Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » sab nov 04, 2017 11:13 pm

No all'Europa che viola i Diritti Umani degli indigeni e dei popoli europei
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No all'Europa che viola i Diritti Umani degli indigeni e dei popoli europei e che sostiene la Spagna che tortura i catalani e che sostiene i nazisti maomettani che perseguitano e sterminano i cristiani e gli europei
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La Spagna tortura i catalani.

Ministri catalani arrestati, spogliati nudi, ammanettati con le mani dietro la schiena e costretti ad ascoltare l'inno spagnolo.
Esposados por la espalda, el himno de España, y desnudos
03/11/2017

http://www.elnacional.cat/es/politica/e ... 7_102.html

El abogado de Carles Puigdemont en Barcelona y de los consellers del PDeCAT, Alonso Cuevillas, ha denunciado que los miembros del Govern encarcelados sufrieron ayer un trato denigrante por parte de la policía española cuando los trasladaron a prisión. Ha explicado que los esposaron por detrás y que durante el trayecto en furgoneta les pusieron el himno de España sonando en un móvil, mientras hacían comentarios del estilo "os vais a enterar".

Cuevillas ha añadido a TV3 que a dos de los consellers hasta los obligaron a desnudarse, como se hace en el caso de delincuentes peligrosos por si esconden algún objeto punzante o droga. El abogado ha concluido que el president Puigdemont ha hecho muy bien de refugiarse en Bélgica y de denunciar la falta de garantías de la Justicia española.


Riconoscere la Catalogna, boicottare la Spagna e comprare solo prodotti catalani
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Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna
viewtopic.php?f=117&t=390


L’Europa che cancella il Cristianesimo e promuove l’Islam
04 novembre 2017

http://www.opinione.it/esteri/2017/11/0 ... -di-parigi

Qualche giorno fa, alcuni dei più importanti intellettuali europei – tra i quali il filosofo britannico Roger Scruton, l’ex ministro polacco dell’Istruzione Ryszard Legutko, lo studioso tedesco Robert Spaemann e il francese Rémi Brague, docente alla Sorbona – hanno firmato la “Dichiarazione di Parigi”. Nel loro ambizioso manifesto, hanno respinto “la fasulla Cristianità di diritti umani universali” e “[l’] utopistica crociata pseudo-religiosa votata a costruire un mondo senza confini”. Piuttosto, hanno invocato un’Europa basata sulle “radici cristiane”, che s’ispiri alla “tradizione classica” e bocci il multiculturalismo: “I padrini dell’Europa falsa sono stregati dalle superstizioni del progresso inevitabile. Credono che la Storia stia dalla loro parte, e questa fede li rende altezzosi e sprezzanti, incapaci di riconoscere i difetti del mondo post-nazionale e post-culturale che stanno costruendo. Per di più, ignorano quali siano le fonti vere del decoro autenticamente umano cui peraltro tengono caramente essi stessi, proprio come vi teniamo noi. Ignorano, anzi ripudiano le radici cristiane dell’Europa. Allo stesso tempo, fanno molta attenzione a non offendere i musulmani, immaginando che questi ne abbracceranno con gioia la mentalità laicista e multiculturalista”.

Nel 2007, riflettendo sulla crisi culturale del continente, Papa Benedetto XVI disse che l’Europa sta “dubitando della sua stessa identità”. Nel 2017, l’Europa ha fatto qualcosa in più: creare un’identità post-cristiana pro Islam. Le sedi istituzionali e i musei ufficiali dell’Unione europea in realtà stanno cancellando il Cristianesimo e accogliendo l’Islam. Uno di questi musei ufficiali che di recente è stato aperto dal Parlamento europeo, la “Casa della storia europea”, è costato 56 milioni di euro. L’idea era quella di creare una narrativa storica del Dopoguerra costruita attorno al messaggio pro-Ue di unificazione. L’edificio è un bellissimo, esempio di Art Deco a Bruxelles. Ma come ha scritto lo studioso olandese Arnold Huijgen, la casa comune europea è culturalmente “vuota”: “Sembra che la Rivoluzione francese abbia dato vita all’Europa, sembra che non ci sia nulla prima della Rivoluzione. Viene data grande importanza al Codice Napoleonico e alla filosofia di Karl Marx, mentre la schiavitù e il colonialismo sono considerati i lati più oscuri della cultura europea. (...) Ma la cosa più incredibile della Casa è che, per quanto riguarda la narrativa, è come se la religione non esistesse. Di fatto è come se non fosse mai esistita e non avesse mai influenzato la storia del continente. (...) Non si tratta più di laicismo europeo che combatte la religione cristiana, viene semplicemente ignorato ogni aspetto religioso della vita”.

La burocrazia di Bruxelles ha anche cancellato le radici cattoliche della sua stessa bandiera, dodici stelle che simboleggiano gli ideali dell’unità, della solidarietà e dell’armonia tra i popoli dell’Europa. È stata disegnata dall’artista cattolico francese Arséne Heitz, che pare si sia ispirato all’iconografia della Vergine Maria. Ma nella versione ufficiale dell’Unione europea sulla bandiera non c’è traccia delle radici cristiane. Il dipartimento monetario ed economico della Commissione europea ha persino ordinato alla Slovacchia di ridisegnare le sue monete commemorative eliminando i santi cristiani Cirillo e Metonio. Non si fa una sola menzione al Cristianesimo nella bozza abortita di 75mila parole della Costituzione europea. Il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière, membro dell’Unione cristiano-democratica, il partito della cancelliera Angela Merkel, ha proposto di recente di introdurre le festività islamiche. “Perché non si dovrebbe pensare di introdurre una festività islamica in parti del paese dove vivono molti musulmani?”, egli ha detto.

“La sottomissione sta avanzando”, ha replicato Erika Steinbach, già autorevole presidente della federazione che rappresenta i tedeschi espulsi da vari paesi dell’Europa orientale durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Beatrix von Storch, una dei leader di Alternativa per la Germania, (AfD), ha laconicamente twittato: “No no no!”.

La proposta di De Maizière dimostra che quando si tratta di Islam, il laicismo europeo ufficiale “post-cristiano“ è semplicemente latitante. Poche settimane fa, a Bruxelles è stata ospitata una mostra finanziata dall’Unione europea e intitolata “l’Islam è anche la nostra storia!”. L’esposizione traccia l’impatto dell’Islam in Europa. Un comunicato ufficiale afferma quanto segue: “La prova storica mostrata in questa esposizione – la realtà di un’antica presenza musulmana in Europa e l’interazione complessa fra due civiltà che hanno lottato l’una contro l’altra ma che si sono compenetrate a vicenda – sottende un impegno educativo e politico: aiutare gli europei musulmani e non musulmani a comprendere meglio le loro radici culturali comuni e a coltivare la loro cittadinanza condivisa”.

Isabelle Benoit, una storica che ha contribuito a ideare la mostra, ha dichiarato ad Ap: “Vogliamo rendere chiaro agli europei che l’Islam è parte della civiltà europea e che non è un’importazione recente, ma ha radici che risalgono a tredici secoli”.

L’istituzione ufficiale europea ha voltato le spalle al Cristianesimo. L’establishment sembra essere ignaro di quanto il continente e la sua popolazione continuino a dipendere dall’orientamento morale dei suoi valori umanitari, specialmente in un momento in cui l’Islam radicale ha lanciato una sfida di civiltà all’Occidente. “È semplicemente un problema di ‘pieno’ e di ‘vuoto’”, scrive Ernesto Galli della Loggia su Il Corriere della Sera. “È impossibile non considerare che mentre dietro il ‘pieno’ si stagliano i profili di due grandi tradizioni teologico-politiche - quella dell’ortodossia russa della Terza Roma da un lato, e quella dell’Islam dall’altro - dietro il ‘vuoto’, invece, c’è solo la progressiva evanescenza della coscienza cristiana dell’Occidente europeo”.

Ecco perché è difficile capire la “logica” alla base dell’animosità ufficiale europea nei confronti del Cristianesimo e la sua attrazione per un Islam essenzialmente totalitario. L’Europa potrebbe essere tranquillamente laicista senza essere ferocemente anti-cristiana. È più facile capire perché migliaia di polacchi hanno partecipato a una manifestazione di massa lungo i confini del loro paese per protestare contro “la laicizzazione e l’influenza dell’Islam”, che è esattamente la linea dell’assurdo credo ufficiale dell’Ue. Durante la Seconda guerra mondiale gli Alleati evitarono di bombardare Bruxelles, perché doveva essere il luogo della rinascita europea. Se l’élite europea continuerà con questo rifiuto culturale della propria cultura giudaico-cristiana e umanistica, la città potrebbe essere la sua tomba.

(*) Gatestone Institute

(**) Nella foto: La Commissione europea ha ordinato alla Slovacchia di ridisegnare le sue monete commemorative eliminando i Santi cristiani Cirillo e Metonio (fonti dell’immagine: Moneta – Commissione europea; Bratislavia, Slovacchia - Frettie/Wikimedia Commons).



Magdi Cristiano Allam - L'Europa sdogana il terrorismo e si sottomette all'islam
Il Giornale, 17 settembre 2017

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 2106044039

Il fatto che l'attentato alla metropolitana di Londra di venerdì 15 settembre, tramite un ordigno esplosivo che a causa del malfunzionamento ha provocato «solo» 29 feriti, oltretutto «non gravi», ha determinato la scelta dei politici di mantenere un basso profilo e della stampa di non riservargli il titolo di apertura che sarebbe stato certo qualora ci fossero stati dei morti.
Significa che ormai il terrorismo islamico viene equiparato alla criminalità comune e, così come accade con i fatti di cronaca, il rilievo della notizia è subordinato all'ammontare delle vittime e all'entità dei danni. È come se fosse stato politicamente e mediaticamente sdoganato, concepito come un fatto ordinario della nostra vita, una realtà eversiva a cui dobbiamo rassegnarci.
La verità è che non si tratta di una scelta consapevole ma di un atto che quest'Europa sta subendo perché, di fatto, più che delle bombe ha paura della reazione dei musulmani, e ancor di più, di guardare in faccia la realtà dell'islam. Lo si tocca con mano dall'estrema prudenza, per non dire reticenza, con cui si ammette la matrice islamica degli attentati, senza mai palesare il concetto di «terrorismo islamico». E dalla fretta ossessiva con cui si assolve incondizionatamente l'islam reiterando la tesi del tutto ideologica secondo cui «nessuna religione legittima il terrorismo». In parallelo si esibisce il teatrino dell' «islam moderato», sollecitando gli imam e le cosiddette «comunità islamiche» a condannare genericamente «il terrorismo».
In cambio quest'Europa ha già legittimato acriticamente l'islam come religione. Così come promuove l'islamizzazione del proprio territorio favorendo la crescita demografica dei musulmani, consentendo la proliferazione di moschee, scuole coraniche, tribunali sharaitici, enti assistenziali e finanziari islamici, codificando il reato di «islamofobia». Infine assiste inerte alla scalata dei cittadini musulmani alle istituzioni pubbliche anche se si tratta di integralisti che sfruttano la democrazia per imporre la sharia.
Tornando all'attentato alla metropolitana di Londra, è del tutto evidente che la sua finalità non è militare ma psicologica. Nessuno potrebbe illudersi che l'Europa possa essere sconfitta massacrando dieci, cento o mille europei. Ma il terrorismo islamico ritiene di poterci sconfiggere nel momento in cui la paura sarà a tal punto radicata in ciascuno di noi che finiremo per subire senza reagire, per sottometterci all'islam senza combattere.
Ebbene se ad ogni attentato noi legittimiamo sempre di più l'islam e consolidiamo il potere di imam, moschee, finanza e rappresentanti islamici in seno alle nostre istituzioni, di fatto il terrorismo islamico emerge come la causa principale del loro successo. Dobbiamo prendere atto che il terrorismo islamico è funzionale alla crescita dell'islamizzazione dell'Europa per via democratica. Di questo passo l'Europa che annuncerà di aver sconfitto il terrorismo islamico sarà un'Europa islamizzata.


Islamizzazione dell'Europa
viewtopic.php?f=92&t=2209

Ouropa e Ixlàm (Europa e Islàm)
viewtopic.php?f=188&t=2121

Ouropa, migranti, profughi, clandestini e ixlam
viewtopic.php?f=92&t=1440
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » lun nov 06, 2017 9:28 pm

La Dichiarazione di Parigi l’Europa e il Cristianesimo
5 novembre 2017
di Giulio Meotti

http://www.italiaisraeletoday.it/la-dic ... stianesimo

Qualche giorno fa, alcuni dei più importanti intellettuali europei – tra i quali il filosofo britannico Roger Scruton, l’ex ministro polacco dell’Istruzione Ryszard Legutko, lo studioso tedesco Robert Spaemann e il francese Rémi Brague, docente alla Sorbona – hanno firmato la “Dichiarazione di Parigi”. Nel loro ambizioso manifesto, hanno respinto “la fasulla Cristianità di diritti umani universali” e ” l’utopistica crociata pseudo-religiosa votata a costruire un mondo senza confini”.

Piuttosto, hanno invocato un’Europa basata sulle “radici cristiane”, che s’ispiri alla “tradizione classica” e bocci il multiculturalismo: “I padrini dell’Europa falsa sono stregati dalle superstizioni del progresso inevitabile.

Credono che la Storia stia dalla loro parte, e questa fede li rende altezzosi e sprezzanti, incapaci di riconoscere i difetti del mondo post-nazionale e post-culturale che stanno costruendo. Per di più, ignorano quali siano le fonti vere del decoro autenticamente umano cui peraltro tengono caramente essi stessi, proprio come vi teniamo noi. Ignorano, anzi ripudiano le radici cristiane dell’Europa. Allo stesso tempo, fanno molta attenzione a non offendere i musulmani, immaginando che questi ne abbracceranno con gioia la mentalità laicista e multiculturalista”.

Nel 2007, riflettendo sulla crisi culturale del continente, Papa Benedetto XVI disse che l’Europa sta “dubitando della sua stessa identità”. Nel 2017, l’Europa ha fatto qualcosa in più: creare un’identità post-cristiana pro Islam. Le sedi istituzionali e i musei ufficiali dell’Unione europea in realtà stanno cancellando il Cristianesimo e accogliendo l’Islam.

Uno di questi musei ufficiali che di recente è stato aperto dal Parlamento europeo, la “Casa della storia europea”, è costato 56 milioni di euro. L’idea era quella di creare una narrativa storica del Dopoguerra costruita attorno al messaggio pro-Ue di unificazione. L’edificio è un bellissimo, esempio di Art Deco a Bruxelles.

Ma come ha scritto lo studioso olandese Arnold Huijgen, la casa comune europea è culturalmente “vuota”:”Sembra che la Rivoluzione francese abbia dato vita all’Europa, sembra che non ci sia nulla prima della Rivoluzione. Viene data grande importanza al Codice Napoleonico e alla filosofia di Karl Marx, mentre la schiavitù e il colonialismo sono considerati i lati più oscuri della cultura europea. (…) Ma la cosa più incredibile della Casa è che, per quanto riguarda la narrativa, è come se la religione non esistesse. Di fatto è come se non fosse mai esistita e non avesse mai influenzato la storia del continente. (…) Non si tratta più di laicismo europeo che combatte la religione cristiana, viene semplicemente ignorato ogni aspetto religioso della vita”.

La burocrazia di Bruxelles ha anche cancellato le radici cattoliche della sua stessa bandiera, dodici stelle che simboleggiano gli ideali dell’unità, della solidarietà e dell’armonia tra i popoli dell’Europa. È stata disegnata dall’artista cattolico francese Arséne Heitz, che pare si sia ispirato all’iconografia della Vergine Maria. Ma nella versione ufficiale dell’Unione europea sulla bandiera non c’è traccia delle radici cristiane.

Il dipartimento monetario ed economico della Commissione europea ha persino ordinato alla Slovacchia di ridisegnare le sue monete commemorative eliminando i santi cristiani Cirillo e Metonio. Non si fa una sola menzione al Cristianesimo nella bozza abortita di 75 mila parole della Costituzione europea.

Il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière, membro dell’Unione cristiano-democratica, il partito della cancelliera Angela Merkel, ha proposto di recente di introdurre le festività islamiche. “Perché non si dovrebbe pensare di introdurre una festività islamica in parti del paese dove vivono molti musulmani?”, egli ha detto.

“La sottomissione sta avanzando”, ha replicato Erika Steinbach, già autorevole presidente della federazione che rappresenta i tedeschi espulsi da vari paesi dell’Europa orientale durante e dopo la Seconda guerra mondiale.

Beatrix von Storch, una dei leader di Alternativa per la Germania, (AfD), ha laconicamente twittato: “No no no!” La proposta di De Maizière dimostra che quando si tratta di Islam, il laicismo europeo ufficiale “post-cristiano” è semplicemente latitante.

Poche settimane fa, a Bruxelles è stata ospitata una mostra finanziata dall’Unione europea e intitolata “L’Islam è anche la nostra storia!”. L’esposizione traccia l’impatto dell’Islam in Europa. Un comunicato ufficiale afferma quanto segue: “La prova storica mostrata in questa esposizione – la realtà di un’antica presenza musulmana in Europa e l’interazione complessa fra due civiltà che hanno lottato l’una contro l’altra ma che si sono compenetrate a vicenda – sottende un impegno educativo e politico: aiutare gli europei musulmani e non musulmani a comprendere meglio le loro radici culturali comuni e a coltivare la loro cittadinanza condivisa”.

Isabelle Benoit, una storica che ha contribuito a ideare la mostra, ha dichiarato ad AP: “Vogliamo rendere chiaro agli europei che l’Islam è parte della civiltà europea e che non è un’importazione recente, ma ha radici che risalgono a tredici secoli”.

L’istituzione ufficiale europea ha voltato le spalle al Cristianesimo. L’establishment sembra essere ignaro di quanto il continente e la sua popolazione continuino a dipendere dall’orientamento morale dei suoi valori umanitari, specialmente in un momento in cui l’Islam radicale ha lanciato una sfida di civiltà all’Occidente. “È semplicemente un problema di ‘pieno’ e di ‘vuoto'”, scrive Ernesto Galli della Loggia nel quotidiano italiano Il Corriere della Sera. “È impossibile non considerare che mentre dietro il ‘pieno’ si stagliano i profili di due grandi tradizioni teologico-politiche — quella dell’ortodossia russa della Terza Roma da un lato, e quella dell’Islam dall’altro — dietro il ‘vuoto’, invece, c’è solo la progressiva evanescenza della coscienza cristiana dell’Occidente europeo”.

Ecco perché è difficile capire la “logica” alla base dell’animosità ufficiale europea nei confronti del Cristianesimo e la sua attrazione per un Islam essenzialmente totalitario. L’Europa potrebbe essere tranquillamente laicista senza essere ferocemente anti-cristiana. È più facile capire perché migliaia di polacchi hanno partecipato a una manifestazione di massa lungo i confini del loro paese per protestare contro “la laicizzazione e l’influenza dell’Islam”, che è esattamente la linea dell’assurdo credo ufficiale dell’Ue.

Durante la Seconda guerra mondiale gli Alleati evitarono di bombardare Bruxelles, perché doveva essere il luogo della rinascita europea. Se l’élite europea continuerà con questo rifiuto culturale della propria cultura giudaico-cristiana e umanistica, la città potrebbe essere la sua tomba.



La Dichiarazione di Parigi - Un’Europa in cui possiamo credere
https://thetrueeurope.eu/uneuropa-in-cu ... mo-credere

L'Europa la nostra Casa
1. L’Europa ci appartiene e noi apparteniamo all’Europa. Queste terre sono la nostra casa; non ne abbiamo altra. Le ragioni per cui l’Europa ci è cara superano la nostra capacità di spiegare o di giustificare la nostra lealtà verso di essa. Sono storie, speranze e affetti condivisi. Usanze consolidate, e momenti di pathos e di dolore. Esperienze entusiasmanti di riconciliazione e la promessa di un futuro condiviso. Scenari ed eventi comuni si caricano di significato speciale: per noi, ma non per altri. La casa è un luogo dove le cose sono familiari e dove veniamo riconosciuti per quanto lontano abbiamo vagato. Questa è l’Europa vera, la nostra civiltà preziosa e insostituibile.

Alberto Pento
Questa Dichiarazione per molti aspetti non mi piace per nulla:
Io chiarirei meglio il concetto di "stato nazione" e lo legherei ai popoli e alle varie comunità europee liberandolo dai vincoli presuntuosi, falsi e mortiferi dei nazionalismi ottocenteschi.
Io legherei la casa europea all'umanità europea, alle sue varietà-diversità etniche e culturali, poi come legante bastano i tratti e i valori comuni a cominciare dai Valori-Doveri-Diritti Umani Universali.
Poi non è vero che il cristianismo come religione si sia espanso e imposto senza imperialismo politico (ci si ricordi il periodo imperiale da Costantino a Carlo Magno); inoltre non va confuso lo spirito con la religione poiché lo spirito è universale e non appartiene ad alcuna religione che di per sé è idolatra.
Ridurre lo spirito a una qualsiasi religione è ridurre Dio a un idolo: le religioni sono tutte surrogati dello spirito.
L'evangelizzazione dell'umanità è una forma di imperialismo, di presunzione idolatra imperialista, uno dei grandi limiti del cristianismo.
Le radici europee non sono solo elleniche, romane e giudaico-cristiane ma anche non elleniche, non romane, altro elleniche e altro romane, preistoriche e non solo storiche; la spritualità è universale e la religiosità è molto altro da quella giudaico-cristiana, "spiritualità religiosa" che non va scambiata per la "spiritualità naturale e universale" che è la sola e vera spiritualità.
Sono d'accordo nel rifiutare la manipolazione dei Valori-Doveri-Diritti Umani Universali a spese degli uomini, dei cittadini e dei popoli europei, delle loro identità, tradizioni e libertà, operata da Papa Bergoglio e da tutti i presuntuosi massificatori "progressisti" mondialisti-globalisti.
Però questa Dichiarazione è una variante sul modello fascista : Dio/idolo, Patria/stato e Famiglia. Per molti aspetti non mi piace, sarebbe una involuzione più che un'evoluzione. Per me va corretta profondamente.
Ricordo agli estensori della Dichiarazione che la democrazia, quella vera, è solo diretta e che la rappresentativa e indiretta è un surrogato da adoperare unicamente in casi limitati e con precisi vincoli di mandato onde evitare il formarsi di caste e di tirannie.
La Svizzera federale e a democrazia diretta che è il cuore dell'Europa ci sia da modello.



Niram Ferretti
Ci sono molte cose assai discutibili in quello che lei scrive qui e estremamente problematiche sotto l'aspetto filosofico, teologico, storico. Lei parla di "Spirito", ma non specifica che cosa sia nè i criteri per identificarlo e riconoscerlo. Afferma che le religioni sono idolatrie, affermazione del tutto apodittica che si basa sul presupposto di uno Spirito non circoscrivibile e identificabile il quale non sarebbe dunque monopolio di alcuna religione. Questo è un assunto massonico e che necessita di una rigorosa disamina che questo spazio su Facebook non può offrire, e che io, personalmente, rigetto. La tradizione giudaico-cristiana si oppone frontalmente a quanto lei afferma essendo basata su una rivelazione diretta di Dio nello spazio e nel tempo. Si può, naturalmente, rifiutare questo assunto, ma questa è la specificità dell'ebraismo e del cristianesimo, e anche, va detto, del terzo monoteismo, quello islamico. L'Europa è stata fecondata per oltre un millennio soprattutto dal cristianesimo innestatosi su base giudaica di cui è una derivazione con le specificità proprie e irriducibii che ben conosciamo. La preistoria non ha alcun ruolo di plasmatrice di forme di vita specificamente occidentali, a meno che lei non voglia ritenere la scoperta del fuoco, l'invenzione della ruota, la differenziazione degli strumenti, le prime opere d'arte e il venire in essere dell'agricoltura come tali. L'evangelizzazione dell'umanità parte dal dettato stesso di Gesù come pronunciato nei Vangeli. Gesù era imperialista quanto Carlo Magno era un conquistatore mongolo. Il cristianesimo nella sua declinazione imperiale si è ovviamente imposto con le armi, ma per favore non concludiamo che l'essenza del cristianesimo sia armigera, evitiamo di scadere nella farsa. Gli autori della Dichiarazione di Parigi, alcuni dei quali storici, filosofi e politologi, sono profondi conoscitori della storia europea e del cristianesimo. Si può essere in disaccordo con quanto scrivono, ma concedere già in premessa che intellettuali del calibro di Remi Brague, Roger Scrouton, Robert Spaeman, non siano dilettanti allo sbaraglio. In finale mi consenta di dirle che fare della Svizzera, con la sua pur rispettabilissima storia, il cuore dell'Europa, è sicuramente suggestivo, ma la storia dell'Europa, la sua grandezza non si è mai basata sul modello federale svizzero. Paragonando solo per un attimo la storia della Francia o quella della Spagna o della Gran Bretagna come potenze costitutrici di civilità, a quella della Svizzera, se ne evidenzia subito l'assoluta marginalità nell'avere contribuito a plasmare la civilità occidentale dal Medioevo in poi. Il cuore dell'Europa è la Svizzera tanto quanto la pittura del Verrocchio è il fulcro dell'arte del Rinascimento.



Alberto Pento
Ci mancherebbe altro che quello che io scrivo non sia discutibile.
Sappiamo tutti cosa è lo Spirito che taluni chiamano Spirito Santo e che anima la vita e l'intero universo e che generalmente viene anche chiamato Dio; non occorre che io aggiunga altro; sarei ben stolto se mi dilungassi a cercare di definirlo.
Se permette, Dio o lo Spirito Santo non è certo nato con gli Ebrei e nemmeno con l'ebreo Gesù Cristo che per i cristiani sarebbe l'incarnazione di Dio, mentre per gli ebrei Cristo altro non sarebbe che un giudeo eretico blasfemo (per me anche invasato e presuntuoso). L'imperialismo politico cristiano a cui ho accennato era quello che da Costantino passa per Carlo Magno.

Io non so cosa abbiano detto e dicano i massoni, io so soltanto ciò che sento, penso e dico io e cioè che Dio, il Creatore di tutte le cose e di tutte le creature non è una proprietà di chichessia, di alcun popolo, di alcun profeta, di alcuna chiesa, di alcun libro, di alcuna religione.
Per me chi scambia la propria interpretazione di Dio o Spirito Santo e Universale per Dio stesso altro non è che un idolatra e le religioni costruite su questa credenza o fede sono idolatrie e la loro interpretazione di Dio altro non potrebbe essere che il loro idolo.
Dio è per tutti e non può essere di nessuno, se fosse di qualcuno altro non potrebbe che essere un idolo.
Gli ebrei e i cristiani sono liberi di credere a quello che vogliono e io sono altrettanto libero di non credere alle loro credenze rivelate e sono altrettanto libero di dir loro che per me sono degli idolatri (i più idolatri di tutti sono i maomettani che sono anche umanamente dannosi) e che la loro idolatria è pura presunzione.
Per quanto mi riguarda Dio si rivela a tutti da sempre e ovunque. Per me si può essere naturalmente spirituali e naturalmente credenti senza alcuna religione codificata.

Mi fa sorridere la sua incauta affermazione "che la preistoria non abbia alcun ruolo di plasmatrice di forme di vita specificamente occidentali, a meno che lei non voglia ritenere la scoperta del fuoco, l'invenzione della ruota, la differenziazione degli strumenti, le prime opere d'arte e il venire in essere dell'agricoltura come tali."
Noi siamo il prodotto del nostro passato, di tutto il nostro passato da quando esistiamo sulla terra e quindi anche della preistoria, della protostoria e della storia: le nostre radici biologiche, genetiche, linguistiche, culturali (tra cui le ideologie politiche, le istituzioni sociali, le credenze religiose, ...) e ciò che distingue gli europei dall'umanità degli altri continenti ha anche radici preistorico universali e preeuropee (il fuoco e la ruota e molto altro sia in ambito linguistico che istituzionale e religioso) a cui si sono aggiunte specificazioni preistorico europee prima delle specifiche protostoriche e storiche.
Sino a pochi secoli fa gli europei credevano che il mondo fosse nato qualche migliaio di anni prima come raccontava la Bibbia (poco più di 6mila anni), oggi sappiamo che non si tratta di qualche migliaio di anni ma almeno di qualche miliardo che poi per Dio che è eterno un secondo o un miliardo di anni siano quasi niente è un'altra storia.

Anche la sua idea che la Svizzera sia poca cosa in fatto di Civiltà, beh mi lasci dire che per me la Civiltà di un paese si misura con il benessere della sua umanità, della sua gente. La Svizzera per me è il cuore dell'Europa sia in senso geografico che in quello politico-culturale e per me è un buon esempio di paese democratico e federale più di ogni altro in Europa e più di Israele; un paese la Svizzera dove oggi gli ebrei non vengono ammazzati come invece accade in Francia.



Niram Ferretti
Lei è libero di credere in ciò che desidera. Nello Spirito, in Manitù, in Odino, poi sa, a sostegno di ciò che si crede vanno in genere fornite argomentazioni che abbiano il più possibile un certo rigore logico. Ma non è questa la sede per disamine teologiche sullo Spirito Santo, l'ebraismo, il cristianesimo, la natura di Dio. Su ognuno di questi argomenti si potrebbe dibattere per anni, ognuno con la sua competenza. Lei considera idolatri gli ebrei e i cristiani, curioso visto che il culto di Dio da parte ebraica e cristiana, con le debite e radicali differenze, si rivolge a un Dio assolutamente invisibile, che, anche nel caso dell'incarnazione come pensa il cristianesimo, resta assolutamente indeterminabile e avvicinabile solo per analogia dal pensiero umano. Credo anche, da ciò che scrive, che lei abbia un'idea piuttosto grossolana, me lo consenta, della religione, nello specifico dei due monoteismi. L'ebraismo non ha mai affermato di avere alcun "monopolio" di Dio, ma di essere stato latore di una rivelazione che si configura per il popolo ebraico come patto specifico ma che ha, tuttavia, una valenza universale. Sì, so anche io che il passato comprende anche la preistoria e la polvere di stelle, ma nè la preistoria nè la polvere di stelle hanno concorso minimamente nell'avere edificcato la civilità occidentale nella sua specificità, più di quanto abbiano concorso nell'edificare la civiltà mesopotamica nella sua specificità. Sì, di nuovo, in Svizzera si sta bene, e c'è benessere, anche in Lussemburgo si sta bene e c'è benessere, e anche in Nuova Zelanda e in Australia e in Israele. Naturalmente lei è libero di ritenere che la Svizzera sia il migliore paese del mondo, così come io sono libero di pensare che sia Israele o la Nuova Zelanda. Ma vede, non è solo il benessere economico che fa di un paese un grande paese, è anche la sua storia, il suo livello di cultura, il contributo che ha dato in generale alla civiltà e all'umanità. Il peso della Svizzera, per altro paese assai piacevole e rispettabilissimo, nella storia della civiltà occidentale è stato tenue, anche se forse lo sarà di più in futuro. Amo ricordare, a questo proposito, una celebre battuta di Orson Welles, "In Italia per trent'anni sotto i Borgia hanno avuto guerra, terrore, omicidio e spargimento di sangue, ma hanno prodotto il Rinascimento, Leonardo da Vinci e Michelangelo. In Svizzera per cinquecento anni hanno avuto l'amore fraterno, hanno avuto cinquecento anni di democrazia e pace, e cosa hanno prodotto? l'orologio a cucu".

Alberto Pento
Per me l'ebraismo è la religione meno idolatra tra le tre dette del Libro. Cristo non è invisibile come pure la voce di Dio che si manifesta ad Abramo e a Mosè; l'idolatria non si caratterizza solo con le immagini.
Sulla penisola italica si è dimenticato le "cose" forse più importanti: la democrazia comunale e Venezia con la sua secolare repubblica (anche se aristocratica).
Il benessere della Svizzera prima che economico è sociale e civile, non per nulla dalle statistiche mondiali è uno dei paesi più felici della terra se non il più felice.
La Svizzera ha avuto le sue guerre interne come le ha avute anche Israele prima dell'ultima diaspora.
Lei forse non ha idea di come la tecnologia di precisione e microscopica degli orologi svizzeri sia stata di grande aiuto allo sviluppo di quella applicata alla medicina (in particolare la chirurgia) e all'informatica.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mer nov 08, 2017 11:16 pm

Solo la Svizzera può salvare la Spagna
Con il caso Catalogna, in Europa si prepara il ritorno delle "piccole patrie", le nazioni senza stato. A una sola condizione quest'ultimo può pensare di sopravvivere.
05 novembre 2017
Alessandro Celi

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultu ... gna/790997

La vicenda catalana è materia ancora troppo incandescente per consentire di esprimere un giudizio complessivo. Non è così, invece, per la situazione generale dell'Europa, nella quale fenomeni comparabili a quello iberico sono riscontrabili in diversi Stati e permettono di delineare alcune linee comuni per l'intero continente. Le spinte separatiste della Scozia — e dell'Irlanda del Nord dopo la Brexit — così come il risultato del referendum sull'autonomia del Veneto, sono fenomeni ascrivibili a una dinamica in atto ormai da diversi anni, di cui sono distinguibili alcuni elementi cardine.

Il primo elemento è la persistenza dell'elemento locale delle Piccole Patrie ossia di quelle "nazioni senza Stato", più volte sconfitte nelle peripezie della storia, ma in grado di riapparire a distanza di tempo: negare, come alcuni commentatori hanno fatto, una differenza tra Catalogna e Castiglia, dal punto di vista giuridico, linguistico e sociale, significa negare fenomeni plurisecolari, le cui conseguenze sono riscontrabili ancora oggi.

Il secondo elemento è anch'esso legato alla persistenza, ma questa volta dal punto di vista economico: Catalogna, Lombardo-Veneto, Scozia sono tra le regioni europee più ricche d'Europa e non solo da ieri. Non si faccia l'errore di confondere le condizioni materiali dei contadini di ciascuna di queste tre regioni — soprattutto nelle loro zone montane, tutte terre di emigrazione — con la ricchezza di città mercantili come Barcellona, Glasgow e Venezia, durante l'età moderna e contemporanea. L'origine della ricchezza può forse essere cambiata — si pensi, ad esempio, alla scoperta del petrolio nel Mare del Nord o alla crisi del porto di Venezia rispetto al boom delle piccole e medie imprese nel Triveneto del miracolo economico —, non è cambiata la centralità economica di queste zone, tutte punto di contatto tra Europa, Asia (Venezia), Africa (Barcellona) e Americhe (Glasgow). La geografia non può essere cambiata, possono essere cambiate le condizioni tecnologiche dei flussi commerciali, come ha recentemente insegnato la "nuova via della seta", destinata a ridare centralità a Venezia nel commercio internazionale.

In realtà, le spinte autonomiste e secessioniste sono la conseguenza della crisi irreversibile dello Stato nazione così come sviluppatosi a partire dalla Rivoluzione francese e realizzatosi nei duecento anni successivi, attraverso un meccanismo che potremmo riassumere in questi termini: lo Stato chiedeva agli abitanti del proprio territorio di uniformarsi a un modello giudicato efficace alla conservazione dello Stato stesso e in cambio assicurava ai cittadini un welfare di cui tutti potevano godere. In altri termini, lo Stato-nazione dell'età industriale aveva bisogno di una popolazione numerosa, alfabetizzata e istruita, in modo da far funzionare il sistema industriale che solo poteva permettere allo Stato di sopravvivere nelle contese con gli altri Stati. In cambio forniva istruzione per tutti, un sistema sanitario e previdenziale, investimenti pubblici in infrastrutture e abitazioni. Tale prospettiva, nata con gli eserciti di massa dell'età napoleonica e definitivamente acquisita con la corsa al controllo dei mercati nel periodo dell'imperialismo, fu ulteriormente consolidata dalle due guerre mondiali, in cui la superiorità industriale fece la differenza tra Stati Uniti e Asse italo-nippo-tedesco.

Oggi non è più così: il sistema di produzione è ormai delocalizzato e la superiorità di uno Stato è fornita essenzialmente dalla sua capacità di innovazione in campo scientifico e tecnologico, che richiede risorse enormi, spesso al di là delle sue risorse interne. Si è così creato uno iato tra le esigenze dello Stato e le sue capacità di ripagare i cittadini con un welfare adeguato. In altri termini, è aumentato il divario, all'interno di ogni Paese, tra zone competitive e zone non competitive, con le une che sono di ostacolo alle altre, a seconda delle situazioni contingenti.

La soluzione proposta dai fenomeni secessionisti degli ultimi decenni può apparire semplice, egoistica o velleitaria. Al contrario, essa è basata su una domanda necessaria e su un'altrettanto necessaria risposta: qual è, oggi, il livello territoriale ideale che consente di assicurare un welfare efficiente, partecipato, in grado di favorire lo sviluppo del medesimo territorio?

In Europa esiste una risposta che funziona da circa duecento anni, tempo sufficiente per affermarne la durabilità e sostenibilità: la Confederazione elvetica. Lo studio delle modalità con cui ogni Cantone si amministra, senza mai dimenticare la necessità di mantenere i rapporti con il resto della Confederazione, nella consapevolezza che soltanto nel vincolo federale possono coesistere unità e diversità, costituisce la miglior risposta all'impasse catalana. Tra indipendentismo ad oltranza e neocentralismo imposto con la violenza esiste una soluzione, ma per raggiungerla occorre agire in fretta, perché, come in tutti i fenomeni storici, esiste un tempo per la federazione e un tempo per la secessione. Persa l'occasione, l'esito non potrà che essere radicale ed estremo.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » lun nov 13, 2017 10:42 pm

Polonia–antisemitismo.
Un capitolo di storia tornato d’attualità durante le celebrazioni dell’indipendenza del governo di Varsavia, che riacquistò la sovranità in coincidenza con la fine del primo conflitto mondiale.
13/11/2017

http://www.progettodreyfus.com/polonia-antisemitismo

Accanto alla commemorazione del presidente Andrzej Duda al milite ignoto, alla presenza presidente dell’Unione Europea, Donald Tusk, arrivato proprio su invito del suo omologo polacco, è andata in scena una marcia indetta dall’estrema destra di chiaro stampo antisemita, fascista, razzista e xenofoba. La sfilata ha richiamato oltre 60 mila persone da tutta Europa, fra cui: gli ungheresi di Jobbik, Tommy Robison, ex leader della England Defence League e Roberto Fiore di Forza Nuova, che sulla cui pagina ufficiale di Facebook ha scritto: “Più buia la notte, più luminosi i fuochi!”.

Durante il corteo è stata fatta sventolare una bandiera che recitava: “Europa bianca di nazioni fraterne”. Lo slogan più usato è stato “We Want God” (Vogliamo Dio), frase di una vecchia canzone nazionalista polacca, accompagnato da cartelloni inneggianti la supremazia dei bianchi e alla comparazione fra Islam e terrorismo, insulti contro i gay e slogan antisemiti del partito dell’ONR, intento a “preservare l’omogeneità etnica della Polonia e la fede cattolica sotto l’ordine politico militare”. La tv statale Tvp ha intervistato uno dei presenti che motivato la sua partecipazione “per eliminare l’ebraismo dal potere”.

Molti media hanno commentato la vergognosa manifestazione soprattutto perché fatta in Polonia, nazione che la Germania nazista utilizzò come terra per i propri lager della morte. L’errore che non va commesso, però, è circoscrivere la manifestazione di estrema destra a una prerogativa esclusivamente polacca, anche se il governo di Varsavia ha minimizzato l’accaduto. Non solo perché a Varsavia erano presenti fascisti di tutta Europa, ma anche per il rifiorire di sentimenti nazifascisti che sta contaminando tutto il Vecchio Continente.


I popoli nativi o indigeni d'Europa si rivoltano contro l'invasione e la violenza islamica e le caste europee che la promuovono e sostengono
viewtopic.php?f=188&t=2054


Alberto Pento
Ai buoni nazionalisti europei non serve essere antisemiti e antisraeliani anzi fa loro del danno. Io sono un nazionalista veneto indipendentista e amo gli ebrei (popolo tra i più umani, civili e meno idolatri della terra) e Israele (un paese/stato tra i più civili e democratici del mondo) e odio fortemente il nazismo politico/religioso maomettano come odio ogni altro nazismo/fascismo e internazismo comunista.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » gio nov 16, 2017 9:12 pm

La crisi migratoria ha stravolto l'Europa
Giulio Meotti
16/11/2017

https://it.gatestoneinstitute.org/11375 ... ria-europa

Alcune settimane dopo che la Germania aveva aperto le proprie frontiere a milioni di profughi provenienti dal Medio Oriente, dall'Africa e dall'Asia, il premier ungherese Viktor Orbán aveva detto che la crisi migratoria "destabilizzerebbe le democrazie". È stato etichettato come demagogo e xenofobo. Come commenta Politico, "la maggior parte dei leader dell'Ue riecheggia il primo ministro ungherese", e Orbán può ora affermare che "la nostra posizione sta lentamente diventando la posizione di maggioranza".

Molti in Europa sembrano aver compreso ciò che Ivan Kratsev, direttore del Center for Liberal Strategies di Sofia e membro dell'Istituto di scienze umane di Vienna, ha di recente spiegato a Le Figaro:

"La crisi migratoria è l'11 settembre dell'Unione Europea (...) Quel giorno del 2001, tutto è cambiato negli Stati Uniti. In un attimo, l'America ha scoperto la propria vulnerabilità. I migranti producono lo stesso effetto in Europa. Non è il loro numero che destabilizza il continente. (...) La crisi migratoria mette profondamente in discussione le idee di democrazia, tolleranza e (...) i principi liberali che costituiscono il nostro panorama ideologico. È un punto di svolta nella dinamica politica del progetto europeo".

Migliaia di migranti arrivano a piedi, il 17 settembre 2015, in una stazione ferroviaria a Tovarnik, in Croazia. (Foto di Jeff J. Mitchell/Getty Images)

Ad esempio, la migrazione ha un impatto significativo sulle finanze pubbliche europee. Si pensi ai due paesi che ne sono maggiormente colpiti. Il governo federale tedesco ha speso 21,7 miliardi di euro nel 2016 per gestire il problema. È stato inoltre detto che il bilancio per le misure di sicurezza della Germania quest'anno aumenterà di almeno un terzo, passando da 6,1 miliardi a 8,3 miliardi di euro.

In Italia, il ministro dell'Economia e delle Finanze ha di recente annunciato che il Paese spenderà 4,2 miliardi di euro nel 2017 per la gestione dei flussi migratori (un settimo del bilancio dello Stato italiano per il 2016). La Spagna ha recentemente dichiarato che in Nord Africa, la recinzione perimetrale che circonda le enclave di Ceuta e Melilla per tenere i migranti lontano dal territorio spagnolo sarà rinforzata grazie a un ulteriore stanziamento di 12 milioni di euro. Ovunque in Europa, gli Stati destinano risorse aggiuntive per fronteggiare la crisi migratoria che ha cambiato anche lo scenario politico dell'Europa.

Le recenti vittorie elettorali di Sebastian Kurz in Austria e di Andrej Babis nella Repubblica Ceca hanno potenzialmente allargato il gruppo dei paesi dell'Europa centrale e orientale che si oppongono a Bruxelles – paesi che non vogliono accogliere le quote di migranti stabilite dall'Ue. Il tema dell'immigrazione sta spaccando l'Europa a livello ideologico. Non solo barriere, ma anche rivalità, diffidenza e odio ora dividono il progetto europeo più profondamente che mai. I cittadini europei guardano ormai con disprezzo le istituzioni dell'Ue. Ritengono che esse siano – a causa della politica multiculturalista e migratoria – non soltanto indifferenti ai loro problemi, quanto piuttosto un problema supplementare.

Un altro terremoto politico legato alla crisi migratoria è "il declino della democrazia sociale in Occidente", come di recente lo ha definito Josef Joffe, direttore ed editore di Die Zeit. Ovunque in Europa, la crisi migratoria ha pressoché affossato i partiti socialdemocratici quasi dappertutto – Spagna, Gran Bretagna, Germania, ad esempio – ma ora sono all'opposizione quasi ovunque. La maggioranza dell'Europa è guidata da governi conservatori.

Più della metà degli attacchi terroristici in Germania dall'inizio della crisi migratoria nel 2014 ha coinvolto i migranti, secondo i titoli dei giornali e uno studio dell'Heritage Foundation. Inoltre, da quando lo Stato islamico – ora sconfitto a Raqqa – ha approfittato della destabilizzazione causata dalla guerra civile della Siria per diventare un importante motore della crisi migratoria, la migrazione è motivo di notevole preoccupazione per la sicurezza dell'Europa. Dal territorio che è stato conquistato, l'Isis ha lanciato grossi attacchi terroristici in Europa.

La crisi migratoria ha inoltre portato al rafforzamento strategico in Europa del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ricatta i paesi europei, minacciando che se non gli saranno elargiti miliardi di euro e fatte certe concessioni politiche aprirà le frontiere turche per lasciare entrare milioni di migranti in Europa. Erdogan non ha soltanto chiesto all'Europa di arrestare scrittori e giornalisti, ha anche cercato di influenzare le elezioni nei Paesi Bassi e in Germania facendo appello ai suoi elettori turchi.

Un report del Pew Research mostra come l'immigrazione stia ridisegnando i paesi europei. Soltanto nel 2016, la popolazione svedese è cresciuta di oltre l'1 per cento. Un aumento che è dovuto all'immigrazione di massa, la più elevata in seno all'Ue dopo la Germania. Il numero dei migranti è passato dal 16,8 per cento al 18,3 per cento della popolazione svedese tra il 2015 e il 2016.

Austria e Norvegia, gli altri due paesi con massiccia presenza di immigrati (almeno il 15 per cento nel 2016), hanno visto un aumento dell'1 per cento dal 2015. Il quotidiano Die Welt ha recentemente riportato che 18,6 milioni di residenti tedeschi – un quinto della popolazione complessiva della Germania – provengono da contesti migratori.

In Italia, il Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli ha rivelato in un dossier, "Come l'immigrazione sta cambiando la demografia italiana", che a causa della crisi migratoria è in corso un cambiamento "senza precedenti" nella demografia dell'Italia.

È stato aperto il vaso di Pandora di una rivoluzione demografica.

Due anni fa, il premier ungherese Viktor Orbán era l'unica voce in Europa a parlare della necessità di mantenere l'Europa "cristiana". Ora uno dei suoi oppositori più accaniti, Donald Tusk, presidente del Consiglio, ha dichiarato:

"Siamo una comunità culturale, il che non significa che siamo migliori o peggiori – siamo semplicemente diversi dal mondo esterno (...) la nostra apertura e tolleranza non significano che noi rinunceremo a proteggere il nostro patrimonio".

Nel 2015, qualsiasi discorso sulla "cultura" era condannato come "razzismo". Ora fa parte del mainstream.

Nel tentativo di fronteggiare la guerra degli islamisti contro la politica, la cultura e la religione dei paesi occidentali, e il conflitto culturale che essi hanno creato, l'Europa è stata stravolta.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » ven nov 17, 2017 8:25 pm

Francia: Una civiltà in decomposizione
Giulio Meotti
17/11/2017

https://it.gatestoneinstitute.org/11389 ... mposizione

La Francia ha appena commemorato le vittime degli attentati terroristici del 13 novembre 2015. Ma cosa è stato fatto nei due anni successivi agli attacchi?

Le autorità francesi stanno provvedendo a risarcire più di 2.500 vittime degli attentati jihadisti a Parigi e a Saint-Denis, che riceveranno un risarcimento di 64 milioni di euro. Importanti vittorie sono state conseguite anche dalle forze antiterrorismo. Secondo un'inchiesta condotta dal settimanale L'Express, negli ultimi due anni sono stati sventati 32 attacchi terroristici, sono state sequestrate 625 armi da fuoco, sono state perquisite 4.457 persone sospettate di avere legami jihadisti e altre 752 persone sono finite agli arresti domiciliari. Ma l'impressione generale è che questo sia un paese "fragile dal suo interno".

Un medico si prende cura di una vittima degli attentati terroristici di Parigi, in Francia, del 13 novembre 2015. (Foto di Thierry Chesnot/Getty Images)

Nel 1939, un giornalista antifascista spagnolo, Manuel Chaves Nogales, fuggì in Francia dove assistette al crollo della Repubblica francese a causa dell'assalto tedesco. Il suo libro, L'agonia della Francia, è assolutamente attuale. Nelle pagine di questo saggio (del 1941), Nogales ha rimarcato che mentre i soldati tedeschi marciavano per le strade di Parigi i francesi sciamavano fuori dai cinema, "in tempo per l'aperitivo al bistrot".

Dopo l'uccisione nel mese scorso a Marsiglia di due ragazze francesi per mano di un islamista, il sociologo Mathieu Bock-Côté ha scritto che la Francia sta vivendo "un processo di decomposizione nazionale e di civiltà che le autorità hanno deciso di accompagnare e moderare, senza pretendere di combatterlo o di rovesciarlo, come se fosse inevitabile". Sembra che lui abbia ragione.

Il precedente presidente francese, François Hollande, non ha provato nemmeno a essere rieletto; il suo successore, Emmanuel Macron, si rifiuta di parlare dell'Islam e sembra accettare la resa permanente allo stato di paura e di emergenza. L'esercito francese non è riuscito a liberare Raqqa e la Siria, come promesso dopo gli attentati. "La Francia distruggerà l'Isis", ha detto Hollande dopo la strage di Parigi, ma poi di fatto sono state le forze americane e curde a liberare la capitale dallo Stato islamico. I servizi di intelligence francesi sorvegliano 15 mila islamisti francesi che vivono nel paese. Intanto, negli ultimi dieci anni, 40 mila ebrei hanno lasciato la Francia.

La sicurezza dei cittadini francesi non è più garantita. La violenza islamista può scatenarsi ovunque per colpire chi indossa un'uniforme, ma anche no. Tutti i cittadini francesi sono ora obiettivi sensibili in una guerra in cui ai terroristi islamisti tutto è permesso.

Nel Parlamento francese, le voci "pro-Islam di sinistra" stanno diventando sempre più audaci. La classe politica si distrae con la "scrittura inclusiva"; la procreazione medicalmente assistita per single e gay e le multe ai molestatori "sessuali". Nessun terrorista francese che è andato a tagliare teste in Siria ha perso la sua cittadinanza. La rivista Charlie Hebdo sta ricevendo di nuovo minacce di morte e nessuna importante pubblicazione francese ha espresso solidarietà ai propri colleghi assassinati per aver disegnato delle caricature sull'Islam. Il parente di una vittima ha pubblicato un libro intitolato Non avrete il mio odio. Molti intellettuali francesi sono stati trascinati in tribunale per presunta "islamofobia".

Frattanto, non è stata reclamata nessuna enclave islamista in seno alla Repubblica laicista, e sono state chiuse soltanto 19 moschee salafite.

Il Parlamento francese recentemente ha ritenuto urgente revocare l'immunità parlamentate alla leader politica Marine Le Pen dopo che aveva twittato le foto delle vittime dell'Isis, tra cui quella del giornalista americano James Foley. "Daesh è questo!", ha scritto in un post a corredo delle foto, usando l'acronimo arabo che sta per Isis. Pertanto, un paese che ha subito 250 omicidi per mano dello Stato islamico ha revocato la protezione politica a una leader, che è già sotto la protezione della polizia, per aver diffuso le immagini delle vittime dell'Isis e aprendo così la porta a un possibile procedimento giudiziario nei suoi confronti.

Il martirio di don Jacques Hamel per mano degli islamisti è già stato dimenticato e il luogo del massacro non è ancora stato visitato da Papa Francesco in segno di cordoglio e rispetto. I magistrati francesi sono ora occupati a rimuovere i simboli cristiani dal paesaggio: il mese scorso a Ploërmel, è stata disposta la rimozione della croce che sovrasta una statua di Giovanni Paolo II perché violerebbe la legge sulla separazione tra Stato e Chiesa.

La sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha recentemente vietato il mercatino di Natale della capitale perché non è abbastanza elegante. Le autorità francesi e le élite stanno distruggendo, pezzo dopo pezzo, il patrimonio storico, religioso e culturale del paese, in modo che non rimanga nulla. Una nazione privata della propria identità vedrà la sua forza interiore annichilita. Samuel Pruvot, un giornalista di Famille Chrétienne, avrebbe affermato che il Cristianesimo in Francia sarà presto trovato nei "musei".

Da due anni, la cultura francese è contrassegnata da una "sensazione da fine del mondo". Gli intellettuali da destra a sinistra hanno pubblicato saggi sul "suicidio della Francia", la sua "decadenza" e la sua "identità infelice". Queste sono opinioni eccellenti e importanti sullo stato attuale della società francese. Ma la Francia ora deve andare oltre il lutto. Deve dare una dimostrazione di forza, mostrare la volontà di prevalere.

La Francia deve ora iniziare a combattere la guerra ideologica, la più importante dopo gli arresti e il sequestro di armi. Se non lo farà, il 13 novembre 2015 sarà ricordato come il giorno in cui la Francia, come il sociologo Shmuel Trigano ha detto, "ha sacrificato le vittime per non dover combattere i carnefici".
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » dom nov 19, 2017 11:12 am

Un demente falsificatore della storia e della realtà

Oliviero Toscani al Sacro Convento di Assisi: "Non voglio essere sul banco degli imputati in una nuova Norimberga per crimini contro l'umanità"
2017/09/17

http://www.huffingtonpost.it/2017/09/17 ... a_23212383

"Io, caro frate, non voglio essere fra dieci anni sul banco degli imputati di un nuovo processo di Norimberga per crimini contro l'umanità". Oliviero Toscani è ad Assisi per il Cortile di Francesco, la manifestazione che ha visto confrontarsi per quattro giorni importanti relatori sul tema del "cammino".

"Oggi - dice il fotografo, parlando della cronaca quotidiana di violenza e morte, muri e indifferenza - dobbiamo sovvertire con la nostra comunicazione un sistema iniquo, che manipola la razza umana, che è contro. Per dirla alla Bob Dylan: se dovessi fare un giornale serio, la gente si vergognerebbe di quello che è". Secondo Toscani "siamo di fronte a un momento epocale: io non voglio stare dalla parte dei condannati per non aver visto - o non aver voluto vedere - quello che oggi sta accadendo nel prossimo processo di Norimberga".

Non è la tv ad aprirci gli occhi, perché, spiega, "davanti alla tv siamo tutti ciechi. Dobbiamo toglierci il velo dagli occhi. Dobbiamo fare di Assisi un contrappunto, un controcanto. Ho bisogno di proporre delle alternative secche: la guerra e la pace, la bruttezza e la bellezza. E chiamare l'uomo a decidere da che parte stare, perché non è più tempo di stare fermi".



Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come bene
viewtopic.php?f=25&t=2484
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mar nov 21, 2017 9:29 pm

I popoli del mondo si rivoltano contro il nazismo maomettano (e le sue mostruosità incivili e disumane: Maometto, Islam, Corano, Sharia)
viewtopic.php?f=188&t=2702


Giulio Meotti sull'invasionde dell'Ruropa
https://www.facebook.com/daniel.karmeli ... 7285224456

Dopo che la Germania ha aperto le frontiere a un milione di profughi provenienti dal Medio Oriente, quel deplorevole di premier ungherese "Viktator" Orbán disse che la crisi migratoria "destabilizzerà le democrazie". E fu etichettato come demagogo e xenofobo. Da allora, l'immigrazione ha destabilizzato tutta l'Europa. L'ultima è la Germania, dove oggi per la prima volta dal 1949 non si è riusciti a formare un governo. Le vittorie di Kurz e Babis hanno scosso Austria e Repubblica Ceca. La crisi migratoria ha portato al dominio in Europa del turco Erdogan che oggi ricatta i paesi europei, minacciando che se non gli saranno elargiti miliardi e fatte concessioni politiche aprirà le frontiere turche per lasciare entrare milioni di migranti in Europa. Erdogan non ha soltanto chiesto all'Europa di arrestare scrittori e giornalisti, ha cercato di influenzare le elezioni nei Paesi Bassi e in Germania facendo appello ai suoi elettori turchi. L'Est Europa, Visegrad, i nuovi arrivati nella UE, oggi è un blocco contro Bruxelles. Come ha dichiarato al Corriere della Sera lo storico britannico Niall Ferguson, anche la ragione principale della Brexit è stata l'immigrazione: "Molta gente nel Regno Unito guardava alla crisi dei rifugiati in Europa e pensava: se questi prendono il passaporto tedesco verranno in Gran Bretagna e non saremo in grado di fermarli. Questo era un tema fondamentale per gli elettori, e legittimamente, perché i tedeschi avevano aperto le porte a un vasto afflusso dal mondo musulmano. Se guardavi queste cose dal Regno Unito la reazione era: aspetta un attimo, che succede se arrivano qui?". Il multiculturalismo e l'immigrazione incontrollata, non il "populismo" e il razzismo che sono pericolose conseguenze delle prime, hanno destabilizzato la nostra povera bellissima Europa.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » sab nov 25, 2017 4:28 pm

TRENTINO. «Niente segno di croce a scuola» E si alza unanime la protesta
sabato 27 ottobre 2012

https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... cetrentino

È scattata la protesta in Trentino dopo il divieto rivolto ai bambini della scuola dell'infanzia di Frassilongo, paese abitato dalla minoranza mochena, di fare il segno della croce e recitare la preghiera prima del pranzo.
È scattata la protesta in Trentino dopo il divieto rivolto ai bambini di una scuola dell'infanzia di fare il segno della croce e recitare la preghiera prima del pranzo. La vicenda ha origine dalla decisione presa dalla coordinatrice pedagogica della scuola dell'infanzia di Frassilongo, paese di una valle del Trentino abitata dalla minoranza linguistica mochena: la motivazione è che nessuna manifestazione di fede religiosa deve trovare spazio in una scuola pubblica. Che sia il segno della croce o qualsiasi tipo di preghiera, dice la coordinatrice.Il diktat però non è piaciuto ai genitori che si sono rivolti ai sindaci della zona e al parroco della valle. "Non credo che si faccia alcun male se i piccoli si fanno un segno di croce", afferma il sindaco di Fierozzo, Luca Moltrer. "Sono dispiaciuto per questo tipo di incomprensioni - aggiunge - fra l'altro non è capitato mai, finora, che in quell'asilo ci fossero bimbi di altre religioni. Quindi penso che sia importante per loro, oltre al gioco e alle attività che fa crescere le loro conoscenze, ricevere un insegnamento relativo alla fede cristiana, alla base della cultura mochena". Il sindaco è deciso a cercare una mediazione con il personale della scuola materna. Un'azione che vuole anche tentare il sindaco di Frassilongo, paese dove ha sede la scuola materna, Bruno Groff. Ad arrivare ad una mediazione si dice pronto anche il parroco di valle don Daniele Laghi: "Tutti sono concordi nel ritenere che non era il caso di togliere questo riferimento cristiano, ben radicato nella gente della valle". La vicenda intanto è approdata anche ai massimi livelli del governo provinciale. Il presidente della Provincia autonoma di TrentoLorenzo Dellai parla di "notizia che ha dell'incredibile. Voglio sperare che si tratti di uno scherzo di carnevale fuori tempo", dice. "Per quanto riguarda la Provincia è del tutto naturale che i bambini delle nostre scuole materne adottino comportamenti coerenti con la fede religiosa delle proprie famiglie e con l'identità religiosa che costituisce parte fondamentale della nostra costituzione materiale", aggiunge Dellai, reduce dal Festival della famiglia di Riva del Garda.AGGIORNAMENTO - 1 novembre il parroco don Daniele La­ghi ci ha comunicato che la vicenda del­la "preghiera negata" si è risolta «con col­laborazione di tutti e con saggezza»





Trento. No preghiere a scuola
dicembre 23, 2014 - Giuliano Guzzo

http://www.tempi.it/quelle-preghiere-so ... hl5GIhryjI

Da decenni a studenti e docenti interessati era riservata un’aula per la recita delle preghiere. Ma ora il Consiglio d’istituto ha detto che non possono più farlo a scuola

Tratto dal blog di Giuliano Guzzo – Nell’avvicinamento alla festa del santo Natale il rispetto verso differenti sensibilità religiose – riferiscono le cronache – ha condotto, specialmente in ambito scolastico, ad esiti grotteschi quali il divieto di recite natalizie e, talvolta, dell’allestimento stesso del presepe; perché non tutti, si dice, oggi sono cristiani. Quando però si tratta di tutelare la sensibilità religiosa cristiana, l’attenzione ed il rispetto che si cerca di riservare ad altre confessioni vengono paradossalmente meno fino a generare il sospetto che il sentimento che anima taluni atteggiamenti non sia di tolleranza né sana laicità, bensì di ostile laicismo.

Una recente testimonianza in questo senso arriva da Trento, precisamente dal Liceo scientifico statale Galilei, dove da decenni agli studenti ed ai docenti interessati era ogni mattina riservata un’aula per la recita delle lodi mattutine, pochi minuti di preghiera e raccoglimento che potevano tenersi all’interno dell’Istituto; quest’abitudine che durava da tempo e che mai, in alcun modo, aveva sollevato problemi non implicando obblighi e non procurando disturbo, è stata però formalmente abolita con un pronunciamento del Consiglio d’Istituto, che giovedì scorso ha votato per negare, d’ora in avanti, quello spazio di preghiera.

La ragione che di punto in bianco ha portato a sopprimere la possibilità della recita delle lodi – abitudine, giova rammentarlo, che ex studenti del Liceo Galilei di Trento ricordano già decenni or sono – pare sia la tutela della laicità scolastica. Motivazione singolare in ragione non solo del fatto che in quell’Istituto la preghiera mattutina era una tradizione pur trattandosi di struttura statale, ma anche perché sarebbe da capire che fastidio potevano mai arrecare pochi minuti di preghiera prima dell’inizio delle lezioni. Morale della favola: gli studenti ed i professori affezionati alle lodi – circa una ventina – dovranno cercarsi un altro posto oppure cambiare abitudini.

E pazienza se mancano pochi giorni a Natale – che, piaccia o meno ai sedicenti guardiani della laicità, rimane appuntamento cristiano – e se siamo in inverno. E pazienza anche se alla grande esaltazione del rispetto verso le altre religioni corrisponde, svelando l’ipocrisia che innerva il politically correct, un atteggiamento di fastidio verso il Cristianesimo. L’importante è che gli alunni ed i docenti del Liceo Galilei di Trento, da domani, se ne vadano altrove a recitare la loro preghiera mattutina. E una volta iniziate le lezioni si guardino bene, capitasse il discorso, dal dichiararsi cattolici: non sia mai che a qualche mente illuminata venga in mente di chiedere all’Istituto, dopo le lodi, di espellere anche loro.



La scuola vieta le preghiere I genitori contro il preside
edoardo izzo

http://www.lastampa.it/2017/11/24/itali ... agina.html

Si è preso insulti da tutta Italia, oscurantista è il più gentile, imbecille il meno cortese: è accusato di furia iconoclasta, il dirigente scolastico che, a Palermo, ha fatto togliere la statua della Madonna, le immagini dei santi e di Papa Francesco dai corridoi del suo istituto elementare. Vietati anche gli atti di culto durante le ore di lezione, la preghiera del mattino e forse pure il segno della croce prima di fare merenda.

Laicismo, insomma, in un contesto, come quello siciliano, che è molto confessionale. Nicolò La Rocca, preside della scuola Ragusa Moleti, quartiere Cuba-Calatafimi, ambiente medio-borghese, non lontano dal centro storico, crea un putiferio ma sostiene che la circolare che ha sorpreso i bambini e creato un coro unanime di dissenso nei suoi confronti si basa su una protesta di segno contrario da parte di alcuni genitori e su un parere dell’Avvocatura dello Stato del 2009, che a sua volta interpreta le leggi. E dunque dura lex, sed lex, anche se gli effetti di sopprimere con la forza del diritto abitudini consolidate un po’ disorienta i circa 800 bambini di età compresa fra tre e dieci anni, che frequentano i tre plessi dell’istituto. Effetto non voluto, la rivolta dei genitori, uniti dalle chat contro il preside, siciliano ma per anni in servizio in Lombardia e rientrato in settembre nell’Isola. Ecco dunque la raccolta di firme, le insegnanti che non sanno che fare e appaiono pure loro indecise, ma sono costrette a vietare ai bambini tutto ciò che pare fare riferimento alla religione.

Un papà è tra i più decisi nell’avversare l’imposizione del dirigente: «Così - dice Domenico Calò - si destabilizzano la mente e le abitudini dei nostri figli, è un atto di autoritarismo non concordato con gli organi collegiali». Una mamma, Daniela Mirabella: «Siamo allibite. Parlo a nome di tutte le mamme cattoliche: esigiamo che le immagini sacre tornino al loro posto, che i nostri bambini tornino a recitare la preghiera». Padri e madri si affidano al parroco della vicina chiesa del Cuore eucaristico di Gesù, ma la loro raccolta di firme vogliono mandarla pure all’arcivescovo.

Nicolò La Rocca non si scompone: è tranquillo, ma si dice, pure lui, come i suoi alunni, sorpreso dalle reazioni politiche in tutta Italia, con cattolici dell’Udc, leghisti e forzisti scatenati e pronti a chiedere la sua testa alla ministra Valeria Fedeli. La sua circolare proibizionista scaturisce però dalla presa di posizione di segno contrario da parte di un genitore, pronto a rivolgersi al sito di un quotidiano nazionale per lamentare la presenza di un paio di statue della Madonna ritenute ingombranti, nei corridoi, sorta di altarini completati da immagini di Giovanni Paolo II e Francesco, affisse alle pareti. Da qui il documento generalista del preside La Rocca: «Ci sarebbe nella nostra scuola l’usanza, da parte di alcuni docenti, di far pregare i bambini prima dell’inizio delle lezioni e di far intonare canzoncine benedicenti prima della consumazione della merenda». Parole proibite quanto di uso assolutamente comune, del tipo «Signore benedici il cibo che stiamo per prendere e fa’ che lo abbiano tutti i bambini del mondo».

C’è però, scrive La Rocca nella circolare, un «parere dell’Avvocatura dello Stato dell’8 gennaio del 2009, allegato alla nota del gabinetto del Miur del 29 gennaio 2009, in base al quale è da escludere “la celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l’orario scolastico o durante l’ora di religione cattolica, atteso il carattere culturale di tale insegnamento”». E dunque via le immagini sacre, mentre il dirigente spiega di essersi limitato «a ricordare che i riti e gli atti di culto possono essere fatti solo nelle attività extracurriculari. Le statue della Madonna erano enormi. Le avrei fatte togliere anche se fossero appartenute ad altre religioni». Ma lui, il preside, è credente? «È assolutamente ininfluente», risponde. Però tiene un crocifisso nel suo ufficio e lo consente in altre aule: «La sua presenza è regolata dalla legge, certo che lo lascio, ci mancherebbe».


Stop a preghiere, divieto scuola Palermo
In scuola Ragusa Moleti Palermo, rimossa statuetta Madonna

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 22c04.html

(ANSA) - PALERMO, 23 NOV - Vietato pregare per i bambini di una scuola elementare e d'infanzia, a Palermo. Il dirigente della scuola Ragusa Moleti, Nicolò La Rocca, ha diramato stamani una circolare che impedisce agli insegnanti di fare recitare le preghiere ai bambini nell'ora della merenda e persino durante l'ora di religione. Il dirigente stamani ha fatto rimuovere dalla scuola una statuetta della Madonna e alcune immagini, come quella di Papa Francesco. La scuola è frequentata dai bambini dai 3 ai 10 anni. "Ci sarebbe nella nostra scuola - si legge nella circolare firmata dal dirigente scolastico, Nicolò La Rocca - l'usanza, da parte di alcuni docenti, di far pregare i bambini prima dell'inizio delle lezioni o di far intonare canzoncine benedicenti prima della consumazione della merenda". Il dirigente ricorda che "considerando il parere dell'Avvocatura dello Stato dell'8 gennaio del 2009 è da escludere la celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l'orario scolastico".




Palermo, bimbi in classe con il rosario nella scuola dove è "vietato pregare"
Cristina Verdi - Ven, 24/11/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 67174.html

Tutti in classe con il rosario al collo. È questa la risposta dei genitori dei piccoli studenti della scuola elementare Ragusa Moleti, di Palermo, alla decisione del preside, Nicolò La Rocca, che tramite una circolare aveva vietato le preghiere all’interno dell’istituto.

Tutto è nato dall’abitudine degli insegnanti di far recitare ai piccoli delle brevi preghiere prima delle lezioni o della merenda. Ma la pia pratica, evidentemente, è stata giudicata inopportuna da alcuni genitori, che l’hanno segnalata al dirigente scolastico, il quale non ci ha pensato due volte e tramite una circolare interna ha ammonito le maestre rammentando loro che, secondo un parere dell’Avvocatura dello Stato, non è possibile celebrare “atti di culto, riti o celebrazioni religiose durante l'orario scolastico o durante l'ora di religione cattolica". A scuola, insomma, è “vietato pregare”, ha chiarito perentoriamente il preside che, a scanso di equivoci, ha disposto anche la rimozione dei ritratti di Papa Francesco appesi alle pareti e delle statue di Gesù e della Madonna sistemate nelle aule e nei corridoi.

Ma gli altri genitori hanno subito promesso battaglia. E così i bimbi stamattina si sono presentati a scuola, ognuno con indosso un rosario o un crocifisso. Una delle mamme, sentita dall’edizione palermitana di Repubblica, promette che la protesta continuerà anche nella giornata di lunedì, quando genitori e piccoli studenti si raduneranno davanti alla scuola per un momento di preghiera collettivo. "Ci vuole rispetto per tutte le religioni, senza contare che quelle statue stanno lì da anni e sono state tolte senza che i genitori venissero contattati", denuncia un'altra donna. Il problema, alla scuola di via Ragusa Moleti, non sono di certo le preghiere dei bimbi, ricordano altre madri, bensì i “soffitti che crollano” e i piccoli studenti costretti, di conseguenza, a “fare orari di recupero massacranti”.

Intanto dopo il vero e proprio caso politico che si è creato attorno alla sua decisione, il dirigente scolastico si difende. “Non c'è nessun documento scritto né disposizione in cui si vietano momenti di raccoglimento individuali”, precisa La Rocca, sentito dall’Adnkronos. E a proposito della rimozione delle immagini sacre, si giustifica: "Si trattava di statue molto ingombranti, anche un Buddha enorme avrebbe creato problemi". Ma se il dirigente scolastico si trincera dietro il rispetto delle regole, i genitori lamentano che, proprio secondo lo stesso parere dell'Avvocatura dello Stato in base al quale è stata redatta la circolare, una decisione del genere doveva essere presa soltanto dopo aver consultato il consiglio d’Istituto. Dello stesso parere l'assessore alle Politiche giovanili e alla Scuola del Comune di Palermo, Giovanna Marano, che parla di "preoccupante deficit di dialogo". "Nella prassi quotidiana su questioni così controverse nella comunità scolastica ci sono organismi collegiali chiamati a pronunciarsi, dentro questi luoghi occorre discutere preventivamente e trovare soluzioni condivise", ha detto all'Adnkronos commentando la vicenda.

E intanto dopo le dure prese di posizione di molti esponenti politici, la Lega, con il deputato Alessandro Pagano, rilancia e annuncia per lunedì prossimo una manifestazione senza bandiere davanti alla scuola. “Siamo e saremo al fianco dei genitori: giù le mani dalle statue e dai simboli cristiani, sì alle preghiere dei bimbi”, ha detto il deputato del Carroccio. “Andrò a incontrare personalmente il dirigente scolastico, espressione del pensiero unico dominante”, ha aggiunto Pagano denunciando il “silenzio del ministro Fedeli” sul caso. E stamattina, sulle mura esterne della Ragusa Moleti è comparso anche uno striscione di Forza Nuova. Sui manifesti un invito al preside, accusato di “delirio laicista”, a riportare le statue della Madonna all’interno della scuola.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » gio nov 30, 2017 7:03 pm

NAZISKIN, IRRUZIONE DURANTE UNA RIUNIONE SUI MIGRANTI A COMO

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... tif_t=like

Como, naziskin e i migranti. Nella città lombarda è andata in scena in una vera e propria irruzione di una quindicina di militanti del Veneto Fronte Skinheaddurante una riunione di Como Senza Frontiere, una rete che unisce decine di associazioni a sostegno dei migranti.

Lo spiacevole episodio è accaduto in una sala del Chiostrino di Santa Eufemia, dove un gruppetto di neofascisti in perfetto stile squadrista ha letto un volantino contro l’immigrazione davanti ai volontari increduli e impauriti.

Capelli rasati, bomber neri e una postura ferma, la cui sicurezza è data solo dalla presenza di un gruppo e non dal reale valore di un discorso delirante, in cui si è parlato di “sostituzione” del popolo europeo con dei “non popoli”.


Alberto Pento
Io non amo i nazisti siano essi neri, rossi o maomettani. Io questi però non li condanno anche se sono di destra o di estrema destra. Non condanno chi difende la propria terra, la propria patria nel senso di Heimat, la propria gente, la propria famiglia e i beni pubblici come il territorio dello stato o nazione o comunità, la cittadinanza, le risorse economiche del proprio paese che certuni prodighi irresponsabili e dementi dilapidano a danno della propria gente nativa o indigena e cittadina. Se avessero usato la violenza li condannerei come pure se avessero manifestato comportamenti antisemiti e antisraeliani. Hanno solo manifestato contro questi falsi buoni che sostengono l'invasione di clandestini e di nazisti maomettani e che non hanno alcun amore per la propria gente.


COMO SENZA FRONTIERE.
di Fabrizio Baggi.
13 settembre 2016

http://www.rifondazionelombardia.it/acc ... izio-baggi

La città di Como è investita da circa due mesi dagli effetti dell’emergenza umanitaria prodotta dalle migrazioni in fuga dalle guerre.

Centinaia di persone, nuclei familiari, donne, minori non accompagnati, per sfuggire a guerre, violenza sono costretti a dimorare nel piazzale e nel parco antistante la Stazione Ferroviaria (San Giovanni) in condizioni sanitarie e materiali indegne di una condizione civile.

La mobilitazione di tantissime persone che con la loro solidarietà attiva hanno espresso il meglio della coscienza civica della nostra città ha dato vita alla Rete “Como Senza Frontiere”, alla quale la Federazione Provinciale del Prc/SE ha aderito da subito. Il bell’esempio di unità che si è venuto a creare vede operare insieme organizzazioni di volontariato, organizzazioni sindacali dei lavoratori e studentesche, Partiti, singole e singoli volontari.

La mobilitazione ha permesso anche di dare vita ad un tavolo di carattere istituzionale con il Comune, al quale partecipa una rappresentanza della rete stessa.

Ciò che è successo nella nostra città ha dell’incredibile, la sinergia di forze che sta lavorando senza sosta da due mesi a questa parte nella direzione di rendere dignità e diritti umani ai migranti è stata senza ombra di dubbio una fortissima risposta di solidarietà che la “bella Como” ha dimostrato di avere nel proprio dna.

Le compagne ed i compagni del Prc, impegnate/i in prima linea in questo processo, si sono spese/i senza indugi per la buona riuscita del lavoro politico e sociale unitario all’interno della rete e del progetto di accoglienza in città.

La sede della nostra Federazione provinciale si è trasformata in un punto di raccolta di generi di prima necessità, che giorno dopo giorno venivano smistati da compagne e compagni del Prc e della Rete e portati poi in stazione, nelle mense, e nei luoghi dove alcune/i migranti appartenenti alle cosiddette “categorie più deboli” (donne e minori) stazionano. Il coinvolgimento dell’Onorevole Eleonora Forenza, (Euro Parlamentare Altra Europa GUE/NGL) ha prodotto una sua lettera indirizzata al Prefetto di Como con la quale si richiama la necessità di alzare il livello dell’attenzione sul problema che sta attraversando la città.

Infatti la mancanza di volontà politica da parte della maggior parte delle istituzioni cittadine ha fatto sì che tutta l’accoglienza e la solidarietà fossero, almeno per tutto il primo periodo, totalmente sulle spalle dell’azione volontaria, con tutte le difficoltà che la cosa ha comportato.

Per i primi 20 giorni, ogni sera, decine di volontarie e volontari distribuivano insieme alla CRI sacchetti con razioni di cibo da campo, vestiti e coperte per cercare di aiutare il più possibile le persone che dimoravano in stazione, soddisfacendo quantomeno i loro bisogni primari.

Con il passare delle settimane, e grazie alle continue richieste fatte dalle volontarie e dai volontari organizzate/i alle istituzioni, sono state aperte delle mense, montato un tendone (circa 32 posti su 500/600 migranti), installati dei servizi chimici in prossimità della stazione ed una scuola cittadina ha messo a disposizione delle docce situate in una loro palestra.

Inoltre, dal 15 di Settembre (data indicativa) partirà l’attività del “centro di transito provvisorio” composto da moduli abitativi di cui è stata già pubblicata una bozza di regolamento in cui, con grande soddisfazione, abbiamo visto comparire punti che sono stati i cardini delle richieste avanzate da Como senza Frontiere.

Si tratta di piccoli miglioramenti che vanno a tamponare una situazione che però non può reggere a lungo. Da tempo sosteniamo infatti che la reale soluzione è sempre e soltanto quella dell’apertura di corridoi umanitari e delle frontiere stesse per permettere a chi scappa da situazioni di pericolo per la propria vita di raggiungere i Paesi dove intendono andare.

Como è di fatto una città di frontiera, ed in quanto tale deve attrezzarsi per rendere dignità a tutte e tutti coloro le/i quali vi transiteranno per cercare di raggiungere i propri cari nel nord dell’Europa oppure, semplicemente, per cercare una vita migliore fuggendo da fame, guerre e miseria.

Si oppongono alla realizzazione delle loro speranze accordi internazionali che permettono la libera circolazione del denaro e non quella di esseri umani e costringono i migranti a “richiedere asilo” nel primo Paese utile dove sbarcano, impedendo loro di richiederlo poi dove vorrebbero realmente andare.

In ogni caso, il centro di transito provvisorio, garantirà un tetto al riparo dal freddo, la tutela dei migranti dal rischio di finire nelle mani della criminalità organizzata che non aspetta altro se non di avere bassa manovalanza a costo zero fatta da persone che per lo Stato non esistono.

Inoltre, con le clausole che a quanto sembra verranno inserite nel regolamento, le associazioni che hanno esercitato volontariamente la cosiddetta accoglienza presso la stazione S.Giovanni in questi due mesi avranno, previo la presentazione di un progetto, la possibilità di operare all’interno ed all’esterno del campo, che sarà aperto, di natura non detentiva, e all’interno del quale le famiglie non verranno separate ma inserite come nuclei familiari quali sono.

Il lavoro da fare è tantissimo, siamo certi però che ci siano tutti i presupposti per provare, con il lavoro politico capillare che la Rete sta facendo e continuerà a fare, a trasformare la nostra città in un reale laboratorio all’avanguardia dell’accoglienza e della gestione della situazione umanitaria.

La parte più difficile arriva ora, ma non ci faremo sconfortare. Continueremo a lavorare nella direzione di dare la dignità ed i diritti ora negati a tutte e tutti coloro hanno coraggiosamente attraversato il mondo per lasciare paesi dove la loro vita e quella dei loro familiari erano messe a rischio ogni giorno.



Assalti, censure e violenze in università I blitz dei centri sociali non scandalizzano
Paolo Bracalini - Ven, 01/12/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 69303.html

Clima da Repubblica di Weimar, nazismo alle porte, l'ombra nera sull'Italia. Il blitz degli skinhead ha svariati precedenti, ma a sinistra.

Aggressioni, minacce, lanci di uova, però più politicamente corretti rispetto a quattro teste rasate, e quindi non meritevoli di allarme per la democrazia in pericolo. Eppure a lungo, per un giornalista come Giampaolo Pansa colpevole di aver messo in discussione la vulgata partigiana sulla guerra civile italiana dopo l'8 settembre, è stato quasi impossibile presentare un semplice libro, considerato negazionista dall'estremismo rosso che accoglieva le presentazioni con insulti, minacce, propaganda a pugni chiusi. Qualche cenno di solidarietà in privato dai leader di sinistra, ma mai pubblico, perché Pansa è un diffamatore della Resistenza, un nemico del popolo. Identica sorte toccata ad Angelo Panebianco, editorialista del Corriere e docente all'Università di Bologna: «Fuori i baroni dalla guerra», gli hanno urlato i collettivi lo scorso febbraio, durante la sua lezione. «Panebianco cuore nero», la scritta lasciata dai centri sociali sulla porta del suo ufficio anni fa.

Imbarazzo, silenzio e poco altro anche per Salvini, nel mirino dei centri sociali, più violenti degli skin head, ma col lasciapassare politico. Il leader della Lega è stato aggredito più di una volta, a Bologna gli hanno sfasciato il vetro dell'auto, in Umbria gli antagonisti lo hanno accolto a sputi e cori «stron..», a Napoli hanno scatenato una guerriglia con sassi e molotov, violenze annunciate con la massima tranquillità alla vigilia («Non assicuriamo un corteo pacifico») senza creare indignazione, anzi (il sindaco de Magistris è con i centri sociali). A Milano sempre i centri sociali hanno distrutto un gazebo della Lega e malmenato due militanti. Scene che si ripetono, senza che mai si parli di un «allarme centri sociali», mentre quattro skin bastano per mobilitare le massime istituzioni.

A Daniela Santanchè, donna di destra quindi meno rispettabile, ha raccontato in diretta, mentre discuteva di ius soli con Fiano del Pd (il deputato che vuol mettere in carcere chi ha una immagine di Mussolini in casa) di aver ricevuto un tremendo insulto più minaccia di morte come se niente fosse («Mi è appena arrivato su Twitter Sei una put... da uccidere»). Ancora a Napoli l'ex candidato sindaco di centrodestra, Gianni Lettieri, denunciò un'aggressione per strada da parte degli attivisti di una casa occupata. Ne sanno qualcosa gli ex ministri Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, bersaglio prediletto degli attivisti e centri sociali per le battaglie sui furbetti della pubblica amministrazione e sulla scuola, feudo della contestazione di sinistra. Brunetta, durante un convegno, fu vittima di un blitz della «Rete dei precari» fischi, insulti, striscioni a cui replicò definendoli «l'Italia peggiore». Non l'avesse mai fatto: «Diecimila post di insulti, minacce, addirittura pallottole, sul mio profilo Facebook. Molti legati anche alla mia statura fisica» calcolò l'allora ministro, sempre preciso anche nella contabilità degli insulti ricevuti. Per la Gelmini, si inventò persino un No Gelmini Day, con i collettivi studenteschi in piazza, al grido «Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli», ma pure senza un chiaro nesso logico «Siamo tutti antirazzisti e antifascisti». Coi fumogeni e i lanci di uova. Tanto i fascisti sono solo a destra. PBra




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