Storia e raixe ouropee

Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » gio mag 29, 2014 5:48 am

Storia e istitusion xvisare
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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » mer ago 20, 2014 7:18 am

???

L’anima dell’Europa sopravvive nei piccoli Stati

http://www.lindipendenzanuova.com/liech ... continente

di ADOLFO MORGANT

1. L’Europa nella sua concretezza storica, fonte di trasmissione culturale.

“Respirare con due polmoni”. Chi non ricorda la celebre metafora con cui Giovanni Paolo II, fin dagli inizi del suo Pontificato, auspicava la ri-unione dell’Europa (allora ancora tagliata in due dagli scellerati accordi di Yalta) in una medesima comunità di popoli, ispirata da una medesima cultura di fondo, a sua volta poggiata sui condivisi valori cristiani?
Sono passati pochissimi anni, circa 30, ma la memoria oggi si stinge rapidamente.
Il processo di Integrazione europea non nasce con le macerie del secondo dopoguerra: esso si radica nella storia stessa del continente europeo, e al di fuori di essa non avrebbe potuto assumere le caratteristiche che invece si è coscientemente dato.morganti0
Concetti cardinali del nostro linguaggio odierno quali “Persona” e “Comunità”, “Partecipazione” e “Sussidiarietà” non sono nati per caso, e posseggono in terra d’Europa una lunga e profonda storia culturale: nascono da una plurisecolare elaborazione che giunge fino ai secoli della modernità procedendo dall’esperienza politica greca, dal rigore giuridico romano, dai secoli della civiltà cristiana medievale e moderna: dall’insieme del percorso storico e sociale dell’homo europaeus.
Sul piano sociale, l’idea stessa di una struttura sopranazionale che secondo l’antico modello Imperiale faccia convivere in una superiore unità le diversità che la compongono senza distruggerle, risale agli albori stessi della storia della civiltà europea e l’accompagna fino alle soglie della modernità, permanendo per tutto il corso del XX secolo come una memoria profonda, ed una speranza non rimossa.

2. Il tema antropologico: cruciale per le scienze umane, politiche e sociali.

Parlare di homo europaeus comporta con piena coscienza tradurre la dimensione macroculturale, dei grandi processi storici che hanno costruito l’Europa contemporanea, su un piano di concretezza personale. Non nel senso che, in modo del tutto ideologico, sia possibile estrarre dalla storia europea un unico modello di uomo: questo è stato semmai il tentativo svolto e fallito delle grandi ideologie della modernità.
Piuttosto questa concretezza ci permette di ritornare al punto fermo dell’assoluta importanza della visione dell’uomo nella crescita della cultura europea contemporanea.
Ricondurre ad un fondamento antropologico, ad una precisa visione dell’uomo, la comprensione dei fenomeni sociali ed economici anche di estensione planetaria rappresenta una rivoluzione copernicana che salda la tradizione personalista novecentesca alla direzione assunta, per via autonoma e propria, della crescita di tutte le scienze umane dalla seconda metà del XX secolo fino ad oggi.

3. Dalla civiltà, una cultura.

Insomma, parlare di homo europaeus comporta misurarsi con attenzione con i nessi che uniscono i grandi processi storici che grazie alla loro diversità hanno composto, come anelli di un unico albero, il percorso millenario dell’Europa, alla dimensione culturale, attraverso la concretezza dell’esperienza umana.
Che cos’è quindi l’”identità europea”? Da quasi 18 anni esiste ed opera un’Associazione culturale così denominata, fondata dal medievista Franco Cardini, già dopo di lui presieduta dallo storico e magistrato Francesco Mario Agnoli (ed oggi dal sottoscritto). Il simbolo di questo sodalizio è il chrismon, cioè il cosiddetto “monogramma costantiniano”: il che da solo potrebbe già sembrare una scelta di campo. Rifarsi a un simbolo costantiniano significa indicare che i tre fondamentali càrdini dell’Europa sono la tradizione classica, la fede cristiana e la vocazione unitaria garantita da quel diritto che appare ancora alla base del tessuto connettivo stesso non solo delle nostre leggi, ma anche dei nostri valori etici.
Su questi presupposti desideriamo comprendere meglio, oggi, cosa accade in Europa ai Piccoli Stati (PSE).

4. L’Unione Europea e i Piccoli Stati d’Europa

All’interno dei confini che delimitano oggi l’Unione Europea sono presenti Stati caratterizzati da esigue dimensioni territoriali e/o una popolazione parimenti esigua. Si pensi, oltre a San Marino, a Lussemburgo, Liechtenstein, Malta, Islanda, Andorra, Principato di Monaco, Città del Vaticano e Cipro.
Ognuno di essi ha dovuto fin da sempre rapportarsi ai grandi Stati nei quali si trova o coi quali confina. Dal 1957 in avanti inoltre si sono sempre più spesso trovati a gestire relazioni con un’ulteriore soggetto ingranditosi progressivamente, cioè l’Unione Europea. Ciascuno di essi si è posto l’interrogativo su quali fossero i rapporti da tenere con l’Europa e se fosse possibile e conveniente anche per uno Stato piccolo aderire ad essa. In modo sempre più chiaro il dibattito attorno alle modalità e i fondamenti del processo di integrazione europeo coinvolgono ed interessano i Piccoli Stati Europei (PSE), ognuno dei quali ha cercato – in modi e con tempi assai diversi – di comprendere come e se un rapporto più stretto con le nascenti Istituzioni comunitarie europee potesse costituire una risorsa per la propria comunità, o viceversa un pericolo esiziale.

Le risposte date a questa domanda sono differenti a seconda dei paesi.

Tre di questi Stati sono entrati a far parte dell’Unione Europea; gli altri, benché non abbiano fatto questo tipo di scelta, detengono relazioni importanti e di rilievo con essa.
Coloro che hanno scelto di aderire sono: Lussemburgo, Malta e Cipro. Vediamone brevemente la storia e alcuni cenni sul presente.
Lussemburgo: Le sue origini risalgono al 963 d.C., e il Lussemburgo divenne un Granducato nel 1815, indipendente dei Paesi Bassi. Confina con la Germania (Lander Renania-Palatinato e Saarland) a est, con la Francia (dipartimenti della Mosella e di Meurthe-et-Moselle in Lorena) a sud e con il Belgio (province del Lussemburgo e di Liegi in Vallonia) a ovest. Ha un territorio di circa 2.600 km2, 450.000 abitanti ed è una monarchia costituzionale. Cedette più di metà del suo territorio al Belgio nel 1839, ma ne guadagnò un’ancor maggiore autonomia, mentre la piena indipendenza fu ottenuta nel 1867. Cessò la sua neutralità nel 1948 quando entrò a far parte del Benelux e quando aderì alla NATO l’anno seguente. Nel 1957, il Lussemburgo divenne una delle sei nazioni fondatrici della Comunità Economica Europea, distinguendosi per il contributo dato al processo di unificazione europea, prima di tutto attraverso l’opera dall’allora primo Ministro Joseph Bech.
Da allora il Lussemburgo è stato in prima fila in tutti i passi del lungo processo dell’integrazione europea: dalla CECA all’EURATOM, alla CEE.
Ha inoltre posseduto fin da subito i requisiti necessari per entrare a far parte della zona della moneta unica europea nel 1999 come tutti i grandi paesi europei. Da sottolineare è l’importanza istituzionale che esso ha rivestito nel 1993 durante la Guerra del Golfo, quando, ricoprendo il seggio di Presidente del Consiglio della Comunità Europea , ha dimostrato importanti capacità di dialogo.

Storie diverse sono invece quelle di Malta e Cipro i quali sono entrati a far parte dell’Unione Europea solo con l’allargamento avvenuto il 1° maggio 2004.
Malta: Repubblica composta dalle tre isole di Malta, Gozo e Comino situate in mezzo al Mediterraneo, fra la Sicilia e la Tunisia, con un totale di quasi 400.000 abitanti. Nacque nel Medioevo come Stato militare dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri (il più antico Ordine cavalleresco transnazionale del tempo delle Crociate poi, dopo la ritirata dalla Terrasanta nel XIII secolo detti “di Rodi”, e quindi appunto “di Malta”) e poi colonia inglese; divenne indipendente nel 1964, mentre venne proclamata Repubblica nel 1974. Fin dai primi anni della sua esistenza come soggetto politico autonomo oscillò a lungo fra l’Africa e l’Europa, e grazie ai Governi a guida del Partito Nazionalista (aderente al PPE) ha scelto definitivamente quest’ultima. L’ingresso di Malta è stato deciso nel vertice di Copenaghen il 13 dicembre 2002, per essere poi ratificato dal popolo maltese l’ 8 marzo 2003 e diventare così il più piccolo stato dell’Unione Europea.
Il 9 aprile 2003 il Parlamento Europeo ha definitivamente approvato l’ammissione nell’Unione Europea di Malta e Cipro, evento realizzatosi il 1 maggio 2004. Da questa data Malta fa parte dell’Unione Europea a tutti gli effetti.

Cipro: L’isola di Cipro (9.250 km2 con circa 715.000 abitanti), situata a sud della penisola anatolica, nasce come entità politica autonoma in epoca medievale, come Regno Crociato. Dopo la perdita della Terrasanta alla fine del XIII secolo, diviene sede di un Regno autonomo. Invaso dai Turchi ottomani e successivamente colonia inglese, recupera la sua sovranità il 16 agosto 1960, ponendosi come ponte naturale fra il continente europeo e il mondo arabo-islamico. In seguito all’invasione turca del 1974 ed alla proclamazione della Repubblica Turco-Cipriota del 1983, ancor oggi un terzo del suo territorio è occupato illegalmente dall’esercito della grande nazione vicina. A dispetto di questa situazione di occupazione militare, condannata da tutte le Istituzioni internazionali, la Repubblica di Cipro ha proseguito il proprio cammino verso l’Europa unita, ed il 9 aprile 2003 il Parlamento Europeo ne ha definitivamente approvato l’ammissione nell’Unione Europea, evento realizzatosi il 1 maggio 2004.
Da questa data Cipro fa parte dell’Unione Europea a tutti gli effetti, e il suo ingresso nell’Unione Europea ha aumentato le aspettative di quanti sperano che questo Stato possa riunirsi nella fedeltà alle proprie radici cristiano-ortodosse.
Sia Malta che Cipro non hanno ancora adottato la moneta unica europea: il cambio potrà avvenire solo dopo un periodo di stabilità dei cambi e dei bilanci nazionali di almeno due anni.

Altri Stati che hanno invece adottato l’euro pur non essendo membri dell’Unione Europea sono il Principato di Monaco, la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano e Andorra. Essendo San Marino e la Città del Vaticano ben noti al lettore italiano, ci concentreremo qui sugli altri due.
Principato di Monaco: Stato feudale fondato dalla famiglia d’origine genovese Grimaldi a partire dal 1297, confinante con il Mar Mediterraneo e con la Francia, oggi conta su un minuscolo territorio di 1,95 km2 e circa 32.000 abitanti.
Dopo un periodo passato sotto il protettorato spagnolo, Monaco si mise sotto la protezione della Francia con il trattato di Peronne (1643). Dopo la fine del impero napoleonico, e il 2° trattato di Parigi, Monaco fu messa sotto “protezione” del regno sardo-piemontese. Nel 1848, Mentone e Roccabruna, che facevano parte del Principato fecero secessione e si dichiararono “Città libere” . Nel 1860, quando Nizza e Savoia furono cedute alla Francia per ringraziarla del aiuto dato all’unità italiana, Napoleone III di Francia ripagò con 4 milioni di franchi-oro il Principe di Monaco acquistando le due città. Perdendo l’ottanta per cento del suo territorio e la parte agricola più ricca Carlo III iniziò una politica “turistica” e approfittando dell’arrivo del treno e della creazione di una strada carrozzabile diede origine al casinò, prima sulla Rocca, poi sull’altipiano delle Spelughe, in seguito battezzato “Monte-Carlo” in riferimento a Carlo III.
Oggi la moneta che vi ha corso legale è l’Euro. Nonostante il Principato non faccia parte dell’Unione Europea (e non potrà mai farne parte finché non vi saranno imposte dirette ai cittadini), è sempre stato legato alla moneta in corso in Francia.

Andorra: Piccolo co-principato di 463 km2 al confine fra Francia e Spagna, da secoli radicato in una cultura del “passaggio” e del rapporto pacifico con l’altro-da-sé, al punto che la sua denominazione tradizionale è “Valls neutres d’Andorra” (Valli neutrali di Andorra). Dal 1993 è entrata in vigore una Costituzione, sotto la guida di Francesc Areny Casal, che ne sancisce la natura di Stato di Diritto. Nei rapporti con l’Unione Europea, dopo il 2000 ha sviluppato un approccio aperto e nello stesso tempo prudente, mantenendo da un lato un partenariato forte soprattutto con la Corona di Spagna (uno dei due Stati che esercita il co-principato), e nello stesso tempo rimanendo aperto a possibili sviluppi del processo di integrazione continentale.
Questo secondo gruppo di PSE si trovano all’interno di grandi Stati: Monaco si trova infatti in Francia, sia San Marino che la Città del Vaticano in Italia e Andorra è al confine tra Francia e Spagna e da sempre hanno avuto quindi rapporti preferenziali con questi paesi e sono sempre dipesi dalle loro banche centrali dato che nessuno dei quattro piccoli Stati ne possedeva una. Con il cambio di moneta e l’ingresso della moneta unica europea si è dovuta quindi regolamentare nuovamente questa situazione decidendo che per essi sarebbe stato possibile adottare l’euro come moneta a corso legale.
Non è però loro permesso stampare banconote, possono soltanto coniare monete e il quantitativo cambia a seconda dello Stato: Monaco ne può coniare per un valore complessivo di 1/500 di quelle coniate in Francia ; per la Città del Vaticano l’ammontare arriva a un milione di euro che può essere aumentato a un milione trecento mila negli anni di Giubileo ; la Repubblica di San Marino un massimo di 1.944.000 euro.
Benché sia uno dei contatti più tangibili e significativi, l’introduzione dell’euro non è sicuramente l’unico che è stato preso, infatti ogni Stato indipendentemente ha firmato accordi bilaterali con l’Unione europea soprattutto per quel che riguarda il commercio e quindi la libera circolazione di merci, capitali e lavoro; settori nei quali stipulare accordi è importante per questi Stati che non ne fanno parte in quanto viene loro aperto un mercato molto ampio che comprende oramai 27 paesi.

Rimane l’ultimo gruppo di PSE, che riunisce l’Islanda e il Liechtenstein.
Islanda: Grande isola nel nord Atlantico, più vicina al continente americano che all’Europa (abitata da circa 270.000 persone) fu colonizzata dai Monaci irlandesi verso il IX secolo d.C., e si dette una struttura di governo proto-democratica culminante nell’Althing, la Grande Assemblea nazionale, già dal 999 d.C. Successivamente fu colonia norvegese e poi danese, ottenendo l’indipendenza dalla Danimarca il 17 giugno del 1944. Con un’economia fondata sulla pesca e su un crescente turismo, l’Islanda ha mantenuto forti rapporti culturali con gli Stati nord-europei da cui fu colonizzata, come la Norvegia, entrò nella NATO nel 1949 e seguendone l’esempio ha a lungo scelto di non aver rapporti significativi con l’Unione Europea al fine di tutelare in piena autonomia i propri proventi essenziali, derivanti dalla gestione dell’industria della pesca, pur facendo parte dell’EFTA dal 1970 ed avendo sottoscritto nel 1972 un “Accordo di libero scambio” con i paesi dell’UE. Dopo la grande crisi economico-finanziaria del 2008-2009, l’Islanda veleggia a gran velocità verso una piena adesione all’Unione Europea.
Liechtenstein: Il Principato del Liechtenstein è una piccola Monarchia costituzionale dell’Europa centrale, racchiusa tra la Svizzera (cantoni San Gallo e Grigioni) ad ovest e l’Austria (Land Vorarlberg) a est. Ha un territorio di circa 160 km2 e 32.500 abitanti. La famiglia austriaca dei Liechtenstein acquistò rispettivamente nel 1699 e nel 1713 i feudi di Vaduz e di Schellenberg, trasformati poi nel 1719 in principato indipendente nell’ambito del Sacro Romano Impero con il nome di Liechtenstein. Nel 1919 il Liechtenstein affidò la gestione delle sue relazioni esterne alla Svizzera; dalla fine della seconda guerra mondiale in poi l’importanza del paese come centro finanziario continuò a crescere, insieme alla sua prosperità. Con il 64,3% delle preferenze il principe Hans Adam II ha vinto il referendum del 16 marzo 2003, proponente la bozza della nuova Costituzione che gli riconosce maggiori poteri. Le riforme accettate dalla popolazione concedono al monarca il diritto di licenziare il governo, porre il veto sulla legislazione e nominare giudici. Allo scopo di proteggere nel modo migliore la propria autonomia finanziaria il Principato non ha finora accettato di stabilire legami con l’Unione Europea.

Conclusione

Guardandoli nel loro complesso, i PSE rappresentano le radici storiche e istituzionali del continente europeo, conservandone fino ad oggi quella diversità di fondo, nata dalla pratica quotidiana del vivere comunitario nei diversi contesti, che storicamente si è armonizzata con una rete valoriale condivisa.
Essi rappresentano nel loro insieme i più antichi Stati del continente (fondati, secondo la datazione ufficiale di ciascuno, dal IV al XVI secolo d.C.), e conservano ancor oggi un interessante campione del modo originario di vivere il pluralismo politico europeo assieme alla residua applicazione, in alcuni casi, del diritto comune consuetudinario anche in forme ben più pure del common law del Regno Unito: dalla democrazia comunitaria pre-illuminista (ben visibile nelle istituzioni di Islanda e San Marino) a forme di autorità miste (il co-principato andorrano, l’equilibrio istituzionale monegasco), a ordinamenti aristocratico-popolari (il singolare caso del Liechtenstein). È quasi totale un forte riferimento alle proprie radici storiche comunitarie e religiose cristiane (siano esse declinate nella confessione cattolica, ortodossa o protestante) come ad esempio nei casi esemplari di Malta, San Marino e Cipro. Vi è parimenti frequente una sottolineatura del valore delle libertà concrete rispetto alla libertà astratta di tradizione giacobina, che oggi si sostanzia in una difesa attiva del principio di sussidiarietà nei rapporti fra gli Stati nazionali e l’Ue da parte di quei PSE che intendono coltivare rapporti strutturati con l’Unione Europea.
I PSE sono quindi lo scrigno dell’identità storica e culturale del continente. Nella difesa della loro antica storia ed identità, e nella tutela della loro apparente fragilità politica ed economica si cela una sfida epocale: quella fra il Leviatano e la libertà dei popoli. Una battaglia che interessa ogni europeo, sempre più.
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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » gio ott 02, 2014 8:50 pm

Come il mondo antico è diventato cristiano

http://www.ereticamente.net/2011/09/com ... ntato.html


Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un’epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

Io credo che la spiegazione di ciò sia complessa, richiamando una serie di fattori che hanno agito come concause, ma non sia assolutamente un mistero (i misteri, nei limiti del possibile, lasciamoli a chi ha “fede”).
Per prima cosa, occorre notare che il cristianesimo è venuto a inserirsi al momento opportuno in una crisi che aveva origini più remote. Il punto chiave è che all’interno dell’ecumene circum-mediterraneo “romano” l’elemento romano-italico era da tempo in declino demografico, e tu certamente mi insegni (1) che nessuna istituzione può reggere a lungo quando viene a mancare l’elemento umano che l’ha prodotta.

Occorre tenere presente che Roma si è trovata coinvolta in una serie interminabile e quasi continua di guerre prima dentro la Penisola italica, poi fuori dalla stessa, fin dall’età repubblicana.

Gli effetti economico-sociali di questa situazione sono abbastanza noti: l’economia antica era un’economia essenzialmente agricola. Gli effetti di questa situazione erano completamente diversi sulla piccola proprietà terriera a conduzione familiare e sulla grande proprietà.

La piccola proprietà contadina gestita da aziende a conduzione familiare, quelli che oggi chiameremmo “coltivatori diretti”, veniva a trovarsi in difficoltà crescenti per l’assenza del capofamiglia che ne era anche la principale forza lavoro. La grande proprietà se la cavava molto meglio perché poteva contare su lavoro servile, non solo ma si presentava sistematicamente la possibilità di allargarsi acquistando a prezzi stracciati i fondi dei piccoli proprietari indebitati.

Tutto il periodo delle guerre civili, dai Gracchi all’affermazione del principato, è la lotta fra piccoli proprietari indebitati e grandi proprietari che si stanno trasformando in latifondisti.

Le richieste costanti della parte plebea sono la cancellazione dei debiti e la distribuzione di terre ai veterani (quest’ultima troverà accoglimento solo in epoca bizantina, e probabilmente la sua soddisfazione fu determinante nel consentire a Bisanzio di sopravvivere per altri mille anni).

Quali sono gli effetti demografici di questa situazione? L’estensione del latifondo e la progressiva scomparsa della piccola proprietà contadina comportarono il passaggio dall’agricoltura intensiva all’agricoltura estensiva e alla pastorizia, cioè a una brusca diminuzione della redditività della terra per unità di superficie, oltre che a un sempre più ampio ricorso al lavoro servile, mentre i contadini espulsi dalle campagne in genere non avevano scelta se non di inurbarsi, entrare a far parte di quelle plebi urbane che vivevano perlopiù di espedienti e che gli imperatori cercavano di tenere buone dando loro “panem et circenses”.

In questo passaggio dalla campagna alla città, la fecondità delle famiglie cala bruscamente perché non c’è più l’incentivo a mettere al mondo figli che rappresentino braccia utili per il lavoro dei campi. Nel frattempo, il posto di costoro sulla terra viene preso sempre più dalla manodopera servile, ossia da un’accozzaglia di stranieri provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.

E’ importante tenere presente anche il calo di redditività della terra, che comporta una politica di sempre nuove guerre e conquiste per procurarsi il necessario ad andare avanti. Man mano che lo stato romano si allarga includendo sempre più componenti allogene, l’elemento romano-italico si diluisce.

In età imperiale l’agricoltura italica era così poco remunerativa che il grano necessario per sfamare una popolazione crescente veniva quasi interamente dall’Africa e fu la conquista dell’Africa romana da parte dei Vandali di Genserico a determinare a tutti gli effetti il collasso dell’impero romano d’Occidente.

Che cosa i Romani stavano inglobando, cosa era entrato a far parte dello stato romano sempre meno romano? Certamente, l’inclusione di altri elementi europei, Veneti, Celti, Illiri, non poteva essere un fatto di per sé negativo, ma c’era soprattutto l’Oriente (e l’Africa del nord) “ellenistico”, che tra l’altro rappresentava le maggiori risorse economiche e il maggior peso demografico, ed è qui che il cristianesimo si incisterà per iniziare la sua diffusione.

Bisogna dire la verità su questo “ellenismo” che di “ellenico” aveva poco o nulla. Le campagne militari di Alessandro, misero nelle sue mani e in quelle dei suoi eredi l’impero persiano, la prima potenza multinazionale, di cui la Grecia-Macedonia risultava a tutti gli effetti un’appendice. Ben presto, elementi e cultura nativi avevano salito la gerarchia degli stati ellenistici, permeando facilmente il tenue velo rappresentato dall’esigua élite dei conquistatori ellenici. I centri importanti dell’ellenismo non sono in Grecia, anche Atene ha ormai un ruolo marginale, ma in Oriente, Antiochia e Alessandria.

Esiste un parallelismo tra le conquiste di Alessandro e l’espansione romana, sul quale sarebbe necessario riflettere: il passaggio improvviso o quasi improvviso dalla dimensione delle polis, delle città-stato (lo era anche Roma) all’impero universale senza praticamente passare per una dimensione intermedia di stato-nazione ritrovandosi con istituzioni che appaiono drammaticamente sottodimensionate alla nuova realtà.???

Una cosa che io trovo molto significativa, è che la lingua latina attecchì in Gallia e in Iberia, ma anche nella Dacia, l’ultima e più precaria conquista romana, ma l’unica terra in Oriente fuori da quel contesto “ellenistico” che del latino non ne voleva proprio sapere, mostrando in ciò, ma non soltanto in ciò, l’avversione e l’incompatibilità con tutto ciò che fosse autenticamente romano.

Oswald Spengler ne Il tramonto dell’Occidente ha parlato di una “civiltà arabo-magica” nascosta nell’età antica dalla presenza della civiltà classica, che sarebbe venuta allo scoperto in modo evidente soltanto con l’islam, ma che sarebbe esistita già molti secoli prima di Maometto. Personalmente, sono incline a dargli ragione, a ritenere che il mondo “ellenistico” sia stato solo annesso politicamente da Roma, ma rimaneva un mondo assolutamente non romano né romanizzabile.

Tanto per completare il quadro, poi in varie parti dell’impero esistevano i dediticii, popolazioni che si erano sottomesse spontaneamente a Roma, e ne avevano ricevuto l’equivalente di un semplice vassallatico, si amministravano con le loro leggi o le loro usanze, popoli che rimanevano avulsi dalla civiltà romana, spesso non comprendevano nemmeno il latino, e certo non avrebbero mosso un dito in favore della romanità.
Costantino con l’editto di Milano attribuì in prima battuta ai cristiani lo status di dediticii, con vari vantaggi come l’esenzione dal servizio militare.

Un sistema basato sul latifondo e il lavoro servile doveva portare per forza a un drammatico acutizzarsi delle differenze sociali e allo scollamento fra i popoli dell’impero e la classe dirigente e le istituzioni statali proprio quando la massiccia introduzione di schiavi rendeva la composizione etnica sempre più frammentata. A questo si aggiunge anche il fatto che i costi delle continue guerre (prima di conquista, poi guerre civili provocate dalla fragilità istituzionale dell’impero romano, dove la successione finiva per essere decisa dagli scontri armati fra le legioni) e del crescente, ipertrofico apparato burocratico, comportavano una fiscalità sempre più esosa.

Da qui, le frequenti rivolte contadine, dei bagaudi nelle Gallie, dei circellioni in Africa. Tra l’altro, nella rivolta africana dei circellioni (braccianti a giornata) si inserì il movimento dei donatisti (un gruppo cristiano radicale) fornendo, per così dire, il supporto ideologico, mentre la Chiesa ufficiale condannava l’eresia donatista rassicurando il potere imperiale e inaugurando un gioco delle parti che i cristiani avrebbero spesso ripetuto con consumata abilità nei secoli, mostrandosi rivoluzionari e conservatori a seconda delle circostanze, e approfittando destramente di tutte le opportunità per ingrandire il proprio potere.

Senz’altro questa situazione di crisi ha favorito a partire dal II secolo E. V. la diffusione delle cosiddette religioni soteriologiche, ossia predicanti una salvezza ultraterrena e/o consistente nella fuga dal mondo, nell’abbandono dell’interesse per la dimensione politico-sociale, della ricerca o dell’attesa di un redentore di un qualche genere.

La crisi della religione capitolina è da mettere prima di tutto in relazione con la rarefazione dell’elemento romano-italico che ne era, fuori discussione, il suo supporto naturale. All’epoca si sviluppa la “mitologia classica” ma è un’operazione letteraria realizzata appiattendo le differenze fra il pantheon capitolino e quello olimpico, e mi pare richieda anche una buona dose di scetticismo e/o un interesse puramente erudito per le credenze degli avi, e comunque riguardava solo gli strati sociali alti e acculturati.

A livello popolare, invece, si può dire “tutto fa brodo”: si riscoprono e si diffondono gli antichi culti misterici, nascono il neoplatonismo e il neopitagorismo che valorizzano i cascami mistici del pensiero di Platone e di Pitagora, ma soprattutto tanta mistica, tanto magismo orientale: il culto isiaco dall’Egitto, poi mitraismo, manicheismo, zoroastrismo, gnosticismo e chi più ne ha più ne metta.

In tutte queste tendenze emerge qualcosa che è esattamente il contrario dello spirito romano: uno spirito servile, femminile, infantile che si inginocchia davanti a una figura-feticcio per impetrare la redenzione: Iside, Orfeo o Cristo non fa molta differenza.

Il romano è a livello etico prima di tutto l’uomo in piedi davanti agli uomini e davanti agli dei, con lo sguardo sereno e il ciglio asciutto davanti alla vita e davanti alla morte. “Et facere et pati fortiter romanum est”, “Che accada quello che può, io farò quel che devo”, che non ha bisogno di essere né consolato né redento.

Non è certamente un caso che fra tutti questi culti, quello che si affermò di più nell’ambiente militare fu quello di Mithra, infatti fra di essi era probabilmente il meno svirilizzato e il meno svirilizzante; certo, non si può nemmeno fare il paragone fra esso e il culto di Cibele, “grande madre” orientale, officiato da sacerdoti castrati e vestiti da donna.

Questi culti hanno dissodato il terreno al cristianesimo, non solo perché il cristianesimo riciclerà parecchie delle loro concezioni, ma perché crearono la mentalità del “fedele” psicologicamente dipendente da una divinità-feticcio da cui si aspetta “la salvezza”.

Rispetto a tutti questi culti, il cristianesimo aveva però un vantaggio che alla lunga si rivelerà determinante: un’organizzazione gerarchica ben strutturata e ramificata, con un’efficienza “militare”, e che controllava strettamente la vita dei fedeli (E’ ben noto l’episodio di “san” Pietro che uccise o fece uccidere i coniugi Anania e Zaffira per non aver versato interamente alla comunità cristiana il ricavato della vendita di un campo).

A partire dal III secolo gli imperatori avevano ben compreso che era necessario ricostruire l’unità religiosa dell’impero, anche perché solo da essa poteva venire la legittimazione del potere imperiale. I Severi e Aureliano tentarono di instaurare un culto solare. Diocleziano mirò alla divinizzazione della stessa figura imperiale. Costantino mirò a utilizzare il cristianesimo (a cui non credeva) per il medesimo scopo.

Come è successo che questa fede nata dal tronco del messianesimo ebraico, dallo spirito di rivolta antiromano, e poi divenuta il catalizzatore di tutti i ribelli e i malcontenti, vista fin allora come un pericolo e conseguentemente perseguitata, ha finito per essere vista come la soluzione della crisi spirituale dell’impero?

Una risposta interessante e probabilmente valida, l’ha data uno studioso rumeno, Vasile Florescu. Certamente è paradossale, ma è un fatto che negli anni della Cortina di Ferro, l’anticlericalismo comunista consentiva di esprimersi su queste tematiche con maggiore libertà di quella di cui “godiamo” nel “libero” Occidente:
“Lo stato gigantesco ed eccessivamente centralizzato si trovava ad avere bisogno di un nuovo tipo di impiegato, di un impiegato che fosse maestro di calcolo e di tachigrafia e non stesse a guardare indietro verso la libertà civile perduta. Il funzionario di vecchio tipo formatosi attraverso gli studi letterari dominati dalla retorica e capace di parlare bene, citare filosofi e poeti, di pensare in fondo con maggiore profondità, non può più soddisfare le esigenze di un’epoca in cui la magistratura si trasforma in burocrazia. Tale funzionario poi, sempre per la sua formazione di vecchio stampo, tende a rimpiangere il periodo delle libertà repubblicane, e non è certo questo che può cattivare la fiducia dell’imperatore. I dirigenti cristiani si sono accorti per tempo di questa situazione.

Le dichiarazioni di fedeltà all’ordine costituito – “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” –, gli inviti rivolti agli schiavi perché restassero alle condizioni in cui si trovavano – “I padroni sono di Dio” – miravano ad uno scopo ben precisato.
L’editto del 313 che eleva il cristianesimo al rango di religione ufficiale è il risultato di un’abile infiltrazione nei quadri dell’apparato statale a livello basso e medio e, insieme, dei ripetuti, ostinati tentativi di tranquillizzare gli imperatori” (2).
In poche parole, a un sistema totalitario servono uomini totalitari, e i cristiani lo sono.
Costantino non era cristiano, sebbene presiedesse il concilio di Nicea che doveva definire i caratteri dottrinali della nuova fede che per lui era semplicemente un instrumentum regni come il culto solare per i severi e aureliano. è leggenda, probabilmente inventata, che si sia fatto battezzare sul letto di morte, o ciò può essere stato fatto quando non era più cosciente. egli però non si avvide che non ci si poteva servire del cristianesimo, ma solo servirlo.

Dopo Costantino e il tentativo di restaurazione di Giuliano, arriva Teodosio che è ormai uno strumento nelle mani dei cristiani, in particolare del vescovo sant’ Ambrogio. Questo imperatore-pupazzo che la Chiesa orientale ha addirittura canonizzato compie quello che è forse l’atto più infame di quasi due millenni di storia: l’editto di Tessalonica del 380 E. V. con il quale il cristianesimo diventa religione ufficiale dello stato romano e continua a perseguire i culti degli avi come un delitto passibile della pena di morte.

La vera cristianizzazione dell’impero comincia con Tessalonica, perché fino ad allora, nonostante tutti i fattori di crisi che abbiamo visto, non era cristiana più di un terzo della popolazione in Oriente e meno di un sesto in Occidente, e fu una “conversione” ottenuta con la più brutale delle violenze, una gigantesca operazione di stravolgimento dell’anima dei popoli dell’ecumene circum-mediterraneo che trova un paragone (debole, tra l’altro) forse solo nell’opera di sovietizzazione della Russia compiuta da Stalin.

Il terrificante supplizio a cui era stata sottoposta la povera Ipazia è stato solo un piccolo antipasto dell’orgia di violenza scatenata sotto il segno mortifero della croce: i culti pagani furono non solo proibiti, i sacerdoti e i fedeli che osavano resistere furono massacrati, i templi furono profanati trasformandoli in stalle, postriboli e chiese cristiane; gli inquisitori di Teodosio nella loro furia arrivarono addirittura a “giustiziare” bambini che avevano giocato con i frammenti delle statue degli dei abbattute.

Questa è una parte della nostra storia che gli storici ufficiali, quelli stessi che enfatizzano le persecuzioni pagane contro i cristiani si guardano bene dal raccontare.
Lo storico greco Vlasis Rasias l’ha fatto mettendoci sotto gli occhi una realtà che molti vorrebbero restasse sconosciuta, nel libro La distruzione dei templi.
Quello che segue è un estratto del libro di Rasias apparso sul sito della Congregazione degli Ellenici:
“Anno 314 – Immediatamente dopo la sua piena legalizzazione, la chiesa cristiana attacca i pagani: il concilio di Ancirra denuncia il culto della Dea Artemide.
Anno 324 – L’imperatore Costantino dichiara il cristianesimo come l’unica religione ufficiale dell’impero romano. In Didima, in Asia minore, viene saccheggiato l’oracolo del Dio Apollo e i sacerdoti pagani vengono torturati sino alla morte. I pagani vengono allontanati dal Monte Athos e sono distrutti tutti i templi greci del luogo.
Anno 326 – L’imperatore Costantino, seguendo le istruzioni di sua madre Elena, distrugge il tempio del Dio Asclepio in Aigeai, in Cilicia e molti templi della Dea Afrodite in Gerusalemme, Afaka, Mambre, Feniciea, Baalbek, ecc.
Anno 330 – L’imperatore Costantino ruba i tesori e le statue dei templi pagani della Grecia per decorare la Nuova Roma, Costantinopoli, la nuova capitale dell’impero.
Anno 335 – L’imperatore Costantino saccheggia molti templi Pagani dell’Asia Minore e della Palestina e ordina l’esecuzione per crocifissione di “tutti i maghi e indovini”. Viene martirizzato il filosofo neoplatonico Sopatrus.
Anno 341 – L’imperatore Flavio Giulio Costanzo perseguita “tutti gli indovini e gli ellenici”. Molti pagani greci sono imprigionati o giustiziati.
Anno 346 – Nuove persecuzioni su larga scala contro i pagani di Costantinopoli. Viene bandito il famoso oratore Libanius, accusato di essere un “mago”.
Anno 353 – Un decreto di Costanzo ordina la pena di morte per tutti coloro che pratichino sacrifici e idolatria.
Anno 354 – Un nuovo decreto ordina la chiusura di tutti i templi pagani. Alcuni di questi sono profanati e trasformati in bordelli o sale da gioco. Sono giustiziati molti sacerdoti pagani.
Anno 354 – Un nuovo editto di Costantino ordina la distruzione dei templi pagani e l’esecuzione di tutti gli idolatri. Primi roghi di biblioteche in varie città dell’impero. Le prime fabbriche di cemento vengono costruite vicino ai templi pagani chiusi. La gran parte delle sacre architetture dei pagani vengono ridotte a calcinacci.
Anno 357 – Costantino proibisce tutti i metodi di divinazione, compresa l’astrologia.
Anno 359 – In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l”esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell’Impero.
Anno 361 fino al 363 – La tolleranza religiosa e la restaurazione dei culti pagani sono nuovamente dichiarate a Costantinopoli, il 1° dicembre 361, dall’imperatore Flavio Claudio Giuliano.
Anno 363 – Assassinio dell’imperatore Giuliano (26 giugno).
Anno 364 – L’imperatore Flavio ordina di bruciare la biblioteca di Antiochia.
Anno 364 – Un editto imperiale, dell’11 settembre, ordina la pena di morte per tutti i pagani che praticano il culto antico degli Dei ancestrali o praticano la divinazione (“sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas”). Tre decreti differenti (4 febbraio, 9 settembre, 23 dicembre) ordinano la confisca di tutte le proprietà dei templi pagani, punendo con la pena di morte tutti coloro che praticano rituali pagani, inclusi quelli fatti privatamente.
Anno 365 – Un decreto imperiale, del 17 novembre, proibisce ai funzionari pagani di comandare i soldati cristiani.
Anno 370 – L’imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell’Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l”ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell’Impero dell’est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.
Anno 372 – L’imperatore Valente ordina al governatore dell’Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere.
Anno 373 – Nuova proibizione di tutti i metodi di divinazione. Il termine “pagano” è introdotto dai cristiani per disprezzare i gentili.
Anno 375 – Si chiude il tempio del Dio Asclepio nell’Epidauro, in Grecia.
Anno 380 – Il 27 febbraio, un editto dell’imperatore Flavio Teodosio converte il cristianesimo in religione esclusiva dell’Impero Romano, proclamando: “tutte le nazioni che sono soggette alla nostra clemenza e moderazione devono continuare a praticare la religione che fu introdotta ai romani dal divino apostolo Pietro”. I non cristiani sono definiti “ripugnanti, eretici, stupidi e ciechi”. In un altro decreto Teodosio chiama “insani” tutti quelli che non credono nel Dio cristiano e proibisce discrepanze nei confronti dei dogmi della chiesa. Ambrosio, vescovo di Milano, comincia a distruggere tutti i templi della sua zona. I preti cristiani istigano e spingono il popolo a ribellarsi contro il tempio della Dea Demetra, in Eleusi e tentano di linciare i sacerdoti pagani Nestorius e Priskus. Il sacerdote pagano Nestorius mette fine ai Misteri Eleusini e annuncia la predominanza dell’oscurità mentale sopra la razza umana.
Anno 381 – Il 2 maggio, Teodosio priva di tutti i loro diritti i cristiani che tornano a praticare la religione pagana. In tutta la parte orientale dell’Impero si saccheggiano o si bruciano i templi e le biblioteche pagane. Il 21 dicembre, Teodosio proibisce anche la semplice visita ai templi ellenici. A Costantinopoli il tempio della Dea Afrodite diventa un bordello, mentre il tempio di Helios e Artemide una stalla.
Anno 382 – “Hellelu-jah”, Gloria a Yawe, si impone nelle messe cristiane.
Anno 384 – L’imperatore Teodosio ordina al prefetto pretoriano Maternus Cynegius, un devoto cristiano, di cooperare con i vescovi locali e distruggere i templi dei pagani nel nord della Grecia e in Asia Minore.
Anno 385 fino al 388 – Maternus Cynegius, animato dalla sua fanatica sposa e dal vescovo (Santo) Marcellus, percorre con le sue bande tutto il paese, sequestrando e distruggendo cento templi ellenici, santuari e altari. Tra questi fu distrutto il tempio di Odessa, il Cabeireion di Imbros, il tempio di ZEUS ad Apamea, il tempio di Apollo a Dydima e tutti i templi di Palmyra. Migliaia di innocenti pagani in tutto l”Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis.
Anno 386 – L’imperatore Teodosio proibisce, il 16 giugno, il restauro dei templi pagani saccheggiati.
Anno 388 – Per volontà di Teodosio si proibiscono i dibattiti pubblici sui temi religiosi. Il vecchio oratore Libanius spedisce una famosa Epistola “Pro Templis” a Teodosio, con la speranza che quei pochi templi ellenici rimasti vengano rispettati e risparmiati.
Anno 389 fino al 390 – Si proibiscono tutte le feste che non rientrano nei calendari cristiani. Orde di eremiti fanatici, provenienti dal deserto, invadono le città del Medio Oriente e dell’Egitto distruggendo statue, altari, biblioteche, templi e linciando i pagani. Teofilo, patriarca di Alessandria, da inizio ad una dura persecuzione contro i pagani, converte il tempio di Dionisio in una chiesa cristiana, brucia il Mithraeum della città, distrugge il tempio di Zeus e schernisce i sacerdoti pagani prima di farli lapidare, mentre la popolazione cristiana profana le immagini di culto.
Anno 391 – Il 24 febbraio, un nuovo decreto di Teodosio non solo proibì la visita ai templi pagani, ma impose anche di guardare le statue deturpate. Nuove e terribili persecuzioni per tutto l”Impero. In Alessandria i pagani, liberati dal filosofo Olympius, organizzano una rivolta e dopo alcuni scontri si rinchiudono nel tempio fortificato del Dio Seraphide (il Serapeion). Dopo un violento assedio, i cristiani prendono l’edificio, lo distruggono, bruciano la sua famosa biblioteca e profanano le immagini di culto.
Anno 392 – L’8 novembre, l’imperatore Teodosio proibisce tutti i rituali non cristiani e li chiama “superstizioni dei Gentili” (gentilicia superstitio). Nuova persecuzione su grande scala contro i pagani. I Misteri di Samotracia sono proibiti e vengono assassinati i sacerdoti pagani. A Cipro il vescovo locale (San) Epifanio e (San) Tychon distruggono quasi tutti i templi dell’isola e sterminano migliaia di pagani. I misteri locali della Dea Afrodite vengono censurati. Nell’editto di Teodosio si dichiara: “quelli che non ubbidiranno al padre Epifanio non avranno diritto di vivere in quest’isola”. I pagani si rivoltano contro l’imperatore e la Chiesa a Petra, Aeropolis, Rafia, Gaza, Baalbek e altre città del Medio Oriente.
Anno 393 – Si proibiscono i Giochi di Pythian, i Giochi di Aktia e i Giochi Olimpici considerati come parte dell’idolatria ellenica. I cristiani saccheggiano i templi di Olympia.
Anno 395 – Due nuovi decreti, del 22 luglio e del 7 Agosto, causano nuove persecuzioni contro i pagani. Rufinus, l’eunuco Primo ministro dell’imperatore Flavius Arcadius, dirige le sue orde di battezzati goti, guidati da Alarico, in Grecia. Animati dai monaci cristiani, i barbari saccheggiano e bruciano molte città (Dion, Delphi, Megara, Corinto, Pheneos, Argos, Nemea, Lycosoura, Sparta, Messene, Phigaleia, Olympia, ecc), massacrano o schiavizzano innumerevoli pagani ellenici e diroccano tutti i Templi. Bruciano il Santuario di Eleusi e bruciano vivi tutti i sacerdoti pagani, incluso il sacerdote Mithras Hilarius.
Anno 396 – Il 7 dicembre, un nuovo decreto dell’imperatore Arcadius ordina che il paganesimo sia trattato come atto di alto tradimento. Vengono incarcerati i pochi sacerdoti pagani rimasti.
Anno 397 – “Demoliteli!”. L’imperatore Flavio Arcadius ordina la demolizione di tutti i templi pagani rimasti ancora in piedi.
Anno 398 – Il Quarto Concilio Ecclesiastico di Cartagine proibisce a tutti, inclusi i vescovi cristiani, lo studio dei libri pagani. Porfirius, vescovo di Gaza, demolisce quasi tutti i templi pagani della città, eccetto nove di loro che rimangono attivi.
Anno 399 – Con un nuovo editto, del 13 giugno, l’imperatore Flavio Arcadius ordina la distruzione immediata di tutti i templi pagani principalmente nelle zone rurali.
Anno 400 – Il vescono Nicetas distrugge l’oracolo del Dio Dionisio a Vesai e battezza tutti i pagani di quell’area.
Anno 401 – A Cartagine la popolazione cristiana lincia i pagani e distrugge templi e idoli. Anche a Gaza il vescovo locale, (Santo) Porfirio, ordina ai suoi seguaci il linciaggio dei pagani e la demolizione dei nove templi rimasti attivi in città. Il quindicesimo Concilio di Calcedonia ordina la scomunica dei cristiani che mantengono buone relazioni con i loro parenti pagani.
Anno 405 – Giovanni Crisostomo invia le sue orde di monaci vestiti di grigio e armati con mazze e bastoni di ferro a distruggere gli idoli di tutte le città della Palestina.
Anno 406 – Giovanni Crisostomo raccoglie fondi con l”aiuto delle ricche mogli cristiane per finanziare la distruzione dei templi ellenici. Ad Efeso si ordina la distruzione del famoso tempio della Dea Artemide. A Salamis, a Cipro, il “Santo” Ephiphanius e Eutychius continuano la persecuzione dei pagani e la distruzione dei loro templi e santuari.
Anno 407 – Un nuovo decreto proibisce una volta per tutte gli atti di qualsiasi culto non cristiano.
Anno 408 – L’imperatore dell’Impero occidentale Onorius e l’imperatore dell’impero d’oriente Arcadius, ordinano che tutte le sculture dei templi pagani siano distrutte o confiscate, proibendo anche il possesso privato di qualsiasi scultura pagana. I vescovi locali dirigono nuove e dure persecuzioni contro i pagani e si ardono al rogo i loro libri. Si perseguitano anche i giudici che mostrano pietà per i pagani. (San) Augustine massacra centinaia di protestanti pagani a Calama, in Algeria.
Anno 409 – Ancora una volta un decreto ordina che si castighi con la pena di morte chi pratica l”astrologia e ogni altro metodo divinatorio.
Anno 415 – Ad Alessandria la popolazione cristiana, animata dal vescovo Cirillo, a pochi giorni dalla pasqua giudaico-cristiana, attacca e martirizza, tagliandone il corpo a pezzi, la famosa e bella Filosofa Hypatia (Ipazia di Alessandria). I pezzi del suo corpo, portati per le vie di Alessandria dai cristiani della città, vengono bruciati insieme ai suoi libri nella piazza chiamata Cynaron. Il 30 agosto cominciano nuove persecuzioni contro tutti i sacerdoti pagani del nord Africa, che finiscono crocifissi o bruciati vivi.
Anno 416 – L’Inquisitore Hypatius, chiamato “La spada di Dio”, stermina gli ultimi pagani di Bithynia. A Costantinopoli, il 7 dicembre, vengono dimessi tutti gli ufficiali dell’esercito, gli impiegati pubblici e i giudici non cristiani.
Anno 423 – L’imperatore Teodosio II dichiara, l”8 giugno, che la religione dei pagani non è altro che “il culto del demonio” e ordina che tutti coloro che insistono nel seguirla e nel praticarla vengano castigati con il carcere e la tortura.
Anno 429 – Viene saccheggiato il tempio della Dea Atene (Parthenon) sull’omonima Acropoli. Si perseguitano i pagani ateniensi.
Anno 435 – Il 14 novembre un nuovo editto dell’imperatore Teodosio II ordina la pena di morte per gli “eretici” e i pagani dell’Impero. Si proclama che l”unica religione legale è il cristianesimo.
Anno 438 – L’imperatore Teodosio II emette un nuovo decreto, il 31 gennaio, contro i pagani, considerando la loro “idolatria” causa della recente peste.
Anno 440 fino al 450 – I cristiani demoliscono tutti i monumenti, gli altari e i templi di Atene, Olympia e altre città greche.
Anno 448 – Teodosio II ordina che si brucino tutti i libri non cristiani.
Anno 450 – Vengono demoliti tutti i templi di Afrodite, città della Dea Afrodite, e si bruciano tutte le librerie della città che è rinominata Stavroupolis (Città della Croce).
Anno 451 – Un nuovo decreto dell’imperatore Teodosio II, del 4 novembre, riafferma che l”idolatria deve essere castigata con la morte.
Anno 457 fino al 491 – Persecuzioni sporadiche contro i pagani nella parte orientale dell’Impero. Tra i giustiziati ci sono il medico Jacobus e il filosofo Gessius. Vengono torturati e incarcerati Severianus, Herestios, Zosimus, Isidorus e altri. Il predicatore cristiano Conon e i suai seguaci sterminano gli ultimi pagani dell’isola Imbros, nel nord est del Mar Egeo. Sono giustiziati a Cipro gli ultimi adoratori di Zeus Lavranius.
Anno 482 fino al 488 – Vengono sterminati la maggior parte dei pagani dell’Asia minore, a causa di una disperata rivolta contro l”Imperatore e la Chiesa.
Anno 486 – Molti sacerdoti pagani che erano rimasti in clandestinità vengono scoperti, arrestati, scherniti, torturati e giustiziati ad Alessandria.
Anno 515 – Il battesimo diventa obbligatorio anche per quelli che si dichiarano già cristiani. L’imperatore di Costantinopoli, Anastasius, ordina il massacro dei pagani nella città araba di Zoara e la demolizione del tempio locale del Dio Theandrites.
Anno 528 – L’imperatore Jutprada (Giustiniano) proibisce i giochi olimpici sostituiti da quelli di Antiochia. Ordina l’esecuzione – tramite il rogo, la crocifissione o lo smembramento mediante artigli di ferro – di tutti coloro che praticano “la stregoneria, la divinazione, la magia o l”idolatria” e proibisce tutti gli insegnamenti dei pagani affermando: “”è una sofferenza davanti alle insane bestemmie degli ellenici”.
Anno 529 – L’imperatore Giustiniano chiude l’Accademia di Filosofia di Atene, dove aveva insegnato Platone, e confisca le sue proprietà.
Anno 532 – L’inquisitore Ioannis Asiacus, un monaco fanatico, dirige una crociata contro i pagani dell’Asia minore.
Anno 542 – L’imperatore Giustiniano permette all’inquisitore Ioannis Asiacus di convertire i pagani di Phrygia, Caria e Lydia, nell’Asia Minore. In 35 anni, 99 chiese e 12 monasteri furono edificati sopra i resti dei templi pagani distrutti.
Anno 546 – Centinaia di pagani sono condannati a morte a Costantinopoli dall’inquisitore Ionnis Asiacus.
Anno 556 – L’imperatore Giustiniano ordina al terribile inquisitore Amantius di andare ad Antiochia per arrestare, trovare e sterminare gli ultimi pagani della città e distruggere tutte le biblioteche private.
Anno 562 – Arresti di massa, torture ed esecuzioni dei pagani ellenici ad Atene, Antiochia, Palmira e Costantinopoli.
Anno 578 fino al 582 – I cristiani torturano e crocifiggono i pagani ellenici in tutta la parte orientale dell’Impero e sterminano gli ultimi pagani di Heliopolis (Baalbek).
Anno 580 – Gli inquisitori cristiani attaccano un tempio segreto di Zeus ad Antiochia. Il Sacerdote del tempio si suicida e vengono arrestati il resto dei pagani presenti. Tutti i prigionieri, incluso il vice governatore Anatolius, sono torturati e mandati a Costantinopoli per comparire in giudizio. Là vengono condannati a morte e dati in pasto ai leoni, tuttavia nel vedere che i feroci animali non erano intenzionati ad attaccare i condannati, vennero poi crocifissi. I cadaveri furono trascinati per le strade e lasciati poi senza alcun tipo di sepoltura tra le immondizie.
Anno 583 – Nuova persecuzione contro i pagani ellenici da parte dell’Imperatore Mauricius.
Anno 590 – In tutta la zona orientale dell’Impero gli “accusatori cristiani” scoprono cospirazioni pagane. Nuove tormentate torture ed esecuzioni.
Anno 692 – Il Concilio di Costantinopoli proibisce le restanti celebrazioni pagane/dionisiache come le Calende, Brumalia, Anthesteria, etc.
Anno 804 – I pagani ellenici di Mesa Mani (Cape Tainaron, Lakonia, Grecia) resistono con successo al tentativo di Tarasius, patriarca di Costantinopoli, di convertirli al cristianesimo.
Anno 850 fino all’860 – Conversione violenta degli ultimi pagani ellenici di Mesa Mani da parte dell’armeno (San) Nikon” (3).

Non solo i seguaci del “mite agnello redentore” si sono dimostrati a tutti gli effetti delle belve feroci, ma bisogna notare le ultime date di questo elenco: 850-860 E. V.: siamo a quasi un millennio dalla presunta incarnazione. Se è occorso tanto tempo, questo significa che non stiamo parlando di una dottrina che ha conquistato il mondo allora conosciuto con la “pura luce” della sua veridicità ed evidenza, ma dell’operazione di sradicamento di una cultura che ha resistito come ha potuto nonostante la ferocia fanatica dei suoi persecutori.

Dopo la caduta dell’impero romano, conseguenza diretta di questo sradicamento, la cristianizzazione dell’Europa fuori dagli antichi confini imperiali è proceduta esattamente nello stesso modo, con la violenza più spietata: le campagne carolinge contro i Sassoni, quelle dell’ordine teutonico contro gli Slavi, la crociata contro gli Albigesi e via dicendo: massacri, incendi, saccheggi, riduzione in schiavitù di intere popolazioni, sono stati questi gli argomenti più usati nei sermoni con cui l’Europa è stata convertita. Poi sono arrivati l’inquisizione, i roghi degli eretici, delle cosiddette streghe. Il cristianesimo ha conquistato il controllo dell’Europa con i metodi di un esercito invasore e l’ha mantenuto con quelli di un esercito occupante, comunque e sempre un nemico, un nemico mortale di ciò che noi siamo.

A mio parere, quindi, non c’è nessun mistero, solo una parte essenziale della nostra storia che hanno sempre cercato di nasconderci e/o di raccontarci in maniera falsata.

Fabio Calabrese

NOTE
(1) Rivolto a Silvano Lorenzoni in occasione della presentazione del suo libro “La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi” di cui l’autore ha curato la presentazione
(2) Vasile Florescu: La retorica nel suo sviluppo storico, Il Mulino, Bologna 1971, pag. 65.
(3) Vlasis Rasias: La distruzione dei templi, estratto dal sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006.

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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » dom ott 12, 2014 6:46 pm

I “protocolli-Kohl”: Il muro cadde per bancarotta, non per la rivoluzione

Esce in settimana il libro-intervista al cancelliere della riunificazione tedesca: “Schaeuble sarebbe stato il mio successore naturale, non lo fu perché non era sufficientemente europeista”. Dopo una lunga controversia giudiziaria sulla pubblicazione del testo, Kohl ha ritirato la denuncia

http://www.lastampa.it/2014/10/10/ester ... agina.html

Alla vigilia delle celebrazioni per il 25 anniversario della caduta del Muro, le famose registrazioni dell’intervista a Helmut Kohl che stanno facendo discutere per i giudizi tranchant su Merkel o Wulff, offrono in realtà un punti di vista interessanti su alcuni passaggi chiave della recente storia tedesca, espressi da chi ha contribuito a scriverla.

Il “padre della Riunificazione” come viene festeggiato da un quarto di secolo, ha ad esempio una visione piuttosto pragmatica della cosiddetta “rivoluzione pacifica” che portò alla fine della Ddr. Proprio nei giorni in cui si ricordano le famose “Montagsdemos”, le manifestazioni del lunedì che, sfidando il regime, partivano dalla Nikolaikirche e attraversavano la città per chiedere più libertà e democrazia, viene fuori che l’ex cancelliere attribuiva alle proteste di piazza uno scarso valore. “E’ totalmente sbagliato comportarsi come se improvvisamente lo spirito santo fosse sceso sulle piazze di Lipsia e avesse cambiato il mondo”. Invece, fu la bancarotta del Patto di Varsavia e della Ddr a far implodere i Paesi comunisti: “Gorbaciov lesse i bilanci e dovette riconoscere che stava andando a fanc.. e che il regime non poteva reggere. Se voleva mantenere il comunismo, doveva riformarlo: così gli venne l’idea della Perestrojka”.

Va ricordato, soprattutto nei passaggi che riguardano i compagni di partito, che i colloqui con il giornalista del Wdr Heribert Schwan furono registrati nel 2001-2, dopo lo scandalo dei fondi neri che portò al tradimento storico della sua pupilla, Angela Merkel. E di conseguenza, alla sconfitta di Wolfgang Schaeuble, delfino di Kohl scavalcato dalla futura cancelliera. Merkel conquistò la guida del partito e del Paese invitando la Cdu, in una lettera alla Faz, a scaricare Kohl. Il livore di certe affermazioni nei protocolli, ad esempio quando sostiene che Merkel non sa stare a tavola o che di politica europea “non capisce nulla” vanno considerati anche alla luce di questi dettagli, avvenuti poco tempo prima.

Un altro punto interessante riguarda proprio Schaeuble. Nel terzo volume delle sue memorie, Kohl scrive che avrebbe voluto cedergli lo scettro da cancelliere a metà mandato, dopo la riconferma del 1994. Le cose, com’è noto, andarono diversamente. Kohl restò e si ricandidò persino, nel 1998, perdendo. Il motivo per cui riconsiderò l’impegno con il suo successore designato, nel 1996, è che il leader cristianodemocratico riteneva Schauble incapace di portare il progetto dell’euro in porto.

Kohl lo insinua nella lunga intervista ma è anche la tesi di un suo importante biografo, Hans-Peter Schwarz. Un episodio di un vertice del 1996 a Dublino sembra confermare questa tesi. Ad un certo punto l’ex cancelliere gridò: “Ma perché credete che sia ancora qui? Per l’Europa sono qui. Senza di me (l’euro, ndr) non lo farà passare nessuno, in Germania”. L’accelerazione sulla moneta unica fu, com’è noto, il risultato soprattutto di un accordo con il presidente francese François Mitterrand, che nei mesi successivi alla caduta del muro acconsentì alla riunificazione tedesca soltanto in cambio della rinuncia della Germania al suo simbolo più forte, il marco. Mitterrand temeva il potere del marco di una Germania riunificata. E Kohl era un europeista talmente convinto che riuscì a far ingoiare ai tedeschi la rinuncia alla loro amata moneta in cambio di una maggiore integrazione europea.

Le registrazioni di Schwan sono da anni al centro di un contenzioso giudiziario: Kohl avrebbe avuto il diritto di rivedere qualsiasi cosa il giornalista avesse voluto pubblicare delle 600 ore di registrazioni. Ma dopo una serie di scontri con la seconda moglie dell’ex cancelliere, Maike Richter, il giornalista ha deciso di pubblicare comunque i passaggi più importanti dei colloqui. E ieri un tribunale di Colonia ha rigettato la richiesta del politico 84enne che la pubblicazione venga bloccata. I suoi avvocati avevano annunciato che avrebbero fatto ricorso, ma è di poco fa la notizia che lo stesso Kohl ha ritirato la denuncia. Il libro uscirà questa settimana.
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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » dom nov 30, 2014 7:08 am

VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di presidenza

Veneta Serenissima Repubblica
I nostri principi etici
I nostri diritti storici

Nel disaminare il diritto internazionale nella sua evoluzione, e per chiarire quale sia la posizione del Veneto Serenissimo Governo in merito a questo intricato argomento, dobbiamo inevitabilmente stabilire quale sia la nostra base etica, e fare memoria della nostra storia di Popolo e di esseri umani.
La base etica del Veneto Serenissimo Governo sul diritto internazionale è indubbiamente la stessa che pretendiamo dal nostro ordinamento giuridico interno di nazione che aspira all'indipendenza.

Il Veneto Serenissimo Governo ritiene che sia necessario fondare il proprio progetto e la propria azione su quei grandi valori legati ai fondamenti ebraico-cristiani, espressi anche nelle “tavole della Legge” le dieci parole che Moshé ricevette sul Sinai.

Il Veneto Serenissimo Governo conferma che soltanto su quella base è possibile garantire un futuro per le genti venete, ma pure per ogni popolo che aspiri ad essere veramente libero.

Riteniamo che il rapporto con il trascendente sia di natura personale, però il rapporto con il prossimo, sia esso singolo o nazione, debba essere regolato da vincoli etici condivisi e da un rapporto di reciprocità. Per questo di seguito esplichiamo in modo didascalico la parte del decalogo a cui necessariamente dobbiamo riferirci come prerequisito per ogni rapporto sia interpersonale che internazionale:

- onora il padre e la madre,
- non uccidere,
-non commettere atti impuri,
-non rubare,
- non dire falsa testimonianza,
- non desiderare la donna d’altri,
- non desiderare la roba d’altri.

Il diritto internazionale senza questa necessaria premessa, che deve trasformarsi necessariamente in pratica quotidiana, sembra essere una di quelle "cose" o meglio uno di quei argomenti che una volta che ci si addentra e che si cerca di capirne il significato od il fine, ci si accorge che in realtà è un insieme di bei propositi, di affermazioni, di dichiarazioni, di concetti ecc... fatti e messi insieme per accreditare un potere morale a chi ha già il potere materiale. Quindi cosa dobbiamo fare per evitare questo crimine? Dobbiamo agire in modo proattivo per trovare un "modus vivendi" per far si che il rapporto tra gli Stati, come lo è tra gli esseri umani, sia basato su regole condivise, sul libero arbitrio e sulla responsabilità individuale del proprio agire.

Dal secondo conflitto mondiale (Dichiarazione di Mosca dell’ottobre 1943) emerse la necessità di istituire dei tribunali internazionali per giudicare i criminali di guerra ovvero coloro che si erano macchiati di crimini contro l'umanità con la complicità degli ordinamenti giuridici ordinari o speciali degli Stati per i quali combattevano o per i quali erano “burocrati”.

E questo a seguito del processo di Lipsia, processo chiesto ai tedeschi all'indomani del primo conflitto mondiale in cui fu richiesto ai tedeschi stessi di processare il Kaiser e altri leader considerati responsabili delle politiche di aggressione che avevano dato inizio al conflitto; il processo di Lipsia, condotto in assenza del Kaiser o di altri capi di governo tedeschi, terminò per la maggior parte con l’assoluzione degli imputati e venne generalmente considerato, anche in Germania, una farsa.
Un tribunale internazionale nelle intenzioni doveva essere un luogo dove non vigeva la regola della vendetta ma del diritto, un diritto condiviso, un diritto che responsabilizzasse ogni essere umano delle proprie azioni, e che si basasse sul libero arbitrio di ogni individuo, il quale diventasse responsabile delle proprie scelte ed azioni e ne rispondesse singolarmente e collettivamente. Da ciò emergono i Principi del diritto internazionale riconosciuti nello Statuto e nella sentenza del Tribunale di Norimberga (1950):

Principio I
Chiunque commetta un atto che costituisce crimine secondo il diritto internazionale ne è responsabile ed è passibile di condanna.

Principio II
La circostanza che una norma interna non preveda una sanzione penale per un atto che costituisce un crimine secondo il diritto internazionale non esime la persona che abbia commesso tale atto dalla responsabilità secondo il diritto internazionale.

Principio III
Il fatto che la persona che ha commesso un atto costituente crimine secondo il diritto internazionale abbia agito in qualità di Capo di Stato o di funzionario con responsabilità di governo non la solleva dalla responsabilità secondo il diritto internazionale.

Principio IV
Il fatto che una persona abbia agito obbedendo ad un ordine del suo governo o di un suo superiore non esclude la responsabilità della persona secondo il diritto internazionale, purché la sua scelta morale fosse di fatto possibile.

Principio V
Ciascuna persona accusata di un crimine secondo il diritto internazionale ha il diritto ad un processo equo in fatto e in diritto.

Principio VI
I seguenti crimini sono perseguibili come crimini secondo il diritto internazionale:

a) Crimini contro la pace:
i) Pianificazione, preparazione, scatenamento o conduzione di una guerra di aggressione o di una guerra in violazione di trattati, accordi o garanzie internazionali;
ii) Partecipazione ad un piano concertato o ad un complotto diretto a commettere uno degli atti menzionati al punto precedente.

b) Crimini di guerra:

Violazioni delle leggi e degli usi di guerra, i quali comprendono, senza limitarsi ad essi: omicidio volontario, maltrattamento o deportazione per essere costretti a lavoro schiavistico o per ogni altro fine di popolazione civile dei o nei territori occupati; omicidio volontario o maltrattamento di prigionieri di guerra, di persone in mare, uccisione di ostaggi, saccheggio di proprietà pubbliche o private, distruzione deliberata di centri urbani, città e villaggi, o devastazioni non giustificate da necessità militari.

c) Crimini contro l'umanità:

L'omicidio volontario, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e altri atti inumani posti in essere contro una popolazione civile, o le persecuzioni per ragioni politiche, razziali o religiose, quando tali atti sono perpetrati o tali persecuzioni sono condotte in esecuzione di o in connessione con un crimine contro la pace o di un crimine di guerra.

Principio VII

La complicità nella commissione di un crimine contro la pace, di un crimine di guerra o di un crimine contro l'umanità come indicati nel Principio VI, costituisce un crimine secondo il diritto internazionale.

Questi principi si sono scontrati con gli eventi post bellici, e con il fatto che l'equilibrio mondiale non fosse demandato agli organismi internazionali (come arbitri), ma il diritto rimaneva semplicemente puro argomento accademico, ed utilizzato in modo arbitrario esclusivamente per punire i nemici di turno, o meglio per trovare il capro espiatorio del consesso internazionale (come succede nel conflitto arabo israeliano, in cui si nota un utilizzo a senso unico del diritto internazionale contro Israele).

In realtà dal secondo dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino la pace fu mantenuta non tanto dal diritto internazionale, ma dall'equilibrio della guerra fredda basato sul deterrente atomico.

Ora dobbiamo prendere atto che a livello globale stanno avvenendo dei cambiamenti politici, economici che sono epocali, la strada sembrerebbe essere molto in salita ma per questo non deve essere impossibile.

Noi come Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, abbiamo l’obbligo morale e storico di intervenire per tentare di evitare questa catastrofe imminente causata dalla deturpazione del diritto internazionale e dalla costante lotta per l'egemonismo attuata da vari attori internazionali, che se non fermata travolgerà tutto e tutti e proponiamo che le relazioni tra Popoli siano basate su:

· Rispetto dei diritti umani fondamentali;
· Rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di tutti i Popoli;
· Riconoscimento dell'uguaglianza tra le razze e tra tutte le nazioni grandi e piccole;
· Non intervento e non interferenza negli affari interni di un altro Paese;
· Rispetto del diritto di ogni Popolo di difendersi, sia individualmente che collettivamente;

· a) astensione dall'uso di patti di difesa collettivi che siano di beneficio agli interessi di una delle grandi potenze b) astensione dall'esercitare pressione su un altro Paese;
· Non esercitare atti o minacce di aggressione contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di un Popolo;
· Soluzione di tutte le dispute internazionali con mezzi pacifici come negoziato, conciliazione, arbitrato o accordi giudiziari,
· Promozione di mutui interessi e cooperazione;
· Rispetto della giustizia e degli obblighi internazionali.

Quindi il diritto all’autodeterminazione dei Popoli deve essere reale e non solo scritto sulla carta dei trattati.

Le lotte per l’egemonia sono alla base dell’oscurantismo mentre il futuro risiede nelle capacità dei Popoli di autogestirsi e di vivere in rapporti di pace e collaborazione pacifica, chi rigetta tali principi sarà responsabile e complice dei conflitti sia su scala locale che mondiale.

Noi come Veneto Serenissimo Governo ci impegniamo fin d’ora a sostenere con tutte le nostre forze quei popoli che lottano per una vera libertà contro il terrorismo ed il terrore in ogni forma venga esso attuato.

Noi sosteniamo che il mondo non deve essere governato dalle minacce militari, ma basato sulla legge internazionale e sul rispetto della libertà dei Popoli.

Tra l'altro non dobbiamo dimenticare che il fondamentalismo islamico influenzando e governando vari Stati con un peso notevole nell'ONU, attraverso pressioni di tipo economico (combustibili fossili) e militare (finanziamento del terrorismo e arsenali batteriologici e chimici, con ricerca dell'arma nucleare), utilizza i principi democratici dell'occidente (su cui si basano le organizzazioni sovranazionali) per assoggettare e sottomettere la nostra civiltà.

Se non si riforma il diritto internazionale e gli organi in cui esso viene amministrato il rischio è una riedizione del patto di Monaco del 1938 in salsa nazi islamista con un conseguente conflitto mondiale. Dobbiamo renderci conto che come non ha avuto nessun senso andare a patto con il nazismo, ora non ha nessun senso andare a patti con i neo nazisti e con i fondamentalisti islamici. Se il mondo occidentale dovesse cadere ancora nella trappola del pacifismo militante, oggi come nel 1938, allora dovrà rimproverare solo sé stesso della propria inettitudine ed incapacità di analizzare gli eventi e la storia, e di affidarsi a leaders politici inadatti e pusillanimi.

Dobbiamo avere la forza morale di coinvolgere il più ampio numero di attori internazionali per rifondare il diritto internazionale, non basandolo su contrapposti egemonismi, ma basandolo su principi di reciprocità, libertà ed autodeterminazione. Rigettando ogni politica terroristica in qualunque modo essa si presenti: dal nuovo nazionalsocialismo di destra o sinistra al fondamentalismo religioso.

Abbiamo accennato a un discorso di tipo penale nei confronti di crimini contro l'umanità per collegarlo e farlo coincidere con il pensiero teorico del diritto di tutti i popoli all'autodeterminazione.

Noi come Veneto Serenissimo Governo, abbiamo da sempre rivendicato l'indipendenza della nostra patria veneta perché consapevoli di avere un diritto naturale all'autodeterminazione come lo hanno tutti i popoli del mondo senza alcuna distinzione di sorta.

Questo il diritto internazionale lo prevede e tutti (almeno gli addetti ai lavori) ne sono consapevoli, ma essendo esso gestito dai vari organi come detto, e che abbiamo visto avere un orizzonte limitato o esclusivista, si sono loro stessi delegittimati, cercando di creare i presupposti per sbarrare la strada alle istanze patriottiche ed alle varie legittime rivendicazioni che contrastano con i loro interessi.

Per esempio dicono: se hai da mangiare hai i diritti, se hai da bere hai i diritti, se hai da vestire, certi servizi, le case e così via hai i diritti, se sei rappresentato nella "forma" di governo che esiste nel tuo territorio e cioè nella forma di governo di chi ti ha occupato hai i diritti, ciliegina sulla torta, se sei una minoranza hai i diritti... Ma questi signori si accorgono che sono i primi con le loro sentenze (risoluzioni ONU ad esempio) e le loro regole a ledere il diritto internazionale che dice chiaramente che tutti i popoli, piccoli o grandi che siano, hanno diritto all'autogoverno e ad avere una patria indipendente perciò a far parte dell'organizzazione delle nazioni del mondo ed aver la possibilità di far valere la propria ragione come tutti? O questi "alti magistrati" vogliono creare un mondo di mendicanti costretti a chiedere l'elemosina? Da chi hanno avuto l'incarico di decidere il destino dei popoli controllando in che maniera debbano cibarsi,vestirsi, operare, governarsi sognare ecc... ecc..? Se i popoli hanno tutti gli stessi diritti, perché questi signori accettano il termine "minoranze"? Forse questi signori lavorano per le maggioranze?

Si può benissimo dire che tuttora il diritto internazionale è quanto mai in crisi, stretto tra le varie forme di pressione legate alla geopolitica globale.

Un altro importante ragionamento si può fare in chiave generale prendendo spunto dalle rivendicazioni fatte dal Veneto Serenissimo Governo agli organi internazionali: dopo aver chiesto a tali rappresentanti di riconoscere il diritto all'autodeterminazione e di rivendicare il territorio dell'attuale regione italiana del Veneto come patria Veneta dove esercitare i nostri diritti come popolo sovrano e indipendente la risposta è stata: non si può infrangere la sovranità e l'integrità territoriale dell'Italia.

Se partiamo dal concetto che le radici del diritto internazionale affondano in epoche remote (antiche civiltà, Grecia, Roma ecc...), si può benissimo verificare la legittimità territoriale,e non solo, del popolo veneto, quantomeno nell'odierno territorio della regione italiana del Veneto ed altrettanto legittimamente si può affermare che lo stato italiano è stato costruito molto più recentemente della patria veneta, (Veneta Serenissima Repubblica), occupando chiaramente il territorio di un'altra entità giuridica per cui la domanda ai vari giuristi odierni è: in questo caso, preso atto che è stata chiaramente l'italia ad occupare ed a violare l'integrità territoriale e sovrana di un altro stato contro le norme del diritto internazionale, perché gli organi preposti ignorano le legittime rivendicazioni dei veneti? E perché non ammoniscono lo stato italiano per la sua occupazione illegale?

Sotto l'aspetto puramente teorico, il Veneto Serenissimo Governo ha sempre lottato per il rifacimento del referendum truffa del 1866, questo per delegittimare un atto giuridico, che è anche l'ultimo in ordine di tempo, creato ad arte per giustificare l'occupazione della Veneta Patria da parte delle forze colonialiste del Regno di Sardegna poi diventato stato italiano.

Siamo convinti che il diritto debba essere privilegio dei popoli e solo loro possono decretare le scelte riguardanti loro stessi (esercizio dell'autodeterminazione).

Se vogliamo l'uguaglianza bisogna intraprendere questa via altrimenti tutte le dichiarazioni per quanto possano essere mirabili, si bloccano sulla carta rischiando di monopolizzare la volontà dei popoli nelle mani di magistrati al soldo di interessi più o meno condivisi.

A questo punto i popoli che aspirano alla libertà devono anche essere realistici e capire che se non si crea un'assemblea indipendente che possa dare voce a tutte le legittime rivendicazioni di autodeterminazione la lotta rimane difficile e rischia di essere sterile ed inefficiente.

Questo momento storico è molto delicato ma è in rapida evoluzione basti guardare cosa accade nell'Europa dell'est e nel Medio Oriente: non bisogna lasciarsi sfuggire l'occasione per creare finalmente una società dove i popoli e le loro patrie possano esprimersi nella piena libertà attraverso le loro tradizioni e la loro cultura, minacciate continuamente da interessi alieni e dal terrorismo nazi islamista.


Longarone 29 novembre 2014
Veneto Serenissimo Governo
casella postale 24 - 36022 Cassola (VI)
VENETO
pepiva@libero.it- kancelliere@katamail.it
Tel. +39 328 7051773 - +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.eu
http://www.radionazionaleveneta.org


Pecà, parké ƚe diexe comande no ƚe xe na envension de ƚi ebrei e on caratare purpio de l’edeoƚoje judaego-cristiane ma ƚe xe on valor ogniversal e ƚe xe nate tra ƚi omani asè vanti de ƚi ebrei, de Moxè e de Cristo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » lun dic 01, 2014 1:52 pm

Ƚe diexe comande o toƚe ebrego-cristiane de ƚa ƚeje

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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » sab feb 07, 2015 8:54 am

“AMICI DI FRANCESCO”: BERGOGLIO, IL PAPA PIU’ EUROPEISTA - di GIUSEPPE RUSCONI – http://www.rossoporpora.org – 11 dicembre 2014

http://www.rossoporpora.org/rubriche/va ... eista.html

Nel secondo incontro del ‘Cenacolo degli amici di papa Francesco” l’arcivescovo Mario Toso illustra i modi di rivitalizzare la democrazia secondo il papa argentino, evidenziando i suoi discorsi per i movimenti popolari e a Strasburgo – Il card. Kasper: Francesco è il Papa più europeista – Presenti anche il card. Coccopalmerio, il direttore di ‘Civiltà cattolica’ padre Spadaro, il prof. Raniero La Valle.

Mercoledì 10 dicembre il Centro Russia Ecumenica a Borgo Pio ha ospitato il secondo incontro organizzato dal ‘Cenacolo degli amici di papa Francesco’ (il primo, di cui abbiamo dato ampia notizia, si era svolto l’11 novembre su argomenti sinodali). Stavolta il tema annunciato era quello relativo al discorso di papa Francesco ai movimenti popolari; in realtà la serata si è piuttosto concentrata sulla necessità di rivitalizzare un sistema democratico gravemente degradato a livello europeo e mondiale. Una quindicina i presenti, tra i quali si evidenziavano – oltre al relatore mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – i cardinali Kasper e Coccopalmerio, il direttore di ‘Civiltà cattolica’ padre Spadaro, il professor Raniero La Valle. Pochi dunque i convenuti, che tuttavia hanno saputo offrire diversi spunti di interesse e di riflessione su un argomento vitale per il futuro dei popoli.

Nell’introduzione il coordinatore del ‘Cenacolo’ Raffaele Luise si è dapprima compiaciuto per i nuovi Lineamenta in vista del Sinodo 2015:: essi dimostrano che “indietro non si torna” ed è del resto “straordinario il questionario con le 48 domande, che si addentrano nei grandi problemi” della pastorale della famiglia. Venendo al discorso rivolto dal Papa il 28 ottobre scorso ai partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari, Luise ne ha evidenziato l’ “importanza storica”. Oggettivamente si può ben convenire con lui che quello è stato fin qui uno dei grandi discorsi del Pontificato, un testo ben strutturato, solido nei contenuti, profetico negli accenti.

MARIO TOSO: UN PAPA “RIVOLUZIONARIO” PER UNA DEMOCRAZIA RIVITALIZZATA DAI MOVIMENTI POPOLARI

Di quell’incontro uno dei promotori è stato il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: ecco allora che Luise ha passato la parola all’arcivescovo Mario Toso, che dell’organismo è il segretario. Per il prelato salesiano il discorso del 28 ottobre “non va letto a sé, come un masso erratico”, ma nel contesto di un’ampia riflessione sulla “riappropriazione della democrazia” (espressione già del cardinale Bergoglio, ripresa in un breve saggio dello stesso Toso, uscito recentemente presso la Libreria editrice vaticana), I movimenti popolari, “esperienza di solidarietà che cresce dal basso” (“Hanno i piedi nel fango e le mani nella carne”, odorano “di quartiere, di popolo, di lotta”), devono essere valorizzati, espressione come sono dell’urgenza di rivitalizzare il sistema democratico ormai malato. Nell’Aula Nervi c’erano “cartoneros, riciclatori, venditori ambulanti, sarti, artigiani, pescatori, contadini, muratori, minatori, operai di imprese recuperate, membri di cooperative di ogni tipo e persone che svolgono mestieri più comuni”, tutte persone “escluse dai diritti dei lavoratori”. Essi sono “un torrente di energia morale” che deve trovare una forma di “incanalamento” che ne sfrutti al meglio le potenzialità, così da contribuire a recuperare un sistema democratico fondato sulle esigenze della persona umana e non su quelle della speculazione finanziaria. Papa Francesco, come già anche nel manifesto dell’ Evangelii gaudium, “va controcorrente” rispetto alla cultura dominante, è “un rivoluzionario” e quanto dice - fondato pienamente sulla dottrina sociale della Chiesa - dovrebbe essere applicato dai governanti: se ciò accadesse, ne conseguirebbe “un radicale cambio di direzione” nelle loro politiche.

Per Mario Toso oggi viviamo in una “democrazia a bassa intensità”, caratterizzata da alti tassi di povertà e disuguaglianze crescenti, da un deficit di politica, da una “crescente separazione tra élites e società civile, istituzioni e cittadini”, dalla carenza di una “visione complessiva” dei problemi di un Paese, dalla proposta dei governanti di “questioni secondarie trattate come se fossero principali”, da un “individualismo libertario e utilitaristico che infetta i cittadini”, dalla “mediatizzazione della politica che fa prevalere leadership inconsistenti”. Le allusioni alla situazione italiana non sono certo assenti nell’intervento del Rettore emerito della Pontificia Università Salesiana e tuttavia aspetti importanti di tale situazione si ritrovano anche in altri Paesi, specialmente in Occidente. Dell’Occidente è parte integrante l’Europa. Nei due discorsi tenuti il 25 novembre davanti alle massime istituzioni europee il Papa ha evidenziato che l’Europa caratterizzata da “stanchezza, invecchiamento, non più fertile e vivace”, va “rifondata attraverso una rifondazione dello Stato di diritto”, che trova le sue radici nella “legge morale naturale”. Lo Stato di diritto ha “un nemico principale, l’odierno individualismo libertario, per cui “ogni singolo si inventa i propri diritti” in un mondo “che si dimentica di Dio”.


EUROPA: LE CATTEDRALI NON SONO UN’ILLUSIONE OTTICA, EPPURE…

Sulla situazione europea si è poi sviluppato un ampio dibattito, che ha visto tra gli altri l’annotazione del card. Coccopalmerio: “Se noi ci dimentichiamo della persona umana, con i suoi beni personali tutelati e promossi, abbiamo perso il diritto”. Per il card. Kasper papa Francesco si dimostra “il più europeista dei Pontefici”, considera l’Europa con lo sguardo di chi viene dalle periferie, dal di fuori del continente e ne scopre più facilmente le debolezze e le nuove sfide, quelle “dell’immigrazione, delle nuove culture, delle nuove religioni”, che sono già tra noi. L’Europa odierna tende a essere ripiegata su se stessa, sulle sue paure e non guarda più al mondo. Per l’arcivescovo Toso questo Papa, “in continuità con i suoi predecessori, sa che l’Europa “avrà un futuro solo se saprà riconcentrarsi sulla dignità della persona”. Dobbiamo postulare l’Europa dei popoli prima che quella dei mercati”.

Si è discusso anche dell’espressione “radici religiose” dell’Europa, più volte utilizzata da papa Francesco nei discorsi di Strasburgo. “Radici religiose”, non “radici cristiane”. Per il card. Coccopalmerio, che ha notato subito la singolarità rispetto al passato, con “radici religiose” si potrebbe intendere l’eredità giudaico-cristiana. Secondo mons. Toso è evidente “che le cattedrali non sono un’illusione ottica” e tuttavia oggi ci si deve chiedere “quanto la gente sia cosciente di tale presenza”: nell’Università di Salamanca gli studenti considerano i simboli cristiani nelle aule “un po’ come dei soprammobili”. Il professor Raniero La Valle ha infine fatto notare “una grande differenza tra il discorso di papa Francesco all’Europarlamento e quello al Consiglio d’Europa: il primo, “severo, critico”; il secondo “pieno di speranza nel futuro. Perché? Il primo è stato rivolto a un organismo di 28 Paesi dall’economia globalizzata, il secondo a un organismo che rappresenta un intero continente e si occupa soprattutto di promuovere i diritti umani.


No no, no ghe xe lomè ke le raixe judaego-creistiane, a ghè tanto altro, a ghè la speirtoletà ogneversale!


Come il mondo antico è diventato cristiano
http://www.ereticamente.net/2011/09/com ... ntato.html


Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un’epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

Io credo che la spiegazione di ciò sia complessa, richiamando una serie di fattori che hanno agito come concause, ma non sia assolutamente un mistero (i misteri, nei limiti del possibile, lasciamoli a chi ha “fede”).
Per prima cosa, occorre notare che il cristianesimo è venuto a inserirsi al momento opportuno in una crisi che aveva origini più remote. Il punto chiave è che all’interno dell’ecumene circum-mediterraneo “romano” l’elemento romano-italico era da tempo in declino demografico, e tu certamente mi insegni (1) che nessuna istituzione può reggere a lungo quando viene a mancare l’elemento umano che l’ha prodotta.

...

La vera cristianizzazione dell’impero comincia con Tessalonica, perché fino ad allora, nonostante tutti i fattori di crisi che abbiamo visto, non era cristiana più di un terzo della popolazione in Oriente e meno di un sesto in Occidente, e fu una “conversione” ottenuta con la più brutale delle violenze, una gigantesca operazione di stravolgimento dell’anima dei popoli dell’ecumene circum-mediterraneo che trova un paragone (debole, tra l’altro) forse solo nell’opera di sovietizzazione della Russia compiuta da Stalin.

Il terrificante supplizio a cui era stata sottoposta la povera Ipazia è stato solo un piccolo antipasto dell’orgia di violenza scatenata sotto il segno mortifero della croce: i culti pagani furono non solo proibiti, i sacerdoti e i fedeli che osavano resistere furono massacrati, i templi furono profanati trasformandoli in stalle, postriboli e chiese cristiane; gli inquisitori di Teodosio nella loro furia arrivarono addirittura a “giustiziare” bambini che avevano giocato con i frammenti delle statue degli dei abbattute.

Questa è una parte della nostra storia che gli storici ufficiali, quelli stessi che enfatizzano le persecuzioni pagane contro i cristiani si guardano bene dal raccontare.
Lo storico greco Vlasis Rasias l’ha fatto mettendoci sotto gli occhi una realtà che molti vorrebbero restasse sconosciuta, nel libro La distruzione dei templi.
Quello che segue è un estratto del libro di Rasias apparso sul sito della Congregazione degli Ellenici:
“Anno 314 – Immediatamente dopo la sua piena legalizzazione, la chiesa cristiana attacca i pagani: il concilio di Ancirra denuncia il culto della Dea Artemide.
Anno 324 – L’imperatore Costantino dichiara il cristianesimo come l’unica religione ufficiale dell’impero romano. In Didima, in Asia minore, viene saccheggiato l’oracolo del Dio Apollo e i sacerdoti pagani vengono torturati sino alla morte. I pagani vengono allontanati dal Monte Athos e sono distrutti tutti i templi greci del luogo.
Anno 326 – L’imperatore Costantino, seguendo le istruzioni di sua madre Elena, distrugge il tempio del Dio Asclepio in Aigeai, in Cilicia e molti templi della Dea Afrodite in Gerusalemme, Afaka, Mambre, Feniciea, Baalbek, ecc.
Anno 330 – L’imperatore Costantino ruba i tesori e le statue dei templi pagani della Grecia per decorare la Nuova Roma, Costantinopoli, la nuova capitale dell’impero.
Anno 335 – L’imperatore Costantino saccheggia molti templi Pagani dell’Asia Minore e della Palestina e ordina l’esecuzione per crocifissione di “tutti i maghi e indovini”. Viene martirizzato il filosofo neoplatonico Sopatrus.
Anno 341 – L’imperatore Flavio Giulio Costanzo perseguita “tutti gli indovini e gli ellenici”. Molti pagani greci sono imprigionati o giustiziati.
Anno 346 – Nuove persecuzioni su larga scala contro i pagani di Costantinopoli. Viene bandito il famoso oratore Libanius, accusato di essere un “mago”.
Anno 353 – Un decreto di Costanzo ordina la pena di morte per tutti coloro che pratichino sacrifici e idolatria.
Anno 354 – Un nuovo decreto ordina la chiusura di tutti i templi pagani. Alcuni di questi sono profanati e trasformati in bordelli o sale da gioco. Sono giustiziati molti sacerdoti pagani.
Anno 354 – Un nuovo editto di Costantino ordina la distruzione dei templi pagani e l’esecuzione di tutti gli idolatri. Primi roghi di biblioteche in varie città dell’impero. Le prime fabbriche di cemento vengono costruite vicino ai templi pagani chiusi. La gran parte delle sacre architetture dei pagani vengono ridotte a calcinacci.
Anno 357 – Costantino proibisce tutti i metodi di divinazione, compresa l’astrologia.
Anno 359 – In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l”esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell’Impero.
Anno 361 fino al 363 – La tolleranza religiosa e la restaurazione dei culti pagani sono nuovamente dichiarate a Costantinopoli, il 1° dicembre 361, dall’imperatore Flavio Claudio Giuliano.
Anno 363 – Assassinio dell’imperatore Giuliano (26 giugno).
Anno 364 – L’imperatore Flavio ordina di bruciare la biblioteca di Antiochia.
Anno 364 – Un editto imperiale, dell’11 settembre, ordina la pena di morte per tutti i pagani che praticano il culto antico degli Dei ancestrali o praticano la divinazione (“sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas”). Tre decreti differenti (4 febbraio, 9 settembre, 23 dicembre) ordinano la confisca di tutte le proprietà dei templi pagani, punendo con la pena di morte tutti coloro che praticano rituali pagani, inclusi quelli fatti privatamente.
Anno 365 – Un decreto imperiale, del 17 novembre, proibisce ai funzionari pagani di comandare i soldati cristiani.
Anno 370 – L’imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell’Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l”ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell’Impero dell’est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.
Anno 372 – L’imperatore Valente ordina al governatore dell’Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere.
Anno 373 – Nuova proibizione di tutti i metodi di divinazione. Il termine “pagano” è introdotto dai cristiani per disprezzare i gentili.
Anno 375 – Si chiude il tempio del Dio Asclepio nell’Epidauro, in Grecia.
Anno 380 – Il 27 febbraio, un editto dell’imperatore Flavio Teodosio converte il cristianesimo in religione esclusiva dell’Impero Romano, proclamando: “tutte le nazioni che sono soggette alla nostra clemenza e moderazione devono continuare a praticare la religione che fu introdotta ai romani dal divino apostolo Pietro”. I non cristiani sono definiti “ripugnanti, eretici, stupidi e ciechi”. In un altro decreto Teodosio chiama “insani” tutti quelli che non credono nel Dio cristiano e proibisce discrepanze nei confronti dei dogmi della chiesa. Ambrosio, vescovo di Milano, comincia a distruggere tutti i templi della sua zona. I preti cristiani istigano e spingono il popolo a ribellarsi contro il tempio della Dea Demetra, in Eleusi e tentano di linciare i sacerdoti pagani Nestorius e Priskus. Il sacerdote pagano Nestorius mette fine ai Misteri Eleusini e annuncia la predominanza dell’oscurità mentale sopra la razza umana.
Anno 381 – Il 2 maggio, Teodosio priva di tutti i loro diritti i cristiani che tornano a praticare la religione pagana. In tutta la parte orientale dell’Impero si saccheggiano o si bruciano i templi e le biblioteche pagane. Il 21 dicembre, Teodosio proibisce anche la semplice visita ai templi ellenici. A Costantinopoli il tempio della Dea Afrodite diventa un bordello, mentre il tempio di Helios e Artemide una stalla.
Anno 382 – “Hellelu-jah”, Gloria a Yawe, si impone nelle messe cristiane.
Anno 384 – L’imperatore Teodosio ordina al prefetto pretoriano Maternus Cynegius, un devoto cristiano, di cooperare con i vescovi locali e distruggere i templi dei pagani nel nord della Grecia e in Asia Minore.
Anno 385 fino al 388 – Maternus Cynegius, animato dalla sua fanatica sposa e dal vescovo (Santo) Marcellus, percorre con le sue bande tutto il paese, sequestrando e distruggendo cento templi ellenici, santuari e altari. Tra questi fu distrutto il tempio di Odessa, il Cabeireion di Imbros, il tempio di ZEUS ad Apamea, il tempio di Apollo a Dydima e tutti i templi di Palmyra. Migliaia di innocenti pagani in tutto l”Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis.
Anno 386 – L’imperatore Teodosio proibisce, il 16 giugno, il restauro dei templi pagani saccheggiati.
Anno 388 – Per volontà di Teodosio si proibiscono i dibattiti pubblici sui temi religiosi. Il vecchio oratore Libanius spedisce una famosa Epistola “Pro Templis” a Teodosio, con la speranza che quei pochi templi ellenici rimasti vengano rispettati e risparmiati.
Anno 389 fino al 390 – Si proibiscono tutte le feste che non rientrano nei calendari cristiani. Orde di eremiti fanatici, provenienti dal deserto, invadono le città del Medio Oriente e dell’Egitto distruggendo statue, altari, biblioteche, templi e linciando i pagani. Teofilo, patriarca di Alessandria, da inizio ad una dura persecuzione contro i pagani, converte il tempio di Dionisio in una chiesa cristiana, brucia il Mithraeum della città, distrugge il tempio di Zeus e schernisce i sacerdoti pagani prima di farli lapidare, mentre la popolazione cristiana profana le immagini di culto.
Anno 391 – Il 24 febbraio, un nuovo decreto di Teodosio non solo proibì la visita ai templi pagani, ma impose anche di guardare le statue deturpate. Nuove e terribili persecuzioni per tutto l”Impero. In Alessandria i pagani, liberati dal filosofo Olympius, organizzano una rivolta e dopo alcuni scontri si rinchiudono nel tempio fortificato del Dio Seraphide (il Serapeion). Dopo un violento assedio, i cristiani prendono l’edificio, lo distruggono, bruciano la sua famosa biblioteca e profanano le immagini di culto.
Anno 392 – L’8 novembre, l’imperatore Teodosio proibisce tutti i rituali non cristiani e li chiama “superstizioni dei Gentili” (gentilicia superstitio). Nuova persecuzione su grande scala contro i pagani. I Misteri di Samotracia sono proibiti e vengono assassinati i sacerdoti pagani. A Cipro il vescovo locale (San) Epifanio e (San) Tychon distruggono quasi tutti i templi dell’isola e sterminano migliaia di pagani. I misteri locali della Dea Afrodite vengono censurati. Nell’editto di Teodosio si dichiara: “quelli che non ubbidiranno al padre Epifanio non avranno diritto di vivere in quest’isola”. I pagani si rivoltano contro l’imperatore e la Chiesa a Petra, Aeropolis, Rafia, Gaza, Baalbek e altre città del Medio Oriente.
Anno 393 – Si proibiscono i Giochi di Pythian, i Giochi di Aktia e i Giochi Olimpici considerati come parte dell’idolatria ellenica. I cristiani saccheggiano i templi di Olympia.
Anno 395 – Due nuovi decreti, del 22 luglio e del 7 Agosto, causano nuove persecuzioni contro i pagani. Rufinus, l’eunuco Primo ministro dell’imperatore Flavius Arcadius, dirige le sue orde di battezzati goti, guidati da Alarico, in Grecia. Animati dai monaci cristiani, i barbari saccheggiano e bruciano molte città (Dion, Delphi, Megara, Corinto, Pheneos, Argos, Nemea, Lycosoura, Sparta, Messene, Phigaleia, Olympia, ecc), massacrano o schiavizzano innumerevoli pagani ellenici e diroccano tutti i Templi. Bruciano il Santuario di Eleusi e bruciano vivi tutti i sacerdoti pagani, incluso il sacerdote Mithras Hilarius.
Anno 396 – Il 7 dicembre, un nuovo decreto dell’imperatore Arcadius ordina che il paganesimo sia trattato come atto di alto tradimento. Vengono incarcerati i pochi sacerdoti pagani rimasti.
Anno 397 – “Demoliteli!”. L’imperatore Flavio Arcadius ordina la demolizione di tutti i templi pagani rimasti ancora in piedi.
Anno 398 – Il Quarto Concilio Ecclesiastico di Cartagine proibisce a tutti, inclusi i vescovi cristiani, lo studio dei libri pagani. Porfirius, vescovo di Gaza, demolisce quasi tutti i templi pagani della città, eccetto nove di loro che rimangono attivi.
Anno 399 – Con un nuovo editto, del 13 giugno, l’imperatore Flavio Arcadius ordina la distruzione immediata di tutti i templi pagani principalmente nelle zone rurali.
Anno 400 – Il vescono Nicetas distrugge l’oracolo del Dio Dionisio a Vesai e battezza tutti i pagani di quell’area.
Anno 401 – A Cartagine la popolazione cristiana lincia i pagani e distrugge templi e idoli. Anche a Gaza il vescovo locale, (Santo) Porfirio, ordina ai suoi seguaci il linciaggio dei pagani e la demolizione dei nove templi rimasti attivi in città. Il quindicesimo Concilio di Calcedonia ordina la scomunica dei cristiani che mantengono buone relazioni con i loro parenti pagani.
Anno 405 – Giovanni Crisostomo invia le sue orde di monaci vestiti di grigio e armati con mazze e bastoni di ferro a distruggere gli idoli di tutte le città della Palestina.
Anno 406 – Giovanni Crisostomo raccoglie fondi con l”aiuto delle ricche mogli cristiane per finanziare la distruzione dei templi ellenici. Ad Efeso si ordina la distruzione del famoso tempio della Dea Artemide. A Salamis, a Cipro, il “Santo” Ephiphanius e Eutychius continuano la persecuzione dei pagani e la distruzione dei loro templi e santuari.
Anno 407 – Un nuovo decreto proibisce una volta per tutte gli atti di qualsiasi culto non cristiano.
Anno 408 – L’imperatore dell’Impero occidentale Onorius e l’imperatore dell’impero d’oriente Arcadius, ordinano che tutte le sculture dei templi pagani siano distrutte o confiscate, proibendo anche il possesso privato di qualsiasi scultura pagana. I vescovi locali dirigono nuove e dure persecuzioni contro i pagani e si ardono al rogo i loro libri. Si perseguitano anche i giudici che mostrano pietà per i pagani. (San) Augustine massacra centinaia di protestanti pagani a Calama, in Algeria.
Anno 409 – Ancora una volta un decreto ordina che si castighi con la pena di morte chi pratica l”astrologia e ogni altro metodo divinatorio.
Anno 415 – Ad Alessandria la popolazione cristiana, animata dal vescovo Cirillo, a pochi giorni dalla pasqua giudaico-cristiana, attacca e martirizza, tagliandone il corpo a pezzi, la famosa e bella Filosofa Hypatia (Ipazia di Alessandria). I pezzi del suo corpo, portati per le vie di Alessandria dai cristiani della città, vengono bruciati insieme ai suoi libri nella piazza chiamata Cynaron. Il 30 agosto cominciano nuove persecuzioni contro tutti i sacerdoti pagani del nord Africa, che finiscono crocifissi o bruciati vivi.
Anno 416 – L’Inquisitore Hypatius, chiamato “La spada di Dio”, stermina gli ultimi pagani di Bithynia. A Costantinopoli, il 7 dicembre, vengono dimessi tutti gli ufficiali dell’esercito, gli impiegati pubblici e i giudici non cristiani.
Anno 423 – L’imperatore Teodosio II dichiara, l”8 giugno, che la religione dei pagani non è altro che “il culto del demonio” e ordina che tutti coloro che insistono nel seguirla e nel praticarla vengano castigati con il carcere e la tortura.
Anno 429 – Viene saccheggiato il tempio della Dea Atene (Parthenon) sull’omonima Acropoli. Si perseguitano i pagani ateniensi.
Anno 435 – Il 14 novembre un nuovo editto dell’imperatore Teodosio II ordina la pena di morte per gli “eretici” e i pagani dell’Impero. Si proclama che l”unica religione legale è il cristianesimo.
Anno 438 – L’imperatore Teodosio II emette un nuovo decreto, il 31 gennaio, contro i pagani, considerando la loro “idolatria” causa della recente peste.
Anno 440 fino al 450 – I cristiani demoliscono tutti i monumenti, gli altari e i templi di Atene, Olympia e altre città greche.
Anno 448 – Teodosio II ordina che si brucino tutti i libri non cristiani.
Anno 450 – Vengono demoliti tutti i templi di Afrodite, città della Dea Afrodite, e si bruciano tutte le librerie della città che è rinominata Stavroupolis (Città della Croce).
Anno 451 – Un nuovo decreto dell’imperatore Teodosio II, del 4 novembre, riafferma che l”idolatria deve essere castigata con la morte.
Anno 457 fino al 491 – Persecuzioni sporadiche contro i pagani nella parte orientale dell’Impero. Tra i giustiziati ci sono il medico Jacobus e il filosofo Gessius. Vengono torturati e incarcerati Severianus, Herestios, Zosimus, Isidorus e altri. Il predicatore cristiano Conon e i suai seguaci sterminano gli ultimi pagani dell’isola Imbros, nel nord est del Mar Egeo. Sono giustiziati a Cipro gli ultimi adoratori di Zeus Lavranius.
Anno 482 fino al 488 – Vengono sterminati la maggior parte dei pagani dell’Asia minore, a causa di una disperata rivolta contro l”Imperatore e la Chiesa.
Anno 486 – Molti sacerdoti pagani che erano rimasti in clandestinità vengono scoperti, arrestati, scherniti, torturati e giustiziati ad Alessandria.
Anno 515 – Il battesimo diventa obbligatorio anche per quelli che si dichiarano già cristiani. L’imperatore di Costantinopoli, Anastasius, ordina il massacro dei pagani nella città araba di Zoara e la demolizione del tempio locale del Dio Theandrites.
Anno 528 – L’imperatore Jutprada (Giustiniano) proibisce i giochi olimpici sostituiti da quelli di Antiochia. Ordina l’esecuzione – tramite il rogo, la crocifissione o lo smembramento mediante artigli di ferro – di tutti coloro che praticano “la stregoneria, la divinazione, la magia o l”idolatria” e proibisce tutti gli insegnamenti dei pagani affermando: “”è una sofferenza davanti alle insane bestemmie degli ellenici”.
Anno 529 – L’imperatore Giustiniano chiude l’Accademia di Filosofia di Atene, dove aveva insegnato Platone, e confisca le sue proprietà.
Anno 532 – L’inquisitore Ioannis Asiacus, un monaco fanatico, dirige una crociata contro i pagani dell’Asia minore.
Anno 542 – L’imperatore Giustiniano permette all’inquisitore Ioannis Asiacus di convertire i pagani di Phrygia, Caria e Lydia, nell’Asia Minore. In 35 anni, 99 chiese e 12 monasteri furono edificati sopra i resti dei templi pagani distrutti.
Anno 546 – Centinaia di pagani sono condannati a morte a Costantinopoli dall’inquisitore Ionnis Asiacus.
Anno 556 – L’imperatore Giustiniano ordina al terribile inquisitore Amantius di andare ad Antiochia per arrestare, trovare e sterminare gli ultimi pagani della città e distruggere tutte le biblioteche private.
Anno 562 – Arresti di massa, torture ed esecuzioni dei pagani ellenici ad Atene, Antiochia, Palmira e Costantinopoli.
Anno 578 fino al 582 – I cristiani torturano e crocifiggono i pagani ellenici in tutta la parte orientale dell’Impero e sterminano gli ultimi pagani di Heliopolis (Baalbek).
Anno 580 – Gli inquisitori cristiani attaccano un tempio segreto di Zeus ad Antiochia. Il Sacerdote del tempio si suicida e vengono arrestati il resto dei pagani presenti. Tutti i prigionieri, incluso il vice governatore Anatolius, sono torturati e mandati a Costantinopoli per comparire in giudizio. Là vengono condannati a morte e dati in pasto ai leoni, tuttavia nel vedere che i feroci animali non erano intenzionati ad attaccare i condannati, vennero poi crocifissi. I cadaveri furono trascinati per le strade e lasciati poi senza alcun tipo di sepoltura tra le immondizie.
Anno 583 – Nuova persecuzione contro i pagani ellenici da parte dell’Imperatore Mauricius.
Anno 590 – In tutta la zona orientale dell’Impero gli “accusatori cristiani” scoprono cospirazioni pagane. Nuove tormentate torture ed esecuzioni.
Anno 692 – Il Concilio di Costantinopoli proibisce le restanti celebrazioni pagane/dionisiache come le Calende, Brumalia, Anthesteria, etc.
Anno 804 – I pagani ellenici di Mesa Mani (Cape Tainaron, Lakonia, Grecia) resistono con successo al tentativo di Tarasius, patriarca di Costantinopoli, di convertirli al cristianesimo.
Anno 850 fino all’860 – Conversione violenta degli ultimi pagani ellenici di Mesa Mani da parte dell’armeno (San) Nikon” (3).

Non solo i seguaci del “mite agnello redentore” si sono dimostrati a tutti gli effetti delle belve feroci, ma bisogna notare le ultime date di questo elenco: 850-860 E. V.: siamo a quasi un millennio dalla presunta incarnazione. Se è occorso tanto tempo, questo significa che non stiamo parlando di una dottrina che ha conquistato il mondo allora conosciuto con la “pura luce” della sua veridicità ed evidenza, ma dell’operazione di sradicamento di una cultura che ha resistito come ha potuto nonostante la ferocia fanatica dei suoi persecutori.

Dopo la caduta dell’impero romano, conseguenza diretta di questo sradicamento, la cristianizzazione dell’Europa fuori dagli antichi confini imperiali è proceduta esattamente nello stesso modo, con la violenza più spietata: le campagne carolinge contro i Sassoni, quelle dell’ordine teutonico contro gli Slavi, la crociata contro gli Albigesi e via dicendo: massacri, incendi, saccheggi, riduzione in schiavitù di intere popolazioni, sono stati questi gli argomenti più usati nei sermoni con cui l’Europa è stata convertita. Poi sono arrivati l’inquisizione, i roghi degli eretici, delle cosiddette streghe. Il cristianesimo ha conquistato il controllo dell’Europa con i metodi di un esercito invasore e l’ha mantenuto con quelli di un esercito occupante, comunque e sempre un nemico, un nemico mortale di ciò che noi siamo.

A mio parere, quindi, non c’è nessun mistero, solo una parte essenziale della nostra storia che hanno sempre cercato di nasconderci e/o di raccontarci in maniera falsata.

Fabio Calabrese

NOTE
(1) Rivolto a Silvano Lorenzoni in occasione della presentazione del suo libro “La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi” di cui l’autore ha curato la presentazione
(2) Vasile Florescu: La retorica nel suo sviluppo storico, Il Mulino, Bologna 1971, pag. 65.
(3) Vlasis Rasias: La distruzione dei templi, estratto dal sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006.

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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » mar mar 03, 2015 8:32 pm

I 600 protagonisti della nostra civiltà di verità e libertà, laica e liberale, dalle radici greche, romane, cristiane ed illuministe

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Buongiorno amici! 600 persone hanno affollato ieri il Teatro Manzoni a Milano per rivendicare il dovere di conoscere la verità del Corano e il diritto di poterla proclamare in libertà all'insegna del detto evangelico "conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi".

È stato uno stato straordinario successo di tanta gente che ha detto "Basta paura", "Basta mistificazione della realtà", "Basta dittatura del relativismo religioso" che legittima Allah, l'islam, il Corano e Maometto a prescindere dalla loro incompatibilità con i valori che sostanziano l'essenza della nostra comune umanità: la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra le persone, la libertà di scelta.

Bravissimo e coraggiosissimo il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, per la gestione magistrale del dibattito. Edoardo Sylos Labini ha ideato, diretto e condotto lo "spettacolo", fatto anche di video, testi recitati tra cui versetti coranici e il sublime "All'Italia" di Leopardi, le musiche dell'Aida di Verdi e lo sventilio del tricolore il cui messaggio è forte e chiaro: noi italiani non ci arrendiamo né ai tagliagole dell'Isis né ai taglialingue dei Fratelli Musulmani, noi uomini e donne amanti della verità e fieri della libertà non rinunciano alla nostra civiltà ed ad essere pienamente noi stessi a casa nostra.

I 600 testimoni di fede e ragione hanno voluto riscattare l'aggressione sferrata al Benedetto XVI di Ratisbona, quando il 12 settembre 2006 il Papa fu attaccato pesantemente da tutti i paesi islamici e fu criticato diffusamente da quest'Europa sempre più scristianizzata.

I 600 uomini e donne che amano l'Italia di valori e regole hanno voluto riscattare la vergogna con cui fu ignorata e vilipesa Oriana Fallaci alla sua morte che, per un segno del destino, avvenne tre giorni dopo Ratisbona, il 15 settembre 2006.

I 600 protagonisti della nostra civiltà di verità e libertà, laica e liberale, dalle radici greche, romane, cristiane ed illuministe, hanno voluto condividere l'impegno assunto recentemente da Alessandro Sallusti e Il Giornale contro la strategia dei terroristi taglialingue nostrani che vorrebbero accreditare il reato di islamofobia e che reprimono i difensori della nostra civiltà perseguitandoli con la "guerra santa islamica" attraverso i tribunali (Jihad by Court).

Da ieri l'Italia è cambiata. Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta (anche a dispetto della mia lombosciatalgia acuta!). Insieme ce la faremo!

Greghi, romani, ebrei, arabi, basta!

Naltri veneti come ła gran parte de łi ouropei no desendemo dai romani o dai greghi;
ła gran parte de łi cristiani d'Ouropa e del mondo no łi desende da łi ebrei Abramo e Ixaco;
ła gran parte de łi musulmani del mondo no łi desende da łi ebrei Abramo e Ixmaeł e gnanca da łi arabi de Maometo;
co sti greghi, romani, ebrei e arabi łi ne gà ensemenio łi çervełi e ła cosiensa, łi ne ga falbà l'edentetà e ła storia;
basta demoghe on tajo!

Dio no parla de prefarensa el grego, el latin, l'aramaego o l'arabo, Dio el parla tute łe łengoe de łi omani sensa descremenarghene ona.
Dio no lè coeło domestegà da łi ebrei e da łi arabi e łi Dei no łi xe lomè coełi de łi greghi e de łi romani.


Basta co sti ołigopołari de Dio, de łi dei e del divin!
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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » ven mag 01, 2015 8:08 am

Na conta sol DNA
viewtopic.php?f=134&t=1542


???
Gli europei hanno origine da tre antiche "tribù"

Un'analisi del patrimonio genetico di migliaia di europei ridisegna il nostro albero genealogico: noi europei arriviamo tutti da tre popolazioni: gli agricoltori del Medioriente, i cacciatori autoctoni e i siberiani del nord della Russia.

http://www.focus.it/scienza/scienze/gli ... w.facebook

Sono tre 3 le antiche popolazioni che si sono fuse tra loro a dare origine alla maggior parte degli europei dei nostri giorni.

1) Oltre ai cacciatori europei originari dell’Europa,
2) e ai gruppi di agricoltori che sono giunti dal vicino Medioriente,
3) un altro gruppo di popolazioni siberiane migrò in Europa per fondersi con le altre “tribù”.

A queste conclusioni è giunta una ricerca pubblicata su Nature che si basa sull'analisi del patrimonio genetico degli europei e che dipinge un quadro più complesso di quel che si immaginava finora.

DALLA SIBERIA IN EUROPA E IN AMERICA.
Sembra che la popolazione che arrivò dalle steppe dell’Eurasia giunse in Europa circa 7.000 anni anni, qualche tempo dopo la diffusione dell’agricoltura. A questo gruppo originario della Siberia appartenevano anche gli antenati dei nativi americani.

Il tutto sembra incredibile, ma secondo David Reich della Harvard Medical School che ha realizzato lo studio, i dati statistici sulle analisi del DNA parlano fin troppo chiaro. Spiega il ricercatore: «Non ci sarebbe dubbi sul fatto che gli europei dei nostri giorni siano discendenti di una popolazione europea già presente a cui se ne aggiunse un’altra non- euroasiatica. E sembra chiaro che alcuni membri di tale popolazione contribuirono a colonizzare le Americhe più di 15.000 anni fa, mentre altri sono migrati in Europa».
Le tre popolazioni giunte in Europa nel passato e da cui hanno avuto origine gli europei dei nostri giorni.

L’ipotesi di Reich è suffragata dal fatto che prima della sua analisi altri ricercatori avevano scoperto che esisteva una sorta di lacuna nell’immaginare che la popolazione europea fosse derivata solo dai locali cacciatori-raccoglitori giunti probabilmente in Europa circa 75.000 anni fa, che si erano fusi con gli agricoltori del Medioriente, arrivati 8-10.000 anni or sono. Sembrava che ci fosse una popolazione “fantasma” oltre a queste due, di cui però non si avevano prove.

SIAMO SIBERIANI AL 20%.
Poi è giunta la scoperta di due scheletri portati alla luce in Siberia risalenti rispettivamente a 24.000 e 17.000 anni or sono il cui DNA mostra affinità con gli europei e nordamericani. Successive analisi, che hanno preso in considerazione il DNA di oltre 2.000 persone di 203 popolazioni attuali e 9 scheletri del passato hanno trasformato quella popolazione fantasma nei siberiani scesi in Europa.

In ogni caso il patrimonio genetico dei siberiani interessa quello degli europei attuali per non più del 20%, anche se per i lituani arriva anche al 50%. Secondo i ricercatori comunque, il quadro potrebbe essere ancora più complesso, ma per esserne certi ci vogliono ulteriori ricerche.
22 Settembre 2014 | Luigi Bignami
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Re: Storia e raixe ouropee

Messaggioda Berto » dom feb 21, 2016 4:26 pm

Iron Age and Anglo-Saxon genomes from East England reveal British migration history
http://www.nature.com/ncomms/2016/16011 ... 10408.html

Researchers create genetic map of the British Isles
http://www.medievalists.net/2015/03/19/ ... tish-isles

Genomic signals of migration and continuity in Britain before the Anglo-Saxons
http://www.nature.com/ncomms/2016/16011 ... 10326.html
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