Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maometo

Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maometo

Messaggioda Berto » lun mar 09, 2015 8:22 pm

Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maometo
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Ninive, Ninive, Ninive
http://it.wikipedia.org/wiki/Ninive

Isis, lo scempio dell'arte a Mosul - Distruzione statue e bassorilievi antichi

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 2541316336

Buongiorno amici. Finalmente le Nazioni Unite insorgono contro la distruzione perpetrata dai terroristi islamici dell'Isis del patrimonio archeologico in Iraq denunciandola come un "crimine contro l'umanità".

Dopo il museo di Mosul e le rovine dell'antica capitale assira Nimrud, l'Isis ha cominciato a distruggere anche i resti di Hatra, antica città a 100 chilometri a Sud di Mosul fondata nel III secolo avanti Cristo dalla dinastia dei Seleucidi. Lo ha detto al sito Rudaw Said Mamuzini, un dirigente del Partito democratico del Kurdistan.

Il ministero iracheno del Turismo e delle Antichità, con un post sulla sua pagina Facebook, ha affermato che l'Isis ha "raso al suolo" con dei bulldozer l'antico sito archeologico assiro di Nimrudm, nei pressi di Mosul. I terroristi islamici avevano già minacciato il sito, ritenendo alcune vestigia offensive per la fede islamica. Tra i loro misfatti analoghi recenti si conta anche la devastazione delle statue del museo archeologico di Mosul, identificata come l'antica Ninive pre-musulmana.

La direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, ha fatto "appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione a sollevarsi contro questa barbarie" e bolla la distruzione come "un crimine di guerra".

Con la distruzione dell'antica capitale assira di Nimrud l'Isis vuole "cancellare la storia e l'identità del popolo iracheno", ma anche finanziare la sua guerra. Lo afferma Jack Green, capo curatore del Museo Istituto Orientale presso l'Università di Chicago e esperto di arte iracheno. L'Isis, spiega lo studioso, sembra intenzionato a distruggere tutte quelle opere che il gruppo vede come idoli di religioni e culture non conformi alle sue convinzioni. "E' la deliberata distruzione di un patrimonio e delle sue immagini, finalizzata a cancellare la storia e l'identità del popolo iracheno, sia nel passato che nel presente" ha detto Green. «Questo ha un grande impatto sul patrimonio della regione". Green ha poi osservato che molti di questi attacchi a siti antichi o a musei e opere d'arte hanno lo scopo anche di finanziare la guerra dell'Isis.

I terroristi islamici, così come attesta la colonna sonora del video che li ritrae mentre distruggono le statue assire nel Museo di Mosul, hanno emulato le gesta di Maometto quando nel 630 abbatté le statue degli dei nel Pantheon arabo mantenendo solo il culto di Allah che era il dio supremo, simile a Giove nel Pantheon politeista romano.

I terroristi islamici nella loro barbarie sono legittimati da versetti coranici che vietano l'idolatria e le statue:

"Allah non perdona l’idolatria. Perdona ogni altro peccato a chi vuole, ma chi adora idoli oltre ad Allah si allontana enormemente dalla retta via" (4, 116)

"O voi che credete, in verità il vino, il gioco d'azzardo, le pietre idolatriche, le frecce divinatorie, sono immonde opere di Satana. Evitatele, affinché possiate prosperare». (5, 90)

Non commettiamo quindi l'errore di immaginare i terroristi islamici come un pugno di pazzi che commetterebbero dei crimini violando l'islam, all'opposto i loro crimini sono in ottemperanza alle prescrizioni coraniche e sono conformi a quanto ha fatto Maometto.

Ribelliamoci contro questo ennesimo crimine contro l'umanità. Difendiamo il patrimonio culturale che appartiene alla civiltà dell'uomo. Combattiamo i terroristi islamici e denunciamo l'islam che li ispira. Ora basta!

Ecco il video terrificante della distruzione delle vestigia assire nel Museo di Mosul
http://www.ansa.it/sito/videogallery/mo ... 97336.html

ISIS: tra DISTRUZIONE E SACCHEGGIO dei resti DELLA CIVILTÀ DELLA MESOPOTAMIA e COMMERCIO D’ARTE del fiorente mercato nero mondiale – SEGNI DI CIVILTÀ MILLENARIE PERDUTE irrimediabilmente, nella follia del nostro ventunesimo secolo, invaso da integralismi e terrorismi – Difendere l’ARTE ANTICA è riconoscere la convivialità tra popoli e civiltà diverse
https://geograficamente.wordpress.com/2 ... ediabilmen



NINIVE - Enciclopedia Italiana (1934) di Giuseppe Furlani

http://www.treccani.it/enciclopedia/nin ... taliana%29

NINIVE. - Fu la più famosa delle capitali dell'Assiria e dell'impero assiro. Il nome Ninive è quello che le dà l'Antico Testamento, mentre presso gli Assiri, nelle iscrizioni in caratteri cuneiformi, si trovano le grafie Ni-nu-wa, Ni-nu-a e Ni-na-a. Il suo nome è spesso scritto con un ideogramma che rappresenta un recipiente con dentro un pesce, ideogramma che è quello della dea sumera Nanshe. È probabile che il nome della città assira sia stato scritto con questo ideogramma soltanto per etimologia popolare. I Greci riguardarono Ninive quale capitale per eccellenza dell'Assiria e quale equivalente del paese di Assiria e chiamarono col suo nome il re fondatore dell'impero assiro (v. nino). Ninive giaceva tra la sponda sinistra del Tigri e il fiume Khusur, proprio dirimpetto all'attuale città di Mossul, che ha assunto ora la parte che Ninive aveva durante il periodo assiro. Essa si trovava in ottima posizione strategica e così si spiega il fatto che poté essere scelta a capitale del regno assiro.

La città è di origine pieistorica, come hanno dimostrato gli scavi recenti fatti da R. C. Thompson. Il re babilonese Hammurabi vi restaurò il famoso tempio della dea Istar. Il re assiro Salmanassar I lo restaurò di nuovo. Fu questo re probabilmente a fare di Ninive la capitale dell'Assiria. Tiglatpileser I però ritornò con la capitale ad Ashshur. Ninive divenne famosa segnatamente sotto il regno di Sennacherib (705-681), il quale vi costruì grandi edifici e le potenti mura della città, nonché una via trionfale e un acquedotto. La città restò capitale fino alla caduta dell'impero assiro. Re Assurbanipal, 669-626, vi costruì nuovi edifici e fu il fondatore della famosa biblioteca di tavolette in caratteri cuneiformi. Nel 612 Ninive fu distrutta da parte dei Medi alleati coi Babilonesi.

La divinità più celebre della città era Istar, la famosa Istar. di Ninive, molto venerata dai re assiri. Il suo tempio, chiamato É-mish-mish, è già menzionato dal re Hammurabi. Un tempio di Marduk e Nabū vi fu costruito da Adad-nirāri I (circa 1300).

Attualmente emergono tra le rovine della città due colline, Qōyūngiq e Nebī Yūnus. La prima contiene il palazzo di Assurbanipal, a mezzogiorno di questo il tempio di Nabū, inoltre ancora più a mezzogiorno il tempio di Istar, a oriente un edificio di Sennacherib e nell'estremità sud-occidentale il palazzo di Sennacherib, famoso per i suoi bassorilievi. La collina di Nebī Yūnus consta delle rovine del magazzino militare o arsenale di Sennacherib e del palazzo di Assarhaddon (681-669); ma la presenza d'una moschea impedisce scavi completi. Si vedono tuttora le tracce delle immense mura della città, provviste di ben quindici porte.

Nelle rovine della città fecero scavi P.-È. Botta, A. H. Layard, H. Rassam, George Smith, L. W. King e R. C. Thompson. Esse rimarranno sempre famose nella storia dell'assiriologia per le circa 20.000 tavolette in caratteri cuneiformi che vi si ricuperarono dalla biblioteca di Assurbanipal e per i magnifici bassorilievi di Sennacherib e di Assurbanipal, conservati nel British Museum.

Bibl.: P.-É. Botta, Monument de Ninive, Parigi 1851-1855; A. H. Layard, Nineveh and its remains, Londra 1849; id., A popular account of Nineveh, ivi 1852; id., Discoveries in the ruins of Nineveh and Babylon, ivi 1853; id., The monuments of Nineveh, ivi 1849; id., A second series, ivi 1853; H. Rassam, Ashhur and the land of Nimrod, New York 1897; G. Smith, Assyrian discoveries, Londra 1875; J. Bonomi, Ninveh and its palaces, ivi 1853; S. Smith, Early hist. of Assyria, ivi 1928; A. Paterson, Assyrian sculptures, Haarlem e Londra 1904-1911; id., palace of Sinacherib, L'Aia 1912; L. W. King, The seven tablets of creation, I-II, Londra 1902.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ninive ła beła stuprà da łi diavołi de Maometo

Messaggioda Berto » lun mar 09, 2015 8:46 pm

Nino e Nina e Nineta

kisà se łi xe nomi ke łi vien da lonsi pasando par Ninive

Nina ti te ricordi!
https://www.youtube.com/watch?v=wUnRMBZNrlI
https://www.youtube.com/watch?v=JNmrtwl6hzU
https://www.youtube.com/watch?v=rkGmtg24aBM

http://it.wikipedia.org/wiki/Nina_%28nome%29
???
Si tratta di un ipocoristico di numerosi nomi che terminano con -nina, come ad esempio Antonina, Giannina, Annina e via dicendo, e coincide anche col termine spagnolo niña, "bambina". Originatosi in italiano e in russo (dove è scritto Нина), nel XIX secolo si diffuse in gran parte d'Europa ed è ora in uso anche in inglese, francese, tedesco, polacco, sloveno, croato, ceco e slovacco. Derivati di questo nome includono l'inglese Nena e il diminutivo francese Ninette.
...
Nina ła paròna de Ninive
Va notato però che in altre culture si sono sviluppati nomi omografi a Nina. Uno è un nome quechua, Nina, che significa "fuoco", mentre un altro è il nome di Nina, dea assira e babilonese della fertilità, patrona di Ninive e identificata poi con Ishtar; dal suo nome, di origine ignota, è probabilmente derivato quello del re assiro Nino (in greco antico Νινος, Ninos), che a sua volta ha dato probabilmente origine al femminile georgiano ნინო (Nino, in greco Νινω). Tale nome venne portato da santa Nino, una donna dell'Asia Minore che introdusse il cristianesimo in Georgia, e passò poi in russo come Нина (Nina).

http://it.wikipedia.org/wiki/Nino_%28re%29
http://it.wikipedia.org/wiki/I%C5%A1tar


Nanše
http://it.wikipedia.org/wiki/Nan%C5%A1e
Nanše è, nella mitologia sumera, la dea della giustizia nonché protettrice della città di Nina (l'attuale Surghul in Iraq). Figlia del dio Enki che organizzò l'universo affidando alla figlia i pesci e la pesca.
La traduzione del nome è "interprete dei sogni" ed era anche considerata la divinità in grado di conferire ai sacerdoti la capacità di predire il futuro dall'interpretazione dei sogni (oniromanzia).
http://en.wikipedia.org/wiki/Nanshe

Ninurta
http://en.wikipedia.org/wiki/Ninurta
http://it.wikipedia.org/wiki/Ninurta
Ninurta (Nin Ur: Signore della Terra) era nella mitologia sumera e accadica il dio di Lagash, identificato con Ningirsu, il quale è per tutto identico a lui. Nelle vecchie traslitterazioni il nome veniva reso come Ninib o Ninip, e nelle prime descrizioni era ritratto come una divinità solare.

In Nippur, Ninurta era adorato come parte di una triade di divinità che comprendevano suo padre, Enlil, e sua madre, Ninharsag. Ninurta viene spesso ritratto con arco e freccia, una spada a falce o una mazza, e viene chiamato Sharur. Sharur è in grado di parlare nell'antica leggenda sumera chiamata "Atti e Gesta di Ninurta", e può prendere la forma di un leone alato che rappresenta l'archetipo del successivo Lamassu.
In un'altra leggenda Ninurta combatte con un mostro dalle fattezze di un uccello chiamato Imdugud (accadico: Anzû). Una versione babilonese parla di come il mostro Anzû rubò le Tavolette dei Destini che Enlil necessitava per poter mantenere il proprio comando. Ninurta uccide ognuno dei mostri in seguito noti come "Eroi Uccisi" (il Guerriero Drago, il Re Palma, Lord Saman-ana, il Bisonte da battaglia, il Tritone, il Serpente a sette teste, il Montone selvaggio a sei teste), e li spogliò degli oggetti di valore (Gypsum, Rame forte, la nave Magilum), ed infine Anzû viene ucciso da Ninurta il quale riporta le Tavolette al padre Enlil.
La moglie di Ninurta era Ugallu in Nippur e Bau quando egli veniva chiamato Ningirsu.


http://it.wikipedia.org/wiki/Anz%C3%BB
Anzû, (accadico; in sumerico: AN.ZUD2, AN.ZUD, AN.IM.DUGUD.MUŠEN; cuneiforme: Cuneiforme Anzu.JPG an.zud.mušen) è una divinità minore in diverse religioni mesopotamiche.
Indicato in lingua sumerica anche come Im.dugud (in sumero Im, nebbia/vento/tempesta, Dugud, pesante), aveva le fattezze di un enorme rapace e dal corpo, o la testa, di leone.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... un_God.png


Imdugud
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... mdugud.jpg


Inanna - Ninana
http://it.wikipedia.org/wiki/Inanna
Inanna (anche Inana; cuneiforme sumerico: Cuneiform sumer dingir...., dNIN.AN.NA, forse con il significato di "Signora Cielo", anche dMÚŠ con il significato di "Splendente"; in dialetto emesal: gašan.an.na) è la dea sumera della fecondità, della bellezza e dell'amore, inteso come relazione erotica (con l'epiteto di nu.gig, inteso come "ierodula") piuttosto che coniugale; successivamente assimilata alla dea accadica, quindi babilonese e assira, Ištar (anche Eštar). Inanna/Ištar è la più importante divinità femminile mesopotamica.
Origini
La più antica attestazione del nome di questa divinità è riscontrabile nelle tavole di argilla rinvenute nell'antico complesso templare dell'Eanna (Uruk), e risalenti ai periodi tardo Uruk-Gemdet Nasr, quindi intorno al 3400-3000 a.C., risultando i segni più antichi come pittogrammi, mentre i più recenti sono riportati in modo più astratto.
La Lista degli dèi di Fara riporta il suo nome dopo quello di An e di Enlil e prima di quello di Enki, comunque sia, le fonti pre-sargoniche non sembrano prestare particolare attenzione a questa divinità.
Genealogia
La principale tradizione sumerica (città di Uruk) la vuole figlia del dio Cielo An (in questo contesto assume il titolo di nu.gig.an.na ("ierodula di An"). Un'altra tradizione (città di Isin) la vuole invece figlia del dio Luna Nanna e sorella gemella del dio del Sole Utu.
Particolarità
Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Ella dona agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i Me sottratti ad Enki con un inganno (lo fece ubriacare dopo averlo sedotto con la sua bellezza), in modo che gli uomini possano vivere in prosperità e benessere. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte.
La discesa di Inanna agli inferi
Il testo più lungo e complesso su Inanna giunto fino a noi è il poema La discesa di Inanna, conosciuto per la maggior parte da tavolette rinvenute negli scavi archeologici eseguiti tra il 1889 e il 1900 sulle rovine della città di Nippur, nel sud della Mesopotamia (attuale Iraq).
Il mito narra come Inanna scenda nell'oltretomba (ma il testo superstite non fornisce la ragione del viaggio). Prende con sé sette Me (personificati come accessori e capi di vestiario della dea), parte con la fida ancella Ninshubur e bussa alle porte della "Terra" (termine con cui comunemente viene identificato l'oltretomba). Le viene chiesto da parte di Neti, il custode, il motivo di un tale viaggio. Inanna spiega che è venuta per rendere omaggio a sua sorella Ereshkigal, signora dell'oltretomba, e a portarle le sue condoglianze per la morte di Gugalanna, suo marito, il "toro del cielo" (ucciso da Gilgameš nell'epopea legata all'eroe). Viene fatta entrare sola e passa attraverso sette porte, ove le vengono sottratti progressivamente i Me. Infine, nuda, viene introdotta davanti ad Ereshkigal e agli Anunnaki (i giudici degli inferi in questa versione del mito), che la condannano e la mettono a morte. Ninshubur va a chiedere aiuto per la padrona e la sua supplica trova ascolto presso Enki. Il dio modella con lo "sporco" tratto da sotto le sue unghie due creature "né femmina né maschio" (che non potendo generare, non sono soggette al potere della morte): Kurgarra e Galatur. Costoro volano nell'oltretomba e circuiscono Ereshkigal con le loro lusinghe fino a che ella non promette loro come premio qualunque cosa vogliano. I due chiedono il cadavere di Inanna e, avutolo, fanno risorgere la dea aspergendola del cibo e dell'acqua della vita.
Inanna però non può tornare dagli inferi senza fornire qualcuno che la sostituisca. I Galla (demoni del destino) le propongono diversi sostituti: Ninshubur, i suoi due figli Shara e Lulal, ma la dea rifiuta di condannare a morte queste persone rimastele fedeli anche nel periodo della sua morte. Per ultimo, la conducono dal suo sposo Dumuzi. Dumuzi viene sorpreso mentre siede soddisfatto sul suo trono, sfoggiando ricche vesti, senza portare il lutto per Inanna. Presa dall'ira, Inanna lo consegna ai Galla. Dumuzi riesce a fuggire per opera del dio Utu, ma viene ripreso dopo un lungo inseguimento e condotto agli inferi. La sorella di Dumuzi, Geshtinanna, va alla sua ricerca e le sue lacrime impietosiscono Inanna, che decide di accompagnarla. La dea e la mortale vagano a lungo, finché una "mosca sacra" (sorta di deus ex machina) dice loro dove si trova Dumuzi: in Arali, luogo di confine tra il mondo degli uomini e gli inferi, dove viene raggiunto infine da Inanna e Geshtinanna. Tuttavia, per la legge dell'oltretomba, Dumuzi e Geshtinanna devono risiedere a turno per metà dell'anno nel regno di Ereshkigal.
Il mito è generalmente interpretato come una raffigurazione del ciclo della vegetazione. Dumuzi (divinità della fertilità), giace per sei mesi con Inanna (che rappresenta la potenza della generazione) e per sei mesi con la sorella "oscura" di lei, Ereshkigal (il letargo invernale, rappresentato simbolicamente dalla morte). Il dualismo Dumuzi-Geshtinanna viene messo in relazione con l'alternarsi stagionale dei frutti della terra (le messi per Dumuzi e la vite per Geshtinanna).
Non mancano peraltro le interpretazioni del mito in chiave psicoanalitica. In questa accezione, la discesa di Inanna è spiegata con la necessità per la psiche di confrontarsi con il proprio "lato oscuro" (Ereshkigal), connesso all'istintualità cieca e alla distruttività (la "pulsione di morte" di Freud), per raggiungere l'equilibrio e la completezza.
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Re: Ninive ła beła stuprà da łi diavołi de Maometo

Messaggioda Berto » lun mar 09, 2015 9:01 pm

Giona e Ninive

http://it.wikipedia.org/wiki/Giona_%28profeta%29
http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_di_Giona

http://www.paroledivita.it/upload/2009/articolo3_24.asp
1 Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2 «Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e proclama ad essa il proclama che io ti dirò». 3 Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore.
Ninive era una città grande per Dio; larga tre giornate di cammino. 4 Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni e Ninive verrà rovesciata!».
5 I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, si vestirono di sacco, dal più grande al più piccolo. 6 Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il mantello, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. 7 Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: «Uomini e animali, grandi e piccoli, non mangino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8 Uomini e bestie si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. 9 Chi sa che Dio non torni indietro, si penta, ritorni dalla fiamma della sua collera, così che noi non veniamo distrutti?».
10Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si pentì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi de Maometo

Messaggioda Berto » lun mar 09, 2015 9:07 pm

Xe come se Dio el comandàse a łi so anxełi de desfar el sol e tute łe stełe del Creà parké ła so luxe ła coverxaria coeła sua ... ma no ga senso parké ła luxe de łe stełe no ła xe altro ke ła luxe de Dio ke ła se cata drento de lore, prasiò Dio nol pol comandar a łi anxołi de desfar e el Sol e łe Stełe;

xe lomè el diavoło kel pol ver de ste ensemense, de ste rabie, de ste envidie e jełoxie!

Prasiò Allah, sel comanda ste robe ensensà, pì ke Dio lè on diavoło.
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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maome

Messaggioda Sixara » mar mar 10, 2015 7:26 pm

Berto ha scritto:Prasiò Allah, sel comanda ste robe ensensà, pì ke Dio lè on diavoło.

Nol xe Allah o calke altro dio ke l comanda ste robe, e gnanca el demonio : tuta roba soa - de i òmani.
Dio el ga mixericordia de Nìnive e de i so abitanti e lo sèto parké? El ghe lo dixe a Jòna de no star lì tanto a tòrsela parké nol la gà robaltà n tèra dopo 40 jorni come ke l ghea dito.
Parké n mèzo a ghe jèra i putìni e le bestie :
E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere la mano destra dalla sinistra, e una grande quantità di animali?.
Putìni ( o tuti cuei ke i è n condizhion de no savere distinguare la man drìta da cuela zhanca) e bestie. Lori i ga salvà Ninive da l ira de Dio.
Ma putìni e bestie no i podarà pì salvarla da l òmo.
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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maome

Messaggioda Berto » mar mar 10, 2015 7:49 pm

Cara Sixara xe Alah kel comanda e ła so parola lè scrita ciàra e lanpra entel Coran.
Li Dei dei cusita diti pagani pìteisti e łi Dii de łe rełijon o edeoloje rełijoxe dite ognoteiste łe xe tute devenetà domestegà da l'omo. Xe prasiò ke se pol dir ke on Dio cofà Alah el par pì on diavoło ke on Dio come coelo cristian. Lo so anca mi ke ła colpa ła xe de łi omani ke fa el mal e del so Dio domestegà.
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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maome

Messaggioda Sixara » mar mar 10, 2015 8:11 pm

El Coran a lo ga scrito i òmani e cusì la Bìbia e tuti kei altri TestiSacri. A se lo ghemo fato a nostra imajne dio nò el contrario. Pa poderlo doparare come mejo ca ne convièn. Co digo naltri intendo ke anca sa no ghe femo pì parte de la liturgia, a semo comuncue drento na cultura incalmà co ste robe ke da coalsiasi parte ca te te volti a te te le cati fra i piè.

A domando pietà a i siori jhadisti : le pière no le gà colpa.
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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maome

Messaggioda Berto » lun mar 16, 2015 7:54 am

LA STORIA VITTIMA DEL FANATISMO
di Domenico Quirico, da “la Stampa” del 27/2/2015

https://geograficamente.wordpress.com/2 ... ediabilmen


- Perché il bassorilievo di un toro antropomorfo del primo millennio assiro fa paura al califfato? -

Perché statue della meravigliosa arenaria di Mosul spaventano lo stato islamico, occupano i suoi sgherri come i bombardamenti americani: tanto che li fanno a pezzi, si accaniscono sudando nella polvere, li gettano al suolo sbriciolati come se fossero nemici armati o ribelli?

Perché la Storia è il principale avversario dello stato totalitario, di ogni Stato totalitario: come gli uomini, più degli uomini. Per il califfato c’è, infatti, una Storia impura come ci sono uomini impuri: ed è tutto quello che è esistito prima della linea tracciata sul passato, il nostro e il loro.

Le pietre, le statue, i templi parlano. Tutti li possono leggere. Parlano più dei sermoni e dei discorsi: sono lì, esistono per smentire chi vuole semplificare, annullare, maledire: chi esige un passato senza sfumature periodi svolte. Allora bisogna ucciderle, quelle pietre, polverizzarla per affermare che la Storia è stata scritta di nuovo e definitivamente. Altrimenti l’impalcatura della finzione cade, l’avvento islamista diventa arbitrario, incerto, una parentesi che finirà, prima o poi.

Per questo in Iraq, come prima in Afghanistan, e poi per i libri e le tombe di Timbuctu, la storia e l’archeologia sono diventate ostaggi e vittime: come gli uomini, anche loro sono finite nella lista di ciò che contamina la società perfetta. Che è solo quella omologata da questa sterminata ubriacatura di fanatismo che, come la peste, marcia dall’oriente verso occidente.

Hanno scelto male il luogo del loro primo califfato, gli uomini di Daesh: hanno scelto proprio la terra tra i due fiumi dove la Storia è nata, si è composta e scomposta mille volte, ha cancellato imperi e città, invasori e vittime nutrendosi delle pietre dove passavano il vento e la sabbia, ne ha consumato le brevi glorie per trasformarsi e costruire di nuovo. Continuamente. Intarsiata come le opere della partica Hatra, ieri distrutte, di innumerevoli vibrazioni interne. Altre civiltà, altri mondi, altri uomini.

Per secoli, qui, sul ciglio del deserto e delle montagne dove si annidavano i nomadi, gli invasori, affacciata sul verde come sul mare, la civiltà ha ordito il tempo mai omogeneo dell’uomo. Dietro, il deserto; come riserva inesauribile di fame di sete di morte.

In mezzo il fiume con le città, la scrittura, i templi di dei sempre diversi, le palme, i canali per l’irrigazione, la vita. E poi il verde dell’altra riva e poi, subito dopo, come un bastione, l’altro deserto, quello degli arabi invasori. Senza questo spazio fisico non si può leggere ciò che nei millenni è stato costruito, ricostruito, copiato. Gli scalpellini assiri rinettavano i blocchi di materia non ancora incompiuti.

Sembra di udire il suono argentino di quei colpi minuti levarsi nell’aria come il frullare delle ali di uccelli. I raggi del sole come zagaglie sembrano scheggiare ancora la pietra arrostita dolcemente, cotta e ricotta e poi mielata. Quei raggi sembrano ancora sfiorare, dopo secoli, la materia di quei tori giganteschi che, all’ingresso del Palazzo, scandivano magiche formule di buona fortuna e di benevolenza degli dei.

Erano divinità crudeli, spietatamente immanenti sugli uomini come il dio che, illecitamente arruolato, muove il trapano iconoclasta di questi lanzichenecchi che credono di essere santi.

Ancora, come per le infami esecuzioni degli ostaggi, non siamo noi i destinatari di questi delitti. Sono gli altri musulmani. Sono loro che devono imparare il brusco messaggio: la Storia non esiste più, è iniziata la Storia nuova, assoluta e unica, che è quella dello Stato islamista.

Forse i fanatici possono cacciare e uccidere tutti i cristiani, gli alauiti, gli yazidi, i musulmani tiepidi. Ma la Storia è troppo grande per essere uccisa. Ogni qualvolta, grattando la terra come accade in Siria e in Iraq, spunta un frammento di argilla o di arenaria, grida la irrevocabile complessità del Tempo dell’uomo. (Domenico Quirico)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maome

Messaggioda Berto » lun mar 23, 2015 9:13 pm

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Re: Ninive ła beła, stuprà da łi diavołi sagriłeghi de Maome

Messaggioda Berto » ven ago 21, 2015 11:28 am

Siria: l’ex capo del sito archeologico di Palmira decapitato e appeso ad una colonna dai militanti dell’Isis

Khaled Asaad aveva custodito per oltre 50 anni le rovine e aveva nascosto centinaia di statue prima dell’arrivo degli integralisti islamici] Siria: l’ex capo del sito archeologico di Palmira decapitato e appeso ad una colonna dai militanti dell’Isis
Khaled Asaad aveva custodito per oltre 50 anni le rovine e aveva nascosto centinaia di statue prima dell’arrivo degli integralisti islamici

http://www.corriere.it/esteri/15_agosto ... ec30.shtml

Gli hanno tagliato la testa nella città a cui aveva dedicato tutta la sua vita. Khaled Asaad, 82enne studioso di antichità e capo del sito archeologico di Palmira per oltre mezzo secolo, è stato decapitato martedì dai miliziani dello Stato Islamico. Lo ha reso noto il direttore dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, informato dalla famiglia di Asaad.

Prigioniero

L’archeologo noto in tutto il Paese era stato catturato e detenuto per oltre un mese e sottoposto agli interrogatori dei militanti sunniti radicali. Il suo corpo sarebbe stato «appeso ad una delle colonne più antiche del centro della città» dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco e finita sotto il controllo dell’Isis lo scorso maggio. Asaad ha lavorato per 50 anni con le missioni archeologiche internazionali ed era riuscito a salvare centinaia di antiche statue dalla furia iconoclasta dell’Isis nascondendole in un luogo sicuro. Chissà se è stato proprio il silenzio su dove avesse nascosto le statue a costargli la vita.

Esecuzione in piazza

È stata un’esecuzione pubblica in una piazza di Palmira, alla quale hanno assistito decine di persone. Lo riferisce l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Il direttore delle Antichità e dei musei siriani Maamoun Abdulkarim ha detto che successivamente il corpo dell’anziano archeologo è stato portato al sito dell’antica Palmira, dove è stato appeso ad una colonna romana. Khaled al Asaad era stato direttore del sito archeologico di Palmira per 40 anni, fino al 2003. Dopo il pensionamento, ha riferito la Sana, aveva continuato a lavorare come esperto per il Dipartimento dei musei e delle antichità. Era stato autore di diversi libri e testi scientifici anche in collaborazione con colleghi stranieri.


Franceschini: «La comunità internazionale risponda»

«Questo orribile atto non può rimanere senza risposta». Lo dice il ministro della cultura Franceschini. «La decapitazione di Khaled Asaad a Palmira - sottolinea il ministro - è un gesto che provoca orrore. La violenza barbarica nei confronti di un uomo che ha dedicato la propria vita al patrimonio culturale del proprio paese è la negazione stessa della civiltà. Questo orribile atto non può rimanere senza risposta. La Dichiarazione di Milano sottoscritta a Expo da quasi 90 Stati è un primo passo, ora serve un maggiore impegno della comunità internazionale per difendere la cultura e i suoi uomini nelle aree di crisi».
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