Per un'Europa diversa che assomigli sempre di più alla Svizzerahttps://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6880364059 I risultati delle elezioni europee, in breve - Il Post27 maggio 2019
https://www.ilpost.it/2019/05/27/risult ... opee-breveDalle 23 di domenica sera, ora della chiusura degli ultimi seggi, si sono cominciati a sapere i risultati delle elezioni europee, quelle che servono a rinnovare il Parlamento europeo. I risultati non sono ancora definitivi per tutti i paesi – bisognerà aspettare almeno fino a domani – ma dicono già molto sui nuovi equilibri nel Parlamento europeo, e nelle varie politiche nazionali. Abbiamo messo insieme i risultati dei paesi più importanti, o per qualche ragione più interessanti.
In Italia, secondo le proiezioni, la Lega si è confermata primo partito, con un risultato che sembra nettamente sopra il 30 per cento – tra il 32 e il 34 – come era previsto dai sondaggi. La sorpresa è stata il pessimo risultato del Movimento 5 Stelle, che sembra sotto al 20 per cento e dietro al Partito Democratico, dato intorno al 22 per cento. Forza Italia è data intorno al 9 per cento, un risultato che conferma il lungo declino del partito di Silvio Berlusconi. Fratelli d’Italia, partito nazionalista di destra, ha ottenuto un risultato in linea coi sondaggi, intorno al 6 per cento. È un risultato che di fatto ribalta gli equilibri della maggioranza di governo, visto che Lega e M5S alle politiche del 2018 ottennero risultati praticamente speculari.
In Francia il divario fra Rassemblement National (RN), di destra radicale, e il partito di Emmanuel Macron, En Marche, si sta allargando: secondo stime di Europe Elects il primo è vicino al 26 per cento, il secondo al 21; secondo Ipsos il RN è al 23 per cento e En Marche al 22; secondo Harris Interactive-Epoka, il RN è quasi al 24 per cento e En Marche al 22. In ogni caso, al terzo posto ci sono a sorpresa i Verdi, al 13 per cento: i sondaggi avevano previsto un risultato simile per il centrodestra di Les Républicains, che invece si è fermato intorno all’8 per cento. La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, partito di sinistra radicale, e il Partito Socialista sono circa pari, intorno al 6 per cento.
In Germania, secondo le proiezioni, il primo posto è saldamente della CDU di Angela Merkel col 28 per cento, che comunque perde diversi punti rispetto al 2014. Dietro ci sono i Verdi con il 20 per cento (si stima che siano stati votati dal 34 per cento dagli elettori tra i 18 e i 24 anni), mentre i Socialisti sono solo terzi con uno dei peggiori risultati della loro storia, al 15 per cento. Gli europarlamentari tedeschi saranno 96 su un totale di 751: la Germania elegge il maggior numero di deputati al Parlamento Europeo e Bruxelles perché è il paese più popoloso dell’Unione.
In Spagna, con lo spoglio oltre al 99 per cento, i Socialisti del primo ministro Pedro Sánchez (PSOE, il principale partito di sinistra) hanno ottenuto il 33 per cento dei voti. Al secondo posto è arrivato il Partito Popolare (PP, principale partito di centrodestra), che ha ottenuto il 20 per cento, davanti a Ciudadanos, partito di centrodestra di ispirazione liberale, con il 12 per cento, e a Unidas Podemos, formazione politica di sinistra guidata da Pablo Iglesias, che ha ottenuto il 10 per cento. Vox, partito di destra radicale, ha fatto peggio di quanto previsto dai sondaggi, ottenendo solo il 6 per cento dei voti. Per Sánchez è la seconda importante vittoria dopo quella ottenuta alle elezioni politiche di fine aprile, che avevano invertito una tendenza che durava da tempo e che vedeva il PSOE in grandi crisi.
In Grecia il primo ministro Alexis Tsipras ha annunciato elezioni anticipate riconoscendo la sconfitta: con il 50 per cento delle schede scrutinate, il suo partito, Syriza (sinistra), è arrivato secondo con meno del 24 per cento dei voti. Il primo partito è stato Nea Dimokratia, di centrodestra, che ha ottenuto il 33 per cento. Le elezioni politiche erano previste per ottobre: per questa ragione nei mesi scorsi i giornali greci avevano parlato delle elezioni europee come di un referendum sul mandato di Tsipras. Dietro a Syriza è arrivata la piattaforma di centro-sinistra KINAL (7 per cento), acronimo di “Movimento del cambiamento”, nato dal PASOK, l’ex partito socialdemocratico che per anni aveva sostenuto Nea Dimokratia. Sembra invece che il partito neonazista Alba Dorata resterà sotto la soglia del 5 per cento.
In Austria – dove l’affluenza ha raggiunto il 59 per cento, percentuale più alta dal 1996 – il Partito Popolare (ÖVP, Österreichische Volkspartei) dell’attuale cancelliere Sebastian Kurz ha ottenuto quasi il 35 per cento dei voti. I socialdemocratici del SPÖ hanno tenuto botta, fermandosi al 23,4 per cento, così come la destra radicale del FPÖ, al 17,2 per cento. Fino a pochi giorni fa ci si aspettava un risultato superiore da parte del FPÖ, che è uno dei più antichi partiti della destra radicale europea nonché stretto alleato della Lega. Ma il partito divenuto famoso sotto la guida di Jörg Haider è finito in mezzo a un brutto scandalo di corruzione e spie russe. Il suo leader si è dimesso da tutti gli incarichi e l’intero partito è stato espulso dal governo. Negli ultimi sondaggi prima dello scandalo, il partito era dato al 23 per cento.
Nel Regno Unito è stato scrutinato l’86 per cento dei voti. Il Brexit Party di Nigel Farage, fondato solo poche settimane fa, ha ottenuto il 31 per cento delle preferenze, ed è di gran lunga il partito più votato. I Liberal Democratici, con il 20 per cento dei voti, sono il secondo partito davanti ai Laburisti di Jeremy Corbyn, che sono per ora intorno al 14 per cento. I Conservatori della dimissionaria prima ministra Theresa May hanno ottenuto uno dei peggiori risultati della loro storia e con l’8,8 per cento dei voti sono il quinto partito, dopo i Verdi, che hanno ricevuto il 12,5 per cento dei voti. Lo UKIP, il vecchio partito di Farage, ha raccolto un modesto 3,5 per cento e probabilmente non riuscirà a far eleggere nessun suo candidato.
I due più grandi partiti del Regno Unito, e quelli che da sempre governano il paese, sono quindi andati molto male. I Liberal Democratici, storicamente il terzo partito del Regno Unito e uno dei pochi apertamente contrario a Brexit, hanno fatto uno dei loro migliori risultati di sempre e hanno fatto molto bene anche a Londra, dove sono stato il partito più votato davanti ai Laburisti.
In Portogallo, dove lo spoglio è quasi completo, il Partito Socialista del primo ministro António Costa ha ottenuto il 33,8 per cento e il suo principale alleato, il Blocco di Sinistra (BE), il 9,6 per cento. Quello di Costa è un risultato che era stato previsto dai sondaggi, ma anche anomalo se visto in un contesto più generale. Il Partito Socialista non solo è la forza politica al governo – e molto spesso le forze al governo pagano in termini elettorali – ma negli ultimi anni ha anche portato avanti politiche di una moderata austerità, anche se bilanciate da alcune misure a favore delle fasce più deboli. Il principale partito di opposizione, il Partito Social-Democratico (PSD), di centrodestra, è invece al suo minimo storico: 22,6 per cento.
Nei Paesi Bassi, con lo spoglio praticamente completato, sono stati confermati i dati gli exit poll. I Laburisti, il principale partito di centrosinistra del paese, sono arrivati primi col 19 per cento, mentre il partito centrista del primo ministro Mark Rutte è arrivato secondo col 15 per cento. Gli euroscettici del Forum per la Democrazia – molto quotati dai sondaggi pre-elettorali – sono arrivati solo quinti con l’11 per cento.
In Polonia il partito di destra radicale Diritto e Giustizia ha ottenuto il 43 per cento, superando di quattro punti il cartello dei di partiti di opposizione chiamato Coalizione Europea. Tutti gli altri partiti hanno ottenuto meno del 7 per cento dei voti.
In Svezia, dove sono stati scrutinati quasi tutti i seggi, sono in testa i Socialdemocratici con il 23,6 per cento davanti al Partito Moderato, di centro-destra, con il 16,8 per cento. Dietro ci sono i Democratici Svedesi, nazionalisti di estrema destra, che hanno ottenuto il 15,4 per cento: il loro partito esiste dal 1988 e fu fondato come diretta espressione di vari movimenti e partiti dichiaratamente neonazisti. Alle politiche del 2010 non arrivarono al 6 per cento e nel 2014 raddoppiarono le preferenze sfiorando il 13 per cen
Europee: a Lampedusa l'isola dell'accoglienza e paradiso dei clandestini, boom della Lega anticlandestini che sfiora il 45 per cento dei voti27 maggio 2019
http://www.affaritaliani.it/politica/el ... rkw6KDI8UQA Lampedusa la Lega di Matteo Salvini fa il pieno e supera il 44 per cento dei voti. Su 1.404 votanti il Carroccio ha ottenuto 618 voti, con il 44,01 per cento dei voti, mentre il Pd si è fermato a 282 voti con il 20,08 per cento dei voti.
Elezioni europee 2019, crescono sovranisti ma si prospetta una maggioranza a tre con Popolari, Liberali e Socialisti Gianni Rosini
27 Maggio 2019
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... ti/5210433Con tutta Europa che sta finendo la conta delle ultime schede elettorali, la conta dei seggi spinge con forza le principali famiglie europee verso un’alleanza-fotocopia a quella che ha governato a Bruxelles dal 2014, con l’aggiunta di Alde-En Marche che permetterebbero al trio Popolari-Socialisti-Liberali di gestire un’ampia maggioranza. Il successo dei partiti conservatori, euroscettici e nazionalisti c’è stato rispetto al 2014, con l’alleanza di Salvini che conquista 71 poltrone, 57 per Ecr e 44 per il rinnovato Efdd, con M5s e Brexit Party, ma non basta per pensare a un’apertura del Ppe a destra, come auspicato da Forza Italia e da Silvio Berlusconi. Per diversi motivi. Il primo, non ci sono i numeri: se a questi partiti si aggiungono i 179 dei Popolari si arriva a 351 seggi, sotto il minimo per ottenere le maggioranza in Parlamento (376), senza considerare che il Partito Popolare rischierebbe una scissione tra ala liberale e conservatrice. Il secondo: la stessa Forza Italia ha più volte ribadito che, se si fosse riusciti a tirare dentro alcuni tra i sovranisti, questo avrebbe riguardato solo le formazioni più dialoganti, senza considerare che 44 seggi sono rappresentati dal Brexit Party, in uscita, e dai Cinque Stelle che difficilmente dialogheranno con Forza Italia e Ppe. Il terzo: il gruppo di coloro che vorrebbero un dialogo a destra, rompendo definitivamente con i Socialisti, rappresentano la minoranza, senza considerare che un’alleanza con i nazionalisti allontanerebbe definitivamente anche la possibilità di un accordo con Liberali e Macronisti.
Sarà quindi, con tutta probabilità, un’alleanza al centro quella che guiderà la nuova Unione. Un mandato che molti vedono come l’ultima possibilità per le formazioni tradizionali di riconquistare parte dei cittadini europei, arginando così un nuovo exploit dei sovranismi. Il blocco europeista, se venissero confermati i numeri, è anche riuscito a evitare la ricerca di un’alleanza a quattro, prospettiva che terrorizzava le forze centriste. Se infatti una coalizione parlamentare Ppe-S&D-Liberal non si discosterebbe molto da quella in maggioranza fino ad oggi, con Alde che ha spesso appoggiato le proposte dei due partiti più rappresentati, essere costretti a tirare dentro anche i Verdi, di fortissima ispirazione socialista in campo economico e poco disponibili a indietreggiare sulla questione ambientalista e della solidarietà, avrebbe complicato non poco le trattative.
Anche un’uscita, a questo punto sempre più improbabile, del Fidesz di Viktor Orbán permetterebbe alla coalizione di centro di rimanere al comando della plenaria di Strasburgo. Nonostante il grande successo in patria, oltre il 42% delle preferenze che equivalgono a 13 seggi, il governo di Budapest non ricoprirà il ruolo di ago della bilancia come auspicato dal premier magiaro. Se dai 437 seggi totali si tolgono i 13 del partito ungherese, rimarrebbe un comodo 424 che garantirebbe comunque un’ampia maggioranza. Così, il leader di Fidesz, che dovrebbe essere riabilitato dal Ppe dopo la sospensione temporanea pre-elezioni, dovrebbe rimanere aggrappato ai vincitori rappresentando visioni di minoranza, con la massima aspirazione di fare da ponte tra la maggioranza centrista e alcuni movimenti nazionalisti che vogliano avvicinarsi al Ppe (e non viceversa).
La maggioranza con Popolari, Liberali e Socialisti reggerebbe anche dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. L’addio di Londra soprattutto le formazioni euroscettiche, visto che proprio il Regno ha portato il Brexit Party a essere il più grande partito europeo con 29 seggi. Poltrone che saranno perse dall’ex Efdd, mentre il crollo dello storico bipolarismo britannico farà sì che Socialisti e Liberali perderanno 26 seggi, lasciando la maggioranza con 411 poltrone, 398 nel caso in cui se ne andasse il primo ministro ungherese dal Ppe, comunque sufficienti a governare.
Sta quindi alle tre grandi famiglie europee trovare un punto d’incontro dal quale partire per governare. Ma le prime rotture potrebbero manifestarsi proprio nell’elezione dei nuovi presidenti delle istituzioni. Se la grande coalizione dovesse concretizzarsi, sembra scontata la spartizione delle tre principali cariche tra i tre principali partiti, con il Ppe che andrebbe, di nuovo, a prendersi la più alta carica dell’Ue, la presidenza della Commissione, e Socialisti e Liberali che si spartirebbero la presidenza del Parlamento e del Consiglio europeo. Ma a creare problemi potrebbe esserci proprio la salita dello Spitzenkandidat popolare, Manfred Weber, all’ultimo piano di palazzo Berlaymont. La sua candidatura è sempre stata osteggiata dal presidente francese, Emmanuel Macron, che spera in un esponente dell’ala più liberale del Ppe, mentre il bavarese fa parte dei conservatori. Per questo da mesi, insieme all’ala liberale a federalista dello stesso Ppe, sta lavorando sottotraccia per spingere l’attuale capo negoziatore dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, al posto di Weber. Una battaglia, questa, che deve essere condotta con molta cautela, evitando di far saltare il tavolo della nuova, possibile coalizione.
Ecco come hanno votato a Riace il comune sinistro dell'accoglienza ai clandestini con il suo pluri premiato sindaco parassita Mimmo Lucano:Salvini Lega 30,75%
Movimento 5 Stelle 27,43%
Partito Democratico 17,39%
I falsi miti della stampa main stream, la realtà del voto popolare: i casi di Riace e LampedusaOttieni link Facebook Twitter Pinterest Email Altre app
27 maggio 2019
https://www.ilsovranista.info/2019/05/i ... UkfgXt-zEkA Riace, comune di poco più di 2300 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria, comune passato agli onori della cronaca per il ritrovamento, nel 1972, di due statue di bronzo di epoca greca, noti come "Bronzi di Riace",il comune di Mimmo Lucano, la Lega è clamorosamente il primo partito con oltre il 30% dei consensi, seguito dal Movimento Cinque Stelle al 27,4%, medaglia di bronzo, per usare un termine caro agli appassionati delle Olimpiadi, il Partito Democratico con il 17%.
La lista denominata La Sinistra, sostenuta esplicitamente dallo stesso Mimo Lucano conquistano poco più del 2% dei consensi.
A Lampedusa, una delle isole Pelagie, comune di poco più di 5 mila abitanti della provincia di Agrigento, la Lega è il primo partito con oltre il 45% dei voti grazie al consenso di 624 isolani.
Secondo posto per il Partito Democratico con il 21% dei consensi, terzo si classica il Movimento Cinque Stelle con il 16,83%
Osservando questi dati forse occorrerebbe riflettere, con serenità, sui "falsi miti" costruiti dalla stampa main stream, e sulla realtà del voto popolare in virtù del quale nei due comuni che la sinistra ha scelto come simbolo, dell'anti-salvinismo, Riace e Lampedusa, vedono la Lega primo partito.