Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » gio feb 05, 2015 5:37 pm

Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam
viewtopic.php?f=92&t=1382

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 65111b.jpg


http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/E ... 1754.shtml


L'ascesa di Pegida, il movimento dei “patrioti europei anti-islam” su Facebook
Il logo di Pegida utilizzato come foto del profilo dalle pagine Facebook ufficiali e affiliate al movimento

di Giulia Aubry

C’è un movimento che ogni volta che accade qualcosa di terribile a opera di organizzazioni o soggetti riconducibili ad ambienti islamici – dalla strage di Charlie Hebdo alla morte orribile del pilota giordano Muat al-Kaseasbeh – guadagna consensi e tantissimi click su Facebook.

Si tratta di Pegida (acronimo per Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, in italiano Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente), il movimento anti-Islam nato a Dresda nell’ottobre del 2014, che ha portato oltre 20.000 persone in piazza in Germania e che si sta rapidamente diffondendo in tutta l’Europa, in Australia e negli Stati Uniti. Il movimento è salito agli onori delle cronache più che per i suoi desiderata politici anti-immigrazione, per la foto del suo fondatore, Lutz Bachmann, vestito da Adolf Hitler.
L’immagine, diffusasi rapidamente sui social dopo i fatti di Parigi, ha costretto Bachmann a dimettersi da leader del movimento, seguito da altri membri del consiglio direttivo.

Nonostante le accuse di neo-nazismo e lo scandalo creato da questa vicenda, però l’ascesa di Pegida è continuata inesorabile, soprattutto in termini di rapidità nell’acquisizione di consensi. Se i numeri infatti sono ancora relativamente bassi (la pagina Facebook ufficiale in tedesco conta circa 160.000 likers, ma è in linea solo dal 29 dicembre dello scorso anno, poco più di un mese scarso), l’incremento quotidiano, soprattutto in coincidenza con eventi di particolare rilevanza, è tra i più impressionanti se comparato con altri movimenti con caratteristiche più pacifiche e dialoganti.

Anche le pagine locali – ufficiali, affiliate o di simpatizzanti – si stanno moltiplicando. Quelle in Gran Bretagna e in Austria contano più di 10.000 likers e sono in costante e rapida ascesa. Anche le pagine facenti capo ai gruppi locali dei “patrioti anti-islamisti” nella Repubblica Ceca e in Olanda stanno guadagnando terreno. Mentre negli Stati Uniti il movimento ufficiale annovera “solo” 2.620 likers e fatica ad affermarsi.

Ma il fenomeno Pegida non conosce davvero frontiere. A colpi di breaking news su ostaggi occidentali decapitati da Isis, attacchi in Francia, video agghiaccianti, denunce di presunti sospetti terroristi nelle principali città europee, questa generazione di autoproclamatisi “patrioti” con tendenze islamofobiche sta monopolizzando Facebook (che al momento non vi ravvede una natura razzista o violenta) con decine e decine di pagine aperte in Australia, Svezia, Scozia, Norvegia, Danimarca, Polonia, Spagna e così via. Ce ne sono anche di specifiche per singole città o regioni, la Vallonia per esempio, o anche Lipsia e Lione. Persino l’Islanda ha una pagina dedicata a Pegida (in rapporto con la popolazione è persino quella più di successo, ma comunque non raggiunge l’1%).

E anche l’Italia.

La pagina italiana di Pegida è seguita da 2.201 likers che se la prendono, naturalmente, con gli immigrati, affonderebbero i barconi nel mediterraneo, criticano Renzi e il Pd, amano Putin e Papa Francesco (ma non sempre, sempre), vogliono uscire dall’Europa. Nei credits rimandano al sito tedesco. Alla fine la loro non è l’Europa di Bruxelles, ma è quella dei “veri patrioti”, come continuano a ripetere all’infinito. Un infinito che per adesso li pone più, però, come un fenomeno virtuale che non come una realtà di piazza. Visto che le recenti manifestazioni organizzate in Danimarca e in Austria hanno visto più poliziotti che manifestanti.

E intanto qualcuno ha aperto la pagina Facebook PegidaWatch, che si pone come un osservatorio sul movimento. al fine di contrastarlo e prevenirne una deriva che, dicono sulla pagina, potrebbe essere pericolosa se sottovalutata.

Mercoledì 4 Febbraio 2015, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 13:56
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Re: Patrioti europei anti-islam

Messaggioda Berto » gio feb 05, 2015 5:38 pm

https://www.facebook.com/pegidavlaanderen?fref=ts

El sito orendo de łi fasio-nasionałisti tałiani-łi xe pexo de łi muxlim
https://www.facebook.com/pages/Pegida-I ... 65?fref=ts
Me despiaxe par sto orendo tricołor, metì ła bandera de l'Ouropa
Per favore mettete la bandiera dell'Europa sul frontone della pagina; Pegida è un movimento europeo e non centra nulla con il nazionalismo italiano. Io sono veneto e la mia bandiera è quella veneta e non darò mai il mio sostegno ai nazionalisti italiani. Il Veneto è l'Europa sono la mia patria e non l'Italia.


No ghè pàreoti ouropei sensa bandera ouropea!

Immagine

Lè on bruto sito de nasi-fasisti tałiani endoe ke łi scançeła e manomete łi mesaj speçalmente coełi scriti en łengoa veneta e no łi ol vedare ła bandera veneta e coeła ouropea. Mejo perdarli ke catarli!
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » dom feb 22, 2015 5:15 pm

Sindaco, tedesco e socialdemocratico: “Cara Merkel, l’islam con noi non c’entra nulla”

di Matteo Matzuzzi | 17 Febbraio 2015 ore 12:56

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/12569 ... -nulla.htm

Roma. Dire come hanno fatto il presidente federale Christian Wulff e la cancelliera Angela Merkel che l’islam appartiene alla Germania è una cosa “completamente falsa. Il contributo dell’islam alla Riforma, all’Illuminismo e all’Umanesimo mi sfugge, scusate”. Heinz Buschkowsky, sessantasei anni, sindaco socialdemocratico del quartiere di Neukölln, ottavo e popolatissimo distretto di Berlino (quasi 325 mila abitanti), si dimette dopo quattordici anni, uno prima della scadenza del mandato. La cartella clinica, confessa in un’intervista al settimanale Stern, gli suggerisce di ritirarsi e di pensare più a se stesso che al bene comune.

Dopo più di trent’anni di attività politica al servizio degli altri, è convinto di poterselo permettere. Al tavolino d’un Café cittadino traccia un bilancio della sua amministrazione. A un primo impatto, osserva, Neukölln – gli immigrati rappresentano il quarantuno per cento della popolazione – può sembrare un quartiere moderno e cool, perfino a misura d’uomo: ha addirittura l’hotel più grande d’Europa, l’Estrel costruito nel 2012.
Ci sono i laghetti, il verde, i locali che la sera si riempiono d’avventori.
Eppure, il distretto, dice Buschkowsky, non rappresenta certo un modello da prendere ad esempio: “Bande criminali arabe che hanno il controllo di intere strade, studenti di quinta elementare che non sanno parlare tedesco, mancanza di prospettive per i disoccupati”.

Ma a farlo infervorare sono “la pigrizia mentale e il divieto di parola sul dibattito relativo all’integrazione”.
Ce l’ha con la politica che va per la maggiore da decenni, compresa quella dell’Spd, il suo partito, che giudica “avulsa dalla realtà”. Al mattino, spiega, “davanti alle scuole – alcune delle quali sono frequentate da solo il venti per cento di tedeschi – gli islamisti distribuiscono volantini alle ragazze.
Queste vengono esortate a non portare i pantaloni come gli uomini e a indossare esclusivamente abiti islamici che lasciano intravedere solo il viso e le mani”. Quel che il francese Michel Houellebecq ha romanzato in “Sottomissione”, qui è la realtà quotidiana. Gli argomenti principali di conversazione davanti agli istituti tra adulti e giovani, aggiunge, “diventano la moschea che si frequenta, il motivo per cui la figlia non porta il velo o il fatto che alla ragazza debba essere proibito di partecipare alle lezioni di ginnastica, nuoto, biologia e alle gite scolastiche”.

Il sindaco, che nel 2012 pubblicò il libro – divenuto presto un bestseller – “Neukölln è ovunque” in cui denunciava il tramonto delle illusioni multiculturaliste e gli errori delle politiche d’integrazione portate avanti dalla Germania, mette in guardia sul rischio della diffusione dell’islamismo all’interno della comunità di migranti,
ma si oppone ai tentativi della destra nazionalista di Pegida di arruolarlo tra le loro fila: “Mi considerano una sorta di portavoce e questo mi fa venire l’orticaria”.

Eppure, se guarda alle manifestazioni oceaniche degli ultimi mesi a Dresda e Lipsia condannate da tutto l’arco costituzionale lui, socialdemocratico da sempre, dice di comprendere ciò che ha portato quelle migliaia di persone a scendere in strada: “La gente non ha torto. Se fossi sindaco di un’altra città nemmeno io mi augurerei che il mio paese diventasse così. Neukölln non rappresenta una storia di successo, bensì una storia di criminalità organizzata, alta concentrazione di islamisti e salafiti, basso livello di istruzione ed elevato rischio di povertà”.

Tutti elementi che rendono a suo giudizio irreversibile lo status quo che è venuto a crearsi nel corso del tempo.
Ci vorrebbe una sorta di miracolo per cambiare la situazione, cosa difficile per lui che assicura di non credere “nel Paradiso, nell’Inferno, nel Giudizio universale e nemmeno alle settantadue vergini nella terra dove scorrono fiumi di latte e miele”.
Quando lo accusarono di razzismo per le sue dichiarazioni critiche sull’integrazione dei cittadini musulmani, si limitò a rispondere che “la verità fa male”.
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » dom feb 22, 2015 7:41 pm

???

PEGIDA: LA GERMANIA E LE SUE SACCHE DI RESISTENZA CULTURALE
http://www.ilnuovoberlinese.com/pegida- ... -culturale

di Giovanni Solazzo

Ovvero: come avere un movimento xenofobo e razzista in crescente aumento e riuscire comunque a fare tutto sommato una bella figura

Ettore Petrolini – attore, drammaturgo e scrittore romano – è conosciuto da molti, più che per le sue opere teatrali, per la celebre frase rivolta a coloro che lo fischiavano su dal loggione durante un suo spettacolo: “Io nun ce l’ho cò te, ma cò quelli che te stanno vicino e che nun t’hanno buttato de sotto”. Ecco, la Germania, quando serve, tale concetto lo segue eccome; ovvero, quando i tedeschi pensano sia il caso di ‘buttare di sotto’ qualcuno, non si tirano di certo indietro. Nella fattispecie parliamo di Pegida (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes), ovvero ‘i patrioti europei contro la islamizzazione dell’Occidente’.

Tale movimento (extra-parlamentare) ha come proprio obiettivo il combattere la crescente deriva progressista e concessiva dell’Europa, la islamizzazione dell’Occidente ed il multiculturalismo che ne deriva. Molti suoi membri hanno più volte ripetuto di essere orgogliosi del loro essere xenofobi e non è un mistero il loro totale disprezzo verso qualsiasi politica di integrazione o di immigrazione che non sia il rimpatrio coatto, possibilmente violento.

Pegida, nonostante la recente fondazione, è già più che affermato, con sedi e sottogruppi disparati e diffusi in maniera capillare in ogni importante città tedesca. Le sue ultime manifestazioni in capoluoghi come Colonia, Dresda e Lipsia hanno visto un’importante adesione da parte di migliaia di cittadini, inquietati, presumibilmente, dalla ‘costante invasione’ della loro terra, dal crescente pericolo musulmano e dalla costante minaccia del terrorismo islamico; il tutto condito con slogan inneggianti alla conservazione dei valori propri della civiltà teutonica, quando non direttamente della ‘purezza della razza’.

La percezione generale, insomma, è che un certo diffuso sentimento di xenofobia e odio verso i musulmani (ma non solo, la tendenza sembra quella di diffidare di qualsiasi non-tedesco) stia prendendo sempre più piede – in Germania, ma anche nel resto d’Europa – e la cronaca quotidiana non fa che ripetercelo. La differenza sta nel fatto che, nella nazione di Berlino, una sempre più forte resistenza ad esso continua ad affermarsi e a crescere.

In pratica, nelle ultime settimane, ad ogni manifestazione di Pegida è corrisposta puntualmente una contromanifestazione anti-Pegida. I numeri parlano da soli. A Lipsia, a fronte di una partecipazione di circa 4800 manifestanti Legida (Pegida di Lipsia), ci sono stati 7300 manifestanti anti-Legida; a Dusseldorf: 350 Degida, 2500 anti-Degida; a Berlino – anche se si sa che Berlino è sempre un caso a sé quando si parla di multiculturalismo e tolleranza in Germania – : 400 Begida, 4000 anti-Begida (fonte: Suddeutsche Zeitung). Solo nel caso di Dresda si è avuta una netta prevalenza dei manifestanti Pegida (25000) su quelli anti-Pegida (3000). Nel resto della Germania le cose sono andate ben diversamente, come abbiamo visto. In effetti, dopo le prime manifestazioni organizzate da Pegida, vi erano già state delle massicce mobilitazioni dell’opinione pubblica, avversa a questo crescente clima di odio e diffidenza interculturale; persino Angela Merkel aveva espresso in televisione la sua apprensione verso questo fenomeno dei nuovi “portatori di odio e freddezza nei loro cuori”.

I risultati di tale mobilitazione si sono visti. Nelle settimane successive (Pegida sta organizzando manifestazioni ogni lunedì, a rotazione nelle maggiori città) il divario tra le due opposte fazioni si è sempre più allargato. Fino alla manifestazione di ieri, 12 gennaio 2015, nella importantissima capitale bavarese di Monaco – città tendenzialmente di destra e capitale del conservatorismo teutonico. Ancora una volta, i numeri parlano da soli: 1500 Pegida, 20000 anti-Pegida, con un imponente apparato d’ordine pubblico di 800 unità, tra polizia e forze speciali. In pratica, mai vista una città completamente bloccata, ma in maniera così efficiente ed efficace. Non si è registrato nessun tafferuglio degno di nota e, in pratica, le opposte fazioni hanno semplicemente passato il pomeriggio ad insultarsi con la polizia in mezzo. È stato bellissimo.

A fine giornata si conteranno cinque, del tutto superflui, arresti dei più esagitati (leggi: ubriachi) e tre poliziotti “lievemente infortunati”. Il tweet della polizia bavarese che ‘consiglia’ ai manifestanti di scendere dalle tettoie delle fermate degli autobus, perché ‘potrebbero farsi male’, descrive bene l’atmosfera di relativa serenità con cui si è risolta una situazione tesissima e potenzialmente estremamente pericolosa come quella di ieri. Ai bei tempi del Bari in serie A, quando c’era Bari-Lecce, il bilancio finale era quasi sempre molto peggio. Visivamente la scena che ieri si presentava in quel di Monaco era pressappoco questa: in un’aiuola nella piazza di Sendlinger Tor, pieno centro, uno sparuto gruppo di xenofobi urlavano i loro slogan e la loro dabbenaggine, venendo puntualmente sommersi da fischi e insulti provenienti da ogni altro angolo della piazza, prima, e dell’intero centro città, poi.

Quando l’ultimo manifestante Pegida, puntualmente scortato dalla polizia, ha imboccato il tunnel della metropolitana – mesto ma col trionfale dito medio diretto ai contromanifestanti – è partito un applauso di vittoria. Parentesi di confronto ci sono state, travestite da siparietti di divertente situazionismo crucco, in cui appartenenti alle diverse fazioni si sfidavano a chi ‘fosse più Charlie’, seguendo i dettami della moderna indignazione sloganistica da Facebook, mentre i Pegida più loquaci rispedivano al mittente le accuse di nazismo poiché ‘anche il nostro è un punto di vista, voi non ce lo fate dire, siete voi i nazisti’. Alla luce di tutto questo non poteva non balenare in testa la frase di Petrolini riportata nell’incipit.

Il livello di civiltà di un popolo, infatti, non corrisponde necessariamente al livello di tolleranza e di rispetto verso le diverse minoranze etniche o religiose o politiche. O, perlomeno, non solo. Determinate frange di odio e di pressappochismo culturale sono, purtroppo, ormai endemiche e fisiologiche, nel mondo occidentale, soprattutto se aiutate sempre più dal liberismo economico, dalle crisi occupazionali e dalla mera cronaca quotidiana che sempre e costantemente spinge gli strati più socialmente, economicamente o culturalmente deboli, verso gli odi sociali.

Musulmani, cristiani ed ebrei uniti contro la violenza in nome di Dio e a favore una società pluralistica, durante la manifestazione presso la Porta di Brandeburgo il 13 gennaio 2015 a Berlino. Il sindaco di Berlino Michael Müller mentre si rivolge ai presenti - Foto: Emilio Esbardo

Il livello di civiltà di un popolo, però, può essere comunque rappresentato dalle fasce di resistenza a tali inquietanti derive. Ovvero, ciò che sembra non essere più tabù in Italia, come l’ammettere o, peggio ancora, lo sbandierare il proprio odio o la propria diffidenza verso intere categorie sociali, in Germania, in qualche modo – alla luce della loro storia e dei loro errori – non è ancora pienamente accettabile, a differenza di ciò che succede da noi. E ciò è un bene, per loro. È la dimostrazione di una coscienza di popolo che da noi manca. Ovviamente, la strada da percorrere è lunga, anzi lunghissima, anche per i tedeschi, e Pegida sta lì a dimostrarlo. Ma proviamo adesso tutti a immaginare Matteo Renzi che va in televisione a parlare di tolleranza e di multiculturalismo, alla luce della deriva culturale xenofoba e male informata che palesemente stiamo avendo anche nella nostra società. E adesso abbracciamoci tutti piangendo, mentre realizziamo che persino la Merkel è più progressista di Renzi. E quindi? E quindi niente. Appuntamento al prossimo lunedì. Come già detto, la strada è ancora lunga, e Pegida manifesterà di nuovo. Così come, ad ogni Charlie Hebdo, marceranno sempre i ‘buoni’ della terra, a braccetto con la loro ipocrisia, con a capo persone come Renzi, la Merkel, Netanyahu e tutti coloro che causano i dislivelli globali che portano a quelle stesse conseguenze sociali catastrofiche che inducono i nostri leader a marciare a favore di telecamera. Ma almeno adesso sappiamo che in una nazione, quando qualcuno urla la sua ignoranza, quello affianco gli urla perlomeno di andare a quel paese. Non è poco.
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2015 10:29 pm

Anti UE, anti Islam, pro Russia: una conversazione con PEGIDA
European Crossroads Austria
Mila Cataldo
Venerdì, 27 Marzo 2015

http://www.eastonline.eu/it/opinioni/eu ... con-pegida

Nato a Dresda in Germania, nell’ottobre 2014, il movimento PEGIDA,Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes (generalmente tradotto come Patrioti Europei contro l’Islamizzazione dell’Occidente), ha fatto parlare di sé in Austria dopo una manifestazione anti-islamista organizzata a Vienna, la più internazionale delle città dell’Europa continentale.

Eastonline ha incontrato Georg Immanuel Nagel, il non portavoce di PEGIDA Austria, così come lui si definisce in aperta polemica con i media.
L’intervista a Nagel, una lunga conversazione qui editata in forma ridotta, è un tentativo per capire cosa sia PEGIDA e quali siano i suoi obiettivi. Mentre l’Unione europea è attraversata da spinte centrifughe sostenute da movimenti nazionalisti e estremismi di destra e sinistra, è importante comprendere e non sottovalutare le motivazioni che animano simili movimenti, capaci d’intercettare un forte malcontento nei confronti delle istituzioni europee e della moneta unica.

Oltre a quelli già contenuti nel nome, quali propositi ha PEGIDA?
Georg Nagel: “Vogliamo la democrazia diretta. Tutto è iniziato con la critica all’islamizzazione e all’immigrazione di massa, ma in sostanza vogliamo dei referendum come quelli che si fanno in Svizzera, su qualsiasi questione. Nessuno si sente soddisfatto dell’UE, così com’è. C’è troppo centralismo, esistono troppi legami con gli Stati Uniti, ci sono tantissimi focolai di guerra, e uno molto vicino come l’Ucraina. E il disagio cresce anche con questo multiculturalismo e con l’immigrazione di massa. Dobbiamo introdurre la democrazia diretta. Ha funzionato in Svizzera, perché non provarci anche qui”.

Vi siete paragonati ai moti rivoluzionari del 1848, alla Primavera delle Nazioni. Volete quindi liberare i cittadini da un’Europa di burocrati, per offrire una visione di tipo nazionalistico in un mondo sempre più globalizzato?
Georg Nagel: “Nazionalisti. Così ci definiscono spesso i nostri avversari. Per noi l’uomo ha un’anima, è nato per stare in gruppo e non da solo ed essere esclusivamente un consumatore. Viviamo in nazioni. L’Europa è un insieme di popoli. L’UE però ci lascia soli. L’Europa per noi può essere composta da Stati indipendenti che lavorano insieme, come si è fatto per centinaia di anni. Tutte le volte che si parla di globalizzazione si ingenera paura. Come potremo sopravvivere? Ma questo distrae dalla vera questione che è: come può sopravvivere l’impero dell’Ovest liberalista. Vogliono questa Unione Europea centralista, questi secondi Stati Uniti d’Europa sul modello degli Stati Uniti d’America. Ma la nostra gente può sopravvivere senza, come ha sempre fatto prima dell’UE. Possiamo lavorare insieme. Ci sono molti poteri nel mondo e noi siamo per un mondo multipolare. L’Europa, secondo la nostra visione, deve essere un potere indipendente, che stabilisce una partnership con la Russia, che non è una guida, ma una grande potenza emergente e in crescita, con cui esistono interessi comuni. La Russia non rimarrà per sempre l’alleato principale, ma per il momento potrebbe essere un partner politico con cui collaborare. Non c’è niente di cui aver paura”.

Voi perciò non state cercando di distruggere l’UE, ma di ridisegnarla in un’ottica multipolare?
Georg Nagel: “Distruggere è una parola forte, ma la gente non vuole l’UE nella forma attuale. Questo è evidente. Non è stata fatta dalla gente, non è controllata dal popolo o da un parlamento, è antidemocratica. Gli USA offrono il migliore esempio di questa mancanza di democrazia: tutti sanno che esistono solo due partiti e nessuno è in grado di vedere differenze sostanziali tra essi. La Svizzera rappresenta un modello da seguire: un piccolo Stato con tanti piccoli Stati al suo interno. Così funziona la democrazia diretta. Nell’idea modernista della fine della storia, vi è un mondo globale dove tutto è uguale con Mc Donald’s e Coca Cola ovunque. Noi invece vogliamo un mondo che guardi indietro alla storia, con la cultura, con popoli indipendenti, un mondo che sia in movimento. La nostra è metapolitica, non la politica dei partiti. Noi cerchiamo di dar voce alla gente che è stata in silenzio per troppo tempo. Tutti pensano di essere soli, isolati, è l’idea sociologica della Schweigespirale (spirale del silenzio), ovvero quando ci si convince di avere opinioni non condivise da nessuno o in dissonanza con la maggioranza, e a quel punto non le si manifesta pubblicamente. Se la gente capisse di non essere in minoranza, ma al contrario scoprisse di essere la maggioranza, le cose potrebbero cambiare. Perché i mezzi di comunicazione di massa, il sistema educativo e universitario sono unidirezionali, fanno propaganda, e nessuno vuole essere isolato, a scuola, al lavoro”.

Allora voi dove vi collocate nell’asse sinistra-destra?
Georg Nagel: “Da nessuna parte. Certamente non nell’estrema destra. I media cercano di dipingerci così. Noi siamo la gente. Siamo nel mezzo, al centro. La cosa più strana dei nostri tempi è che molte idee che sono normali e sane, sono raffigurate come di estrema destra, ma il patriottismo è un sentimento normale. Per una società sana è normale amare la propria gente, il proprio Paese, e non odiarlo come fanno a sinistra”.

Come descriveresti l’Occidente e la cultura occidentale? Perché la vostra protesta è anche relativa all’Islamismo. Come descriveresti l’Occidente? Cristiano?
Georg Nagel: “Non considero l’Europa come l’Ovest, come l’Occidente. Considero l’Europa occupata dall’Occidente. L’Europa, o almeno non tutta l’Europa, ma parte di essa, come ad esempio l’Austria, l’Ungheria, la Germania sono sempre state un potere collocato al centro. L’Occidente sono solo gli Stati Uniti, è una cosa moderna. Dopo la seconda guerra mondiale siamo stati occupati. L’Occidente è l’opposto della cultura europea”.

Ma il nome stesso PEGIDA dice che combattete contro l’islamizzazione dell’Occidente.
Georg Nagel: “Non dell’Occidente. Abendland tradotto vuol dire Europa. Forse è stato tradotto come Occidente per l’omonimo libro di Oswald Spengler ‘Il declino dell’Occidente’, ma noi intendiamo l’Europa”.

In questo momento non ritenete che la gente e soprattutto i giovani abbiano problemi più cogenti da affrontare come disoccupazione, crisi economica?
Georg Nagel: “Certo che si preoccupano dell’islamizzazione. Con il terrorismo e con il crimine e la violenza che aumentano. Le nostre città stanno cambiando, la gente non si sente più a casa quando interi quartieri diventano ghetti islamici, quando si vedono donne che indossano il burqa ovunque. L’islamizzazione è la cosa che si mostra in maniera più evidente ed è il sottoprodotto di questa sub-cultura occidentale decadente, di questa perdita di valori. L’islamizzazione è una minaccia. Distruggerà l’Europa se non si cambiano le cose”.

Dopo gli attacchi terroristici di Copenhagen e Parigi pensate che ci sia un conflitto culturale in atto tra l’Europa e l’Islam?
Georg Nagel: “Non si tratta di un pericolo di tipo classico. Nessuno può riuscire a eliminare completamente il terrorismo. L’immigrazione è il problema. L’Europa senza gli Europei non è l’Europa. Tutto il mondo ha problemi con l’Islam, non solo l’Europa, anche l’Asia. L’Islam è sempre stato un problema, da quando questa religione esiste si esprime attraverso la violenza. L’Islam è sempre stato in conflitto con qualsiasi altra cultura, è quello che la loro stessa religione impone. Il problema è che li abbiamo fatti entrare e li continuiamo a far entrare a casa nostra. I media lo stanno trasformando in uno scontro tra Islam e l’Occidente liberalista, ma noi siamo il nostro stesso problema. Questo liberalismo è il vero problema. Se vivessimo in modo diverso tutto questo non sarebbe successo. La gente pensa solo a se stessa, al denaro, a come spenderlo, così non si cura se il suo vicinato si è trasformato in un quartiere a prevalenza islamica, o almeno non se ne preoccupa fino a un certo punto. Nella società classica la famiglia, la nazione è importante, si guarda agli altri, a ciò che accade attorno. I sentimenti sono più importanti dell’economia, ti forniscono una ragione di vita. Nella società liberalista occidentale si è perso tutto questo.
Molte di queste espresse ora sono mie opinioni personali. PEGIDA non ha un programma così dettagliato. Alcuni nel movimento potrebbero non essere d’accordo con me”.

All’interno di PEGIDA ci sono varie anime e ci sono differenze anche tra PEGIDA in Germania e in Austria.
Georg Nagel: “In Germania sono molto sotto pressione per l’attenzione dei media. Le differenze tra PEGIDA in Germania e in Austria sono più o meno le stesse che esistono tra i due Paesi. In Austria c’è un po’ più di libero pensiero. I tedeschi hanno più paura, si fanno condizionare di più e obbediscono di più al politicamente corretto, ma in Austria hai più possibilità di esprimerti e dire ciò che pensi. Se capita a un tedesco di essere etichettato come un nazista, si fa mille problemi. Noi in Austria non ce ne preoccupiamo più di tanto.
In ogni caso tutta la questione del politicamente corretto è strumentale all’esercizio del potere”.

Allora la vostra soluzione è impedire l’accesso agli immigrati islamici, ma ce ne sono tanti in tutta Europa. Che fareste?

Georg Nagel: “Ogni volta che i giornalisti mi fanno questa domanda pretendono sempre risposte semplici. Molti di quelli di sinistra vogliono che io dica: devono andare tutti fuori. Gli islamici rappresentano un problema e forse resteranno un problema per sempre, o almeno per molto tempo. Non è solo una questione legata alla religione, questa è l’antropologia sbagliata del modernismo che crede che l’uomo sia solo una macchina, che le persone siano di razze diverse e abbiano solo qualche lieve differenza, che possiamo essere tutti uguali, che si possano programmare le persone, educarle, ma non è vero, le persone sono differenti e hanno anime diverse, la cultura è molto più profonda, non si riduce solo alla lingua.Anche questo è un argomento legato al concetto di politicamente corretto.
Questo sistema liberalista non funziona, è un sistema che vuole creare una sorta di super-nazione, un uomo nuovo. Alexander Dugin (ndr il politologo e ideologo di Putin, che ha teorizzato la restaurazione dell’Impero Russo ed è il fondatore del Movimento dell’Eurasia), nel suo libro ‘The Fourth Political Theory’ dice che la prima idea liberalista della modernità è iniziata con la rivoluzione francese. Esistono due contro-movimenti nel liberalismo: i liberalisti di destra, i fascisti, i nazionalisti, e quelli di sinistra, i comunisti, i socialisti. Quello che hanno entrambi in comune è creare un uomo nuovo. Non prendono la gente per quel che è, ma cercano di farne qualcosa di diverso, un uomo nuovo e migliore. Vogliono un uomo nuovo senza neppure più alcun legame con la cultura, solo un lavoratore e un consumatore. Ma questo non funziona, non si può cambiare l’uomo trasformandolo in qualcosa che non è”.

Cosa suggerisci che facciano i governi per trovare una soluzione alla minaccia terroristica?
Georg Nagel: “Il politicamente corretto dice che dobbiamo distinguere tra Islam moderato e islamismo, come se queste due cose non avessero nulla a che vedere. Se ci sono gli islamici ci saranno sempre gli islamisti. L’immigrazione islamica è un problema, occorre fermarla. Heiman Mazieck, il leader dell’organizzazione musulmana tedesca dice che solo l’1% degli islamici in Germania è islamista. Ma ci sono 4 milioni di islamici in Germania e questo vuol dire che ci sono 4.000 islamisti radicali, ma non è possibile spiare e tenere sotto controllo 4.000 persone in Germania. Se non ci fossero musulmani in Europa non ci sarebbe il terrorismo. Non sono un esperto di intelligence, ma non credo che l’UE faccia niente di più di quello che potrebbe fare un singolo Stato, soprattutto con i confini aperti. Il lavoro dell’intelligence è indebolito dalla libera circolazione all’interno dell’UE. Non è una guerra, o almeno non è una guerra in senso classico. Non siamo più sicuri all’interno dell’Unione Europea, anzi semmai è il contrario. Con l’intelligence che di fatto è controllata dagli USA. Se fossimo più indipendenti, potremmo curare di più i nostri interessi e concentrarci sui nostri problemi, senza crearne di nuovi. La minaccia del terrorismo è il risultato di tutte queste guerre che sono state scatenate nei Paesi islamici. È quello che gli islamici dicono sempre, che ci odiano perché noi siamo l’Occidente. Noi non dobbiamo essere l’Occidente, lasciamo stare questa gente per conto proprio. Noi non odiamo l’Islam o gli islamici. Anzi è il contrario, vorremmo che vivessero in pace, con la loro cultura”.

Come vedi il futuro dell’UE? E come vedi il futuro dell’Europa?
Georg Nagel: “Non c’è alcun futuro per questa Unione Europea. E riguardo al futuro dell’Europa, il mio sogno è una nuova età dell’oro. L’idea della Golden Age alle sue origini, Aurea Aetas, un rinnovamento della cultura. Una rivoluzione conservatrice.

In pratica una restaurazione?
Georg Nagel: “Non una restaurazione, qualcosa di nuovo. Quando dico conservatore intendo rifarmi a dei valori. Una rivoluzione conservatrice, la definirei così”.
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » mar apr 14, 2015 1:48 pm

"Se non ferma immigrati ed islam, l'Europa esploderà come l'Urss"

Parla l'avanguardia giovanile di Pegida: "Vogliamo un'Europa delle patrie, per preservare la nostra identità etno-culturale. Nel 2050 gli europei saranno una minoranza tra le tante"
Giovanni Masini - Lun, 13/04/2015

http://www.ilgiornale.it/news/pegida-1115459.html

Alexander Markovics è un ragazzo biondo dall’aspetto pacioso, tutto il contrario di quello che potresti aspettarti da un estremista di destra, come spesso sono descritti dalla stampa italiana gli attivisti di Pegida, il movimento tedesco anti-islamico.

È a Milano per un convegno delle destre antieuropeiste e, come si definiscono loro stessi, “identitarie”. Eppure Alexander di Pegida è attivista: ha partecipato a diverse manifestazioni ed è presidente del movimento di giovani “patrioti austriaci” di Identitaere Bewegung. Che con Pegida ha molte affinità, al punto da esserne considerato, quasi, una costola giovanile.
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L'esperto: "Vi spiego la chiave del successo di Pegida"

Con gli anti-islamisti tedeschi condivide l’attenzione per molti temi d’attualità, “a partire dall’avversione per l’immigrazione e per l’islamizzazione della società”, come ci spiega Alexander.

Per cosa combatte Pegida?

Il contrasto all’immigrazione di massa verso la Germania; la necessità di leggi più severe contro gli islamisti. Il tema della sicurezza: ci sono alcune zone completamente controllate da bande criminali o da gruppi islamisti radicali. Città come Berlino, con quartieri come NeuKolln (la cosiddetta Little Istanbul, ndr) dove lo Stato ha perso la propria autorità. Quartiei dove dettano legge bande criminali a rischio di radicalizzazione da parte dei salafiti. È anche la polizia a non funzionare come dovrebbe. La gente protesta anche contro questa mancanza di sicurezza.

Pegida è davvero un movimento di estrema destra, collegato ai neonazisti, come viene detto da più parti?

Pegida non è legato all’estrema destra o ai neonazisti. Il nucleo principale viene dalle classi medie, soprattutto dalla borghesia colta… è difficile che esprimano posizioni estremistiche. Eppure i tedeschi prendono parte con regolarità a queste manifestazioni, perché non si sentono più rappresentati dalla politica. Ci sono problemi come l’immigrazione di massa, l’islamizzazione, l’emergenza demografica Alcuni giornalisti hanno cercato di infiltrarsi nelle nostre manifestazioni ed attribuirci dichiarazioni razziste, per metterci in cattiva luce e presentarci come neonazisti. Quando il pubblico ha scoperto queste cose, ha iniziato a parlare di “Lugenpresse”, stampa bugiarda, e ha seguirci con sempre maggior interesse

Cos’è invece Movimento Identitario?

Un movimento giovanile: ci occupiamo della difesa della nostra identità etnico-culturale. Immigrazione di massa ed islamizzazione sono solo i sintomi di un processo più ampio: la sostituzione della popolazione europea con mediorientali ed africani. Questo per due fattori: uno economico, manovrato dal capitalismo liberista in cerca di forza lavoro a poco prezzo; uno politico, dato dal multiculturalismo egemone. Nel giro di cinquanta o cento anni non ci saranno più europei indigeni per come li conosciamo. Entro il 2050, in Austria gli austriaci saranno solo una minoranza tra le altre. Le frontiere austriache, di fatto, non sono più sorvegliate.

Ma l’identità europea stessa non è fatta di pluralismo e tolleranza?

Quando si parla di multiculturalismo ti fanno vedere le figurine che si tengono per mano, tutte uguali ma con colori diversi. Vogliono trasformarci in tante “persone-Smarties” e cambiare l’Europa in un’enorme Disneyland. Diventiamo sempre più simili agli Usa, con quella mentalità da melting-pot. Noi invece vogliamo preservare le diversità: uno dei nostri slogan del Movimento Identitario è “100%, 0% razzismo”. L’unico razzismo che c’è in Europa è quello dei politici verso gli europei indigeni.

Da un lato ci sono i movimenti popolari, dall’altro i filoeuropei. Qual è la vostra opinione sulle responsabilità dell’Europa?

L’unità europea è una buona idea tradotta malissimo in pratica. Gli ultimi 20 anni sono stati una catastrofe, lo puoi vedere in economia, basti vedere la disoccupazione in Grecia. Gli Stati occidentali sono influenzati dall’America nella politica estera: il rapporto non è quello tra partner alla pari, ma tra feudatario e vassallo. La Ue conta troppo sugli Usa e ne è troppo dipendente. Questo porta a conseguenze molto pericolose, e lo si può vedere dalla crisi ucraina.

Come?

Mentre gli Usa fomentavano l’odio tra russi e ucraini, l’Europa avrebbe dovuto contenere l’escalation e promuovere la pace, ma in realtà ha solo prodotto l’effetto contrario. Le sanzioni alla Russia causano un danno economico all’Europa ma favoriscono invece gli Usa, che hanno interesse a creare un solco tra Russia ed Europa. Così abbiamo una nuova guerra fredda che rischia di diventare calda. Senza poter difendere i confini, questo è molto pericoloso.

Come giudica la politica di Putin? È davvero così aggressivo come dicono?

Con la dissoluzione dell’unione sovietica nel 1991 gli Usa hanno sfruttato il momento per guadagnare più influenza a discapito della Russia, con l’espansione della Nato a est.

Le nazioni dell’Europa orientale non hanno diritto a preservare le proprie identità nazionali?

Assolutamente sì. Tuttavia la Russia non sta aggredendo nessuno, è essa stessa a sentirsi in pericolo. Per l’Europa sarebbe meglio sbarazzarsi dell’egemonia americana e delle truppe Usa. Inoltre bisognerebbe dotarsi di un esercito in grado di difendere le frontiere.

Quindi non c’è futuro per la Ue nella sua forma attuale?

La Ue può sopravvivere solo se diventa più democratica e rispetta gli interessi dei suoi stessi cittadini, senza più essere solo espressione della classe dirigente di alcuni Paesi. Se la gente non partecipa alla politica in forma diretta e su una base larga, non ci sarà futuro per la Ue, e finiremo come l’Unione Sovietica del 1991.

Ultima domanda: che ne pensa della situazione italiana?

La Lega è un’espressione parlamentare di questi movimenti popolari come Pegida, sin dalla sua fondazione. Mi fa piacere che questi cambiamenti stiano avvenendo anche in Italia.

In Italia però la partecipazione politica è ancora bassa...

"È naturale: non avete un premier eletto dal popolo da sette anni, grazie a Bruxelles. Berlusconi non si inseriva al 100% nel programma di riforme immaginato dalla Ue per l’Italia e per questo è stato “sostituito”. Quando togli ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti, la gente vuole uscire dalla Ue, semplicemente. Come si può vedere in Grecia." ???
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » dom giu 21, 2015 10:03 pm

Marsiglia controllata dagli islamici: i socialisti ora chiedono l’intervento dell’esercito

gennaio 14th, 2014

http://www.mattinonline.ch/marsiglia-co ... llesercito

Marsiglia è fuori controllo e lo è così tanto che giornali, tv ed esperti parlano di possibile guerra civile ed evocano addirittura il rischio di una nuova battaglia di Algeri, l’episodio clou del conflitto che costò alla Francia 40.000 morti e agli algerini almeno 300.000. A scatenare il dibattito è stata la proposta di spedire l’esercito a riportare l’ordine in una metropoli i cui quartieri settentrionali, ad altissima densità di immigrazione, sono da mesi luogo di violenze, sparatorie, attentati e regolamenti di conti tra bande di spacciatori che non lesinano l’uso di armi da guerra.

Una situazione a lungo denunciata da Marine Le Pen, ma sempre negata dalla sinistra che però ora teme il disastro e tenta di intervenire anche e soprattutto perché i sondaggi dicono che tutta la nazione guarda al caso marsigliese col terrore che possa propagarsi. Si teme dunque che la reazione alle prossime elezioni potrebbe essere un voto di massa al Fronte Nazionale.

Non per caso la prima a chiedere l’invio delle truppe è stata la senatrice socialista Samia Ghali, sindaco disperato dell’ottavo settore cittadino che ha detto: “non serve a niente inviare una macchina della polizia per arrestare gli spacciatori. Ne arrestano 10 e altri 10 li rimpiazzano. E’ come combattere un formicaio: oggi di fronte all’uso di armi da guerra non c’è che l’esercito come soluzione per disarmare le bande e bloccare l’accesso ai clienti come in tempo di guerra con i posti di blocco”.

Una posizione isolata, secondo il governo, ma non è così perché alla senatrice son seguite le dichiarazioni simili del deputato socialista Mennucci e quelle del sindaco di Sevran che addirittura ha chiesto “una presenza di truppe 24 ore al giorno con una funzione di interposizione tra le bande al fine di evitare i rischi di proiettili vaganti e di conseguenti tragedie”. Un linguaggio da zona di guerra che i palazzi del potere centrale rifiutano, ma che la gente percepisce come fondato visto che i sondaggi appena pubblicati dicono che il 57% dei francesi pensa che debbano scendere in campo i soldati.

Una figura barbina per il presidente socialista Hollande che proprio mentre si atteggia a “poliziotto internazionale” e minaccia l’intervento armato in Siria, viene indirettamente accusato dai suoi stessi compagni di partito di non essere in grado di mantenere l’ordine nel cortile di casa. E, come se non bastasse, lo schiaffo più sonoro gli è arrivato da vicinissimo visto che l’ultima a dirsi favorevole all’intervento militare è stata nientemeno che Ségolène Royal, ex candidata socialista alla presidenza della repubblica e sua ex moglie che ha detto:”visto che c’è una disseminazione di armi da guerra, perché non pensare ad una collaborazione tra la polizia e l’esercito per confiscarle e distruggerle?”.

Se uno non sapesse di cosa discute penserebbe si riferisca alla Siria, invece parla di Marsiglia e l’ex marito e compagno di partito, oggi presidente, non apprezza per niente facendo sapere che non se ne parla perché: ”l’esercito non ha questi compiti e la gendarmeria (militare) è già presente in alcune zone a fianco della polizia”. A quanto pare però non basta visto che i giornali raccontano di una Marsiglia nord dove di notte le forze dell’ordine non osano avventurarsi e di giorno fanno quel che possono, cioè non abbastanza.

La verità è che i militari in Francia vengono già utilizzati per pattugliare porti, aeroporti, e stazioni (dove sempre più spesso si verificano episodi simili agli assalti alla diligenza stile far west), ma il loro dispiegamento in una zona “sensibile” come Marsiglia viene considerato rischiosissimo per via della composizione sociale dei cosiddetti quartieri a rischio.
Lo spiega in maniera evocativa Le Figaro che scrive:” l’ultima città francese dove i paracadutisti sono stati usati per riportare l’ordine si trovava dall’altro lato del Mediterraneo. Chi oserebbe resuscitare a Marsiglia i fantasmi della battaglia di Algeri?”

Ancor più direttamente il Nouvel Observateur titola: “inviare i soldati significa desiderare la guerra civile in Francia”. Guerra civile? E quali sarebbero le fazioni? Lo spiega il sociologo Dubet che nota: “mandare l’esercito nei quartieri di Marsiglia oggi, Roubaix e Saint Denis domani, equivale a identificare gli abitanti come nemici e significa anche, agli occhi di molti, che il nostro paese repubblicano invia le sue truppe contro dei musulmani poveri”. Ecco dunque il punto e l’articolo continua:”Perché allora non aver votato direttamente per Marine Le Pen? E come immaginiamo che si comporteranno queste persone che si trovano definite nostre nemiche?”.

Ecco allora spiegato l’incubo della battaglia di Algeri, che poi significa ribellione e guerriglia cittadina tra coloni e colonizzati, solo che qui non si capisce più bene chi sono gli uni e gli altri e le parti sembrano talvolta rovesciate. Tutto come avevano previsto anni fa i migliori strateghi francesi a partire dal famosissimo (e inascoltato) generale Gallois che disse che la Francia sarebbe finita in un gorgo di guerriglie intraurbane cui non era preparata e da cui sarebbe uscita malissimo, come malissimo uscì dalla guerra d’Algeria.

Paradossalmente la più tranquilla e la più contraria all’uso dell’esercito è proprio la tanto evocata Marine Le Pen che sta sulla rive del fiume e dice:”Non ci hanno mai voluto ascoltare e adesso hanno perso il controllo. Non servono i soldati, bastano poteri veri alla polizia, leggi severe e la volontà del governo di farle rispettare senza eccezioni e zone franche”. Un discorso che per Hollande è forse più inaccettabile che quello di chi invoca paracadutisti e Legiona Straniera.

Max Ferrari
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » dom gen 24, 2016 7:12 pm

“Pegida risponderà alla tragedia di Colonia”
© REUTERS/ Michaela Rehle
20.01.2016

http://it.sputniknews.com/politica/2016 ... am-UE.html

I rappresentanti del movimento d'opposizione all'islamizzazione dell'Europa sabato 23 gennaio intendono riunirsi a Praga. A quale scopo?

Lo ha raccontato a "Sputnik" il sostenitore di Pegida, partecipante delle sue manifestazioni e presidente dell'associazione parlamentare "Úsvit" Marek Černoch.

Černoch: Serve discutere i dettagli di una manifestazione paneuropea, che i patrioti d'Europa hanno intenzione di organizzare all'inizio di febbraio, decidere cosa fare affinchè non si ripetano le violenze di Colonia e delle altre città tedesche.

Si aggrava di giorno in giorno situazione dei migranti, che lo scorso anno sono arrivati in Europa in più di un milione, secondo alcune stime nel 2016 potrebbe registrare ulteriormente 3 milioni di nuove persone. Inoltre vediamo che l'Unione Europea è impotente nel proteggere i propri cittadini dai rischi legati agli immigrati provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente.

Le misure proposte — distribuzione con quote obbligatorie e creazione di un servizio di frontiera comune — sono insignificanti. In primavera in Europa potrebbe abbattersi la "settima ondata" di immigrati.

Sono necessarie rigorose misure senza compromessi contro i clandestini, quelli che non sono disposti ad adattarsi allo stile di vita europeo e respingono le nostre tradizioni e la nostra cultura.

Che cosa vediamo? Recentemente è stata in visita a Praga il capo della diplomazia di Bruxelles Federica Mogherini. Abbiamo sentito che le violenze di Colonia non sono un evento straordinario, ma accadono continuamente… La stampa tedesca ed europea sta sottovalutando in realtà la gravità delle azioni commesse dai vandali arrivati. Occorreranno misure più severe contro i migranti, vogliamo proteggere le nostre donne e bambini e tutti gli europei!

Sputnik: I liberali accusano i sostenitori di Pegida di fomentare l'odio religioso. Quanti sostenitori in Europa sono disposti a seguire le vostre idee e le vostre misure radicali proposte per risolvere i problemi legati all'immigrazione?

Černoch: - Si può parlare solo di cifre sono approssimative. I sondaggi in Repubblica Ceca mostrano che il 90% dei cittadini ha paura degli immigrati e dei rischi associati con la loro presenza. Credo che la stessa percentuale ci sia in Germania, Ungheria, Polonia, Lituania e Austria, e in generale nella UE. Sono tutti xenofobi e razzisti, dovrebbero essere tutti essere accusati di non essere tolleranti? Certo che no. Per esempio non importa di che colore sia la pelle di una persona, ma è importante se si tratta di un buon vicino oppure no.

Sputnik: Il principale risultato dell'Unione Europea — gli accordi di Schengen — stanno saltando. All'interno della zona di libera circolazione, i Paesi introducono il controllo dei passaporti, e chiudono le frontiere ai rifugiati. Come andrà a finire?

Černoch: - Sono appena intervenuto nella commissione per gli affari europei della Camera dei Deputati e nel Consiglio d'Europa a Strasburgo con la proposta di creare un pacchetto di leggi pragmatiche che regolino la questione dell'immigrazione. E' inutile! Di fatto ci hanno lasciati soli con questo problema.

Qui tutti cercano in proprio una via d'uscita per la sicurezza dei propri cittadini. Così l'Italia non riesce a sentire la Grecia, la Grecia non vuole collaborare con l'Italia e tutti accusano gli USA che hanno deciso di prendersi 10mila profughi… la Repubblica Ceca è stata criticata per aver rifiutato lo strano sistema di quote obbligatorie. Perché uno Stato sovrano come il nostro dovrebbe sottomettersi alla volontà dei grandi Paesi dell'Unione Europea? In breve, finchè mancherà una grande legge per tutti, il caos continuerà.

Pegida è per porre fine al problema. In caso contrario verremo schiacciati da milioni di profughi, che portano il terrore e l'Islam radicale estraneo alla cultura degli europei.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/politica/2016 ... z3yBQExoy6


PEGIDA pianifica manifestazioni anti-Islam in 14 Paesi UE
© REUTERS/ Wolfgang Rattay
24.01.2016

http://it.sputniknews.com/mondo/2016012 ... shortening

Una manifestazione su larga scala è prevista per il 6 febbraio, ha dichiarato il leader del movimento anti-islamico PEGIDA Tatiana Festerling. Le dimostrazioni si svolgeranno in Germania, Polonia, Repubblica Ceca ed altri Paesi europei.

Il movimento anti-islamico PEGIDA con altre organizzazioni simili ha in programma di condurre grandi manifestazioni "contro l'islamizzazione dell'Europa" in 14 Paesi europei, riporta oggi "Deutsche Welle".

"La lotta contro l'islamizzazione dell'Europa è il nostro obiettivo comune", — ha affermato il leader di PEGIDA Tatiana Festerling.

Secondo lei, la manifestazione su larga scala è prevista per il 6 febbraio. In particolare i sostenitori del movimento scenderanno in piazza in Germania, Polonia, Repubblica Ceca ed altri Paesi.

A Basilea la polizia svizzera ha annunciato di aver vietato la prima manifestazione di solidarietà con il movimento tedesco PEGIDA.

Dall'ottobre 2014 PEGIDA organizza manifestazioni "contro l'islamizzazione dell'Europa" in Germania. Il movimento ha pubblicato un manifesto programmatico che tra le altre cose comprende: lotta per la difesa della cultura cristiana in Europa e tolleranza per i musulmani moderati.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/2016012 ... z3yBObaxKO
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Re: Patrioti europei anti-islam/Pareoti ouropei anti ixlam

Messaggioda Berto » dom gen 24, 2016 7:14 pm

I popoli d'Europa si rivoltano contro la violenza islamica
I popoli endexeni d'Ouropa łi scuminsia rivoltarse contro ła viołensa xlamega
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