Elezioni in Italia, centrodestra prima coalizione. Vola il M5S, il Pd crolla sotto il 20%Andrea Indini - Lun, 05/03/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... po-reale/1Cala il sipario su una legislatura contestatissima e divisiva. E, dopo una lunga giornata segnata da errori, ritardi e code, lo spoglio dei voti incorona il centrodestra prima coalizione del Paese.
Secondo le proiezioni di Tecnè per Matrix, incassa il 35,7% alla Camera e il 36% al Senato. Il Movimento 5 Stelle è, invece, il primo partito del Paese col 32,7% alla Camera e il 30,91% al Senato. A piangere è Matteo Renzi che, dopo il tracollo del Pd al 19%, dovrà ora fare i conti con i malpancisti dem. Più in generale, il quadro che ne esce è complicato. Nessuna forza politica, né da sola né in coalizione, avrebbe dunque la maggioranza e, quindi, l'autosufficienza per poter governare. A meno che non vi siano "innesti" esterni.
"Si parte da noi - esultano in Forza Italia - il centrodestra è la prima coalizione". All'interno della coalizione, secondo le proiezioni di Tecnè, la Lega supera Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi è al 14,18% alla Camera e al 14,4% al Senato, mentre il movimento guidato da Matteo Salvini è al 18,47% al Senato e al 18,57 alla Camera. "È un momento storico per il Carroccio", chiosa Giancarlo Giorgetti che, escludendo "intese" post voto, avvia le trattative con gli alleati. Tra questi anche Fratelli d'Italia che incassa oltre il 4%. "Dopo cinque anni di governo della sinistra il centrodestra e non il Movimento 5 Stelle è l'alternativa vincente - fanno sapere da Forza Italia - gli italiani, come aveva chiesto il presidente Berlusconi, non hanno fatto prevalere la deriva grillina". La partita, poi, non è affatto finita. "Ci sarà la fila per entrare nel centrodestra...", commenta il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta.
Nelle prossime ore la palla passerà al capo dello Stato Sergio Mattarella. Che non potrà prescindere dall'exploit del Movimento 5 Stelle. Alessandro Di Battista ha già fatto sapere che non intendono aprire ad altre soluzioni se non quella di un governo pentastellato a cui altre forze potrebbero dare l'appoggio su determinati provvedimenti. Ovvero, in altre parole, solo alle condizioni dettate dagli stessi Cinque Stelle. Tutto, però, dipende dal computo (finale) dei seggi. Alla Camera il M5S ne conquista tra 220 e 268, il centrodestra tra 213 e 261, il centrosinistra tra 97 e 145 e Liberi e uguali tra 12 e 18. Al Senato, invece, al centrodestra vanno tra 113 e 139 seggi, ai Cinque Stelle tra 104 e 130, al centrosinistra tra 45 e 71 e a Liberi e uguali tra 4 e 10. A queste proiezioni, però, vanno ad aggiungersi quelli che sono ancora incerti.
Da queste elezioni è il centrosinistra a uscire con le ossa rotte. Alla Camera non arriva al 24%, mentre al Senato si ferma al 22,7%. E il primo imputato è Renzi. "Deciderà lui... ma prima pensiamo al Paese". Ettore Rosato, capogruppo piddì alla Camera, taglia corto quando gli domandano se Renzi lascerà la guida del Pd. "Voglio capire qual è la soluzione che il Parlamento può trovare per garantire un governo a questo Paese - si limita a dire - dopo discuteremo anche di cosa succede al Pd". Andando a guardare i singoli partiti della coalizione spicca, infatti, il crollo del Partito democratico. Che si ferma al 19,4% alla Camera e al 18,7% al Senato. Un abisso da quel 40,8% conquistato alle elezioni europee del 2014, ma anche dalla "non vittoria" di Pier Luigi Bersani nel 2013. Renzi assiste alla disfatta nel suo ufficio al Nazareno con un manipolo di big. Lo "schema" di buttare incolpare gli scissionisti regge solo fino a un certo punto, visti i risultati poco lusinghieri raggiunti dai bersaniani. Liberi e Uguali supera (di poco) il 3%, soglia di sbarramento per poter entrare in parlamento.
Elezioni 2018, Salvini vera sorpresa delle elezioni. Lega ago della bilancia05/03/2018
http://www.affaritaliani.it/politica/el ... 28142.htmlLa vera sorpresa delle elezioni politiche 2018 è Matteo Salvini e la sua nuova Lega nazionale. Che il Partito Democratico di Matteo Renzi andasse incontro ad una debacle storica era nell'aria, così come il successo del Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. Ma in pochi si aspettavano un trionfo del Carroccio sovranista e ormai non più padano. Salvini ha staccato nettamente Berlusconi vincendo così la sfida all'interno del Centrodestra diventando il primo partito della coalizione. Con queste elezioni la Lega si conferma la nuova destra italiana che si appropria anche di una buona fetta dei voti che erano di Alleanza Nazionale, mettendo nell'angolo Fratelli d'Italia, e ha convinto gli elettori soprattutto sui temi della sicurezza e della lotta all'immigrazione clandestina, oltre che sul cambiamento radicale dell'Unione europea e sulla riduzione delle tasse e sulla cancellazione della Legge Fornero.
Salvini ha vinto, anzi stravinto, la sua scommessa perché ha saputo ottenere risultati record al Nord, Veneto, Lombardia e Liguria in testa, avvicinandosi al 20% nelle ormai ex Regioni rosse ma sfondando anche nel Mezzogiorno. In alcune zone del Centro-Sud, come nel Lazio, in Abruzzo e in Sardegna, la Lega supera addirittura il 10%. E comunque è sempre come minimo intorno al 5%. Un risultato clamoroso e impensabile fino alla vigilia, non preventivato nemmeno dai più ottimisti in Via Bellerio. Con queste elezioni viene definitivamente sconfitto Roberto Maroni, il Governatore uscente della Lombardia che una settimana prima del voto aveva disertato l'oceanica manifestazione salviniana a Piazza Duomo per poi affermare "questa non è più la mia Lega". Bene, l'ex ministro dell'Interno e del Welfare, in molti nel Carroccio definito "giuda" in questi giorni, esce definitivamente di scena. Ora Salvini diventa l'ago della bilancia che può decidere le sorti del Paese. Se resta nel Centrodestra e conferma l'alleanza con Forza Italia l'Italia è ingovernabile, se invece manda segnali a Di Maio e Grillo aprendo ad un esecutivo con i 5 Stelle cambia tutto. Ecco perché la vera sorpresa di queste elezioni si chiama Matteo Salvini.
Italia politica, dei ladri, dei parassiti, dei fanfaroniviewtopic.php?f=22&t=2741In Italia vincono e formano un governo coloro che sono contro questa Europa sovietica e pro invasione che calpesta i ditti umani e civili e la sovranità dei cittadini italiani ed europei.Governo, Conte premier, Di Maio e Salvini vice. Ecco l'elenco dei ministri del governo M5s-LegaGiovanni Tria, il ministro dell'Economia in pectore
Chiuso l'accordo sulla spartizione dei ministeri più importanti del governo M5s-Lega, Giuseppe Conte presidente del Consiglio. All'economia Tria, alla Farnesina Moavero Milanesi, alla Giustizia Bonafede, alle Politiche comunitarie Paolo Savona, alla Difesa Elisabetta Trenta. Sottosegretario con delega agli 007 Vito Crimi
di ALBERTO CUSTODERO
31 maggio 2018
http://www.repubblica.it/politica/2018/ ... 0&ref=fbbr ROMA - Ecco la lista dei ministri del governo M5s-Lega dopo il vertice di Lega e Cinquestelle a Montecitorio. Vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e Sviluppo: Luigi Di Maio. Vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno: Matteo Salvini. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Giancarlo Giorgetti. Sottosegretario con delega ai servizi segreti: Vito Crimi. Economia: Giovanni Tria (Lega). Esteri: Moavero Milanesi. Giustizia: Alfonso Bonafede (M5S). Politiche comunitarie: Paolo Savona. Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta: Riccardo Fraccaro (M5S). Pubblica amministrazione: Giulia Bongiorno (Lega). Affari regionali: Erika Stefani (Lega). Sud: Barbara Lezzi (M5S). Disabili: Lorenzo Fontana (Lega). Difesa: Elisabetta Trenta (M5S). Politiche agricole: Gian Marco Centinaio (Lega). Infrastrutture: Mauro Coltorti (M5S). Istruzione: Marco Bussetti (Lega). Beni culturali: Alberto Bonisoli (M5S). Salute: Giulia Grillo (M5S).
GIOVANNI TRIA, ECONOMIA: SI ALLA FLAT TAX, NO AL REDDITO CITTADINANZA
Giovanni Tria, presidente della Scuola nazionale dell'amministrazione e professore ordinario di economia politica all'università di Tor Vergata. Favorevole alla flat tax, ma non ostile al reddito di cittadinanza, se correttamente inteso. Giovanni Tria, 69 anni, laurea in giurisprudenza, presidente della scuola di amministrazione e docente di politica economica alla facoltà di economia di tor vergata, è un economista collaboratore di Renato Brunetta del quale è stato consulente all'epoca in cui brunetta era ministro della pubblica amministrazione. È stato anche alla scuola di formazione politica dell'allora Pdl. Di recente - su Formiche - ha analizzato criticamente il contratto di programma tra M5s e Lega. Sul reddito di cittadinanza ha sospeso il giudizio "in attesa di sapere cosa sarà" e quali saranno "quindi, le risorse richieste e l'ampiezza del pubblico dei beneficiari.
• PAOLO SAVONA, AFFARI EUROPEI: L'ECONOMISTA DEL NO EURO
Paolo Savona cominciò in Bankitalia con Guido Carli, ma la sua cifra in quegli anni fu quella del tecnico di area repubblicana, come si diceva una volta. Uno dei suoi primi incarichi fu quello di consigliere economico di Ugo La Malfa, nel governo Rumor IV, circa mezzo secolo fa, era 1974-1975, poi un cursus che lo portò a conquistare le maggiori posizioni nel Paese, favorito anche dalla rendita di posizione del suo partito.
Nel 1976 approda alla direzione generale della Confindustria, quindi una lunga carriera di incarichi tra pubblico e privato: presidente del Credito Industriale, del Fondo interbancario di tutela dei depositi, della Gestifondi, delle società Impregilo, di Gemina, Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova.
ENZO MOAVERO MILANESI, ESTERI: SPECIALIZZATO IN ANTITRUST
Avvocato, esperto di diritto, e politico. Enzo Moavero Milanesi è stato ministro senza portafoglio agli Affari europei nel governo di Mario Monti dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013. È stato ancora ministro nel'esecutivo di Enrico Letta dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. Ha ricoperto l'incarico di giudice presso la Corte europea di Giustizia di Lussemburgo. La sua specializzazione è l'antitrust: è stato fino al 2006 direttore generale del Bureau of European Policy Advisors della Commissione europea.
Poi ha svolto l'incarico di vicesegretario generale dell'esecutivo Ue dal 2002 al 2005, prima era stato direttore del Servizio antitrust (2000-2001) e capo di gabinetto dell'allora commissario Ue alla Concorrenza Mario Monti (1999-2000). Nel suo trascorso politico, tra il '92 e il '94 fu consigliere dei governi Amato e Ciampi. È docente di Diritto dell'Unione Europea alla Luiss di Roma. Il 30 marzo 2013, in seguito alle infruttuose consultazioni per la formazione di un governo, è stato chiamato da Giorgio Napolitano a far parte del gruppo ristretto incaricato di avanzare proposte programmatiche in materia economico-sociale ed europea.
ALFONSO BONAFEDE, GIUSTIZIA: Il "MR WOLF" DEL M5S
Spesso in contrasto con le politiche della Giustizia del suo predecessore (Andrea Orlando, Pd), siciliano di Mazara del Vallo ma fiorentino d'adozione, classe 1976, Alfonso Bonafede è senza dubbio una delle persone più vicine a Luigi Di Maio. Deputato del M5S al secondo mandato, avvocato con studio legale nel capoluogo toscano, è unanimemente considerato il Mr Wolf del Movimento. Tra gli incarichi svolti - si legge nel curriculum - ha fatto anche il "conciliatore tra imprese e clienti finali dei servizi elettrico e gas".
VITO CRIMI, SERVIZI SEGRETI: QUEL CONFLITTO DI INTERESSI IN FAMIGLIA
Crimi è palermitano, 46 anni, è iscritto al Movimento dal 2007. Infanzia e l'adolescenza nel quartiere Brancaccio di Palermo, poi il trasferimento a Brescia dopo aver vinto un concorso alla Corte d'Appello. Nel 2010 è il candidato dei 5 Stelle alla presidenza della Regione Lombardia. Nel 2013 entra in Parlamento ed è il primo a presiedere il gruppo parlamentare dei grillini al Senato: in questa veste partecipa alle riunioni - in streaming - con le delegazioni del PD per la formazione del governo. Rieletto nel 2018 è nominato presidente della Commissione Speciale per il Def.
In gennaio era stato al centro di un caso di conflitto di interessi famigliare: era stato nominato componente del Comitato di garanzia del M5s, mentre la compagna ex deputata Paola Carinelli del Collegio dei probiviri. Dopo il capo politico e il garante, sono gli organi principali del M5S disegnati dal nuovo statuto. Ma i componenti del Collegio dei probiviri sono revocabili mediante consultazione in rete su proposta del Garante, previo parere conforme del Comitato di garanzia. Insomma, un controllore e un controllato - nominati dall'alto - compagni di vita.
Macron-Merkel: «Italia choc Paghiamo crisi e migranti»Roberto Fabbri - Sab, 17/03/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 06158.html "Mancata gestione di migrazioni e recessione, il voto di Roma è la conseguenza". Roadmap comune per l'Ue
«I risultati del voto italiano del 4 marzo hanno evidenziato le conseguenze di una duratura crisi economica e delle sfide migratorie a cui non siamo stati in grado di rispondere».
Il presidente francese Emmanuel Macron fa una sorta di preoccupato mea culpa a nome dell'Europa nel corso della conferenza stampa congiunta all'Eliseo con Angela Merkel, che ieri secondo tradizione ha scelto Parigi per il primo viaggio del suo mandato.
Macron ha messo così in guardia contro il rischio del prevalere in Europa di partiti populisti ed estremisti. «Il contesto europeo è stato scosso», ha detto insistendo sull'urgenza di inviare nuovi segnali per un rilancio della costruzione europea.
Aveva del resto proprio questo scopo l'incontro tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron, enfant prodige della politica francese e nuovo partner di un tandem, quello franco-tedesco, che circostanze rinnovate - l'autoesclusione del Regno Unito, la debolezza politica ed economica dell'Italia, la marginalità di una Spagna alle prese con la crisi catalana - mantengono ancor più saldamente alla guida dell'Europa.
Costretta a rimandare il viaggio a Parigi dal protrarsi delle manovre politiche che solo pochi giorni fa, a quasi sei mesi dal voto dello scorso 23 settembre, hanno portato alla formazione del governo a Berlino, la Merkel ha mantenuto dunque l'impegno di vedere Macron prima del vertice europeo del 22 e 23 prossimi. L'obiettivo è quello di saldare una politica comune per rafforzare l'Unione e l'eurozona, rispondendo con una rinnovata strategia ai rischi di una fase caratterizzata da choc politici e carenze di visione.
Dunque, come hanno detto i due leader politici nella conferenza stampa congiunta seguita all'incontro, è tempo di «una roadmap chiara e ambiziosa». Parigi e Berlino, ha detto la Cancelliera, «devono fare da guida dando l'esempio». In tempo per il vertice europeo di giugno, Francia e Germania annunceranno linee comuni non solo sull'Eurozona, ma anche su temi come la difesa europea e la politica migratoria, con un piano congiunto sull'asilo che scaturirà da un annunciato apposito vertice tra i due Paesi.
Macron attendeva da tempo questa giornata per «accendere il motore franco-tedesco delle riforme europee». Lo scorso settembre, nel suo discorso programmatico all'università della Sorbona, il presidente francese aveva denunciato la «glaciazione europea» e invitato a rispondere con soluzioni audaci e ambiziose. Il leader quarantenne ha idee molto precise, e propone ad esempio un ministro europeo per l'Eurozona, con tanto di budget dedicato. Ma la Germania frena, sempre preda del timore di ritrovarsi a dover pagare i debiti degli altri (Italia compresa) senza che l'Ue diventi, come a Berlino ripetono spesso, più competitiva. Non a caso ieri a Parigi si sono incontrati anche i ministri dell'economia Bruno Le Maire e Olaf Scholz, consapevoli di dover affrontare una discussione complicata per «sposare meglio responsabilità e solidarietà».
La sfida lanciata da Donald Trump con le sue minacce di imporre dazi anche sulle merci europee dirette negli Stati Uniti è un altro banco di prova per Francia e Germania, decise a spronare tutti i Paesi membri sulla necessità di mostrare unità di fronte al tentativo piuttosto scoperto del presidente americano di dividere il fronte dell'Ue per arrivare a stipulare accordi commerciali separati con i singoli Paesi.