Islamizzazione dell'Europa contro Israele - Eurabia ?

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mer gen 31, 2018 9:12 pm

Migrante accolto con la moglie: "Riconoscete la seconda sposa"
Sergio Rame - Mer, 31/01/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 88995.html

In Germania accolto un siriano con moglie e quattro figli. Ora l'immigrato vuole il ricongiungimento con la seconda sposa

"Nel rispetto dell'accoglienza, si deve far venire la seconda o la terza moglie di un profugo?".

È questa la domanda che hanno iniziato a chiedersi in Germania dopo che a Pinnenberg, città di 40mila abitanti a pochi chilometri da Amburgo, un immigrato arrivato dalla Siria nel 2015 con la moglie e i quattro figli ha chiesto il ricongiungimento con la seconda moglie che, tra le altre cose, è la madre di due dei quattro bimbi. Il caso, che è stato pubblicato da ItaliaOggi, ha aperto un dibattito acceso sulla poligamia che in Europa non solo non è riconosciuta ma è addirittura vietata.

Non è la prima volta che la Germania si divide sul controverso tema della poligamia. In passato, come ricorda ItaliaOggi, ci sono stati diversi casi di stranieri che hanno ottenuto il ricongiungimento con la seconda e addirittura la terza moglie. Contro questo buonismo, però, si è schierata Alternative für Deutschland (AfD) che, dopo le politiche fallimentari di Angela Merkel in tema di immigrazione, continua ad aumentare i consensi nel Paese. Gli ultimi sondaggi danno il partito guidato da Jörg Meuthen tra il 14 e il 18%, a un passo dell'Spd. Dietro il caso di Pinnenberg c'è molto di più che una semplice contesa giudiziaria. Dietro al ricongiungimento bigamo si cela infatti l'ampio dibattito sull'accoglienza che risente delle porte aperte dalla Merkel a un milione di immigrati siriani e degli attacchi terroristici che hanno insaguinato il Paese nei mesi successivi.

Nell'accordo di governo tra la Cdu e l'Spd dovrebbe esserci anche il numero di profughi da accettare ogni anno. In una prima bozza si parlava di massimo 220mila. Un numero che avrebbe potuto essere aumentato in caso di particolare emergenza. Anche perché a questi andrebbero a sommarsi le mille riunioni autorizzate al mese. All'Spd questo accordo non va più bene. E la Merkel si ritrova in difficoltà. Ecco perché il caso del siriano poligamo di Pinnenberg non fa altro che infiammare il dibattito.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » ven feb 23, 2018 10:29 am

Immigrato siriano a Spiegel: "Ora voglio una tedesca come quarta moglie"
Luca Romano - Ven, 23/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/imm ... 97481.html

In un'intervista allo Spiegel, un immigrato siriano ringrazia la Merkel e i tedeschi per l'accoglienza. Lui vuole una quarta moglie tedesca, altri 10 figli ed una casa più grande dal governo. E non vuole lavorare o fare un corso di lingua.

"Grazie Mamma Merkel, grazie Germania per la casa e i soldi". Così dice Ahmad, immigrato siriano che vive in Germania da rifugiato, in un'intervista al settimanale tedesco "Der Spiegel".

Nella video-intervista rilasciata, questo immigrato siriano parla del suo soggiorno tedesco, successivamente alla concessione da parte del giudice dello status di rifugiato, il tribunale ha acconsentito al ricongiungimento di Ahmad con due delle sue tre mogli ed i suoi sei figli; una di loro, si ascolta nel video, aveva 13 anni quando sono convolati a nozze. La famiglia vive in una casa che lo stesso stato tedesco gli ha assegnato, e spera di ricongiungersi presto con la sua terza moglie, oggi ancora in Siria.

GUARDA QUI IL VIDEO
http://www.spiegel.tv/videos/1279861-ei ... chs-kinder

L'intervista però, continua, e altri particolari vengono aggiunti: Ahmad si augura di poter sposare una quarta donna, questa volta tedesca, magari altrettanto giovane, e di poter avere ancora molti figli per arrivare a 20. Ma come pensa di badare al loro mantenimento? A quanto pare, non con il suo lavoro, dato che lo stesso ha ammesso di non voler lavorare, tantomeno di iscriversi ad un corso di lingua tedesca. Preferisce restare a casa con i suoi bambini, far dormire a turno le sue mogli in camera con lui, perchè così è felice.

Il settimanale tedesco, d'altro canto, non sembra condannare le scelte di Ahmad, commentando piuttosto: "A contatto con un altro mondo, con altre norme e altri valori. Ma con un obiettivo di vita che unisce tutti: essere felici". Il giornale tedesco ha poi twittato: "La poligamia è bandita in Germania perché non è compatibile con le nostre concezioni morali. Ma in altre religioni funziona, e sembra funzionare bene anche in questa famiglia". Quasi un'esortazione a liberarci di questi antiquati valori morali.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mar mar 20, 2018 8:02 pm

Un appello contro il “nuovo totalitarismo islamista”
Giulio Meotti
20/03/2018

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 1070209938

Un appello contro il “nuovo totalitarismo islamista” è stato lanciato sul Figaro da 100 intellettuali francesi fra cui gli storici Georges Bensoussan e Alain Besançon, il medievista Rémi Brague, lo scrittore Pascal Bruckner, l'ex ministro Luc Ferry, i filosofi Alain Finkielkraut e Jean-Pierre Le Goff, lo studioso Pierre Nora, il professor Robert Redeker, il romanziere algerino Boualem Sansal, il politologo Pierre-André Taguieff e altri.

“Non molto tempo fa, l'apartheid regnava in Sud Africa. Oggi l'apartheid di un nuovo tipo viene proposta alla Francia, una segregazione capovolta grazie alla quale i 'dominati' preserverebbero la loro dignità riparandosi dai 'dominatori'.

Il nuovo separatismo avanza mascherato. Vuole apparire benigno, ma è in realtà l'arma della conquista politica e culturale dell'islamismo. Vogliamo vivere in un mondo in cui entrambi i sessi si guardano l'un l'altro senza sentirsi insultati dalla presenza dell'altro. Vogliamo vivere in un mondo in cui le donne non sono giudicate inferiori per natura. Vogliamo vivere in un mondo in cui le persone possano incontrarsi senza paura. Vogliamo vivere in un mondo in cui nessuna religione detta legge”.

Non so se la Francia sia perduta, come spesso temo, ma almeno esistono ancora delle teste pensanti che hanno il coraggio di battersi per ciò che siamo e che sanno bene quale sia la minaccia più grande alla nostra cultura.



23/03/2018
La Francia piange altri 3 morti oggi per mano del terrorismo. Ed è messa male, molto male. Ha un presidente, Macron, che in un anno non ha fatto niente, assolutamente niente, pur venendo da 250 morti sul proprio suolo. Ha un ex presidente, Sarkozy, incriminato per aver svenduto il paese e se stesso alla Libia. Ha un altro ex presidente, Hollande, mandato a casa dai jihadisti nel disonore. Ha una sinistra socialista spazzata via e sostituita da Melenchon, un tribuno pronto a siglare patti e a difendere l'aggressore islamista interno in nome del terzomondismo. Ha una destra affamata di denaro e potere, distrutta dagli scandali. Ha una chiesa e un clero che, anzichè difendere i brandelli di un patrimonio cristiano glorioso ma ora in dismissione, celebra il "vivre ensemble". Ha una comunità ebraica che vive nella paura e nel sospetto. Ha media in gran parte asserviti al pensiero unico, salvo alcune felici eccezioni. Ha interi pezzi di periferie perse a un misto di sharia e delinquenza. Ha una politica estera svenduta ai regimi arabi del Golfo. Il 3 agosto 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale, il ministro degli Esteri britannico, Edward Gray, guardando il tramonto dalla finestra del suo uffcio disse: "Le luci si spengono su tutta l’Europa". La città delle luci, Parigi, oggi è sempre più buia. Ma guai a godere della sua eventuale caduta: è lì che si decide il futuro dell'Occidente.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » gio mar 29, 2018 4:24 pm

???

In Gran Bretagna eliminano dalle uova pasquali il riferimento alla Pasqua.
29/03/2018

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 0229954891

In Gran Bretagna eliminano dalle uova pasquali il riferimento alla Pasqua. Non per affermare una laicità senza alcun simbolo religioso, ma perché si sono sottomessi all'islam. La nostra civiltà sta morendo non per la forza degli islamici ma per la fragilità degli europei

Buongiorno amici. Secondo il quotidiano popolare britannico “The Sun” quest'anno nove uova su dieci presenti nei supermercati del Regno Unito recheranno la scritta neutra «uova di cioccolato» o semplicemente «uova», senza alcun riferimento religioso alla Pasqua. Oltre 70 milioni di uova pasquali non avranno la scritta “Pasqua” sulla loro confezione.
La notizia potrebbe apparire come una “concessione” accordata dal mercato per vendere più uova di cioccolato in una società multiculturale in cui, da un lato il cristianesimo non è più considerato la religione ufficiale, e dall'altro è cresciuto il peso degli islamici. Ma in realtà non è una semplice questione economica di maggiori o minori profitti. Di fatto la Gran Bretagna, patria del multiculturalismo, ha già abdicato alla propria storica civiltà cristiana e si è già sottomessa all'islam. Non si tratta di una scelta commerciale concepita come consona ad una società laica che deve far primeggiare la laicità intesa, seppur erroneamente, come assenza di simboli religiosi, bensì di un cedimento commerciale nel contesto della capitolazione all'islam.

Nel luglio 2008 Lord Nicholas Addison Phillips, capo del sistema giudiziario di Inghilterra e Galles, la figura giuridica più importante della Gran Bretagna conosciuto come Lord Chief Justice, ha sostanzialmente legittimato la sharia, la legge islamica, sostenendo che «non c’è alcuna ragione per cui i principi della sharia o di qualunque altro codice religioso non debbano fornire le basi per una mediazione o per altre forme di composizione delle dispute».
A suo avviso la legge islamica potrebbe essere usata per risolvere dispute e liti familiari. I tribunali islamici esistono in Gran Bretagna sin dal 1982 ed emettono sentenze sulla base della sharia su questioni attinenti al diritto della famiglia e alle dispute patrimoniali. In precedenza l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, il primate della Chiesa anglicana si era espresso a favore dell’adozione della sharia nel codice britannico. E sempre sulla scia dell’islamicamente corretto, il governo laburista di Gordon Brown ha di fatto riconosciuto la poligamia accordando gli assegni familiari alle mogli poligame.

Nella sua Lectio Magistralis pronunciata a Ratisbona il 12 settembre 2006, Benedetto XVI denunciò il tradimento dell'Occidente che «odia se stesso» rinnegando la propria fede e civiltà cristiana:
«Nella nostra società attuale grazie a Dio viene multato chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipendia il Corano e le convinzioni di fondo dell'Islam. Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo, limitare il quale sarebbe un minacciare o addirittura distruggere la tolleranza e la libertà in generale. La libertà di opinione trova però il suo limite in questo, che essa non può distruggere l'onore e la dignità dell'altro; essa non è libertà di mentire o di distruggere i diritti umani.
C'è qui un odio di sé dell'Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l'Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L'Europa, per sopravvivere, ha bisogno di una nuova - certamente critica e umile - accettazione di se stessa, se essa vuole davvero sopravvivere».

Cari amici, quanto sta accadendo in Gran Bretagna ci conferma che la civiltà europea sta morendo non per la forza dei suoi nemici ma per la fragilità degli stessi europei, perché ormai si vergognano e disprezzano ciò che sono sul piano delle proprie radici, fede, identità, valori, regole e leggi.
Ecco perché prima di preoccuparci dell'arbitrio, dell'arroganza e della violenza con cui si comportano i musulmani, dobbiamo occuparci di noi stessi recuperando la certezza e l'orgoglio di chi siamo, dobbiamo mobilitarci per riscattare la nostra civiltà da una decadenza in cui la sottomissione all'islam è il parametro che più di altri ci fa toccare con mano il livello massimo della nostra fragilità.
Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo a essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » ven apr 06, 2018 7:06 am

L'abisso tra parole e fatti: l'Europa ha scelto la convivenza con l'islam radicale
Federico Punzi
5 Apr 2018

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... m-radicale

Mettiamo insieme alcuni fatti restando alle cronache degli ultimi giorni. L’attacco terroristico di Trèbes, in Francia, del solito “lupo solitario” dell’Isis (che poi tanto “solitario” non era…) e l’atto di eroismo di un comune gendarme (poi non così “comune”…), Arnaud Beltrame. Il destino paradossale di Mireille Knoll, una 85enne ebrea scampata alla Shoah ma non all’antisemitismo dei suoi vicini musulmani del 2018, che l’hanno massacrata a coltellate e bruciata nella sua casa di Parigi. In Germania si moltiplicano i casi di bambini ebrei e di bambine prese di mira da piccoli jihadisti in erba loro coetanei (l’ultimo caso a Berlino). E se questi sono i figli, immaginate i genitori… Le statistiche del Ministero degli interni tedesco registrano da anni un aumento dei reati di matrice antisemita: 1.200 nel 2015, 1.400 nel 2016 ed oltre 1.500 lo scorso anno (e sono solo i casi denunciati). Non compresi gli episodi di antisemitismo compiuti da minori su minori, anche bambini. Casi non più isolati, ma all’ordine del giorno, di offese, minacce e anche attacchi fisici, sia nelle scuole elementari che negli asili. Vittime gli alunni ebrei, ma anche non-musulmani, insegnanti, soprattutto se donne. Hanno già coniato un termine politicamente corretto, più rassicurante: si tratterebbe di “mobbing religioso”, non di antisemitismo e islamismo… Adriano Angelini Sut su Atlantico ha giustamente parlato di una “nuova Shoah, silenziosa, mediaticamente poco dolorosa”. Silenziata. C’è poi, soprattutto in Svezia e Germania, il fenomeno (per lo più occultato dai media mainstream) degli stupri e degli abusi sulle donne da parte di migranti musulmani, anche di massa e organizzati in occasione di eventi pubblici.

E veniamo all’Italia. In due giorni, il primo caso di indottrinamento jihadista di bambini e il primo jihadista italo-marocchino pronto all’azione. Particolari agghiaccianti in un centro islamico, “Al Dawa”, a Foggia. Il “maestro”, un italo-egiziano di 58 anni, esortava i bambini a “combattere i miscredenti, tagliare le loro teste e bere il loro sangue”. I giovani allievi (tra i 4 e i 10 anni) quasi tutti nati in Italia, ma di origini marocchine. Il tutto pare sia emerso non a seguito di denunce da parte dei genitori. Qualcosa che “non ha eguali in Occidente… qui, non a Dacca o nei territori dell’Isis. Nel cuore dell’Europa”, dice in un’intervista a La Stampa il ministro dell’interno Marco Minniti, che parla di una minaccia jihadista “mai così forte in Italia”, mentre si susseguono arresti e perquisizioni da nord a sud. Tra Roma (un quartiere popolare, Viale Marconi) e Latina sgominata la cellula Isis di Anis Amri, l’attentatore di Berlino (nel 2015 avevano in mente un attacco alla metro B della capitale). A Torino arrestato un militante Isis che preparava un attacco con un camion e cercava “lupi solitari”: un 23enne italo-marocchino, cioè di cittadinanza italiana. Eccole, le “seconde generazioni” che si cominciano ad affacciare anche nel nostro paese. Forse non è il momento per lo Ius Soli, se non vogliamo seguire il “modello” francese…

Il ministro Minniti osserva come “la caduta di Raqqa e Mosul, se da una parte fa venir meno l’elemento territoriale del Califfato, dall’altro aumenta la pericolosità dell’altra componente, quella terroristica”. È il tema del ritorno dei foreign fighters: migliaia di giovani islamici di cittadinanza europea o maghrebina andati a combattere in Siria e Iraq nelle file dell’Isis stanno cercando di rientrare. Come comportarsi, quali misure assumere?

Cerchiamo ora di mettere un po’ d’ordine. Da una parte il tema della sicurezza in senso stretto: prevenire la minaccia terroristica. Dall’altra, la battaglia culturale e civile, ideologica, contro l’islam radicale. Ovviamente non si tratta di universi paralleli, ma piuttosto di vasi comunicanti. Attacchi più o meno eclantanti e sanguinosi, come quelli compiuti in Francia o a Londra, in nome dell’Isis, non sono svincolati da contesti sociali e culturali che possono offrire diversi livelli di complicità, da un terreno favorevole alla radicalizzazione e al reclutamento, ad una vera e propria “copertura”. Per ogni singolo terrorista, comunità di migliaia e potenzialmente milioni di musulmani che pur non passando all’azione sposano l’ideologia islamista, che rappresenta di per sé, nel cuore dell’Europa, un arretramento netto della nostra civiltà.

Due facce della stessa medaglia, dunque. Eppure, c’è un abisso tra la fermezza delle condanne, la retorica grave dei vertici delle nostre istituzioni, e la realtà delle politiche attuate, che al contrario fa pensare ad un’assuefazione agli attacchi tanto quanto ad un’accettazione, o sottovalutazione, dell’impatto della diffusione dell’islamismo sui valori e la qualità della convivenza nelle nostre società.

“Non cambieranno le nostre vite”, sentiamo ripetere dopo ogni attacco, ma le hanno già cambiate. Le nostre città sono ormai militarizzate, piene di barriere antisfondamento, come nelle zone verdi di Baghdad o Kabul. Quando di tratta di accoglienza e integrazione, di poteri di intelligence e giudiziari, non rinunciamo ai valori delle nostre società aperte e tolleranti… Ma la libertà di godersi un concerto, un mercatino di Natale, una partita, una semplice passeggiata sul lungomare, a quella abbiamo già rinunciato… Anzi, i nostri governanti hanno rinunciato per noi.

Ogni volta che i “soldati dell’Isis” colpiscono nelle città europee, emerge ex post che si tratta di soggetti ben noti alle autorità – per lo più pregiudicati, quando non iscritti alle liste dei cosiddetti “radicalizzati”, eppure a piede libero… Non è possibile controllarli tutti, ma evidentemente è un rischio ritenuto accettabile. Si salvaguardano i bersagli grossi, sperando di prevenire stragi, mentre si ritengono in qualche modo “accettabili” attacchi di piccole dimensioni, con un numero ridotto di vittime, magari in provincia.

Quella che prevale, per quieto vivere (soprattutto delle classi dirigenti), è una logica di mera riduzione del danno. Non c’è la volontà di debellare la minaccia terroristica così come di sradicare l’islam radicale dalle nostre città, il che richiederebbe misure politicamente più costose.

Da una parte, significherebbe affrontare temi delicati quali la profilazione, i metodi di interrogatorio “rafforzati”, centri di detenzione speciali in cui rinchiudere a tempo indefinito i jihadisti che non si possono espellere, a cominciare dai cosiddetti foreign fighters. Si tratta insomma di abbandonare l’illusione di poter sconfiggere il nemico islamista “in punta di diritto”, cioè con mezzi legali ordinari, controllando e gestendo terroristi disciplinati, indottrinati e addestrati militarmente con i guanti bianchi, le procedure, le garanzie, i tempi dei nostri sistemi giudiziari.

Pensiamo ai giovani delle seconde generazioni e ai foreign fighters. Non li puoi espellere, devi tenerteli… E se è vero che, come spiega il ministro Minniti, le espulsioni sono uno strumento importante perché “consente di intervenire all’inizio di una radicalizzazione, prima che diventi un progetto terroristico”; se è vero che, come tutti sostengono, il carcere è il primo degli ambienti più favorevoli alla radicalizzazione, allora dovremmo almeno discutere se dotarci di una Guantanamo europea per isolarli rispetto agli altri detenuti, e se elaborare un regime giuridico ad hoc per questi “combattenti”.

Dall’altra, bisogna prendere atto che per alcune centinaia di fanatici pronti all’azione, nelle nostre città ci sono intere comunità islamiche intrise di un’ideologia d’odio e di un sistema di valori – dall’antisemitismo alla sottomissione delle donne e degli “infedeli” – incompatibile con il nostro, e dunque criminogeno. È un dato statistico: al crescere della popolazione islamista – e soprattutto in prospettiva della sua inevitabile rappresentanza politica nelle nostre istituzioni democratiche – assisteremo ad un arretramento netto di civiltà. Sta già accadendo, proprio sotto i nostri occhi, ci avvertono le cronache. Ci riporteranno (e ci stanno già riportando) indietro di decenni, se non di secoli, cancellando libertà e diritti conquistati al prezzo di enormi sacrifici. Non possiamo illuderci sull’efficacia dei nostri modelli di integrazione e sistemi educativi, la soluzione è la de-islamizzazione dell’Europa. Ovviamente non una persecuzione su base religiosa, ma lo sradicamento di qualsiasi manifestazione dell’islam radicale. Bene pretendere che le moschee e i centri culturali siano dei luoghi pubblici, trasparenti, dove si pronuncino sermoni nelle lingue europee, non in arabo, e che non possano accettare direttamente o indirettamente finanziamenti esteri. Ma occorre anche limitare l’immigrazione dai paesi islamici, bloccarla del tutto da quei paesi dove non sia possibile svolgere attività di verifica dell’identità di chi chiede di entrare, e rendere più difficile, non più facile, ottenere la cittadinanza, condizionandola ad una effettiva adesione al nostro sistema di valori fondamentali. Quindi bandire tutti i comportamenti integralisti, prevedendo di espellere l’intero nucleo famigliare di chi se ne renda protagonista.

Non può esserci una politica della “convivenza” e di mera riduzione del danno con l’islam radicale, perché nel lungo periodo equivale ad una sconfitta certa.



Alberto Pento
Mi dispiace ma il problema non è l'islam radicale ma l'Islam in sé che è radicale per sua natura come lo era Maometto e come è prescritto nel Corano e come lo dimostrano 1400 anni di storia e di espansione islamica.
Il problema non è il radicalismo ma l'Islam che è il nazismo maomettano praticato e codificato da Maometto che fu il primo mussulmano, il primo islamico, unico modello perfetto per tutti gli altri.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » dom apr 08, 2018 5:22 am

Europa: La rapida espansione della dhimmitudine
Judith Bergman
7 aprile 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12129 ... immitudine

Sebbene l'Europa non faccia parte del mondo musulmano, molte autorità europee sembrano tuttavia sentirsi obbligate a sottomettersi all'Islam in modi più o meno sottili. Questa sottomissione volontaria sembra essere senza precedenti: storicamente parlando, dhimmi è un termine arabo che designa un non musulmano conquistato, il quale accetta di vivere come un cittadino "tollerato" di seconda classe, sotto il dominio islamico, sottomettendosi a un insieme di leggi speciali e umilianti e di richieste degradanti da parte dei suoi padroni islamici.

In Europa, la sottomissione alle richieste dell'Islam, nel nome della "diversità" e dei "diritti umani", avviene volontariamente. Ovviamente, questa sottomissione all'Islam è molto paradossale, poiché i concetti occidentali di "diversità" e di "diritti umani" non esistono nei testi fondanti dell'Islam. Al contrario, questi testi stigmatizzano nei termini più forti e suprematisti coloro che rifiutano di sottomettersi al concetto islamico della divinità, Allah, come infedeli che devono convertirsi, pagare la jiziya – la tassa sulla "protezione" – o morire.

Uno degli aspetti più preoccupanti di questa dhimmitudine che si sta espandendo rapidamente è l'applicazione de facto delle leggi islamiche sulla blasfemia. Le autorità locali europee utilizzano i "discorsi di incitamento all'odio" per impedire qualsiasi giudizio critico nei confronti dell'Islam, anche se l'Islam rappresenta una idea, non una nazionalità né un'appartenenza etnica. Lo scopo convenzionale della maggior parte delle leggi contro i discorsi di odio è quello di proteggere le persone dall'odio e non dalle idee. Sembrerebbe quindi che le autorità europee non abbiano alcun obbligo giuridico di perseguire le persone per le critiche mosse all'Islam, soprattutto perché la legge islamica della Sharia non è parte integrante della normativa europea. Ma lo fanno fin troppo volentieri.

L'esempio più recente di questo tipo di dhimmitudine arriva dalla Svezia, dove un pensionato è stato condannato per aver definito l'Islam su Facebook una ideologia "fascista". La disposizione di legge in base alla quale l'uomo è stato accusato, (Brottsbalken [Codice Penale] capitolo16, § 8,1 ), parla esplicitamente di "incitamento" (testualmente in svedese: "hets mot folkgrupp") contro gruppi di persone per la loro "razza, colore della pelle, nazionalità, origine etnica, fede o preferenza sessuale". Tuttavia, la disposizione legislativa non criminalizza le critiche alla religione, all'ideologia o alle idee, perché le democrazie occidentali, quando erano vere democrazie, non criminalizzavano il libero scambio delle idee.

La dhimmitudine in Europa si manifesta anche in molti altri modi. In occasione della giornata mondiale dell'hijab, un evento annuale che si svolge a febbraio, istituita nel 2013 da Nazma Khan – la quale è originaria del Bangladesh e immigrata negli Stati Uniti – "per combattere ogni forma di discriminazione contro le donne musulmane attraverso la sensibilizzazione e l'istruzione", molte parlamentari britanniche hanno deciso di indossare l'hijab. Tra queste c'erano Anne McLaughlin, la laburista Dawn Butler – ex ministra ombra per le Donne e le Pari opportunità – e Naseem Shah. Inoltre, il Foreign Office britannico, che sembra ignorare la disperata lotta delle donne iraniane per la libertà e che è rimasto relativamente in silenzio durante le recenti proteste popolari contro il regime iraniano,[1] ha distribuito sorprendentemente alle sue dipendenti il velo islamico invitandole a indossarlo. Secondo l'Evening Standard, una e-mail interna inviata allo staff diceva:

"Ti piacerebbe provare a indossare un hijab o capire perché le donne musulmane indossano il velo? Partecipa al nostro evento. Velo gratis per tutte quelle che decidono di indossarlo per tutto il giorno o parte della giornata. Le donne musulmane, insieme alle credenti di molte altre religioni, scelgono di portare l'hijab. Molte vi trovano liberazione, rispetto e sicurezza. #StrongInHijab. Join us for #WorldHijabDay".

E questo mentre almeno 29 donne iraniane sono state arrestate per aver contestato l'uso dell'hijab, e probabilmente sono state sottoposte a stupri e ad altre torture, come avviene nelle carceri iraniane. Ciononostante, le parlamentari britanniche e lo staff del Foreign Office hanno celebrato iniquamente il velo come una sorta di strumento contorto di "empowerment femminile".

L'episodio sopra citato non sorprende affatto: la Gran Bretagna è piena di alcuni degli esempi più sconcertanti di dhimmitudine. Gli stupri di massa di minori perpetrati in molte città inglesi da parte di bande musulmane vanno avanti da anni e le autorità ne sono a conoscenza, ma non mettono fine a questi crimini per paura di apparire "razzisti" o "islamofobi".

La dhimmitudine emerge chiaramente anche negli sforzi compiuti dalle autorità britanniche per scusare o spiegare le consuetudini praticate dalle comunità musulmane britanniche. Il comandante della polizia Ivan Balchatchet, responsabile della lotta contro i crimini d'onore, le mutilazioni genitali femminili (MGF) e i matrimoni forzati, ha scritto di recente una lettera in cui afferma che il motivo per il quale non è stata ancora inflitta alcuna condanna nei confronti di coloro che praticano le MGF (che sono state dichiarate illegali nel 1985), nonostante si stimi che in Inghilterra e nel Galles 137 mila donne e ragazze hanno subito tali mutilazioni, è che il reato ha "numerose sfumature". Balchatchet si è in seguito scusato per questa dichiarazione:

"Mi scuso per questa lettera (...) Le MGF sono l'orribile abuso di bambine. È inaccettabile che non ci siano stati casi perseguiti con successo. Occorre collaborazione, è qualcosa che deve cambiare".

Allo stesso modo, secondo dati recenti, centinaia di casi di violenze "d'onore" e di matrimoni forzati che avvengono a Londra restano impuniti. Le cifre mostrano che tra il 2015 e il 2017, la polizia ha registrato 759 crimini "d'onore" e 256 matrimoni forzati solo nella capitale britannica – ma soltanto 138 persone sono finite sotto processo. Diana Nammi, direttrice esecutiva della Iranian & Kurdish Women's Rights Organisation, che offre rifugio alle vittime, ha dichiarato:

"Ciò che rende il fenomeno così allarmante è che le cifre ottenute grazie alla trasparenza nella pubblica amministrazione mostrano che, allo stesso tempo, dal momento che i matrimoni forzati sono penalmente punibili dal 2014, molte più persone in pericolo chiedono aiuto".

La dhimmitudine peraltro non porta "solo" a perpetrare diffusamente stupri su minori, mutilazioni genitali femminili e delitti "d'onore" davanti agli occhi deliberatamente ciechi delle autorità nazionali, ma anche a ostacolare gli sforzi antiterrorismo. In una recente intervista alla televisione di stato svedese Svt, Peder Hyllengren, un ricercatore dello Swedish Defense College, ha dichiarato:

"Diversamente da altri paesi europei, si rischia di essere considerati razzisti. Qui, tale questione è controversa quanto l'importanza che assume la lotta contro il nazismo e l'estremismo di destra. Ma in Svezia ci è voluto molto tempo prima di ammettere che parlare di jihadismo è come parlare di nazismo".

Hyllengren è troppo severo con la Svezia: le misure contro il jihad sono state ostacolate dai leader occidentali ovunque subito dopo l'11 settembre, quando il presidente George W. Bush dichiarò che "l'Islam è pace". Il presidente Obama ha rimosso ogni riferimento all'Islam nei manuali di addestramento dell'FBI che i musulmani consideravano offensivi. La premier britannica Theresa May ha affermato che l'Islam è una "religione di pace". L'attuale leadership di New York City ha ammonito i newyorkesi, subito dopo l'attacco a Manhattan dell'ottobre 2017, a non collegare l'attentato terroristico all'Islam.

Più recentemente, Max Hill, un avvocato della Corona incaricato dal Parlamento britannico di guidare una commissione indipendente per la revisione delle leggi anti-terrorismo, ha affermato che è fondamentalmente "sbagliato" usare l'espressione "terrorismo islamista" per descrivere gli attacchi compiuti in Gran Bretagna e altrove. Secondo quanto riferito dall'Evening Standard, Max Hill ha detto che la parola terrorismo non dovrebbe essere collegata a "nessuna delle religioni del mondo", piuttosto dovrebbe essere usata l'espressione "terrorismo ispirato dal Daesh". L'anno scorso, Max Hill aveva opinato che alcuni jihadisti di ritorno dalla Siria e dell'Iraq avrebbero dovuto sottrarsi a qualsiasi azione giudiziaria perché "ingenui".

In Germania, la dhimmitudine ora è un fenomeno talmente profondo che di recente il ministro della Famiglia ha affermato che le aggressioni sessuali da parte dei migranti musulmani potrebbero essere evitate invitando nel paese le madri e le sorelle degli immigrati islamici già arrivati in Germania. Questa è stata la risposta del ministro tedesco a una interrogazione presentata al Bundestag in merito a quali "concrete misure educative e di prevenzione del pericolo" il suo ministero stava pianificando per "proteggere e informare a lungo termine le donne e le ragazze degli attacchi fisici e sessuali potenzialmente fatali aumentati in misura sproporzionata e perpetrati dal 2015" da parte dei migranti. Ecco la patetica risposta del ministro:

"...Da un lato ciò riguarda gli alloggi in cui vivono i giovani rifugiati non accompagnati. E ovviamente (...) sì (...) anche la cultura maschilista dalla quale essi spesso provengono. (...) Nei loro paesi di provenienza, tale cultura non è tenuta nascosta e si tenta di parlarne, e ovviamente di influenzarli, è abbastanza ovvio. (...) Abbiamo qui la relazione di un esperto, il professor Pfeiffer, il quale fornisce dei punti di partenza molto precisi (...) noi dobbiamo lavorare con i giovani e sappiamo che i ricongiungimenti familiari sono importanti (...) lui [il professore] dice che la stessa cosa vale per i giovani uomini autoctoni e per quelli provenienti da altri paesi, sono più facili da gestire se hanno vicino a loro le madri e le sorelle".

L'Europa è piena di altri esempi recenti di dhimmitudine, offerti da innumerevoli attori statali e commerciali. C'è stata la rimozione di un crocifisso da parte in un giudice tedesco che presiedeva un processo a carico di un afgano accusato di aver minacciato un altro musulmano che voleva convertirsi al Cristianesimo; il brand di abbigliamento H&M ha ritirato dei calzini dal mercato la cui stampa ricorderebbe la parola "Allah" scritta in arabo capovolta, dopo alcune lamentele da parte di musulmani; un tribunale francese ha fatto cadere le accuse di istigazione all'odio a carico di un sospetto omicida musulmano, che aveva confessato di aver ucciso la sua vicina di casa ebrea, una donna di 66 anni da lui torturata prima di essere defenestrata al grido di "Allahu Akbar". Secondo quanto riferito, due anni prima dell'omicidio, l'uomo aveva chiamato "sporca ebrea" la figlia della vittima.

E la lista è lunga. Sheikh Yusuf Qaradawi, il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, che ha affermato che l'Europa sarà conquistata non con la spada, ma con la dawa, probabilmente non potrebbe essere più felice. L'Europa si genuflette per esaudire il suo desiderio.

Nella foto: Donne che indossano il niqab islamico davanti all'ambasciata francese a Londra, l'11 aprile 2011, durante un sit-in. (Foto di Peter Macdiarmid/Getty Images)

Judith Bergman è avvocato, editorialista e analista politica.

[1] Il segretario agli Esteri Boris Johnson si è limitato a dire:

"...ci dovrebbe essere un dibattito significativo sulle questioni legittime e importanti, che i manifestanti stanno sollevando e speriamo che le autorità iraniane lo permettano. (...) Le persone dovrebbero essere in grado di avere la libertà di espressione e di manifestare pacificamente nel rispetto della legge. (...) Noi (...) chiediamo a tutti gli interessati di astenersi dalla violenza e di osservare gli obblighi internazionali sui diritti umani".



Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
viewtopic.php?f=188&t=2526
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » dom apr 15, 2018 10:02 am

Il caro prezzo del diniego
Douglas Murray
14 aprile 2018
Pezzo in lingua originale inglese: The High Price of Denial
Traduzioni di Angelita La Spada

https://it.gatestoneinstitute.org/12167/europa-diniego

È possibile che i politici e i media mainstream abbiano finito per ammettere ciò che l'opinione pubblica europea può vedere con i propri occhi? Due episodi recenti indicano che potrebbe essere così.

Il primo riguarda un'ammissione fatta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale circa sei mesi dopo l'imbarazzo del suo partito alle elezioni politiche nazionali è finalmente riuscita a mettere insieme un governo di coalizione. Nel settembre scorso, non solo il partito della Merkel e i suoi partner di coalizione nel governo precedente hanno subito una memorabile sconfitta elettorale, ma hanno anche assistito all'entrata in parlamento dell'Afd (Alternativa per la Germania), il partito anti-immigrazione fondato nel 2013 e che ora è così grande da costituire la prima forza di opposizione nel paese. Se gli elettori tedeschi avessero voluto inviare un segnale, non avrebbe potuto essere più chiaro.

E forse è stato anche ascoltato. Lunedì 26 febbraio, la Merkel ha rilasciato un'intervista all'emittente televisiva tedesca N-TV, in cui ha finalmente ammesso l'esistenza nel suo paese di "no-go zones", ossia "zone dove nessuno si azzarda a entrare". E ha aggiunto: "Questi posti esistono, vanno chiamati col loro nome e bisogna fare qualcosa a riguardo". La Cancelliera ha affermato che privilegerà una politica di "tolleranza zero" verso tali posti, ma non ha detto dove siano. Due giorni dopo, il suo portavoce Steffen Seibert ha sottolineato che "le parole della Cancelliera parlano da sole".

Anche se la Merkel ha scelto di essere laconica, il fatto che abbia detto queste cose è rilevante. Per anni, i funzionari tedeschi, come le loro controparti politiche di tutto il continente, hanno fermamente negato l'esistenza nei loro paesi di posti in cui lo Stato di diritto non si estende. Anche i funzionari di altri paesi, come la Svezia e la Francia, hanno fatto altrettanto. Nel gennaio 2015, il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, minacciò di querelare Fox News dopo che l'emittente tv aveva detto che nella capitale francese c'erano delle "no-go zones". La Hidalgo disse all'epoca in un'intervista alla CNN che "l'onore e l'immagine di Parigi" erano stati danneggiati. Una tipica affermazione sorprendente, che ignorava il fatto che se "l'immagine di Parigi" era allora danneggiata, beh, era dovuto alla strage di dodici persone tra giornalisti, vignettisti e poliziotti nella sede parigina di Charlie Hebdo e al massacro di quattro persone in un supermercato kosher avvenuto due giorni dopo. Pertanto, le ammissioni come quelle della Merkel – al contrario degli insabbiamenti dei fatti come quello attuato dalla Hidalgo – vanno applaudite in misura non eccessiva, quando si verificano.

Solo una settimana dopo, è stato raggiunto un altro strano traguardo. Il 6 marzo scorso, il New York Times ha pubblicato in prima pagina un articolo – corredato di foto – che nessuno si sarebbe aspettato di vedere sul quotidiano. Sotto il titolo "Le granate scuotono la Svezia", il NYT ha riportato la notizia della recente morte di un uomo di 63 anni avvenuta a Varby Gard, alla periferia di Stoccolma. Come documenta l'articolo, Daniel Cuevas Zuniga aveva appena finito il turno di notte come operatore in una struttura per adulti disabili e si stava recando a casa in bicicletta in compagnia della moglie, quando ha visto per terra un oggetto sferico e si è fermato per raccoglierlo. Era una granata modello M75, la sua carica esplosiva e le 3mila sfere di cristallo hanno ucciso l'uomo e ferito la donna.

Come ammesso dal quotidiano, non è stato un episodio isolato, ma quanto accaduto fa parte di un'escalation di violenza – violenza che include l'uso di bombe a mano – causata dall'afflusso nel paese scandinavo di bande e armi straniere (in gran parte legate alle guerre balcaniche degli anni Novanta). Il NYT riporta la testimonianza di un richiedente asilo libanese, Paulus Borisho, che in precedenza aveva fatto parte di un commando di una milizia libanese. L'uomo si trovava nel suo negozio di kebab quando ha sentito l'esplosione. Come si legge nell'articolo:

"Il fatto che una granata si trovasse sul marciapiede all'esterno di un negozio di kebab, a pochi passi da una scuola elementare, è stato difficile per lui da accettare.

"Ora quando penso al futuro, ho paura", ha detto. "Ho paura per l'Europa."

Fa bene ad averne. Il giornale ha perfino avuto la correttezza di menzionare gli amici del compianto signor Zuniga, i quali hanno riferito che l'uomo si era lamentato dei recenti "cambiamenti a Varby Gard" ed era "deluso dal fatto che la polizia non esercitava un maggior controllo". E aveva tutte le ragioni per esserlo.

Ovviamente, nel corso degli ultimi anni, l'escalation di violenza ad opera delle bande criminali – e soprattutto gli episodi di violenza in cui si ricorre all'uso di bombe a mano – è stata segnalata anche da altri mezzi di informazione. Questi ultimi hanno sottolineato i modi spesso ridicoli con cui la polizia svedese affronta tale problema. Ad esempio, il fatto che il capo della polizia Linda Staaf abbia di recente cercato di dissuadere le gang dall'uso delle granate nel paese, rilevando che il lancio delle bombe a mano è pericoloso perché la persona che strappa la linguetta della granata "potrebbe esporsi a un enorme rischio". Giornali come il New York Times hanno mostrato poco interesse verso questi problemi – problemi che sono peggiorati a tal punto che il premier Stefan Löfven ha perfino minacciato di inviare l'esercito in alcuni sobborghi svedesi.

Invece, quotidiani come il NYT negli anni passati hanno mostrato una certa tendenza a negare l'esistenza dei problemi così come ha fatto Angela Merkel riguardo ai dilemmi che l'immigrazione di massa dai paesi in via di sviluppo sta causando in Europa. Tali giornali hanno tendenzialmente elogiato il "coraggio" di interrompere gli ordinari controlli alle frontiere coprendo o ignorando le terribili conseguenze dell'importazione di milioni di persone le cui identità sono sconosciute. E ovviamente, come il sindaco Hidalgo a Parigi, sono soliti prendersela con il messaggero più che riportare le notizie, liquidando episodi del genere come "fake news", propaganda della "destra alternativa" o della "estrema destra".

Lo scorso anno, i media mainstream sapevano a cosa si riferisse Donald Trump con la celebre frase: "Avete visto che è successo la notte scorsa in Svezia" [pronunciata nel corso di un comizio in Florida]. Sapevano che alludeva a un servizio visto su Fox News riguardante il deteriorarsi della situazione in quel paese. Ma i media hanno preferito non affrontare il problema, ridere del presidente e ridicolizzare l'idea che ci fossero problemi nel paradiso scandinavo.

Il New York Times ha rimarcato che i commenti del presidente Trump erano "sconcertanti", mentre gran parte degli altri media si sono limitati a dire che la Svezia, terra di infinita pace e patria dell'Ikea, era stata tristemente calunniata dal Presidente.

Le due ammissioni a sorpresa – e a pochi giorni di distanza – da parte della cancelliera Merkel e del New York Times di fatti che entrambi e i loro apologeti hanno a lungo voluto far credere che fossero immaginari potrebbero rappresentare una sorta di passo avanti. Ma non possono lasciare spazio all'ottimismo. Anziché dimostrare che le cose stanno migliorando, ammettere ciò che è visibile agli occhi dei cittadini europei è una constatazione del fatto che la situazione è talmente critica e palese che perfino la "Signora in Grigio [storico nomignolo del NYT, N.d.T.] e Mutti Merkel non sono più in grado di ignorarla. Se è così, allora occorre pensare: immaginiamoci come sarebbe stata risolta se i dinieghi non fossero mai cominciati!

Douglas Murray è uno scrittore britannico, un analista e opinionista, che risiede e lavora a Londra, in Inghilterra. Il suo ultimo libro, The Strange Death of Europe: Immigration, Identity, Islam, è un best-seller internazionale.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » ven mag 04, 2018 9:09 pm

Lodi, l'ospedale s'inchina all'islam: solo personale donna in corsia
Nico Di Giuseppe - Ven, 04/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 22465.html

Scoppia la bufera sul nosocomio di Lodi: adottato un nuovo protocollo. È la prima volta in Italia. Meloni: "La sharia non sarà mai legge"

"Stop alle membrane di origine suina per le protesi e solo personale donna per le pazienti musulmane: è il delirante contenuto di un protocollo adottato dall'ospedale di Lodi.

A nome di Fratelli d'Italia presenterò oggi stesso, insieme a tutti i nostri parlamentari eletti in Lombardia, un'interrogazione urgente per bloccare questa follia. La sharia non sarà mai legge in Italia". È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

Ma cosa è successo? Come riporta Il Cittadino, il primario del reparto di Chirurgia plastica Daniele Blandini ha steso un protocollo ad hoc, che è stato approvato dalla direzione e concordato con la comunità islamica. Cosa prevede? Stop alle membrane di origine suina in corsia per la ricostruzione mammaria alle paziente ed esclusivamente medici donna a disposizione delle pazienti. La decisione dell'ospedale di Lodi ha scatenato un putiferio.

"Questa sarebbe integrazione? Questa è discriminazione, verso il personale medico e sanitario maschile e verso le donne, di ogni religione o nazionalità. Ma da un punto di vista organizzativo e gestionale si tratta di un precedente grave perché da adesso le comunità islamiche pretenderanno di avere personale femminile anche negli altri reparti e a seguire lo pretenderanno negli altri ospedali. La sanità lombarda è un’eccellenza, ma non dove assecondare vizi e capricci di chi qui deve integrarsi e non imporre il suo modo di vivere e di considerare la donna un essere inferiore, da tenere velata e da far visitare solo a donne. Questa è una discriminazione inaccettabile", ha tuonato il deputato leghista Paolo Grimoldi. E sul caso è intervenuto l'ospedale di Lodi che ha spiegato cosa è successo nella struttura: "Nessun 'protocollo Islam' all'ospedale di Lodi, ma solo una naturale attenzione alle diverse esigenze di tutti i pazienti. Da chiarimenti fra la direzione generale dell'Asst e Daniele Blandini", il primario di Chirurgia plastica citato nell'articolo che ha attirato l'attenzione in particolare di Lega e Fdi, è emerso "un fraintendimento" e cioè "l'attribuzione all'azienda di una normale forma di attenzione che il medico applica all'interno del suo reparto - precisano dalla struttura - pur senza essere codificata in una procedura ad hoc o in una istruzione operativa".
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mar dic 25, 2018 10:49 pm

La Svizzera accoglie con favore la radicalizzazione
Judith Bergman
24 giugno 2016

https://it.gatestoneinstitute.org/12579 ... lizzazione

La Svizzera ha appena respinto una proposta di legge che impedisce alle moschee di accettare denaro proveniente dall'estero, costringendole a dichiarare le loro fonti di finanziamento e a quale scopo tali sostegni finanziari vengono utilizzati. Conformemente a tale proposta legislativa, gli imam sarebbero obbligati a predicare in una delle lingue nazionali della Confederazione elvetica.

Nel settembre 2017, il progetto di legge era stato approvato alla Camera bassa del Parlamento con una maggioranza risicata, ma la Camera alta lo ha di recente bocciato. La proposta legislativa è stata modellata sulle disposizioni in vigore in Austria, dove nel 2015 era stata approvata una legge che vieta i finanziamenti esteri ai gruppi religiosi. La legge austriaca mira a contrastare l'estremismo imponendo agli imam di parlare il tedesco, vietando alle moschee, alle organizzazioni e agli imam musulmani presenti in Austria di ricevere finanziamenti dall'estero, e sottolineando il primato della normativa austriaca sulla legge islamica della sharia per i musulmani che vivono nel paese.

Anche il Consiglio federale, che è l'organo esecutivo della Confederazione elvetica, si è opposto al progetto di legge e l'ha definito "discriminatorio": "Noi non dobbiamo discriminare le comunità musulmane e gli imam e sottoporli al sospetto generale", ha detto il ministro della Giustizia, Simonetta Sommaruga. Il Consiglio federale ha osservato che in Austria, a differenza della Svizzera, l'Islam è ufficialmente riconosciuto. Pertanto, secondo il governo svizzero, il modello applicato in Austria, non può applicarsi in Svizzera perché "non si possono esigere obblighi senza diritti". Piuttosto, il Consiglio federale sembra ritenere che i rischi rappresentati dalle comunità e dai predicatori islamisti possano essere contrastati in seno alla legge esistente.

In Svizzera, ci sono quasi 250 moschee, ma le autorità non sanno chi le finanzia. Le autorità non hanno alcuna giurisdizione per raccogliere i dati sul finanziamento delle associazioni e delle moschee oltre ai casi eccezionali in cui la sicurezza interna è minacciata. Bocciando la proposta di legge volta a costringere le moschee a rivelare chi le foraggia, le autorità elvetiche possono ora continuare a essere ostinatamente cieche.

Molti esperti hanno rilevato l'esistenza di reti musulmane straniere attive in Svizzera. Nel 2016, Reinhard Schulze, docente di Studi islamici all'Università di Berna, ha sottolineato che le donazioni provenienti dalla Lega Musulmana Mondiale, con sede in Arabia Saudita, e altri finanziamenti di origine saudita, fluiscono verso "quelle moschee e organizzazioni che sono aperte alla tradizione wahhabita". Un'altra esperta di Islam, Saïda Keller-Messahli, ha parlato e scritto ampiamente riguardo a come "ingenti somme di denaro provenienti dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti, dal Qatar, dal Kuwait e dalla Turchia fluiscono in Svizzera" e come la Lega Musulmana Mondiale sia dietro "una intera rete di moschee radicalizzate in Svizzera (...) con la chiara intenzione di diffondere nel paese il pensiero salafita".

Oltre all'influenza salafita, ci sono circa 35 moschee turche, finanziate dalla Direzione per gli Affari religiosi dello Stato turco, nota come Diyanet. (Altri articoli in precedenza avevano menzionato la presenza di 70 moschee turche in Svizzera).

Secondo un rapporto pubblicato dalla Diyanet nel 2017, l'Islam è "superiore" al Cristianesimo e al Giudaismo e "il dialogo interreligioso è inaccettabile". La Turchia appoggia i Fratelli Musulmani e Hamas, la sua ramificazione terroristica.

E intanto la costruzione di un'altra moschea turca è stata da poco autorizzata nella città svizzera di Schaffhausen. Pare che i fondi necessari alla costruzione (1,5 milioni di franchi svizzeri) saranno raccolti localmente, mentre gli imam della futura moschea saranno inviati dalla Turchia.

Ma nessuno di questi fatti sembra preoccupare il governo elvetico, il quale non intende interrompere il finanziamento di moschee e centri islamici svizzeri con fondi provenienti dall'estero.

Oltretutto, il governo svizzero sembra che ignori i diritti dei propri cittadini non musulmani, i quali devono fare i conti con le conseguenze di politiche sconsiderate.

Una di queste conseguenze ha fatto di recente notizia nei tribunali svizzeri, dal momento che tre dirigenti del Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS) sono finiti sotto processo perché accusati di propaganda illegale per al-Qaeda e per organizzazioni ad essa associate. Uno degli imputati, Naim Cherni è stato condannato a una pena detentiva di 20 mesi sospesa con la condizionale, per aver pubblicato nel 2015 una intervista al leader religioso saudita Abdullah al-Muhaysini, in cui quest'ultimo invitava i giovani musulmani d'Europa a unirsi al jihad. Gli altri due membri del CCIS, il presidente Nicolas Blancho e il portavoce Qaasim Illi, sono stati assolti.

Al contrario della Svizzera, l'Austria ha di recente annunciato l'intenzione di chiudere sette moschee e di voler procedere all'espulsione fino a 60 imam dell'Unione turco-islamica per la cooperazione culturale e sociale in Austria, un gruppo musulmano vicino al governo turco, per finanziamenti illeciti dall'estero.

Il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la decisione austriaca è la conseguenza di una "ondata islamofoba, razzista e discriminatoria".

Il forte messaggio che il governo svizzero sta inviando a quei paesi musulmani e a tutte quelle organizzazioni che alimentano la radicalizzazione in Svizzera finanziando le moschee radicali salafite, turche e non solo, è che possono continuare a farlo perché il governo elvetico non ha alcuna intenzione di fermarli, e ancora meno di porre domande spiacevoli. Il Consiglio federale potrebbe anche mettere un cartello che dice: "Radicalizzazione, Benvenuta!".
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mar dic 25, 2018 10:49 pm

La Svizzera accoglie con favore la radicalizzazione
Judith Bergman
24 giugno 2016

https://it.gatestoneinstitute.org/12579 ... lizzazione

La Svizzera ha appena respinto una proposta di legge che impedisce alle moschee di accettare denaro proveniente dall'estero, costringendole a dichiarare le loro fonti di finanziamento e a quale scopo tali sostegni finanziari vengono utilizzati. Conformemente a tale proposta legislativa, gli imam sarebbero obbligati a predicare in una delle lingue nazionali della Confederazione elvetica.

Nel settembre 2017, il progetto di legge era stato approvato alla Camera bassa del Parlamento con una maggioranza risicata, ma la Camera alta lo ha di recente bocciato. La proposta legislativa è stata modellata sulle disposizioni in vigore in Austria, dove nel 2015 era stata approvata una legge che vieta i finanziamenti esteri ai gruppi religiosi. La legge austriaca mira a contrastare l'estremismo imponendo agli imam di parlare il tedesco, vietando alle moschee, alle organizzazioni e agli imam musulmani presenti in Austria di ricevere finanziamenti dall'estero, e sottolineando il primato della normativa austriaca sulla legge islamica della sharia per i musulmani che vivono nel paese.

Anche il Consiglio federale, che è l'organo esecutivo della Confederazione elvetica, si è opposto al progetto di legge e l'ha definito "discriminatorio": "Noi non dobbiamo discriminare le comunità musulmane e gli imam e sottoporli al sospetto generale", ha detto il ministro della Giustizia, Simonetta Sommaruga. Il Consiglio federale ha osservato che in Austria, a differenza della Svizzera, l'Islam è ufficialmente riconosciuto. Pertanto, secondo il governo svizzero, il modello applicato in Austria, non può applicarsi in Svizzera perché "non si possono esigere obblighi senza diritti". Piuttosto, il Consiglio federale sembra ritenere che i rischi rappresentati dalle comunità e dai predicatori islamisti possano essere contrastati in seno alla legge esistente.

In Svizzera, ci sono quasi 250 moschee, ma le autorità non sanno chi le finanzia. Le autorità non hanno alcuna giurisdizione per raccogliere i dati sul finanziamento delle associazioni e delle moschee oltre ai casi eccezionali in cui la sicurezza interna è minacciata. Bocciando la proposta di legge volta a costringere le moschee a rivelare chi le foraggia, le autorità elvetiche possono ora continuare a essere ostinatamente cieche.

Molti esperti hanno rilevato l'esistenza di reti musulmane straniere attive in Svizzera. Nel 2016, Reinhard Schulze, docente di Studi islamici all'Università di Berna, ha sottolineato che le donazioni provenienti dalla Lega Musulmana Mondiale, con sede in Arabia Saudita, e altri finanziamenti di origine saudita, fluiscono verso "quelle moschee e organizzazioni che sono aperte alla tradizione wahhabita". Un'altra esperta di Islam, Saïda Keller-Messahli, ha parlato e scritto ampiamente riguardo a come "ingenti somme di denaro provenienti dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti, dal Qatar, dal Kuwait e dalla Turchia fluiscono in Svizzera" e come la Lega Musulmana Mondiale sia dietro "una intera rete di moschee radicalizzate in Svizzera (...) con la chiara intenzione di diffondere nel paese il pensiero salafita".

Oltre all'influenza salafita, ci sono circa 35 moschee turche, finanziate dalla Direzione per gli Affari religiosi dello Stato turco, nota come Diyanet. (Altri articoli in precedenza avevano menzionato la presenza di 70 moschee turche in Svizzera).

Secondo un rapporto pubblicato dalla Diyanet nel 2017, l'Islam è "superiore" al Cristianesimo e al Giudaismo e "il dialogo interreligioso è inaccettabile". La Turchia appoggia i Fratelli Musulmani e Hamas, la sua ramificazione terroristica.

E intanto la costruzione di un'altra moschea turca è stata da poco autorizzata nella città svizzera di Schaffhausen. Pare che i fondi necessari alla costruzione (1,5 milioni di franchi svizzeri) saranno raccolti localmente, mentre gli imam della futura moschea saranno inviati dalla Turchia.

Ma nessuno di questi fatti sembra preoccupare il governo elvetico, il quale non intende interrompere il finanziamento di moschee e centri islamici svizzeri con fondi provenienti dall'estero.

Oltretutto, il governo svizzero sembra che ignori i diritti dei propri cittadini non musulmani, i quali devono fare i conti con le conseguenze di politiche sconsiderate.

Una di queste conseguenze ha fatto di recente notizia nei tribunali svizzeri, dal momento che tre dirigenti del Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS) sono finiti sotto processo perché accusati di propaganda illegale per al-Qaeda e per organizzazioni ad essa associate. Uno degli imputati, Naim Cherni è stato condannato a una pena detentiva di 20 mesi sospesa con la condizionale, per aver pubblicato nel 2015 una intervista al leader religioso saudita Abdullah al-Muhaysini, in cui quest'ultimo invitava i giovani musulmani d'Europa a unirsi al jihad. Gli altri due membri del CCIS, il presidente Nicolas Blancho e il portavoce Qaasim Illi, sono stati assolti.

Al contrario della Svizzera, l'Austria ha di recente annunciato l'intenzione di chiudere sette moschee e di voler procedere all'espulsione fino a 60 imam dell'Unione turco-islamica per la cooperazione culturale e sociale in Austria, un gruppo musulmano vicino al governo turco, per finanziamenti illeciti dall'estero.

Il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la decisione austriaca è la conseguenza di una "ondata islamofoba, razzista e discriminatoria".

Il forte messaggio che il governo svizzero sta inviando a quei paesi musulmani e a tutte quelle organizzazioni che alimentano la radicalizzazione in Svizzera finanziando le moschee radicali salafite, turche e non solo, è che possono continuare a farlo perché il governo elvetico non ha alcuna intenzione di fermarli, e ancora meno di porre domande spiacevoli. Il Consiglio federale potrebbe anche mettere un cartello che dice: "Radicalizzazione, Benvenuta!".
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