la procura, la sua fondazione Novae Terrae avrebbe incassato 2 milioni e 390 mila euro da quattro società riconducibili alla famiglia Aliyev, dittatori azeri che avevano tutto l’interesse alla bocciatura (così come poi effettivamente avvenne) del rapporto per evitare sanzioni di tipo economico da parte dell’Ue. Denari che hanno portato Volontè al centro dello scandalo Laundromat.

Presidente e fondatore di entrambi i centri è Jay Alan Sekulow: un nome di primo piano nella destra conservatrice cristiana d’America. Dal 2017 fa parte del team di avvocati del presidente americano Donald Trump, a parcella per gestire il caso Russiagate.

La matrioska

Alexey Komov è ambasciatore all’Onu del Congresso mondiale delle famiglie e al contempo presidente onorario dell’associazione Lombardia-Russia, di cui fanno parte politici della Lega molto vicini a Matteo Salvini, come Gianluca Savoini.

Cerimoniere onnipresente nelle occasioni diplomatiche dell’internazionale identitaria, dal 2013 è presenza fissa anche alle convention della Lega, partito che ha sempre dichiaratamente espresso le sue simpatie per la Russia. È una sorta di assistente di Konstantin Malofeev, oligarca ormai un po’ in disgrazia che sostiene le tesi di Alexander Dugin. Komov è il trait d’union tra universo pro-life e politica, sia in Russia, sia negli Stati Uniti, sia in Italia.

Lorenzo Bagnoli
Luca Rinaldi
Giulio Rubino




Embargo alla Russia, il Veneto si ribella: «Zaia tratti con Putin»
Alda Vanzan
6 ottobre 2014

https://www.ilgazzettino.it/nordest/pri ... 26943.html

VENEZIA - La Regione Veneto dichiara "guerra" alle sanzioni che l’Unione europea - e quindi l’Italia - ha inflitto alla Russia di Vladimir Putin. E, autonomamente, si dice pronta a trattare con Mosca per far cessare l’embargo nei confronti dei prodotti veneti. «Per il Veneto l’embargo è una autentica tragedia - dice il governatore Luca Zaia - L’Italia in questo momento guida il semestre europeo ma è completamente assente. Io ho il dovere di difendere i veneti».

Cosa possa produrre l’azione diplomatica di Zaia è tutto da vedere. Il dato di fatto, però, è che la giunta regionale nella seduta di ieri mattina ha approvato all’unanimità una delibera che dà mandato al governatore di "attivare ogni utile azione politico diplomatica" per riaprire le frontiere russe e, dunque, riprendere a esportare a Mosca e dintorni i nostri ortaggi, i nostri formaggi, tutti i prodotti made in Veneto. Va ricordato che il consiglio regionale del Veneto, nella seduta del 17 settembre, aveva approvato un documento - fatto proprio due giorni dopo dalla Conferenza dei presidenti dei consigli regionali d’Italia - in cui si chiedeva di “attivare ogni utile, necessaria azione politico-diplomatica per rimuovere e superare le cause e lo stato di sanzioni e di embargo tra Europa e Russia”. L’appello, però, era rivolto al Governo nazionale, alla Commissione Ue e al Parlamento europeo. Non a Zaia. Ma dall’altra parte del Canal Grande, la giunta ha deciso di affidarsi al governatore.

Ma cosa può fare Zaia? E, soprattutto, può un presidente di Regione dedicarsi alla politica estera? Più specificatamente, questa delibera di giunta è un atto politica estera? «Sì», risponde Zaia. E Federica Mogherrini, che è ministro degli Esteri dell’Italia e Alto rappresentante per la politica estera Ure in pectore, che dice? «Abbiamo il semestre europeo e non se ne è accorto nessuno», è la secca risposta di Zaia. Peraltro, acqua fresca rispetto a quanto dirà più tardi l’assessore Elena Donazzan: «L’inutile Mogherini». Tant’è, il governatore specifica: «Non ho velleità di fare il ministro italiano degli Esteri o il commissario Ue, ma io devo difendere i veneti. la politica estera a una Regione non è vietata. Le sanzioni alla Russia le potevamo evitare». E cita la «sindrome del chihuahua»: «La conoscete: "piccolo piccolo, abbaia tanto, el primo can che passa se eo magna". Ecco, non si dovevano rompere le scatole alla Russia».

Ma mentre l’Avvocatura regionale valuterà di impugnare l’impugnabile (la delibera dà mandato di "esplorare ogni utile percorso finalizzato alla presentazione di un possibile ricorso, sia in sede europea che nazionale, per rimuovere il regime delle sanzioni applicato dall’Ue"), cosa farà Zaia? «Ho ampia delega a trattare anche con l’Ambasciata e il Governo russo per dire che non condividiamo le sanzioni». Ci sono stati contatti, almeno ufficiosi? «Sì, ma non dico con chi». È la prima forma di "indipendenza" del Veneto? Zaia non risponde ma sorride. E comunque, osservano a Palazzo Balbi, se anche non si riuscisse a far togliere l’embargo, questa delibera di giunta equivarrebbe a un credito da vantare nei confronti dei russi.

L’opposizione ci crede poco. «Se Zaia va avanti così saranno lui e soprattutto il Veneto a fare la fine del chihuahua, sbranati dal dobermann tedesco», dice il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Lucio Tiozzo. Che rincara: «Quelle del presidente sono dichiarazioni inaudite: si tratta di una fuga in avanti dal sapore indipendentista ed elettoralistico ma che, in barba al ruolo del governo italiano, dell’Ue, degli accordi e delle relazioni diplomatiche, rischia di isolarci e di far saltare ogni rapporto commerciale con gli altri Paesi. Provocando così un danno pesante all’economia veneta. Penso solo alla reazione negativa della Germania, con la quale intratteniamo rapporti commerciali di importanza cruciale, di fronte a questa mossa folle».


La Regione: «No all’embargo
Il Veneto tratterà con Putin»
Zaia ha avuto il mandato formale da parte della giunta e il sostegno del consiglio Il governo: «Si tratta di pura propaganda, i territori non hanno questo potere»
ottobre 2014

https://corrieredelveneto.corriere.it/r ... 0729.shtml

Zaia ha avuto il mandato formale da parte della giunta e il sostegno del consiglio Il governo: «Si tratta di pura propaganda, i territori non hanno questo potere»

VENEZIA Luca Zaia dice e ripete che diplomazia e indipendenza sono affari molto diversi. Ma, a tutti gli effetti, la decisione assunta (con tanto di documento ufficiale approvato all’unanimità dal governo di palazzo Balbi) di convocare l’avvocatura per ricorrere contro le sanzioni europee alla Russia e provare ad andare a trattare direttamente con il presidente Vladimir Putin per allargare le maglie dell’embargo è un po’ un segnale della voglia della giunta regionale di svincolarsi dalle decisioni di politica estera prese da Roma. «L’embargo russo (deciso in risposta alle sanzioni europee per l’intervento di Mosca in Ucraina, ndr) per noi è una tragedia - è intervenuto Zaia -. E visto che Roma e Bruxelles non fanno niente ho chiesto agli avvocati se ci sono gli estremi per fare ricorso contro l’Europa e sono pronto a trattare con tutti i canali diplomatici possibili direttamente con Putin». E del fatto che la politica estera sia una prerogativa degli Stati Nazione e dell’Unione europea «chissenefrega ».

«L’agroalimentare in Veneto vale sei miliardi di euro e non faccio fatica a quantificare nel cinque-dieci per cento di questa cifra il valore delle merci che vanno in Russia - continua Zaia - Roma e Bruxelles non ci hanno chiesto nulla quando hanno deciso questo embargo inutile che sta riducendo sul lastrico decine di aziende, quindi noi non dobbiamo chiedere nulla a nessuno. Questo è il semestre europeo dell’Italia ma evidentemente Renzi ha barattato l’interesse delle aziende italiane con il posto della Mogherini (Federica, responsabile della politica estera europea, ndr). Siamo di fronte alla sindrome del chihuahua che è piccolo, abbaia tanto, ma, nel confronto fisico, viene subito sbranato ». E anche se in fin dei conti Zaia ha semplicemente adottato la risoluzione del consiglio regionale di qualche giorno fa (il presidente dell’Aula Valdo Ruffato e il presidente della commissione esteri Nereo Laroni hanno dato mandato alla giunta regionale di fare pressioni sugli organi competenti per limitare i danni dell’embargo subiti dal settore agroalimentare veneto), la dichiarazione di voler tentare l’approccio diretto con il governo russo ha fatto saltare sulla sedia i consiglieri regionali dell’opposizione. «Se Zaia va avanti così saranno lui e soprattutto la nostra regione a fare la fine del chihuahua, sbranati dal dobermann tedesco», sbotta il capogruppo del Pd a palazzo Ferro Fini Lucio Tiozzo.

«Sono dichiarazioni inaudite - continua Tiozzo -: si tratta di una fuga in avanti dal sapore indipendentista ed elettoralistico, ma che in barba al ruolo del governo, dell’Ue e degli accordi e delle relazioni diplomatiche, rischia di isolarci e di far saltare ogni rapporto commerciale con gli altri Paesi provocando un danno ben maggiore all’economia veneta ». Ancora più tranciante è la reazione del governo nelle parole del sottosegretario agli affari regionali Gianclaudio Bressa: «Finché Zaia si limita a dire boiate propagandistiche intervenendo su cose che non competono ai presidenti di Regione invece che occuparsi del Veneto non succede nulla. Al massimo possiamo farci due risate amare perché purtroppo Zaia non sta facendo quello di cui il Veneto avrebbe veramente bisogno». Fatto sta che i danni della reazione russa alle sanzioni europee si fanno sentire pesantemente sul settore primario e iniziano a toccare anche le altre aziende trascinate dai risultati dell’agroalimentare. Al momento in appena un mese di blocco delle esportazioni, il solo consorzio del Grana Padano ha perso due milioni di euro a cui si devono aggiungere un’altra decina di milioni dell’ortofrutta. «Zaia fa benissimo a voler trattare con la Federazione russa - conclude il capogruppo della Lega a palazzo Ferro Fini Federico Caner - Visto che Renzi cala le braghe davanti alla Germania, qualcuno deve pur intervenire a difesa dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori ».


Il Veneto ha finalmente dato il suo 'ok' all'annessione della Crimea alla Russia
Giulia Saudelli

https://www.vice.com/it/article/8xjxek/ ... sia-crimea

Il Consigliere Regionale del Veneto Stefano Valdegamberi in posa davanti a un ritratto di Vladimir Putin. (Foto via Facebook)

Da tempo i legami tra il Veneto e la Russia di Putin risultano abbastanza stretti: dalla leggenda che vede il Presidente russo nato in provincia di Vicenza, ai legami con la Federazione rivendicati da una schiera di indipendentisti veneti, dal Veneto Serenissimo Governo alla stessa Lega Nord.

Ma il punto più alto dell'amicizia tra il Veneto e la Russia potrebbe essere stato raggiunto oggi: la regione è infatti la prima in Europa a spingere per il riconoscimento della Crimea come stato autonomo e annesso alla Federazione Russa, seguendo le orme di altri paesi come la Corea del Nord, la Siria e il Venezuela.

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato mercoledì pomeriggio una risoluzione per spingere la Regione a promuovere "il diritto di autodeterminazione della Crimea" e "la costituzione di un comitato contro le sanzioni alla Federazione Russa."

Nel dettaglio, il provvedimento - che vede come primo firmatario il consigliere Stefano Valdegamberi, eletto con la lista Zaia - invita il Governo italiano a condannare le politiche dell'Unione Europea nei confronti della Crimea.

Allo stesso tempo, la mozione chiede di riconoscere il risultato del referendum del 16 marzo 2014 — con cui la popolazione della Crimea ha espresso la volontà di costituirsi come soggetto federale della Federazione Russia, ma il cui esito è considerato illegittimo, tra gli altri, dall'OSCE e dagli stati del G7.

Il voto in Veneto ha suscitato l'attenzione di diverse testate giornalistiche russe, come l'agenzia governativa Tass, e secondo alcuni giornalisti presenti sul posto, alcune troupe televisive russe hanno addirittura assistito al dibattito del Consiglio Regionale sulla risoluzione.

Prima troupe russa in consiglio regionale del — Angela Pederiva (@AngelaPederiva)17 maggio 2016

Secondo quanto si legge nel documento, i promotori sostengono che l'Italia e l'Unione Europea abbiano violato il diritto all'autodeterminazione della Crimea, e che abbiano adottato "due pesi e due misure" tra la Crimea e altre nazioni che hanno portato avanti istanze simili, a seconda dei loro interessi geopolitici.

Di conseguenza, il Consiglio Regionale del Veneto chiede anche che siano rivisti i rapporti tra l'Unione Europea e la Russia, soprattutto per quanto riguarda le sanzioni economiche applicate dai paesi occidentali alla Federazione Russa in seguito all'annessione della Crimea.

In particolare, vengono contestati i danni economici riportati dall'Italia a causa delle sanzioni contro la Russia e il conseguente embargo russo sui prodotti occidentali. Citando i dati della CGIA di Mestre, la risoluzione parla di una riduzione dell'export italiano da 10,7 miliardi di euro nel 2013 a 7,1 miliardi nel 2015, un calo del 34 per cento.

"È giunto il momento di dire basta alle assurde, ingiuste e inefficaci sanzioni a cui Mosca ha reagito con un embargo che sta provocando danni gravissimi all'economia veneta," ha detto il promotore della risoluzione Stefano Valdegamberi.

"La questione della Crimea, poi, è paradossale: l'Europa per la prima volta nega il diritto di autodeterminazione a un Paese la cui storia e cultura è da sempre legata alla Russia."

Di diverso avviso ovviamente è l'Ucraina, che tramite il suo ambasciatore in Italia Yevhen Perelygin ha espresso il suo disappunto. "Dovrei ricordare all'autore della Risoluzione che la Crimea è parte integrante del territorio dell'Ucraina, occupata e annessa due anni fa alla Federazione Russa in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale e degli accordi bilaterali," ha scritto in una lettera indirizzata ai Consiglieri della regione Veneto e pubblicata dal Corriere del Veneto.

"Comprendo le ragioni legittime dei rappresentanti del popolo del Veneto di accrescere gli scambi commerciali della regione, ma, a mio parere personale, una tale Risoluzione provocatoria non contribuirà certo ad aumentare le capacita d'esportazioni delle imprese venete," aggiunge l'ambasciatore.







Un punto di vista dei vari venetisti del venetismo

VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza

Al Presidente Wladimir Putin, al Governo della Federazione Russa e al suo popolo.


Auguro a nome del Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, e mio personale, buone feste; e che nel nuovo anno possiate raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissi.

Il Veneto Serenissimo Governo, come ha ampiamente dimostrato, lotta ed è a fianco di tutti i popoli che si battono per la pace, l'autodeterminazione e la propria dignità; considera la Federazione Russa e il suo Presidente Wladimir Putin un baluardo imprescindibile di questo vasto fronte. Ricordiamo al mondo il destino di Napoleone, Hitler, Mussolini.

Fraterni saluti
Venezia-Longarone, 0 dicembre 2018

Per il Veneto Serenissimo Governo
Il Presidente Luca Peroni
Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, – kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.eu
http://www.radionazionaleveneta.org

Ucraina: venti di guerra
VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza
27 gennaio 2022
Continuano le provocazioni e le sanzioni della NATO e dell'amministrazione Biden contro la Federazione Russa; tutto questo potrebbe sfociare in scontri armati non facilmente controllabili (vedi 1a e 2a guerra mondiale). Non bisogna dimenticare che l'Europa (24/03/1999) manovrata da Clinton assieme al suo zerbino D'Alema ha già aggredito e bombardato un paese europeo: la Serbia e la sua capitale, Belgrado, con migliaia di morti e ingenti distruzioni materiali senza precedenti dal 1946. In questo contesto le nazioni europee si stanno muovendo; il Presidente croato Zoran Milanovic ha affermato che in caso di conflitto ritirerà tutti i soldati croati facenti parte del contingente NATO, in quanto l'Ucraina è un problema di Biden (diciamo noi, e anche di suo figlio) e dei suoi piani espansivi. La stessa Repubblica Federale di Germania ha dichiarato che non invierà nessuno dei suoi soldati in difesa dell'Ucraina. Lo stesso governo ucraino ha affermato che non esiste, in questo momento, nessun pericolo d'invasione da parte della Federazione Russa.

Che fanno i fantasmi di Roma? Sono impegnati a dividersi il governo e il sottogoverno, onde poter spartirsi il bottino accumulato sul sangue e sul sudore dei lavoratori. Nessuno di questi si preoccupa della gravità della situazione e dei pericoli di guerra che minacciano l'Europa. (Tanto sarà Biden che deciderà cosa fare). In compenso hanno schierato le tre Armi ai confini della Federazione Russa e della Bielorussia.

Elenchiamo le forze militari italiane di aggressione già schierate:

in Romania - Costanza- Aeronautica Militare con 4 caccia Typhoon e 140 uomini, in attesa di ricevere altri 12 aerei e 260 uomini, con un costo, nel 2021 di 33 milioni di euro;

nel Mar Nero Marina Militare con fregata Fremm Carlo Margottini e con il cacciamine Viareggio e 200 marinai, con un costo, nel 2021 di 17 milioni di euro;

nel Mediterraneo orientale la portaerei Cavour con i costosissimi e inaffidabili F 35, assieme alla portaerei americana Truman e quella francese Clemenceau;

in Lituania l'Esercito: 200 uomini della Brigata Taurinense, con decine di carri armati ruotanti, in un gruppo di 1200 uomini agli ordini del comando canadese, con un costo per il 2021 di 27 milioni di euro.

Queste sono, a oggi, le forze schierate ai confini della Federazione Russa, a imitazione del C.S.I.R. di mussoliniana memoria.

Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica consiglia, responsabilmente di ritirare tutti i militari schierati ai confini della Federazione Russa, ricordando che la Russia non ha mai minacciato l'Italia, e quando l'Italia l'ha aggredita ne ha subito le tragiche conseguenze.

In tutti i casi il Veneto Serenissimo Governo invita i soldati veneti e non solo, inseriti nelle fila dell'Esercito italiano a non essere ostili ai nostri fratelli russi, ma a fraternizzare e costruire un clima di pace e di serenità tra i popoli d'Europa contro i guerrafondai imperialisti e gli approfittatori.

W la pace W la libertàW l'indipendenza

Venezia-Longarone 27 Gennaio 2022
Per il Veneto Serenissimo Governo
Il Vicepresidente Valerio Serraglia

Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, – kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
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http://www.radionazionaleveneta.org



Lega con Trump, M5S in Russia. Così il governo sfida l'Unione europea
Lorenzo Vita
7 marzo 2019

http://www.occhidellaguerra.it/lega-m5s-russia-usa

Con la Russia o con gli Stati Uniti? Oppure con entrambi? L’Italia giallo-verde sembra divisa fra Mosca e Washington, specialmente se si osservano i movimenti delle due anime che compongono l’esecutivo. E anche in questo caso, Matteo Salvini appare in vantaggi, essendo riuscito prima a presentarsi come leader favorevole ad aperture nei confronti della Russia e poi come alleato perfetto alleato dell’amministrazione Trump.

Un percorso riconoscibile quello del leader della Lega, confermato anche dagli ultimi viaggi dei suoi “diplomatici”: prima del sottosegretario Guglielmo Picchi, poi del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Due viaggi che hanno ricucito i rapporti con l’America ma che hanno soprattutto mostrato la volontà del Carroccio di presentarsi come partito-garante della partnership fra Italia e Stati Uniti.

Missione non estremamente semplice quella della Lega, perché se l’amministrazione Trump è molto aperta nei confronti delle idee del partito, dall’altro lato fonti interne al Carroccio testimoniano la volontà Usa di chiedere garanzie al partito di Salvini proprio sui rapporti con la Russia. Dall’altra parte dell’Atlantico accusano costantemente i partiti sovranisti di avere legami con il Cremlino. E in un momento di russo-fobia imperante nel deep State americano, anche una sola voce non avversa alla Federazione russa diventa un problema.

E proprio per questo, la Lega si trova a dover gestire una diplomazia che guarda a Washington senza però negare una certa predisposizione ad ascoltare anche i tradizionali vincoli strategici fra Italia e Russia. Tanto che anche Salvini, in questa fase, ha mitigato le dichiarazioni a sostegno della Russia cercando di sembrare molto più affine, anche in politica estera, alla strategia di Washington (come dimostrato con il Venezuela). E sul blocco alle trivelle, la rete 5G a Huawei e la questione gas, Washington ha già chiesto rassicurazioni. Altrimenti l’amministrazione Usa e i grandi investitori americani potrebbero negare il loro sostegno anche in un futuro governo a guida Lega.

Mentre Salvini blinda, l’asse con Trump, il Movimento 5 Stelle rincorre la Lega sui due fronti: quello atlantico e quello orientale. Secondo le prime indiscrezioni, Luigi Di Maio pare abbia incassato l’ok di Washington per un viaggio in territorio americano in cui dovrebbe incontrare anche il vicepresidente Mike Pence. Un modo per i Cinque Stelle di ribadire il loro interesse a non contraddire troppo l’amministrazione americana dopo i tentennamenti sul Venezuela, la contrapposizione al Tap, e tutte le dichiarazione dell’ala “movimentista”.

Ma è proprio dall’ala a sinistra del Movimento che arriva una svolta non di poco conto. Roberto Fico è andato a Mosca per incontrare il presidente della Duma. Il presidente della Camera è intervenuto di fronte ai parlamentari russi con un’apertura molto importante nei confronti della Federazione, in particolare sul tema delle sanzioni.

Il presidente della Camera, intervenendo nella capitale russa, ha dichiarato: “L’Italia ritiene che il dialogo interparlamentare sia una condizione fondamentale per risolvere i problemi che dobbiamo affrontare e per questo vi è un ampio consenso tra le forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati italiana per operare attivamente con gli altri partner del Consiglio d’Europa affinché sia superato il regime di sanzioni adottato nel 2014 con la sospensione del diritto di voto e delle altre prerogative della delegazione parlamentare russa”.

E il presidente della Camera ha poi sottolineato: “Sono un convinto sostenitore del senso storico, culturale e politico dell’Unione europea e della necessità che essa, unita, continui il suo percorso di dialogo e di cooperazione con la Federazione russa”. E ha ribadito che “Italia e Unione europea contano in particolare sul determinante contributo della Russia per la risoluzione delle più gravi crisi in atto” come “i conflitti aperti nel Mediterraneo e nel Medio-Oriente”.

Un segnale di apertura nei confronti di Vladimir Putin che non è passato inosservato. E che rende ancora più evidente la volontà del governo giallo-verde di porsi in un rapporto di collaborazione con le due grandi potenze che “sfidano” l’Unione europea: Russia e Stati Uniti. Una doppia anima che però può avere due tipi di conseguenze: da un lato aiutare l’Italia in un momento di isolamento in Europa; dall’altro lato creare un’ulteriore spaccatura all’interno della maggioranza. Perché prima o poi, specialmente negli Stati Uniti, qualcuno chiede il conto.



Analisi. La rete fra la Lega e Putin dietro l'Italia «giallo-verde»
Eugenio Fatigante
31 maggio 2018

https://www.avvenire.it/economia/pagine ... ialloverde

Molto si è detto e scritto, in questi giorni, sul no di Mattarella a Savona come ministro dell’Economia di un eventuale governo Lega-M5s per le sue tesi fortemente euroscettiche. Ma ad agitare ancor più i pensieri delle cancellerie di tutta Europa (e anche del Quirinale) è un altro scenario, noto da tempo eppure stranamente rimasto sotto traccia nel dibattito nazionale: il legame di Matteo Salvini con Russia Unita, il partito nato nel 2001 per sostenere Vladimir Putin.

L’ultimo allarme l’ha lanciato, domenica scorsa, Armin Schuster, il presidente (della Cdu) della commissione Servizi del Bundestag, il Parlamento tedesco: un governo giallo-verde non sarebbe motivo di «interrompere» la cooperazione nell’intelligencecon Roma, ma nelle vicende che coinvolgono Mosca i contatti potrebbero essere condotti «diversamente» da come avviene ora. Alla base di questa 'relazione pericolosa' c’è persino un testo ufficiale, una sorta di altro contratto (come quello siglato con i pentastellati): un «Accordo sulla cooperazione e collaborazione» fra i due partiti. Il testo, in 10 punti, è riportato dal libro 'Da Pontida a Mosca', scritto da Fabio Sapettini e Andrea Tabacchini.

Era poco più di un anno fa: ai primi di marzo del 2017, Salvini era nella capitale russa. Da una parte del tavolo c’era lui, dall’altra Sergey Zheleznyak, 48enne vicesegretario per le relazioni internazionali del partito putiniano, per firmare questo documento: un impegno a promuovere le relazioni fra le due parti, con seminari, convegni, viaggi, basato su un «partenariato paritario e confidenziale», termine, quest’ultimo, quanto mai singolare per la diplomazia internazionale.

Uno scambio quanto mai ampio, che comprende anche le «esperienze in attività legislative». Una rete fitta che ha anche alimentato il sospetto, sempre seccamente smentito da Salvini, di finanziamenti diretti di Putin alla Lega, partito peraltro in difficoltà economica. Qual è, allora, lo scopo di questa alleanza? Interessante è l’opinione di Nona Mikhelidze, analista dello Iai (Istituto affari internazionali), riportata lo scorso gennaio dal sito Formiche: «Il Cremlino sa che l’Italia non può uscire da un giorno all’altro dall’Ue. L’obiettivo per il momento è creare caos, ingovernabilità, aiutare quelle forze sovraniste che, per costituzione, chiedono meno Europa».

Guarda caso, esattamente lo scenario che si sta realizzando in queste settimane in Italia. In effetti, la drammatizzata ipotesi di uscita dall’euro sarebbe comunque un processo complesso da portare avanti. Molto più agevole 'creare' disordine. Come il primo tempo di una partita. Mettere in crisi la moneta unica resta infatti la via migliore per indebolire l’Europa. Per minarla dalle fondamenta. Un interesse prioritario per la Russia, penalizzata dalle sanzioni Ue in vigore da marzo 2014 e per ora prorogate fino a fine luglio.

Senza un Paese 'forte' come l’Italia, le sanzioni non potrebbero essere rinnovate (sono votate all’unanimità). Non a caso il «ritiro immediato delle sanzioni» è previsto nello scarno capitolo 'Esteri' del contratto gialloverde. In questo filone, la figura di Paolo Savona, economista d’esperienza e stimato (anche e proprio per la sua linea sull’Unione Europea), non è casuale, ma può acquisire un ruolo funzionale nello scacchiere predisposto da Salvini. D’altronde Savona non è noto solo per i suoi riferimenti storici al nazismo dei tedeschi (non graditi sul Colle). Sulla Russia, in un’intervista a Libero, ecco cosa diceva: «Putin è realista. È contrario a un’Europa che lo danneggi. E questa lo danneggia».

Anche l’ex ministro del governo Ciampi ha legami storici col mondo russo, coltivati durante la presidenza di Impregilo negli anni Duemila. Ecco che dietro l’opposizione alla figura di Savona – e all’esecutivo leghista-grillino – si può leggere in filigrana la volontà di contrastare un disegno geopolitico orientato a mutare gli equilibri in Europa. Il tramite dell’infatuazione filo-russa del Carroccio è il giornalista Gianluca Savoini, già collaboratore di Salvini e presidente dell’associazione 'Lombardia Russia'. Prende le mosse nel 2013: da allora, ogni passo politico del Matteo in camicia verde ha ricevuto una qualche 'benedizione' russa.

Quando, a dicembre 2013, è eletto segretario nel congresso di Torino fra i presenti c’è Viktor Zubarev, parlamentare russo. Da lì cominciano i contatti diretti fra Salvini e Putin. Il 17 ottobre 2014 il leader russo è a Milano per il vertice Asem e, a costo di far aspettare l’amico Berlusconi, incontra per 20 minuti in un hotel il capo lumbard: «Certo, bere un caffè con Putin...», commenta un emozionato Salvini. Segue una lunga serie di 'pellegrinaggi' a Mosca. Una ragnatela di contatti. Una settimana fa Savoini era a San Pietroburgo, al forum internazionale, assieme a Paolo Grimoldi, altro deputato leghista che funge da trait-d’union sull’asse Milano-Mosca. Non coinvolto in questa rete, ma molto attivo è poi Luigi Scordamaglia, dinamico presidente di Federalimentare e sorta di 'ufficiale di collegamento' fra il mondo imprenditoriale del Nord e la Lega per la sua attenzione al tema sanzioni, che penalizzano soprattutto l’agroalimentare.

I timori non sono legati solo agli assetti economici, però. Molto forti sono anche quelli per le 'bufale' mediatiche che influenzano le elezioni e i sommovimenti occidentali. Nei 'Palazzi' della politica si ricorda a esempio che, secondo inchieste giornalistiche, l’80% dei tweet a favore dell’indipendenza della Catalogna sono arrivati da account russi o venezuelani. E c’è chi ricorda che, in ogni caso, il nostro 'ancoraggio' agli Stati Uniti deve prevalere. Per una ragione semplice: l’interscambio commerciale fra Usa e Italia prima delle sanzioni era 10 volte più grande di quello con Mosca. Grandezze profondamente diverse che fanno riflettere davanti al rischio di uno spostamento degli equilibri.



Abbiamo lasciato gli Afghani a morire di fame e freddo e ora facciamo i duri con i Russi
Giulio Meotti
30 gennaio 2022

https://meotti.substack.com/p/abbiamo-l ... i-a-morire

“A otto anni, il futuro di Fatima è deciso. Le piacerebbe, dice, ‘andare a scuola e studiare’. Invece è stata venduta in sposa a un uomo che non ha mai incontrato per comprare pane per la sua famiglia. La sua famiglia era così affamata che ha venduto Fatima per 150.000 rupie pakistane (800 euro). Poi ha cercato di vendere anche la figlia di tre mesi Naghma, ancora avvolta in fasce”.

Si apre così un drammatico reportage di Christina Lamb sul Times di oggi. “Questa è la realtà della vita in un Paese in cui 23 milioni di persone, più della metà della popolazione, rischiano la fame e un milione di bambini di morire. Già il 97 per cento non ha abbastanza da mangiare”.

La resa dell'Occidente in Afghanistan dello scorso agosto ha lasciato un paese distrutto sotto il controllo dei Talebani. Ci sono afghani ora che stanno vendendo un rene per sfamare le famiglie.

All'Amministrazione Biden piaceva fingere che le conseguenze dell'abbandono del paese fossero incerte, ma l’implosione economica era del tutto prevedibile. Andrew Stuttaford ha scritto il 22 agosto sulla National Review: “Ciò che ci aspetta immediatamente sembra essere . . . crollo finanziario e scarsità di cibo". La situazione economica dell'Afghanistan avrebbe rispecchiato la situazione militare: in assenza del sostegno occidentale, il crollo totale. L'Afghanistan aveva importato beni per un valore di 7 miliardi di dollari all'anno (il PIL dell'intero paese è di soli 19 miliardi di dollari). Ma senza un governo appoggiato dall'Occidente che fornisse anche la più piccola misura di stabilità agli stranieri, l'economia sarebbe crollata. E così è stato. Per chi avesse stomaco, il Wall Street Journal racconta ora di ospedali afghani pieni di bambini morti prematuri.

Io continuo a pensare che gli americani fomentino una nuova Guerra Fredda con i Russi sull’Ucraina per coprire l’ignominia afghana. La “democrazia”, la “libertà”, il “progresso”, i “diritti umani”, tutte belle parole già tradite in diretta tv mondiale la scorsa estate da tutti i paesi occidentali, Nato in primis. Non importava se l’esperimento avesse avuto un senso fin dall’inizio. Una volta assunto un impegno, non si abbandona in quel modo un popolo a tagliagole, schiavisti di donne e bambini, barbari che lapidano e impiccano e tagliano mani e piedi.

La vicenda potrebbe essere liquidata come ha fatto oggi Donald Trump: “Tutti a Washington sono ossessionati da come proteggere il confine dell'Ucraina, ma il confine più importante del mondo in questo momento per noi non è il confine dell'Ucraina, è il confine dell'America”. Si potrebbe aggiungere che l’Occidente non sarà sconfitto nel Donbass ucraino, ma nell’Hindu Kush afghano.

Ma quest’ossessione nasconde altro. Richard Hanania della Columbia University questa settimana scrive un articolo provocatorio ma che pensare: Putin è il Grande Satana dell’immaginazione progressista occidentale. “L'opposizione russa all’LGBT scatena le élite americane più delle leggi e delle pratiche anti-gay altrove, perché la Russia è una nazione bianca che giustifica le sue politiche basate sull'appello ai valori cristiani.
Ricordate che stiamo parlando della stessa élite che può essere entusiasta di attacchi casuali agli asiatici solo se possono fingere che siano i bianchi a farlo e non si preoccupano di persone di colore che si sparano a vicenda ogni giorno. I musulmani e gli africani omofobi non ispireranno mai tutta questa giusta furia in queste persone. Il modello dei ‘cristiani conservatori bianchi cattivi’ è fondamentale per la loro visione del mondo, e questo porta non solo all'ostilità nei confronti di Putin, ma anche a nazioni come l'Ungheria e la Polonia”. Hanania fa notare un altro paradosso. “L'Ucraina con 60 punti è una democrazia meno di Ungheria (69), Serbia (64) e Polonia (82), secondo Freedom House. Tali algoritmi della democrazia sono stupidi, ma quando neanche Freedom House non può fingere che l'Ucraina sia una democrazia, ti dice qualcosa sullo stato di quel paese”.

Ma Putin è cattivo. Putin è un tiranno. Putin mente. Putin imbroglia. I media occidentali hanno fatto del presidente russo l'incarnazione del male con un vigore mai visto nemmeno nei giorni peggiori della Guerra Fredda. Come spiegare quest’ossessione per il paese di Tolstoj, Dostoevskij, Gogol, Solzenitsyn e che si è sempre reputato la “Terza Roma” della cristianità dopo la caduta di Bisanzio?

La Turchia di Erdogan ha soltanto 32 punti secondo Freedom House e in questi anni ha invaso la Siria, è entrata in Libia con i suoi mercenari, ha sostenuto la guerra di annientamento degli azeri nel Karabakh armeno, ha bombardato l’Iraq curdo e minaccia le acque di due paesi europei (Cipro e Grecia). Eppure, mai la Nato e gli Stati Uniti su Erdogan hanno alzato non dico un dito, ma un sopracciglio.

Una volta chiuso il libro di Mathieu Slama, La guerre des mondes, capiamo un po’ meglio il perché di tanta ossessione sulla Russia. Putin non è il nostro avversario, è la nostra cattiva coscienza. Slama non nasconde i torti del personaggio e della sua politica, l’autoritarismo interno e l’espansionismo nelle terre che furono dell’Urss. Ma il suo conservatorismo, il suo nazionalismo, la sua deterrenza, sono tutte cose che abbiamo abbandonato da tempo. Putin è un uomo del XIX secolo che usa gli eserciti come si faceva allora. Gli occidentali sono uomini del XXI secolo che pensavano di sconfiggere i Talebani con le slide sul femminismo.

Oggi, in Pakistan, il grande sponsor dei Talebani, è stato assassinato un altro sacerdote cattolico. Mentre parlavamo di nuova Guerra Fredda con i Russi, ci eravamo arresi nella guerra di civiltà con l’Islam radicale, l’unica che minaccia la nostra esistenza come Occidente giudaico-cristiano.


Alberto Pento
Nessun paragone possibile tra i cristiani ucraini europei e gli afgani maomettani asiatici. La responsabilità delle miseria afgana è solo ed esclusivamente dei nazi maomettani talebani e non certo degli americani USA e degli europei.


Alberto Pento
Giulio Meotti Non vi è solo il calderone ucraino, vi è quello Bielorusso e l'invasione della Polonia con i clandestini, vi è quello dell'Iran sostenuto dalla Russia che sta dalla parte di tutte le dittature comuniste e maomettiste della terra e che è sempre contro l'Occidente euroamericano e contro Israele.

Giulio Meotti
Alberto Pento veramente a sostenere tutte le dittature islamiche, tranne l’Iran, è l’America: sauditi, turchi, pakistani etc Non è una gara, altrimenti dovremmo mettere in fila tutti i cristiani sostenuti dalla Russia: serbi, kosovari, siriani… è pura geopolitica e ricreare una guerra fredda non conviene all’Occidente (energia, Cina, destabilizzazione etc)

Alberto Pento
L'America USA non sostiene la dittatura turca infatti negli USA trovano rifugio e asilo politico gli avversari del dittatore nazi maomettano Erdogan che in Turchia finirebbero o in prigione o uccisi e sempre gli USA sono critici nei confronti del suo criminale regime, purtroppo la Turchia fa parte della NATO da prima della deriva dittatoriale di Erdogan

Siria, Trump firma le sanzioni alla Turchia e invia Pence ad Ankara. Erdogan: “Il mondo ci sostenga o si prenda i rifugiati”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/1 ... i/5515369/
Gli Usa riconoscono il genocidio armeno, un segnale forte per Erdogan
https://ilmanifesto.it/gli-usa-riconosc ... r-erdogan/


Anche con gli altri paesi nazi maomettani gl USA sono critici sulla violazioni dei diritti umani, poi per la regola principe che in geopolitica è il male minore a volte chiudono un occhio come fanno tanti paesi anche in Europa e nel Mondo.

Pakistan: con l'America una relazione “tossica”
10 maggio 2013
https://www.ispionline.it/it/pubblicazi ... ssica-7820


Non si può dire che l'Arabia Saudita sia un regime come l'Iran e la Turchia

Perché Stati Uniti e Arabia Saudita restano amici e alleati
https://www.startmag.it/mondo/stati-uni ... -alleanza/
Gli Stati Uniti di Biden continueranno a sostenere l’Arabia Saudita. Il corsivo di Giuseppe Gagliano
E alla fine vissero tutti felici e contenti. È questo il migliore commento che si possa fare in relazione ai “nuovi “sviluppi tra l’America di Biden e la “cattiva “Arabia Saudita.
Tra il sei e il sette luglio infatti il vice ministro della difesa Saudita Khalid bin Salman ha avuto incontri bilaterali con i più importanti rappresentanti della sicurezza nazionale americana, e fra questi il consigliere alla Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e il Segretario della Difesa, Lloyd Austin, che ha sottolineato l‘opportunità da parte americana di preservare le proprie relazioni con il Regno Saudita in materia di difesa, sia per porre termine al conflitto yemenita che per porre freno alla politica destabilizzante dell’Iran.
Ancora più significativa – se è possibile – l’affermazione di Sullivan, secondo il quale gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Arabia Saudita nella difesa della propria integrità e sovranità territoriale contro i tentativi destabilizzanti dei numerosi gruppi filoiraniani. Non senza ironia non possiamo non porci qualche domanda, soprattutto in relazione alla necessità – sbandierata a livello di campagna elettorale da parte di Biden – di inaugurare una politica con i sauditi di discontinuità rispetto a quella di Trump.
Il caso Jamal Khashoggi che fine ha fatto? Il presidente Biden non aveva affermato il 4 febbraio che gli Stati Uniti non avrebbero più dato alcun sostegno alla politica estera saudita in Yemen? Questo cambio di rotta non coincide con quello posto in essere dal governo italiano? Coincidenze? O sono stati gli Stati Uniti a “consigliare” l’amico e alleato italiano a ritornare sulle proprie decisioni?
Ma al di là delle ipotesi, che cosa lega così strettamente gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita? Non saranno forse il petrolio e l’esportazione di armi? Dando uno sguardo alla storia tra due paesi a partire dal 1944 sembrerebbe proprio di sì…

https://www.cittanuova.it/larabia-saudi ... 007&se=018
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » mer feb 02, 2022 9:41 am

A CARTE SCOPERTE
Niram Ferretti
31 gennaio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La partita che si gioca in questi giorni e nei prossimi a venire ai confini dell’Europa, è che ha come posta il destino dell’Ucraina, è una partita di dimensioni geopolitiche vaste, perché la posta non è solo l’Ucraina, ma è la compattezza dell’assetto liberale occidentale di fronte all’arrembaggio di una autocrazia il cui scopo è quello di minarlo nelle fondamenta.
Gli apologeti di Putin, non pochi in Europa, sposano la retorica dell’Ucraina parte della Russia, nonostante la sua autonomia, il suo lignaggio storico autoctono, il fatto che la maggioranza dei suoi abitanti non sia etnicamente russa. Alla fine degli anni Trenta sarebbero stati disposti a concedere ad Adolf Hitler i Sudeti, dove, se non altro, la componete tedesca era cospicua, convinti che questa concessione a discapito della Cecoslovacchia, avrebbe placato la sua fame. Sono i medesimi oggi, che ritengono che una volta che l’Ucraina sia diventata un satellite di Mosca, Putin si fermerà, e non cercherà di estendere il proprio dominio sugli Stati baltici.
Chi nutre questo tipo di illusione non tiene conto di un fatto elementare, la forza si alimenta di se medesima una volta che manca una barriera in grado di arginarla. Non si addomesticano i leoni gettando loro le carote.
Ci sono poi coloro che sposano questa retorica in assoluta malafede, poiché auspicano che l’ordine liberale costituitosi in Europa alla fine della Seconda guerra mondiale e di cui gli Stati Uniti sono stati i garanti fino ad oggi, cessi di esistere. Per loro, la Russia è un modello a cui riferirsi. Guardano con favore al misto di cesaropapismo e gangsterismo che impregna il paese e certo non da oggi, lo vedono come un antidoto alla mollezza occidentale, all’inevitabile collidersi di prospettive, conseguenza di ciò che la democrazia è nella sua essenza, auspicano che salga alla ribalta l’uomo forte che sappia mettere ordine nella confusione e tacitare in modo rapido chi non è allineato. Che la Russia sia uno dei paesi più corrotti al mondo, retto da un autocrate circondato da una cleptocrazia oligarchica, per il quale il cristianesimo, nella sua declinazione ortodossa è solo instrumentum regni, per loro è un male minore, se non del tutto irrilevante, rispetto alla “tabe” liberale e alle sue derive.
Ci dicono gli apologeti dello Zar senza lignaggio, che è lui l’assediato, riportano a galla la conversazione che avvenne tra James Baker allora Segretario di Stato americano sotto George H.W.Bush, e Mikhail Gorbachev, quando Baker gli disse che la NATO non si sarebbe estesa ad est. Il problema è che l’assicurazione verbale di Baker che aveva come contropartita l’ingresso nella NATO di una Germania unificata, non venne mai codificata in un trattato. Vi è invece la disponibilità di Yeltsin nell’agosto del 1993 a concedere alla Polonia l’ingresso nella NATO. A questa disponibilità verbale, come quella di Baker, seguì un trattato, il NATO Russia Founding Act del 1996, il quale stabilisce nella Sezione IV all’Articolo 8 che “Nulla in questo documento limita o impedisce la capacità di entrambe le parti di decidere in modo indipendente. Non fornisce alla NATO o alla Russia in nessuna fase un diritto di veto sulle azioni dell'altro. Anche le disposizioni dell'atto istitutivo della NATO-Russia non possono essere utilizzate come mezzo per svantaggiare gli interessi di altri stati”.
L’Ucraina pur essendo una democrazia aggravata da una corruzione endemica, è però una democrazia ed è troppo vicina alla Russia. Il rischio che possa contaminarla, occidentalizzandosi eccessivamente, addirittura entrando nella NATO, per Putin e per l’assetto di potere che ha costituito, rappresenta un problema serio. Allo stesso modo, Taiwan, per la Cina, che la considera parte della madrepatria, è un pugno nell’occhio per Xi Jinping, un modello alternativo di società e assetto politico che alla lunga potrebbe offrire una alternativa allettante a quello egemone cinese. Da qui la retorica ad usum delphini, orgogliosamente patriottica che Taiwan farebbe parte dell’Intero, così come Putin dichiara magniloquente che ne farebbe parte l’Ucraina.
Al di là di questi orpelli, la questione fondamentale è quella della forza e del suo uso. Per chi rispetta e riconosce solo la forza, la diplomazia è solo debolezza, inutile trastullo, occasione propizia per la fraudolenza. Le immortali pagine del libro Quinto della “Guerra del Peloponneso” in cui si svolge il dialogo tra gli Ateniesi, all’apogeo del loro potere e i Meli, pone questa regola come fondamento dell’egemonia. Occorre riportarne l’epilogo:
“Bisogna che da una parte e dall’altra si faccia risolutamente ciò che è nella possibilità di ciascuno e che risulta da un’esatta valutazione della realtà. Poiché voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la forza incombe con parità da ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i più deboli vi si adattano”.
L’Europa e gli Stati Uniti sono sostanzialmente uniti nella persuasione che il mestiere delle armi sia, se non ormai un retaggio del passato, una attività da evitare il più possibile, concedendo in questo modo a chi non la pensa come loro, di farne uso appena si rende necessario farlo, poiché, “i più forti esercitano il loro potere e i più deboli vi si adattano”. È sempre stato così fin da quando, per restare alla tradizione occidentale, Omero cantò nell’Iliade le gesta dei suoi eroi mitici.
Si tratta dunque di inviare contingenti militari esterni a difendere l’Ucraina dall’appetito russo, creando un confronto bellico nell’Europa orientale? No, si tratta di esercitare al massimo, uniti, la propria pressione attraverso sanzioni drastiche che mettano la Russia in grave difficoltà e facciano recedere Putin dalle sue mire. La forza sta anche nella determinazione dell’azione, nella sua durezza e perentorietà. Sta anche nella possibilità che hanno gli Stati Uniti, avanti a tutti, di rifornire militarmente l’Ucraina, già dotata di una delle più robuste forze di campo in Europa, consistente in 400.000 soldati pronti a combattere ma carente rispetto al potere aereo, navale e missilistico russo.
L’irrisolutezza occidentale, i suoi tentennamenti, sono per Putin una manna, così come lo sono per altri attori, in primis la Cina, poi la Turchia, l’Iran, paesi che si danno, al di là di occasionali attriti, sponda reciproca, perché appartenenti a un’unica costellazione che vede nell’Occidente e in quello che è stato il garante del suo ordine per più di settant’anni, il nemico da fiaccare, sottomettere, affossare.
La zona di influenza che Putin vorrebbe estendere, va oltre l’Ucraina e comprende anche i paesi baltici. Lo scopo è chiaro, quello di creare una Nuova Yalta che possa controbilanciare il ruolo strategico americano e rinverdire gli antichi fasti. Già molto in Italia, e non solo qui, sono in attesa di questo scenario. Per liberarsi dalla “sudditanza” americana sono pronti, prontissimi a diventare sudditi dell’ex funzionario del KGB, oggi padrone della Russia, con velleità imperiali.


Benkő Balázs
Un testo forbito, onesto e fondato, e in gran parte ne condivido i contenuti.
Vedo diversamente la storicità dell'Ucraina in tutte le sue parti attuali (esisteva anche la Novaya Rossiya nei tempi della grande zarina, che copre più o meno i territori rivendicati dai russi), la storia della Crimea la consciamo, la Galicia (con Lemberg/Lwov/Lvov/Lviv) era prima polacco e poi austro-ungarico, la Zakarpatskaya Oblast ungherese e poi cecoslovacco, con una poplazione di maggioranza rutena. Nemmeno gli accadimenti dal 1917 - 1922 sono senza equivoci: prima l'Ucraina rivoluzionaria si definì parte autonoma della Russia, poi sotto l'influsso tedesco e gli avvicendamenti della guerra è passata di qua e di là finché Lenin la integrò nell RSFSR. Non sono nemmeno convinto, che la suddivisione ideale di un Paese autoritario con unità territoriali in realtà non autonome e con popolazioni miste sia quella ottimale.
Tutto questo oggi comunque non è motivazione legittima di ciò che Putin sta facendo.
L'altro elemento discutibile o almeno da me non condivisa nella tua presentazione è un'immagine idealizzata dell'Occidente dove l'atteggiamento "vile" o "ambiguo" della Germania e altri, la palese inconclusività di Biden, l'autismo della Francia eccetera pare siano dei fenomeni passeggeri. Purtroppo non è così. Quell'unità liberale, democratica ed occidentale di valori e di destini non esiste più, forse non è mai esistita. Non possiamo dimenticarci del fatto che il progressivismo propaga con successo un'imagine dell'America come fondata tuttora e per sempre, irrimediabilente sullo schiavismo, sul razzismo e la "white supremacy", dove tutto ciò che noi esaltiamo nell'Occidente Ideale (studio, intraprendenza, approfondimento, famiglia, scienza obiettiva ecc.) è puro e semplice "whiteness" vergognoso da cancellare. Come vuoi che un governo che ha fondato la sua esistenza politica, si faccia protagonista della lotta per la liberta'? La Germania, con i suoi pretesti "pacifisti" che evade l'obbligo dell'autodifesa e fa gli affari senza alcun scrupolo... Non è necessario continuare.
Se un'unione dei Paesi tra i più ricchi ed evoluti e meglio strutturati del mondo, con 500 milioni di abitanti risorse economice, tecniche, scientifiche inimmaginabili non riesce a tenere testa a un Paese da sempre povero, disorganizzato e corrotto, prevalentemente esportatore di materie prime di 150 milioni, poco fa sull'orlo della decomposizione, chi è da biasimare?

Tassilo Francovig
Benkő Balázs
Molto di questo è vero. Rimane il fatto che qualcuno deve pur pensarci a mettere al suo posto lo zar, senza che per questo la Russia perda la sua dignità che, come sai, per i Russi è importante. Ma i limiti della loro potenza devono essere chiari. Non devono poter imporre a nessuno il loro dominio.

Benkő Balázs
Tassilo Francovig è esattamente questo che dico anch'io. Ma l'"Occidente" - e men che meno il governo di Biden o l'Unione Europea nel suo assetto attuale - non è in grado e non sono interessati e non sono strutturati a farlo. Io in primis biasimo loro. L'UE non vuole l'Ucraina, la Russia sì. E, purtroppo, questo vernire a manacare di un Occidente proattivo, fiero e deciso, senza un reale denominatore comune, fa apparire a molti, non condivisibilmente ma comprensibilmente la Russia di Putin idealisticamente migliore di quello che è.

Niram Ferretti
Benkő Balázs la questione non è quella dell'autoctonia ucraina che comunque esiste e si può fare risalire al Kyivan Rus come sai benissimo. Il problema sono le mire russe e il disegno globale di Putin. Concordo con te, ovviamente sulla derive occidentali, in modo particolare sulla deriva culturale americana, ma questo non mi impedisce di collocarmi naturalmente da parte di una democrazia seppure con le sue disfunzioni che ritengo passeggere, mentre il regime in sella in Russia è in linea di continuità con la sua storia moderna e difficilmente potrà modificarsi in senso liberale. Per quanto riguarda la Germania, certamente non è un esempio nè di coraggio nè di determinazione, è l'anello più debole della catena europea. Oggi abbiamo un Occidente molto ammaccato, è al di fuori di esso paesi come la Russia e non solo, infatti cito la Cina, la Turchia e l'Iran che non possono che approfittare della situazione. Biden è passeggero come ogni presidente e per me è un problema minimo, il problema è la politica estera americana pregressa, la sua percepita debolezza che ha permesso e permette a determinati attori di alzare la testa. Se l'Europa e gli Stati Uniti usassero all'unisono la loro potenza, la Russia non avrebbe alcuna chance, ma purtroppo, come ho scritto, si è andati in un'altra direzione, quella per cui ci si è persuasi che la guerra e la forza usata in modo bruto e perentorio appartengono ai brutti ceffi, mentre "noi" siamo persone ammodo che non fanno certe cose. D'altronde non dobbiamo dimenticarci come i nemici peggiori sono non quelli esterni ma quelli interni.

Michele Leo de Caro
La Crimea e 'Russa da sempre

Ignazio Congiu
Michele Leo de Caro Ma anche no!

Michele Leo de Caro
Ignazio Congiu no ?

Michele Leo de Caro
Ai tempi di Jukes Verna era Russa e da parecchio

Stefano Magni
No. Non la è mai stata, a dire il vero. Tranne Sebastopoli, la Crimea è una regione a maggioranza tatara, storicamente parlando. I tatari sono ora minoranza, ma perché hanno subito massicce deportazioni sotto Stalin. In ogni caso: che una regione sia storicamente appartenente ad un'etnia, non è una giustificazione per un'annessione. Altrimenti, pure Erdogan potrebbe rivendicarla un giorno (i tatari erano vassalli degli ottomani)

Ignazio Congiu
Sta di fatto che era popolata in gran parte da tatari che Stalin ha deportato ben lontano per rimpiazzarli con cittadini russi, è diventata definitivamente ucraina con Kruscev, anche lui ucraino e dopo la fine dell'URSS con un referendum a maggioranza hanno deciso di unirsi all'Ucraina e hanno conservato il regime di autonomia, con il finto referendum il mago del Cremlino l'ha annessa in quanto a maggioranza russofona (falso), nessuna città ucraina è a maggioranza russofona, credo che bisogna pestare le falangette di mani e piedi al mago che vuole portare a termine il disegno di Stalin, temo che se si azzarda a fare una cosa del genere potrebbe essere la sua fine, credo che abbia molti problemi interni, ha chiesto di disarmare gli stati ex sovietici e ha ottenuto l'esatto contrario, qualcosa gli sta sfuggendo di mano.

Tatari
https://it.wikipedia.org/wiki/Tatari

Charles Bronson
https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Bronson
Suo padre era un immigrato lituano di etnia tatara, originario della città di Druskininkai ed anche la madre; i genitori si erano trasferiti negli Stati Uniti dalla Lituania.

Angelo Di Consiglio
Tu scrivi, giustamente, che "la forza si alimenta da sola, se non c'è opposizione...": è esattamente lo specchio della situazione europea, di fronte all'Islam estremista (che è la maggioranza assoluta), che vuole dettare legge in Occidente...con le loro sciure, e con la tecnologia occidentale!
Certo, dici bene, con Putin gli islamici non dormono sonni tranquilli, tutt'altro!

Niram Ferretti
Angelo Di Consiglio Putin non è Giovanni III Sobieski, dell'islamizzazione europea non gliene può fregare di meno. Gli interessa altro, cioè un'Europa divisa e in parte filorussa che incrini il fronte occidentale. Qui in Italia può contare su un robusto appoggio.

Benkő Balázs
Niram Ferretti non sono ottimista per l'esito dell'esperienza progressista in America, ma si tratta di previsioni quindi del terreno dell'incertezza.
Sul passato solo una nota: la Киевская Русь non fu per nulla "ucraina" né predecessore dell'Ucraina in quanto tale, distintamente dalla Russia e dalla Bielorussia... Fu una realtà variegata dal punto di vista etnico, in maggioranza di slavi dell'est, non ucraini o russi, fondata da una dinastia vichinga (i "vareghi") , più vicina agli svedesi che ai norvegi. Quindi purtroppo la storia della Kiyevskaya Rus' supporta più la tesi di Putin che quella degli ucraini (tu sai benissimo che la parola Ucraina significa qualcosa come territorio ai confini...) in quanto madrepatria e culla della nazione comune slava dell'est...

Maria Ester Danese
Non condivido assolutamente la sua analisi e mi spiace che non abbia l'onestà intellettuale per ammettere che in questo contesto storico la Russia è, ancor più che durante la guerra fredda, accerchiato dagli USA (e relative alleanze militari). Non basta dire che la Russia ed i loro vertici sono brutti, sporchi e cattivi e l'occidente è perfetto. Basta guardare una cartina geografica per rendersi conto che le basi operative americane ed alleate contornano il territorio russo. Cosa si aspetta che faccia Putin? Così come ai tempi del regime sovietico cerca in tutti i modi di "evadere" dall'accerchiamento, sia procurandosi paesi amici che influenze politico-militari. Che cosa hanno fatto gli Stati Uniti negli ultimi 70 anni? Ne più ne meno di ciò che fece Roma per oltre sei secoli, l'Islam anche per più tempo, la Spagna, il Portogallo, l'Inghilterra, la Francia con le loro colonie: tutti quanti hanno espanso il loro dominio a scapito di qualche altra potenza, cioè una politica imperialista. Obiettivamente gli sforzi ed i risultati ottenuti dalla Russia, almeno a partire dal 1600 con i Romanov, fino ad oggi non sembra sia stati propriamente "imperialisti".
In ultimo non possiamo nascondere l'attuale debolezza militare russa nei confronti di un blocco occidentale che dispone dei mezzi per un blocco navale e di mezzi aerei decisamente superiori, almeno nei numeri. Diversa la situazione in campo terrestre ma dubito che le forze russe possano combattere per poco più di alcuni mesi. In conclusione: sarebbe molto, ma molto meglio che l'occidente rivolgere a la propria attenzione verso la Cina che è ormai a tutti gli effetti il prossimo nemico, questo sì con i mezzi, la determinazione e la chiara visione degli obiettivi da raggiungere.

Niram Ferretti
Maria Ester Danese signora, se lei avesse letto con più attenzione ciò che ho scritto avrebbe anche notato che cito il Founding Act del 1996. Quindi la Russia dovrebbe mettersi d'accordo con se stessa. Negli ultimi settanta anni gli USA hanno difeso i loro interessi che coincidono con quelli del liberalismo e della democrazia. Forse a lei dispiacciono e preferisce quelli russi, nulla di male, ma non mi venga a fare paragoni assurdi. I russi non sarebbero stati imperialisti? Risum teneatis. Ma gentile signora da dove trae le sue nozioni storiche? La Russia è stata un impero fino alla Prima guerra mondiale e ha continuato ad esserlo successivamente sotto le sembianze dell'Unione Sovietica, estendendosi ben oltre i suoi confini naturali. Probabilmente a lei piaceva anche questa estensione del dominio, che gli "imperialisti" USA contrastavano.

Stefano Magni
Le svelo un segreto, signora: Russia e Cina sono alleati. Non da adesso, ma dagli anni 90. Quando lei (ed è in vastissima compagnia) dice "meglio concentrarci sulla Cina": beh, la Russia è da quella parte.

Niram Ferretti
Stefano basta! Sto sentendomi male.

Enrico Turcato
Bella analisi, mi permetto di aggiungere un paio di considerazioni:
Entrare nella NATO costa, perché la spesa per la difesa dei paesi membri non deve scendere sotto un certo rapporto rispetto al PIL. Il fatto che, tutti i paesi dell'ex patto di Varsavia siano corsi in massa a rifugiarsi sotto la sua bandiera, dovrebbe fare capire, quale sia la percezione dell'Est Europa, sull'affidabilità dei russi e sulla loro pericolosità. La NATO con questi paesi non ha fatto recruiting, ha semplicemente aperto i cancelli a paesi che facevano già la fila per entrare.
l'Ucraina non si è svegliata un giorno con questa voglia irrefrenabile di NATO, l'Ucraina ha ceduto il suo arsenale nucleare ex sovietico alla Russia in cambio di un trattato tramite il quale, Russia, USA e UK si impegnavano a tutelarne l'integrità territoriale. La Russia, ha bellamente violato il trattato annettendosi "manu militari" la Crimea e parte del Donbass.
Con premesse del genere, che il governo Ucraino cercasse sponda nella NATO a tutela delle future brame russe, è talmente un'ovvietà che stupisce perfino doverlo spiegare.
La retorica della Russia assediata dalla NATO è una balla siderale, visto che oggi, con la NATO ferma al confine polacco, i missili nucleari russi sono da anni a un'ora di macchina da Berlino, in mezzo a paesi UE e NATO, e non mi pare che Putin "l'assediato" abbia mai manifestato l'intenzione di rimuoverli da Kalinigrad, per tutelare la sicurezza di Polonia e Germania. Quindi la storiella dei missili NATO troppo vicini a Mosca, magari anche no.

Niram Ferretti
Enrico Turcato grazie per queste considerazioni ineccepibili. Purtroppo la propaganda russa la più attiva dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, essendo scomparso il più temibile rivale, il Terzo Reich, continua imperterrita a fabbricare fake news e realtà alternative a cui molti credono senza nemmeno prendersi la briga di fare quello che farebbe una persona dotata di un minimo di buon senso, una operazione di fat checking. Naturalmente, ai filoputiniani interessa poco, perchè per loro Putin è come lo era Hitler per i suoi estimatori, una figura semidivina, e il suo verbo e quello dei suoi accoliti, riverberati dall'alone mistico, non può essere messo in discussione.







Luisa Galimberti
"Dal momento che i nostri amici americani ci hanno riunito oggi, lasciamo che mostrino almeno qualche prova, oltre alle invenzioni, che la Russia starebbe per attaccare l'Ucraina. C'erano molte accuse di azioni aggressive della Russia nel discorso del mio collega americano, ma non un solo fatto concreto. A proposito, voglio fare una domanda non solo ai nostri colleghi degli Stati Uniti, ma anche a quelli che hanno menzionato questo: da dove viene la cifra di 100.000 uomini, che lei sostiene siano di stanza al confine russo-ucraino, anche se non è vero. Non abbiamo menzionato o confermato questa cifra da nessuna parte. Ricordiamo queste tecniche da quando il Segretario di Stato americano C. Powell sventolò in questa stanza una provetta con una sostanza sconosciuta come prova delle armi di distruzione di massa in Iraq. Le armi non sono mai state trovate, ma ciò che è diventato il paese è noto a tutti."
Ambasciatore Vasili A. Nebenzya

Gino Quarelo
Kiev: 'Mosca ritiri le truppe dal confine con l'Ucraina'
La Nato: 'Non invieremo truppe in Ucraina in caso di invasione russa'.

"La Russia deve continuare con l'impegno diplomatico e ritirare le forze militari che ha accumulato lungo i confini dell'Ucraina e nei territori temporaneamente occupati".

Il nuovo appello a Mosca è stato formulato dal ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba, attraverso un messaggio su Twitter.

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... 03601.html


https://www.fanpage.it/esteri/venti-di- ... -sanzioni/


https://www.rainews.it/articoli/2022/01 ... 6808f.html

https://www.vaticannews.va/it/mondo/new ... sa-ue.html


Gino Quarelo
Poi chi ha permesso l'arrivo dei clandestini nazi maomettani in Bielorussia per invadere la Polonia e destabilizzare l'Europa?

Niram Ferretti
Luisa Galimberti la propaganda filorussa con citazioni di una fonte non di parte ma notoriamente oggettiva come è quella dell'ambasciatore russo valla a fare altrove, qui caschi malissimo. Puoi provare invece in modo circostanziato e argomentato, con parole tue a confutare quello che ho scritto e magari anche quello che afferma Massimliano Di Pasquale in questa intervista. Sono sicuro che data la tua nota capacità argomentativa e le tue fonti inoppugnabili saprai farlo. Sì, hai ragione non ci sono truppe russe al confine ucraino, è un miraggio.


Gianfurio Masticazzi
La questione non è se Putin sia un santo o un diavolo ma se ci conviene che la Russia sia ancora nostro nemico, visto che con tutti gli interessi che abbiamo in comune (dalle forniture energetiche al commercio, dalla guerra al terrorismo islamico ad arginare l'espansionismo cinese...) da una guerra contro di loro abbiamo più da perdere che da guadagnare. E la Russia anche. Quindi la questione richiederebbe buon senso. La Crimea ad esempio è stata una penisola russa fin dal 1783, dalla vittoria della Russia sull'Impero Ottomano. E dalla deportazione dei Tatari nel '44 è abitata quasi solo da Russi. Il trasferimento all'Ucraina avvenuto nel '54 sotto Nikita Khrushchev era stato motivato come gesto simbolico per "legare inesorabilmente l'Ucraina alla Russia: "Eternamente insieme", recita il manifesto commemorativo dell'epoca. Ma la popolazione è rimasta a stragrande maggioranza russa e a Sebastopoli vi si ospita la flotta del Mar Nero, l'unica base navale russa sul fronte occidentale, un pilastro strategico dell'URSS. Poteva Putin lasciare la regione in mano ucraina nel momento in cui l'Ucraina decide di uscire dall'orbita dell'ex Patto di Varsavia e entrare in quella Nato? Solo i mediocri politicante europei e burocratelli di commissari UE potevano sperarci. Ma Putin sarà pure uno stronzo autocrate ma è tutto fuorché coglione e difende gli interessi della Russia. Cosa che dovrebbero fare per l'occidente pure i pagliacci che governano l'Europa e gli oligarchi corrotti che stanno distruggendo l'America, invece di baciare il culo a Greta Thumberg, consegnandoci de facto alla Russia Stessa, agli arabi e alla Cina. E giustamente - dal suo PdV - di fronte a questa parata di omuncoli incapaci Putin ne approfitta.

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi, (cognome assai gogliardico) lei scrive cose assai inesatte. I nostri interessi e quelli russi non hanno nulla in comune con quelli della Russia, nè sulla Cina, nè sull’Islam. La Russia e la Cina non sono mai state così vicine come in questo momento. Fanno esercitazioni militari in comune. Nel 2015 la Russia ha accettato di vendere alla Cina 24 aerei da combattimento e quattro sistemi missilistici terra-aria S-400 per circa $ 7 miliardi. Dal punto di vista economico, la Cina è diventata il partner commerciale numero 1 della Russia nel 2017. Due anni fa, Xi e Putin, hanno deciso di unire gli sforzi di ciascuna parte per aprire rotte commerciali costruendo infrastrutture in altri paesi. Oggi, il 20% del commercio russo è assorbito dalla Cina.
Non solo la Crimea non è storicamente russa, ma la Crimea attuale nel 1991 ha votato per l’indipendenza dall’URSS assieme all’Ucraina e nel 1994 la Russia l’ha riconosciuta come parte dell’Ucraina. Poi che Sebastopoli sia unica base sul “fronte occidentale” fa sorridere. Non ha mai sentito parlare di San Pietroburgo/Kronshtadt, Kaliningrad nel Baltico, Novorossijsk e Rostov sul Mar Nero? Murmansk e Arcangelo nel Mar di Barents? Lei sostiene che l'Ucraina non ha il diritto di volere entrare nella NATO? e per quale motivo non dovrebbe averlo, mi consenta la domanda? Perché lo ha deciso Putin? E una volta che l'Ucraina viene perimetrata dalla Russia le diamo in pasto anche i paesi baltici?

Gino Quarelo
Gianfurio Masticazzi Uno che non rispetta il prossimo, abituato alla prepotenza come i mafiosi, non merita certamente rispetto. Come scrive Niram l'Ucraina ha i pieno diritto sovrano di scegliersi le alleanze che vuole e in caso di aggressione da parte del prepotente mafioso di chiedere manforte agli alleati.


Gianfurio Masticazzi
Niram Ferretti Perdona lo pseudonimo, ti seguo sempre con grande stima ma attualmente la succursale locale della Stasi di Mello Park ha messo di nuovo dietro la lavagna il mio profilo per il solito “eccesso di libero pensiero”… Stavolta devo dissentire, mi pare che la tua sia una visione inusitatamente miope e un tantino datata. Ti rispondo punto per punto partendo dal fondo.
1) l'Ucraina non ha il diritto di volere entrare nella NATO? Certo, ci mancherebbe, ma le bandierine dei diritti di fronte ai carri armati in genere producono solo foto-opportunity e fuffa ideologica. Le vertenze internazionali non si possono risolvere in punta di diritto di fronte a un giudice. Non si possono affrontare solo con i sacri princìpi liberali senza considerare, pragmaticamente, gli interessi geopolitici ed economici e le forze militari in campo. Altrimenti spengiamo tutti il cervello e invitiamo tutti i contendenti alla marcia per la pace di Assisi, una bella e suggestiva scampagnata ma non ricordo che abbia mai portato alla pace. Era e rimane ingenuo pensare che di fronte ad un improvviso cambio di casacca del suo difensore centrale che si trasforma in centravanti avversario di fronte alla porta una squadra non commetta fallo da rigore! Ovvero che la Russia resti a guardare zitta e buona l’Ucraina, il maggior alleato della Russia nell’URSS, con un quarto della popolazione di lingua russa, passare sotto la NATO che - ricordo - è nata in funzione anti-russa. Lo considerano il loro orto di casa e, almeno per la parte orientale, lo è. Non avrebbe diritto il Messico, poniamo, di stringere un’alleanza militare con la Russia o con la Cina? Certo! Ma c’è qualcuno così ottuso da credete che gli USA starebbero a guardare senza schierare l’esercito sul fronte Sud e fare un blocco navale come fecero a Cuba per i missili sovietici? E se domani Re Abdullah e l’ayatollah Khamenei stringessero un’alleanza militare veramente Israele aspetterebbe pacifica che la Giordania installasse rampe di missili Iraniani a 50 km da Gerusalemme? Se vogliamo ragionare costruttivamente cerchiamo di metterci nei loro panni. Altrimenti facciamo solo il tifo, le corna all'arbitro, due moccoli e abbiam passato la domenica, vada come vada.

Gianfurio Masticazzi
2) La Crimea non è storicamente russa? No, solo da oltre 2 secoli e diverse guerre. La Crimea votò per l’indipendenza dall’URSS nel '91? Sì, ma era un'era geologica fa in termini storico-politici, perché subito dopo l'URSS si dissolse e con essa il bolscevismo, e oggi c'è solo la Russia in ballo, un paese molto cambiato. E nel referendum del 2014 la popolazione votò plebiscitariamente per l'annessione alla Russia. Risultato assolutamente verosimile essendo la popolazione attuale al 75% di lingua russa, e al 60% e di cultura ortodossa. La minoranza di etnia ucraina/cattolica conta per il 10-15%. Rassegnamoci: è terra russa come Israele è terra è Giudea! E non hanno nessuna fretta d essere "salvati" da noi.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa e testo

Gianfurio Masticazzi
3) È vero ho detto un’inesattezza è su Sebastopoli, ma è l’unica. Un refuso: intendevo riferirmi al fronte SUD-occidentale, di cui Sebastopoli non è più l'unica base navale ma quasi, perché è di gran lunga la principale ed è ancora quella strategica nel teatro mediorientale e Mediterraneo per la Flotta del Mar Nero. Aggiungo che tutta la Crimea è una rete integrata di installazioni militari per loro strategica, di cui il porto di Sebastopoli è solo il fulcro principale.
Novorossijsk è un nuova base ancora in costruzione, iniziata nel 2016 e ancora tutt'altro che completata, piagata da forti venti, che diverrà pienamente operativa solo dopo la realizzazione di un tunnel. Rostov è per lo più una base militare con un porticciolo di servizio, ingabbiata nel Mare d'Azov, che non ha nessuna rilevanza senza il controllo anche del versante orientale della Crimea perchè le navi rimarrebbero imbottigliate nello stretto di Kerch.

Immagine di una mappa

Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa e il seguente testo "xxxxx UKRAINE BSF 810 BEFORE RUSSIAN OCCUPATION OF CRIMEA (JAN 2014) 55 The Sea of Azov 126 20 AUTUMN 2019 31 MS 12500 810 31500 126 197 40 92 PB BSF 583 24 Simferopol 162 22 122 The Black Sea Belbek Sevastopol Perevalne 37 62 12 26 34 2 7"

Gianfurio Masticazzi
4) I nostri interessi e quelli russi non hanno nulla in comune? Una tua valutazione che vale quanto la mia, ma che cozza in maniera flagrante con i dati del settore energetico, strategico per entrambi. La Russia costituisce il principale fornitore di petrolio e gas naturale dell’Unione europea: importiamo il 40% del fabbisogno di gas UE, contro solo il 13% prodotto internamente. Di contro la UE rappresenta circa la metà del loro export di idrocarburi, settore portante per l’economia Russa. Il che significa che se chiudono i rubinetti a Febbraio per loro è una grave perdita economica e per noi sono perdite umane di chissà quante migliaia di morti di freddo. Se non è interdipendenza questa!
Poi c’è la questione mediorentale. Capisco che non è mai corso buon sangue con Israele - del resto non potrebbe essere altrimenti visto che Israele è sempre stato il migliore alleato USA, e i loro nemici hanno steso tappeti rossi alla Russia per default – ma la Russia fa la guerra all’Islam da quando esiste, e solo nell’ultimo mezzo secolo basterebbe rammentare le guerre in Afghanistan, in Cecenia e contro l’ISIS. E qua si aprirebbe un lungo capitolo sul medioriente troppo lungo....


Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi il referendum plebiscitario del 2014 però me lo devi risparmiare perché puoi sostenere che la Crimea è da due secoli, appunto due secoli, russa (la Giudea e la Samaria sono ebraiche da tremila anni) il che non la fa essere da sempre russa, visto che è entrata in orbita russa dal 1783, ma sostenere che il 'referendum' imposto da Putin alla Crimea con uso della forza e dei brogli e in violazione del Memorandum di Budapest del 1994 sia stato regolare è non solo un insulto alla mia intelligenza, che può passare se vuoi, ma anche a quella di un bambino di 10 anni, che non passa perché ho un sacrosanto rispetto dell'infanzia. Appena posso ti rispondo sul resto. I filoputiniani ripetono tutti lo stesso schema, che è, come quello dei propal, infarcito di menzogne e deformazioni e io mi diverto solo a decostruirlo appena ho un po' di tempo.

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi l'Islam è parte della cultura russa dal Settimo secolo, sul suolo russo c'è la più alta percentuale di musulmani fuori dai paesi islamici, più di 14 milioni secondo i censimenti più aggiornati. L'ISIS è una setta islamica, non è l'Islam, poichè è Islam, fino a prova contraria anche l'Iran, con cui Putin intrattiene ottime e proficue relazioni, così come le intrattiene con Assad che rappresenta l'Islam alauita. Per quanto riguarda i nostri interessi con la Russia, non so se la mia valutazione vale quanto la tua, è possibile, ma di una cosa sono certo, la Russia se chiudesse i rubinetti che portano all'Europa il 40% di gas, avrebbe un contraccolpo economico non indifferente, e Putin non è certo portato all'autolesionismo, quindi è sicuramente molto più svataggioso per lui farlo che per noi subirlo. Quindi ovviamente c'è interdipendenza economica, ma non mi riferivo a questi specifici interessi quando scrivevo che i nostri, nostri di europei non coincidono con quelli russi, perché non esistono solo gli interessi economici ma anche quelli geopolitici e strategici, e quelli euroasiatici sono in netto contrasto con quelli atlantisti. Indebolire l'occidente e in primis gli interessi americani è l'obbiettivo principale di Putin in ambito geopolitico, e sa che può contare su molti potenziali alleati in Europa, ma certo non negli Stati Uniti. Il problema europeo è che tagliarsi fuori dall'orbita americana per servire quella russa significherebbe spararsi in faccia, per non dire altrove, e per questo motivo vediamo alcune acrobazie in corso.



Gianfurio Masticazzi
Niram Ferretti sul referendum posso capire il tuo scetticismo che è anche mio ma dovresti anche portarmi dei riscontri, perché sostenere che 7 russi su 10 abitanti in Crimea abbian votato per restare in Ucraina poteva essere plausibile sotto l'URSS, oggi scusami ma è un insulto alla MIA intellgenza. Neanche l'Ucraina fosse la Svizzera!

Gianfurio Masticazzi
Che indebolire l'occidente e in primis gli interessi americani sia l'obbiettivo principale di Putin in ambito geopolitico è pacifico, del resto mi pare la cosa sia reciproca. La domanda sarebbe se è nato prima l'uovo o la gallina, ma in questi è una domanda da 100 mln come a chi spetta l'addebito in caso di divorzio. Di sicuro lo hai detto tu alla Russia non conviene una guerra contro di no. LA vera domanda che mi porrei al tuo posto è a CHI conviene ?

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi certamente la Russia non può stare a guardare mentre l'Ucraina, (dove solo il 17% della popolazione è russo) chiede di entrare nella NATO, (specifichi, e fai bene, soprattutto relativamente alla parte orientale), ma allo stesso tempo non neghi all'Ucraina come agli Stati dell'ex Patto di Varsavia di volere la NATO come protezione. Sì, la NATO è (perdonami il bisticcio) è nata in funzione antisovietica e oggi ha una funzione di tutela degli Stati dell'ex Patto di Varsavia dalle mire espansioniste russe. Io mi metto nei panni della Russia, capisco il suo disappunto, ma mi metto anche nei panni dell'Ucraina. Solo che a me piacciono di più i panni che rivestono le democrazie rispetto a quelli delle autocrazie o delle dittature, non so tu. Anche Hitler relativamente alla questione sudeta aveva ottime ragioni. Ma però il problema reale non mi sembra questo alla fine. Putin non può permettersi di scatenare un conflitto con l'Ucraina, caricherebbe Mosca di costi enormi, farebbe scattare nuove sanzioni, rendebbe la Russia paria tra le nazioni. L'Ucraina non è la Crimea, vi è una popolazione prevalentemente ostile e Putin avrebbe a che fare con una resistenza armata non indifferente. Questa forzatura è per rendersi un interlocutore obbligato per tutti, solo che, a causa dell'eterogenesi dei fini, sempre all'opera, ha ottenuto di rigenerare la NATO aumentandone la presenza nell'Europa centro-orientale, ha ringalluzzito gli USA distratti dalla questione del big game cinese, e ha convinto un paese riluttante come la Germania che di fronte all'eventualità di una aggressione militare, anche lo stretto legame economico dovuto al gas può essere messo in discussione. Poi, certo, visto che la situazione sfuggì di mano anche a Napoleone e a Hitler, può sfuggire di mano anche a un pokerista come lui.

Gianfurio Masticazzi
Niram che Putin è un gran fijo de.. è noto, d'altra parte si è dimostrato sempre due mosse avanti ai ns governanti e non fa minacce a cui non può dar seguito. Per cui credo abbia messo in conto anche le reazioni euro-americane. E credo proprio si stia facendo delle grasse risate. Perchè l'Europa è un espressione geografica mentre Biden avrebbe un disperato bisogno di una bella guerretta ma questa è una di quelle invendibili agli americani. Specialmente in questo momento.

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi io non ti posso portare dei riscontri numerici, perchè non li possiedo, ma posso solo dirti che considerare il "referendum" del 2014 come un plebiscito avvenuto in condizioni naturali è come ritenere che il voto che portò al potere di Hitler nel 1933 avvenne in condizioni di normalità. Per divagare in tema, ti ricordi quando a marzo del 2012, venticinquemila cittadini russi protestarono a Mosca contro i brogli delle elezioni presidenziali? Fu fantastica la reazione di Putin, associò l'opposizione democratica alla "sodomia globale". C'è sempre un complotto occidentale contro la sana società russa. E' così da Yalta in poi. Sì gli Usa cercano dal dopoguerra di contenere la Russia, e devo dire che sono riusciti magnificamente nell'intento, provvedendo a fare collassare l'URSS, e ora tendono a volere limitare le ambizioni neo-imperiali putininane. Io mi trovo bene con questo intento, è in linea con la mia idea di società e di valori, (con le sue inevitabili derive, ma per citare il vecchio Churchill, l'alternativa è assai peggio).

Niram Ferretti
Gianfurio mah, insomma avere aumentato la presenza NATO in Europa orientale, avere incrinato la solidarietà tedesca, nonostante le dichiarazioni del lacchè Schroder, avere spostato l'attenzione sonnecchiante di Biden sull'est europeo facendogli mandare un contingente armato in Bulgaria, Romania e Polonia, non mi sembra che possa dirsi un grosso risultato. Al momento mi sembra che in mano Putin non abbia carte vincenti, poi, tutto può essere.


Gino Quarelo
L'Islam è la seconda religione più diffusa in Russia ed è considerato come una delle religioni tradizionali della Russia, legalmente una parte del patrimonio storico russo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Islam_in_Russia
Secondo un sondaggio del Centro di ricerca russo Public Opinion, il 6% degli intervistati si considerava musulmano. Secondo la Reuters, le minoranze musulmane costituiscono un settimo (14%) della popolazione della Russia. I musulmani costituiscono le nazionalità nel Caucaso del Nord che risiedono tra il Mar Nero e il Mar Caspio: circassi, balcari, ceceni, ingusci, kabardin, karachay, e numerosi popoli del Daghestan. Inoltre, al centro del bacino del Volga risiedono popolazioni di tartari e baschiri, la stragrande maggioranza dei quali sono musulmani. Ci sono oltre 5.000 organizzazioni religiose musulmane registrate (divise in gruppi sunniti, sciiti, sufi e ahmadi), che è più di un sesto del numero di organizzazioni religiose russo ortodosse registrate, circa 29.268 a dicembre 2006.

14% di mussulmani su 146 milioni di abitanti nella Federazione russa= oltre 20 milioni di mussulmani
https://it.wikipedia.org/wiki/Russia


Gianfurio Masticazzi
Niram Ferretti a fatica insisto a crederci anch'io. Ma non parlarmi di propaganda russa per favore. Proprio ora che in USA è in atto da anni un tentativo di regime cronicapitalista radicalschic, mentre in l'Europa si censura l'informazione sulle origini dei tagliagole e stupratori per non offendere le minoranze di "culture" diverse... si tenta di abolire la libertà di espressione per non offendere i frufrù troppo sensibili, si condanna Orban come omofobo per una legge a tutela dell'infanzia e si aboliscono pure gli auguri di Natale. E tralascio il teatrino Covid a reti unificate. Siamo ancora così liberi e democratici da poter permetterci il lusso di distribuire patenti di libertà e democrazia nel mondo?


Gianfurio Masticazzi
Gino Quarelo questo appunto conferma che i russi di oggi non sono intolleranti come alcuni li dipingono. Hanno solo poca pazienza con chi abusa della loro tolleranza, come i ceceni. Noi finanziamo gli scafisti, diamo sussidi a jihadisti che c ripagano come sappiamo e paghiamo riscatti per riportare a casa delle stronzette deficienti idealiste o addirittura convertite. Loro non ci vanno per il sottile, dalla frontiera senza visto non entra neanche un criceto, chi sgarra non la passa liscia e quelli in odore di terrorismo li disinfestano come ratti. Un ex soldato dell'armata rossa divenuto direttore vendite di un'azienda leader di Pelmeni (ravioli di carne fatti di pasta al latte, tipici siberiani) mi disse dell'America "hanno troppo libertà". Mi trattenni dal ridergli in faccia. Gli dissi con un sorriso di plastica che c'ero stato decine di volte, ci ho vissuto per anni in posti diversi, e non ho mai conosciuto nessuno che se ne lamentasse. E non ho cambiato idea. Ma oggi forse ho capito cosa intendeva: questo è il ns tallone d'achille. A forza di difendere la libertà a tutti i costi ci siam persi per strada i coglioni.


Gianfurio Masticazzi
Niram la democrazia, lo sappiamo, è una lunga strada irta di trappole. Molti popoli che ci hanno provato non erano pronti, dal Sudamerica all'Egitto... Pure noi in Europa abbiamo sofferto tensioni che ci hanno riportato per certi (tragici) periodi alla dittatura, Da Eltsin la Russia ci stanno provando. Secondo me passeranno decenni ma alla fine ci arriveranno. Sono di fatto per la maggior parte europei, cristiani, condividono con noi un millennio di storia e cultura... Se sono riusciti - ahmè - a esportare da noi i loro ideali di socialismo reale, non vedo perché non dovremmo riuscire ad esportare noi a loro i ns di democrazia a libertà. Ma è un processo lento che richiede almeno un altra generazione o più. Una landa gigantesca con molte etnie e quindi un'atavica fobia delle forze centrifughe, contenute con la forza militare e il dirigismo centralista. Poche (due) grandi metropoli, un'altra dozzina di città "moderne" e in mezzo enormi distanze popolate da villaggi ed economia rurale ancora rimasti alle tradizioni, al mito della Grande Madre Russia. Ma dovremmo incentivare questo processo di normalizzazione dei rapporti. Stiamo facendo un grosso errore a cadere nel loro gioco del confronto muscolare, considerandoli dei bifolchi trinariciuti. Che tra l'altro non ha mai pagato. Perché loro sono indietro ma ancora in tanti disposti a morire per la patria. Noi....sticazzi

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi il fatto che nelle democrazie ci siano derive, non mi scadalizza più di tanto, perché se seguo la logica del tuo discorso, arrivo inevitabilmente alla notte in cui tutte le vacche sono nere. Il fatto che da noi in Occidente ci siano disfunzioni non offre un lavacro per i misfatti di una cleptocrazia retta da un autocrate per il quale la vita dei suoi oppositori vale meno di zero. Quindi sì, possiamo dare patenti, perché una società pluralista e liberale offre ad ognuno una possibilità di espressione e di azione enormemente superiore a quella di una società autoritaria, dove oltretutto, dietro la facciata di legge e ordine, sussiste una putrefazione morale e una corruzione che non è certo migliore della nostra, con la differenza che da noi la si può denunciare apertamente, in Russia, se lo fai, sparisci dalla circolazione.

Niram Ferretti
Gianfurio, la Russia non è interessata alla democrazia, non lo è mai stata nel corso della sua lunga storia. È passata dal cesarismo zarista al totalitarismo comunista e poi all'autocrazia gangsteristica. Gli sta bene così, oltretutto io non sono tra quelli i quali ritengono che la democrazia deve per forza farsi strada. Non per forza. Basta guardare al Medio Oriente, alla Russia appunto, alla Cina. Abbiamo visto in Afghanistan come ha attecchito bene dopo vent'anni di presenza americana. Stanno bene così, e restino così, l'importante è che non vogliano modificare in senso loro il nostro assetto.

Gino Quarelo
Niram ha concluso:
Stanno bene così, e restino così, l'importante è che non vogliano modificare in senso loro il nostro assetto.
Concordo con l'aggiunta che se stanno bene così noi non dobbiamo assolutamente spendere alcuna risorsa per aiutarli in nessun modo e nemmeno dobbiamo accogliere i loro scarti, profughi, relitti, perseguitati che non rinunciano all'ideologia teolatra demenziale che li anima e che ispira i loro regimi.

Gianfurio Masticazzi
Gino Quarelo loro modificare in senso loro il nostro assetto??? ma se non abbiamo fatto altro che tentare di modificare il loro! Non ricordo una sola ingerenza russa sui ns fatti interni, in compenso i ns politici non fanno altro che bacchettare Putin e inventarsi intrighi paranoici!!

Gino Quarelo
Mi riferivo ai paesi islamici come l'Afganistan.
Poi la Russia alleata dei paesi canaglia è giocoforza potenza maligna che ci fa del male.

Gianfurio Masticazzi
Niram Ferretti ineccepibile in astratto ma la tendenza dei ns sistemi va verso l'autoritarismo centralista degli ottimati politically correct, il pensiero unico, le restrioni isteriche delle ns lbertà, il controllo pervasivo delle "devianze", la censura dei non omologati. E' imperialismo culturale. Certi sistemi da KGB contro i dissidenti ci innorridiscono ma dovremmo prima innorridire per la deriva liberticità che colpisce tutt noi

Beppe Mila
Gianfurio Masticazzi Bravo, finalmente un post realistico e non scritto solo per far propaganda. Il 1948 è passato da un pezzo, sveglia!!! Su dai facciamo la guerra a Putin , ma primo ricordiamoci di far scorta di candele e cerini senza dimenticare per i guerrafondai di oltre oceano ( comunque non così tanti come si pensa) che eventuali battaglie sarebbero combattute nelle pianure dell'Europa e non nelle grandi praterie americane. A nessuno viene in mente che Biden è così in difficoltà e in calo dei sondaggi, che , come da manuale , non trova altro che inventarsi una guerra.? Gianfurio Masticazzi ha una prosa vivace e colorita ma dice soltanto le cose come stanno. E basta con sta storia dell'orso russo cattivo!

Gianfurio Masticazzi
Beppe Mila quello che a me spaventa è che siamo prigionieri di una favola dei buoni e cattivi che non sta in piedi. Accusiamo Putin di essere un dittatore ma l'ultima volta che abbiamo eletto un premier è stato 13 anni fa. Da 10 anni abbiamo avuto solo governi costruiti a tavolino tra Roma e Bruxelles con l'ultima novità dell'ammucchiata politico-mediatica nazionale figlia dell'ennesima emergenza: tutto pur di non farci votare, ma ovviamente è per il nostro bene... A Bruxelles abbiamo una coalizione improbabile frutto di un inciucione last minute dell'establishment europeo e gli odiatissimi ex populisti di sinistra ora omologati e redenti. Tutto pro domo loro in barba alla straripante richiesta di riforme dell'unione emersa con forza in tutti i paesi. E così continuano a governare con pignoleria fiscale le ns vite senza assolvere alla principale se non l'unica vera ragion d'essere di ogni alleanza sovranazionale, ovvero garantire la sicurezza, la libertà e il benessere dei PROPRI cittadini, non di quelli del Congo o del Bangladesh. In America poi la democrazia è in metastasi avanzata, manovrata a suon di miliardi dalle grandi corporation, con un stampa boccheggiante al servizio del potere e un cartello di big tech che tiene tutti al guinzaglio: pure noi. La più vasta operazione di indottrinamento di massa nella storia. Ma non dobbiamo essere troppo duri contro i ns governanti perchè dietro ogni problema c'è sempre la mafia russa!

Niram Ferretti
Beppe Mila lei ha ragione. La colpa è degli ameriKani. Sono sempre loro i noti gurrafondai. Non parliamo poi di Biden che si "inventa" una guerra perché è in calo di sondaggi, mentre Putin, poverino vuole solo difendere il Lebensraum russo che i cattivi occidentali vorrebbero restringergli. Ma che meraviglia! Che narrazione realistica e precisa. Peccato che lei non ci fosse all'epoca in cui Hitler reclamava i Sudeti e la necessità per la Germania di estendersi a Est, avrebbe applaudito fino a spellarsi le manine per le giuste rivendicazioni del Cancelliere tedesco. Comunque può rifarsi oggi facendo l'ola per la Russia e il suo santo protettore. Meraviglioso.

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi ma se ti trovi così male in questa distopia democratica che va verso un autoritarismo implacabile, che peraltro io critico da anni, senza però pensare che l'antidoto sia una cleptocrazia gangsteristica euroasiatica, perchè non cerchi di trasferirti in Russia? Mi vengono in mente i vecchi compagni italiani di una volta, tra cui molti intellettuali, che esecravano l'Occidente e lodavano la Russia e la Cina che visitavano pieni di ammirazione, ma poi, immancabilmente, tornavano in Europa dove vivevano comodamente, "lottando" qui, ovviamente, contro il sistema marcio. Fu il compagno Vladimir Ilyich Ulyanov a definirli "utili idioti", non quelli di cui parlo, era già morto da tempo quando si manifestarono, aveva però in mente esempi ben precisi. Come ha ricordato Bruce Thornton, da me intervistato due volte, «Lenin chiamò "utili idioti" le persone che, vivendo in democrazie liberali e dando supporto morale e materiale a un'ideologia totalitaria, stavano intrecciando la corda che li avrebbe impiccati. Perché persone che hanno goduto di libertà e prosperità lavoravano con passione per distruggerli entrambi è una domanda affascinante, che ci accompagna ancora oggi»

Niram Ferretti
Gianfurio ma tu come portavoce di Putin saresti perfetto. Hai mai letto Alexander Dugin? Dici le stesse cose. L'Amerika marcia, l'Europa marcia, l'Occidente alla capitolazione, e là, davanti a noi lo splendore della Russia che si erge come modello di sanità, riforma, e anche, forse santità, (come sai, di Putin esistono anche delle icone, potresti fartene mandare una). Cioè il fatto che in Italia la Costituzione prevede che in caso di crisi di governo il Presidente non sia obbligato a sciogliere le Camere e indire automaticamente le elezioni ma a trovare una maggioranza alternativa è paragonabile a ciò che avviene in Russia dove Putin ha ridisegnato sulla sua persona le prerogative costituzionali per restare in sella fino alla sua morte e poi dopo magari farsi trasferire in formaldeide in un nuovo mausoleo che affiancherà quello dove si trova Lenin? Ma sei serio, oppure visto il cognome gogliardico che ti sei scelto, stai buttandola sulla farsa spinta?

Paolo Canziani
Niram Ferretti se Gianfurio potrebbe essere il portavoce di Putin, immagino che tu sia stato uno strenuo difensore di Kruscev e Castro nel '62 contro l'inusitata reattività di Kennedy, e che ora ti limiti a ricopiare i medesimi argomenti che hai usato allora.
O invece il mondo si divide in modo manicheo tra buoni e cattivi, i primi per nascita e diritto divino?

Niram Ferretti
Paolo Canziani certamente sì, puoi anzi, se ne hai voglia provvedere a diffonderlo tu, così come Gianfurio, che oltretutto mi è simpatico, provvede a diffondere le ottime ragioni di Putin.

Niram Ferretti
Paolo Canziani valutami te con freddezza la situazione. Sono, credimi, senza sarcasmo, in attento ascolto. Ho letto con attenzione le cose che ha scritto Gianfurio, e a meno di non avere avuto un abbaglio, cosa possibile, leggo che insomma, questi amerikani, quel bimbominkia senile di Biden, l'Europa infetta dal progressismo, Vladimir Luxuria come nostro stendardo, l'aggresssività della NATO nei confronti della Russia, la Crimea che è sempre, SEMPRE, stata russa, il plebiscito referendario ucraino del 2014 a favore dello zar, ecc. ecc. Se a te sembra una fredda e spassionata presa di distanza dalla Russia e dal suo valoroso leader, allora siamo d'accordo e io ho avuto le traveggole.


Gianfurio Masticazzi
Niram Ferretti Ho letto solo ora che io starei esaltando la Russia! Beh allora si vede che non mi sono espresso bene. Io sono ferocemente anticomunista da sempre e ho stima dei russi loro nipotini russi quanta ne ho dei nazisti. Semplicemente non vedo che cazzo ci guadagnamo a fargli la guerra. Per cosa?? Per fargli capre chi ha più palle? Temo ne abbia più Putin - ex capo del KGB - che tutti i ns leader messi insieme. E non perché straveda per lui o che lo reputi un grande statista, è che contro Biden e la Von der Leyen è come sparare sulla croce rossa! E oltretutto non ho nessuna fiducia che difendano davvero i nostri interessi geopolitici, altrimenti metterebbero la Cina in cima alle lista delle minacce per l'Occidente e invece fanno a gara ad abbracciare cinesi! Se fossi il comandante in capo della NATO io manderei contingenti a prendere il controllo della costa libica e una flotta di portaerei e sommergibili a proteggere Taiwan! Altro che in Ucraina! E se proprio vogliamo cercare un terreno di scontro con Mosca beh, ne abbiamo uno molto più strategico che ci attende da anni: in Iran! Vuoi rimettere Putin in riga? Pioggia di missili sulle centrali nucleari e sulla testa di Khamenei!

Niram Ferretti
Gianfurio Masticazzi ma questo scambio tra di noi lungo e a mio giudizio anche interessante se no non impiegherei il mio tempo a interloquire, verte su una premessa errata, che gli USA e la UE che unite hanno una potenza infinitamente superiore alla Russia, (ma basterebbero gli USA da soli) vogliano fare la guerra a Putin. Ma perché, tu pensi seriamente che Putin voglia invadre l'Ucraina con quello che ne conseguirebbe per lui? Sarebbe il più grande errore della sua vita. Ma è già è successo a Napoleone e a Hitler, che fino a un certo punto, strategicamente non ne avevano sbagliata una, di fare grossi errori di valutazione, quindi può succedere anche a Putin che sotto il profilo strategico, sta a Napoleone e a Hitler, come Schillaci sta a Maradona. Io sono del tutto solidale con te nei tuoi rilievi alle derive americane e europee, e visto che mi segui, lo sai benissimo, ma attenzione, nel criticare ciò che non ci piace non offriamo la sponda a un gangster euroasiatico. Il rimedio è peggiore del male.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:40 am

Gianfurio Masticazzi
Niram Ferretti nessuna sponda da parte mia, ho una forte allergia a ogni tipo di propaganda faziosa e alla censura da qualunque fonte provenga, ma ovviamente mi brucia più quella diretta a me dai miei rappresentanti! Se non credi alle boutade di Putin - che cmq a differenza di noi interessi concreti, strategici e non solo economici pseudo-ideali nella regione ce li ha eccome - non credere neanche alle ben più risibili minacce di Biden! Abbiamo già visto in Afghanistan che peso hanno: "75mila beduini non hanno speranza contro le forze governative... Risponderemo colpo su colpo... andremo a stanare dove sono quando e come decideremo noi.." Le minacce non si devono fare se non siamo poi disposti a dar loro seguito. Chi ha cresciuto dei bambini o ha dei cani lo sa. Se no perdi credibilità. E la ns è già ai minimi termini. Quindi no, non mi aspetto altro che un teatrino. Ma non posso escludere una prova di forza da parte NATO per recuperare un minimo di credibilità. E se deve essere spero non si giochi sulla pelle dei bambini ucraini!

Beppe Mila
Caro Niram, che la seguo da tempo e la stimo e così pure Gianfurio , alla fine penso che abbiamo a cuore le stesse cose ma probabilmente un pò influenzate dalla nostre simpatie, le esprimiamo troppo calorosamente . Il problema è che da noi e specie in questa Europa burocratica i cittadini contano nulla, il potere lo hanno le lobby e le big tech, big pharma . etc. Detto ciò bisogna esser realisti : come compravamo petrolio da Gheddafi e gli facevamo ponti d'oro, non vedo perchè occorra essere tafazziani verso la Russia. Infine la mia cultura è super pro America e se avrete voglia di andare a leggere il lungo post di commiato in apertura della mia pagina Fb lo capirete. Io non ho nulla a che spartire con Dugin e altri simili , però permettetemi di ripeterlo, sono stanco di sentire sempre gridare attenti all'orso russo . Basterebbe essere realisti.

Gianfurio Masticazzi
p.s. so che trar fuori i bambini ucraini suona retorica di bassa lega ma non lo è. Sono amico di una coppia di ucraini (cattolici, che destano quelli russo-ortodossi) che hanno lavorato per me a Londra 20 anni fa, lui come capocantiere di muratori, lei come babysitter. Persone onestissime e molto brave. Ma quando lei rimase incinta voleva abortire perchè era alla sesta gravidanza con due aborti naturali, le avevano sconsigliato per la sua salute di portarla avanti. In più era sans papier e quindi l'avrebbero espulsa appena dimessa dall'ospedale, perdendo un reddito prezioso per i suoi figli a Kiev. Ma le dispiaceva farlo. Io le offrii un aiuto economico nel caso decidesse di tenere il bambino, e sua figlia nella sala di attesa la convinse last-second a non farlo, a prendersi il rischio. Così torno in Ucraina ed ebbe una splendida bambina. Che considero anche un po' mia

Niram Ferretti
Gianfurio sull'uscita indecorosa degli USA dall'Afghanistan sai bene come la penso. È uno dei motivi per i quali Putin ha azzardato da abile pokerista questa mossa. Ti ricordi quando l'Iran colpì il drone americano? Volevano testare la reazione degli Stati Uniti. Trump non fece nullla. Allora si imbaldanzirono e tramite gli Houti attaccarono i pozzi petroliferi sauditi. Anche in quella circostanza Trump fece pippa. Poi fu il turno dell'attacco americano predisposto contro le postazioni iraniane in Siria. All'ultimo minuto venne abortito da Trump. Allora, gli iraniani dissero, "Bene possiamo proseguire così, questi non reagiscono. Abbaiano ma non mordono". È la logica del bullo a scuola che ti vessa e non reagisci e continua a farlo fino a quando non c'è la reazione. E infatti, a un certo punto Trump la reazione la fece arrivare, e ordinò l'uccisione di Soleimani. Cosa ci dice questa sequenza di eventi in forma, se vuoi, di apologo? e cosa c'entra con Putin?La risposta la possiamo riassumere in una frase di Lenin, "Se trovate la poltiglia avanzate, se trovate l'acciaio arretate". La storia funziona così da sempre.

Niram Ferretti
Beppe Mila vede, il mio discorso è molto semplice e l'ho fatto anche in privato all'amico Gianfurio. Essendo un conservatore liberale, la mia appartenenza è l'occidente e sono le democrazie, con le loro disfunzioni, che vanno segnalate e criticate, ma non al punto, come fanno alcuni, di giungere a una sorta di cupio dissolvi. Perchè vede, al di là di orsi, aquile, e bestiari vari, Putin e compagnia bella, Cina, Iran, Turchia, non sono esempi a cui guardare, perchè il loro scopo è esattamente quello di portare il sistema liberale al cupio dissolvi a cui ho accennato. È come se un soggetto iperteso andasse dal medico per farsi prescrivere dei forti eccitanti come cura per l'ipertensione. Quanto agli interessi economici, ci sono convenienze reciproche, naturalmente, anche gli USA per cinquanta anni e in parte ancora oggi, si sono riforniti di petrolio dall'Arabia Saudita, uno degli Stati sponsor del salafismo, ma questo non ha fatto adottare agli USA la ricetta salafita per curare le proprie magagne.

Tassilo Francovig
Niram Ferretti
Basterebbe la storia personale di Gary Kasparov, suo strenuo oppositore, a dire tutto sull’autocrate Putin e sulla cleptocrazia degli oligarchi russi: lui, campione del mondo di scacchi in carica per un quindicennio, un grandissimo genio nato da padre askenazita (Weinstejn) e da madre armena, cambiò da giovane il cognome assumendo quello della madre (Kasparova) per non subìre angherie dai musulmani nella sua terra azera…
Fondò poi un partito liberal-socialista, che si opponeva in ogni modo, con manifestazioni e proclami alla limitazione della libertà, al regime che Putin stava ricostituendo dalle ceneri dell’URSS.
Gli fu proibito più volte di viaggiare negli Stati Uniti per incontrare in tornei il dissidente Viktor Korchnoj, e fu anche incarcerato, con accuse ridicole.
Gli sono stati alle costole per molti anni, ma la fama di grande, straordinario genio e le simpatie dei russi notoriamente appassionati di scacchi lo hanno in qualche modo protetto.
La sua vita cambiò in meglio con la concessione alla sua famiglia della cittadinanza croata.
Fosse stato un cittadino russo qualsiasi, sarebbe probabilmente sparito.




Cosa succede in Donbass tra Russia e Ucraina?
https://www.youtube.com/watch?v=R0YOF43myc8Strategia della destabilizzazione: Intervista con Massimiliano Di Pasquale
Davide Cavaliere
12 Luglio 2021

http://www.linformale.eu/strategia-dell ... -pasquale/

Massimiliano Di Pasquale (Pesaro, 1969) è ricercatore associato dell’Istituto Gino Germani di scienze sociali e studi strategici. Ucrainista, esperto di Paesi post-sovietici, negli ultimi anni si è occupato di disinformazione, guerra ibrida e misure attive anche sulle pagine di Strade Magazine (stradeonline.it).

Membro della Sezione di Studi Baltici dell’Università di Milano, nel 2012 ha pubblicato Ucraina terra di confine. Viaggi nell’Europa sconosciuta, che ha fatto conoscere l’Ucraina al grande pubblico italiano. Nel 2018 è uscito per Gaspari Editore Abbecedario ucraino. Rivoluzione, cultura e indipendenza di un popolo, cui ha fatto seguito nel marzo 2021 Abbecedario ucraino II. Dal Medioevo alla tragedia di Chernobyl.

Ha accettato di rispondere alle domande de L’informale.

Nel 2014, la Russia ha occupato e annesso, illegalmente, la Crimea. A causa di questa violazione del diritto internazionale è stata sanzionata economicamente da Unione Europea e Stati Uniti d’America. In Italia, molti partiti, di destra come di sinistra, hanno contestato le sanzioni e sostenuto che Mosca sarebbe un alleato essenziale. Le ammende inflitte alla Russia danneggiano l’economia italiana? Mosca è davvero un partner fondamentale?

Come lei ha giustamente sottolineato in Italia molti partiti sia di destra che di sinistra e una considerevole parte dell’opinione pubblica esprimono un parere sostanzialmente negativo sulle sanzioni. Molti pensano che siano dannose per la nostra economia perché ritengono Mosca un partner essenziale, altri le avversano sostenendo che, oltretutto, non sono utili alla risoluzione del problema politico. Prima di analizzare la questione da un punto di vista economico volevo fare alcune considerazioni per rispondere a chi afferma che le sanzioni non servono a risolvere il conflitto tra Russia e Ucraina. Le sanzioni sono state introdotte da UE e Stati Uniti in risposta all’occupazione della Crimea. Questo pacchetto di sanzioni contro la Russia è stato ulteriormente inasprito dopo l’abbattimento il 17 luglio 2014 di un volo di linea della Malaysia Airlines sui cieli del Donbas da parte di proxy russi, che provocò la morte di 298 persone tra passeggeri e personale di bordo. Come hanno fatto notare storici quali Timothy Snyder e Serhii Plokhy l’annessione russa della Crimea e la guerra ibrida in Donbas vanno letti come tentativi di destabilizzare non solo l’Ucraina ma l’intera Europa. Di fronte ad azioni gravi come queste, che minacciano le fondamenta dell’ordine internazionale, cosa avrebbero dovuto fare Stati Uniti e UE? È chiaro che l’unica risposta possibile era votare un pacchetto di sanzioni mirate visto che nessuno auspica un conflitto militare con la Russia. Ho usato il termine mirate perché c’è grande ignoranza su questo tema. Forse non molti sanno che le sanzioni non hanno mai imposto l’embargo sull’esportazione in Russia di beni di consumo. Per cui quello dei produttori italiani devastati dalle sanzioni è un mito o se preferite una fake news. A partire dall’annessione della Crimea nel 2014, le sanzioni economiche dell’UE sono mirate al settore economico, a quello energetico e a quello della difesa e colpiscono 150 persone fisiche (alti funzionari moscoviti, numerosi deputati e senatori e diversi oscuri funzionari della Crimea, guerriglieri e “ministri” delle autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk) che non possono entrare in Europa e si sono viste congelare i loro beni nella UE (società, immobili, conti correnti). L’embargo riguarda anche a una ventina di entità politiche russe e separatiste e undici grandi imprese russe – cinque banche statali, tre major petrolifere a partecipazione statale e tre grandi aziende belliche di stato – che non possono ricevere prestiti o collocare strumenti finanziari presso partner europei per più di 30 giorni. Ciò a cui si riferisce l’opinione pubblica, spesso senza rendersene conto, sono le “controsanzioni”, ossia l’embargo voluto da Putin alle importazioni di numerosi prodotti alimentari europei. Ma questa contromisura russa ha danneggiato in primo luogo i consumatori della Federazione, visto che la Russia importava nel 2013 circa la metà dei prodotti alimentari che consumava, e il 40% di queste merci proveniva da Paesi europei. Prima di Natale i leader europei hanno deciso all’unanimità di estendere le sanzioni fino al 31 luglio 2021. Le misure, rinnovate due volte l’anno, hanno colpito gravemente la Russia: si stima che la sua economia sia diminuita del 6% alla fine del 2018 a causa delle sanzioni di UE e Stati Uniti. In estrema sintesi, come afferma anche uno studio dell’ISPI, le sanzioni europee non hanno colpito duramente l’export italiano. Il calo sperimentato dalle esportazioni italiane in Russia dal 2013 al 2017 è stato relativamente poco significativo rispetto al totale delle esportazioni italiane all’estero, pesando nel 2017 per circa l’1% del totale. La Russia avrebbe potuto diventare un partner economico importante per l’Italia e per gli altri paesi europei se avesse veramente realizzato quelle riforme economiche, promesse da Putin nei primi anni della sua presidenza, per sviluppare il settore manifatturiero e per modernizzare il settore energetico. Il grave problema demografico – intorno al 2050, secondo le cifre dell’ONU, la popolazione totale della Federazione sarà diminuita di ben 10 milioni assestandosi su una cifra intorno a 135 milioni (su un territorio pari a un ottavo delle terre abitate mondiali) – sembra condannare la Russia a un ruolo marginale negli scenari geopolitici futuri. È illusorio pensare che, a fronte di un calo demografico così consistente che avrà ripercussioni evidenti anche sulla forza lavoro con un settore energetico arretrato e prezzi decrescenti, petrolio e gas possano, come negli Anni Settanta, garantire la sopravvivenza della Russia. I petrol rubli possono aver arricchito le élite e riempito gli scaffali dei negozi con beni di lusso importati, ma queste trappole della ricchezza hanno avuto come costo il prolungato declino del settore manifatturiero e dei settori di esportazione non energetici.

Il presidente Putin, per il suo conservatorismo, la sua fede cristiana e i suoi metodi risoluti, è diventato un leader ammirato, talvolta in modo parossistico. Lo Zar, come viene talora chiamato, è un autentico conservatore oppure uno scaltro autocrate, che usa il nazionalismo e la religione come instrumentum regni?

A partire dalla seconda metà degli anni 2000 Putin, che nei primi anni della sua presidenza aveva rafforzato le strutture statali per cercare di frenare ogni impulso centrifugo e usato la ricchezza derivante dalle esportazioni di risorse naturali (gas e petrolio) per aumentare il tenore di vita dei russi e garantire acquiescenza popolare al suo regime, brucia la sua credibilità a livello internazionale invadendo Georgia (2008) e Ucraina (2014). L’anno di vera e propria svolta della Russia coincide con il biennio 2011-2012. Con le elezioni del 2012, la Federazione Russa, nata nel 1991 come una repubblica costituzionale, legittimata dalla democrazia, dove il presidente e il parlamento sarebbero stati scelti attraverso elezioni libere, abdica al principio di successione. Putin spinge alle estreme conseguenze il concetto di “democrazia gestita”, al punto di non negare neppure di aver alterato le regole del gioco democratico. Le elezioni, non sono più un mezzo per esprimere la volontà dei cittadini, ma diventano solo un rituale. Quando il 5 marzo 2012, circa venticinquemila cittadini russi protestano a Mosca contro i brogli alle elezioni presidenziali, Putin decide in uno primo tempo di associare l’opposizione democratica alla sodomia globale (il tema verrà ripreso ai tempi del Maidan di Kyiv dipingendo l’Accordo di Associazione Economica dell’Ucraina con la UE come un tentativo, da parte della Gayropa, ossia dell’Europa dei gay, di minare i valori cristiani in Ucraina), in una seconda fase afferma che i contestatori sono al servizio di una potenza straniera, ossia degli Stati Uniti. Ovviamente il Cremlino non produce alcuna prova, del resto il punto non è fornire prove ma inventare una storia sull’influenza straniera e usarla per cambiare la politica interna. La UE e gli Stati Uniti vengono dipinti dalla propaganda del Cremlino come minacce semplicemente perché le elezioni russe sono state manipolate.Ed è proprio in questa fase che il regime di Putin enfatizza sempre più il tema delle radici cristiane individuando nel pensiero del filosofo russo di fine Ottocento Ivan Ilyin le fondamenta teoriche del nuovo corso.

Ci può illustrare in cosa conistono queste fondamenta teoriche?

Ilyin, analogamemte a Marx si rifà al corpus filosofico hegeliano offrendone però una lettura di destra, sostiene che la storia sia iniziata con un peccato originale così grave da condannare l’umanità alla sofferenza. Ma il peccato originale, secondo Ilyin, non fu perpetrato dall’uomo sull’uomo attraverso la proprietà privata ma da Dio sull’uomo attraverso la creazione del mondo. Secondo Ilyin la patria di Dio era la Russia. La Russia era da tutelare a tutti i costi perché era l’unico territorio da cui sarebbe potuta iniziare la ricostruzione della totalità divina. Lo storico Timothy Snyder ha osservato come, nonostante Ilyin fosse antibolscevico e ammirasse Hitler, il suo pensiero non si discostasse troppo nelle sue implicazioni pratiche da quello di Stalin. Non è un caso che la Russia attuale, che lo elegge a suo ideologo, è lo stesso paese che riscrive i libri di storia riabilitando il culto di Stalin. Per Ilyin la parentesi comunista vissuta dalla Russia era il frutto della corruzione proveniente dall’Occidente. Nella sua visione il comunismo era stato imposto alla Russia dall’Occidente. La Russia è innocente ma la sua innocenza non è osservabile nel mondo. Ilyin vede la propria nazione come virtuosa, e la purezza di questa visione è più importante di qualunque cosa i russi abbiano effettivamente fatto. Rifacendosi al teorico nazista del diritto Carl Schmitt, Ilyin considera la politica l’arte di identificare e neutralizzare il nemico. E dal momento che la Russia è l’unica fonte di totalità divina e di purezza, l’uomo spuntato dal nulla, che i russi riconosceranno come il redentore, potrà muovere guerra a chi minaccia i successi spirituali della nazione. La fantasia di una Russia innocente in eterno che comprende la fantasia di un redentore innocente in eterno torna utile al regime cleptocratico di Putin che la sfrutta opportunisticamente per coprire una realtà fatta di ingiustizie sociali, soprusi e incapacità di evoluzione in senso democratico. La diffamazione diventa un illecito penale, il Patriarcato Ortodosso di Mosca si allea con il Cremlino divenendo a tutti gli effetti un suo braccio armato, comincia la persecuzione delle organizzazioni non governative, si glorificano carnefici del passato come Felix Dzerzhinsky, fondatore della Cheka, cui viene intitolata una nuova unità dell’FSB, si distruggono gli archivi di Memorial, centro che aveva documentato le sofferenze dei cittadini sovietici ai tempi di Stalin.

La rivoluzione ucraina contro l’esecutivo filorusso di Viktor Yanukovych è stata descritta come un “colpo di stato” eterodiretto dagli Stati Uniti d’America e da George Soros. Si è trattato di una cospirazione o di una protesta spontanea?

Euromaidan, la rivoluzione scoppiata in Ucraina in seguito alle dimostrazioni di piazza del 21 novembre 2013 a Kyiv, è stata una rivolta spontanea contro il regime cleptocratico di Yanukovych. Pur avendo come epicentro Kyiv ha interessato l’intero Paese. La Rivoluzione, giustamente definita, della Dignità, ha testimoniato la volontà del popolo ucraino di lasciarsi alle spalle l’epoca post-sovietica e il desiderio di aprire una nuova fase, quella della rigenerazione morale. Questo ambizioso tentativo ha dovuto però fare i conti con l’ostilità di Mosca che ha cercato di fermare a ogni costo un progetto che, se vittorioso, avrebbe messo in serio pericolo il modello autocratico putiniano e fornito linfa vitale alla debole opposizione democratica russa. E infatti, cinque giorni dopo la fuga di Yanukovych avvenuta il 22 febbraio 2014, Putin ha inviato il primo contingente militare in Crimea, annettendo de facto, in data 16 marzo, la penisola ucraina alla Federazione Russa attraverso un ‘referendum’, imposto con uso della forza, brogli, intimidazioni e in violazione del Memorandum di Budapest del 1994. Ciò che è accaduto in quei 93 giorni meriterebbe di essere analizzato dettagliatamente visto che si tratta di una pagina fondamentale della Storia Europea dell’ultimo secolo.

Può fornirci ulteriori approfondimenti?

Euromaidan (Euro sta per Europa e Maidan è una parola di origine turca, entrata nel vocabolario ucraino grazie ai tatari di Crimea, che significa Piazza), neologismo apparso per la prima volta in un hashtag su Twitter il 21 novembre 2013 quando Mustafa Nayyem, giornalista ucraino di origini afghane chiede alla gente di scendere in piazza, per protestare contro la mancata firma dell’Accordo di Associazione economica tra Unione Europea e Ucraina, promessa, mai poi rigettata, dall’ex Presidente Yanukovych, è all’inizio una protesta principalmente di studenti. Accanto a loro scendono in piazza pure imprenditori e proprietari di piccoli business stremati dall’azione predatoria di Yanukovych. Per comprendere questo passaggio occorre ricordare come la Famiglia, ossia il gruppo di potere che fa capo al Presidente ucraino, attraverso l’ufficio del procuratore generale Viktor Pshonka, monitori da tempo i business più redditizi per poi impadronirsene. Grazie a questo sistema il figlio maggiore di Yanukovych, Oleksandr, un dentista, diventa in un paio di anni uno degli uomini più ricchi del Paese con un patrimonio personale superiore a 500 milioni di dollari. Dopo i primi giorni, alle proteste degli studenti si aggiungono quelle di altri componenti della società civile. Il popolo del Maidan diventa così sempre più composito ed eterogeneo.Una delle date fondamentali nella cronologia della Rivoluzione della Dignità è quella del 30 novembre 2013. La notte del 30 novembre infatti le forze di polizia attaccano violentemente gli studenti che protestano pacificamente sul Maidan. Secondo dati ufficiali sono ben 79 i manifestanti che vengono picchiati e percossi dalla Berkut, la polizia antisommossa. Le autorità, incuranti del rispetto della dignità umana, ritengono che questo sia il mezzo più efficace per disperdere una folla che credono pagata. È il punto di non ritorno. La sera del 1° dicembre la folla si raduna di nuovo in Piazza superando questa volta le 500.000 unità. E la maggior parte è mossa dal desiderio di protestare contro la violenza usata dal regime, più che dal rifiuto di firmare l’Accordo di Associazione con la UE. L’International Renaissance Foundation, ONG ucraina fondata da Soros, ha svolto un ruolo importante a sostegno della società civile durante le proteste di Euromaidan. La fondazione ha assicurato l’assistenza legale durante la crisi per attivisti civili, manifestanti e giornalisti; ha fornito cure mediche alle vittime di violenza; ha supportato canali come Hromadske TV che hanno realizzato reportage indipendenti e in diretta sugli eventi del Maidan; ha documentato casi di tortura, percosse e abusi della polizia e dei tribunali. Tutto ciò è ben diverso dal sostenere, come fanno le teorie cospirazioniste della dezinformatsiya russa, che George Soros mira a destabilizzare i paesi e rovesciare i regimi nell’Europa orientale post-comunista e nell’ex Unione Sovietica.

A seguito dell’invasione russa della Crimea, l’Ucraina è stata dipinta come uno Stato fascista, antisemita e russofobo. Realtà o disinformazione? L’Ucraina è una nazione che nutre sentimenti antiebraici?

Quella dell’Ucraina fascista, antisemita e russofoba è una delle più consolidate narrative della disinformazione russa. Esisteva già all’epoca della Guerra Fredda, oggi viene semplicemente attualizzata e riproposta avvalendosi del potere amplificativo delle testate online e dei social media. Farò alcune considerazioni proprio sul Maidan, definito anche da alcuni organi di informazione italiani un movimento fascista, per confutarla. Se proprio volessimo connotare politicamente Euromaidan sarebbe più corretto definirlo un movimento liberal-socialista, visto che il suo nemico è la cleptocrazia autoritaria e il suo programma centrale la giustizia sociale e lo stato di diritto. L’obiettivo che accomuna i diversi gruppi presenti sul Maidan è cacciare Yanukovych e trasformare l’Ucraina in una nazione realmente democratica. La natura del Maidan, a dispetto dell’eterogeneità dei gruppi che lo compongono, è essenzialmente civica. Spontaneità, autenticità e una certa ingenuità politica, sono le caratteristiche più evidenti di un movimento che raggruppa diverse anime e che sorge per la mancanza di una vera opposizione nel Paese. Le forze cosiddette ‘xenofobe e ultranazionaliste’ – ammesso che sia corretto liquidare cosi, senza alcuna analisi storico-politica, ripetendo ad libitum la propaganda del Cremlino, movimenti nazionalisti radicali come Svoboda e Pravyi Sektor – ammontano solamente all’1.9% dell’elettorato ucraino. Una percentuale risibile se confrontata con i ben più ampi consensi elettorali ottenuti dalle destre xenofobe in Francia, Inghilterra, Italia e in altri Paesi europei. Che il popolo del Maidan non sia assolutamente in sintonia con Svoboda lo dimostra il fatto che alle elezioni presidenziali del Maggio 2014 otterrà un misero 1.2 %. Addirittura peggio farà Yarosh, il leader di Pravyi Sektor, movimento che dopo il Maidan si trasforma in Partito, conseguendo solo lo 0.7 %.

Ci può parlare di Pravyi Sektor? Di cosa si tratta?

Pravyi Sektor, nella fase iniziale è stata una formazione estremamente eterogenea. Nasce infatti come federazione di diversi movimenti accomunati dalla volontà di rendere la protesta più incisiva e di difendersi dagli attacchi violenti della polizia. Accanto a frange nazionaliste, seppure non in senso etnico – lo stesso Yarosh proviene dalla città industriale russofona di Dniprodzerzhynsk e si esprime in russo come la maggior parte dei militanti, a riprova di come la Russofobia sia un’altra invenzione dei media pro-Cremlino –, nelle fila di Settore Destro combattono anche diversi ebrei e ucraini non etnici, come l’armeno Serhiy Nihoyan e il bielorusso Mikhail Zhyznevsky, che passeranno tristemente alla storia come le prime vittime del Maidan. Con il Maidan abbiamo assistito per la prima volta a una vera collaborazione fra ucraini ed ebrei. Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale il collaborazionismo in Francia, in Belgio e in Italia era sicuramente superiore al 10% ma nessuno oggi definisce francesi, belgi, italiani dei nazisti. Storicamente l’antisemitismo ucraino è sicuramente secondo a quello russo: i pogrom di fine Ottocento erano fatti dai russi non dagli ucraini. Anche i pogrom descritti da Isaak Babel nella famosa Armata a Cavallo erano russi, non ucraini. Ugualmente l’illusione ucraina che il nazismo li avrebbe liberati dallo stalinismo è durata poche settimane. L’Ucraina ha subito ad opera dei nazisti persecuzioni e deportazioni paragonabili a quelle della Polonia. Nonostante ciò, anche a causa della forza mediatica dei media russi e pro-Cremlino, è molto più probabile che qualsiasi rapporto sull’estrema destra o sull’antisemitismo in Ucraina finisca sui titoli dei giornali rispetto a storie e tendenze simili in Russia o rispetto agli ampi legami di Mosca con i gruppi di estrema destra nei paesi europei. Il presunto fascismo del Maidan è il frutto di letture faziose consolidatesi nel nostro Paese per ignoranza, disonesta intellettuale o un mix di entrambe.Fortunatamente a livello internazionale la rappresentazione del nuovo governo di Kyiv come una “giunta fascista”, sostenuta da orde antisemite e intenta a compiere un genocidio contro i russofoni, ha incontrato grossi ostacoli. Eminenti personalità ebraiche ucraine hanno pubblicato annunci a tutta pagina su diversi giornali internazionali per smentire tali affermazioni e condannare l’aggressione russa. In diverse occasioni, minoranze etniche o ebraiche hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche dissociandosi da falsi gruppi etnici che rivendicavano la persecuzione.

I filorussi europei evocano, spesso, la strage di Odessa del 2014. Si è trattato di un massacro deliberato o c’è dell’altro?

La strage di Odessa del 2014 è un altro episodio su cui la propaganda russa ha insistito tantissimo per ingannare l’Occidente. Per spiegare l’accaduto e la copertura mediatica di questo tragico evento, credo sia necessaria una premessa. A parte le Repubbliche Baltiche, che conoscono perfettamente le tattiche di guerra informativa della Russia essendo state soggette al dominio sovietico, la comunità internazionale è stata piuttosto lenta nel riconoscere il pericolo rappresentato dalla disinformazione e dalla propaganda sponsorizzate dal Cremlino. È altresì vero che molte persone non si rendono neppure conto di essere ingannate dalle informazioni che ricevono da media quali RT (ex Russia Today) e non pensano di verificare ciò che questa emittente trasmette. Pensano, sovente in buona fede, che RT rappresenti una sorta di versione russa della BBC o della Deutsche Welle. Venendo allo specifico dell’incendio e degli scontri di Odessa del 2014, nel corso dei quali morirono 48 persone e di cui il maggio scorso ricorreva il settimo anniversario, è interessante sottolineare che la Russia iniziò a presentarlo come un massacro da parte dei nazionalisti ucraini quando le fiamme ancora divampavano. Questa versione dei fatti è stata diffusa in tutto il mondo nonostante diverse indagini indipendenti – Gruppo 2 maggio bipartisan; il Comitato consultivo internazionale del Consiglio d’Europa e l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani – abbiano ricostruito una realtà molto diversa da quella raccontata dagli outlet pro-Cremlino. Da queste indagini si è scoperto che i primi disordini sono iniziati quando un folto gruppo di attivisti filo-russi ha attaccato una marcia pacifica a sostegno dell’unità ucraina. Da quel momento in poi, le armi sono state usate da entrambe le parti e sei persone sono decedute. Verso sera, gli attivisti filo-ucraini si sono diretti in Piazza Kulikove Pole con l’intenzione di distruggere una tendopoli allestita da attivisti filo-russi. Questi ultimi hanno risposto con colpi di arma da fuoco e bottiglie molotov dal tetto e dalle finestre del palazzo del sindacato. Tutti i rapporti indipendenti concordano sul fatto che dal momento che le bombe molotov sono state lanciate sia contro l’edificio sia dall’interno dell’edificio, è impossibile determinare la fonte dell’incendio che ha causato la morte di 42 attivisti filo-russi. I media e i politici russi sono a conoscenza dei risultati di questi rapporti ma hanno preferito offrire una copertura selettiva degli eventi sin dall’inizio. Tutti i filmati russi hanno trattato i “radicali” ucraini come gli autori delle precedenti rivolte. Nessuna menzione è stata fatta delle sparatorie e delle bottiglie molotov dall’interno del palazzo, né degli attivisti filo-ucraini che hanno rischiato la loro incolumità per salvare le persone nell’edificio. I filmati russi hanno invece mostrato un attivista filo-ucraino che sparava con una pistola contro il palazzo, senza notare che l’uomo stava rispondendo al fuoco proveniente dalle finestre dell’edificio. Due anni dopo il rapporto del Consiglio d’Europa, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che “i nazionalisti ucraini hanno spinto persone indifese nel palazzo del sindacato e le hanno bruciate vive”. Questa storia consapevolmente falsa è stata spacciata in tutto il mondo, con mostre generosamente finanziate e “testimonianze” accuratamente selezionate e portate in tournée nei paesi europei. Inoltre è risaputo che molti giovani si sono offerti volontari per combattere a fianco di proxy russi, separatisti e mercenari sostenuti dal Cremlino in Donbas citando il presunto “massacro di Odessa” come catalizzatore.

Ultima domanda: come pensa che evolverà la situazione ucraina durante la presidenza di Joe Biden?

L’evoluzione della situazione ucraina dipenderà molto dalle relazioni Mosca-Washington che sembrano al minimo storico nonostante l’incontro di metà giugno a Ginevra tra Biden e Putin. La risposta affermativa di Joe Biden alla domanda se ritenesse Putin un assassino è stata paragonata da alcuni analisti di politica internazionale all’affermazione fatta da Ronald Reagan nel marzo 1983 nella quale definiva l’URSS l’Impero del Male. Quello fu l’inizio della fine della Guerra Fredda che portò poi alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il contesto odierno è molto diverso per cui mi sembra azzardato fare dei parallelismi. Biden ha un approccio diverso da quello di Trump e sembra voler recuperare un rapporto costruttivo con i principali partner europei, in primis Francia, Germania ma anche con l’Italia che, grazie al governo Draghi, ha riacquistato credibilità internazionale dopo i fallimentari, non solo in politica estera, dicasteri Conte. Il dossier ucraino è molto complesso ma sarebbe profondamente sbagliato se l’Occidente sottovalutasse l’ostentazione di muscoli russa che si è manifestata anche lo scorso aprile quando il Cremlino ha ammassato le sue forze armate ai confini orientali e meridionali dell’Ucraina. Il segretario di Stato americano Anthony Blinken sembra perfettamente consapevole di questa situazione. Mi auguro che ci sia la stessa consapevolezza a Parigi e a Berlino.




Storia della Crimea
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Crimea

Medioevo
Intorno all'anno 400 i Bizantini, continuatori dell'Impero romano, recuperarono il controllo della parte meridionale della penisola e lo mantennero fino al 717. Nello stesso periodo nella parte centrale della Crimea continuavano a vivere i Goti, mentre l'area settentrionale subiva le vicende della pianura sarmatica: dopo la disgregazione dell'Impero Unno, a metà del VI secolo, vi fu l'ondata dei Proto-bulgari, durante il VII secolo, e poi, alla fine dello stesso secolo, i Cazari. Nel 717 questo popolo invase l'intera Crimea e la governò per più di un secolo.
L'imperatore bizantino Teofilo riconquistò ancora una volta la costa meridionale della Crimea attorno all'840 e la inquadrò nell'Impero come "Thema Cherson" dal nome della capitale. A nord delle montagne rimanevano i Cazari, sostituiti nell'882 dai Peceneghi.
A metà del X secolo Svjatoslav I di Kiev sottomise i Goti e conquistò la parte orientale della Crimea; quest'ultima all'inizio del secolo successivo divenne parte del principato russo di Tmutarakan'. Nel 989 Vladimiro I di Kiev s'impadronì per breve tempo anche della costa bizantina ed a Cherson si convertì al cristianesimo. In seguito, tuttavia, restituì la costa meridionale ai Bizantini, che ne mantennero il controllo fino al 1091.
In tale anno i Cumani invasero la Crimea e vi si stabilirono. Durante il secolo successivo, in ogni modo, Cherson e il suo thema furono ripristinati sulla costa meridionale e durarono fino al 1204, quando Costantinopoli cadde in mani veneziane.

Il dominio genovese
Nel XIII secolo due avvenimenti mutarono l'ordine internazionale del Mar Nero e delle steppe eurasiatiche.
Innanzitutto nel 1204 la quarta crociata, guidata dai Veneziani, portò alla temporanea scomparsa dell'Impero bizantino. La costa crimaica rimase nell'area controllata da uno degli stati nati in seguito alla disgregazione dell'Impero d'Oriente, l'Impero di Trebisonda, che chiamò l'area in questione Perateia.
Qualche decennio dopo le steppe eurasiatiche furono sconvolte dall'invasione dei Mongoli, che non risparmiò la Crimea. La penisola fu invasa nel 1237 da Batu Khan, che pose fine al domino cumano, e la parte settentrionale fece parte del canato dell'Orda d'Oro per due secoli. La popolazione cumana rimase, peraltro, a vivere nella penisola e costituì la base etnica dei Tatari di Crimea.
Nel 1261, in seguito al trattato di Ninfeo, i Genovesi sostituirono i Veneziani nel controllo degli stretti del Mar Nero e nel 1266 riuscirono a conquistare alcuni porti sulla costa meridionale della Crimea per utilizzarli come basi d'appoggio per i commerci con i popoli dell'interno. Si stabilirono a Sebastopoli, Cembalo, Soldaia, Tana e soprattutto Caffa, ove stabilirono un'imponente colonia, dal carattere multietnico. L'insieme dei domini genovesi in Crimea si chiamava "Gazaria" (dal nome dei Cazari) ed ebbe fine nel 1475, ovvero ventidue anni dopo la caduta di Costantinopoli.
I Genovesi, tuttavia, non avevano conquistato tutti i territori del Thema Cherson: una parte di essi erano rimasti sotto il controllo del governatore bizantino, il quale peraltrò si dichiarò indipendente dando vita al Principato di Teodoro, che durò anch'esso fino al 1475. Bisogna infine menzionare la presenza in quest'epoca di Armeni "cerchessogai" di cui sono testimonianza numerose chiese e monasteri.


Khanato di Crimea
La Crimea nel XVII secolo

Nel frattempo le popolazioni turche che diverranno note come Tatari di Crimea, discendenti di vari popoli pervenuti in questa penisola in epoche diverse, fra cui particolare importanza avevano i Cumani, nella fase di disgregamento dell'Orda d'Oro, fondarono a partire dal 1427 un Khanato di Crimea separatista e ne offrirono la corona a Haci Giray, un mongolo discendente diretto di Gengis Khan e pretendente al trono dell'Orda d'Oro. Il canato occupava il nord della penisola e i khan risiedevano prima a Solkhat (Eski-Qirim), e a partire dall'inizio del XV secolo a Bachčysaraj.
Tra i Tatari di Crimea viveva una comunità di ebrei Caraiti, principalmente a Chufut Kale. Comunità ebraiche meno numerose e molto più antiche si trovavano anche a Derbent e Madjalis.[8] Le città commerciali in mano ai genovesi ed il principato di Teodoro vennero conquistate dal generale turco ottomano Gedik Ahmet Pascià nel 1475 e divennero una provincia dell'Impero ottomano. Mentre i Khan di Crimea, a partire dalla stessa data, governarono come principi tributari dell'Impero Ottomano per circa tre secoli.
La provincia ottomana di Crimea, che comprendeva anche la penisola di Taman, inizialmente era un sangiaccato con capoluogo Caffa (in turco Kefe). Nel 1568 essa fu elevata ad eyalet (l'Eyālet-i Kefê) e tale rimase fino al 1774, quando fu ceduta al Khanato di Crimea.
Nella nuova provincia turca Armeni e Greci del Ponto erano ormai una minoranza di dhimmi e non ci sarebbero stati altri cristiani in Crimea fino all'arrivo dei Russi nel 1783.
Per due secoli, fino all'inizio del Settecento, il canato organizzò una significativa tratta degli schiavi con l'Impero Ottomano ed il Medio Oriente, esportando circa due milioni di schiavi razziati nelle steppe della Polonia-Lituania e della Russia.

Nel 1736, nel corso della guerra russo-turca del 1735-1739, la Crimea fu occupata e devastata dalle truppe russe al comando del feldmaresciallo Burkhard Christoph von Münnich che tuttavia dovette poi ritirarsi in Ucraina. L'anno successivo vi irruppero nuovamente le truppe russe del generale Peter Lacy, che tuttavia dovette nuovamente lasciare il campo. Vi ritornò lo stesso Lacy nell'estate del 1738 ma le devastazioni precedenti avevano reso la penisola incapace di fornire assistenza e vettovaglie alle truppe di occupazione e i russi si ritirarono per la terza volta. Il trattato di Nissa che pose fine alla guerra ebbe come conseguenza la cessione ai russi del porto di Azov, mentre il Khanato di Crimea rimase uno stato vassallo della Sublime Porta.

Alla fine della successiva guerra russo-turca del 1768-1774, i russi vincitori imposero all'Impero ottomano la pace di Küçük Kaynarca del 1774, in base alla quale il Khanato di Crimea perse il suo stato di signoria vassalla della Sublime Porta e divenne formalmente uno stato indipendente, ma di fatto entrò nella sfera di influenza della Russia. L'imperatrice Caterina II decise di concentrare gli insediamenti degli ebrei russi in Crimea per crearvi una zona-cuscinetto utile al respingimento dei turchi oltreconfine. Adottò quindi una politica bivalente nei confronti delle comunità ebraiche, di tipo repressivo per gli altri insediamenti esistenti nella sua giurisdizione territoriale, e di importante incentivo economico per le migliaia di giovani che nel XIX secolo si trasferirono in questa regione. La corona riconobbe i titoli nobiliari dei tatari autoctoni, assorbendoli nella nobiltà russa; inoltre, ebbe cura del clero islamico al quale non espropriò le terre e i relativi di superficie (waqf), riconoscendo anzi ad essi un ruolo amministrativo mediante l'Amministrazione Spirituale Maomettana della Tauride.Ciononostante, in un secolo più di 900.000 musulmani emigrarono dalla Crimea.

Infine, nel 1784, approfittando dei conflitti di potere sorti all'interno della famiglia del Khan di Crimea, le truppe russe entrarono nel Khanato a sostegno del Khan, il quale offrì loro l'intero territorio: l'annessione fu ufficialmente proclamata l'8 gennaio 1784. L'Impero ottomano reagì con molto ritardo a questa invasione dichiarando guerra alla Russia (guerra russo-turca del 1787-1792) solo il 13 agosto 1787, ma ne uscì sconfitto e con il Trattato di Iassy del 1792 la Crimea entrò definitivamente a far parte dell'impero russo.


Impero russo
Il Nido di rondine, uno dei romantici castelli costruiti dall'élite russa in Crimea.

Fra il 1802 ed il 1921 la Crimea costituì il Governatorato della Tauride dell'Impero Russo. Particolare importanza acquistò Sebastopoli quale porto della Flotta del Mar Nero.

Nel 1854-1855 la Crimea fu il principale teatro della Guerra d'Oriente, che perciò è oggi nota come "Guerra di Crimea": gli eserciti congiunti di Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna riuscirono ad espugnare la cittadella militare russa di Sebastopoli, così ponendo termine alle mire espansionistiche dell'Impero Russo verso Costantinopoli. Le truppe piemontesi si distinsero soprattutto alla battaglia della Cernaia e ciò servì ad ottenere l'appoggio anglo-francese al progetto di Unità d'Italia. La guerra devastò il tessuto economico e sociale di Crimea e i Tatari che la abitavano furono costretti ad abbandonare la loro madrepatria non solo per le conseguenze della guerra ma anche per le persecuzioni e le confische di cui furono vittime. I sopravvissuti al viaggio, alla fame e alle malattie si stabilirono nella Dobrugia, in Anatolia e in altri luoghi dell'Impero ottomano.

I Tatari di Crimea divennero una minoranza nella penisola, mentre la maggioranza di essi viveva nella diaspora. Alla fine il governo russo decise di fermare il processo, e l'agricoltura iniziò a soffrire a causa dell'abbandono delle terre fertili... (argomentazione incompiuta).

All'inizio del Novecento Jalta divenne la più elegante località balneare russa, con ville, palazzi e alberghi.



Storia della Crimea
https://www.treccani.it/enciclopedia/cr ... aliana%29/
La popolazione della Crimea è molto varia, essendo composta da rappresentanti di sette popoli diversi, e cioè Tatari, Russi, Ebrei, Zingari, Greci, Armeni e Tedeschi. I primi si dividono in due gruppi: i Nogai, i quali hanno conservato meglio di tutti il tipo fisico originario, assai vicino al tipo calmucco; e i Tatari, che, per le frequenti mescolanze con l'elemento greco, hanno assunto caratteristiche e sembianze quasi europee, con occhi grandi, non obliqui, naso diritto e ben modellato, zigomi poco sporgenti, barba folta, capelli castani. Tuttavia l'elemento russo tende a prevalere e a sostituirsi all'elemento tataro. Greci e Armeni costituivano alla seconda metà del sec. XVIII, una parte ragguardevole della popolazione della Crimea, ma, dopo l'annessione della regione alla Russia, essi emigrarono in Romania, Turchia e nel Caucaso. L'odierna popolazione della Repubblica della Crimea ammonta a 600.000 ab. circa; di essi il 25% è composto di Tatari, il 44% di Russi, il 14% di Ucraini. Avvenuto lo sfacelo dell'impero zarista, vi fu un tentativo di risveglio dei Tatari; il 5 maggio 1917 essi proclamarono la propria autonomia e procedettero all'organizzazione politica, sociale e militare del nuovo stato. La propaganda bolscevica disgregò ben presto la piccola repubblica e, dopo la partenza degli esercitì di Denikin e Wrangel, il governo di Mosca rimase padrone della situazione, vincolando la Crimea, eretta a repubblica autonoma, alla politica bolscevica.




Breve storia della Crimea

Andreej Zubov, dottore in scienze storiche, docente universitario russo, redattore responsabile di “La storia della Russia nel XX secolo”.

https://www.culturacattolica.it/cultura ... lla-crimea

Come è noto, la Crimea è all’origine della tragedia nell’Ucraina. All’inizio di marzo la società russa e il popolo della Crimea hanno esultato mentre il presidente Vladimir Putin pronunciava magniloquenti parole sulla nave della Crimea ritornata per sempre nel porto russo.
“La Crimea è sempre stata ed è ritornata ad essere russa”. Queste parole furono replicate come uno scongiuro.
Ma la riannessione di una provincia altrui, anche con pretesti che possono apparire giusti, non può mai passare in modo silenzioso e tranquillo. Fra occupanti e occupati sorgono conflitti che poi si prolungano per decine di anni e costano milioni di vittime. Pensiamo al conflitto fra la Germania e la Francia, fra l’Austria e la Serbia per la Bosnia. Il Donbass è il proseguimento diretto della politica russa nei confronti dell’Ucraina, soltanto che il risultato è apparso molto più sanguinoso. Valeva la pena iniziare con la Crimea?
Se la Crimea fosse sempre stata nostra e fosse stata perfidamente sottratta all’Ucraina come “un cesto di patate”, la questione sarebbe chiusa, l’ingiustizia si doveva riparare. Sarebbe doveroso uscire senza il gioco dei gentili “uomini verdi” e raggiungere la giustizia attraverso le istanze internazionali. La Crimea poteva porre il problema di separarsi dall’Ucraina, come la Scozia dall’Inghilterra e la Catalogna dalla Spagna.
Certamente se in Crimea fosse avvenuto il genocidio del popolo russo sarebbe entrata in vigore la risoluzione n° 2625 del 1970 sul diritto dei popoli all’auto-determinazione. Ma in Crimea, fin da quando fu unita all’Ucraina, non si verificò alcun genocidio. Da parte dei cittadini ucraini non venne effettuato alcun assassinio di russi, non fu intrapresa alcuna iniziativa volta a esiliare i cittadini russi in luoghi impossibili a vivere, non fu impedita la difesa delle famiglie e la nascita dei figli; si verificarono certi problemi con la lingua russa nella sfera ufficiale, ma credo che si possa riconoscere che fra una debole discriminazione linguistica e il genocidio esiste un’immensa distanza.
Se la separazione della Crimea e l’unificazione alla Russia non si può spiegare con il genocidio, ci sono forse degli altri argomenti storici indubitabili? Portiamo 3 argomenti: 1) la Crimea è sempre stata russa; 2) la Crimea è stata innaffiata dal sangue russo in molte guerre; 3) la Crimea è stata assegnata all’Ucraina illegalmente. Cerchiamo di spiegarci.
Nell’antichità e nel Medioevo la penisola di Crimea fu governata da molti regimi; sulla sua terra si mescolarono molti popoli, la Russia allora non esisteva ancora e i Rus’ e gli slavi erano, in Crimea, in piccola quantità. Nel secolo XI a Taman (oggi Kuban’) esisteva il principato di Tmutarakan, governato dai Rurikovic’. Probabilmente governavano una certa parte della Crimea orientale ed erano vassalli di Costantinopoli. I tempi antichi testimoniano piuttosto in favore di Kiev che in favore di Mosca. Infatti allora Mosca non era neppure ricordata mentre Kiev era “madre delle città russe”, tant’è che proprio a Kiev ospitava la sede suprema dei Rurikovic’
In seguito, furono Bisanzio, i mongoli e l’Orda aurea a dirigere la Crimea. Nella seconda metà del secolo XIII Costantinopoli consegnò ai genovesi il litorale meridionale, da loro venne fondato il capitanato Gotskij. Nell’estate del 1475 l’impero osmano sottomise la Crimea. Nella parte stepposa della penisola e a Priazov gli osmani conservarono il canato vassallico della Crimea; il litorale meridionale lo inclusero direttamente nella propria dipendenza. La popolazione della Crimea allora era molto eterogenea; vi erano non pochi greci, italiani, armeni, ebrei e slavi. La popolazione della steppa era soprattutto mongolica, la popolazione sui monti e in riva al mare era europea. La lingua comune un po’ alla volta divenne “crimeo-tatara”. Nella penisola fianco a fianco vivevano musulmani, cristiani di varie denominazioni ed ebrei. Ma questo mondo strano divenne russo non prima del 1783.
Proprio in quell’anno la Crimea venne inclusa nell’impero russo. La conquista del canato crimeo da parte della Russia non avvenne senza spargimento di sangue. La popolazione indigena della Crimea, a causa dell’emigrazione nella Turchia che aveva la stessa religione, e a causa della ferocia del governo russo, alla fine del secolo XIV diminuì di 5 volte. Il principe Potemkin così interpretò gli accordi con la Turchia nel 1874 sul diritto di difendere coloro che avevano la stessa fede: con la violenza trasferì i cristiani della Crimea sulle terre del Mar Nero settentrionale. Molti di questi passarono all’Islam per evitare la deportazione. Ancora nel 1930 in molte popolazioni crimeo-tatare esistevano due cimiteri, uno funzionante musulmano e uno chiuso cristiano, e i vecchi spiegavano ai giovani: dobbiamo occuparci di ambedue, nel cimitero cristiano sono sepolti i nostri antenati.
Il governo russo in Crimea, per la popolazione indigena, non fu un beneficio; le comunità musulmane furono private della proprietà sull’acqua e sulla terra, proprietà che passò al governo o agli uomini di corte. Da possessori gli abitanti indigeni divennero affittuari. Durante i 100 anni di dominio russo, da Caterina II ad Alessandro II complessivamente dalla Crimea emigrarono 900.000 musulmani.
Al loro posto giunsero i cristiani dell’impero osmano, greci, bulgari, armeni. Dalla Russia, dalla Germania e dall’Austria giunsero i colonialisti. I proprietari della terra venivano trasferiti in terre abbandonate di agricoltori e di contadini della grande Russia.
Simile situazione vigeva in Abkazia e sul litorale caucasico della Russia: nel secolo XIX la popolazione musulmana, soffrendo per il giogo religioso e per la mancanza di libertà, emigrò nell’impero osmano e si immischiò con i cristiani di origine varia (dalla Anatolia, dai Balcani e da altre provincie dell’impero russo). In Crimea nel 1795 i tatari rappresentavano l’87,6% della popolazione; nel 1897 il 35,6%, nel 1920 il 25% e nel 1939 il 19,4%.
Inoltre dobbiamo tener presente che l’Impero russo dei secoli XVIII, XIX e l’attuale Russia non avevano lo stesso governo. Nell’Impero non entravano soltanto i territori dell’attuale Russia, ma anche buona parte dei territori dell’Ucraina, Bielorussia, Kasakistan, Caucaso, governi baltici, perfino la Polonia e la Finlandia. E tutti i popoli, in modo eguale, consideravano propria la terra della Crimea e la irrigarono con il proprio sudore ed il proprio sangue. Durante la guerra di Crimea (1853-1856) nell’Armata russa erano forse pochi gli ucraini, i bielorussi, i georgiani, tedeschi e polacchi?
L’Impero russo era un paese di molti popoli e l’attuale Federazione russa non può pretendere di avere certe terre solo per il motivo che un tempo facevano parte dell’Impero dei Romanov. I bolscevichi rifiutarono di essere la successione dell’Impero russo, dichiararono di voler fondare un nuovo stato di operai e contadini, suddivisero l’Impero dei territori da loro conquistati in stati formalmente indipendenti, uniti apparentemente in un libero legame.
Essi cambiarono diverse volte i confini di questi stati. L’URSS staccò dalla propria costituzione il Kazakistan e la Kirgizia, in seguito la Carelia-finnica; alla Bielorussia consegnarono le provincie di Vitebsk e Mogila, in seguito l’URSS si aggregò la Carelia e nel 1954 consegnò all’Ucraina la Crimea. Tutte queste manipolazioni, giuridicamente approvate, non tenevano conto della volontà della gente che occupava queste terre. La consegna della Crimea all’Ucraina fu, più o meno, legittima come tutte le altre attività dei bolscevichi riguardo a paesi loro sottomessi.
L’importante è un’altra cosa: sebbene i confini nell’URSS non fossero convenzionali, dopo la caduta dell’URSS furono confermati da accordi internazionali e proclamati indipendenti dalla Federazione russa nel dicembre 1991. Riconosciuti in tutto il mondo dall’accordo bieloiez’skoe, dal grande accordo della Russia con l’Ucraina nel 1997. Così furono definiti i confini e l’appartenenza della Crimea all’Ucraina. A parte il numero formale degli anni di potere, l’Impero russo come quello osmano sono un altro mondo. Ma anche sotto questo aspetto l’Impero osmano comandò la Crimea per 3 secoli, mentre l’Impero russo per 134 anni. Il governo sovietico del quale la Federazione russa si è dichiarata come continuatrice ha diretto la Crimea dal 1920 al 1954, 34 anni, mentre l’Ucraina sovietica e l’attuale Ucraina 60 anni (1954-2014).
Sotto il potere sovietico furono compiuti una moltitudine di crimini contro il popolo originale crimeo-tataro e tutti gli altri popoli della Crimea, compresi i russi. Dopo aver conquistato la Crimea nel 1920 i bolscevichi compirono una carneficina degli appartenenti alla Guardia Bianca che non erano usciti con il generale Vrangel e di altri cittadini legati ai bianchi. Allora perirono circa 60.000 persone. La fame provocata dai bolscevichi negli anni 1921-1922 costò la vita ad altri 80.000 uomini, in gran parte tatari-crimei.
La collettivizzazione dei territori portò alla morte e alla deportazione ancora di decine di migliaia di persone di tutte le nazionalità. Nell’agosto 1941 dalla Crimea furono espatriati con la forza 63.000 tedeschi, e nel gennaio-febbraio 1942 700 italiani, lontani discendenti dei genovesi medioevali. Nel maggio-agosto 1944 dalla Crimea furono espulsi tutti i crimeo-tatari (191.000), i greci (15.040), i bulgari (12.242), gli armeni (9.600), turchi e persiani (3.650). Molti perirono lungo il trasferimento e morirono per le tristi condizioni di vita dove furono deportati.
La popolazione della Crimea si ridusse di 3 volte, nel 1939 nella penisola vivevano 1.126.000 abitanti, nel settembre 1944 379.000. In seguito la Crimea di nuovo cominciò a ripopolarsi, nelle case vuote si stabilirono i veterani della guerra, gli ufficiali ell’ex-esercito sovietico, l’NKVD, e operatori politici. La composizione della popolazione di Crimea mutò drammaticamente. Tutti i gruppi etnici-storici scomparvero. Soltanto nel 1980 incominciarono a ritornare gli scacciati rimasti vivi, i loro figli e i loro nipoti. Ma la loro terra e le loro case furono assegnate ad altre persone. Fra i residenti e i ritornati sorsero terribili conflitti.
Ed ecco “La Crimea è nostra”. Da questo è nata la guerra in Ucraina, mentre la Russia impetuosamente si è trasformata in un paese degradato. Esiste una soluzione? Sì, ma a mio avviso essa esige il rifiuto delle pretese di dirigere questo paese e ritornare alla volontà delle persone che ci vivono, volontà che deve stabilire il proprio destino.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:40 am

La humanidad perfecta
22 dicembre 2020

https://www.facebook.com/groups/islamno ... 9590012251

Putin ha vietato a Rothschild e alla sua famiglia dal cartello bancario del nuovo ordine mondiale di entrare nel territorio russo.
Recentemente il presidente russo Vladimir Putin ha preso un'altra decisione per il suo paese. "In ogni circostanza" alla famiglia Rothschild è vietato entrare in territorio russo.
Insieme ai suoi piani per il Nuovo Ordine Mondiale, il divieto di Jacob Rothschild non è una sorpresa.
Dopo aver pagato il debito che la Russia aveva con i Rothschild, Putin non ha esitato a informare i consulenti delle sue azioni: "li ha afferrati per il collo e li ha buttati fuori dalla porta posteriore della Russia".
Durante l'incontro in questione, Putin era chiaramente insoddisfatto dell'agenda dell'elite segreta di conquistare il paese.
Sembra che il suo atto di colpire il tavolo con il pugno e la promessa di distruggere il Nuovo Ordine Mondiale mostrino una chiara prova dell'integrità di Putin.
Secondo una fonte del Cremlino, il presidente russo sta effettivamente combattendo per il suo paese contro Rothschild. Vladimir Putin afferma:

“Non sono padroni del mondo e non hanno carta bianca per fare quello che vogliono. Se non li sfidiamo, ci saranno altri problemi. Non saremo intimiditi da loro".
Secondo le fonti, le attività bancarie dei Rothschild hanno danneggiato l'economia russa. In questo modo, continuare su questa strada porterebbe solo a più lotte nella sua popolazione.
Sin dai suoi primi giorni di presidenza, Vladimir Putin ha fatto della situazione sociale ed economica della Russia la sua priorità principale. Il suo arresto del dittatore Mikhail Khodorkovsky è stato solo l'inizio.
Inoltre, Khodorkovskij è noto per la nomina di Henry Kissinger, Arthur Hartman e persino Rothschild come direttori della fondazione Russia aperta.
Inoltre, arrabbiato con le azioni dei proprietari della schiena, Putin li ha cacciati in pochi secondi. Essendo uno studente di storia con una grande passione per gli affari mondiali, Putin è riuscito a comprendere queste organizzazioni e i loro schemi.
Per il presidente russo, l'obiettivo principale era evitare conflitti tra membri come i Rothschild.
Rothschild stanno cercando di iniziare una nuova guerra mondiale? Dovremmo prepararci per la terza guerra mondiale?
Nonostante i tentativi di Putin di porvi fine, il Nuovo Ordine Mondiale continua a diffondere i suoi rami, non solo in Russia ma in tutto il mondo. Grazie a Vladimir Putin, la Russia ora è salva.
La dominazione mondiale non è più un problema. Il divieto dei piani di Rothschild dato da Putin è riuscito a porre fine alla sua influenza ed espansione sulla Russia.
Anche se sono una delle più grandi minacce in questo momento, Rothschild ora scappa spaventato dal presidente. A differenza dell'immagine associata a lui, d'altra parte, i media non evidenziano il potere di Putin di combattere per ciò che è giusto.
A dire il vero, Putin sta creando un mondo migliore. Sta cercando di andare contro il piano del Nuovo Ordine Mondiale di unificare e creare un mondo guidato da un governo.
Un chiaro esempio di ciò sono le sue azioni in Siria. In questa situazione, ha difeso la sovranità di uno stato, e anche questo ha fatto crescere la sua reputazione di leader potente.
La gente comincia a rendersene conto. Più di questo, il Nuovo Ordine Mondiale deve essere trattato, qualunque cosa accada. Sapendo tutto questo, il mondo starà seduto ad aspettare che persone come i Rothschild prendano il controllo del mondo?


Alberto Pento
Che sfilza di demenzialità e di menzogne!


Michail Borisovič Chodorkovskij (in russo: Михаил Борисович Ходорковский?; 26 giugno 1963) è un imprenditore russo in esilio, ritenuto nel 2003 l'uomo più ricco in Russia (con una fortuna stimata in un valore di 15 miliardi di dollari) e classificato al 16º posto nella lista dei miliardari di Forbes. Fondatore e leader dell'organizzazione anti-Putin «Open Russia», riconosciuta dal governo russo come "agente straniero".
Vive a Londra.
https://it.wikipedia.org/wiki/Michail_B ... dorkovskij

Nato a Mosca da Boris Chodorkovskij, ebreo, e Marina, cristiano-ortodossa, entrambi ingegneri, compie brillanti studi e si laurea in ingegneria chimica nel 1986.

Il giovane Chodorkovskij era un fervente patriota e comunista convinto, attivista del Komsomol e perciò ben introdotto nell'apparato sovietico. Iniziò diverse attività imprenditoriali negli anni della glasnost' e della perestrojka: si impegnò nell'importazione di personal computer e nel 1988 fondò una banca privata chiamata Menatep. Fu consulente finanziario del primo governo El'cin. Nei primi anni '90, approfittando dell'inflazione galoppante, fece una piccola fortuna con il commercio di valuta. In quegli anni un ristretto gruppo di uomini d'affari, di cui Chodorkovskij fece parte, e che sono noti - secondo una definizione giornalistica - come oligarchi russi, si impadronì, in modo poco trasparente, delle principali compagnie del paese (specialmente quelle attive nell'estrazione di materie prime), e sulla base di queste acquisizioni costruirono immensi patrimoni personali.

È il caso della Jukos, una conglomerata impegnata nella produzione di petrolio, di cui a metà anni '90 Chodorkovskij entrò in possesso: egli ottenne il 78% delle azioni della società, del valore di circa 5 miliardi di dollari, per appena 318 milioni di dollari[1]. La crisi finanziaria russa del 1998, però, ebbe gravi ripercussioni per gli affari di Chodorkovskij: Menatep fallì e la stessa Jukos ebbe serie difficoltà trovandosi sull'orlo della bancarotta. Con la ripresa economica Chodorkovskij avviò una profonda ristrutturazione di Jukos e nel 2003, anche grazie all'aumento del prezzo del petrolio, divenne l'uomo più ricco di Russia.

Il 25 ottobre 2003 fu arrestato per frode fiscale. La Jukos in breve perse gran parte del suo valore in borsa, finché - a un anno dalla condanna a nove anni di carcere di Chodorkovskij, avvenuta nel 2005 - finì in bancarotta e gli asset più importanti vennero rilevati dalla compagnia di Stato Rosneft. Nel 2010 Chodorkovskij fu condannato per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro, estendendo così la sua carcerazione fino al 2017.
Il suo fu considerato dalla maggior parte degli analisti e dei media internazionali un processo politico, voluto da Vladimir Putin per sbarazzarsi di uno degli uomini più potenti del paese e che, prima di finire in carcere, aveva apertamente criticato lo stato di corruzione in cui versava la Russia.
Amnesty International, denunciando le irregolarità dei processi, ha sempre considerato Chodorkovskij un prigioniero di coscienza.




Su questo Putin ha ragione ma non su molto altro.

"Per noi russi, l'Occidente della cancel culture è folle e nichilista"
Giulio Meotti
https://meotti.substack.com/p/per-noi-r ... lla-cancel

Nella conferenza stampa annuale trasmessa in televisione, il presidente russo Vladimir Putin è tornato a parlare dei “problemi nella società occidentale”, di cancel culture e delle idee sul gender dell’autrice di Harry Potter J.K. Rowling. “Se qualcuno pensa che donne e uomini siano la stessa cosa, allora va bene, ma c’è il buon senso”, ha detto Putin. “Mi attengo all’approccio tradizionale secondo cui una donna è una donna, un uomo è un uomo, una mamma è una mamma e un papà è un papà”.

Si tratta del secondo intervento simile in soli due mesi del presidente russo. “In alcuni paesi occidentali la discussione sui diritti dell'uomo e della donna si è trasformata in una perfetta fantasmagoria” aveva detto Putin a fine ottobre in una conferenza al Valdai di Sochi. “Gli zeloti dei nuovi approcci si spingono così lontano da voler abolire questi concetti. Chi dice che gli uomini e le donne esistono e che questo è un fatto biologico è ostracizzato. ‘Genitore uno’ e ‘genitore due’, ‘genitore che dà alla luce’ invece di ‘madre’, divieto di usare la frase ‘latte materno’ e la sua sostituzione con ‘latte umano’. Non è una novità, negli anni '20 i leader culturali sovietici inventarono la ‘neolingua’, credendo che in questo modo creassero una nuova coscienza”. Al Financial Times, Putin ha già spiegato che gli sembra folle che “i bambini possono scegliere cinque o sei generi sessuali. Che tutti siano felici, non abbiamo problemi, ma non deve essere permesso di eclissare la cultura, la tradizione e i valori della famiglia di milioni di persone che costituiscono la maggioranza”.

Non soltanto Vladimir Putin sembra aver preso gusto a sbeffeggiare l’ideologia politicamente corretta diffusa in Occidente, assimilandola al totalitarismo sovietico, impartendo così agli occidentali, lui che non gode certo di fama liberale, quasi una lezione di moderno liberalismo. Ma il Center for Strategic and International Studies ha appena pubblicato un dossier che spiega come la Russia abbia scommesso tutto su questi temi per diventare una sorta di “anti-Occidente”.

Per capire cosa pensano i russi bisogna parlare con quello che Foreign Policy ha definito “il cervello di Putin”, il controverso e sulfureo filosofo Aleksandr Dugin, “l’ideologo dell’impero” secondo il Wall Street Journal. Dugin ha concesso quest’intervista esclusiva alla mia newsletter per spiegare non solo le sue idee, ma della Russia di Putin.

Cosa distingue un russo da un occidentale su questi temi?

Non c’è grande differenza fra di noi e un conservatore occidentale, l’unica differenza è che in Russia questa cancel culture, questo totalitarismo liberale, è molto presente, forte, sta penetrando nella cultura, nell’educazione, ma non è ancora una ideologia completamente accettata come da voi. Il rifiuto di questo totalitarismo antiumano, antiumanista e post-umanista, è forte. La differenza fra noi e l’Europa è Putin, che non è liberale e che non condivide i valori woke e cancel culture. La nostra unica differenza e speranza. Penso anche alla digitalizzazione della società e a varie forme di educazione della società.

C’è nell’insofferenza russa a questa ideologia un riferimento al passato sovietico?

Non credo che questa tendenza alla ricostruzione dell’essere umano sia viva nella società russa, che è meno moderna, più tradizionale e più conservatrice di quella occidentale. L’Unione Sovietica che la gente conosce, quella post-staliniana, era già molto conservatrice, non rivoluzionaria come all’inizio. I russi in generale sono naturalmente conservatori. E sono molto simili ai conservatori europei.

Questa ideologia in Occidente diventerà egemonica o ci sarà un rifiuto?

Credo che la crisi del liberalismo arriverà nel momento stesso del suo trionfo totale, quando non ci saranno più alternative. Il liberalismo, come un nichilismo, quando trionfa distrugge tutto. I conservatori oggi non possono vincere, perché il liberalismo è una pandemia che concluderà la storia della post-modernità.
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:40 am

Le demenzialità complottare degli italici destri nerorossobruni putiniani

ORA SI SPIEGANO TANTE COSE.....DUNQUE COVID CINESE....POI GUADAGNI IMMENSI DELLE FARMACEUTICHE USA.....ECATOMBI IN EUROPA E NEL RESTO DEL MONDO...PROVOCAZIONI USA VERSO LA RUSSIA.....AVANZATA ECONOMICA, MILITARE VERSO IL MONDO.....ED ALLA FINE, ISOLAMENTO E MARGINALIZZAZIONE PER LA RUSSIA E SPARTIZIONE DEL MONDO TRA USA E CINA....



LA POLITICA OCCIDENTALE È IN MANO A DEI VERI GENI.
Marco Corrini

https://www.facebook.com/evelino.bellol ... 1842462258

Dunque, la Russia é esclusa dalle Olimpiadi per la questione doping, ma alla cerimonia di inaugurazione, Putin é in prima fila, invitato personalmente da Xi Jinping, per un evento sportivo che si é trasformato nel più importante incontro politico dell'anno, e forse del decennio.
I due leader hanno stretto una alleanza strategica, e per la prima volta, anche militare, dando un segnale fortissimo sia a Biden che alla UE proprio all'indomani della creazione di AUKUS, l'alleanza militare tra UK, Usa, ed Australia.
Forte anche il segnale del nuovo contratto di fornitura di gas sottoscritto da Russia e Cina, che pone la Cina come partner privilegiato di Mosca, al di là delle rassicurazioni verbali di mantenimento delle forniture, date da Putin a Draghi e ai tedeschi.
Insomma, a giocare col fuoco, alla fine ad essere scottata rischia proprio di essere la UE, non tanto per gli improbabili venti di guerra in Ukraina, che si risolveranno (speriamo) in un nulla di fatto, quanto per il consolidamento di flussi economici strategici che taglieranno fuori il vecchio continente, il quale rischia di restarne stritolato.
Questa vicenda, mostra chiaramente tutto il livello di impreparazione, irresponsabilità, e direi demenzialità, della politica della UE, cosí dilaniata da lotte intestine per un potere interno effimero, da non rendersi conto di essere diventata lei stessa il boccone più ghiotto sullo scacchiere mondiale.
L'Ukraina, che negli intenti di Obama e della Merkel, doveva essere il grimaldello per mettere sotto scacco una Russia, diventata un gigante con i piedi d'argilla, in realtà non ha fatto altro che rinsaldare l'asse Mosca Pechino, due paesi i cui rapporti non erano mai stati idilliaci.
Dementi!
Eppure era l'occasione per stringere saldi rapporti con la Russia, e portarla in orbita europea, strategia logica per posizione geografica, tradizione e cultura, assicurando cosí in ambito UE una pianificazione energetica sostenibile e inattaccabile, e mettendo un pezzo di occidente ai confini del gigante cinese, come una enorme spada di Damocle che lo inducesse al rispetto delle regole.
Invece hanno fatto esattamente l'opposto, aggredendo in modo pretestuoso gli interessi russi in Ukraina e in Medio Oriente allo scopo di indebolire un paese che, al contrario, oggi si ritrova paradossalmente rafforzato proprio da questa politica, che dopo la breve sospensione del quadriennio Trump, é ripresa ed é alla base delle pericolosissime tensioni attuali.
Il colpo di Stato in Ukraina finanziato dalla UE allo scopo di isolare la base navale russa di Sebastopoli; l'aggressione alla Siria per rovesciare il potere del filorusso Assad; l'azzeramento dei prezzi del petrolio con la collaborazione dell'Arabia Saudita per togliere a Mosca la sua maggiore risorsa; l'espansione della NATO in est Europa per accerchiare il nemico; e dulcis in fundo le sanzioni commerciali imposte dalla UE Italia compresa; tutto per preparare l'aggressione finale ad un avversario indebolito e facile preda dell'esportazione di democrazia.
Ma nulla é andato per il verso sperato e i russi hanno prima resistito, e poi reagito, cercando appoggio nell'unico paese che aveva convenienza a darglielo: la Cina, che ha trovato chi puó saziare facilmente la sua fame di energia colmando quello che é probabilmente il suo solo punto debole.
Per comprendere meglio cosa siamo stati capaci di creare, basti pensare che per l'interscambio, Russia e Cina hanno abbandonato il dollaro come riferimento, normalizzando le transazioni direttamente in Rubli e Juan, e questo malgrado i due paesi dispongano di ingentissime riserve di valuta pregiata che possono quindi essere destinate ad altri progetti.
Se poi vogliamo guardare oltre, le previsioni dell'Istituto europeo ESPAS valutano per il 2030 una situazione economica mondiale totalmente rivoluzionata, con la Cina al primo posto, seguita da USA, India, Giappone e al quinto posto proprio la Russia, mentre la Germania locomotiva d'Europa uscirà dalle prime 10 posizioni.
Se questa analisi non basta a dimostrare la demenza europea, non so davvero cos'altro scrivere.
insomma, non c'é che dire, la politica occidentale é in mano a dei veri geni.
Marco Corrini


Alberto Pento
Uno scritto pieno di imprecisioni, di falsità e di demenzialità filo Russia di Putin e antioccidentali.
In primo luogo il PIL USA è di circa 21mila miliardi di dollari mentre quello della Cina è di circa 15mila miliardi ma questi PIL vanno associati alla popolazione che in USA è di 330milioni circa mentre in Cina è di 1,4miliardi quindi in proporzione agli abitanti il PIL cinese è meno di 1/5 di di quello USA.
E questo va ben precisato per capire la potenzialità economico militare di un qualsiasi paese perché le risorse disponibili del PIL per la spesa militare sono al netto di quelle necessarie a mantenere in vita la popolazione e le attività economiche di base di ogni paese.
L'Alleanza politica con la Cina esiste da decenni e sempre in funzione antioccidentale.
L'Ucraina è libera di stringere le alleanze che vuole e l'Impero Russo è sempre stato un problema per tutti paesi confinanti che giustamente anche dopo la tragica esperienza dell'URSS preferiscono l'Occidente e la NATO.
La Russia di Putin sta sempre con il male, con i paesi canaglia e contro l'Europa e l'America USA.

La Russia di Putin
viewtopic.php?f=92&t=2990



Alberto Pento Allora informiamoci bene altrimenti facciamo della propaganda.
L'Ucraina prima del crollo dell'URSS non esisteva. Non è mai stata un paese sovrano e indipendente.
Livio Braga
https://www.facebook.com/livio.braga.9/ ... &ref=notif
L'Ucraina prima del crollo dell'URSS non esisteva. Non è mai stata un paese sovrano e indipendente. Il punto importante è che la popolazione dell'Ucraina è in alcuni territori per il 70/80 % formato da russi, russofoni da generazioni. Per cortesia non andiamo a fare le guerre coloniali come abbiamo fatto in Siria, Iraq e Libia destabilizzando l'intero Medio Oriente e creando l'immane problema degli immigrati islamici in Europa! Basta guerre e bombardamenti vicino ai confini dell'Europa. Sono i guerrafondai USA che cercano lo scontro. Cosa ci fanno vicino ai confini secolari della Russia che sono area di influenza russa ?

Storia Ucraina
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27Ucraina

1 Preistoria, Antichità e Alto Medioevo
2 La Rus' di Kiev
3 Il periodo mongolo
4 Il dominio polacco
5 L'Impero Russo
6 La Rivoluzione e il periodo sovietico

7 L'Ucraina indipendente
7.1 La dissoluzione dell'Unione Sovietica e l'indipendenza dell'Ucraina
7.2 Le presidenze Kravčuk e Kučma
7.3 La rivoluzione arancione e la presidenza Juščenko
7.4 La presidenza Janukovyč e la rivolta di Maidan
7.5 La Presidenza Porošenko, la crisi della Crimea e la guerra in Donbass
7.5.1 L'annessione russa della Crimea
7.5.2 La guerra del Donbass
7.5.3 La liberalizzazione dei visti Schengen


Popolazioni slave vivevano nelle foreste dell'Ucraina settentrionale almeno dal VI secolo. Verso la metà del IX secolo si insediarono, sovrapponendosi agli Slavi, anche elementi di un popolo scandinavo, i Rus', appartenenti al grande gruppo dei Variaghi da cui discesero anche altri ceppi normanni. Un parente di Rurik, Oleg, nell'882 unificò tutte le terre rus' e pose la capitale del suo regno a Kiev: è lo Stato oggi chiamato Rus' di Kiev. I Rus formarono per lungo tempo l'élite militare e politica della regione, ma si slavizzarono velocemente, assumendo le stesse tradizioni del resto della popolazione. L'unificazione di un territorio così vasto sotto un'unica autorità conferì per due secoli una grande prosperità alla regione di Kiev, che divenne un punto di passaggio obbligato del commercio lungo il Dnipro, tra il Baltico e il Mar Nero. Lungo il fiume si trasportavano merci pregiate come pellicce, cera, miele, zanne di tricheco e schiavi provenienti dall'odierna Bielorussia.
Sviatoslav, figlio di Igor, fu ucciso nel 972 dai Peceneghi, alleati dell'Impero Bizantino, che occupavano la parte meridionale dell'attuale Ucraina.
Nel 988 il sovrano Vladimir I del regno della Rus' di Kiev si convertì con tutto il suo popolo al Cristianesimo di Costantinopoli, sposò Anna, sorella dell'imperatore bizantino Basilio II e iniziò così un periodo di forte influenza bizantina sulla cultura del regno (già iniziata, probabilmente, nel 957). Per diverso tempo la Cristianizzazione della Rus' di Kiev fu solo "di facciata", ma la Chiesa ortodossa ebbe l'opportunità di inserire i propri esponenti nell'amministrazione degli insediamenti della Rus' di Kiev e di condizionarne le vicende.


Alberto Pento
In Siria, in Irak e in Libia non vi è stata alcuna querra coloniale da parte dell'Occidente euro americano e degli USA in particolare.
Gli USA a me veneto e italiano, alla mia gente veneta hanno fatto solo che del bene: ci hanno liberato dal nazifascismo e ci hanno protetto dall'internazi comunismo sovieti dell' URSS di cui l'attuale Russia di Putin è l'erede.

Livio Braga
Alberto Pento Sappiamo la storia della Piccola Russia! Non ho bisogno di Wikipedia! Basta guerriglie e bombardamenti . Americani statevene a casa vostra. Avete fatto già enormi disastri in medio Oriente con Obama! Bastaaaaaa

Alberto Pento
La Russia di Putin sta dalla parte del male, sta dalla parte dei dittatori comunisti e maomettisti.
L'Ucraina ha il diritto di allearsi con chi vuole e non deve soggiacere a chi la minaccia.
Il russo Putin è un gangster e non è molto diverso da Hitler, da Kim Jong-un, da Saddam, da Assad, da Erdogan, da Gheddafi, da Xi Jinping, da Maduro, da Ebrahim Raisi.

L'Ucraina va rispettata:

La Dichiarazione di sovranità dell'Ucraina (in ucraino: Декларація про державний суверенітет України?) fu adottata il 16 luglio 1990 da parte del recentemente eletto Soviet Supremo della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.
La dichiarazione stabilì i principi di autodeterminazione della nazione Ucraina, il ruolo del popolo, il potere statale, la cittadinanza degli ucraini della RSSU, supremazia territoriale, indipendenza economica, sicurezza ambientale, sviluppo culturale, sicurezza interna-esterna e relazioni internazionali.
https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiaraz ... %27Ucraina




Certo, Putin il santo che però sta dalla parte del male.


Giorgio Bianchi: "I media occidentali mentono per screditare i leader dei Paesi non allineati"
https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=MDomi6hKMxg
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:41 am

Ecco i filo russi putiniani di oggi che un tempo erano filo russi sovietici, che si inventano la russofobia


MILLE ANNI DI RUSSOFOBIA E PROPAGANDA
Carta di Laura Canali, 2017
Carta di Laura Canali
28/12/2017

https://www.limesonline.com/cartaceo/mi ... propaganda

La paura della Russia è eredità della faglia est-ovest in Europa fra Roma e Bisanzio, di cui Mosca ha raccolto il testimone. I media occidentali distorcono l’immagine russa, ma solo quando fa comodo agli scopi strategici del proprio governo. I rischi della demonizzazione.

di Guy Mettan

1. Quella della russofobia in occidente è una storia molto lunga. Incominciata già con Carlo Magno – ancora prima della nascita della Russia – e sviluppatasi nel corso dei secoli spesso a prescindere da interventi verificabili del Cremlino, come accade oggi negli Stati Uniti con l’ingerenza di Mosca nelle elezioni presidenziali del 2016, i cui contorni restano ancora da chiarire.

Come giornalista attivo da quarant’anni nel campo della politica internazionale, mi ha sempre colpito il modo discriminatorio con cui la maggior parte dei media occidentali parla della Russia. Qualunque cosa essa faccia, anche quando compie gesti encomiabili come eliminare le armi chimiche dai propri arsenali assieme agli americani, se ne parla male, con toni sprezzanti e spiacevoli giudizi di valore.


Guy Mettan – Russofobia. Mille anni di diffidenza
introduzione di Franco Cardini

https://www.sandrotetieditore.it/projec ... iffidenza/

IL LIBRO: I provvedimenti e le accuse senza appello che governi, media e opinione pubblica occidentali hanno rivolto alla Russia e al suo presidente in occasione della crisi ucraina del 2014 e del recente intervento in Siria, costituiscono solo la più recente manifestazione di un atteggiamento che prese avvio più di mille anni fa. Partendo da Carlo Magno, Guy Mettan ricostruisce le linee di forza religiose, geopolitiche e ideologiche di cui attraverso i secoli si è nutrita la russofobia europea prima e statunitense poi. Attraverso una discussione critica delle fonti mette in luce le debolezze e le mistificazioni del pregiudizio che ancora oggi porta l’Occidente a odiare l’“orso” russo e a temere il suo presunto imperialismo.

L’AUTORE: Guy Mettan è un giornalista, storico e politico ginevrino, esperto di geopolitica della Russia. È membro fondatore e direttore del Club Svizzero della Stampa. Dopo l’esordio al Journal de Genève, ha collaborato con diverse testate fino a diventare redattore capo del prestigioso quotidiano Tribune de Genève. Successivamente si è dedicato alla carriera politica, entrando nello schieramento di centro Pdp (Partito democratico popolare), diventando consigliere municipale della città di Ginevra. È autore di numerosi libri di argomento storico dedicati alla Svizzera.

INTRODUZIONE DI: Franco Cardini. Medievista di fama internazionale e storico delle relazioni tra mondo musulmano, ebraico e cristiano. Si è a lungo occupato di eurasismo e di rapporti tra Oriente e Occidente. Professore dell’Università di Firenze, è autore di più di trenta saggi tradotti nelle principali lingue europee. Editorialista de il Giornale e di Avvenire, ha ideato e condotto per la Rai diversi programmi televisivi e radiofonici di divulgazione storica.



Russofobia

Luca D'Agostini
9 marzo 2018

http://www.madrerussia.com/russofobia/

La russofobia è insita nella storia e nella cultura occidentale, negli infondati luoghi comuni. La Russia viene costantemente identificata come un avversario crudele, un nemico spietato, in procinto di conquistare l’Europa, il mondo, il sistema solare. La Russia è colpevole sempre e di tutto mentre l’Occidente è innocente sempre ed in ogni caso. I Russi non capiscono perché, in Europa Occidentale, siano considerati storicamente più come nemici che salvatori. Carlo Fredduzzi, Direttore dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa a Roma, sottolinea come i Russi, giustamente, ritengano di aver salvato più volte l’Europa Occidentale nella loro storia: dai Mongoli di Gengis Khan nel Medioevo, da Napoleone nell’Ottocento, fino ad arrivare alla sconfitta della Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale con il sacrificio di ventisei milioni e cinquecento mila vite umane sovietiche. (1) Ed invece, la Russia è erroneamente percepita come una minaccia e un nemico da combattere. C’è sempre la sensazione che la Russia debba fare i compiti per entrare nel consesso della “civile” Europa. La realtà, invece, è più complessa e merita un’analisi più approfondita.

La russofobia è un sentimento diffuso nel mondo occidentale e risale ad almeno due secoli fa. Per gli inglesi, all’inizio del 1800, la Russia divenne un incubo quando lo Zar Alessandro I ricacciò i francesi da Mosca inseguendoli fino a Parigi dove entrò trionfalmente quel 30 marzo del 1814, segnando definitivamente il destino di Napoleone. Quel giorno il terrore pervase la corte britannica fino a quel momento simpatizzante di Mosca: se i russi erano potuti facilmente arrivare in Francia, voleva dire che potevano arrivare dovunque. Per gli inglesi il timore non era il continente europeo ma l’Asia Centrale e sopratutto l’India, fulcro del loro impero coloniale. Fu allora, di fronte alla impressionante prova di forza dei russi, che si diffuse una delle più incredibili menzogne mai inventate nella storia: il “Testamento di Pietro il Grande”, completamente inventato dal generale polacco Michal Sokolniki, pubblicato in Francia da Charles-Louis Lesur nel 1812 all’interno della sua opera “Des progrès de la puissance russe” e consistente nella menzogna basata su un falso ordine impartito dallo Zar sul suo letto di morte, con il quale pianificava il futuro dominio dell’Europa e del mondo da parte di Mosca, partendo dalla conquista di Costantinopoli. Questo documento falso era stato utilizzato dai francesi per giustificare le ambizioni di conquista di Napoleone e dagli ambienti nazionalisti polacchi ed ucraini; dopo la sconfitta di Napoleone e la vittoria russa, fu adottato dalla Gran Bretagna. (2)

E così, ad esempio, durante la guerra russo-turca (1877-1878) gli inglesi si prodigarono a dimostrare come i russi e i loro alleati bulgari fossero “selvaggi subumani, corrotti, ignoranti e viziosi”, arrivando a dipingere i turchi come eroi e a nascondere le atrocità compiute da loro contro le popolazioni cristiane; esattamente come oggi, i media occidentali hanno trasformato i sanguinari terroristi islamisti sostenuti dall’Occidente ed ipocritamente definiti “ribelli”, in eroici combattenti per la libertà. Motivo per cui, per esempio, la liberazione di Aleppo est occupata dai terroristi jihadisti è diventata incredibilmente un crimine contro l’umanità compiuto da russi e siriani. (2)

Negli Stati Uniti la russofobia ha inizio all’inizio del novecento. In risposta alla rivoluzione bolscevica, gli Stati Uniti si rifiutarono di riconoscere l’Unione Sovietica dal 1917 al 1933. Fu durante questi anni che gruppi come l’American Relief Administration e molte organizzazioni religiose si adoperarono per promuovere sentimenti anti-russi tra la popolazione.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, subito dopo la sconfitta della Germania ottenuta come abbiamo già accennato precedentemente, anche e soprattutto grazie al contributo di 26 milioni e mezzo di vite sovietiche, Stati Uniti e Gran Bretagna ripresero le fila della stessa narrazione creata dopo la vittoria su Napoleone nel 1815. Hanno tradito ed infangato la memoria, il sacrificio e l’onore dei molti milioni di russi morti per la libertà, individuando nell’Unione Sovietica il loro nuovo principale nemico. Così è iniziata la Guerra Fredda. Gli Stati Uniti si erano affrettati ad affermare che però loro combattevano contro il comunismo, ma anche questo oggi si è rivelato una falsità in quanto nonostante l’Unione Sovietica non esista più, l’ostilità nei confronti della Russia, come chiunque è in grado di poter percepire, non è mai terminata ed il motivo principale consiste nel fatto che non ha voluto far atto di sottomissione. (3)

Come giustamente sostiene Giulietto Chiesa, attualmente il sentimento russofobo è qualcosa di nuovo nel senso che è anche una forma di astio di improbabili intellettuali, di giornali e televisioni lacchè e di molti esponenti politici occidentali nei confronti di una Russia che si credeva fosse ormai stata conquistata definitivamente ed invece si rivela altra cosa da quelle che erano le illusioni e le speranze del mondo occidentale. Più che essere un ragionamento è una malattia! Una sorta di violenta ripulsa di ciò che è diverso dagli stereotipi occidentali. (4) La russofobia, dunque, è un insieme di cliché para-razzisti fondati sulla geopolitica della menzogna e dell’interesse delle classi dominanti proprietarie occidentali.

Lo svizzero Guy Mettan, autore del libro “Russofobia. Mille anni di diffidenza” sostiene che: “La Russofobia occidentale è debole quando la Russia è debole, forte quando la Russia è forte. È infatti direttamente proporzionale alla potenza della Russia e al suo peso geopolitico.” (5)

Così, dopo aver:

destabilizzato il Medio Oriente con le finte Primavere Arabe, rovesciando i governi a loro sgraditi per consentire alle imprese e banche occidentali di ottenere il controllo delle fonti energetiche;
scatenato guerre “per l’esportazione della democrazia” in Iraq, Afghanistan e Libia;
dopo aver alimentato il conflitto in Siria, aver contribuito alla creazione dell’ISIS, aiutato a diffondere l’integralismo islamista abbattendo tutti i regimi laici e finanziando i terroristi jihadisti di al-Qaeda;
dopo aver seminato rivoluzioni colorate e costruito colpi di Stato come accaduto in Ucraina;
mentre partecipa per procura alla guerra saudita nello Yemen,

l’Occidente prova a raccontare che il pericolo per la pace del mondo è la Russia. (2)

Nel tentativo di compromettere la Russia e le sue strategie geopolitiche nel mondo, l’Occidente oggi adopera una martellante campagna mediatica per alimentare la russofobia tra l’opinione pubblica. Ecco che parallelamente alle grandi strategie geopolitiche adottate in funzione antirussa, vengono meschinamente utilizzati ad arte dei falsi pretesti e delle immani menzogne che vanno sempre nella medesima direzione: colpire l’immagine della Russia.

Così si sfruttano i cosiddetti Panama Papers per infangare l’onore del Presidente Vladimir Putin nonostante poi sia stato totalmente accertato, che differentemente da molti politici e funzionari occidentali, il Presidente Russo in questo scandalo non c’entri proprio nulla.

Così, la tragedia dell’aereo MH17 della Malaysian Airlines abbattuto nei cieli del Donbass, viene immediatamente utilizzata senza alcuno straccio di prova per addossare la colpa di quanto accaduto proprio ai russi. Gli eventi dimostreranno in seguito che non è stato così come lo descrivevano gli occidentali (vd. articolo sul sito Madre Russia dal titolo “Il mistero dell’abbattimento del volo di linea MH-17“), ma poco importa soprattutto a chi per decenni ha voluto mentire, occultare e depistare quanto accaduto ad Ustica.

Un recente esempio di russofobia relativo alla Brexit lo abbiamo potuto riscontrare nelle dichiarazioni rilasciate durante un intervento al parlamento britannico da parte di Ben Bradshaw, deputato della Camera dei Comuni britannica del partito Laburista ed ex Ministro della Cultura del Regno Unito, secondo il quale “la Russia, a quanto pare, ha influenzato i risultati del referendum di questa estate. Non abbiamo nessuna prova, ma credo che sia verosimile.” Gli avversari del parlamentare appartenenti al partito Conservatore hanno ridicolizzato il laburista definendo le sue dichiarazioni “degne di propaganda da giornale“. Un altro deputato ha osservato che simili accuse contro la Russia ricordano i tempi bui della guerra fredda. In risposta alla critica Bradshaw ha risposto che se “le principali potenze mondiali non si renderanno conto della scala dell’intervento della Russia nei propri affari interni“, tutto il mondo presto sarà testimone del crollo dell’ordine internazionale esistente. (6)

Addirittura la Croce Rossa Internazionale si è prestata a questo sporco giochino in occasione della morte di due infermiere militari russe, il sergente Nadezhda Duračenko ed il sergente Galina Michailova. Infatti, a seguito della loro uccisione causata da un bombardamento con mortaio su un ospedale da campo ad Aleppo, ad opera di bastardi terroristi jihadisti, sostenuti e finanziati dall’occidente, il Ministero della Difesa Russo ha criticato la Croce Rossa definendo “cinica” la sua reazione. La Croce Rossa Internazionale ha dichiarato che l’attacco dimostra come le parti in conflitto non siano in grado di “eseguire i loro doveri” per proteggere il personale sanitario, i pazienti e gli ospedali. “Ci aspettavamo che il Comitato Internazionale della Croce Rossa rispettasse almeno il lavoro dei nostri sanitari ad Aleppo e condannasse la cosiddetta opposizione siriana“, ha dichiarato il generale Igor Konashenkov, portavoce del Ministero della Difesa Russo. “Invece – ha proseguito il generale russo – abbiamo avuto dei commenti cinici, indegni dell’alto livello della Croce Rossa Internazionale. Commenti che mostrano vera indifferenza per l’omicidio dei sanitari russi piuttosto che obiettività“. (1)

Ultimamente sembra poi che la Russia sia in grado di influenzare e manipolare tutte le vicende statunitensi ed europee. In modo ridicolo e comico si sostiene e si vuole provare a dimostrare che il Cremlino abbia influenzato le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che il governo russo sia dietro alla richiesta di indipendenza che proviene dai catalani in Spagna, addirittura come affermato maldestramente da Biden (ex Segretario di Stato), che il Presidente Putin sia in grado di interferire nella politica italiana e che sia l’artefice del risultato del referendum del 4 dicembre 2016 in Italia e che provveda a finanziare formazioni politiche quali la Lega di Matteo Salvini ed il Movimento 5 Stelle.

Anche nello sport, settore che appassiona miliardi di persone, i russi vengono fatti apparire come i cattivi, gli inaffidabili. Così prendendo spunto da alcuni casi di doping, che ricordiamolo non affliggono solo lo sport russo, ma atleti di tutte le nazionalità, si è preso al volo lo spunto per colpire un’intera federazione sportiva, per colpire atleti e para atleti russi, in questo caso anche con il doppio meschino fine di alimentare, diciamo pure inutilmente, un risentimento degli sportivi russi nei confronti del Presidente Putin. (3)

Nel 2016 e 2017 purtroppo abbiamo assistito ad una serie di attentati terroristici di matrice jihadista in tutto il mondo. Anche la Russia non è scampata a queste tragedie ed ha visto la metropolitana di San Pietroburgo essere colpita proprio da un attentato di questa natura. Ma in questa occasione, a differenza di quanto accaduto in relazione agli attentati verificatisi in Europa occidentale, l’apparato mediatico dell’occidente, in modo scandaloso, ha mostrato ancora una volta il suo infame lato russofobo. In Italia i media mainstream trasudano di livore ed astio nei confronti della dirigenza russa e del popolo russo e questo tipo di risentimento ha palesemente dimostrato come, a differenza di quanto accaduto negli altri attentati avvenuti nelle città europee, fosse nettamente minore il cordoglio e la solidarietà verso le vittime russe di San Pietroburgo. Senza alcun rispetto, alcuni media hanno insinuato l’ipotesi dell’autoattentato mentre altri in modo piuttosto subdolo, ricollegando il sostegno russo al Presidente Basah al-Assad, facevano praticamente intendere che la Russia “se l’era cercata”.

Finalmente, negli ultimi tempi, un sempre maggior numero di uomini politici chiedono di fermare la demonizzazione della Russia, poiché questa sbarra la strada ad una cooperazione bilaterale che consentirebbe alla comunità internazionale di risolvere i più pressanti problemi globali. Perché altrimenti, i più patetici sostenitori della russofobia potrebbero incorrere nella triste sorte di James Forrestal, Segretario della Difesa degli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, che il 22 maggio 1949 si gettò dalla finestra, e le ultime parole pronunciate dalla sua bocca furono: “Arrivano i Russi!“. (3)




Ucraina, Sergio Romano su Vladimir Putin: "Cosa mi preoccupa di più". Bomba dell'ex ambasciatore sulla crisi con la Russia
Ivan Rota
16 febbraio 2022

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... -piu-.html

L'ex ambaciatore Sergio Romano esprime la sua opinione sulla crisi Russia-Ucraina: "Nessuno esce vincitore da questa crisi. E per fortuna. Se ci fosse stato il trionfo di una delle due parti, allora sì che ci saremmo dovuti preoccupare. In realtà non sono mai stato particolarmente preoccupato e non ho mai condiviso gli allarmismi che hanno caratterizzato questa crisi. Siamo in una situazione in cui nessuno vuole veramente aggravare il problema, ma al contempo nessuno è pronto a fare le concessioni necessarie. Questo ovviamente lascia alcuni problemi irrisolti. Tutti, però, sono molto preoccupati e non vogliono prendere iniziative che possano apparire bellicose. E questo è qualcosa di molto importante", spiega in una intervista al Giorno.

Romano parla anche del ruolo dell'amministrazione Biden: "Mi sembra che gli Usa non possano cantare vittoria. E neppure la Russia, anche se Putin ha gestito con abilità questa partita. L'Occidente ha dato spazio alle informazioni più inquietanti nei momenti chiave. Questa battaglia mi preoccupa, perché tutti vogliono sempre segnare un punto. La questione rimane delicata: è bene che non ci sia un vincitore. I francesi potevano permettersi di rilasciare certe dichiarazioni perché sapevano che non averebbero avuto lo stesso peso che se le avessero pronunciate i tedeschi. In generale mi sembra che tutti i Paesi della Ue si siano comportati con attenzione, senza andare né in un senso né nell'altro", chiarisce Romano.

Romano parla anche del ruolo dell'Italia? "Ha mantenuto un atteggiamento discreto. Si è comportata bene. Magari qualcuno avrebbe voluto qualche dichiarazione in più, ma il basso profilo a volto e necessario e viene premiato dai risultati. L'unica soluzione è la dichiarazione di neutralità dell'Ucraina. Deve diventare come la Svizzera. Gli Stati Uniti e la Polonia si sono sempre opposti, ma Kiev è storicamente e culturalmente troppo legata a Mosca. L'idea che non possa esservi un rapporto stretto è inimmaginabile. Chi si oppone non fa che aumentare i rischi della crisi. Non credo nell'utilità della Nato così come è stata concepita. Se continui a trattare la Russia come un nemico, Mosca per forza si comporterà come tale", conclude.



Grillo con Putin: "No al mito del orso russo invasore..."
Federico Garau
16 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ru ... 10986.html

Da settimane non si fa che parlare di una imminente invasione dell'Ucraina da parte della Russia, eppure, sino ad ora, niente del genere è avvenuto. Che cosa sta effettivamente accadendo? Ancora oggi, nonostante la notizia della decisione del governo russo di ritirare le truppe, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden continua a parlare di "rischio concreto", minacciando sanzioni pesanti. "La data del 15 Febbraio 2022 entrerà nella storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’Occidente”, è stato invece il secco commento di Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo.

Importante, in un momento come questo, analizzare i fatti con lucidità e cercare di fare chiarezza. Questo il messaggio che sembra voler dare Beppe Grillo, che sul proprio blog ha postato un articolo dell'analista politico Danilo Della Valle, il quale spiega come l'Europa in questo periodo storico abbia in realtà bisogno "di promuovere il multilateralismo e la cooperazione".

"L'Europa non ha bisogno di guerre"

"Fiumi di inchiostro e di parole trovano spazio nei tg e nelle tribune politiche confermando il mito dell'orso russo invasore che tanto è di moda in Occidente da tempo immemore. La narrazione classica russofoba, avviata con il mito dell'espansionismo russo e la fabbricazione del falso testamento di Pietro il Grande ad opera di Luigi XV, coadiuvato da diversi aristocratici polacchi, continua ad essere alimentata ancora in Europa", è il duro attacco di Della Valle, che sprona l'Europa a privilegiare invece il dialogo e la via diplomatica, senza trascinare i Paesi nella guerra.

L'Europa, infatti, non ha bisogno di conflitti, specialmente con i paesi vicini. Anche perché sanzioni e guerre non porterebbero benefici neppure agli stessi cittadini europei. Il messaggio di Della Valle è chiaro: "Non cadere nelle provocazioni di chi vuole usare il nostro Continente come esca per perseguire i propri interessi egemonici".

"Per la Russia una guerra non avrebbe senso"

Ma allora come siamo giunti a questo punto? Secondo la tesi dell'analista politico riportata da Grillo, gli Stati Uniti nutrono ancora la tentazione di spingere la Russia all'angolo tramite la Nato, così da depotenziarla e potersi "dedicare alla questione cinese, vero obiettivo degli Usa per la competizione planetaria".

Gli Stati Uniti, dunque, avevano parlato del 16 febbraio come data X per l'invasione russa, eppure nulla di ciò è accaduto. In circostaze di questo genere, tuttavia, gli eventi possono accadere molto rapidamente, perciò non si può del tutto parlare di pericolo scampato. Danilo Della Valle, tuttavia, fa notare che al momento la Russia non avrebbe alcun interesse a portare avanti una guerra di invasione dell'Ucraina."Nessun russo scommetterebbe sul cominciare una guerra in inverno", afferma l'analista, che aggiunge: "Basterebbero 140mila uomini ad entrare in Ucraina dalla parte est, senza dubbio, visto che i russi troverebbero terreno fertile nella popolazione che non ha mai accettato il colpo di Stato di Maidan nel 2014, ma poi sarebbe difficile restare in Ucraina, senza grossi spargimenti di sangue, considerando che la parte ovest del Paese, diciamo quella storicamente poco incline alla Russia, sarebbe un terreno di scontro civile-militare".

Anche sul campo economico, inoltre, la Russia sa benissimo che un conflitto andrebbe a peggiorare le relazioni con i paesi europei, per non parlare poi del rischio sanzioni. Il comportamento della Russia, con i suoi 140 mila soldati schierati ai confini con l’Ucraina, potrebbe essere stato piuttosto un tentativo di sondare le reazioni di Europa ed Usa, e frenare l'avanzata della Nato. "Mosca vuole rassicurazioni affinché l’alleanza atlantica tolga dalle proprie mire Ucraina, Georgia e Bielorussia", è l'analisi di Della Valle.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:41 am

PER I FREQUENTATORI AMABILI E MENO AMABILI DI QUESTA BACHECA
Niram Ferretti
14 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Vorrei dissipare forse qualche equivoco e chiarire alcuni punti fermi, se non si sono chiariti sufficientemente nel corso del tempo.
Sono un liberale conservatore ma un liberale. "Conservatore" nella mia accezione, che è quella anglosassone che va, idealmente, da Edmund Burke a Isaiah Berlin, tanto per intenderci, significa esattamente il contrario dell'accezione che ha assunto in Italia, dove chi è considerato o si considera conservatore, inclina automaticamente verso il pensiero reazionario o tradizionalista che dir si voglia, il quale equivale a dire, occhieggia amorevolmente, con ardore acceso, a regimi autoritari, dove, sì, almeno lì che bella solidità valoriale! come in Iran ma meglio ancora in Russia, dove la triade, patria, famiglia e religione splende in modo intenso e dicasi "cristiano", non islamico, e ci dà un modello di società alternativo in cui, d'accordo bisogna rinunciare a un po' di libertà, ma vuoi mettere là dove al posto delle chiese trasformate in pub o palestre c'è il trionfo del "vero" cristianesimo, quello ceseropapista che tanto piaceva a Joseph De Maistre?

E dunque, vista la mia propensione, o inclinazione culturale e, certamente anche ideologica, continuerò a preferire la società della "sodomia globale" come la definisce un eroe del conservatorismo italico e non solo, Vladimir Putin, rispetto alla società della soppressione del pluralismo e dell'espressione libera del pensiero critico, dove per altro la sodomia, intesa come sineddoche della degenerazione viene praticata allegramente, anche se in modo meno esibito che qui da noi in Occidente. E preferirla non significa acconsentire alle sue derive, che chi, frequenta questa bacheca e mi legge o mi ha letto altrove in questi anni, sa bene che critico aspramente, ma criticare non significa disprezzare in toto, no, non butto via il bambino con l'acqua sporca perché l'acqua alternativa è molto più inquinata.
Dunque, necessariamente, sono filo americano, oltre ad essere altrettanto necessariamente, ma per ragioni molto più profonde, filoisraeliano, e che gli Stati Uniti siano retti da Joe Biden invece che da Donald Trump, da Jimmy Carter invece che da Ronald Reagan, per me fa una differenza non sostanziale, perché i presidenti, come i papi passano, ma gli Stati Uniti, come la Chiesa, restano, e restano con quello che rappresentano, e che, nel mio caso, mi rappresenta assai di più di quello che rappresenta la Russia, questa Russia in modo particolare.
Dunque, e ancora necessariamente, sono a fianco dell'Ucraina in questo frangente e lascio Putin ai rossobruni antiameriKani per vocazione, come Franco Cardini, Pietrangelo Buttafuoco, il Fusarino, e altra compagnia cantante, e chi si riconosce in loro, e non si riconosce in ciò che ho scritto, può serenamente transitare altrove, o se desidera essere più drastico, diciamo, "putiniano", togliermi dalle amicizie o bloccarmi, perché qui perde solo il proprio tempo e mi fa perdere anche un po' del mio che considero prezioso.


Nicoletta Levis
Incredibile tacciare le persone come antisioniste o rossobruni antiamericani quando due premier israeliani, Netanyhau prima e Bennet ora dicono di aver avuto ed avere rapporti sempre più stretti e proficui con la Russia di Putin. La trovo un'accusa infamante , soprattutto quando non si conoscono per nulla le persone e neppure si capiscono le loro idee. Essere filoamericani non significa apprezzare tutto ciò che ora sta facendo Biden, anche se gli Usa sono sempre da ringraziare ed essere grati per averci tirato fuori dal pantano della dittatura nazifascista .

Niram Ferretti
Nicoletta Levis quello che ho scritto per alcuni evidentemente è ostico, forse si tratta degli autori citati, non so. Il fatto che Israele abbia dei rapporti con la Russia e che la Russia abbia dei rapporti con Israele cosa c'entra con quello che ho scritto, mi perdoni? Di quali rapporti "stretti e proficui" parla? Forse del fatto che la Russia non ha impedito a Israele durante la guerra civile siriana di potere colpire alcune postazioni iraniane? E allora, cosa c'entra con quello che ho scritto? L'alleato fondamentale di Israele, dal 1948 ad oggi sono gli Stati Uniti. Nessuno può sostituirlo, o pensa che li sostituirà la Russia, la quale quando era Unione Sovietica ha provveduto a formire al mondo arabo e all'occidente tutto l'apparato di demonizzazione ancora in voga contro Israele?


Nicoletta Levis
Niram Ferretti parlo di quello che hanno scritto giornali italiani o israeliani sui rapporti che i premier israeliani hanno tenuto e tengono, sperando proficuamente, e, dicono loro "proficuamente" con Putin, il premier russo. Ho postato 4 articoli, giusto per non essere tacciata di antisemita o antisionista, come è successo ieri sera con alcuni personaggi che la pensano in tutto e per tutto come lei. Ho sempre preso atto che c'è un apparato che vuole demonizzare Israele e mi fa orrore perchè bugiardo, ma se due premier israeliani dicono cose diverse, forse è meglio che li ascolti e ne prenda atto . E che nessuno di coloro che frequenta la sua bacheca o quella di Cavalieri si permetta di tacciarmi di antisionismo, la ritengo una etichetta infamante per quanto mi riguarda. La saluto


Niram Ferretti
Nicoletta Levis ma lei dove lo ha letto che io la considero antisionista? Siamo alla follia. Ma, di nuovo, lei ha compreso ciò che ho scritto? Mi sembra che stenti molto. Provi a rileggerlo di nuovo, scandendo le parole.


Nicoletta Levis
Niram Ferretti parlo di Cavalieri e Rella, che la supportano in tutto ma offendo chi neppure conoscono od hanno visto una sola volta fisicamente. Se vuole essere un liberale legga anche che cosa scrivono i suoi ospiti, scorrettamente, diversamente che bacheca è la sua? Quella di escludere o lasciar offendere le persone ? Non sono d'accordo

Davide Cct
Cara Nicoletta, è normale che Israele provi a tener rapporti di convivenza anche con la Russia. Ad ogni buon conto: 1. Niram stavo parlando di altri temi; 2. I principali nemici dello Stato di Israele sono armati dalla Russia (Siria) e/o effettuano esercitazioni militari con la Russia (Iran). Quanto ai buoni rapporti, che vuole che le dica? Anche i Cinesi hanno investito in Israele; non per questo reputo la Cina, al pari della Russia, in linea con i miei valori di uomo libero.


Simona Piazza O Sed
Niram Ferretti io anche sono liberale e molto conservatrice. Ho i valori ebraici , che tu ben conosci, e quindi tengo a D.o , Patria e Famiglia. Ci sono cose che non mi piacciono della nostra società , ma molto meglio vivere in una democrazia imperfetta che in una dittatura. Quest’ultima frase è di Sandro Pertini , così oggi tanto odiato , che combatte’ con coraggio contro la tirannide nazi fascista. Io sto’ con gli USA perché, sbagliano, lo so ed anche molto, ma sono da sempre , come la Francia e l’ Uk , il simbolo , il faro della democrazia… magari sbagliata , imperfetta, ma un paese dove , prendo in prestito una frase di Primo Levi e la modifico, non si muore per un si o per un no!


Roberta Cuciti
Accolgo lo spunto per dirti, caro Niram, che ignoravo totalmento quanto una certa propaganda filo russa avesse fatto breccia anche in vecchi cuori atlantici, di destra e conservatori, fra i miei amici di una vita.
Parlando della crisi ucraina ieri, ho capito che noti professionisti, quindi alfabetizzati il giusto, si sono non so come convinti che militarmente gli USA sono una pippa, che la prima potenza militare mondiale è la Russia, manco fosse la buona vecchia URSS di una volta che si, fino ad un certo punto, se la giocava ad armi (quasi) pari con USA...
Del vecchio rossobrunismo già sapevo...del nuovo e inedito, mi stupisco e mi rammarico.

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti caro Niram, io come te mi definisco un liberal-conservatore, e sai bene che condivido quasi in toto le tue posizioni politiche. Però in questo frangente non me la sento di buttare tutta la colpa sulla schiena di Putin, per quanto la sua "democrazia" autoritaria non mi piaccia. Ci sono equilibri mondiali che non andrebbero, a torto o a ragione, forzati. È innegabile che la Nato lo stia facendo da anni.
Detto questo spero davvero non ci sia una guerra in Europa, segnerebbe il tracollo definitivo dell'occidente a favore delle spietate dittature asiatiche (Cina in primis)

Niram Ferretti
Nicolò Sgnaolin ti ringrazio per il tuo commento. Francamente, come ho scritto più volte non vedo dove avrebbe ragione Putin. No, invece quello che affermi della NATO è negabile. Intanto vorrei chiederti cosa pensi del NATO-Russia Founding Act del 1996 e perchè non dovrebbe più valere?

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti penso che l'accordo del '96 abbia smesso di valere da un pezzo, sicuramente per mancanza di buona fede da entrambe le parti. Devo però rilevare che è stata la NATO, più che la Russia, a stiracchiare quell'accordo, che si basava, (per quel che ne capisco io) sul tacito accordo che non sarebbero state toccate le reciproche sfere di influenza. Cosa ampiamente disattesa dagli americani, prima coi paesi baltici, poi con quelli balcanici, poi con Iraq/Afghanistan, poi con piazza Maidan, poi con le posizioni strategiche russe in medio oriente. È innegabile che di fatto, a spizzichi e bocconi, la Russia si sia ritrovata la Nato alle porte di casa e abbia rischiato più e più volte la perdita di importanti posizioni di influenza politico/economica. È lo stesso tipo di forzatura operato dai Russi nella crisi dei missili cubani, non trovi?

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti d'altronde i paesi occidentali (in primis usa, UK, Australia, Sud Corea e Giappone) vedono con lo stesso disappunto le manovre cinesi verso il Pacifico e il Mar Cinese Meridionale, oltre all'operazione "nuova via della seta" con cui cercano,in buona sostanza, di comprarsi il terzo mondo.

Niram Ferretti
Nicolò Sgnaolin l'accordo del 1996 prevede alla Sezione IV all’Articolo 8 che “Nulla in questo documento limita o impedisce la capacità di entrambe le parti di decidere in modo indipendente. Non fornisce alla NATO o alla Russia in nessuna fase un diritto di veto sulle azioni dell'altro. Anche le disposizioni dell'atto istitutivo della NATO-Russia non possono essere utilizzate come mezzo per svantaggiare gli interessi di altri stati”. Mi sembra abbastanza chiaro. A me risulta che siano stati i paesi dell'ex Patto di Varsavia a volere entrare nella NATO dopo la caduta dell'Unione Sovietica, e certo agli americani la cosa non è dispiaciuta. Subito dopo il crollo dell'Unione Sovietica la Russia non fu affatto ostile alla NATO e alcuni politici pensavano addirittura che un giorno avrebbe potuto decidere di unirsi all'alleanza. Non esisteva nè può esistere in diplomazia un accordo tacito o verbale, gli accordi o sono scritti o non ci sono. Dalla tua ricostruzione la volontà dei paesi dell'ex Patto di Varsavia di entrare nell'Alleanza Atlantica è un fatto irrilevante, sembra che siano stati costretti a farlo. La presenza della NATO nella regione è su richiesta delle nazioni ospitanti, non sono state invase. Il problema dell'estensione NATO nasce proprio quando l'Ucraina, che non ha comunque i requisiti per potervi accedere al momento, chiede di esservi ammessa. Non è piuttosto pretestuoso?

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti su quanto fosse "libera" la volontá di certe nazioni ex sovietiche di entrare nella NATO, o se non fosse un pochino "pilotata" sospendo il giudizio. Posso però ricordarti cos'hanno fatto più volte nella storia gli americani quando nazioni sudamericane o africane minacciavano di entrare "liberamente" nell'orbita sovietica?
Niram, io come ti dicevo non ho particolari simpatie per la Russia di Putin, però guardando tutta la faccenda con gli occhi disincantati della realpolitik mi chiedo "cosa mai pensava il mondo che facesse Putin di fronte a certe cose?"

Niram Ferretti
Nicolò Sgnaolin mi sono, scusa, dimenticato di risponderti con il parallelo sui missili russi a Cuba. Non è un paragone fattibile. C'era la Guerra Fredda e il rischio reale di un conflitto nucleare. Come potevano gli USA permettere che i sovietici, in quel contesto di guerra apocalittica sospesa, permettere che installassero a 90 miglia dalla costa americana dei missili? Dove sono qui i missili americani che minacciano i russi? La difesa missilistica balistica della NATO non è diretta contro la Russia e non può minare le capacità di deterrenza strategica della Russia. È progettata per proteggere gli alleati europei dalle minacce missilistiche che vengo al di fuori dell'area euro-atlantica. Il sito Aegis Ashore in Romania, per esempio, è puramente difensivo. I missili balistici schierati non possono essere usati per scopi offensivi, non contengono esplosivi. Non possono colpire oggetti sulla superficie terrestre, solo in aria. Inoltre, il sito non dispone del software, dell'hardware e dell'infrastruttura necessari per lanciare missili offensivi. Di cosa stiamo parlando?

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti per il momento non c'è l'infrastruttura niram, ma in un decennio non potrebbe esserci? Tu sai meglio di me che questi conti si fanno sul medio-lungo termine. I sistemi difensivi posizionati così vicino minerebbero alla base le possibilità di deterrenza Russa, d'altronde Niram, dai missili di chi altro dovrebbero difendere l'Europa? Quali altre nazioni hanno sistemi missilistici da cui l'Europa dovrebbe tutelarsi?

Niram Ferretti
Nicolò Sgnaolin ma sono situazioni storiche completamente diverse. È ovvio che durante il periodo dell'avanzata sovietica in Sud America, gli Usa cercassero di contrastarla, cosa avrebbero dovuto fare? C'era una contrapposizione tra Occidente e Unione Sovietica, tra liberalismo e democrazia e totalitarismo comunista. Mi sembra il minimo che gli USA si opponessero ad una avanzata sovietica, ti pare? Qui non c'è alcuna avanzata americana, ci sono paesi che dopo decenni di giogo sovietico hanno deciso di integrarsi nel sistema occidentale entrando nell'Alleanza Atlantica. Credimi, non avevano bisogno di essere pilotati dopo quello che hanno vissuto sulla loro pelle, si sono pilotati da soli. Volevano benessere, sicurezza, democrazia e libertà.

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti io personalmente trovo che le contrapposizioni della guerra fredda, mutatis mutandis, stiano riaffiorando sempre di più. Chiaro, l'America voleva fermare l'espansionismo sovietico (e viceversa) e chiaramente l'America era dalla parte giusta della storia, io questo non lo metto in dubbio. Ma ragionando in maniera logica, i russi vedevano negli americani il nemico e facevano lo stesso, ed è naturale che lo facciano anche ora. Per quanto riguarda i paesi ex sovietici, credo anch'io che fossero ansiosi di trovare protezione dal giogo sovietico, o dalla riproposizione dello stesso, però le recenti vicende politiche di paesi come Ungheria e Polonia non mi fanno sentire che questi paesi siano realmente interessati ad un'integrazione nel sistema occidentale

Niram Ferretti
Nicolò Sgnaolin ti ho già fatto l'esempio dell'Aegis Ashore in Romania, di quale altro sistema parli? Quello che avverrà tra un decennio non lo sa nessuno. E per quale motivo l'Europa non dovrebbe potersi difendere da una eventualità di attacco russo in futuro? Non ne capisco la ragione. Probabilmente, visto come si sta muovendo Putin anche la Finlandia e la Svezia chiederanno di entrare nella NATO, lo impedirà? Non ti è chiaro che lo scopo di Putin è ricreare il perimetro di influenza russa pre 1997? Secondo te gli USA lo possono permettere?

Nicolò Sgnaolin
Niram Ferretti chiaro, quello che può succedere tra un decennio non lo sa nessuno, ma quando si parla di rapporti fra stati è sempre bene prevedere e prevenire, anche le possibilità più remote. Israele lo insegna da sempre. Mi è chiaro che lo scopo di Putin è quello, ma non è altrettanto palese che lo scopo degli USA+Nato sia l'accerchiamento della Russia incorporando paesi ex sovietici?

Niram Ferretti
Lorenzo la Merkel ha aperto le braccia a Putin. Guarda Putin le idee le ha avute ben chiare da subito. Per lui, lo disse chiaramente, la fine dell'URSS fu il maggiore cataclisma del Novecento. L'aggressività russa non ha avuto bisogno della UE, si alimenta da se stessa. Comunque, come ho scritto, per me sempre meglio questa Europa decadente piuttosto che un'autocrazia gangsteristica che si drappeggia di cristianesimo per accalappiare i gonzi che credono che il ceseropapismo sia la soluzione ai nostri mali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:41 am

Quante demenzialità che scrivono questi veneti sinistrati e scriteriati pro Putin e antiamericani.

VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza
Fermiamo l’aggressione
15 febbraiuo 2022

È evidente a tutti che la situazione nell'est Europa sta precipitando, col pericolo concreto che anche il resto d'Europa possa essere coinvolto in una guerra diversa da quella "fredda".
Le continue provocazioni contro la Federazione Russa e la Bielorussia sono palesi: oltre alle ingiustificate sanzioni economiche l'amministrazione Biden sta addestrando e fornendo armi offensive non solo all'esercito ucraino ma anche a mercenari polacchi, georgiani, milizie neonaziste ucraine, terroristi musulmani di origine cecena e del Daghestan per aggredire le repubbliche di Donetsk e Lugansk, e successivamente accusare la Federazione Russa di aggressione. Tutto questo si è già verificato il 31 agosto 1939: incidente di Gleiwitz, attuale Gliwice, quando forze tedesche delle SS attaccarono una stazione radio tedesca indossando divise polacche; incidente che costituì il "casus belli" per giustificare l'invasione della Polonia.
Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica smaschera questa provocazione. Il popolo veneto ha già pagato col sangue di migliaia di nostri giovani, durante la 2a guerra mondiale, dal 1941 al 1943, per colpa dei fascisti italiani, che per volontà e ambizioni di Mussolini hanno proditoriamente attaccato la Russia. Nessun veneto è disposto a morire nelle steppe ucraine, per gli interessi degli speculatori internazionali, guidati dall'amministrazione Biden.
Il Veneto Serenissimo Governo lotta e chiama alla lotta tutti i popoli per un mondo di pace, contro gli interessi dei monopolisti. Il gas e le materie energetiche sono aumentati in maniera esponenziale, non per colpa di Putin e della Federazione Russa ma per colpa dei petrolieri nordamericani, i quali vogliono rifilarci il loro gas (scisto), non a prezzi di mercato ma di monopolio.
Il popolo veneto e tutti gli altri popoli d'Europa non devono versare una sola goccia di sangue per gli interessi di questi predatori.
Lottiamo per fermare la guerra, per un mondo di pace, libertà e autodeterminazione dei popoli.

Queste siano le parole d'ordine di ogni popolo.
Venezia-Longarone,14 febbraio 2022
Ufficio di Presidenza
Veneto Serenissimo Governo

Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, – kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.eu
http://www.radionazionaleveneta.org




Vladimir Putin, ma quale Ucraina... Lucio Caracciolo, Kazakistan e Africa: "Perché per lo zar la vittoria è totale"
Giorgio Carbone
16 febbraio 2022

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... otale.html

Il presidente Vladimir Putin "è in netto vantaggio come vincitore tattico". Non usa mezzi termini Lucio Caracciolo che in una intervista a La Stampa spiega che lo "zar" "ha raggiunto l'obiettivo di tornare a essere considerato un interlocutore con cui gli Usa devono trattare, e ha rimesso in pista un negoziato russo-americano per gli assetti strategici globali e l'architettura della sicurezza in Europa".
In questo modo, osserva l'analista geopolitico, "destabilizzando l'Ucraina si è garantito che questa non entrerà nella Nato. Ha riaffermato il principio che la Russia è una grande potenza: con un sostanziale colpo di Stato in Kazakhstan, riportandolo sotto il suo controllo, ed espandendo la sua influenza in Africa, ha riaperto tutte le partite della sicurezza globale".
Resta aperta anche la questione della sicurezza: "Sicuramente il fronte europeo è ancora in evoluzione. Non credo si possa parlare di un Occidente come soggetto geopolitico: ha idee molto diverse al suo interno, dipendenze economiche diverse. Per gli Usa, potenza leader, l'Ucraina non è una priorità, così come non lo è l'Africa. Alla crisi di Kiev, infatti, Washington ha risposto con le sanzioni, non impegnandosi fino in fondo".
Ma, conclude Caracciolo, "non credo che i russi abbiano mai pensato di entrare a Kiev. Sarebbe ancora possibile, ma perderebbero su tutta la linea. Nessuno si fiderebbe più di loro. Putin incontrerebbe la resistenza della stessa popolazione russa, andrebbe contro la sua retorica dello stretto legame di parentela tra russi e ucraini. Mantenendo la pressione, invece, ha ottenuto i suoi obiettivi".
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Re: La Russia di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 7:41 am

"Noi fanatici occidentali non capiremo mai il fanatico Putin"
Giulio Meotti
19 febbraio 2022

https://meotti.substack.com/p/noi-fanat ... source=url

Parlando della cena grottesca fra Emmanuel Macron e Vladimir Putin, la filosofa Chantal Delsol in tv ha detto: “Mi chiedo se Macron abbia un cucchiaio abbastanza lungo per cenare con il diavolo. Non siamo in grado di capire cosa sta succedendo nella testa della Russia. Siamo lontani! Siamo lontani dall’idea del potere e della conquista, persino di appartenenza. Viviamo in una utopia dove non ci sono più nazioni né frontiere né culture. Davvero è un altro mondo”. Nel suo libro Le crépuscule de l'universel: L’Occident post-moderne et ses adversaires, un conflit mondial des paradigmes, la filosofa liberal-conservatrice Delsol scrive che quella fra Putin e l’Occidente non è dunque una guerra su un confine nel Donbass, ma ideologica. Pubblico un lungo brano dal libro di Delsol, che aiuta a capire il conflitto in corso e l’abisso fra noi e loro.

Dopo un momento di disordine negli anni '90, la Russia post-comunista è entrata in un nuovo periodo di comunitarismo, di cui il nazionalismo è solo un aspetto. O meglio, forse, non ne è mai uscita davvero. Se la rivoluzione del 1917 rifletteva la vittoria di una forma di occidentalismo con l'universalismo marxista, il regime che aveva messo in atto si ritrasse rapidamente dalle richieste del comunitarismo. Dagli anni '30 i sovietici ripristinarono i diritti della famiglia. Ci volle una dittatura per ristabilire i diritti delle comunità a danno degli individui. Dalla Seconda guerra mondiale, il nazionalismo rifiorisce in Unione Sovietica. Le campagne contro il cosmopolitismo furono vigorose, come quella di Zdanov nel 1946. Fondamentalmente, il comunismo, nonostante il suo messaggio universalistico, non riuscì a "modernizzare" un paese profondamente conservatore. Oggi, sotto Putin e l'influenza di intellettuali come Ivan Il'in, la "svolta conservatrice" è un ritorno a se stessi. La religione e la famiglia tradizionale sono apprezzate. La libertà perde il suo significato individuale per rivendicare il suo solo significato collettivo: la libertà è indipendenza nazionale e nient'altro. Le nazioni sono comunità culturali e di destino che non possiamo sradicare senza cadere nel caos della mancanza di differenziazione.

La visione conservatrice è consacrata come l'ideologia al governo (congresso del 2009) e Putin e i suoi sostenitori si posizionano chiaramente contro l'Illuminismo. Viene utilizzato il termine "rivoluzione conservatrice", lasciando aperto il confronto con il movimento tedesco dell'era di Weimar. Troviamo qui la questione russa da due secoli: dobbiamo occidentalizzarci o no? La svolta conservatrice di Putin risponde alle grandi difficoltà degli anni ‘90. Alexander Solzhenitsyn ha detto nel "Discorso di Harvard" che il percorso occidentale seguito dalla Russia era stato un errore. Il dibattito iniziato all'inizio dell'Ottocento tra occidentalisti e slavofili si ripresenta non appena cade il comunismo, a vantaggio di questi ultimi.

La paura dell'indeterminazione è uno dei motivi essenziali del pensiero conservatore. È su questo che si basano i nuovi nazionalismi. Questi sono al di fuori delle tradizioni razionali della modernità occidentale. Fin dall'Illuminismo, la concezione francese della nazione è contrattuale, che le conferisce un carattere freddo e astratto, artificiale, distante. La concezione della nazione che è riemersa dall'inizio del secolo è, al contrario, organica e, per così dire, istintiva, radicata nella vita stessa, ricorda da vicino la concezione tedesca prima del nazismo, quella di Herder e dei suoi successori.

L'eurasismo, dice Michel Niqueux, ha una "concezione essenzialista delle nazioni", lontana dalla visione contrattuale dell'Occidente. La patria ha un'anima come una persona vivente. I sentimenti per essa sono molto più importanti della ragione e l'amore che gli viene mostrato è irrazionale e mistico. Siamo agli antipodi del "patriottismo costituzionale" di Jurgen Habermas, che guida l'Europa istituzionale di oggi e i suoi due paesi portabandiera, Germania e Francia.

L'umanitarismo, inteso come una versione sfigurata dell'umanesimo, è descritto con severità dai sostenitori del cristianesimo, al quale ha, per così dire, rubato la scena scimmiottandolo. Benedetto XVI afferma che l'Anticristo emergerà come profeta dell'umanitarismo. Molto più dei cattolici occidentali, i russi ortodossi credono nel "principe di questo mondo": l'irruzione dell'Anticristo sotto la figura del potere totale. Per i contemporanei successori della corrente slavofila, di cui Putin fa parte, l'Occidente, con le sue pretese universalistiche, suggerisce questa maledizione.

L'Occidente sarebbe vizioso a causa della sua decadenza. Gli scrittori russi hanno una parola per questo: l'Occidente è marcio. L'immagine della putrefazione è eloquente. L'Occidente, attraverso l'Illuminismo, è avanzato sulla via della degenerazione. Lo slavofilo Nicolas Danileski (1866) descrive l'Europa come un grande corpo morente dal quale dobbiamo allontanarci. Dostoevskij dice con Ivan Karamazov dell'Europa: ‘È una necropoli e niente di più’. Questa idea rassicurò i pensatori russi spaventati dalla perdita della loro identità e della loro influenza (cosa pensare di un paese in cui l'aristocrazia parla una lingua straniera piuttosto che la lingua nazionale?). E ha permesso loro di prestare alla Russia una vocazione grandiosa: avrebbe riscattato e restaurato la cultura occidentale-cristiana distrutta dagli eccessi europei. La Russia, preservata dall'individualismo e dal materialismo dell'Illuminismo, avendo preservato le sue radici e la sua spiritualità, può diventare un modello per un'Europa bisognosa di rigenerazione.

Di fronte all'Occidente, la Russia esprime da secoli un fascino misto ad amarezza. Questa tendenza è ancora presente nella storia recente. Il momento putiniano non sorprende quindi, anzi, rappresenta la continuazione di una lunga storia. Ivan Il'in (ispirazione di Putin), pensa che con il comunismo, la Russia sia servita come campo di sperimentazione per applicare il materialismo ateo, utopico e antinaturale, inventato dall'Occidente. Deve smettere di essere una cavia e riscoprire la sua vera natura spirituale e religiosa.

Dopo la caduta del muro di Berlino, la Perestrojka è apparsa ad alcuni come un complotto dell'Occidente e questa oltraggiosa occidentalizzazione che volevano far bere alla Russia alla fine del XX secolo, è stata paragonata a quella di Pietro il Grande: mancanza di preparazione pedagogica, disprezzo per il passato, idealizzazione dell'Occidente, fretta... Da ciò scaturiscono diverse idee forti: universalismo e cosmopolitismo sono armi dell'Occidente per dominare.

Il neo-eurasianismo è l'ideologia dominante sotto Putin: concezione essenzialista delle nazioni, nessun valore universale, un mondo multipolare, conservatorismo morale e culturale…L'orrore contemporaneo del "populismo" nasce da questa paura di vedere riemergere passioni calde (paura, eroismo) che pensavamo fossero state definitivamente sostituite da passioni fredde (interesse, calcolo, commercio). Putin ci offre un'immagine caratteristica della passione imperiale frustrata e trionfante. I nostri consiglieri comunali europei pensano che la fredda ragione sia sempre una liberazione perché priva di passione. Ma la fredda ragione genera passioni fredde, che non sono meno pericolose, perché danno origine a un fanatismo dove il sentimento non ha posto e dove il danno più grande è causato in nome della ragione universale. Se i primi nuocciono con l'eccessivo amor proprio, i secondi nuocciono con una certezza eccessiva dei loro diritti. Le passioni calde sono creatrici di identità e spesso di un'identità esagerata e malata. Mentre le passioni fredde (interesse, comodità, sicurezza) creano una astrazione razionalista in cui le identità si disfanno e regna il fanatismo dell'indeterminatezza.

Putin vuole la guerra per aumentare l'Impero (parla di restaurare l'Impero nei suoi territori), mentre l'Occidente postmoderno rifiuta qualsiasi guerra di questo tipo, finalizzata alla conquista o alla difesa di territori, cultura, identità. Accettiamo la guerra solo per difendere il pacifismo.



Alberto Pento
La Russia di Putin sta con il male della terra: Corea del Nord, Cina, Iran nazi moamettano, Venezuela social comunista di Maduro e con i nazi moamettani antisraeliani impropriamente detti palestinesi e con l'ONU antisemita/antisraeliano e contro la buona Ucraina che preferisce l'Occidente UE e USA.
Su molte delle questioni politiche e dei temi culturali di attualità mi trovo concorde con Meotti ma sulla Russia di Putin proprio no. Io provo una naturale avversione per tutti i dittatori e Putin è uno di questi, è prepotente, arrogante, bugiardo, ha l'etica immorale di un gangster mafioso.
Per me Davide è l'Ucraina e Golia è la Russia di Putin.
Putin poi assomiglia molto a Hitler a Mussolini a Stalin a Mao a Xi-Jnping. A tutti costoro io preferisco Trump, Netanyahu, Zemmour, Orban e il nostro Salvini che speriamo metta la testa a posto e molli il debole per Putin e le demenzialità dei sovranisti monetari dalla stampa facile.





L'IGIENE DELLA FORZA
Niram Ferretti
21 febbraio 2022


https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Infondo, duole dirlo, aveva ragione Hitler quando sosteneva che l’unico diritto che conta è quello della forza. Aveva ragione per chi ritiene che la perdita della sovranità ucraina e l’annessione illegale della Crimea, suggellata da un referendum farsa, sono poca cosa rispetto a garantire la fornitura del gas russo all’Europa (Italia e Germania in testa).
Fu un referendum farsa anche quello che Hitler impose all’Austria nel 1938 prima dell’Anschluss. Se non altro, diversamente da Putin, Hitler aveva un certo rispetto per la forma, prima fece fare il referendum poi, in seguito al suo esito, invase il paese. In Crimea è andata in senso opposto. Ma sono solo quisquilie. Gli estimatori di Putin non amano perdere tempo là dove si firmano gli accordi, amano le rodomontate, le azioni risolute, i piedi dentro il piatto quando occorre.
Non conta infatti niente che nel 1997 la Russia e la NATO firmarono un accordo congiunto il quale stabilisce nella Sezione IV all’Articolo 8 che “Nulla in questo documento limita o impedisce la capacità di entrambe le parti di decidere in modo indipendente. Non fornisce alla NATO o alla Russia in nessuna fase un diritto di veto sulle azioni dell'altro. Anche le disposizioni dell'atto istitutivo della NATO-Russia non possono essere utilizzate come mezzo per svantaggiare gli interessi di altri stati”. Badare alla data, 1997. Pacta sunt servanda.
Ma questo non vale per i non putiniani d'assalto, per i putiniani d'assalto invece i trattati e gli accordi, come il Patto di Monaco del ’38, sono solo carta straccia per chi pensa che la forza sia l’unico criterio che si deve imporre. “Ah”, si dice, “Ma all’epoca Yeltsin voleva svendere la sicurezza Russia all’Occidente in cambio di ingenti aiuti economici, e ora Putin, vuole ridare al suo paese la dignità perduta”.
Sono argomenti tarmati ma non per questo meno attuali, e occorre, per proseguire con il paragone, ricordare gli strali hitleriani contro i “criminali di novembre” che avevano svenduto la patria tedesca a Versailles, ovvero coloro che avevano fatto nascere la Repubblica di Weimar.
È una costante degli autocrati e dei dittatori quella di porsi come effigi viventi della patria da preservare contro la tabe democratica, che è poi la principale paura di Putin, che l’ondata democratica si allarghi rischiando di incrinare il suo sistema di potere. Tutta la copertura retorica sulla Crimea e l’Ucraina parte integrante della Grande Russia, serve essenzialmente a questo scopo. Primum vivere deinde philosophari, e per Putin si tratta appunto, prima di ogni cosa, di conservare il consolidato. E certo c’è anche l’idea della "velikaia derzhava", della Russia come grande potenza che procede all’unisono con l’espansionismo e il nazionalismo declinato in senso imperialista ma il suo potere personale conta più di ogni altra cosa.

Per i putiniani, altrettanto poco importante è l’autodeterminazione ucraina, il diritto di essere un paese autonomo, sottratto all’influenza russa, perché l’Ucraina è “sempre” stata domino russo, è Russia, così come l’Alsazia e la Lorena sono Germania, anche se la Germania non ammassa un esercito di 190 mila uomini ai suoi confini per reintegrarle nella "patria".
La barzelletta dell’Ucraina che vorrebbe entrare nella NATO è appunto una barzelletta, perché è la presenza stessa in Crimea della Russia e dei suoi soldati che impedisce che essa possa entrarvi. Putin ci ha già pensato nel 2014 a risolvere il problema. E allora perché agitarlo? Per confondere le acque, per fornire un pretesto alla propria aggressività, alla volontà di potenza che si dispiega nei confronti di uno Stato non sufficientemente sottomesso, per vedere se è giunto ora il momento propizio di proseguire quello che era stato cominciato nel 2014 a fronte della percezione che gli Stati Uniti non faranno più di tanto e che il fronte europeo è disunito.
La brancaleonesca uscita dall’Afghanistan degli USA non ha certo aiutato, è stata anzi un balsamo per i cultori del puro diritto della forza.
Il gangsterismo putiniano è una versione tutto sommato più interessante e sofisticata di quello che imperversava a Chicago negli anni ’20. John Dillinger non ammantava la sua sete di potere e di dominio con i drappi dell’orgoglio nazionale, né si proponeva come tedoforo dei valori cristiani e raddrizzatore della decadenza occidentale icasticamente riassunta nell’espressione “sodomia globale”. Era molto più rozzo e primitivo, ma anche più sincero. Avrebbe sicuramente apprezzato i metodi del suo omologo russo: ammassare ai confini di un paese sovrano un esercito armato fino ai denti e recapitare al suo “protettorato” una serie di richieste irricevibili, tra le quali due scintillano per consequenzialità: “Alla protezione dell’Ucraina ci pensiamo noi, è roba nostra, levate baracche e burattini dai dintorni perché anche lì ci penseremo noi”.
Tutto questo per gli amanti della forza suona melodioso, il problema non è la Russia, è l’occidente, in primis gli USA, è l’estensione della NATO proprio là dove prima del suo crollo, dominava per estensione uno degli imperi più criminali e longevi della storia, la cui fine, per l’attuale padrone della Russia, ha significato la maggiore tragedia del Novecento. Non che lui voglia restaurare quell’impero così com’era, sa che non ce la può fare, però vuole estendere il dominio di quello personale e della sua cricca che ha instaurato progressivamente in Russia e che si estende su paesi vassalli, la Bielorussa in testa. Se troverà un ventre molle, avanzerà, se invece troverà resistenza arretrerà, Lenin docet.
Che gli Stati che furono vassalli di quell’impero sgretolato guardino ad occidente preferendogli le derive dovute al permessivismo e al libertinismo, frutti del liberalismo democratico piuttosto dell’autoritarismo di una oligarchia cleptocratica, per i putiniani occidentali è irrilevante. Si raggruppano come mosche sotto il vessillo dell’Uomo della Provvidenza, l’odio per gli Stati Uniti li aiuta molto, ma a monte ce ne è uno più fondamentale, quello per l’ordinamento democratico e le libertà che garantisce. Non tutti gli uomini amano essere liberi, la libertà li confonde troppo, meglio essere aggiogati. Il Grande Inquisitore di Dostoevskij lo sapeva bene, quando torvo caccia il Cristo redivivo accusandolo di avere caricato sulle spalle umane un dono troppo grande.



Marco Zanlorenzi
La Crimea è stata gentilmente regalata nel 1954 all’Ucraina dall’ucraino Krusciov, quindi finiamola con sta palla della Crimea terra di Kiev !
L’Ucraina ha voluto l’indipendenza? Bene, ma i confini e le terre vanno rivisti alla luce delle sovranità acquisite e senza interferenze esterne della NATO, così vogliosa di accerchiare la Russia nemmeno fossimo degli anni 50 del secolo scorso

Tiziana Alvari
Marco Zanlorenzi vanno rivisti da chi e in base a quale diritto?

Niram Ferretti
Marco Zanlorenzi lei continua a dimostrare di non avere capito assolutamente nulla. L'Ucraina esisteva già prima del 1954. Non è stata creata dalla Russia così come la Germania creò il Reichsland dell'Alsazia e la Lorena. Di quali sovranità acquisite parla? La Crimea è stata annessa illegalmente dalla Russia nel 2014. Non esiste alcuno Stato che abbia riconosciuto la legalità di questa annessione. Dunque, prima venga ripristinata la legalità, e poi, in seguito ci si potrà sedere a un tavolo e cominciare a ragionare.

Davide Cavaliere
Marco Zanlorenzi la Crimea sarebbe dei Tatari, deportati in massa da Stalin in Uzbekistan perché accusati di collaborazionismo coi nazisti. A ben vedere, dovrebbe tornare a loro, non ai russi

Mauro Voerzio
Marco Zanlorenzi su che libri di storia ha studiato? Quelli editi da Sputnik? La Crimea non è stata regalata ma scambiata con territori russi che allora appartenevano all’Ucraina nella regione di Rostov. Mamma mia quanta ignoranza impera tra le file dei putinisti. Con quel livello intellettuale possono vendervi qualsiasi bufala che ve la bevete

Tiziana Alvari
Da incorniciare. Splendido articolo.

Tassilo Francovig
Tiziana Alvari
Perfetto per argomentazioni e chiarezza.
In tempi storicamente lunghi, dopo il prevedibile nulla di fatto con scorno di Putin e del suo arrogante entourage, avremo a che fare con la rinascita di un risentimento antioccidentale russo, che si esprimerà in un legame sempre più stretto con la Cina, la Corea del Nord, l’Iran e la Siria, paesi tutti retti da canaglie armate e agguerrite. Questa la sfida del futuro.

Lorenzo Maggiori
La faccenda del Kosovo invece? Cristallina?

Niram Ferretti
Lorenzo Maggiori ma cosa c'entra? E la guerra in Iraq allora?...

Lorenzo Maggiori
Niram Ferretti no, intendo che la Nato ha appoggiato l'indipendenza del Kosovo contro il volere di Belgrado. Si può criticare anche quello oppure ogni cosa che viene fatta dall'Occidente è infallibile?

Niram Ferretti
Lorenzo Maggiori ovviamente si possono criticare tante cose sbagliate fatte sia dagli USA che dall'Europa, ma che cosa c'entra con il mio pezzo? Il benaltrismo lasciamolo a casa per favore.

Lorenzo Maggiori
Niram Ferretti ho solamente fatto un parallelo con la Crimea. E nei balcani la Nato ha proceduto nella sua disgregazione con lo scopo principale geostrategico antirusso. Tutto qui.

Niram Ferretti
Lorenzo Maggiori no. Lei evidentemente o non legge quello che io scrivo o lo legge malamente. Se leggesse in modo accurato vedrebbe che la NATO e la Russia hanno firmato un accordo nel 1997, in cui è specificato che gli interessi di Stati terzi sarebbero stati salvaguardati. Dalla fine dell'URSS al 1997, gli Stati dell'ex Patto di Varsavia hanno chiesto di potere entrare nell'alleanza atlantica. Le domando, non dovevano farlo? E lo fecero senza che la Russia ponesse dei veti.

Lorenzo Maggiori
Niram Ferretti sto solamente dicendo che la Nato ha attaccato Belgrado a scopo antirusso o per motivi geostrategici, per cercare di indebolire quel fronte dall'altra parte dell'Adriatico. Solo di facciata è stato un intervento umanitario per i crimini serbi (crimini visti però a senso unico, dato che i crimini contro la popolazione serba da parte anche di fondamentalisti islamici - es. dell'UCK - non venivano presi in considerazione). Per il resto sono d'accordo con lei. Ovvio che gli Stati dell'ex-patto di Varsavia avevano il diritto di entrare nella Nato. Non metto in discussione questo.

Niram Ferretti
Lorenzo Maggiori allora siamo sostanzialmente d'accordo. Per quanto riguarda l'intervento della NATO a Belgrado, le ricordo che l NATO nasce come alleanza anti russa, sovietica prima, ma i sovietici non erano thailandesi, mi risulta fossero russi, e la sua esistenza attuale ha la logica di allora. Senza la NATO e senza la tutela degli Stati Uniti, avremmo già i cosacchi che abbeverano i cavalli a San Pietro, per usare una vecchia immagine.

Lorenzo Maggiori
Niram Ferretti appunto. Anche la Nato fa i suoi interessi e si muove su questo. La mia è solo consapevolezza che una certa superiorità "morale" della Nato è sovrastata da altri interessi. Allora (sostenendo anche fondamentalisti islamici, sembra legati anche ad Al-Qaeda) come oggi. Anche in Ucraina. Non è insomma una mera solidarietà compassionevole alla gente di quella zona. Tutto qui. Su altro... anche non scomodando un'ipotetica invasione sovietica, potrei riferirmi anche alla mia storia personale. Non ci fosse stata la Nato non avrei conosciuto sicuramente mia moglie (polacca) e non ci sarebbero i miei figli attuali. E difficilmente avrei potuto visitare ad esempio la città di Copernico (Toruń)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » ven feb 11, 2022 10:03 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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