L'Ouropa fiłoxlamega e antisemita ła boicota Ixraełe, mi no!

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Messaggioda Berto » dom giu 16, 2019 3:31 am

Bufera al museo ebraico di Berlino: salta il direttore
Sabato 15 Giugno 2019

https://www.ilmessaggero.it/mondo/museo ... 7Lmn4YVlMI


Getta la spugna e annuncia le sue dimissioni il direttore del museo ebraico di Berlino. Sullo sfondo un tweet controverso su Israele partito dall'account ufficiale dello Judisches museum. Talmente controverso da provocare una reazione a catena cominciata con il licenziamento dell'autrice del messaggio e concluso con le dimissioni del direttore, il professor Peter Schaefer. «Evitare ulteriori danni al museo ebraico»: è questa la motivazione con cui il professore ha scelto di congedarsi in una lettera alla ministra della cultura Monika Gruetters.

Schaefer era stato duramente criticato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio centrale ebraico, Josef Schuster, che aveva dichiarato: «la direzione dell'istituzione ha perso la fiducia della comunità ebraica». La causa scatenante, un tweet della portavoce del museo che invitava alla lettura di un articolo nel quale 240 scienziati ebrei e israeliani esprimevano posizioni critiche nei confronti della decisione del parlamento tedesco di condannare il movimento per il boicottaggio dei prodotti israeliani, il BDS (Boycott, Divestment, Sanction).

Secondo gli scienziati citati nell'articolo, il BDS - che critica la presenza israeliana nei territori occupati - non è di per sé antisemita. Il tweet della portavoce concludeva: «la decisione dei parlamentari non aiuta nella lotta contro l'antisemitismo». Quest'ultima frase - non citata tra virgolette - aveva dato adito all'interpretazione che si trattasse di un giudizio condiviso dalla direzione del museo e da qui la bufera. Il Consiglio centrale degli ebrei in Germania ha commentato, secco: «la misura è colma, il museo ebraico di Berlino sembra essere del tutto fuori controllo». Non è la prima volta che il museo finisce nell'occhio del ciclone, del resto. Mesi fa la mostra «Welcome to Jerusalem» - chiusa lo scorso aprile - era stata addirittura oggetto delle critiche del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ne aveva chiesto la chiusura in una lettera alla cancelliera Angela Merkel e alla ministra della cultura. La mostra presentava la città di Gerusalemme in modo troppo incline ad una prospettiva palestinese, secondo il capo di governo israeliano. Gerusalemme era raccontata come capitale religiosa delle tre fedi monoteiste: ebraica, cristiana e musulmana. Netanyahu inoltre sottolineava in modo critico come «il museo ebraico non fosse legato alla comunità ebraica».

In quella occasione la cancelliera aveva rigettato le critiche. Tuttavia lo Judisches Museum Berlin è un'istituzione statale finanziata per tre quarti da fondi pubblici, riferisce Faz. È comprensibile che una presa di posizione critica nei confronti del parlamento tedesco e del governo israeliano, per di più sull'eterna questione dei territori occupati, non passi inosservata.
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Messaggioda Berto » mer lug 24, 2019 7:14 pm

Perché la magistratura in Europa difende spesso gli antisemiti?
Ugo Volli
21 luglio 2019

https://www.progettodreyfus.com/europa- ... 4rNt2PcKF4

Volete per caso compiere un reato grave? Chessò, una rapina in banca, una strage in una redazione che ha avuto l’ardire di pubblicare una vignetta “islamofoba”? O magari a livello più artigianale volete ammazzare una vecchia vicina fastidiosa? Bene, io naturalmente vi sconsiglio: sono reati gravi, inaccettabili prima dal punto morale e di conseguenza da quello giuridico.

Ma se insistete a farlo, mi sento di darvi tre consigli per cavarvela col minimo dei danni. Dovete cercare di soddisfare quattro condizioni, che non sono tutte facilmente disponibili. In primo luogo dovete essere un immigrato o discendente di immigrati, di religione islamica. In secondo luogo dovete vivere in Francia, almeno per reati gravi come quelli che ho citato. In terzo luogo dovete fumare marijuana, e farlo in particolare in abbondanza prima di commettere la strage o l’omicidio.

In quarto luogo la vittima dev’essere tassativamente ebrea. A queste condizioni, con un po’ di fortuna, non dovrete neppure subire il rito fastidioso del processo: il crimine, l’arresto, un po’ di pubblicità (negativa, certo, ma forse non per il vostro ambiente), un bravo avvocato “antirazzista” che magari lavorerà gratis, una perizia che tenga conto delle vostre difficoltà e anche del fatto che, “porello”, vi trovavate gravemente intossicato dal fumo, e un bel non luogo a procedere, per incapacità – beninteso momentanea – di intendere e di volere.

Qualcuno si chiederà se sono impazzito a fare questi discorsi, e invece no. Ovviamente sono contrario a ogni genere di delitti, e l’invito contenuto nel paragrafo precedente è satirico (a me sembra evidente, lo scrivo solo per chiarire le cose a un eventuale magistrato italiano, solo eventuale, sia chiaro, che pensasse di reprime un’istigazione al crimine e insieme un vilipendio ai colleghi francesi).

Ma il discorso è serio, serissimo. C’è un procedimento giudiziario (purtroppo) concluso a Parigi qualche giorno fa, che corrisponde esattamente a quel che ho appena scritta. E’ una storia che ha attirato l’attenzione di molti qualche tempo fa, per l’orrore del crimine, ma la conclusione giudiziaria è ancora peggiore.

Ecco la storia. A Parigi, nell’11° Arrondissement (Belleville) il 4 aprile del 2017, Kobili Traore, un immigrato musulmano di 27 anni, spacciatore di droga con pesanti precedenti penali, entra nell’appartamento della vicina Sarah Attal-Halimi, medico in pensione, madre di tre figli… ed ebrea. Traore la picchia selvaggiamente e alla fine la getta dalla finestra, urlando il grido di guerra degli islamisti “Alahu Akbar”.

La polizia, avvertita dai vicini che hanno sentito i lamenti della donna, interviene e lo arresta. Inizia una dura battaglia giudiziaria: il pubblico ministero non fa nulla, provocando un reclamo della famiglia della vittima, poi nega la matrice antisemita del delitto. Infine si arriva a un tentativo di incriminazione, ma il giudice istruttore chiude il caso accettando la scusante dell’imputato di essere stato al momento del crimine intossicato dalla marijuana e dunque incapace di intendere e di volere. (se volete una cronaca puntuale della vicenda, vi consiglio questa pagina di Wikipedia, purtroppo in inglese perché in Italiano non c’è.

Qui invece trovate gli ultimi sviluppi compreso il tentativo molto difficile degli organi rappresentativi dell’ebraismo francese di far annullare la sentenza del non luogo a procedere.

Difficile non attribuire alla sentenza un valore politico. Che volete, Traore è un povero immigrato oggetto di razzismo, che si droghi un po’ e poi faccia qualche sciocchezza ci sta, mica bisogna rovinargli la vita per questo… Non tutti la pensano così, certamente non tutti i magistrati, ma qualcuno sì. E su questo qualcuno però bisogna ragionare.

Ho un solo commento: la Francia è un paese dove ammazzare gli ebrei sembrerebbe non essere reato. Purtroppo non è un caso isolato. In Germania qualche tempo fa un giudice ha sentenziato che assalire a bombe Molotov e incendiare una sinagoga con lo scopo dichiarato dopo l’arresto di“attirare l’attenzione su Gaza” non è un atto antisemitico, ma una legittima protesta contro Israele, magari tutelata dalla libertà di opinione. Cose del genere sono successe in Svezia, in Olanda e altrove.

La mia conclusione è questa: gli ebrei non debbono confidare sulla “democratica” protezione dei governi “progressisti” di Francia e Germania e in generale d’Europa e delle loro “indipendenti” magistrature. Devono cercare di sottrarsi dagli assalti e di difendersi nei limiti della legalità o di andarsene dai luoghi che non li tutelano. Per fortuna hanno un rifugio, che è lo stato di Israele. E’ nel loro interesse vitale difenderlo contro quelli che vorrebbero trattarlo come la signora Halimi, buttarlo cioè già dalla finestra o cancellarlo dalla carta geografica.

Chi non capisce questa cosa o le antepone alte moralità politiche sta semplicemente dando una mano ai Traore di turno. Quanto ai governi europei “democratici” e ai giudici “tutori della legalità”, io preferirei che smettessero di fare alati discorsi sul rifiuto dell’antisemitismo e del razzismo. Non mi interessano i discorsi pieni di commozione che fanno alla giornata della memoria. Preferire che ci trattassero come persone normali; se qualcuno le butta dalla finestra e le uccide, o le accoltella, o gli spara addosso o bombarda i suoi luoghi di preghiera, ne paga il giusto prezzo e non è guardato con indulgenza “progressista” e “antirazzista”.
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Messaggioda Berto » mer lug 24, 2019 7:14 pm

USA. CAMERA DEPUTATI CONDANNA BOICOTTAGGIO ANTI ISRAELE
24 luglio 2019

https://www.shalom.it/blog/mondo/usa-ca ... S4LcYGnyms

Con una maggioranza schiacciante di 398 voti favorevoli e 17 contrari, i deputati americani hanno approvato una misura che condanna le iniziative di boicottaggio economico d'Israele. Il voto arriva dopo mesi di tensioni attorno alle due giovani neo deputate democratiche musulmane Ilhan Omar e Rashida Tlaib, accusate di antisemitismo e prese particolarmente di mira dal presidente americano Donald Trump. Entrambe si sono espresse pubblicamente contro il provvedimento, dichiarando che viola il principio di libertà di parola e il diritto di partecipare a boicottaggi per la difesa dei diritti umani e civili. Il presidente della Commissione Esteri, il deputato democratico di New York Eliot Engel, ha difeso in aula il provvedimento, accusando il movimento internazionale di boicottaggio anti israeliano Bds di andare oltre il legittimo diritto di critica.
"Volete criticare quel governo? - ha detto - È vostro diritto. Volete smettere di compare prodotti di un certo paese? anche questo è vostro diritto. Ma partecipare ad uno sforzo internazionale che mina la legittimità di Israele e affossa la possibilità di una soluzione con due stati non è la stessa cosa che esercitare i diritti del Primo emendamento. È una frode. È odio contro Israele e gli ebrei".

Intervenuta in aula, Tlaib, che è di origine palestinese, ha parlato di "attacco alla libertà di parola e al diritto di boicottare le politiche razziste del governo e dello stato d'Israele". Tlaib e Omar, assieme con il deputato democratico John Lewis, figura di primo piano nel movimento per i diritti civili, hanno presentato un'altra mozione che, senza citare il movimento Bds, sottolinea come gli americani abbiano "il diritto di partecipare ai boicottaggi in sostegno dei diritti civili sia in patria che all'estero". Ma il testo ha ottenuto pochi altri sostenitori e per e per il momento non è prevista una sua messa ai voti.
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Messaggioda Berto » ven nov 15, 2019 10:46 pm

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Messaggioda Berto » ven nov 15, 2019 10:47 pm

Corte internazionale Bruxelles: etichette speciali a Israele. Come gli ebrei nei ghetti
13-11-2019
Giacomo Kahn

https://www.shalom.it/blog/mondo/corte- ... EKk_bONXPQ

Attualmente esistono nel mondo circa 200 contese territoriali irrisolte. Zone, più o meno grandi, oggetto di trattative ma anche di tensioni militari o di querelle giuridiche tra Stati.

Moltissimi casi. Come ad esempio: le zone orientali dell’Ucraina, quello delle Repubbliche di Donec’ke Luhansk; la Transnistria, di fatto una repubblica dichiaratasi indipendente dalla Moldavia, anche se nessun membro delle Nazioni Unitela riconosce; il caso di Ossezia del Sude Abkhazia, territori formalmente georgiani ma che in sostanza sono sotto il controllo dei russi; il Kashmir, al centro delle rivendicazioni di potenze nucleari come Pakistan e Cina; il caso dell’isola di Taiwan, la cui indipendenza non è mai stata riconosciuta dalla Cina che ne rivendica la sovranità; le isole Senkaku/Diaoyu rivendicate da Cina e Giappone; il caso del Kosovo, la cui indipendenza dalla Serbia nel 2008 non è riconosciuta da Belgrado e da molti altri Paesi.

Le contese tra Stati non si limitano solo a zone abitate ma anche a terre disabitate (ma ricchissime di giacimenti e materie prime) come nel caso di isolotti e terre disabitate dell’artico: Canada e Stati Uniti sono ancora in disaccordo sul metodo da impiegare per tracciare la linea di confine nel Mare di Beaufort, mentre tra Canada e Danimarca la disputa sull’isola di Hans è iniziata nel 1973; nel Mar Egeo, l’isola di Imia - in greco - o Kardak - in turco - è un piccolo scoglio disabitato conteso da Grecia e Turchia; nel Mediterraneo l’isolotto disabitato di Perejil è conteso, e controllato, dal Marocco e dalla Spagna.

Tra Centro e Sud America però sono moltissime le dispute finite davanti alla Corte dell’Aja pende un giudizio tra Colombia e Venezuela che litigano per il limite marittimo dell’area di Guajira; c’è la Isla Suarez - per i boliviani - o Ilha de Guajará-mirim - per i brasiliani, mentre tra Brasile e Uruguay ci sono due territori contesi: l’area del Rincon de Artigas o Rincão de Artigas, e Isla Brasileña, entrambi sotto controllo brasiliano.

L’elenco potrebbe continuare ma di tutte queste dispute giuridiche - che in alcuni casi sono degenerate in contrapposizioni militari - la Corte di giustizia dell'Unione europea ha pensato di affrontare e di trattare solo un caso: quello dei territori contesi tra Israele e Autorità Palestinese.

Ieri la Corte internazionale di Bruxelles ha sentenziato che "i prodotti originari dei territori occupati dallo stato di Israele devono recare l'indicazione del loro territorio di origine accompagnata, nel caso in cui provengano da un insediamento israeliano all'interno di detto territorio, dall'indicazione di tale provenienza". Israele diventa così il primo e unico stato i cui beni provenienti da territori contesi sono marchiati con una speciale dicitura. Uno speciale marchio che colpisce solo Israele, proprio come il marchio di infamia che per secoli solo gli ebrei furono costretti a portare. Questa sentenza “è uno strumento di campagna politica contro Israele”, hanno reagito le autorità dello Stato ebraico preoccupate che la decisione dei giudici europei rafforzerà il movimento che da 14 anni chiede boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni contro Israele. Accuse che Bruxelles ha respinto, negando pregiudizio nei confronti dello Stato Ebraico.

Rimane però la sgradevole certezza: l’Unione europea non ritiene di dover etichettare e segnalare ai consumatori l'olio turco prodotto nella parte settentrionale di Cipro che è sotto occupazione, né il pesce del Marocco che proviene dal Sahara Occidentale né i prodotti cinesi dal Tibet.



L'EUROPA CHE DISCRIMINA ISRAELE
di Fiamma Nirenstein

Mentre tutta la popolazione del sud di Israele è costretta nei bunker da centinaia di missili da Gaza sulle famiglie, mentre i bambini terrorizzati non possono andare a scuola, l'UE promulga l'obbligo per gli Stati membro di etichettare come prodotti di territori occupati i beni prodotti nel West Bank. Come mai non usa la stessa politica sui prodotti del Tibet occupati dalla Cina, o su quelli del Marocco confezionati nei suoi territori occupati, o su quelli di Cipro occupata dalla Turchia o di tante altre zone il cui possesso è in questione? Per Israele e per il diritto internazionale si tratta di territori contesi, non occupati, su cui si deve raggiungere un accordo politico! E non semplicemente sgomberare, come si fece a Gaza da cui adesso piovono missili. Oltretutto, i primi a essere danneggiati da quelle etichette sono i palestinesi che in buon accordo lavorano e guadagnano nelle strutture israeliane che entrano in crisi per la discriminazione. Che irragionevole scelta è quella dell'UE? Non si capisce che una vera pace si può ottenere solo se i palestinesi accettano una volta per tutte l'esistenza dello Stato Ebraico? Allora si arriverà a discutere i territori. Ma l'istinto europeo che prevale forse è quello antico di etichettare i prodotti degli ebrei per metterli al bando.
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Messaggioda Berto » mer gen 08, 2020 12:29 am

Il Parlamento austriaco dichiarerà antisemita il movimento BDS
Soeren Kern
5 gennaio 2020

https://it.gatestoneinstitute.org/15387 ... triaco-bds


Tutti i principali partiti rappresentati nel Parlamento austriaco hanno deciso di appoggiare una risoluzione che condanna il movimento anti-israeliano per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) come antisemita. Nella foto: Il Parlamento austriaco, a Vienna. (Foto di Scott Barbour/Getty Images)

Tutti i principali partiti rappresentati nel Parlamento austriaco hanno deciso di appoggiare una risoluzione che condanna il movimento anti-israeliano per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) come antisemita.

La misura invita il governo federale austriaco a combattere l'antisemitismo e l'antisionismo, e a rifiutare qualsiasi forma di sostegno finanziario e di altro tipo da parte di organizzazioni antisemite e sostenitrici dei principi del BDS.

La risoluzione sarà presentata alla Camera bassa del Parlamento, il Consiglio nazionale, a gennaio 2020. Si prevede che sarà approvata a larghissima maggioranza. Se le leggi anti-BDS sono state approvate a Vienna e a Graz – rispettivamente la più grande e la seconda città austriaca per numero di abitanti – questa è la prima volta che una misura del genere viene adottata a livello federale.

L'11 dicembre, i legislatori di tutti e cinque i principali partiti – compresi i Verdi di sinistra e il Partito della Libertà (Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ) di destra – hanno formalmente concordato di co-presentare la risoluzione promossa da Sebastian Kurz, ex cancelliere austriaco (e probabilmente il prossimo) che è anche leader del Partito popolare austriaco (Österreichische Volkspartei, ÖVP). La risoluzione afferma:

"L'antisemitismo esiste fin dall'antichità, sebbene il termine stesso non sia stato utilizzato fino al XIX secolo. L'essenza, tuttavia, era sempre la stessa: era – ed è – fomentare pregiudizi e l'odio verbale e nelle azioni contro gli ebrei. Nel corso della storia, sono stai vittime della violenza e dell'esclusione, che hanno raggiunto l'apice devastante nella crudeltà omicida del nazionalsocialismo e nell'obiettivo dichiarato della distruzione sistematica degli ebrei da parte del regime nazista.

"Complessivamente, più di sei milioni di ebrei, molti dei quali bambini, rimasero vittime della Shoah. Vennero uccisi nei campi di sterminio con gas tossici o altro. Ma anche questo genocidio crudele oltre ogni immaginazione e la sua memoria non hanno indotto molte persone a riflettere, e pertanto gli ebrei, anche oggi, sono esposti ancora una volta all'odio e ai pregiudizi, che nel peggiore dei casi culminano nella violenza.

"In un sondaggio, condotto dall'Agenzia dell'Unione Europea per i diritti fondamentali nel maggio-giugno 2018 su 16.500 ebrei europei di 12 Stati membri dell'UE, sono emersi dati molto allarmanti: nove intervistati su dieci hanno detto che l'antisemitismo si è intensificato, e un terzo ha espresso l'intento di emigrare.

"Il gruppo di lavoro sull'antisemitismo del Parlamento europeo ha già svolto un prezioso lavoro. Nel giugno del 2017, è stata approvata a larga maggioranza una risoluzione sull'antisemitismo. Il testo includeva la richiesta che tutti gli Stati membri dell'UE adottassero la definizione di antisemitismo formulata dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto (IHRA) e formassero la loro polizia e le autorità giudiziarie su come perseguire l'antisemitismo. L'Austria è stato uno dei primi Paesi membri dell'Unione Europea ad approvare questa definizione di antisemitismo proposta dall'IHRA con una risoluzione del Consiglio dei Ministri del 21 aprile 2017.

"La presidenza austriaca dell'UE ha approvato all'unanimità una dichiarazione sulla lotta all'antisemitismo e sullo sviluppo di un approccio comune alla sicurezza per le comunità e le istituzioni ebraiche durante il Consiglio Giustizia e Affari interni del 6 dicembre 2018. Il Consiglio europeo ha accolto con favore questa dichiarazione nelle sue conclusioni del 13 e 14 dicembre 2018. Questo percorso deve essere perseguito in modo coerente.

"Inoltre, nel 2018, il presidente del Consiglio nazionale, Wolfgang Sobotka, ha commissionato uno studio per comprendere il livello dei sentimenti antisemiti in Austria. Il risultato di questo studio è che il 10 per cento degli austriaci è palesemente antisemita e il 30 per cento lo è in modo latente. Le percentuali sono incredibilmente più alte tra i turcofoni e gli arabofoni che sono nati in Austria o vivono fra noi da più di dieci anni.

"Secondo la definizione di antisemitismo formulata dall'IHRA e adottata dall'Austria, lo Stato di Israele, che è inteso come un collettivo ebraico, potrebbe essere bersaglio dell'ostilità antisemita, come il rifiuto di accettare il diritto del popolo ebraico all'autodeterminazione, la responsabilità collettiva degli ebrei delle azioni dello Stato di Israele, o i paragoni tra l'attuale politica israeliana e le politiche naziste.

"Il movimento 'per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS)', che ha preso sempre più piede in Austria negli ultimi anni, ricorre a questo modello antisemita: questo movimento invoca il boicottaggio dello Stato ebraico, dei prodotti e delle aziende israeliane, degli artisti, degli scienziati e degli atleti israeliani. Demonizza e valuta Israele con disparità di criteri, rende gli ebrei austriaci corresponsabili della politica israeliana e chiedendo il diritto al ritorno dei profughi palestinesi e di tutti i loro discendenti mette in discussione il diritto dello Stato ebraico di esistere.

"Per l'Austria, il diritto di esistere di Israele non è negoziabile, e qualsiasi forma di antisemitismo, incluso l'antisemitismo legato a Israele, è inaccettabile e deve essere duramente condannata. Ovviamente, si devono consentire le critiche oggettive alle singole misure adottate dal governo di Israele.

"Il Consiglio nazionale condanna fermamente ogni forma di antisemitismo, incluso l'antisemitismo legato a Israele e invita il governo federale a far fronte con determinazione e di conseguenza a queste tendenze.

"Al governo federale viene inoltre richiesto:

di sviluppare una strategia olistica per prevenire e contrastare ogni forma di antisemitismo, con uno stretto coinvolgimento di tutti gli organi competenti, come parte delle sue strategie per prevenire il razzismo, la xenofobia, la radicalizzazione e l'estremismo violento;
di condannare fermamente il movimento BDS e i suoi obiettivi, in particolare l'esortazione a boicottare i prodotti, le aziende, gli artisti, gli scienziati o gli atleti israeliani;
di non fornire locali e infrastrutture a organizzazioni e associazioni che utilizzano la retorica antisemita o mettono in discussione il diritto di esistere di Israele;
di non sostenere, finanziariamente o meno, gli eventi organizzati dal movimento BDS o da gruppi che perseguono obiettivi simili;
di mantenere il ruolo dell'Austria come luogo eccellente per il dialogo e gli scambi internazionali".

La risoluzione austriaca, una delle più forti dichiarazioni europee a sostegno di Israele fino ad oggi, fa parte di una crescente reazione negativa al movimento BDS.

Il 14 novembre 2019, l'amministrazione comunale di Graz, la seconda città più grande dell'Austria, ha approvato una risoluzione contro l'antisemitismo e il movimento anti-israeliano BDS. La giunta comunale ha dichiarato che è "fermamente contraria a ogni forma di antisemitismo e condanna la campagna BDS e l'esortazione a boicottare lo Stato ebraico come chiaramente antisemita". Il consiglio ha affermato che "nessuna organizzazione che mette in discussione il diritto di esistere di Israele dovrebbe essere sostenuta finanziariamente". E ha aggiunto:

"I progetti che invitano a boicottare o a sostenere il movimento BDS non devono essere sostenuti finanziariamente. Inoltre, a seguito della decisione, il Consiglio comunale di Graz non fornirà più spazio urbano alle campagne del BDS o ai suoi eventi futuri".

Il 27 giugno 2018, il consiglio comunale di Vienna ha approvato all'unanimità una risoluzione anti-BDS, in cui si afferma:

"La città di Vienna condanna fermamente la diffusione dell'antisemitismo in tutto il mondo, si oppone alla campagna antisemita del BDS, non fornirà spazi urbani per campagne o eventi del BDS, mostre o manifestazioni che perseguono obiettivi del BDS, e non fornirà alcun altro sostegno per gli eventi del BDS".

Il 17 maggio 2019, il Parlamento tedesco ha approvato una risoluzione che condanna il movimento BDS come antisemita e si impegna a tagliare i finanziamenti a qualsiasi organizzazione che appoggi attivamente il BDS. La risoluzione, approvata da un'ampia alleanza interpartitica, sancisce quanto segue:

"L'appello globale al boicottaggio nel suo radicalismo porta al marchio dei cittadini israeliani di fede ebraica. Ci sono dichiarazioni e azioni da parte del movimento BDS che cercano di mettere in dubbio il diritto di esistere dello Stato di Israele. Gli appelli al boicottaggio ricordano le posizioni antisemite del nazionalsocialismo, sono inaccettabili e fortemente condannabili".

Il partito conservatore anti-establishment, Alternativa per la Germania (AfD), ha affermato che la risoluzione presenta delle carenze e chiede il divieto totale delle attività del BDS in Germania. Ha osservato che il movimento BDS "affonda le sue origini nelle iniziative antisemite e antisioniste dei gruppi arabi che erano già attivi prima della nascita dello Stato di Israele e che tra il 1933 e il 1945 erano in stretto e amichevole contatto con il governo nazionalsocialista tedesco".

Il 22 ottobre 2019, la Camera dei Deputati ceca ha approvato una risoluzione non vincolante che invita il governo a "rifiutare il sostegno finanziario offerto da questi organizzazioni a tali movimenti, organizzazioni nell'Unione Europea, nelle Nazioni Unite e altre istituzioni e associazioni internazionali che chiedono di boicottare lo Stato di Israele".

Il 23 luglio 2019, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato a larga maggioranza una risoluzione bipartisan che respinge la campagna del BDS contro Israele. Il disegno di legge – formalmente noto come Risoluzione 246 della Camera dei Rappresentanti – è stato approvato con 398 voti a favore, 17 contrari e 5 astensioni. Al progetto di legge si sono opposti un repubblicano e 16 democratici, tra cui le prime due donne musulmane elette al Congresso: le rappresentanti Rashida Tlaib del Michigan e Ilhan Omar del Minnesota.

La misura si "oppone al movimento globale per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) contro Israele, compresi gli sforzi per colpire le aziende statunitensi impegnate in attività commerciali che sono legali ai sensi della legge degli Stati Uniti, e a tutti gli sforzi per delegittimare lo Stato di Israele".

Nella Risoluzione inoltre si afferma che la campagna del BDS "mina la possibilità di una soluzione negoziata al conflitto israelo-palestinese, chiedendo concessioni a sola una parte e incoraggiando i palestinesi a rifiutare i negoziati a favore delle pressioni internazionali".

Risoluzioni anti-BDS sono state approvate in 27 Stati USA: Alabama, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Florida, Georgia, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maryland, Michigan, Minnesota, Nevada, New Jersey, New York, North Carolina, Ohio, Pennsylvania, South Carolina, Tennessee, Texas, Virginia e Wisconsin.

Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.
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