Elezioni Germania, exit poll: Angela Merkel in testa ma prende una batosta. Vola l'estrema destra2017/09/24
http://www.huffingtonpost.it/2017/09/24 ... a_23221125Stando ai primi exit poll della ZDF, la Cdu-Csu vincerebbe le elezioni tedesche con il 33,5% dei voti, l'Spd crollerebbe al 21, sfonderebbero i populisti di Afd al 13. Tornano i Liberali con il 10%. Verdi e Linke sono entrambi al 9%. Leggermente diversi i dati della tv ARD, stando alla quale la Cdu-Csu avrebbe il 32,5%, l'SPD il 20%, AFD il 13,5%, i liberali il 10,5%, i Verdi il 9,5% e la Linke il 9%.
Merkel vince, nello scontro con l'Spd di Martin Schulz, ma il partito della cancelliera, riceve un durissimo colpo arretrando al 33,5% rispetto al 2013, quando prese il 41,5%. Sarebbe il peggior risultato della Cdu/Csu dal 1949. Spd non se la passa meglio, è crollo anche dei socialdemocratici tedeschi. La Spd guidata da Martin Schulz ha registrato il suo peggior risultato fermandosi, secondo gli exit poll della tv Zdf, al 21%, perdendo 4,7 punti rispetto al voto di 4 anni fa. Sarebbe il peggior risultato dal 1945.
Il crollo dei social democratici tedeschi, ha fatto decidere alla Spd guidata da Martin Schulz di escludere una nuova Grosse Koalition (accordo di governo) con la Cdu/Csu del cancelliere uscente Angela Merkel, come l'ultimo governo.
Se gli exit poll saranno confermati dai risultati definitivi, Merkel potrebbe dar vita a una coalizione a tre, cosiddetta "giamaica", con i liberaldemocratici e i Verdi - considerato il risultato dei Verdi migliore delle aspettative dei sondaggi. In questo modo la Spd resterebbe fuori dal governo, evitando che l'estrema destra Afd diventi il primo partito d'opposizione, con tutto ciò che ne consegue.
Elezioni Germania, Merkel e Spd prendono una batosta. Svolta storicahttp://www.affaritaliani.it/esteri/elez ... 00751.html Germania, clamorosi risultati elettorali. La Cdu di Angela Merkel si conferma primo partito con il 33,5% ma ha perso quasi 10 punti percentuali rispetto alle ultime consultazioni, malissimo l'Spd che supera di poco il 20%. L'estrema destra dell'Afd per la prima volta entra al Bundestag ed è addirittura il terzo partito, con un sorprendente 13%. Sono i dati dei primi exit poll diffusi dai media tedeschi alla chiusura delle urne in Germania, nel voto per il rinnovo del Bundestag.
Successo anche per i liberali, intorno al 10%, ma in netto recupero rispetto a quattro anni fa. Tengono la Linke e i Verdi, sulle stesse percentuali del 2013.
"È una pesante sconfitta per l'SPD, oggi finisce per noi la grande coalizione". Lo ha detto Manuela Schwesig, una delle esponenti di spicco dell'SDP. Con questi numeri, e vista la posizione dei socialdemocratici, unica coalizione possibile sarebbe la coalizione cosidetta Giamaica, la coabitazione insieme alla Cdu dei liberali dell'Fdp e dei Verdi.
Il fatto che siano sei i partiti ad entrare in Parlamento è una novità nel sistema politico tedesco, novità che spezzetterà la maggioranza e potrebbe costringere Merkel a una difficile 'navigazione'.
I vincitori, senza se e senza ma, di questa tornata elettorale è l'estrema destra dell'Afd: "Siamo nel parlamento tedesco e cambieremo questo paese". Ha detto il candidato di punta del partito, Alexander Gauland. "Qualsiasi governo si formerà dovremo fare attenzione. Combatteremo contro Merkel o chiunque sarà alla guida del governo", ha aggiunto, sottolineando che "da oggi c'è di nuovo un partito di opposizione nel Bundestag".
Ma quale destra estrema... ecco il programma dell'AFDBetta Masellli
https://www.facebook.com/betta.mas.9?fref=mentions (grazie a Mauro Meneghini che conoscendo bene la Germania ed il tedesco, se lo è studiato a differenza di tanti giornalisti...)
- introduzione del voto diretto (referendum modello Svizzera)
- nuova regolamentazione finanziamento pubblico dei partiti
- limitazione temporale degli incarichi dei politici
- controllo delle pensioni di anzianità dei politici
- evasione fiscale come reato penale
- uscita dall'euro (modello brexit)
- limitazione dell'immigrazione incontrollata e quote di espulsione
- riduzione della pressione fiscale
- alleggerimento della burocrazia
- riduzione dell'IVA
- limitazione della spesa pubblica
- abolizione della tassa di successione
- abolizione delle tasse sui beni immobili
- abolizione del canone televisivo
(Praticamente il programma dei cristiani democratici di Kohl del 1984/85)
Elezioni tedesche. Dove va l'Europa?https://www.youtube.com/watch?v=qBJPnkM ... e=youtu.be ???
Germania. Il populismo anti-popolare. Il programma politico dell’AfD. Un’idra dotata di innumerevoli testeNicola Bassoni
http://www.jobsnews.it/2016/03/germania ... voli-testeIl partito di destra assurto agli onori della cronaca europea dopo i successi elettorali di domenica 13 marzo sta ancora tentando di trovare una propria esatta collocazione politica: liberal-conservatorismo o populismo nazionalista? Uno sguardo al programma elettorale dell’AfD, Alternative fur Deutschland, può forse aiutarci a capire questo nuovo fenomeno del panorama partitico tedesco e, forse, anche europeo. L’AfD non assomiglia né a un Leviatano né al Behemoth, quanto piuttosto a un’Idra, dotata di innumerevoli teste e che, quando ne perde una, è capace di farne crescere altre al suo posto. Questo è ciò che avvenne nel luglio dello scorso anno, quando il fondatore del partito – il docente di macroeconomia Bernd Lucke – abbandonò l’AfD (o, meglio, ne venne cacciato a seguito di una fronda interna che proseguiva da marzo). Allora il partito, nato euroscettico con un serioso e posato manifesto firmato da sessantotto esponenti del mondo accademico, economico e pubblicistico, fece emergere tante nuove teste, e in genere tutte queste guardavano a destra. L’AfD che ha fatto il pieno di voti in Sachsen-Anhalt ha poco da spartire con quella nata nel 2013 come reazione alle politiche di salvataggio dell’Euro.
A dire il vero, l’AfD ha poco a che vedere con se stessa anche tra un Land e l’altro. Negli ex territori orientali, i leaders di partito sono dichiaratamente vicini al nazionalismo più esasperato e ai loro comizi non è difficile veder sventolare le bandiere della “rivoluzione del 1848” (nero-rosso-oro con croce scandinava, per sancire la “nordicità” della Germania) o sentir gridare incitamenti per «Dio, patria e famiglia». Nella Germania occidentale, al contrario, i vertici della AfD appaiono più moderati e tendono a prendere le distanze dagli estremismi dei loro colleghi orientali, evitando accuratamente ogni riferimento a imbarazzanti simboli o espressioni del passato tedesco.
Un partito policefalo. La pubblicazione del programma prevista per aprile
Comprendere l’intima natura di questo partito policefalo non è affatto facile. L’effettivo programma elettorale è ancora in definizione e la sua pubblicazione è prevista per aprile. Intanto sono stati resi pubblici degli “abbozzi”, dai quali è comunque possibile trarre le linee politiche fondamentali del partito. Cerchiamo quindi di comprendere cosa vuole l’AfD per il proprio paese (e per l’Europa) osservando queste linee programmatiche (il documento è scaricabile all’indirizzo:
https://correctiv.org/media/public/a6/8 ... ntwurf.pdf).
Sovranità contro l’Unione europea e anti-islamismo
Il nome stesso dell’AfD sintetizza uno dei punti della politica estera del partito. L’“alternativa” è una chiara risposta all’«alternativlos» (mancanza di alternative) pronunciato da Angela Merkel davanti alle misure di salvataggio della moneta unica. L’alternativa per la Germania sarebbe dunque il ritorno alla moneta nazionale, nella convinzione che le differenze economiche nella zona-euro (vale a dire l’Europa meridionale) rappresentino un freno allo sviluppo del paese. Su questo singolo elemento, il partito di Frauke Petry ha mantenuto intatto lo spirito impresso da Bernd Lucke: il programma di partito si esprime chiaramente contro l’Unione Europea, definita un “costrutto anti-democratico”, suggerendo una consultazione popolare per il mantenimento della moneta unica e, in ogni caso, sostenendo un recupero della sovranità nazionale contro i tecnocrati di Bruxelles.
Dall’altra parte, il cavallo di battaglia con cui l’AfD è salita dal 4% a oltre il 10% dei consensi è certamente rappresentato dalle istanze anti-islamiche. Sempre ribattendo alle affermazioni della cancelliera, nel programma si esprime chiaramente che «l’Islam non appartiene alla Germania». Qui iniziano le prime contraddizioni nel piano politico dell’AfD: infatti, mentre si stabilisce solennemente la piena libertà religiosa e di opinione, si propone al contempo la proibizione della costruzione di minareti o il divieto di portare il velo negli uffici pubblici. In precedenti abbozzi del programma si sosteneva anche il divieto della circoncisione per i bambini. Poi questa voce è scomparsa nelle versioni più recenti, per ragioni abbastanza facili da comprendere.
Conseguenti e note sono le posizioni riguardo al tema dei profughi: garanzia di protezione per i “veri” profughi e respingimenti per i migranti economici. Come soluzione del problema globale dei flussi migratori si propone quindi di intervenire sulle “cause” scatenanti di questi processi. Ciò detto, è difficile non stupirsi di come questa parte del programma dell’AfD sia sostanzialmente identica alla linea ufficiale del governo federale che, anzi, ha preso decisioni discutibili come quella di dichiarare l’Afghanistan un “paese sicuro” per il quale non vale il diritto d’asilo. Se si pensa che il successo elettorale dell’AfD è stato dovuto principalmente alla questione dei profughi e, quindi, si osserva il programma del partito, sorge il legittimo dubbio che questi punti programmatici siano solo la bella facciata di istanze e opinioni molto più imbarazzanti da mettere nero su bianco – almeno in Germania.
Democrazia e famiglia. La “vita autonoma dell’apparato” statale
L’AfD è un partito democratico. Così democratico da ritenere anti-democratica la società tedesca attuale. La Germania, per l’AfD, è prigioniera dei partiti che «mettono a rischio la democrazia». Invece di rappresentare le forme di un sistema rappresentativo, i partiti dell’establishment sono indicati come un «cartello politico» (da noi la chiameremmo “casta”) che ha dato origine a una «vita autonoma dell’apparato statale» rispetto alla società. Il rimedio proposto è il solito di tutti i movimenti ultra-democratici del resto d’Europa: ovvero maggiore democrazia diretta, espressa attraverso la pratica dei referendum e una limitazione nel ruolo dei partiti nella vita politica del paese. A ciò si aggiungono alcune proposte secondarie, tanto popolari quanto comuni, come la riduzione del numero di deputati al Bundestag da 600 a 500 e una limitazione dei mandati per gli stessi parlamentari, che non potrebbero essere eletti per più di quattro legislature, indipendentemente dal voto popolare e dalle preferenze espresse dall’elettorato.
Inoltre il programma dell’AfD si apre con un nobile motto: «Essere cittadini liberi, non sudditi». Il senso di questa espressione viene spiegato poco più avanti: «Noi siamo cittadini liberi e non sudditi. Noi ci poniamo contro l’onnipotente Stato ideologico e “balia”, e contro l’arbitrio della classe politica». Si tratta, in altre parole, di una formulazione tipicamente liberista, che pone le scelte individuali come non-regolamentabili da parte dello Stato: «Noi ci poniamo contro il controllo, la vigilanza e la regolamentazione di tutti gli aspetti della vita. Noi ci poniamo contro ogni intrusione motivata ideologicamente nella sfera privata e nella vita familiare».
Bellissime parole. Peccato che, appena qualche pagina più avanti, vedendo proprio il programma sulle politiche familiari possiamo leggere come l’AfD intenda tutelare la famiglia tradizionale composta da madre-padre-figli, contrastando influenze ideologiche a essa contrarie e difendendo i tradizionali ruoli di genere. Viene proposta una particolare tutela per le donne che sono «“solo” madri e casalinghe», in opposizione a un «femminismo mal interpretato» che privilegia le donne nel campo professionale. Nei dettagli, secondo l’AfD lo Stato dovrebbe incentivare la natalità e, a tal fine, incoraggiare il ruolo domestico delle donne. Una “piccola” eccezione al rifiuto di «ogni intrusione motivata ideologicamente nella sfera privata e nella vita familiare».
Il cambiamento climatico esiste da quando esiste il pianeta
Il cambiamento climatico non esiste – o, meglio, esiste «da quando esiste il pianeta». Difficile contestare questa affermazione ma, al contempo, leggendola quale preambolo alla sezione dedicata alle politiche ambientali dovrebbe farci ben capire con quale “spirito” si intenda affrontare il problema. L’AfD, infatti, propone un radicale mutamento nelle politiche di protezione dell’ambiente: ripresa dello sfruttamento dell’energia nucleare (che in Germania dovrebbe essere abbandonata del tutto tra appena sei anni), revoca dell’attuale legislazione atta a favorire l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e, infine, revisione delle norme contro le emissioni di CO2. Il ragionamento proposto nel programma dell’AfD non fa una piega: l’anidride carbonica è un elemento necessario alla vita sul pianeta; attraverso di essa le piante producono ossigeno; allora perché doverne limitare le emissioni mediante costose pratiche come l’adesione ai protocolli di Kyoto?
In realtà le basi “scientifiche” in questa sezione del programma sono abbastanza aleatorie, e la ragione principale addotta dall’AfD è che il controllo delle emissioni limita lo sviluppo dell’economia tedesca. Qui arriviamo infatti all’ultimo punto che intendiamo presentare: il programma economico del partito di Freuke Petry. Accanto a dichiarazioni di circostanza in favore di una maggiore presenza tedesca sui mercati mondiali, più sviluppo, e via dicendo, il fine dichiarato del programma è quello della protezione della classe media tedesca, “spina dorsale” del paese. Le manovre concrete sono tutte di ordine fiscale: le tariffe delle imposte sul reddito dovrebbero avere scaglioni più ampi, mentre viene suggerito un “freno” alle tasse e alle imposte, impedendo che queste possano essere alzate “arbitrariamente” o al di sopra di determinati tetti. Da ultimo, l’AfD sostiene l’abolizione della tassa di successione. Una misura che avrebbe l’unico effetto di aumentare la forbice tra ricchi e poveri nella società tedesca, da accompagnare con decisi tagli allo stato sociale, ai sussidi di disoccupazione e alle minime garanzie di assistenza.
Un populismo anti-popolare, un campionario di contraddizioni
Il programma dell’AfD, almeno nella sua forma attuale, è un campionario di contraddizioni. A ben vedere non pare molto distante dalle istanze politiche che si stanno producendo da anni in tutta Europa (o, adesso, negli Usa) ed è facile riconoscere nei paragrafi succitati significativi parallelismi con altri movimenti che intendiamo tipicamente come populisti. Tuttavia siamo forse davanti a un fenomeno politico nuovo e a una significativa mancanza terminologica. Osservando le linee politiche fondamentali dell’AfD e di molti altri suoi precursori, si ha l’impressione che parlino essi sì alla pancia del popolo ma, al contempo, che si rivolgano anche alle tasche delle élite. L’operaio o il disoccupato del Sachsen-Anhalt che ha votato per l’AfD non avrebbe effettivamente molto da guadagnare del programma economico dichiarato dal partito. Emerge piuttosto come questi movimenti “giochino” con determinate passioni o timori della popolazione – la percepita lontananza della politica dei partiti, la paura dell’invasione di migranti e del terrorismo, le difficoltà della vita familiare quotidiana – per proporre invece misure concrete a favore delle classi più abbienti.
Siamo davanti a un populismo che, dal punto di vista economico, è anti-popolare. Davanti a un’ultra-democrazia che vorrebbe essere diretta ma è soltanto plebiscitaria e, quindi, intimamente anti-democratica. Infine, davanti a un nazionalismo che non ha più timore di definirsi tale, laddove un partito tedesco – che in un Land ha raggiunto il 24% dei consensi – può permettersi di inserire nel proprio programma, senza alcun distinguo, la difesa dell’«identità storico-culturale della nostra nazione nel corso del tempo».
[color=#0000BF][color=#0000BF]Alice Weidel: "Sono di destra per la mia omosessualità, non nonostante"[/color][/color] L'outing della co-leader dell'AfD mescola xenofobia (???) e diritti dei gay: la più grande minaccia per gli omosessuali viene dai migranti musulmani. Teoria del gender? Questioni private che non devono essere insegnate a scuola
22 settembre 2017
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ ... tml#foto-1In una campagna elettorale tedesca apparentemente senza storia in cui Angela Merkel sembra destinata a conquistare per la quarta volta il mandato alla Cancelleria nelle elezioni del prossimo 24 settembre senza particolari patemi, l'attenzione è tenuta desta dal possibile risultato dal partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) che, nell'opulenta Germania catalizza il malcontento degli esclusi e di chi si sente minacciato da stranieri e migranti cavalcando sentimenti xenofobi.
A guidare l'AfD alle elezioni una strana coppia composta dall'ex CDU Alexander Gauland, un 76enne le cui posizioni marcatamente euroscettiche non fecero breccia nel partito di Merkel e Alice Weidel. È su questa giovane leader e la sua storia eccentrica rispetto agli stereotipi della destra che sono puntati i riflettori dei media in questi giorni. Trentotto anni, una laurea in economia all'Università di Bayreuth, la Weidel ha lavorato per colossi finanziari come Goldman Sachs, Allianz e Bank of China. Da tempo vive con Sarah Bossard, una produttrice cinematografica originaria dello Sri Lanka, hanno una seconda residenza in Svizzera a Biel dove allevano due figli adottivi.
Per la prima volta, due giorni fa in un evento della campagna elettorale in Baviera la candidata dell'AfD ha sollevato la questione della sua omosessualità davanti a iscritti e simpatizzanti: "Non sono qui, nonostante la mia omosessualità, ma anche per la mia omosessualità" ha detto Weidel, ribadendo un concetto già espresso in un'intervista pubblicata mercoledì sul blog "Philosophia Perennis", l'AfD è "l'unica protezione reale per i gay e le lesbiche in Germania". Secondo la sua visione la più grande minaccia per gli omosessuali tedeschi deriva in questo momento dai migranti musulmani ostili per motivi religiosi alle rerlazioni gay.
Un outing reso necessario, per mettere a tacere i pettegolezzi e le continue domande dei giornalisti durante le conferenze stampa sulla sua vita privata e sulla compatibilità della sua preferenza sessuale con la militanza in un partito di estrema destra che nel suo programma elettorale si lamenta del declino delle famiglie tradizionali e critica l'insegnamento scolastico in cui troppa enfasi verrebbe data alla omosessualità, alla transessualità e in generale alla diversità sessuale. A questa apparente contraddizione Weidel risponde che: "A scuola i bambini devono studiare tedesco, matematica e scienze. La questione del genere e il vocabolario LGBT non sono adatti alle mura scolastiche ma a quelle di casa."
Nell'Aprile scorso la Weidel era rimasta coinvolta anche in una polemica sul "politicamente corretto" da lei definito "il cumulo di immondizia della Storia". Un conduttore radiofonico ne aveva approfittato per scagliarsi contro di lei durante il suo programma in modo sarcastico: "Ma sì, finiamola con il politicamente corretto, viva il politicamente scorretto, quella 'sgualdrina Nazi' deve avere ragione." La Weider lo aveva denunciato cercando inutilmente di vietare la replica del programma.
Alternativa per la Germania è stata fondata nel 2013 da euroscettici fuoriusciti dalle file di conservatori e liberali. Nelle elezioni di quattro anni fa però il discorso anti-europeista non riuscì a sfondare e l'AfD restò fuori dal Parlamento essendosi attestato poco al di sotto del 5%. Con lo scoppio della crisi migratoria del 2015 e l'irruzione sulla scena del movimento islamofobo Pegida, l'AfD ha virato decisamente verso l'aperta xenofobia lasciando in secondo piano l'euroscetticismo. La formazione si nutre del voto di protesta in un Paese che, dal 2015, ha accolto circa 1,3 milioni di rifugiati.